The quiet Scream

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  1. sere96**
     
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    ma che ci provino solo a toccarli che chiamo big show della WWE che li stermina tutti... u.u posta presto!
     
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  2. ;conspiracy
     
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    ok lo sò.. non aggiorno da secoli ma tra i miei amatissimi libri ( torment e gli ultimi eroi <3) compiti in classe e interrogazioni varie ho avuto pochissimo tempo! quindi chiedo venia!! *-* comunque siamo quasi alla fine altri 3 capitolo+epilogo e abbiamo finito! intanto godetevi questo capitolo ^-^


    Capitolo 24

    Il giorno del ritorno dei ragazzi a lavoro fu pieno di allegria. Nell’aria aleggiavano ancora gli applausi e ovviamente non mancò una repentina azione di Gustav che, muovendosi tra le sue conoscenze, era riuscito ad ottenere un tavolo in uno dei locali più ‘in’ della citta.
    Il locale era posto a un paio di Km dagli studi televisivi, inglobato in un edificio probabilmente risalente agli anni ’50, con una grande insegna al neon rosso fuoco.
    All’entrata pronta ad accoglierci c’era una giovane donna in abiti succinti, il corpetto di pelle risplendeva in alcuni punti di rosso a causa del neon, e le sue labbra schioccarono visibilmente quando ci vide.
    «Oh signor Shäfer! Quale onore rivederla!» enunciò la donna che alzandosi in pieni aveva mostrato le gambe kilometriche fasciate fino al ginocchio da uno stivale intrecciato ed elaborato.
    «Evangeline! Come vedi io mantengo sempre la parola data!»
    Evangeline Sorride mostrando i denti bianchissimi, invitandoci ad entrare.
    «Prego vi mostro il vostro tavolo.»
    La donna si fece spazio tra la folla di gente mettendosi a capo della nostra combriccola.
    Nel locale c’era un forte odore, un misto tra alcool, fumo, vomito, profumo di donna; sembrava più un bordello dei racconti di Zoya che uno dei locali più famosi della città.
    «Eccoci.. per qualunque cosa ci siamo io e Genevre pronte per servirvi»
    Feci un cenno con la testa seguito a ruota dagli altri. Mi sedetti sul divanetto nero buttandomi con tutto il peso e gettando la testa all’indietro. I miei pensieri corsero subito a Zoya: avevo fatto bene a lasciare lei e Leah da sole? Perché ero dovuto andare in quel posto? Lei aveva bisogno della mia protezione, aveva bisogno di me, dovevo proteggerla: me lo tenevo sempre a mente. Ad un tratto sentii gli occhi farsi pesanti e chiudersi a soli.
    Quando riaprii gli occhi nel locale eravamo rimasti solo noi, e qualche coppia intenta a strusciarsi sulle ultime canzoni, erano quasi le 11.
    «Ragazzi?»
    Sentii alcuni mugolii e poi di fronte a me si stagliò una figura femminile.
    «Ma.. cos..»
    La donna si sedette sopra di me avvicinandosi al mio orecchio ridendo felina.
    «avete proprio fatto male a venire qui stanotte, proprio oggi dovevi stare lontano da lei..»
    Mi irrigidii, era mai possibile che quella donna sapesse di…
    «Zoya Maastricht»
    «Ma tu come??»
    «Ti basti solo sapere che adesso è tardi per correre in suo aiuto.»
    Alzai lievemente lo sguardo e per terra vidi Tom piegato in due, mi avvicinai chiedendogli come stava, le sue ultime parole furono.
    «Dobbiamo andare da Loro…»



