Posts written by Helly_Kaulitz

  1. .

    52 CHAPTER



    Il vuoto dentro di me è enorme.
    Sembra essere davvero un periodo schifoso.
    Ah, periodo. Diciamocelo, da quando è andato via Tom ogni istante è un periodo schifoso.
    Ho avuto forse dei momenti in cui pensavo che le cose sarebbero andate bene, ma… Non sono durati tanto, infatti li ho appena chiamati momenti.
    Basta, non devo parlare di Tom.
    E come faccio? Se non devo parlare di lui come vi dico che mi ha richiamato quella sera stessa, ma io non sono riuscito a rispondere? Non difendetelo, non se n’è curato tanto dopo una chiamata. Ha lasciato subito perdere.
    Dio, so io cosa stava facendo con quella tipa quando ha detto che non poteva parlare: sesso, ecco cosa stava facendo. Eppure, aveva promesso che non sarebbe andato così a fondo: ipocrita.
    Ormai sono giorni che piango, giorni che non esco di casa, giorni che cerco di convincermi di mettere tutta questa questione nel dimenticatoio. Ce la faccio? No, non ce la faccio, ma… Devo continuare a provare. Almeno se proprio non riesco a dimenticare, devo non dirlo ad alta voce: per me è davvero troppo sofferente.
    Io non sono una cattiva persona… Ammetto di aver avuto dei brutti momenti, con brutti pensieri e di aver fatto scelte sbagliate, ma… Chi non ha questi momenti? Siamo esseri umani, non possiamo fare tutto bene, a volte sbagliare è l’unico modo che abbiamo per dare una scossa alla nostra vita.
    Dio, non avrei mai dovuto lasciare che partisse. Prima che succedesse, io e Tom ci amavamo così tanto, eravamo fatti l’uno per l’altro.
    Rimpiango ancora Milano, non sarei mai dovuto tornare. Se non l’avessi fatto, io e Tom saremmo ancora assieme e non sarebbe finita in questo tragico modo.
    Beh, ora basta pensare, le cose sono quelle che sono e non c‘è modo di cambiarle.
    A parte Kraus con cui ho passato il pomeriggio ieri, non ho più parlato con nessuno dei miei “amici” di Niegripp.
    O meglio, nessuna parola con Gismar e Sim, mi è parso di essere stato abbastanza chiaro.
    Ovviamente non abbastanza con Robert che non fa altro che chiamarmi.
    Con lui ce l’ho ancora più che con Gismar. Non solo non mi ha detto ciò che sapeva, ma dopo tutto quello che abbiamo avuto lui era obbligato ad informarmi! Tra noi c’è stato un flirt e lui ha pensato solo ai suoi comodi, non ai miei bisogni.
    << Tesoro… Come va? >>, d’un tratto entra mia mamma in camera e interrompe il flusso dei miei pensieri. Le sorrido.
    << Meglio… Grazie >>.
    << Che ne dici se… Oggi usciamo, ci compriamo un gelato e andiamo a fare un po’ di shopping? È tanto che non lo facciamo >>. Scrollo le spalle stendendomi sul materasso.
    << Il gelato possiamo mangiarlo qui a casa e poi… Non ho tanta voglia di fare shopping >>. Mia madre sospira pesantemente e si siede accanto a me.
    << Ascolta… Hai provato a richiamarlo? Magari ora che… Ti ha già sentito, risponderà >>.
    << Perché dovrei? Se aveva qualcosa da dirmi ha avuto abbastanza tempo per farlo, ora è troppo tardi >>.
    << Tesoro… Non mi va di vederti così giù… Eppure quando tu hai avuto quella scappatella con Kraus tempo fa… Tom ti ha perdonato, non puoi farlo anche tu? >>.
    << No! >>, esclamo. << Era una cosa completamente diversa. Io poi sono andato lì, l’ho guardato negli occhi e gli ho detto cos’era successo. Lui non risponde alle mie chiamate per un motivo che neanche so dato che tra noi non era successo niente e… Io non ho niente da perdonargli, perché è fuori dalla mia vita >>, sbuffo girandomi di lato.
    << Bill, hai quasi 18 anni ormai, fai il grande… Pensaci, so che ci tieni da morire a lui >>. Mi alzo di scatto.
    << Anche se fosse? Lui non tiene abbastanza a me, quindi è finita! Per sempre! >>.
    << Okay… >>, risponde poco convinta.
    << Cioè mamma, tu credi che abbia ragione lui? >>.
    << No, non ha ragione, ma l’unica cosa che non voglio è che tu ti chiuda a guscio come stai facendo, evitando la situazione e tutti i tuoi amici >>.
    << Io non ho più nessun amico, mi hanno tradito >>.
    << E tu pensi di essere perfetto? Hanno sbagliato, chi non sbaglia? Almeno a loro dovresti dare una seconda possibilità. Tom… Non so cosa gli stia passando per la testa, se non vuole avere a che fare con te… Nessuno lo obbliga, ma non voglio che tu rimanga tutta l’estate chiuso in casa e senza vedere nessuno. Quindi ora… Tirati su >>. Mamma mi dà una pacca sul sedere e se ne esce dalla camera.
    Forse non ha tutti i torti. Forse in un futuro lontano potrei anche pensare di perdonarli, in fondo… Non è loro la colpa se Tom ha deciso di non volermi più.
    Sbuffo alzandomi dal materasso e prendo il cellulare dalle mani.
    Compongo, svogliatamente, il numero di Robert e aspetto una risposta:
    << Bill! >>, esclama.
    << Mi hai chiamato? >>, faccio finta di niente.
    << Se ti ho chiamato? Ho consumato le dita a forza di premere il tasto di chiamata! Dio Bill, mi dispiace da morire, non voglio che tu ce l’abbia con me >>.
    << Questo volevi dirmi? Ti sei preoccupato per la tua integrità? >>, faccio il difficile. Sono consapevole che non dovrei comportarmi così: le persone come me, che fanno le superiori e le preziose possono attirare all’inizio, ma poi stancano. Non piacciono più.
    Pensare che questo atteggiamento l’ho acquisito dopo essere stato con Tom… Prima non ero nessuno.
    << Senti, io non ho mai chiamato Tom da quando è partito, te lo giuro, io non ne sapevo niente, sai che noi non andiamo tanto d’accordo, perché avrei dovuto chiamarlo? >>.
    << E perché no? Magari per dirgli di richiamarmi >>.
    << Ti pare avrei potuto mai farlo? >>.
    << Come? >>, domando basito.
    << Bill tu mi piaci, lo sai che mi piaci, pensi davvero che –razionalmente- se avessi chiamato Tom l’avrei fatto per dirgli di cercarti? Casomai il contrario, sai che sono geloso di lui!Ogni volta mi rinfacci di non essere come lui, come avrei potuto anche solo pensare di chiamarlo? >>.
    << Quindi stai dicendo che non ti interessa di me >>.
    << No, sto dicendo proprio il contrario Bì >>.
    << Non chiamarmi così >>, dico d’un fiato. Il cuore mi accelera al ricordo di qualcun altro.
    << Okay scusa, comunque ragionaci… Per quale motivo avrei dovuto chiamarlo? >>.
    << Se davvero tenevi a me, l’avresti fatto per me >>.
    << Chiamare l’ex ragazzo del mio ragazzo per dirgli di cercarlo? >>. Mi fermo a pensare.
    << Io non sono il tuo ragazzo >>.
    << Va beh, quello che sei. Non avrebbe logica da parte mia averlo chiamato, quindi se vuoi incolpare qualcuno incolpa Sim o Gismar, io e Tom non parlavamo già da un po’, credevo te ne fossi accorto. Quando eri suo non faceva che tenerti nella sua aura >>.
    << Ero? Io sono ancora suo, sono rimasto suo, io non sono tuo, noi non siamo fidanzati, noi non stiamo insieme, io non ricomincio una storia per stare come sto adesso >>, ribatto pungente. Il mio intento iniziale in realtà era quello di perdonarlo, ma non ne sta dicendo una giusta.
    << Bill… Non c’è bisogno che continui a sbattermelo in faccia >>, fa una pausa. << Poi ti ho detto che mi va bene anche così, io volevo solo farti sapere la verità… Che io a Tom non l’ho mai chiamato e mai con gli altri è uscito fuori il discorso. Solo l’altro giorno quando mi hanno detto della casa, io non l’ho saputo prima, volevamo dirtelo assieme… >>.
    << Mi stai chiedendo di perdonarti? >>.
    << Sì >>, afferma con fretta.
    << Perché? >>.
    << Perché ho bisogno di te… >>, sussurra a bassa voce. Sbuffo esasperato gettandomi sul letto e passandomi una mano fra i capelli.
    << Ma perché? Non lo capisci che sono innamorato di un altro? >>, inizio a piangere.
    << Sì, ma lui adesso non c’è e continuo a pensare di poter avere una possibilità. Sei così freddo quando parliamo di noi, come se non ti importasse davvero… >>. Le lacrime prendono il controllo di me.
    << Robert! Non lo capisci che soffro a parlare di lui? Anche solo a sentirlo nominare, a non sentirlo? Lui è stato il mio grande amore >>, mi poso una mano sul cuore sentendo qualcosa scivolarmi sulle dita. << Io non potrò mai dimenticare nemmeno un momento di quelli che abbiamo passato assieme e nessuna delle storie che avrò sarà mai comparabile a quella che ho avuto con Tom! >>, singhiozzo. << Ora ti prego possiamo non parlarne più e chiuderla qui? Non riesco più ad interpretare quel ruolo >>.
    << Che… Ruolo? >>, domanda titubante dopo essere stato in ascolto per tutto il tempo.
    << Il ruolo di quello stronzo a cui non frega un cazzo di niente e nessuno se non di sé stesso e che finge di stare bene! Io non ce la faccio… >>, comincio a singhiozzare ripetutamente e soffoco le lacrime contro il cuscino. Lacrime e grida soffocate, ecco le uniche cose rimaste a farmi compagnia.
    << Okay, tranquillo, ora però… Non piangere, dai >>.
    << Non ce la faccio, non ce la faccio... Per mesi ho aspettato, finto che tutto andasse bene e ora… Io… Io >>, non finisco la frase e continuo a singhiozzare contro il cuscino perdendo il fiato.
    << Tu cosa?... Dai, sfogati >>.
    << Io… Non so più cosa voglio, cosa aspettarmi… Non ho più un cazzo a cui aggrapparmi… >>, frigno. Lo sento ridere.
    << Credimi, uno ce l’hai >>. Comprendendo il doppio senso rido anch’io mentre copiose lacrime mi rigano le guance.
    << Deficiente! Dai… Mi hai fatto ridere >>.
    << E io voglio vederti ridere >>, afferma sicuro. << Non sentirti piangere >>.
    << Sei così gentile con me… >>.
    << Ci tengo a te >>. Sorrido e tiro su col naso, calmandomi.
    << Okay… Sto meglio adesso >>.
    << Vuoi che venga da te? >>.
    << No… No, sto bene, davvero… È stato solo un momento di debolezza >>.
    << Sicuro? Perché io vengo subito se lo vuoi! >>.
    << No, davvero, va bene così… Anzi, grazie… Scusami se me la sono presa con te, non c’entravi niente… >>.
    << Tranquillo, è tutto passato ora… Tranquillo >>, mi ripete. Vorrei che venisse qui qualcun altro, lui potrebbe davvero farmi passare questo umore.
    Che scemo, sto male per lui, ma è l’unica persona che ho bisogno di vedere.
    Per quanto lo odi, mi passerebbe tutto se lo vedessi. Riuscirei a dimenticarmi tutto.
    << Okay, credo che… Andrò a fare un giro ora… È un bel po’ di giorni che non esco, sai com’è… >>, dico sul vago.
    << Okay, allora… Quando vuoi chiamami, sai dove trovarmi >>.
    << Certo… E grazie… Ciao Robert… >>. Chiudo la chiamata e mi fermo a riflettere.
    Sono così debole, quando comincerò a rafforzare il mio cuore?
    Dio, neanche la mia coscienza mi dà più risposte.
    Scendo le scale e giungo al piano inferiore, mia mamma mi osserva curiosa.
    << Tesoro? Hai cambiato idea? >>.
    << Ho chiamato Robert, abbiamo fatto pace >>. Devio la domanda con qualcosa di più interessante.
    <<veramente? Oh bene! Piano piano farai pace con tutti e quanti, vedrai! >>.
    << Certo… Esco un po’, non torno tardi, prometto >>.
    << Ma dove vai? >>.
    << Qui in giro, tranquilla… Prendo il motorino sennò è troppo caldo >>.
    << D’accordo tesoro, ma stai attento… Sicuro di stare bene? >>.
    << Mmh mmh, tranquilla! Dà un’occhiata che London non mi rincorra in strada >>. Una volta essermi assicurato che il mio cane non comincerà a fare il pazzo dietro il mio scooter, parto e vado spedito alla mia meta: Niegripp.
    Sì, avete capito bene. Credo che d’ora e in poi controllerò che quel cartello ci sia sempre, così almeno avrò la sicurezza che nessuno comprerà la casa.
    Una volta giunto là davanti, lui è lì, minaccioso, rosso fiammeggiante.
    Mi provoca.
    << È la nostra sfida, stronzo >>, sussurro scendendo e poi dandogli un calcio. << Nessuno comprerà questa casa, me ne assicurerò io personalmente >>. La osservo e faccio un sospiro enorme.
    << Dio… Perché mi hai fatto questo? >>. Tocco il cartello come se fossi improvvisamente pazzo e osservo la casa. Mi mordo nervosamente le labbra e mi avvicino alla casa di Tom. << Non può farmi troppo male >>, mi dico. Salgo le tre scale che mi separano dall’entrata principale e mi blocco. Ricordo perfettamente il giorno in cui, disperato, ho suonato a questa porta e quell’arpia di Karola mi ha aperto. Ero così deciso sul mio da farsi: dovevo conquistare sua madre affinchè mi permettesse di rivedere Tom. Le avevo detto che suo figlio non era per forza gay solo perché mi frequentava e anche se lo fosse stato, e se fosse proprio ciò che più la preoccupasse, non era una brutta cosa. Avevo decantato suo figlio come la persona più brava, buona e paziente al mondo.
    Avevo confessato davanti agli occhi di lei di amarlo, poi… La porta era leggermente aperta e l’avevo visto discendere le scale e poggiarsi allo scorrimano, come se mi avesse sentito in precedenza. Mi ero bloccato e avevo sussurrato il suo nome. Lui era corso fuori e mi aveva stetto forte al suo corpo. Una dannata sensazione che non dimenticherò mai per tutto il resto della mia vita.
    Sospiro toccando il pomello della porta e provo ad aprirla: ovviamente è chiusa.
    Rimango un po’ lì a ricordare il passato, poi –scendendo le scale- mi porto nel retro della casa e provo ad aprire la porta di servizio. Nulla.
    Eppure, qualcosa continua a dirmi che devo entrare là dentro.
    Mi guardo in giro e cerco qualcosa per rompere il vetro. Lo so che pensate che io sia impazzito, ma l’unico modo per dimenticare che lo odio troppo per non aver mantenuto la sua promessa è tornare indietro nel passato e cercare tutto ciò che me lo ricorda.
    Questa casa è la cosa più sua che mi rimane.
    Prendo un sasso e lo lancio contro il vetro, allontandomi. Sforzo la porta dall’interno con molta difficoltà e riesco ad aprirla. Mi sono leggermente tagliato il polso, ma non fa poi così male da impedirmi di entrare.
    L’odore che è rimasto qui dentro è così familiare. Non dico che la casa in sé porti proprio ricordi felicissimi, eppure… Lui è stato qui tutto questo tempo e ora qua non sono rimasti che pochi mobili.
    Mi addentro nel salotto e comincio a sfiorare tutto ciò che di lui è rimasto, pensando a come siamo giunti a questo punto.
    So che dovrei smettere –da una parte- di tornare indietro, ma è troppo difficile.
    Mi pare di aver già detto che dimenticare qualcosa è impossibile: per quanto tu possa accantonarlo nei meandri della tua memoria, non riuscirai mai a disfartene.
    È come se i ricordi fossero organizzati in piccole scatole.
    E per quanto tu nasconda quella scatola piena di ricordi tristi e dolorosi dietro tutte le altre, saprai comunque andarla a cercare e trovarla quando vorrai rivangarli e piangerci un po’ su.
    Per la seconda volta mi domando chi verrà ad abitare in questa casa, ma un secondo dopo penso che farò di tutto per evitarlo. Ho già in mente svariati piani. Devo solo combinare un po’ di guai qua dentro, come scalfire le pareti, fare in modo che rimanga un odore nauseabondo tale da fare pensare che l’impianto idraulico non funzioni, lasciare dei topi dentro la casa, sfasciare i vetri… Renderò la casa un tale inferno che nessuno vorrà più metterci piede.
    Questa casa è di Tom e basta e nessuno deve osare metterci piede.
    Respiro per un po’ l’odore di essa e mi getto sul divano, a riflettere.
    Quella stronza era seduta su questo divano il giorno che ha detto che a lei poteva andare bene, lo stesso giorno in cui probabilmente ha deciso che tutto sarebbe dovuto finire portando suo figlio lontano da me.
    Mi mordo le labbra nervosamente e scoppio a piangere con le mani in mano.
    Niente di quello che è stato potrà mai essere cambiato, è vero.
    Ma nessuno, dico nessuno mi impedisce di mutare il futuro: uno stupido cartello con scritto “vendesi proprietà” non avrà la meglio su di me.
    Tom se n’è già andato una volta e io non permetterò che qualcuno mi porti via un’altra parte di lui. Oramai ho deciso: è la mia battaglia e ho deciso di giocare tutte le armi in mio possesso per vincerla.
    Ho già perso una volta perché non ho combattuto abbastanza per tenermi ciò che mi apparteneva: non succederà di nuovo.
  2. .
    Se ti piace leggere e scrivere e tutto quello che cerchi è un forum in cui condividere tutto ciò con persone che hanno la tua stessa passione, allora il Fan Fictions World è il posto che fa per te!
    Troverai sezioni riguardanti artisti famosi, Yaoi o Yuri, Twincest, vampiri, film o sezioni originali in cui postare le tue poesie, le tue canzoni, i tuoi sfoghi, le tue storie di qualsiasi tipo siano!
    La cosa più bella, è che non dovrai limitarvi a postare in delle sezioni prestabilite, perché se stai scrivendo una storia che non coincide con nessuna delle sezioni che hai sotto gli occhi, puoi comunque trovarle spazio! Dove? Nella sezione delle FF originali ovviamente!
    Non aspettare che sia qualcun altro a postare prima di te, sii innovativi! Posta tutto quello che vuoi!
    Scrittori osate, lettori commentate, con un po’ di pubblicità e di buona volontà potremmo –insieme- far diventare questo forum un bel posto per tutti quanti!
    Il forum è sempre attivo, manchi solo tu a popolarlo con le tue storie e i tuoi commenti!
    Spesso vengono organizzati contest direttamente dalla sottoscritta, troverai sezioni per giocare, per conoscersi meglio, sezioni per imparare! Abbiamo la grafica, il montaggio, gli strumenti musicali, le lingue!
    Se c’è qualcosa che ti piace e ancora nessuno ha inserito una discussione, sii tu il primo a farlo! Vedrai che te ne saranno grati!
    Il forum è ben protetto e ha delle semplici, ma ottime regole e questo ti dà modo di proteggere i tuoi manoscritti da visitatori curiosi!
    Tutto questo in un solo forum con un solo click!
    Presentati nel Fan Fictions World nella sezione Benvenuti! e vedrai che sarai ben accetto!

