The quiet Scream

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  1. {~marty94<3
     
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    Titolo: The Quiet Scream
    Autore: {~marty94<3
    Genere: Romantico/Triste
    Raiting: G/PG
    Avvisi: Angst/AU/ OC/ H/C/
    Note: salve a tutte, è da un pò che pensavo di postare la mia ultima fan fiction qui.
    E nata durante un periodo un pò triste della mia vita e ci sono parecchio affezzionata!
    Preciso che i Th non mi appartengono e che questo scritto non è a scopo di lucro e che persone luoghi o avvenimenti sono solo frutto della mia immaginazione.

    Capitoli:
    1-9 (pag 1), 10-17(pag2), 18-19-20-21 (page 3) 22-23-24 (pag4) 25-26+epilogo (pag 5)

    Spero vi possa piacere ma posto solo il prologo!



    blend by me U.u
    ~ prologo
    Scappavo, senza una meta precisa, via dalla mia città, da lui e da tutto quello che sono e che ero diventata.
    Con qualcosa, di sconosciuto, che lentamente diventava una parte di me.


    Se piace posto il primo!
    p.s Ho già pronti i primi 15 cap quindi sarò piuttosto veloce! ^-^

    Edited by ;conspiracy - 2/2/2011, 19:18
     
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  2. *...AmAmI 4eVeR...*
     
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    Ciao...sono curiosa di leggere il primo ccapitolo...quindi postaaaa...xD...comunque piacere lucy...^^!!!
     
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  3. {~marty94<3
     
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    grazie lucy, io sono marta!
    posto il primo anche se c'è solo il tuo commento!

    ~1° capitolo



    «Nome e cognome signorina.»
    Un nome, avevo un nome? Sì, un nome legato al passato ma unico lasciapassare per una vita nuova: libera.
    «Zoya Maastricht» consegnai il passaporto all’uomo di fronte a me. Alzai lo sguardo per la prima volta da quando ero lì. L’aeroporto brulicava di gente, persone comuni con i loro problemi le loro abitudini, famiglie, lavori, figli.
    Piccole formiche in un mondo grande, tante piccole marionette in mano al destino. Una bambina mi sfiorò il fianco involontariamente, la mano paffutella aggrappata alla madre, gli occhi piccoli e vispi di chi ha ancora tutta una vita d’avanti. Sorrisi beffarda davanti a tanta pura innocenza ma in fondo sapevo di voler la sua stessa vita.
    «Buona permanenza a Berlino signorina Maastricht »
    Presi i miei documenti senza aggiungere parola, prendendo il mio piccolo bagaglio.
    Calai il cappuccio sugli occhi, continuando a camminare incurante delle persone che mi andavano addosso.
    Appena varcata l’uscita una forte ventata di freddo mi colpì in pieno volto, il sole splendeva in mezzo alle nuvole. Dicembre era sempre lo stesso: neve, sole e pioggia.
    La cercai su quel marciapiede coperto di neve. Non la trovai.
    Cominciai a fissare la neve sotto i miei piedi, a fissare la luce che batteva sul manto bianco, incantata.
    «Zoya!!!»
    Una voce: la sua voce. Mi alzai di scatto incrociando il mio sguardo con il suo. Leah, la mia Leah. La mia unica ragione di vita. Non era affatto cambiata. Il viso lungo e elegante, i lunghi capelli biondi gli occhi grandi e azzurri. Lei l’unica che mi poteva capire.
    «Oh Leah!!» l’abbraccia forte. Il suo profumo mi pervase, dolce e leggero come lei.
    «Zoya che bello rivederti! Quando ho visto il tuo messaggio.. non riuscivo a crederci!! Mi sei mancata tanto!»
    «Anche tu amore mio! »
    Ci staccammo e sulle sue guance una piccola lacrima solitaria.
    «Andiamo forza andiamo ti mostro casa mia!»
    Chissà perché quella parola non provocò in me alcuna reazione, scintilla. La mia casa l’avevo lasciata a Praga, per sempre.

