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  1. DiANaReN
     
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    Alua lua lua
    bel capitolo davvero!!
    sono davvero molto curiosa di sapere...
    sicuramente faranno la pace...ma quando? come? dove??? XD
    baciiii
     
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  2. february8
     
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    eeeeeeeeeeeeeeeeh la pace la faranno...a modo loro ovviamente XD però se te lo dico che gusto c'è mia cara.... :P
     
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    letto i capitoli alla velocità della luce.


    Uao.



    Ora sì, che si comincia un po' ad inquadrare la situazione ò_ò


    Posta presto, muoio dalla voglia di sapere che succede DOPO ò_ò
     
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  4. DiANaReN
     
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    postaaaaaa
     
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  5. february8
     
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    so che siete tutte impazienti di vederli a "lavoro" peròòòòò daiiiii un po' di comprensione per questi due poverini...anzi, per questi tre poverini u.u
     
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  6. DiANaReN
     
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    comprensione per noiiii non per loroooo XD
     
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    CITAZIONE (DiANaReN @ 10/1/2011, 22:55) 
    comprensione per noiiii non per loroooo XD

     
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  8. february8
     
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    :shifty: muahahahah mi sento cattivaaaa...
    n'è vero XD
    comunque dai, vedrò di postare un altro capitolo questa settimana U.U
    ora me ne vado a dormire, questo primo giorno di scuola mi ha uccisa (.-.)
    notte!!!
     
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  10. DiANaReN
     
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    up*_*
     
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  11. february8
     
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    ragazze il quinto capitolo è quasi pronto...conto di postarlo entro sabato o domenica anche perché domani sono stramega impegnata .-..
     
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  13. february8
     
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    buongiorno!
    allora, chi è pronta ad un nuovo capitolo?????
     
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  14. DiANaReN
     
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    ioo
     
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  15. february8
     
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    ©HURRICANE;


    Quinto capitolo


    -non c’era bisogno di entrare, stavamo solo parlando!- urlò Kat spazientita mentre si dirigevano a casa di Tom.
    Lui le camminava affianco tenendo su una spalla il borsone della ragazza.
    -non stavate solo parlando- rispose tranquillo continuando a guardare davanti a sé.
    -Dio quanto non ti sopporto!- sbraitò prima di incrociare le braccia e zittirsi definitivamente. Ancora non riusciva a capire perché avesse dovuto dare spettacolo in quel modo...santo cielo, a ventidue anni era capace di gestirsi da sola!
    Da quel momento in poi fecero finta entrambi di non esistere; arrivati a casa ognuno prese una direzione diversa e si occuparono di cose diverse. Kat si chiuse nella camera degli ospiti sistemando la sua roba, mentre Tom si piazzò sul divano con la musica decisamente alta nelle orecchie isolandosi dal mondo.
    Solo ad ora di cena si ritrovarono a mangiare in silenzio senza nemmeno sfiorarsi con gli sguardi e, dopo essersi bellamente ignorati per tutto il tempo, se ne andarono a dormire.

    Il mattino seguente Kat si svegliò abbastanza presto ma passando davanti alla camera del ragazzo si accorse che lui non c’era. Lo cercò in lungo e in largo in ogni dove e solo quando uscì in giardino e notò che il posto auto era vuoto capì che probabilmente era uscito di buon ora per andare chissà dove.
    Né un biglietto, né una chiamata per dire dove fosse, semplicemente era sparito nel nulla.
    Rientrata in casa decise che non sarebbe rimasta a fare niente e dopo una breve colazione mise su le sue vesti casalinghe e passò la mattinata a ripulire la casa che, per quanto fosse in ordine, non era mai stata spolverata per bene.
    Dopo qualche ora che faceva su e giù per le scale da un piano all’altro lucidando anche il corrimano con un panno, suonarono alla porta.
    Andò ad aprire ed un sorridente Bill la salutò baciandola su una guancia mentre varcava la soglia e poggiava le chiavi della sua macchina sul mobiletto di fianco.
    -buongiorno mia dolce Kat!- esordì allegramente
    -buongiorno mio dolce Bill- gli fece l’eco lei guardandolo di sbieco –bentornato a casa…passata una bella nottata?-
    -oh sì…una bella nottata- le fece l’occhiolino sorridendo maliziosamente. In quel momento le ricordò molto il gemello.
    –Tom? Dov’è?- chiese poi guardandosi intorno. Strano che il suo fratellone non fosse ancora corso da lui a salutarlo.
    Kat scosse le spalle.
    -non lo so, quando mi sono svegliata già non c’era più-
    -mah, sarà andato a fare un giro da qualche parte. Lo fa spesso ultimamente…comunque non dovevi disturbarti a ripulire da cima a fondo questa casa, avremmo chiamato qualcuno per questo- le disse osservando come i mobili del salone sembrassero così lucidi e profumati ora che erano stati rispolverati.
    -figurati…ho fatto un po’ di movimento-.
    Bill continuò la sua perlustrazione della casa in silenzio esordendo poi con tutta la naturalezza del mondo
    -allora…come va con mio fratello?-