    La founder Helly_Kaulitz e lo Staff ti ringraziano per il tuo tempo.
  3. .
    Cosa vi devo dire, finirò di postare i capitoli e poi stop... Dei commenti sarebbero ben accetti!

    51 CHAPTER



    Altri sei mesi se ne sono andati. Altri sei mesi senza Tom.
    Mi trovo a giugno, la scuola è appena finita.
    Novità? Non particolarmente. Io e Robert stiamo ancora assieme? Beh sì, occasionalmente almeno. Eppure non mi sembra che a Tom sia importato molto perché ha deciso di non cercarmi più e dopo averlo chiamato e richiamato svariate volte senza alcun risultato, ho deciso di accontentarlo e sparire anch’io dalla sua vita.
    Sembra essere ciò che voleva, quindi va bene.
    Io e Tom abbiamo vissuto una storia d’amore senza precedenti, credevo davvero non ci saremmo mai separati, per diversi momenti ho creduto fosse lui la persona che avrei voluto avere accanto tutta la vita, ma ecco… Sono stato solo un illuso.
    Pensavo avremmo potuto superare la cosa della distanza, ma non è stato così.
    Ma sì dai, lo dicono tutti che le storie a distanza non funzionano: cosa poteva avere la nostra di tanto speciale?
    << Mamma! >>, grido scendendo le scale. << Vado a fare un salto a Niegripp, ci pensi tu a London? >>.
    << Finirò per diventare io la sua padrona con tutte le volte che me lo affidi! >>, prendendo le chiavi del motorino le sorrido e ribatto:
    << Eddai la scuola è appena finita, vado solo a fare un giro! >>.
    << Torni per cena stasera? >>, domanda serenamente.
    << Non lo so, sento cosa vogliono fare gli altri! Forse no però! >>, rido. << Ciao mamma >>, esco di casa.
    << Mi raccomando stai attento! >>, ma ormai la sua voce non è che un’eco lontana.
    Una volta indossato il casco e preso il motorino esco dal vialetto e mi dirigo diretto a Niegripp. La cosa positiva dell’estate non solo è che la scuola finisce, ma che posso uscire da solo senza rispettare gli orari di mia mamma, o dell’autobus o di qualsiasi altra cosa.
    Ah giusto, ho un motorino! Non che non l’aveste capito da soli, ma questa è una delle altre novità di quest’anno. Impressionante eh? Un motorino che mi cambia la vita, davvero entusiasmante.
    Chiaramente sono sarcastico, questa è l’ennesima dimostrazione di come le cose della mia vita siano sempre le stesse. Come se fossero scritte in un elenco e fossero sempre in quell’ordine. Provate solo ad immaginare, chiudendo gli occhi, una bella lista bianca.
    La vedete? Bene. Ora le darò un titolo: la triste vita di Bill Kaulitz.
    Me la immagino scritta con Verdana, in stampatello grande, preferibilmente in grassetto, centrata e di misura 16. Bene, il primo punto della lista è:
    1- Fare finta che tutto vada bene.
    Devo ammettere che questo mi riesce piuttosto bene, no? Ho persino espresso la mia gioia nel possedere finalmente un motorino!
    2- Pensare a Tom ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno.
    3- Fingere di non pensare a Tom ogni secondo, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno.
    Devo dire che i due punti sono strettamente correlati. Quasi riesco a soffocare il secondo punto fra il primo e il terzo! Non credete anche voi? Del resto non avete fatto altro che giudicare la mia frivolezza, le mie scelte, i miei pensieri e le mie paure. Sono certo che avete anche detto che sono un ipocrita.
    Beh ecco la notizia del giorno: non mi interessa niente dei vostri pareri.
    Oh, dimenticavo:
    4- Non interessarmi dei vostri pareri.
    Visto? Potrei avere una lista lunghissima, invece ci sono solo questi che si ripetono di continuo.
    Voi pensate che ho lasciato la storia di Tom alle spalle, che non ho lottato. Ma non è così carissimi, IO ho lottato. Ho lottato eccome.
    È stato lui a smettere di lottare. Lui a smettere di chiamarmi. Lui a non prendere le mie chiamate, a non rispondere ai miei messaggi. Cos’altro avrei dovuto fare? Prendere un aereo e andare in Spagna?
    Se avete risposto sì a quest’ultima domanda siete degli idioti. Cosa avrei fatto una volta arrivato in una terra straniera dove non conosco né la lingua né l’ubicazione di Tom?
    Sarei probabilmente dovuto tornare indietro e mi sarei preso solo una bella sgridata da parte di mia madre.
    Sono già scappato una volta con lui, non lo farò di nuovo. Non prenderò e partirò senza di lui, piuttosto aspetto qui che sia lui a tornare, almeno Tom sa dove abito, sa dove trovarmi.
    E io ci sarò al suo ritorno, giuro che se ci sarò un suo ritorno ci sarò, ma per il momento… Io non posso fare niente, sembra che lui abbia deciso di ignorarmi.
    Sì, io ho fatto i miei sbagli. Sono stato con Robert, ma è successo la stessa sera che Tom è stata con quella che credo oramai sia la sua ragazza. Quindi non date a me tutta la colpa di ciò che è successo perché io ho torto al 50%.