    «Oddio ha scalciato!»
    Posai una mano sulla mia pancia sperando di risentire quella creaturina che stava crescendo dentro di me. Leah si avvicinò a me con gli occhi raggianti.
    «Davvero.. oddio fa sentire!!! Ei amore della zia.. dai tira un calcetto per me!»
    Ma niente, sembrava che il piccolo fosse tornato a dormire nel mio addome, ma un attimo dopo ci fu qualcosa che si mosse, ma era il mio stomaco che richiedeva qualcosa da mangiare.
    «Ehm.. non credo che questo sia il piccolo?!»
    «Eh no.. Non è che hai qualcosa da mettere sotto i denti??»
    «Certo aspetta un attimo quì» disse alzandosi dal divanetto dirigendosi in cucina e tornando con un pacco gigante di biscotti al cioccolato.
    «Waaa! Tu attenti alla mia golosità!! Ti adoro Leah»
    «Oh a proposito tra poco danno un film bellissimo sul 5.. dai prendo la coperta e ce lo vediamo!!»
    «Ok ti aspetto quì»
    Vidi Leah salire le scale, mentre dentro di me nasceva un sentimento strano. Il mio sesto senso mi diceva di stare attenta, perché qualcosa sarebbe avvenuto, qualcosa di molto brutto; ma non diedi molto peso al mio inconscio che cercava ininterrottamente di mandarmi dei segnali palesi di ciò che sarebbe avvenuto di li a pochi istanti. Non appena Leah scese dalle scale qualcuno bussò alla porta.
    «Ma chi sarà»
    Leah non fece in tempo ad aprire che 4 uomini vestiti di nero entrarono prendendoci di mira e brandendo le pistole in aria, alla coda del gruppo c’era .. Marcus.
    Si svolse tutto in pochissimi secondi, io venni scaraventata a terra da tre degli uomini, uno dei quali mi sferrò un calcio sul costato probabilmente incrinandomi una costola o due. Leah invece venne presa di mira dall’ultimo uomo e da mio fratello. Quelli che si stavano “occupando” di me mi presero i capelli tirandomi su, mi misi a piangere perché mi stavano facendo malissimo e perché, anche se non sentivo per quella cosa che mi stava nascendo dentro una sorta di affetto, pensavo che gli avrebbero potuto fare male e non me lo sarei perdonato. Mi misero davanti alla bocca e al naso un fazzoletto bagnato, e lentamente sentii una sensazione di sonnolenza.
    L’ultima cosa che vidi, prima di chiudere gli occhi, fu Leah distesa a terra e Marcus che si avvicinava a me con il calcio della pistola sporco di sangue.
    ---continue---

    *si prepara alla fucilazione*
     
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  3. (Amon)
     
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    O______________________O
     
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  4. dolce_
     
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    Nuova lettrice..o.O...posta presto!!
     
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  5. sere96**
     
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    che vogluia di prendere a ceffoni la gente cattiva!!!! u.u
     
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  6. ;conspiracy
     
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    finalemte stiamo per mettere la parola fine!
    questo è il penultimo capitolo! un baciooo

    Capitolo 25
    Un urlo squarciò il silenzio di quella notte, un urlo spaventoso carico di terrore.
    Occhi velati di pianto che annebbiava la vista di quei volti.
    Volti arcigni, scuri, volti fantasma.
    Un colpo, due, tre, un quarto spuntato dal nulla, un altro grido , un’altra volta udii il mio nome.
    Poi, il nulla…


    Avevo i polmoni congelati, ogni singolo respiro era un dolore; l’aria che facevo entrare era fredda come quella che usciva ma niente mi avrebbe mai fermato da quella corsa. Correvamo ormai con una speranza flebile di trovarle, se non insieme almeno, salve.
    Arrivammo davanti all’abitazione e trovammo il portano divelto e le luci ancora accese all’interno
    «Leah!»
    Disse Tom correndo verso la porta e io lo seguii senza dire nulla. Nella mia mente aveva già idea di cosa trovare.
    Entrai con passo lento nell’abitazione, cercando di tenere gli occhi bassi; ma non fu una bella idea.
    Stesa sul pavimento giaceva Leah, il volto rivolto verso il basso e una macchia di sangue da sotto la testa mi voltai in direzione di Tom che aveva già preso il cellulare in mano e stava chiamando la polizia e un’ambulanza.
    «Credi che…»
    Azzardai a dire, evitando lo sguardo di mio fratello che intanto si era accovacciato accanto alla ragazza svenuta sul pavimento.
    «Non lo so… ma è l’unica spiegazione e poi… Zoya è sparita»
    Qualcosa nel mio stomaco si mosse, avevo una voragine. Non volevo nemmeno pensare che lei potesse essere nelle mani di quell’uomo; ma nonostante questa opprimente sensazione ero determinato a cercarla e a strapparla da quella realtà.
    Solo la sera prima ci eravamo visti, nel suo rispondere ai miei baci e alle carezze sentivo la freddezza di un anima vuota, nei suoi occhi e nella sua mente non c’era spazio per l’amore ma solo per la sofferenza e il dolore.
    L’ambulanza arrivò con le sirene spiegate e seguita a ruota dalla polizia. Vedendo l’agente accanto a me non resistetti a raccontare tutta la storia, sperando che lui sarebbe riuscito a trovare lei e nostro figlio.