    ah,ah,ah tasto dolente Kaulitz.

    Kat si trovò spiazzata davanti a quella domanda: che dire?
    -bene…perché?- tentennò.
    Bill sospirò quasi afflitto.
    –Kat…noi due dobbiamo parlare-.

    Si agitò non poco dopo aver sentito quelle parole e per prendere un po’ di tempo gli disse che sarebbe prima andata a sistemare stracci e scopettoni vari e poi avrebbero parlato.
    Quando tornò qualche minuto dopo, lo trovò seduto sul divano a guardare la tv con una lattina di coca cola in mano. Gli sedette affianco puntando gli occhi smeraldo sullo schermo.
    Bill attivò la modalità “muto” alla tv e si voltò verso di lei con un’espressione seria in viso poggiando un gomito sullo schienale del divano.
    –allora…raccontami tutta questa storia dal principio-.
    Kat non sapeva se e quanto potesse raccontargli ed era fortemente tentata di inventarsi qualcosa del tutto diversa dalla realtà. Ma Bill non era stupido e l’avrebbe capito subito che lo stava prendendo in giro, quindi decise di tagliare la testa al toro e si mise a raccontare come tutta la sua vita era cambiata da qualche tempo.
    Il moretto rimase ad ascoltarla in silenzio senza interromperla fin quando ebbe finito. La osservava gesticolare impacciata mentre parlava e notò immediatamente che la ragazza cercava di evitare un qualsiasi contatto visivo con lui puntando gli occhi chissà dove dietro di sé.
    Quando ebbe terminato rimase per qualche altro secondo in silenzio cercando di mettere insieme tutte le idee che gli frullavano nella testa da ormai tanti giorni facendola rimanere con il fiato sospeso.
    -Katy ascolta- esordì con un leggero sorriso -Io non c’entro nulla in tutta questa storia e non voglio mettermi in mezzo…ma tu, tu avresti dovuto dirmelo…io ti avrei ascoltata come sto facendo ora e ti avrei aiutata con Tom. Per quanto riguarda lui beh, ti posso dire che anche se non sembra, mio fratello ha sofferto quando te ne sei andata-.
    Kat si accigliò a quell’affermazione. Perché anche lui cercava di giustificare il fratello e non capiva che la vittima in realtà era lei?
    -ed io Bill? A me non ci pensi? Non credi che anche io abbia sofferto abbastanza? Non avrei mai voluto che accadesse quello che poi è accaduto…mi ha costretta a scegliere tra la mia vita, i miei amici e lui capisci? Come potevo scegliere! Lo amavo è vero, ma non avrei mai potuto rinunciare a...a tutto il resto- concluse la frase con un nodo in gola e gli occhi appannati.
    Bill si intenerì a quella visione. La Kat di un tempo, aggressiva e forte come una tigre, aveva lasciato il posto ad un docile agnellino spaurito.
    L’abbracciò forte e la cullò per un po’ finché non sentì che aveva smesso di singhiozzare.
    -si sistemerà tutto Katy vedrai…questa volta andrà bene. Tu e mio fratello siete fatti per stare insieme- le disse staccandosi un po’ per portarle delicatamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
    -tu…dici?- gli chiese alzando gli occhi languidi verso di lui
    -fidati…- le rispose sorridendo sincero –ora però basta piangere…andiamo a preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Il mio stomaco reclama cibo!-
    Kat sorrise a quelle parole.
    Forse Bill aveva ragione, forse le cose sarebbero tornate davvero come un tempo.