    Una volta arrivati a Niegripp parcheggio nei dintorni del campo da basket dove i ragazzi si divertono fra loro giocando una delle solite partite.
    E sì, se ve lo state chiedendo ho pensato al fatto che anche Tom giocava e che quei pantaloncini gli stavano d’incanto mettendogli in evidenzia le sue forme migliori!
    Ma la mia lista è chiara, devo fingere di non stare pensando a lui.
    << Hey! >>, Robert –vedendomi sfilare il casco dal capo- si avvicina a me e mi saluta. << Allora, come va? >>, domanda.
    << Tutto bene, fanculo la scuola finalmente! Ciao Gismar, ciao Sim! >>, saluto.
    << Sì Dio… Non ne potevo più, finalmente è tornata l’estate! >>.
    << Già… Allora, chi vince? >>.
    << Mah non so, abbiamo fatto un casino con i punti… Ma credo che siamo in vantaggio noi! >>.
    << Perfetto >>, sorrido avvicinandomi assieme a Rob al campo.
    << Sicuro tu stia bene? Non mi hai dato neanche un bacio! >>, scherza. Io sbuffo.
    << Dai, è troppo caldo per baciarti… Sudo! >>. Quasi non finisco di replicare che si è già incollato alle mie labbra.
    << Ecco, è stato indolore no? Quasi non hai sentito! >>.
    << Tu non sai proprio aspettare, eh? >>.
    << No, non te >>, ribatte con un sorriso. << Hey ragazzi, ci andiamo a mangiare un gelato? Muoio di caldo e poi è arrivata la mia fidanzata, sapete che se solo si avvicina ad una palla le si rompono le unghiette >>, lo picchio ridendo.
    << In tutti i sensi se si avvicina ad una palla! >>, ride Sim facendo il doppio senso. Dopo aver infastidito per bene Robert, andiamo tutti a prenderci un gelato e parliamo dei nostri programmi estivi.
    << Io sono costretto ad andare in vacanza coi miei per una settimana in Italia, non vedo l’ora! >>, si esprime Sim sarcasticamente.
    << Non sei troppo grande ormai per andare in vacanza coi tuoi?! >>, chiede Gismar sbeffeggiandolo.
    << Sai come sono i miei, forti valori di famiglia. Hai una relazione? Ovviamente devi fargli conoscere il tuo partner! Ti sposi? Devono essere i primi a ricevere l’invito, anzi, devono essere con te quando li spedisci! Metti su famiglia? Sceglieranno loro i nomi dei tuoi figli! >>, ridiamo tutti assieme uscendo dal bar e facendo una passeggiata per il paese.
    << Tu dove vai, da qualche parte Gis? >>, gli chiedo prendendo Robert a braccetto.
    << Mah non lo so ancora… Io e Tom volevamo vederci un giorno, anche fosse un weekend >>. Il mio cuore smette improvvisamente di battere: grazie al cielo c’è il braccio di Robert a sorreggermi, altrimenti sarei morto in questo istante.
    << Tom? Tu hai sentito Tom? >>, domando a mezza voce.
    << … Pensavo te l’avesse detto >>, esita cercando di giustificarsi.
    << E come avrebbe potuto? Dio, saranno mesi che non lo sento! Non prendermi per il culo! >>.
    << Io… Non ne sapevo niente, le poche volte che lo sento mi aggiorna solo su come vanno le cose là, non abbiamo mai parlato… Di te. Col fatto che vi siete lasciati e ti sei messo con Robert pensavo non ci fosse più niente da dire >>.
    << Noi non c’eravamo esplicitamente lasciati e io e Robert non stiamo insieme e poi anche lui si è rifatto una vita con quella tipa! >>. Pronuncio quelle parole con una rabbia tale quasi da non rendermi conto che Robert è proprio accanto a me.
    << Bill… Scusa >>.
    << Scusa di cosa? >>, comincio ad alterarmi. << Non è colpa mia se ha voluto mettersi con un’altra, l’idea di fondo iniziale era totalmente diversa! >>, di colpo regna un silenzio da mettere i brividi e io mi volto –furioso- nella direzione di Robert.
    << Beh, tu non dici niente? Ti sto trattando come un cane, no? Parla cazzo! >>.
    << Non ho niente da dire, è sempre la stessa storia e comunque dovresti girarti >>.
    << Perché? Altrimenti cominci a prendermi a cazzotti? Fai pure! Per mesi sono stato a lamentarmi di come stessero andando le cose con Tom e nessuno di voi ha fatto davvero niente per aiutarmi a farmela passare! Immagino che voi tutti continuiate a parlare con Tom e… Dio, com’è potuto non venirmi in mente di prendere i vostri cellulari e chiamarlo da lì quando davvero ne avevo bisogno?! Sicuramente le cose sarebbero andate in maniera diversa se l’avessi fatto, ma ora… Io vi odio soltanto! >>, strillo esprimendomi in maniera del tutto sconnessa.
    << Bill! >>, gridano in coro. << Calmati prima di tutto. Adesso voltati >>. Fermandomi nel bel mezzo del marciapiede non mi rendo conto di dove mi trovo.
    Inizialmente non capisco neanche perché siamo arrivati proprio qui, ma poi ogni pensiero cessa e qualcosa (più di qualcosa) cattura la mia attenzione.
    Non solo il fatto che mi trovo davanti alla vecchia casa di Tom (non passavo per questa strada da tempo e in quel momento per accorgermente ero troppo impegnato a gridare), ma ciò che più mi provoca un tornado di emozioni è quel cartello piantato poco distante dal marciapiede, infilato sul prato con così tanta irruenza, quel cartello… Con su scritto… VENDESI PROPRIETÀ.
    Sbuffo sconvolto e mi volto verso i miei amici:
    << È uno scherzo, vero? >>. Loro non mi guardano. << Beh devo dire che è molto realistico, grazie ragazzi, siete proprio bravi a farmi dimenticare il passato! >>.
    << Bill, non è uno scherzo… L’hanno messo stamattina >>. Sbarro gli occhi senza proferire parola. Spero tanto Gismar stia scherzando.
    << No… >>, rido un po’ isterico. << Non può essere così, Tom aveva detto che prima o poi sarebbe tornato… Questo è uno scherzo! Perché… Perché mi avete portato proprio qui? >>, domando senza volere davvero conoscere la risposta.
    << Perché dovevi vederlo >>.
    << Avreste potuto dirmelo semplicemente! Sarei stato meglio! >>, ribatto basito.
    << Sapevamo non ci avresti mai creduto se non l’avessi visto coi tuoi occhi >>, mi spiega Gismar con calma. << Ne abbiamo discusso prima >>. Non so esprimere cosa mi sta attraversando dentro, ancora non riesco a metabolizzare, sono troppi sentimenti, è troppo difficile capire quali siano.
    << Ne avete discusso? Tu lo sapevi?! >>, mi volto verso Robert. Lui fa un cenno di sì col capo. Sbuffo ancor più sconvolto. << Dio, tu lo sapevi e non mi hai detto niente? Ma che diavolo ti è passato per la testa?! >>.
    << Io… Non volevo ferirti… >>, si giustifica. Apro la bocca per dire qualcosa, ma subito la richiudo. Alzo le spalle adirato e faccio per tornare indietro.
    << Fanculo, io vado a casa >>.
    << Bill aspetta, non fare così! Noi volevamo solo che tu sapessi la verità! >>. Mi blocco di colpo, il mio cuore mi sta dicendo qualcosa in questi irrefrenabili e confusi battiti, ma non riesco a decifrare il codice.
    << La verità? >>, dico avvicinandomi rabbioso verso Gismar. << La verità è solo una! Voi in tutto questo tempo non mi avete detto una parola di ciò che stava succedendo e Tom non vuole sentirmi! Voi ci avete parlato per tutto il tempo e… Dio, non vi è venuto in mente di dirgli qualcosa? Di dirgli di chiamarmi o di prestarmi il vostro fottuto cellulare per chiamarlo? Siete stati stronzi, falsi e… E immaturi! Tutti quanti! Ho passato il mio tempo assieme a voi e solo ora mi rendo conto di aver sbagliato tutto, avete mentito! Sin dall’inizio, avete mentito! Non so perché, ma avete mentito e per quel che mi riguarda i nostri rapporti si chiudono qui! >>, riprendo fiato guardando Gismar e gli altri con occhi pieni di fuoco, di rabbia. << Me ne vado a casa >>, ripeto per la seconda volta.
    << Okay, forse avremmo dovuto prestarti il nostro cellulare, ma forse c’è un motivo se Tom non ti ha più chiamato! >>.
    << Oh! >>, esclamo arrabbiato. << Sicuro c’è un motivo. Vuoi ancora fare l’amico? Allora dammi il tuo cazzo di telefono e fammi chiamare Tom, adesso! >>.
    << Che vuoi fare Bill? >>, chiede Gismar sfilandosi il celllare dalla tasca dei jeans. Glielo strappo dalle mani.
    << Dammi solo questo cazzo di cellulare >>. Cerco nella sua rubrica il suo numero e, premendo il tasto verde, aspetto che risponda.
    Ora comprendo perfettamente quali sentimenti mi brucino dentro.
    Rabbia, per la falsità di quelli che credevo miei amici e per Tom, che se voleva chiudere con me poteva almeno chiamare, in questo modo ha solo fatto sì che stessi male tutto il tempo.
    Tristezza, per la situazione che era sin dall’inizio così terribilmente evidente, ma io non riuscivo a vedere, troppo acceccato dall’amore.
    Vergogna, per essere rimasto tutto questo tempo innamorato di una persona che non ha dimostrato di meritarmi.
    Ma ora mi avrebbe sentito, non mi sarei fatto intimidire dalla sua voce calda e sexy, gli avrei detto tutto quello che provavo in quell’esatto momento.
    Questa volta mi aveva ferito davvero e mi avrebbe sentito.
    << Pronto? >>, lo sento dire. La sua voce è esattamente come me la ricordavo, forse leggermente affannata, ma sono troppo accecato dalla rabbia per fermarmi a pensare quanto mi è mancata.
    << Ah, a lui rispondi eh?! >>, dico pungente.
    << Bill? Ma cosa… >>. Sembra sorpreso.
    << Volevo solo dirti che sei uno stronzo, una testa di cazzo, spero che la tua puttanella da quattro soldi te la stai sbattendo per bene e ti stia divertendo! Dopo tutto quello che hai detto, dopo tutte le promesse che hai fatto… Che vengo a sapere? Non solo che la tua fottutissima casa di merda è in vendita e quindi tu non tornerai più in questo quartiere arretrato, ma che per tutti questi mesi tu e i tuoi amichetti falsi e ipocriti del cazzo vi sentivate ogni dannato giorno! Mi hai forse preso per il culo? Eh? >>.
    << Bill, non posso parlare adesso… >>.
    << Non me ne frega un cazzo se non puoi parlare ADESSO, non hai parlato per quasi un anno e volevo solo farti sapere che questa è l’ultima volta che ci sentiamo, che è finito tutto e anche se ho pensato che potrebbe essere stata colpa mia, beh mi sbagliavo perché mentre io tutto quello che ho fatto te l’ho riferito e tutto quello che ho detto è stato vero, beh adesso non lo è più perché ti sei rivelato uno stronzo, un’ipocrita e non mi frega un cazzo di niente se sono ripetitivo, ti meriti di sentire tutte queste cattiverie! >>, comincio a sentire gli occhi bruciare assieme alla gola, non riesco a frenare la lingua. Non posso, sono troppo ferito. << Te lo meriti sì, perché io provavo dei sentimenti veri per te! Sei solo una di quelle persone che usa gli altri e le manipola a suo piacimento! Sai che ti dico? Quello che provavo prima non esiste più, forse ho continuato ad amarti per tutto il tempo che non ci sei stato, anche se ammetto di non esserne più stato sicuro per un periodo, ma ora invece sono sicurissimo! Non ti amo più, sei una persona di merda, non sono mai stato trattato in questo modo! Ti diro di più, quelli che mi pestavano erano migliori di te perché almeno il loro odio per me era evidente, tu non hai fatto altro che mentire in questo periodo! Non hai risposto alle mie chiamate, ai miei messaggi, non so perché, ma non lo voglio sapere! È chiaro che la tua ragazza tutta tette e niente cervello ti abbia coinvolto per bene, quindi potete andare a cagare entrambi! Se lei è migliore di me, tienitela! Spero ti faccia soffrire almeno la metà di quanto tu abbia fatto stare male me! Anzi no, non sono come te, non ti auguro di soffrire, sarebbe solo vendicativo e stupido, giusto? Ah ho saputo da Gismar che andate in vacanza assieme! Beh, divertitevi. Spero vi schiantiate entrambi contro terra così magari in quegli ultimi secondi che vi rimangono di vivere, pensate a tutte le bugie che mi avete raccontato e a tutti quegli stupidi modi che avete usato per coprire le vostre menzogne e farmi soffrire! Vaffanculo >>, butto giù di colpo. Sto piangendo, c’è poco da dire.
    << Grazie >>, dico lanciando il cellulare al suo proprietario.
    << Bill dai dove vai! Rimani a mangiare con noi, parliamone! >>.
    << Mi dispiace >>, rispondo piangendo e aumentando il mio passo. << Ma non credo proprio rimarrò a mangiare qui. Scusatemi >>. Con le lacrime che non ho modo di riuscire a frenare scappo via da quella cittadina, basito da ciò che sono stato in grado di fare e col cuore a pezzi.
    Raggiungo in fretta il motorino e sfrecciò via di lì lasciandomi indietro solo le lacrime che, durante la guida, non fanno che scivolarmi via dal volto. Non posso smettere di piangere, non sono stato così male neanche la prima volta che Tom mi ha lasciato.
    Non mi stupirei se adesso iniziasse a piovere.
    Tornato a casa mi getto fra le braccia amorevoli di mia madre, l’unica persona che davvero non potrà tradirmi mai e piango ininterrottamente, spiegando più o meno confusamente la situazione.
    Non posso credere che per tutto questo tempo nessuno mi abbia mai detto niente.
    Se fossero stati miei amici mi avrebbero fatto parlare con Tom, mi avrebbero spiegato almeno le sue motivazioni nel suo non volermi più sentire.
    Cristo, lo avevo chiamato e l’unica cosa che era stato in grado di dire era solamente: “Bill, non posso parlare adesso”, e quando diavolo avrebbe dovuto farlo? Non credo gli capiteranno altre occasioni perché io ho chiuso con lui. Ho chiuso con tutti.
    Non voglio più saperne niente.
    Mi sono sfogato al telefono a quel modo senza dargli modo di replicare, non ho aspettato che rispondesse prima di porre fine alla chiamta, non c’era bisogno che dicesse niente, era tutto così dannatamente già evidente.
    E ora anche la vendita della proprietà, non credete che qualcuno avrebbe dovuto informarmi? Mi sento come se, nel bel mezzo di una protesta, fosse iniziata una rivolta e io fossi rimasto calpestato da tutti i manifestanti.
    Mi hanno calpestato in ogni modo, non potrei stare peggio di così.
    Ora che la proprietà è in vendita, chi si trasferirà in quella casa colma di segreti e di ricordi?
    No, non voglio saperlo. Probabilmente nessuno prenderà mai in considerazione l’idea di trasferirsi in quel buco di paese. Forse nessuno prenderà il suo posto, oppure qualcuno migliore di lui che ha imparato a non dire bugie.
    Non lo so, ma ribadisco, come credo di aver già fatto svariate volte, che se avessi avuto una fottuta sfera di cristallo e avessi potuto prevedere tutto questo, non avrei mai dato inizio a niente.
    Tanto per cominciare non sarei mai andato in Inghilterra e poi avrei finto dall’inizio di non essermene innamorato; non avrei mai dovuto conoscerlo, neanche sapere dove abitava. Niente.
    Ed è quello che avrei cercato di fare di qui in avanti: io, Bill Kaulitz, modifico la lista della mia vita cancellando tutti i punti e prefiggendomene solo uno: rimuovere dalla memoria il ricordo di Thomas Shumpeter. Causa: distruzione dei miei sentimenti. Conseguenze probabili: lesioni permanenti e suicidio forzato.
  4. .
    Bel lavoro hanno fatto con questo archivio, nessuno la caga più in questa sezione >.<
  5. .