    Cercai di aprire gli occhi ma nonostante ciò non riuscivo a vedere nulla, probabilmente ero bendata. Cercai di muovermi ma non appena provai a spostare i polsi qualcosa mi graffiò, qualcosa che riconobbi come una vecchia corda. Respirai cercando di mantenere la calma che mi serviva per rimanere lucida, un forte odore di muffa e umido mi penetrò nel naso facendomi quasi venire un conato di vomito. Nello stringere le labbra sentii il sapore metallico del sangue, chissà come dovevo essere conciata, non seppi perché ma non pensai subito al feto che avevo in grembo, pensai prima a me stessa ( come facevo sempre ) poi un piccolo movimento mi fece ricordare che anche lui esisteva. Che razza di madre sarei stata? Che donna ero se non riuscivo ancora a capire di aspettare un bambino da ormai 6 mesi e mezzo?
    Nelle ore seguenti cercai di concentrarmi sul bambino, capendone i bisogni, fummo un solo corpo per la prima volta, riuscivo a capirlo e quindi evitai di agitarmi.
    Aspettammo ore o forse giorni in quella stanza fino a che non sentii la porta aprirsi con un cigolio e un rumore di passi. Alzai la testa e, anche se non vedevo, capii subito chi era l’uomo di fronte a me.
    «Ben tornata a casa piccola Z»
    L’odio che provavo nei suoi confronti esplose in un attimo e coordinandomi con la puzza del suo alito gli sputai in faccia.
    «Brutta Bastarda»
    Mi prese il mento spostandomi il volto ridente.
    Approfittando di un momento d’incertezza affondai i denti nella sua mano ossea e il sapore metallico del suo sangue mi entrò in bocca. Con uno strattone riuscì a scappare dalla mia morsa.
    «Vediamo quanto vorrai continuare così quando avrò finito con te bastarda»
    Mi strappò la benda dagli occhi e la tenue luce non illuminava molto solo qualche metro intorno alla sedia alla quale ero stata legata.
    La luce non era molto intensa ma mi diede comunque fastidio alla vista. Abbassai il volto sia per evitare la luce sia perché non avevo la minima intenzione di farmi vedere o di vedere il suo volto.
    Lui però non rimase nella stanza, dopo aver strappato la benda, senza proferire parola era uscito lasciandomi da sola con i miei soli sospiri a farmi compagnia.
    Non sapevo che ora fosse, forse era giorno o forse era notte, ma ad un tratto caddi dalla sedia in preda ad alcune convulsioni, spalancai gli occhi e vidi di fronte e me una siringa per terra e un paio di gambe che avanzavano dal buio. Mi aveva dato qualcosa e ora stavo malissimo. Lo odiavo, lo odiavo ancora di più, perché era tutta colpa sua, perché era stato lui a rendermi infelice, perché era stato per colpa sua che ora avrei dovuto partorire il figlio di un bastardo.
    «AAAAAAAAAAAAh!»
    Un’altra fitta un altro dolore, un calcio verso quella costola che mi era stata incrinata non so quanto tempo prima. Mi stava facendo soffrire lentamente, godendo come un pazzo ad ogni mio gemito e ad ogni mia lacrima.
    «Se devi farlo uccidimi, perché mi fai questo?! Eh!»
    «Oh perchè credi che io ti viglia uccidere, mi cara! Sei mia figlia dopo tutto voglio solo una cosa da te e lo sai.. »
    «NO non lo avrai mai! Non ti permetterò di rovinare la vita anche a lui! Ti sei già preso Marcus perché vuoi anche lui o lei !!»
    «Perché sono figli miei e i figli restano con i padri..»
    «Bastardo! Io non sono più tua figlia!! Io sono sempre stata la figlia di Erik e questo non lo puoi sopportare ti sei dovuto prendere lui con l’inganno! Saremmo dovuti fuggire quella notte! La mamma voleva portarci via e tu lo sapevi, non hai resistito a fargliela pagare dell’affronto che ti stava dando, e allora l’hai uccisa di fronte a me, sei un mostro, un uomo ignobile, non potrai mai essere il padre di mio figlio e nemmeno mio.»
    La sua risata mi sconvolse, che cosa aveva da ridere in un momento del genere, il mio odio si stava facendo sempre più acceso.
    «Vuoi sapere eh! Haha Marcus mi serviva e basta, è solo un piccola pedina nel mio gioco, è il mio unico erede maschio ma era così ingenuo da bambino che è bastato impiantare in lui il seme dell’odio per mutarlo in quello che è adesso, hai visto no con quale capacità ha ucciso la tua amica! Haha stupido ragazzo non se ne rende nemmeno conto. Lui si che merita molto, è il figlio perfetto»
    «Perfetto?! Lo hai cambiato radicalmente non è lui quello che tu ti ostini a portare dietro.»
    MI poggiò il piede sull’addome obbligandomi a guardare in altro.
    «Oh si invece è proprio mio figlio e di quella puttana di vostra madre che IO ho felicemente ucciso.. muahaha aaah.»
    Ci fu uno sparo e poi il nulla.
    -continue-
     