    ***

    Mentre erano in cucina ad ingozzarsi di patatine come due ragazzini udirono lo scatto dell’apertura automatica del cancello e il basso brusio del motore di una macchina, segno che Tom era tornato.
    Entrando in cucina il moro notò con grande stupore che Kat e Bill stavano allegramente ridacchiando tra di loro e per un attimo gli sembrò di essere tornato a due anni prima quando, tornando dallo studio, Kat gli saltava addosso baciandolo dappertutto sotto lo sguardo alquanto disgustato ma felice di Bill, Georg e Gustav.
    Purtroppo quelli erano solo bei ricordi per Tom infatti, quando Kat si accorse di lui, smise di ridere all’istante e ritornò seria spostando lo sguardo da un’altra parte.
    Bill sbuffò spazientito.
    Erano proprio due bambini.

    Quando furono tutti a tavola il moretto si trovò in seria difficoltà in quel silenzio così gelido e cercò almeno di iniziare un discorso...
    -mi ha chiamato David questa mattina- disse mentre arrotolava intorno alla forchetta una dose di spaghetti –ha detto che devo tornare in studio al più presto per rivedere alcune cose dei nuovi testi-
    Niente…il più assoluto dei silenzi. Sembravano proprio decisi ad ignorarsi.
    –quindi- continuò imperterrito –oggi stesso partirò-
    -di già?- finalmente Kat si decise ad aprire bocca. Non voleva che Bill partisse così presto, a parte la chiacchierata della mattina lei ed il ragazzo non erano mai stati insieme come avrebbe voluto e già lui doveva ripartire.
    -eh sì…la mia avventura vacanziera si conclude qui- disse demoralizzato portando la forchetta alla bocca e masticando gli spaghetti arrotolati; quando ebbe ingoiato il boccone riprese a parlare –tu Tom…non mi dici niente? Non sei triste che il tuo dolcissimo fratellino se ne debba andare proprio oggi?- cercò di scherzare.
    Tom scrollò le spalle non alzando lo sguardo dal suo piatto.
    Bill sbuffò sconsolato e riprese la sua operazione di arrotolamento di spaghetti mentre il pranzo proseguì nuovamente nel silenzio interrotto solo dal ticchettare delle posate sulla ceramica dei piatti.

    Nel tardo pomeriggio Bill partì alla volta di Amburgo e si raccomandò con Kat di cercare di parlare un po’ con Tom mentre lei si preoccupò di ricordargli di andare piano e di fare uno squillo appena arrivato allo studio.
    -sì mamma- le rispose Bill ridendo
    -no scherzare Bill, non voglio stare in pensiero- gli disse lei seria colpendolo leggera sulla spalla.
    -non c’è da preoccuparsi, mio fratello guida come una lumaca, anche mia nonna arriverebbe prima di lui- si intromise Tom pensando di essere spiritoso.
    Bill lo guardò in cagnesco ma poi la sue espressione si evolse fino a farlo scoppiare insieme al gemello in una grossa risata.
    -stammi bene fratello- disse Tom abbracciandolo
    -anche tu- rispose il moretto stringendolo forte.
    -okay, adesso basta con queste smancerie…devi andare- si staccò dopo qualche secondo cercando di mascherare uno di quei dolci sorrisi che riservava solo a lui in rarissime occasioni.
    -ciao Kat, ciao Tom- disse lui una volta salito in macchina.
    -ciao!- risposero in coro i due.
    Poi Bill partì alla guida del suo Q7 bianco sparendo oltre la curva.
    Tom rientrò subito in casa mentre Kat rimase ancora un po’ fuori la porta fissando il punto dove Bill aveva appena svoltato.
    Sospirò lievemente.