    50 CHAPTER



    Sono passati tre mesi da quel bacio con Robert e le cose non sono che andate peggiorando.
    Il giorno dopo l’avvenimento l’ho subito raccontato Tom, ma la sua risposta è stata tutt’altro che consolante: mi ha confessato di essere andato con quella ragazza di cui mi parlava e da lì ho capito che questa relazione a distanza non avrebbe potuto funzionare.
    Siamo a Natale ormai, tante cose sono cambiate.
    I rapporti tra me e mia mamma sono sempre pessimi, la mia coscienza mi fa continuamente sentire in colpa di tutto, London è cresciuto, io e Robert ci siamo messi assieme e… Io e Tom non ci sentiamo praticamente più.
    Avrebbe dovuto chiamarmi… Vediamo, 2 mesi fa? Beh, non l’ho fatto e io sto ancora aspettando quella chiamata. No aspettate, non datemi della troietta, anche io ho preso in mano il telefono per chiamarlo, ma… Tom non mi ha mai risposto e me la sono più che presa.
    Non avrei mai immaginato che sarebbe finita così male.
    Insomma, sono incazzato con lui per quelle chiamate a vuoto, ma io sono ancora innamorato di lui nonostante il mio passatempo con Robert.
    Sì, passatempo. Non ho mai fatto sesso con Robert e non mi sono neanche mai immaginato di farlo, sto solo aspettando passivamente che il tempo scorra.
    Sto solo… Passivamente aspettando il suo ritorno.
    Sim e Kraus si sono sistemati rispettivamente con due tipe. Cioè, Sim con il suo ragazzino e Kraus con una di scuola.
    Io, ovviamente, sono rimasto accanto a Robert, ma… Non me ne interessa davvero.
    Lui vorrebbe passare a cose più fisiche, io gli ho palesemente detto che può scordarselo.
    Ho fatto l’amore con Tom per la prima volta e non desidero fare l’amore con nessun altro.
    Almeno questo gliel’ho promesso e voglio mantenerlo.
    << Che ne dici di vederci dopo il tuo pranzo? >>, mi domanda Robert accompagnandomi a casa dopo una nottata difficile. Una nottata soffocata nell’alcol. Io scrollo le spalle, annoiato.
    << Non lo so… Dovrei sentire con mia madre >>, mento. Non mi va di averlo troppo fra i piedi.
    << Almeno possiamo stare insieme! Sembra quasi che ti annoi a stare con me >>.
    << Non mi annoio Robert, è solo… È uno strano periodo Natale, lo sai >>.
    << Per via di Tom? >>. Colpito e affondato.
    << Senti la smetti sempre di tirarlo in mezzo alle palle una volta che non lo nomino? Ti ho detto mille volte che non voglio parlare di lui, ti ho detto mille volte che non c’entra niente! Ti ho detto basta cazzo! >>, mi altero. Io non sono più quello di una volta.
    Non sono più come quando stavo con Tom. Io non sono più felice.
    << Okay stai tranquillo cazzo, volevo sapere saperne di più… >>.
    << Sei forse il mio migliore amico o la mia cazzo di coscienza Robert? Non hai alcun diritto di sapere niente >>.
    << Certo che più passa il tempo più sei stronzo Bill >>.
    << Ora che cazzo vorresti dire? Che non ti piaccio più? Puoi andartene a fanculo eh! Sai quanti ne rimedio sfigati come te? >>, urlo in mezzo alla strada. Robert, ormai bello che spazientito, mi trascina di lato.
    << Insomma la smetti di trattarmi così? Finiscila, lo sai che mi piaci tu >>.
    << Eppure non mi sembra, critichi tutto quello che faccio! Tom non si è mai permesso di giudicarmi >>.
    << Non eri tu quello che non voleva parlare di lui? Non voleva nemmeno sentirlo nominare? >>, mi sbeffeggia.
    << Lo nomino quanto cazzo mi pare, lo nomino se devo fare un ottimo paragone che lo rappresenta con una persona di merda come te >>, lo accuso cattivamente. Dal momento in cui Tom se n’è andato il mio vocabolario conosce solo parolacce, io sono completamente cambiato e sono sempre nervoso.
    << Senti mi hai veramente stancato. Se non vuoi avere niente a che fare con me basta che tu lo dica! Nella testa hai ancora Tom, si vede benissimo. Se non vuoi stare con me, sta con lui! >>, sbotta. Non ci vedo più dal nervoso.
    << Sei una testa di cazzo Rob, sai benissimo che non posso! Continui ad infilare il coltello nella piaga, continui a farmi male! Ci tornerei subito se fosse qui! >>.
    << Oh quindi non te ne frega un cazzo di me? Torneresti subito da quel coglione? Se ti voleva davvero rimaneva in Germania e non si metteva con nessuna! Invece… Pff. Dai Bill, fatti delle domande >>. Le lacrime cominciano a scendere velocemente dai miei occhi e mi agito non poco. Iniziano a tremarmi le mani e comincio ad avere un principio di crisi isterica.
    << Senti Robert vaffanculo! Io c’ho messo tempo! Tempo per ricominciare a vivere, tempo anche per mettermi con te, tempo per dimenticarlo! E tu sei uno stronzo a rinfacciarmi tutto questo perché io ti ho dato una cazzo di possibilità! >>.
    << Se sono solo un rimpiazzo di Tom posso andarmene >>, dice lasciandomi le braccia che poco fa mi aveva braccato. << Non me ne faccio niente >>. Rimango a piangere fuori di casa mia mentre lui se ne va, poi essendomi calmato rientro in casa. Fingo che non sia successo niente con mia mamma, ma non attacca.
    << Bill? Tutto bene? >>. Ed ecco che inizia una lunga serie di bugie.
    << Certo, perché? >>, scrollo le spalle come se niente fosse successo.
    << Non so, hai… Gli occhi lucidi >>. Mia madre ci va molto piano con me da quando i litigi sono all’ordine del giorno e più mi rendo conto di essere diventato uno stronzetto, più continuo ad esserlo e peggioro.
    << Non ho gli occhi lucidi, mi è solo entrato qualcosa… Polvere o boh, forse gira qualche brutta allergia >>, sostengo il suo sguardo. Eppure lei non cede.
    << Non andavi a fare un giro con Robert stamattina? Dov’è? >>.
    << Niente, mi ha accompagnato e ora sta tornando a casa >>.
    << Davvero? Poi vi rivedrete? >>. Faccio un sospiro per non scoppiare.
    << Certo, ora se vuoi scusarmi vado in camera mia >>, mi dirigo verso le scale.
    << Okay tesoro, ma dà da mangiare a London, oggi non vuole saperne >>.
    << Mmh, okay… Sarà il Natale >>.
    << Hai fatto gli auguri a Tom? >>. Il mio cuore sembra bloccarsi, la gola mi si secca.
    << Certo >>, mento.
    << Bravo… Appena lo risenti salutamelo >>.
    << Ovviamente mamma, scusa London piange, vado a dargli da mangiare >>, mi appropinquo in camera mia con una morsa al cuore. Do da mangiare al mio cagnolino e, sospirando ancora, mi siedo sul bordo del letto.
    << Oddio… >>. Mi porto le mani fra i capelli e cerco di non piangere.
    È così difficile da quando Tom se ne è andato, così difficile da quando Tom ha cessato di farsi sentire, così complicato da quando ho cominciato a darmi a Robert in un modo o nell’altro, così complicato quando arrivano le feste.
    Ricordo benissimo lo scorso Natale.
    Io e Tom stavamo assieme da circa tre mesi. Era tutto così felice allora, prima che ci lasciassimo la prima volta intendo. Ricordo anche il momento in cui Tom è venuto qui a Loitsche. In Inghilterra ci eravamo messi d’accordo per vederci: lui aveva promesso di chiamare, che non ci saremmo persi.
    Quando però non aveva ancora chiamato io mi ero angosciato da morire… Ai tempi, Kraus mi dava ancora la caccia. Come se io fossi una bestia da malmenare.
    Poi però… Non potendo chiamare è venuto diretto alla mia scuola. È venuto per me e mi ha salvato dall’ira di Jui. Che buffo, pensare che ora è il mio migliore amico.
    E quando quel giorno stesso l’ho portato a casa? Gli ho domandato se fossi o no il suo ragazzo? Non potrei mai dimenticarmi quella risposta, così sicura, diretta, così sincera.
    Ero così felice allora… Adesso non faccio altro che sprofondare nella depressione più profonda.
    Che cosa davvero ha fatto cambiare il nostro rapporto? È stata davvero la Spagna? Siamo stati noi? Sono… Sono stato io?
    Scoppio a piangere nel silenzio della stanza, London mi guarda come se non capisse ciò che sto facendo, ma il guaio è che nemmeno io lo so.
    Non so più niente di ciò che sto facendo. Non capisco cosa sto facendo nella mia vita, cosa dovrei fare, cosa ho sbagliato, qual è la mia strada.
    Forse io sono stato solo una piccola parentesi della vita di Tom, forse l’ho solo confuso e lui ora è tornato nella retta via.
    Forse io, semplicemente, è come se non fossi mai significato niente.
    Prendo il cellulare e compongo il numero di Tom: non riesco a togliermelo dalla memoria. Lo lascio squillare, ma non arriva nessuna risposta.
    << Cazzo Tom, rispondi! >>. La chiamata non ha alcun esito, così compongo nuovamente il numero e –in preda ad una crisi isterica- piango pesantemente, ma ancora una volta niente. Continuo a chiamarlo, riprovo più volte, ma non mi risponde.
    Avanti Bill… Non vuole più saperne niente di te!
    << No, non è vero! Stai zitta! >>, grido alla mia coscienza. La testa fra le mani: mi sembra di diventare pazzo.
    Ma sì che è vero, lui ora sta con quella ragazza… Perché dovrebbe fregargli qualcosa di te?!
    << No, no! Io e Tom siamo speciali, io e Tom… Ci siamo solo presi una pausa >>.
    È quello che ha voluto farti credere Bill, lui non tiene a te.
    << No, lui mi ama, io lo amo! Io, io… Io sono Bill innamorato di Tom e noi… Dio! >>, getto il cellulare per terra. << Perché si comporta così? Perché? Perché? Che cosa gli ho fatto? >>, mi butto con le ginocchia sul pavimento e piango disperato. London si avvicina, mi lecca le mani per consolarmi, ma io non riesco a fermarmi.
    Sento qualcuno fare le scale e mia madre spalanca la porta della mia camera.
    << Bill! Tesoro, cosa è successo? >>.
    << Oh mamma… >>, striscio fino ad arrivare alle sue gambe e mi incollo ad una di esse. << Perché non mi vuole? Perché? Cosa gli ho fatto? >>.
    << Chi non ti vuole? Dio tesoro calmati, tirati su >, singhiozzo forte mentre mia mamma mi carezza la testa, ma non riesco a placare il mio dolore.
    << Voglio andare via, voglio morire… >>, singhiozzo.
    << Bill, no! Ma cos’è successo ? Hai litigato con Robert? >>.
    << NON ME NE FREGA UN CAZZO DI ROBERT! >>, strillo. << Io voglio Tom mamma, voglio Tom, fallo tornareeee… >>. La mia disperazione prende il sopravvento, la calma si è nascosta da qualche parte della mia mente dove non riesco più a vederla.
    Divento matto.
    << Bill, io… Calmati amore, si aggiusterà tutto >>.
    << No, niente si aggiusterà… Lui sta con quella tipa, lui non mi ama più… >>.
    << Tom si è fidanzato con un'altra? >>.
    << Sì mamma… >>, piango. << E io… Non ho fatto niente per impedirglielo >>. Mia madre mi carezza il capo, ma la vedo perplessa.
    << Non capisco tesoro, credevo tu stessi con Robert >>.
    << No, non più. Lui mi ha lasciato! Abbiamo litigato oggi pomeriggio >>.
    << Mi dispiace amore… >>.
    << NO A ME NE NON FREGA INVECE! >>, piagnucolo. << Io lo usavo solo per non pensare a Tom >>.
    << Oh… Non sono cose che si fanno tesoro, ogni persona ha dei sentimenti… >>.
    << E perchè nessuno pensa ai miei? Perché Tom non è qui? Robert lo sa che lui per me è solo un passatempo, l’ha sempre saputo! Io… Io >>, singhiozzo. << Per lui non conto niente, sono solo un suo capriccio. Lo so io come lo sa lui! Perché Tom non mi chiama? Perché non risponde alle mie chiamate? >>. Passo tutto il tempo a piangere in camera con mia madre, quando poi è il momento di ricomporsi e scendere per il fantomatico pranzo di Natale, dove tutti devono mostrarsi felici e spensierati.
    Su di me però capeggia una grandissima nuvola nera e non la smette più di piovere.