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  7. (Amon)
     
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    Dio mio.
    Dimmi che lo sparo è rivolto a lui.
    Posta l'ltimo i prego, devo sapere.ç__ç
     
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  8. sere96**
     
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    wow... non ho parole... chi ha sparato e a chi... il bimbo è di Bill... u.u non è di un maniaco... u.u è agghiacciante come hai descritto le scene... come sisuoldire... mi sono ca***a in braga talmente mi sembrava di essere io Zoya.... O.O
    posta presto!!!!!!
     
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  9. ;conspiracy
     
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    grazie ragazze ^^
    domani forse posto l'ultimo poi arriverà l'epilogo!
     
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  10. ;conspiracy
     
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    ecco il nostro ultimo capitolo.. domani epilogo


    Capitolo 26
    Non avevo in coraggio di aprire gli occhi ma quanto sentii una mano calda addosso mi feci coraggio.
    «Zoya.. amore mio»
    Bill.. il mio Bill
    «B-B..ll»
    «Shhh non dire nulla! Che bello rivederti»
    «Ma cosa è succes.. Marcus»
    Sulla porta c’era la figura di Marcus ancora con in mano la pistola fumante, ecco da dove era arrivato lo sparo, ecco perché il corpo di mio padre era caduto su di me.
    «Sorella..»
    Corse verso di me, buttando la pistola scarica per terra, venendo ad abbracciarmi.
    «mi dispiace, mi dispiace»
    Pianse sommessamente sulla mia spalla mentre io cercavo di reggermi in piedi.
    «Tranquillo non potevi sapere.. Ti voglio bene piccolo mio»
    «Anche io te ne voglio sorella»
    Uscimmo dallo scantinato e trovai un tappeto di poliziotti ad attendermi, mi raccontarono di come Bill aveva mobilitato la polizia a cercarmi e di come Marcus dopo l’omicidio di papà si era consegnato alle forze armate come pentito.
    La vita iniziava a prendere seguiti positivi e per suggellare il nostro ritrovamento ci recammo, dove io avevo “sepolto” alcune cose di mamma, poiché il suo corpo era andato perduto. Ci sedemmo e parlammo con quella piccola lapide, era come se lei fosse li con noi a tenerci le spalle per sorreggerci, Marcus avrebbe scontato 4 anni di carcere ma io gli avevo promesso che sarei tornata e che avrebbe conosciuto sua o suo nipote.
    Arrivata in ospedale cercarono di curare la mia costola che fortunatamente non era rotta, il bambino stava piuttosto bene e mi chiesero anche se volevo conoscerne il sesso, ma negai, preferivo la sorpresa.
    Tornammo a Berlino quella sera stessa e subito volli sapere di Leah, le parole di mio padre mi erano rimaste impresse a fuoco nella memoria.
    “hai visto no con quale capacità ha ucciso la tua amica!”
    Fortunatamente stava bene e Tom era rimasto sempre al suo fianco prendendosi cura di lei.