    Dopo poco rientrò anche lei e trovò il moro sul divano che guardava la tv.
    Rimase ad osservarlo mentre fissava per qualche secondo un programma e subito dopo cambiava canale quasi fosse assente...
    Poi, come svegliato dalla trance, si accorse della sua presenza...
    -ehi…- si voltò osservandola attraverso il chiarore dello schermo –vieni qui…-le disse battendo piano la mano sul divano invitandola a sedersi.
    Provò a pensare ad una scusa per declinare l’invito del ragazzo ma alla fine si avvicinò lentamente e gli si sedette vicino puntando gli occhi sullo schermo.
    Le immagini scorrevano una dopo l’altra ma lei non se ne accorgeva, troppo presa a contemplare quel silenzio quasi magico e a dire la verità anche un po’ strano considerando che stavano tranquillamente guardando la tv uno vicino all’altra senza urlarsi contro.
    Però si sentiva bene, aveva una strana ma piacevole sensazione di sfarfallio allo stomaco che le faceva venire in mente quando ancora erano insieme e molte volte si erano trovati abbracciati sul divano a guardare un vecchio film americano.
    Senza dire niente Tom le circondò i fianchi con il suo braccio e la strinse delicatamente. Kat rimase rigida inizialmente non sapendo cosa fare e oltretutto non essendo più abituata a gesti del genre; ma con il passare dei minuti la sua posizione si ammorbidì e finì col poggiarsi involontariamente sul petto di Tom.
    Poté sentire il cuore del moro accelerare il battito e il respiro diventare leggermente più veloce, mentre con la mano le accarezzava la spalla e il braccio apparentemente tranquillo.
    Rimasero in quella posizione per un po’, entrambi imbarazzati e incapaci di mettere più di due parole insieme con il risultato di ritrovarsi in un silenzio molto più rumoroso delle voci della televisione.
    Dopo cinque minuti, o forse dieci, o forse un’ora Tom spense la televisione e si alzò stiracchiandosi le braccia.
    -ti va di andare a mangiare qualcosa fuori stasera?- le chiese osservando il paesaggio al di là della grande vetrata del soggiorno.
    -non sei più arrabbiato?- chiese invece Kat con l’espressione di una bambina. Possibile che tutta la rabbia di quei due giorni fosse svanita nel nulla?
    Tom sospirò leggermente -no, non sono più arrabbiato- le rispose placidamente piegando le labbra in un sorriso da mozzare il fiato.
    Kat pensò che il ragazzo avesse degli sbalzi d’umore un tantino esagerati dato che era passato dal non calcolarla minimamente, all’invitarla a cena fuori.
    -allora, ti va?- le chiese nuovamente porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi dal divano.
    Come si faceva a dire di no?

    ***

    -sei pronta?-
    La voce del ragazzo le arrivò un po’ ovattata da fuori la porta.
    -quasi- rispose lei continuando a guardarsi nello specchio intenta a passarsi con cura il mascara sulle lunghe ciglia scure.
    -ti aspetto giù in macchina allora- l’avvertì prima di sparire per le scale.
    Dopo altri cinque minuti era finalmente pronta per andare. Si guardò allo specchio per controllare che quel vestitino non la lasciasse troppo scoperta e infilò le ultime cose nella borsa per poi spegnere la luce e scendere velocemente evitando comunque di rompersi una caviglia con quelle stupende scarpe che portava ma che purtroppo per lei erano dei veri e propri trampoli.
    Tom nel frattempo si era acceso una sigaretta ed era intento a guardare il cielo limpido pitturato da tante sfumature rosate le quali segnalavano che il giorno stava pian piano scivolando via lasciando il posto ad una luna piena ed una notte stellata.
    Era contento che Kat avesse accettato di uscire con lui quella sera anche se per un attimo l’aveva vista titubante alla sua richiesta.
    Voleva fare le cose come si deve senza correre, proprio come era accaduto quando l’aveva conosciuta per la prima volta.
    Sorrise tra sé ricordando di come si fossero incontrati…



    -dannato affare staccati!-
    Una Kat appena ventenne stava sonoramente litigando con la pompa della benzina che non ne voleva sapere di staccarsi dal distributore. Quella mattina era in un fottutissimo ritardo per andare all’università e per di più ci si era messa anche la spia della benzina che l’avvertiva di sbrigarsi a riempire il serbatoio altrimenti sarebbe rimasta in mezzo alla strada.
    L’aria era calda già dalle prime ore della giornata quell’estate ed era stata costretta a raccogliere i capelli in una coda per evitare di farsi una sauna.
    Sbuffò scocciata e innervosita fissando l’oggetto della sua ira –senti- iniziò puntando l’indice verso la pompa –o collabori e ti stacchi, o sarò costretta a prenderti a calci- concluse con aria di sfida.