    ***


    È ormai sera, il pranzo è stato abbondante e spiacevole.
    È venuto a farci visita mio padre e questo non ha fatto altro che rattristare la mia giornata.
    Non è contento né di mamma, né di me, né dello stile di vita che conduciamo.
    Beh, può andarsene a fanculo. Io ho ben altri problemi qui.
    Rientro in camera dopo aver aiutato l’unico genitore nella mia famiglia che abbia un po’ di buon senso. Mi siedo sul letto, tolgo le scarpe e London mi salta addosso. Mi butto indietro sul materasso e gioco un po’ con lui, che mi lecca dolcemente il viso.
    << Siamo solo io e te, vero London? Nessuno potrà separarci >>, lo accarezzo. << Nessuno, non è vero? >>. Il cane abbaia e mi strappa di dosso un sorriso. Sospiro apparentemente felice col cucciolo in grembo. << Vorrei non fossimo soltanto io e te, Tom… Cioè! London… >>, sussurro. Il cagnolino mi osserva perplesso. << Oggi ho provato a chiamare Tom, ma non mi ha risposto e… Con Robert ho combinato un gran casino, mi sento in colpa… Dici che dovrei chiamarlo? In fondo sono io lo stronzo, lui non ha fatto niente per meritarsi quegli insulti >>. London mi abbaia di risposta. << È un sì? Massì dai, lo chiamo! Al massimo non mi risponde >>, ribatto scocciato sollevandomi dal letto. London comincia a girarmi intorno e mentre compongo sul telefonino il numero di Robert, gli lascio qualche croccantino nella sua ciotola.
    Chiaramente non si affanna a rispondere quest’impertinente.
    << Pronto? >>.
    << Hey, so che hai tutto il diritto di non volermi parlare… >>, inizio dolcemente, con l’intento di farlo sciogliere poi: con Tom funzionava sempre.
    << Già >>.
    << E so anche perché >>, mi mordo le labbra e attendo. Lo sento sospirare pesantemente.
    << Perché? Sentiamo >>.
    << Sono stato uno stronzo… >>.
    << Mmh, davvero? >>.
    << Sì, e mi dispiace… >>, dico sincero.
    << Bill ne ho abbastanza di tutte queste cose, cioè io ce ne ho fin quassù delle tue scuse, bisogna che cambi perché… Io non ce la faccio a stare con te in queste condizioni! Cioè ogni volta mi sbatti in faccia il fatto che Tom era migliore di me! >>.
    << Rob, io… >>.
    << E sì, lo so che non posso competere con lui, però cazzo! Qualcosa vorrò pur dire per te! Io mi sono rotto di perdonarti sempre per la stessa cazzata! >>.
    << Allora non vuoi più perdonarmi? >>, domando spaventato. Silenzio dal capo opposto.
    << Non è che non voglio più perdonarti, è che… >>.
    << Mi dispiace amore, mi dispiace… >>.
    << Come… Mi hai chiamato? >>. Silenzio da parte mia.
    << Dai che hai sentito >>, ribatto.
    << … Non mi c’hai mai chiamato amore >>.
    << Lo so, ma… Ho pensato che… Dovrei farlo, del resto tu… Non mi hai mai buttato in mezzo alla strada >>.
    << Ovvero? >>.
    << Cioè hai sempre fatto cose buone per me e io… Non ti ho apprezzato >>. Silenzio ancora, mi massacro le dita. << Allora… Mi perdoni? >>.
    << Ma sì cazzo… >>.
    << Vuoi ancora lasciarmi? >>.
    << No… Lo sai che non voglio, ero solo arrabbiato… Solo, non trattarmi di merda come oggi, cioè Bill… Io ci tengo a te, ti voglio bene. Cioè magari all’inizio quando stavi con… Con lui, ti volevo solo per giocare, però poi mi ci sono affezionato davvero… Insomma io… Ti voglio bene davvero >>. Sorrido piacevolmente sorpreso e col cuore leggermente accelerato.
    << Oh… Anch’io. Davvero. Tom è ancora una ferita aperta per me, ma… Ci sei tu adesso e… Devo accettarlo. Cioè, devo accettare il fatto che tu non sei Tom chiaramente e non puoi comportarti come lui e fare le cose come faceva lui. Scusa, ma… Lo sai: lui è stato la mia prima storia seria >>.
    << Certo che lo so, infatti di tempo te ne ho dato per metabolizzare la cosa, ma sembra che a te se non ti si sbatte con le spalle al muro non capisci! >>, ride. Lo imito anch’io.
    << Eh oh, sono una testa dura! >>.
    << Lo vedo, hai una corazza! Quando ti metti in testa una cosa!... >>.
    << Ahahah, lo so… Beh dai, sono… Contento comunque che abbiamo chiarito. Non volevo perderti, ti ho fatto passare un Natale di merda >>. Lo immagino scrollarsi le spalle.
    << Già, ma… Ora è passato fortunatamente quindi non voglio più pensarci! >>. Io e Robert rimaniamo a chiacchierare per un po’, fino a che non ci salutiamo e ripongo il telefono da dove l’ho preso.
    << Sai London… Forse adesso, proprio ora, in questo momento, penso che questo ragazzo possa piacermi davvero >>, sorrido gettandomi sotto le coperte stanco morto. Spengo la luce e fisso per un istante il soffitto. << E tu che ne pensi Tom? >>, domando al vuoto. << Credi che potrei ricominciare esattamente come hai fatto tu? >>. E chiudendo gli occhi sogno nuovamente il nostro incontro dopo questa fase di stacco, un sogno che ormai… Faccio da tantissimo tempo.
    Io, lui e niente più.

  6. .
    Oste ciò, che bravi, hanno fatto una cover dei Tokio, cioè xD Se quest'anno finisce il mondo ci credo xD
    bravi, che carini *-*
    e poi, piccolo inciso, quello a sinistra... Parliamone xD
  7. .
    Dark Anthem xD
  8. .
    CITAZIONE (trilly; @ 22/4/2011, 22:21) 
    Ci mancherebbe altro XD

    beh direi xD
  9. .
    buhaha non sa parlare neanche l'inglese fra un po' xD
    Dio lo adoro, mi fa troppo scompisciare! ♥
  10. .
    A me non piace per niente "Aliens" >.<
    Comunque vabbeh, almeno siamo nominate >.<
  11. .
    Non me ne frega un ca**o della ca**o di coca cola, io non li ho visti i progetti del 2011, dove ca**o sono???
    Quando tornano ca**o? Okay, fine sclero ù.ù
  12. .
    Vedremo... Non parlo fino a che non la sento *O*
    Anche se principalmente le collaborazioni non mi piacciono.
    La voce di Bill è unica ♥
  13. .
    Che fastidio.

    CITAZIONE ({Ely.Humanoid‚ @ 1/4/2011, 12:58) 
    Bho, a me queste votazioni sono sembrate troppo strane - come al solito!
    Mi sono rotta le dita a vuoto, più votavo, e più il voto calava! Mi sono stufata..