    Il tragitto in macchina fu tranquillo, e veloce.
    «Eccoci arrivati!»
    Mi voltai e rimasi stupita era una villa a due piani tutta bianca era fantastica.
    Entrammo insieme dal portone, e l’intermo mi fece restare a bocca aperta! Era tutto bianco dalle pareti al camino che padroneggiava il salotto.
    «Ti piace?»
    «è fantastica!!»
    Salimmo al piano superiore, e ci fermammo davanti ad una porta di legno chiaro.
    «Ecco la tua stanza»una stanza? Ma cosa…
    «No Sam io…»
    «NO niente “io…” è tua non ti preoccupare! Ti lascio sola! Ci chiamo dopo per la cena.»
    Detto questo scese dalle scale dove prima eravamo salite; lasciandomi sola davanti a quella porta.
    Respirai a fondo ed entrai all’interno.
    Nella camera regnava un forte odore di pino proveniente dall’unica finestra che illuminava l’abitacolo. Un enorme specchio appoggiato alla parete un armadio, una cassettiera e un letto singolo in mezzo alla stanza.
    Posai lo zaino sul letto avvicinandomi allo specchio.
    Mi guardai:
    I lunghi capelli rossicci erano scompigliati in una matassa riccia, gli occhi verdi e scuri e la pelle diafana; sarei potuta essere perfetta se non fosse stato per i lividi e le cicatrici che mi segnavano il corpo.

    Mi tolsi la maglietta lasciando che il freddo che entrava dalla finestra, mi accapponasse la pelle.
    Mi girai di fianco, accarezzandomi la pelle marchiata da punizioni atroci, guardai la cicatrice che correva sul mio avambraccio, e sul fianco un enorme livido violaceo si estendeva per la grandezza di un'arancia. Lo sfiorai, faceva ancora male, nonostante fossero passate solo 2 settimane. Mi spostai sul mio addome dove volava una piccola farfalla tatuata, la sfiorai sognando di volare con lei; libera. Respirai affondo respirando l’aria fresca. Una folata di vento più forte mi colpì, facendomi voltare verso la finestra: un uomo mi stava guardando dalla finestra di fronte.

    °to be continued°
     
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  4. *...AmAmI 4eVeR...*
     
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    Piacere marta...comunque sono sempre più curiosa...posta presto il prossimo capitolo...^^...Buon Natale...
    Bacioniiii
     
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  5. {~marty94<3
     
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    ecco posto gli altri 2 caoitoli spero piacciano!! ^_^