    -serve aiuto?-

    Una voce calda e morbida a lei sconosciuta le giunse all’orecchio.
    Stava già per inveire contro lo sconosciuto che l’aveva interrotta nel suo incontro-scontro con un misero distributore di benzina quando, girandosi verso la sua destra, notò un’auto…una splendida auto sportiva ferma in coda proprio dietro la sua. Spostò lo sguardo lentamente verso il tizio che si trovava davanti a lei e quando ebbe messo bene a fuoco il volto del suddetto riconoscendolo, sussurrò un –oh Cristo- seguito dal silenzio più totale.
    Sapeva chi era, tutti sapevano chi era!
    Il famosissimo Tom Kaulitz, chitarrista dei Tokio Hotel, band del momento pluripremiata e bla bla bla era davanti a lei e le sorrideva sornione dietro un paio di lenti scure attendendo che rispondesse alla sua domanda!
    Che diamine ci fa Tom Kaulitz ad un distributore di benzina? Si chiese mentalmente.
    Probabilmente quello che stai cercando di fare tu…le suggerì il suo inconscio.
    Forse era rimasta imbambolata per troppo tempo persa nei meandri dei suoi discorsi senza né capo né coda perché sempre il suddetto Tom Kaulitz le sventolò una mano davanti al viso per farla risvegliare.
    -ehi, ci sei?- le chiese abbassandosi un po’ per guardarla bene in viso.
    -uh?...ah sì sì, ci sono- rispose uscendo dallo stato di catalessi in cui era caduta.
    -serve una mano?- ripeté lui
    no! Stava per rispondere Kat ma, dal momento che era in un supermegaritardo, e quel coso sembrava proprio non voler collaborare, sbuffò affranta annuendo
    -sì…questo maledetto aggeggio non ne vuole sapere di staccarsi- ammise mogia
    -posso provare?- le chiese il moro indicando la pompa.
    Kat annuì di nuovo.
    Tom si avvicinò e sollevò di poco la pistola che emise uno scatto e si allontanò finalmente libera dal distributore. Aggirò la macchina piazzandosi davanti allo sportellino del serbatoio già aperto.
    Il display di fronte alla ragazza si animò e iniziò a segnare velocemente i litri che piano piano stava erogando.
    La mora nel frattempo era in un terribile imbarazzo perché sentiva che il ragazzo la osservava mentre si guardava intorno vaga come se trovasse interessante quella stazione di servizio.
    Che si guarda? Mai visto una ragazza?
    Al che si dovette trattenere dallo sbottare a ridere; aveva letto da qualche parte che di ragazze ne aveva viste, e pure tante, tanto che in Germania si era guadagnato il nobile titolo di SexGott.
    Lo scatto della pompa la fece voltare verso Tom che già aveva sfilato la pistola e stava tornando indietro per riporla al suo posto.
    -ecco fatto- disse infine sorridendole gentilmente.
    Probabilmente Kat arrossì perché improvvisamente avvertì del calore in eccesso sulle guance.
    -gra-grazie- sussurrò guardandosi le All Star imbarazzata.
    -di niente- le rispose lui continuando ad osservarla. Certo che era proprio strana quella tipa.
    Guardando il grande orologio attaccato ad una colonna della struttura, Kat si rese conto che il tempo continuava a scorrere e che se non si fosse sbrigata la lezione sarebbe iniziata e lei sarebbe rimasta fregata per la seconda volta quel mese.
    -ora..ora io devo andare…altrimenti inizia la lezione- gli disse camminando come un gambero fino alla portiera del guidatore –grazie dell’aiuto- concluse allargando le labbra in un sorriso.
    -ci si vede- le disse Tom di risposta facendo un gesto di saluto con la mano.
    Certo, come no! Esclamò la mora nella sua mente facendosi una bella risata.
    Così, prima che potesse fare altre figuracce, si infilò nella macchina, mise la cintura e partì di corsa.