    stessa cosa io >.<
  14. .
    cioè o.o



    49 CHAPTER



    Oggi è il mio fottutissimo compleanno.
    Non appena acceso il cellulare ho ricevuto vari messaggi di auguri: Jui, Gismar, Robert e Tom. Sim chiaramente se n’è scordato, ma lui è tutto nel suo mondo, se ne ricorderà quando lo inviterò ad uscire.
    Tom è stato il primo a mandarmi il messaggio, chiaramente. È stato così carino, solo che io… Devo parlargli.
    Non so, forse è il momento di confessargli le mie riflessioni.
    Ho fatto molti errori con Tom e lui mi ha perdonato, non ne farò altri. Voglio essere sincero con lui, è l’unico ragazzo che mi abbia mai amato veramente. Incondizionatamente.
    Accarezzo London alzandomi dal letto e dicendo:
    << Oggi è il compleanno del tuo fratellino, mi fai gli auguri amore? >>, mi abbasso in ginocchio sul pavimento e London comincia a leccarmi il viso dolcemente. << Ma che pulce adorabile, pulce! Ora devo fare colazione però >>. Vado in bagno sistemandomi i capelli quando lo specchio mi attira ad esso più vicino.
    << Ma che cazzo… >>. Lo vedo lì, bianco, a fissarmi. << Bello Bill, il tuo brufolo schifoso ti sta dicendo buon compleanno cazzo >>, sbuffo inorridito e scendo le scale.
    << Buon compleanno tesoro! Già sveglio? Volevo portarti la colazione a letto, ma… Visto che sei già in piedi >>.
    << È una giornata di merda >>, esordisco sfrontatamente.
    << Non hai sentito Tom? >>, domanda velocemente.
    << Sì, l’ho sentito. Grazie per il ringraziamento. L’essere cresciuto di un anno non mi ha fatto scordare di essere ancora un adolescente. Guarda, un brufolo >>, glielo indico roteando gli occhi. Mia madre si avvicina e mi carezza una guancia.
    << Sei sempre perfetto tesoro, bellissimo >>.
    << Sarà… >>, dico mettendomi a tavola con i miei allegri cereali cioccolatosi.
    << Hai programmi per stasera? Vogliamo festeggiare io e te? >>.
    << Senza offesa mamma, ma pensavo di andare a Niegripp a festeggiare >>.
    << Niegripp? Perché non qui? >>.
    << Perché i miei amici sono tutti di Niegripp magari? Volevo… Andare in discoteca, a ballare >>.
    << In discoteca? >>.
    << Sì perché, non posso andarci? >>, mi altero.
    << Bill comincia ad infastidirmi questo tuo nuovo comportamento, sono tua madre >>.
    << E io sono tuo figlio, madre e figlio non devono andare d’accordo per forza! >>, sbotto. Non avrei mai dovuto dire quanto ho detto. Mia madre abbassa lo sguardo e il mio tenero cuore percepisce una sensazione spiacevole dentro di sè. Mi alzo in piedi e l’abbraccio.
    << Scusami mamma, sono uno stronzo. Non volevo risponderti male… >>.
    << Io mi chiedo cosa ti ho fatto Bill, me lo chiedo! >>, si arrabbia sciogliendosi dall’abbraccio di Giuda.
    << Niente, non hai fatto niente… >>, abbasso lo sguardo.
    << Mi pare nella vita di aver dato tutto per te! Non volevi rimanere all’asilo con gli altri bambini e ho sempre tardato a lavoro per te, alle elementari se i compagni ti prendevano in giro ho fatto reclami al preside e scenate davanti a tutti i tuoi maestri, alle medie hai cambiato sezione per via dei pestaggi e io ho lottato per te, standoti accanto e medicandoti le ferite! Mi hai detto di essere gay e l’ho accettato, non è stato difficile farlo perché sei mio figlio! Ti ho fatto andare in Inghilterra come vacanza studio perché so quanto ci tenessi a cambiare aria! Sai quanto mi è costato quel viaggio Bill? Lo stipendio di quasi tre mesi! Sono sola, tuo padre è già tanto se si ricorda che io esista e non paga neanche gli alimenti completamente! Hai trovato un ragazzo e te l’ho fatto portare a casa, sua mamma non vi voleva assieme e siete stati qui a fare tutte le vostre porcherie! Sei scappato a Milano e ti ho accolto a braccia aperte al tuo ritorno, ti ho sempre accompagnato da Tom ogni volta, ho lottato per far restare quella donna in questo Paese e tu adesso non venirmi a dire che tra una madre e un figlio non ci debba essere un rapporto pacifico perché non me lo merito! >>. Mia mamma scappa via di sopra, forse piangendo, mentre io rimango in cucina come un’anima vuota.
    Sono solo, le parole che ha appena pronunciato non so se mi hanno ferito, però mi hanno fatto capire di essere solo un ingrato.
    << Ora non mi va di parlare con te… >>, sussurro al vuoto.
    Esco da casa con gli occhi lucidi e prendo in mano il cellulare.
    Non so perchè, ma sono quasi arrabbiato.
    << Pronto? >>, risponde Robert dall’altro capo del telefono.
    << Ciao. Sono Bill… Mi aiuti a fare quella cosa di cui abbiamo parlato? >>.
    << La festa? Vuoi farla stasera? >>, domanda gentilmente.
    << Sì è il mio compleanno oggi, voglio farla oggi stesso >>.
    << Ma che hai, ti sento strano… >>.
    << Niente, ho litigato con mia madre… Passerà. Comunque, sai di qualche locale? >>.
    << Guardo le serate del Burn e poi ti faccio sapere >>.
    << Burn? Non è quella roba che si beve? >>. Lo sento ridere.
    << Anche, ma è anche un locale. Chi c’è? >>.
    << I soliti più Kraus >>.
    << Ah, quello >>.
    << Senti è uno dei miei migliori amici, voglio che ci sia. Fatemi il favore di andare d’accordo… >>.
    << Certo piccolo, ti faccio sapere e ti richiamo… Okay? >>.
    << Grazie, fortunatamente ci sei tu >>.
    << Non preoccuparti, dai… Vedrai come ci divertiremo stasera >>. Non sapevo però quanto fosse vera questa frase.
    << Vabbeh d’accordo, a stasera >>. Chiudo la chiamata ancora un po’ nervoso e so che c’è un unico modo per farmi passare lo scazzo. Ancora col cellulare in mano compongo un altro numero, un numero che conosco altrochè a memoria.
    << Bill! >>, esclama lui.
    << Ciao Tomi… >>, sorrido felicemente: sentirlo mi fa sempre un bellissimo effetto, anche se tante cose cambiano in due mesi di assenza.
    << Buon compleanno! Non li hai ricevuti gli auguri? >>.
    << Sì, ma non ho risposto a tutti altrimenti finivo i soldi! >>.
    << Aaaaah capisco, la teoria del risparmio! >>. Risi.
    << Ahahah, già. Senti… Come stai? >>.
    << Mmh potrebbe andare meglio; mamma cerca di farmi uscire con la figlia della sua nuova amica con cui lavora >>.
    << E tu, ci uscirai? >>, domando un po’ ingenuo.
    << Mmh, non so. Dovrei uscirci? >>.
    << Stiamo sotterrando le nostre vite sociali, vero? >>. La sua risata arriva forte al mio orecchio: è così bella, così felice.
    << Un po’, forse. Un po’. Sei uscito con qualcuno? >>. Ed eccola arrivare: la domanda tanto temuta. Qual è la giusta risposta da dare? In fondo no, non sono uscito con nessuno, ma l’intenzione c’è.
    << Cosa preferisci ti risponda? >>, temporeggio. Lo immagino sorridere con quel bellissimo sorriso sghembo e sollevare le spalle.
    << Solo la verità >>. Sospiro.
    << No, non sono uscito con nessuno. Stasera però… Do una festa, credo pagherò da bere >>.
    << Uh davvero? Mi piacerebbe esserci >>.
    << Mi piacerebbe che tu ci fossi >>. Forse però, è meglio se non viene. Del resto, non so ancora quali saranno le conseguenze della festa.
    << Lo credo… Beh, sarò lì con il cuore. Immagina che ti stia stringendo la mano >>. Chiudo gli occhi e mi siedo a terra, sull’erba.
    << Credimi… Io sento ancora la sensazione della tua mano incastrata nella mia, anche se ne è passato di tempo… >>.
    << Vorrei davvero essere lì a festeggiare il tuo compleanno Bill, davvero… Giuro che ho chiesto a quella stronza di mia madre, ma… Per lei tu non esisti più >>. Abbasso lo sguardo stringendo le ginocchia al petto.
    << Tom… >>.
    << Cosa? >>.
    << Lo sai che… Ti amo? >>. Cerco di non dirglielo mai, o poco spesso, oppure glielo scrivo solamente. Cerco di dimenticarmi che è così, cerco di non chiamarlo o di non rispondere al telefono perché… Ogni volta che accade, io sento che mi manca, sento che lo amo e sento che è un sentimento che non sparirà mai. Sarò giudicato per ogni mia azione, sarò giudicato se il mio cuore deciderà di lasciarlo nascosto, se sceglierò di andare oltre, ma… Io non mi giudicherò mai perché nel profondo so che sono troppo innamorato di lui per fare del suo ricordo polvere.
    << Oh amore… Anch’io >>.
    << Scusami se… Se non te lo dico spesso >>.
    << Credimi, capisco bene il perché. Io solo quando lo penso esplodo… Mi sembra di non riuscire ad andare avanti, sono ancora troppo legato a te… >>.
    << Io… Non so cosa dire… Se fossi qui adesso, se fossi stato qui per questi due mesi… Sarebbe tutto diverso… >>.
    << Lo so, ma… Che dire, non hanno voluto e ora io… Non posso fare niente… >>.
    << Vorrei tanto rivederti >>, ammetto timidamente.
    << Anche io… Mancano giusto un paio di anni >>.
    << Farò in modo che volino… >>.
    << Amore non ti starò facendo spendere troppo? >>.
    << Naaah, per le chiamate ho il costo ridotto >>.
    << Okay okay… Allora, stasera festa eh? >>.
    << Già >>, affermo semplicemente.
    << Vai con gli altri? Dove andate? >>.
    << Vado io a Niegripp e andiamo in discoteca, siamo i soliti… Non ho una gran cerchia di amicizie io! Ti sei fatto degli amici piuttosto? >>.
    << Sìsì, alcuni sanno anche di te >>.
    << Oh! E cosa… Sanno esattamente? >>.
    << Sanno che stavamo assieme, tutto qua. Gli ho raccontato di com’è nata >>. Non ho potuto fare a meno di notare quel verbo al passato.
    << Stavamo? >>. Silenzio dal capo opposto.
    << Bill, io… Cioè intendevo che comunque è complicato >>.
    << Lo so, comincia a… A diventare complicato anche per me… Volevo giusto parlartene… >>.
    << Dimmi >>. Ed ecco che sempre io devo parlare.
    << Io ti amo >>, inizio.
    << Anch’io >>.
    << Sì lo so… Ma… Questa distanza comincia a pesarmi… Cioè Tomi, cosa facciamo, stiamo in questa situazione da schifo per i prossimi due anni? Francamente io… Non so, mi sembra di impazzire. Non dico che devo mettermi con qualcuno perché non mi va particolarmente, ma… Forse se mi stacco un po’… Riuscirò a tornare a vivere… >>. Tom rimane in silenzio. << Le cose da quando non ci sei vanno male, io e mia madre… Non facciamo altro che litigare e… Non so, si sente da morire che non ci sei >>.
    << Anche io lo sento e… Mi sembra di impazzire pure a me. Un’amica mi ha riferito che c’è qualcuno che mi viene dietro, ma… Io ho lasciato correre perché c’eri tu e non sapevo che fare… Cioè io non voglio ferirti, ti amo veramente… >>.
    << Lo so… Perché non proviamo… A prenderci una pausa? Cioè, non una pausa, pausa… Cioè… >>.
    << Frequentarci con altri e vedere come va? >>, propone.
    << Magari riusciamo a… A smettere di stare male. Io lo sento… Che stai male anche tu >>. Nuovamente silenzio.
    << Come l’hai capito? >>.
    << Sei sempre stato bravo a recitare, ma colgo ogni sbaglio nella tua voce… Io non voglio che si soffochiamo. C’ho pensato molto Tom, non hai idea di quanto c’ho pensato e forse… Forse dovremmo provare. Poi quando tornerai in Germania, io ti assicuro che da parte mia non sarà cambiato nulla >>.
    << Sei sicuro di quello che dici? Cioè riuscirai a fare quello che dici? >>.
    << Certo, ne sono sicuro >, ammetto.
    << Okay… Allora proviamo a frequentare nuove persone, se capita. Però Bill, niente sesso. Chiaro? >>.
    << Ovvio! Non voglio andare con nessuno carnalmente! Solo te. Un ‘altra cosa: se capitasse, che fossi ubriaco o… Qualcosa… Non venire dentro nessuno o nessuna senza preservativo, solo me >>.
    << Te l’ho promesso prima di partire e te lo prometto anche adesso >>.
    << Veramente? >>. Delle lacrime mi rigano il volto e io tiro su col naso tristemente.
    << Te lo giuro amore >>.
    << Non trattare nessuno come tratti me, non fare l’amore come con me… Non farlo proprio… Niente sesso, solo lingua e preliminari >>.
    << Probabilmente penserò a te mentre succederà >>. Rido divertito, piangendo allo stesso momento.
    << Grazie Tomi… Ora però dovrei lasciarti, devo andare a scusarmi con mamma >>.
    << Certo cucciolo, ci sentiamo presto. Divertiti stasera! >>.
    << Okay, anche tu. Fammi sapere presto della tipa e… Fatti sentire, quando puoi >>.
    << Non è un addio Bill, non piangere >>.
    << Lo so lo so, scusa… È che è strano >>.
    << Interrompiamo subito se continuiamo a stare male. Dai, tranquillo, va tutto bene… Noi ci amiamo >>. Sorrido e mi decido a chiudere.
    << Okay, a presto allora Thomas >>.
    << A presto, Wilhelm >>.
    << Ti amo >>, ripeto.
    << Anch’io >>. Chiudo la chiamata e corro in casa scoppiando in un pianto isterico. Mi dirigo in camera e mi getto sul letto, soffocando le lacrime nel cuscino. Mia madre –preoccupata- si adagia sul materasso e mi mette una mano sulla schiena, accarezzandomi. Mi ripete che “andrà tutto bene”, ma io ho bisogno di questo momento per stare male una volta e per tutte, sperando poi… Che le cose vadano a buon fine.