    Con il ritorno di Zoya organizzammo una festicciola tra di noi a casa mia, era il momento giusto per festeggiare, con il ritorno della mia amica e la mia guarigione.
    Bill e Tom arrivarono in perfetto orario sembrava di essere tornati indietro nel tempo all’inizio di questa avventura quando le nostre vite sembravano essere ancora normali e l’amore e l’odio combaciavano perfettamente.
    Ma adesso avevo una visione migliore del futuro, niente più problemi, niente più stupide oche bionde, niente di niente avrebbe intaccato la gioia di quel momento e di quelli futuri.
    Ma ad un tratto qualcosa accadde.
    «Ragazzi»
    La voce di Zoya era lievemente rotta come se stesse provando un dolore indescrivibile.
    «Credo che mi si siano rotte le acque..»
    Corremmo in ospedale con Zoy che gemeva sui sedili posteriori. Avevamo preso la macchina di Tom.
    «Tom cavolo accelera o vuoi che un bambino nasca nella tua fottutissima auto!»
    «Non parlare male della mia piccola! Qui c’è il limite non lo posso superare»
    «AAhg lascia fare a me! » presi un fazzoletto bianco e lo iniziai a sventolare fuori dal finestrino invitando gentilmente il mio ragazzo a imboccare la corsia d’emergenza.
    Arrivammo in Ospedale verso le 15.20 del pomeriggio e chiamammo subito un medico.
    «Zoya»
    «Dottor.. Dottor Nelson! »
    «Andiamo dai.. è il grande giorno»
    «Fatelo uscire vi pregoooooo»
    «Infermiera mi serve una dose per un’epidurale adesso! »
    «Si dottore»
    Portarono Zoya in una stanza e con lei non volle nessuno.
    Aspettammo minuti interminabili mente sentivamo le sue grida e i suoi gemini; poi finalmente ci chiamarono.
    -continue-
     
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  11. (Amon)
     
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    *_______________________*
     
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  12. ;conspiracy
     
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    e finalmente dopo due anni riesco a mettere la parola fine a questa storia, che ha visto passare tanti momenti:
    il mio primo ragazzo al quale ho fatto leggere la prima bozza, il dolore della mia solitudie da single incallita XD e tanti periodo scolastici difficili e duri che hano portato al compimento di questa storia nata da un sogno contorto fatto in una notte e aiutata dalla mia Danielle Steel ( autrice americana di romanzi tragici) portato avanti.
    vorrei ringraziare quelle poche ragazze che l'hanno almeno commentata ( spero che ce ne sia qualcun'altra che almeno una sbirciata l'abbiano data XP) (amon) e sere96**!
    ecco il prologo fatto in collaborazione con una mia amica spero vi piaccia perche la storia di Zoya la sua nova vita sta appena iniziando....


    THE QUIET SCREAM
    Epilogo finale



    Guardai il bambino che tenevo tra le braccia, la più bella tra le cicatrici della mia anima che ancora persistevano, come una perenne eredità di quel passato che non potevo dimenticare, ma anche il primo passo verso un nuovo futuro.
    Guardai quegli occhietti verdi che mi fissavano ardenti, le diedi un bacio sulla fronte ricoperta da qualche capello castano scuro. Alzai lo sguardo incrociandolo con quello di un uomo ormai cresciuto, quello che mi aveva fatto dimenticare il passato e credere nel futuro, l’uomo che amavo e che ero certa, avrei amato per sempre.
    Si avvicinò a me lentamente e si sedette sul bordo del letto sorridendo.
    «E’ bellissima»
    Disse raggiante, gliela porsi e notai come le sua braccia magre si adattassero perfettamente ad accogliere il suo corpicino.
    «Hai già scelto il nome?»
    Chiese senza mai togliere gli occhi da lei.
    «Avevo alcune idee ma non saprei avevo pensato di chiamarla come mia madre, Genevre, ma è una decisione che spetta anche a te.»
    Guardò me un secondo per tornare poi sulla piccola.
    «benvenuta al mondo Genevre Kaulitz»
    In quel momento ero sicura che mio futuro sarebbe stato radioso. Ci girammo verso la culla e rimanemmo a guardarla ammaliati, lei la nostra luce, il nostro futuro, nostra figlia…
    Mia Figlia.

    The End



    Vi aspetto con il mio prossimo lavoro
    Alien to love
    (presto suoi vostri schermi ^-^)

     
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  13. sere96**
     
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    waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!
    come sono felice che è morto l' essere malefico!!!!! =) per fortuna si è messo tutto al proprio posto!!!! sono felice che sia nata la bimba!!! =) spero posterai presto il tuo nuovo lavoro!!! =)
     
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72 replies since 23/12/2009, 16:32   722 views
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