    Fece un ultimo tiro e poi gettò via il mozzicone della sigaretta.
    Osservò per un ultima volta il cielo ormai quasi del tutto buio e quando riabbassò lo sguardo per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
    Delle gambe snelle e abbronzate erano in bella mostra sotto un corto vestitino di un azzurro intenso che fasciava un corpo niente male con tutte le curve ben proporzionate e al posto giusto.
    Kat non era propriamente un esempio di classico fisico femminile teutonico, più che altro era un mix tra un fisico mediterraneo e la carnagione e i lineamenti tipicamente nordici.
    Quella sera era splendida e decisamente sexy tanto che Tom dovette deglutire più di una volta prima di poter aprire bocca per parlare.
    -wow...- disse avvicinandosi alla ragazza che si grattava leggermente il collo come faceva sempre quando era nervosa -sei...mio Dio, sei bellissima- pronunciò infine il moro continuando ad osservarla facendola sciogliere in un sorrisino. Si sentiva decisamente apprezzata.
    -non esagerare adesso, mi metti in imbarazzo- gli disse colpendolo con un leggero schiaffo sul petto
    -non sto scherzando piccola, sei veramente bella- ripeté.
    Non la ricordava più in quelle vesti da sera e doveva ammettere che il ricordo che aveva di lei in quelle poche volte che erano usciti insieme o avevano partecipato insieme a qualche evento, non le rendeva assolutamente giustizia.
    -andiamo ora?- gli chiese inclinando leggermente il capo da un lato.
    -certo, ma dobbiamo decidere dove andare- l'avvertì.

    Scelsero un locale carino molto frequentato ma tranquillo e per fortuna fu riservata loro una zona appartata; nessuno riconobbe Tom o comunque nessuno arrivò a disturbarli e per tutta la durata della cena alternarono brevi chiacchierate a lunghi, imbarazzanti ed inopportuni momenti di silenzio.
    Quando rincasarono era abbastanza presto soprattutto per i canoni soliti di Tom e, una volta arrivati, anche se nessuno dei due aveva realmente sonno, si augurarono la buonanotte e ognuno si rifugiò nella propria stanza.