    ***



    Sono al locale con i miei amici, non ho detto a nessuno della mia chiacchierata con Tomi in cui ci siamo praticamente lasciati, neanche a Kraus.
    Non mi va di parlarne, potrei scoppiare a piangere e non voglio.
    Questa è la mia festa e mi voglio divertire.
    Il locale è molto carino, la musica passabile e sono felice di festeggiare –finalmente- un compleanno in compagnia.
    Siamo seduti ad un tavolino a bere vodka liscia che mi sono fatto comprare da qualcuno più grande di me, altrimenti la mia tenera età non me lo concede.
    Stiamo mascherando la vodka con l’acqua, speriamo nessuno venga a controllare.
    Ingurgito un bicchiere dopo l’altro: credo sia pronto per fare una sbronza di quelle atomiche, voglio scordarmi tutto. Anche di esistere.
    << Hey Bì, non credi di stare esagerando? >>, mi blocca Julian.
    << Mmmmmmh noooo, dai voglio bere! E non chiamarmi Bì… Solo Tom può chiamarmi così >>. Robert ride e mi passa un altro bicchiere.
    << Dai Kraus fallo bere, vuole solo divertirsi >>.
    << Tu la fai facile, non sei tu che starai in macchina con lui e sua madre >>. Gismar ride forse per la prima volta ad un’affermazione di Jui e butta giù altro alcol.
    << Hey, ma… Che sta facendo Sim?! >>, chiedo sbronzo.
    << Oh, ricordi il ragazzino a cui stava dietro? È riuscito a conquistarlo e ora non fa altro che stare al telefono! >>.
    << Uffa >>, barcollo sollevandomi in piedi. << Tutti hanno un ragazzo tranne me >>. Kraus mi sorregge, ma Robert prende il suo posto.
    << Ma che dice?! >>, farnetica Gismar.
    << Lo porto a prendere un po’ d’aria, è meglio >>. Nessuno nota il fatto che Robert vuole stare da solo con me e ci lasciano andare.
    << No non voglio uscire, non voglio… Voglio stare alla festa >>.
    << Solo una boccata d’aria >>. Prendo a ridere e mi butto in pista, trascinandolo.
    << Balla con me Robert! >>, rido e gli cingo le braccia attorno al collo. Lui, totalmente imbarazzato, sorride improvvisando qualche passo e portandomi fuori a prendere un po’ d’aria ed evitando gli sguardi omofobi diretti verso di noi.
    << Allora signorino, sei un po’ brillo? >>. Spalanco gli occhi.
    << Che cosa? No no, io so stare in punta di piedi, cioè, in piedi con un piede solo, cioè… >>, rutto. << Ops! Ahahah, ho fatto il ruttino >>. Robert ride e mi dice di aspettarlo lì, andandomi a prendere un bicchier d’acqua. Rido solitario e prendo il cellulare fra le mani.
    << Mandiamo un messaggio a Tommaso >>, deliro. Invio un semplice testo con scritto “sono sbronzo, ahahah” prima che Robert torna a raggiungermi.
    << Tieni >>. Rimaniamo fuori per gran parte della serata, in attesa che mi passi un po’ di sbornia . Ci vuole un’oretta piena, ma poi comincio a tornare lucido.
    Fuori siamo soli, seduti sulla panchina del retro del locale.
    << Hai freddo? >>, domanda.
    << Non particolarmente… >>, affermo.
    << Non ti avevo mai visto così… Allegro >>.
    << Di solito non bevo >>, mi giustifico.
    << E chi te l’ha fatto fare? >>. Sbuffo e faccio un amaro sorriso.
    << Tom… >>.
    << Qualcosa non va? >>.
    << Ci siamo lasciati >>, dico d’un fiato. Robert rimane zitto e mi mette un braccio attorno alle spalle per coprirmi dall’aria fresca che soffia su di noi.
    << Cazzo… Mi dispiace… Quando è successo? >>.
    << Dopo che ti ho chiamato >>, rido amareggiato. << La cosa divertente è che l’ho proposto io di farlo. Di frequentare altre persone! Cioè… Stiamo troppo male per… Continuare >>.
    << Capisco >>, dice semplicemente. Di lì in poi odo solo la musica della sala alternarsi e le macchine allontanarsi veloci per concludere al meglio una serata.
    Ci sono minuti nulli, senza parole, fino a che…
    << Gli altri lo sanno? >>. Scuoto il capo desolato.
    << Non ho voluto dirlo, avevon paura di dirlo ad alta voce… Per questo ho bevuto >>.
    << Ora… Che vuoi fare? >>. Mi volto verso di lui.
    << Non lo so… Voglio solo divertirmi. Fare qualche cazzata >>. Robert mi si avvicina.
    << Sei sicuro? >>. Con una mano mi accarezza i capelli e con l’altra cerca di stringermi per un fianco.
    << Sì… Ormai… Tutto è finito >>. Continuiamo a guardarci per lunghi istanti. Lui si avvicina senza che io faccia niente e strofina il suo naso contro il mio, baciandomi poi delicatamente una guancia.
    << Mi dispiace davvero Bill >>.
    << Ho bisogno di non rimanere da solo… >>.
    << Siamo al tuo compleanno, non sei da solo >>, sussurra al mio orecchio. Sorrido. Un brivido mi percorre la schiena, ma non è lo stesso brivido che sentivo con Tom. Tutt’altra cosa.
    << Grazie… >>, sorrido cercando il suo naso con la punta del mio e strofinandomi contro di lui. Rimaniamo a fare naso a naso per tantissimo tempo, la notte si fa fredda e sempre più buia. Le sue mani si incastrano fra i miei capelli e mi carezzano un fianco. Mi avvicino di più contro di lui, continuando a guardarlo e non facendo nulla.
    Quando meno me lo aspetto però, le sue labbra si posano sulle mie e io mi sento… Strano.
    È la prima volta che bacio qualcuno dopo aver baciato Tom, l’ultima volta.
    Quasi non mi ricordavo come si facesse.
    Robert rilascia un semplice bacio a stampo sulle mie labbra e poi si scosta, tornando a fissarmi. Io sorrido lievemente e lo guardo, un po’ estasiato.
    << Tutta questa attesa per un bacino? >>, dico mordendomi il labbro inferiore. Robert si avvicina irruentemente alle mie labbra e cominciamo a baciarci davvero.
    Chiudo gli occhi.
    Vedo Tom che mi guarda, mi sorride malizioso, si avvicina e mi avvolge a lui baciandomi avidamente sul collo. Sento il piercing di Tom strofinarsi contro la mia pelle, sento le sue mani insinuarsi sotto la mia maglietta. Sento il suo odore, il suo sapore. Vedo Tom baciarmi con passione, amarmi in silenzio, desiderarmi fisicamente.
    Mi abbandono a lui e mentre stiamo per gettarci su un letto… Tutto viene ad interrompersi perché Robert non mi sta più baciando e ciò che stavo immaginando con Tom, si sfalda come un sogno al mattino interrotto da un rumore improvviso o un tono di voce troppo grave.
    << Oh… >>, dico semplicemente. Ma non sto parlando con Robert, sto parlando con la mia coscienza, il mio inconscio che, per un attimo, mi ha fatto talmente tanto desiderare di riavere qualcosa di Tom che… Mi ha costretto a baciare un altro, fingendo fosse lui.
    E quella sera dunque rimane così, sospesa, come un sogno interrotto, colma di sensazioni incomplete, indeterminate e ingannevoli.

  15. .
    Eccomi arrivata <3
    Sono impegnata con l'università, per questo posto di rado, però torno sempre **
    Grazie per avermi aspettata, vi voglio bene, siete grandi! **


    48 CHAPTER



    << Non andare Tom >>.
    << Devo farlo… Non possiamo più continuare, lo sai anche tu >>. Lo stringo al polso saldamente e lo guardo con gli occhi lucidi.
    << Ti prego, non mi lasciare. Ti prego >>.
    << Non sono stato io Bill, sei stato tu >>.

    Con un tonfo mi sollevo dal letto, la mano sul cuore.
    London abbaia stanco, forse più di me.
    << Oddio… >>, mi passo una mano fra i capelli e mi getto di colpo sul materasso. << Oddio… >>, ripeto angosciato. Prendo in mano il cellulare: le 4 di notte. Faccio per mandargli un messaggio, ma ad un certo punto qualcosa mi blocca.
    Che cosa significa che sono stato io? Perché questo sogno? Ho fatto qualcosa di sbagliato? È premonitore? Farò qualcosa di sbagliato? Mi mangio le unghie nervosamente e fisso il soffitto nel buio della mia stanza.
    Un tempo non avrei avuto motivo di esitare se o meno mandare un messaggio al mio ragazzo, ma ora siamo alla fine di agosto, sono passati già mesi e la sua non presenza è diventata un’abitudine.
    È talmente normale ora che lui non ci sia, che se ci penso un attimo di più di quando me ne rendo conto, scoppio.
    Non è diminuito il nostro tempo, i nostri riti.
    Messaggio al mattino per il buongiorno, quelli infragiornata e la chiamata alla sera prima di andare a letto.
    Fondamentalmente le cose sono sempre le stesse, eppure… La sua distanza mi pesa.
    Domani è il mio compleanno, avrò 17 anni e lui non ci sarà.
    Diciassette. Mi sembra talmente assurdo come numero. Come ci sono arrivato? Beh me li ricorderò questi anni, i 17 anni in cui lui non c’è stato.
    Mi rigiro a letto e prendo il cellulare, di nuovo. Forse potrei mandare un messaggio a Gismar. Ci rifletto un po’, ma decido non sia il caso di rompergli. Stessa cosa Kraus, sta attraversando un periodo difficile a casa. La madre è malata, spesso è in ospedale, non mi va di dargli preoccupazioni quando non ne ha. Sbuffo arrabbiato e scelgo Robert come destinatario. “Meglio di niente”, mi dico.
    “Ciao… Scusa se ti mando un messaggio nella notte. Ero solo, ovviamente, ho fatto una… Una specie di incubo e… Ho bisogno di qualcuno, non sapevo chi chiamare”. Mi mordo il labbro e premo invio. Non so, magari Robert dorme e non dovevo disturbarlo oppure... Oppure si rivelerà utile.
    Tengo ancora un po’ il telefonino in mano e questo prende a squillare.
    << Ma che fa? >>, chiedo nel nulla. << Sono le 4… >>. Mi butto totalmente sotto le lenzuola e rispondo alla chiamata. << Pronto? >>.
    << Ciao Billy! >>.
    << Hey… Ciao! >>.
    << Che fai, sei a letto? >>. Sento un rumore di sottofondo e abbasso il volume della chiamata per evitare che mia mamma possa svegliarsi. Faccio piano.
    << Sì, infatti devo parlare così perché potrebbe svegliarsi mamma… Ma dove sei? >>.
    << Sto uscendo da un locale, sono stato ad una festa, un compleanno… Che succede? >>.
    << Robert io… Non volevo disturbarti però, non sapevo chi cercare… >>.
    << Stai tranquillo! Dai, che succede? >>.
    << Non so, è che… Con Tom non va >>.
    << Non va? >>.
    << Cioè… Ci sentiamo sempre, ma… Ora è diverso. È come se adesso mi fossi veramente accorto che lui non c’è e mi sembra di sprecare la mia vita a stare qui a… >>. Mi fermo.
    << Ad aspettarlo? >>.
    << Già… Credevo sarebbe stato più facile gestire tutto, ma… Non lo so, forse dovrei uscire… >>.
    << Infatti, non esci mai. Perché domani, anzi oggi, non ci vediamo e ne parliamo? >>.
    << Ma se tu ancora devi tornare a casa… Ti sveglierai nel pomeriggio >>.
    << Perché non ci vediamo adesso? >>.
    << Adesso?! Sono le 4 passate Robert, cosa dici? >>, ridacchio divertito.
    << Dai, faccio un salto da te… Ci vediamo ai giardini? >>.
    << Robert, sono le 4 passate >>. Cerco di farlo ragionare, ma sembra non arrivarci.
    << Vestiti, mettiti una felpa ed esci dalla finestra. Tua mamma non se ne accorgerà >>.
    << Ma se si sveglia per andare in bagno e non mi trova le prenderà un colpo! >>, sorrido.
    << Dai, staremo fuori solo un paio d’ore. Ci vediamo tra un quarto d’ora, sono nelle vicinanze, vengo col motorino >>. Esito un istante prima di rispondere.
    << Okay… Prendo una felpa e scendo. A fra poco >>. Lo sento ridere e chiude il telefono. Mi sollevo lentamente dal letto scostando le coperte in fondo ad esso. Lentamente poggio i piedi a terra –senza far scricchiolare il parquet- e mi dirigo verso l’armadio. Mi lascio in pigiama e mi copro soltanto con la felpa che mi ha lasciato Tom, quella blu scuro.
    Sospiro.
    Non so cosa sto facendo, come mi sento.
    Sto per fare 17 anni e mi sento così cambiato… Non lo so forse… È solo il tempo.
    Carezzo il mio cagnolino e discendo piano le scale.
    Spero mamma non si svegli anche perché uscire di casa, solo, con il mio aspetto, alle 4 di notte non è proprio il massimo.
    Non appena varco la soglia della porta, una brezza fredda mi accarezza il viso.
    È ancora molto buio, ma ai giardini posso arrivarci facilmente.
    In fondo, non c’è nessuno per strada. Farò in fretta.
    Mi stringo addosso la felpa di Tom e al mio cuore manca un battito.
    Dopo tutti questi mesi, sento ancora il suo odore salirmi su, nella cavità nasale: non credo se ne andrà mai via.
    Sospiro ripetutamente nel giungere al parco e una volta arrivato lì, mi siedo sull’altalena. Ancora solo.
    Aspetto un paio di minuti e vedo Robert arrivare con una bottiglia di birra in mano. Gli sorrido tenendo le mani alla catena dell’altalena.
    << Ciao >>, dico.
    << Hey… Birra? >>.
    << Un sorso >>, dico strappandogliela di mano mentre lui si siede nell’altalena accanto a me. << Grazie >>, sorrido porgendogliela.
    << Wow, non credevo l’avresti fatto davvero >>.
    << Che cosa, bere dalla tua stessa bottiglia?! >>, domando inclinando la testa leggermente.
    << No, uscire per vedermi a quest’ora della notte >>. Lo guardo e abbasso delicatamente il capo.
    << Anche tu l’hai fatto >>, ribatto.
    << Era per una… Buona causa, credo >>. Si abbassa dall’altalena per cercare il mio volto ed entrambi rimaniamo a fissarci. Mi sollevo.
    << È che… Ho davvero bisogno di qualcuno con cui parlare >>. Mi sistemo un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. << Tom non è qui e… Kraus ha dei problemi in casa, non sapevo davvero… >>.
    << Tranquillo >>, mi ferma. << Sono qui ora… Dai, che succede? >>. Sbuffo pesantemente e rimango in silenzio per qualche istante.
    << Non so… Mi sento così cambiato. Mesi fa, quando stavo ancora con Tom, quando ci stavo… Davvero intendo, io ero diverso >>.
    << Diverso come? >>.
    << Mi sento… Cresciuto, maturato… Non so se ciò che volevo prima è ciò che voglio anche ora… Mi sento più sicuro, mi stimo di più… C’è però un po’ di amarezza… Il fatto è che lui… >>.
    << Cosa vuoi farne di lui? Lo vuoi lasciare? >>.
    << No io… Non… Non vorrei doverlo lasciare, però… Mi sento così stretto adesso che forse… So di poter fare di più, di valere di più >>.
    << Hey… Ma tu sei sempre valso di più… >>.
    << Grazie, ma… Non intendo dire che voglio qualcosa di più di Tom perché >>, scrollo le spalle. << È alquanto impossibile per me, lo amo dopotutto, solo che boh… Ho bisogno che le cose cambino, che io stesso faccia qualcosa per cambiare… Continuo a pensare al mio compleanno che si avvicina e… Non volevo fosse un compleanno come tutti gli altri, un giorno da non celebrare perché tanto non succede niente di interessante… >>.
    << Ma quest’anno non dev’essere per forza così! Perché non festeggi a Niegripp? Ci facciamo un giro di bevute, una pizza, discoteca… >>.
    << Non l’ho mai fatto >>. Ammetto dondolando con l’altalena.
    << Posso aiutarti, se vuoi >>. Dio è tutto così cambiato. Robert non è più il ragazzo con la parlata da sfigato di prima e io non sono più timido come una volta. Non sono solo, ho tanti amici attorno a me.
    Siamo cresciuti. Sì, lo siamo. Anche io lo sono, anche senza Tom.
    << Ti ringrazio, magari… Mi ci faccio un pensiero >>. Io e Robert rimaniamo da soli, seduti su quelle altalene fino alle 6 del mattino. A parlare, semplicemente.
    << Ora però… Devo andare… Fra poco mamma si alzerà e non voglio che non mi trovi, poi sono guai >>.
    << D’accordo >>, sorride. << Del resto io sono già nei guai e sono sveglio da quasi un giorno! >>.
    << Vuoi dormire da me? >>, propongo.
    << Ora? Sarebbe strano se tua madre mi trova a dormire da te, si chiederebbe come e quando è potuto succedere >>.
    << Magari posso… >>, inizio alzandomi e sistemandomi la felpa. << Posso spiegarle che eri ubriaco, nelle vicinanze, mi hai chiamato di mattina presto e… Sei finito lì >>.
    << Naaah tranquillo, torno a casa >>.
    << Ma sei in motorino, hai sonno… Potresti fare un incidente >>.
    << Ti preoccupi per me? >>, si avvicina abbracciandomi.
    << No, è che… Sei venuto fino a qui e volevo ricambiare il favore >>.
    << Magari passo stasera, o domani… >>.
    << O passo io in giornata >>.
    << Già >>, ribatte stringendomi. << Va a dormire Billy o prenderai freddo >>.
    << D’accordo… Sicuro che non ti va di restare? >>.
    << Grazie, magari un’altra volta… >>, si scosta da me. Continuo a guardarlo preoccupato. << Stai tranquillo, non succederà niente! Hey dai… Se hai bisogno chiamami, okay piccolo? >>.
    << O-okay… Buonanotte… Anche se è mattino >>, sorrido.
    << Notte Bì >>. Lo saluto e lo guardo partire, assicurandomi che sia abbastanza sano da poter guidare.
    Mi ha chiamato Bì. Bì. C’era solo una persona che poteva chiamarmi così, prima…
    Torno a casa sempre più silenziosamente. Tolgo le scarpe prima di entrare, estraggo le chiavi, le inserisco nella serratura e lentamente apro la porta. Mi faccio ancora più taciturno e la richiudo, ma non appena mi volto… Mia mamma è lì che mi fissa.
    La guardo e sforzo un sorriso.
    << Hey! Mamma, buongiorno! Vuoi che ti prepari un muffin?! >>. Mi guarda inviperita, con le braccia incrociate e London ai suoi piedi.
    << Dove sei stato? >>, domanda arrabbiata.
    << Ero… Solo uscito un secondo… >>.
    << Dov’eri Bill? >>.
    << Te l’ho detto, sono solo uscito un secondo a prendere un po’ d’aria >>.
    << Non raccontarmi bugie >>.
    << Non è una bugia, che palle… >>, sbuffo andando in cucina e sedendomi sulla sedia con le gambe tirate su e le braccia ad avvolgerle.
    << Bill, per l’ultima volta, dove sei stato? >>. La fisso. Non credo di aver mai mentito a mia mamma, ma come ho già ripetuto tante cose sono in cambiamento.
    << Sono uscito, che altro vuoi? >>.
    << Da quanto sei fuori? Come diavolo ti è saltato in mente di sparire così, senza dirmi niente? Io me ne accorgo sai! Non puoi nascondermi nulla! >>. Sbuffo e mi rialzo prendendo il cartone del latte e versandomene un po’ nella tazza, misto ai corn-flakes.
    << Rispondimi Bill o sarà costretta a… A metterti in punizione! >>.
    << Punizione?! >>, ripeto ridendo. << Non puoi, non l’hai mai fatto e poi andiamo, ho 17 anni, a cosa mi serviranno mai le punizioni? >>. Mia mamma sbuffa e si siede accanto a me, cercando di mantenere la calma.
    << Non mi interessa quanti anni hai signorino, finchè non imparerai cos’è la disciplina per me potrai averne anche 10! >>.
    << Ma… Mamma! >>.
    << Devi dirmi dove sei stato >>.
    << Cosa ti fa pensare che sia stato in qualche posto in particolare? >>.
    << Su andiamo Bill! London grattava alla mia porta perché aveva fame, significa che era un po’ che eri via! Ti vedi con qualcuno forse? Chi è questo ragazzo? >>.
    << Non è nessuno, non mi vedo con nessuno >>.
    << Perché non vuoi dirmelo? Perché non vuoi parlarmi più? Capisco che sei depresso per Tom, ma santo cielo Bill non puoi cominciare ad assumere questi atteggiamenti da ragazzo ribelle! >>.
    << Cosa stai dicendo… Cazzo mamma, ero solo fuori con Robert, okay? >>.
    << Non rivolgerti a me in questo modo, capito? E chi è Robert? Non sarà… >>.
    << Sì lui >>. Roteo gli occhi: non so che diavolo mi stia prendendo, è tutto così strano. Non mi ero mai comportato così prima; sono stressato, ho bisogno di uscire.
    << Da quando Robert ha sostituito Tom? >>.
    << Robert non ha sostituito Tom! Non mi piace Robert, avevo solo bisogno di vedere qualcuno! >>.
    << In piena notte? >>.
    << Sì dannazione, sono sempre chiuso in questa cazzo di casa! >>.
    << Io ti ho sollecitato ad uscire, tutti i tuoi amici l’hanno fatto, sei tu che non volevi cacciar naso fuori di qui! >>.
    << Non era ancora il momento, io non ero pronto! >>, grido arrabbiato.
    << Oh quindi nel pieno della notte ti sei reso conto di esserlo e te ne sei uscito? >>. Sbuffo esasperato.
    << Potrà sembrare strano, ma sì, è questo quello che è successo >>.
    << Quindi è finita con Tom? >>.
    << No! Io… Io ci tengo ancora a lui, gli voglio bene >>.
    << Se Tom fosse stato qui non avremmo avuto questa discussione, di questo sono sicura >>.
    << Sì, ma Tom non c’è! Non c’è e non ci sarà più e io non posso rimanere tutta la vita ad aspettarlo, ecco! >>. Mi alzo velocemente in piedi e, afferrando la mia colazione, corro in camera. Delle lacrime mi scivolano lungo le guance, non cerco di fermarle, lascio semplicemente che seguano il loro corso. Entro in camera, poggio la colazione sul comodino e mi getto a letto, piangendo.
    Forse mamma ha ragione, se Tom fosse stato qui non avrei sentito il bisogno di uscire alle 4 di notte da casa. Non sarei scappato. Se fosse qui non sentirei il bisogno di parlare di lui con Robert perché sicuramente le cose fra noi andrebbero benissimo e io sarei troppo felice per parlarne, le starei vivendo.
    Starei vivendo tutte quelle belle emozioni che sono sicuro lui mi darebbe…
    Ma lui non c’è! No, Tom non c’è e io non posso rimanere qui fermo ad aspettarlo.
    Sono ormai tre mesi che sono depresso, non esco, non mi va di vedere nessuno e sono diventato una specie di misantropo con in mano solo vaschette di gelato che si consumano in meno di due ore.
    Ora sono stanco di fare questa vita, non voglio più stare male. Fra un giorno –ribadisco- sarà il mio compleanno e io voglio godermi appieno quel giorno, sentirmi di nuovo vivo, fare una festa, andare ad un locale, divertirmi, qualsiasi cosa… Ma il giorno del mio compleanno non dovrà segnare un anno in più alla mia esistenza, ma anche un cambiamento di essa stessa perché adesso Bill si è stancato di farsi spezzare il cuore e rattaccare a forza i suoi pezzi. Ora Bill, ovvero io, vuole ricominciare a vivere.
    Tiro su col naso dopo la mia lunga riflessione e il mio cellulare inizia a vibrare.
    Credendo sia Robert lo afferro e vedendo un messaggio ne leggo velocemente il contenuto.
    Il messaggio esiste, ma il mittente non è quello che avevo creduto essere.
    “Buongiorno stellina… Inizia bene la giornata, pensami un po’, ma non troppo e… Niente… Stai bene… Ti amo, Tomi”. E dopo la let
    tura di quel messaggio così impersonale crollo di nuovo nel mio pianto e mi ci soffoco nel sonno.
477 replies since 25/10/2006
.