    ***

    Nel bel mezzo della notte Kat si svegliò di colpo a causa di alcuni rumori che provenivano dal piano di sotto. Pensando che fosse Tom con la sua solita grazia da elefante e che avesse fatto cadere a terra qualche bicchiere, si alzò per raggiungerlo e andare a controllare cosa avesse combinato; ma quando fece per scendere le scale lo sentì russare lievemente nella sua stanza. Fece due più due e si agitò comprendendo che in casa ci fosse qualcun altro oltre loro.
    Corse nella camera del ragazzo scuotendolo quasi con violenza per farlo svegliare.
    -Tom, Tom svegliati!- gli disse sottovoce
    -che succede?- chiese lui mezzo addormentato mentre ancora cercava di capire dove fosse
    -ho sentito dei rumori di sotto, vai a controllare ti prego!- sussurrò con un’espressione di puro terrore dipinta in viso.
    -che rumori?-
    -non lo so ma per amor del cielo và a vedere!- continuò lei facendosi prendere dal panico mentre continuava a strattonarlo.
    -okay vado- le disse alzandosi dal letto leggermente barcollante e ancora intontito.
    Scesero in punta di piedi le scale fino al piano inferiore e Tom le fece segno di fare silenzio mentre prendeva un ombrello dall’ingresso. Proseguirono fino alla cucina da dove provenivano i rumori e quando Tom accese la luce pronto per colpire chiunque fosse stato nella stanza, per poco non si buttò per terra a ridere.
    Il famigerato ladro che stava tentando la rapina del secolo altri non era che un piccolo gattino con tanto di campanellino al collo probabilmente entrato dalla finestra del davanzale lasciata aperta.
    -non c’è niente da ridere!- disse Kat accigliata rivolta a Tom che continuava a ridere tenendosi la pancia.
    -ed io che pensavo ci fosse un ladro con tanto di coltello pronto ad ucciderci- continuò lui asciugandosi le lacrime dovute alle troppe risate.
    -mi ha spaventata da morire! Pensa se al suo posto ci fosse stato davvero un ladro!- gli disse lei spingendo delicatamente il gattino miagolante fuori dalla finestra, attenta a non farlo capitolare giù tra le piante.
    –nessuno ti ha detto che non si entra nelle case altrui micino? torna dalla tua mamma ora…e stai più attento la prossima volta- lo sgridò prima di vederlo girarsi e andare via.
    Sorpassò Tom che cercava ancora di riprendersi ignorandolo bellamente e tornò al piano di sopra "mormorando" un –che stronzo- facilmente udibile anche dai vicini, tanto che sentì le risate aumentare di nuovo e seguirla per le scale. Proseguì diritta fino alla sua camera sperando di sfuggire alle sue prese in giro ma Tom con uno scatto la bloccò contro la parete puntando le mani all’altezza della sua testa prima che potesse aprire la porta.
    -scusa piccola, non volevo prenderti in giro- le disse con un sorrisetto malizioso stampato sulle labbra.
    -sei proprio un deficiente- gli rispose lei cercando inutilmente di spingerlo via. Ma Tom che era molto più forte di lei, la teneva ancorata alla parete con il suo corpo e non le facilitava per niente le cose.
    -dai stavo solo sdrammatizzando il momento- le disse prendendole il mento fra il pollice e l’indice facendole alzare lo sguardo verso il suo.
    Kat dal canto suo poco riuscì a fare visto che la vicinanza di Tom la stordiva un tantino e il suo cervello sembrava avesse deciso di prendersi una vacanza momentanea.
    Fece l’errore di incontrare i suoi occhi e ne rimase incantata come la prima volta che le si era avvicinato. Incredibile come ancora riuscisse a farla agitare solo con due mielose iridi castane.
    Mentre ancora era immobile davanti al ragazzo e l’unica cosa che riusciva ad avvertire era il suo respiro leggero sul viso, si sentì sollevare improvvisamente da terra e in un gesto automatico allacciò le gambe attorno ai fianchi di Tom che la portò nella sua stanza poggiandola delicatamente sul letto disfatto.
    Spostò lo sguardo dagli occhi di Kat alle sue labbra osservandole come fosse la prima volta che le vedeva così vicine, per poi rituffarsi di nuovo nelle sue iridi smeraldo nelle quali vide una grande confusione.
    Confusione…sì era proprio la definizione giusta per descrivere i pensieri di Kat. Stava combattendo una dura e silenziosa lotta con la sua mente per decidere se darsela a gambe o rimanere tra le braccia del ragazzo; ma non ci fu bisogno di grandi ripensamenti alla fine perché Tom mise a tacere entrambe poggiando delicatamente le labbra sulle sue.
    Da quanto tempo non avvertiva quelle labbra morbide sfiorarla leggere prima, per premere poi con passione sulle sue? Da quanto non sentiva le mani ruvide del moro accarezzarle le gambe salendo fino a sfiorarle i fianchi?
    Troppo.
    E benché avesse cercato di dimenticare quei brividi, le era bastato mezzo minuto per capitolare di nuovo.
    Sospirò di piacere e Tom sfruttò quel momento per approfondire il contatto accarezzandole il palato con la lingua, e sorrise quando la sentì rispondere.
    Aveva aspettato quel momento da mesi e percepire di nuovo la pelle di Kat scorrere morbida sotto le sue dita fu una sensazione indescrivibile. Le loro lingue lottavano abilmente sfiorandosi per poi riallontanarsi mentre ogni tanto Kat gli mordeva leggera il labbro inferiore.
    Questo è il paradiso pensò nella sua mente Tom, ma proprio nel momento in cui si lasciava andare del tutto, la mora si staccò improvvisamente poggiandogli le mani sul petto per allontanarlo...
    -no- sussurrò con le labbra gonfie e il respiro corto
    -che ti prende ora?- le chiese lui, un’espressione sul viso mista a sorpresa e smarrimento.
    -non dovevo...io,non posso…- sussurrò di nuovo scivolando via dalla sua presa
    -perché? Stava andando tutto così bene- le chiese frustrato
    -buonanotte Tom- disse semplicemente sparendo oltre la porta.
    Rimase parecchio tempo a fissare nel buio la lastra di legno socchiusa davanti a sé chiedendosi perché fosse fuggita via in quel modo oltretutto dopo averlo baciato.
    Che ti passa per la testa Kat?





    Et volià! Anche il quinto capitolo è andato. Che ve ne pare? È soddisfacente abbastanza?
    Sinceramente non ho un’idea precisa di cosa ne penso a riguardo perché per certi versi mi soddisfa, per altri sento come se mancasse qualcosa, non so U.U.
    Comunque spero vi sia piaciuto e fatemi sapere che ne pensate. Ho bisogno dei vostri commenti perché se faccio schifo e nessuno mi dice niente come faccio a migliorare? U.U

    Baci, Valentina :)

     
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75 replies since 22/12/2010, 20:42   1147 views
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