    ~2° capitolo
    Scrivevo oramai da due ore a quella maledetta macchina da scrivere, a modificare piccole parti di quella scenografia.
    Digitai l’ultimo punto e corsi al piano di sotto.
    Odiavo la frenesia del lunedì mattina è tutto così assurdo: persone che corrono, gente che urla in un caos pari al traffico durante l’ora di punta.
    Correvo facendo lo slalom tra la bolgia di gente nei corridoi. Feci per arrivare quando una voce familiare mi chiamò.
    «Signor Kaulitz ci sono delle lettere per lei e suo….» mi fermai a guardare la ragazza di fronte a me, la mia segretaria.
    «Non ora Candida..sono in ritardo!!!» e feci per scappare quando lei commentò sarcastica.
    «Come sempre signore!»
    Le sorrisi e corsi di nuovo allo studio.
    Nelle mie converse nere sentivo i piedi gridare di smettere di correre, ma io continuavo: ma perché ero sempre in ritardo !?
    Arrivai di fronte allo studio 18 aprendo la porta. L’atmosfera all’interno dello studio era piuttosto tesa. C’era un forte odore di caffè *brutta cosa* quel girono ero nei casini fino al collo.
    Respirai a fondo consegnando il copione ai ragazzi. Sentii un picchiettio alle mie spalle. Mi voltai. Mio fratello Tom era davanti a me.
    «Alla buon ora fratellino ce l’hai fatta a finire questo copione»
    Lo consegnai anche a lui. Dopo due anni che lavoravamo insieme era sempre un’emozione nuova vederlo recitare!
    «allora signorine vogliamo cominciare!!!»
    Leah era sempre irascibile quando cambiavo le sue battute ma dopotutto ero un tipetto creativo io.
    (^-*)
    Cominciarono le prove prima delle riprese: era esasperante!
    Ad un tratto a venti minuti prima dell’inizio delle riprese entrarono i cameraman e il regista.
    Li osservai mentre lentamente si avvicinavano.
    Gustav Schäfer (il regista) è una delle persone più affettuose, simpatiche e amichevoli che avessi mai incontrato! Siamo diventati subito amici. La stessa cosa era accaduta con uno dei cameraman Georg Listing, bhe principalmente si era trovato d’accordo con mio fratello si divertivano a punzecchiarsi a vicenda! Mi avvicinai a loro salutandoli.
    «Salve ragazzi!!»
    «Ei amico!! Come và?» disse Georg mentre sistemava la sua roba.
    «tutto bene grazie…allora capo si può iniziare!»
    «Perfetto allora tutti ai propri, ai posti si comincia!!»
    Un via del regista e cominciammo a registrare.
    Eravamo diventati famosi grazie a quella serie “Leben miteinander”. Avevamo un cast davvero ottimo. Avevamo cercato solo attori giovani, alle prime armi. E così erano cominciate la mia carriera e quella di Tom. Eravamo giunti al provino un anno e mezzo fa, i produttori rimasero subito colpiti da mio fratello: aveva quel fascino che incantava le donne, quell’aria malinconica ma profonda, che, a detta loro, era uno sguardo che scioglieva i ghiacci. Ma quello che vedevo era solo il mio gemello, un ragazzo biondo con i dread, che realizza il sogno di lavorare in televisione.
    Finimmo un’ora e mezza più tardi, stanchi e affamati ci dirigemmo verso la mensa degli studi.
    «Guarda che bontà!! Pancia mia fatti capanna!!»
    E così cominciò la solita routine: pranzo veloce e poi di corsa in sala di montaggio con Georg.
    Ci chiudemmo per due ore in quella stanza buia esaminando ogni inquadratura e aggiustando i particolari o le imperfezioni.
    Uscii da quella stanza verso le 3 del pomeriggio. Tom con la sua solita posa da boss mafioso mi aspettava davanti alla sua auto evidentemente impaziente.
    «Finalmente!! Sono ore che ti aspetto»
    Sbuffai entrando nella macchina. Sempre la stessa storia.
    «Tom sai come sono queste cose. Georg ha voluto cambiare delle sfumature nelle scene e inserire la colonna sonora….ah e ci sono delle lettere per te.»
    Tom strappò la busta tirando fuori la carta, lesse velocemente ma buttò via la carta verso il sedile posteriore.
    «Ma Cosa?!»
    «Niente. Un’ altra proposta televisiva, la solita storia»
    «Ma poteva essere una buona opportunità per te! Devi accettare.»
    «OH ma che rottura che sei! Non mi va Ok! Voglio restare qui!»
    Quando faceva così sembrava una bambina in preda ai capricci.
    «Fai come ti pare»
    Sentii qualcuno bussare ala finestrino ci voltammo. Leah era lì a braccia conserte ad aspettare una nostra risposta.
    «Ciao Leah!»
    Tentai in tutti i modi di essere cortese, ma lei rispose fredda.
    «Ragazzi vi decidete o no a spostare questo catorcio…»
    «Eih non dire questo della mia auto! Tranquilla amore mio non diceva sul serio ..sei bellissima!»Tom si mise ad abbracciare e sbaciucchiare il cruscotto della sua auto. Leah intanto linciava mio fratello con lo sguardo.
    «Va bene Leah ora andiamo! Tom parti maledizione»
    Mise in moto facendo partile il veicolo.
    «Ciao Leah ci vediamo mercoledì»
    «Ciao» rispose secca e impassibile dirigendosi verso la sua auto.
    Guardai Tom che ancora coccolava la sua auto; gli diedi un buffetto e partimmo verso casa nostra.
    Continuammo a discutere dei contratti che Lui aveva rifiutato, ma dato che parlare con lui era come parlare ad una ragazzina in preda ad una crisi, lasciai stare dopo 3 minuti di discussione.

    Arrivammo davanti a casa nostra. Nell’aria c’era qualcosa di strano, qualcosa che il mio sesto senso percepiva come la calma prima della tempesta.
    Entrai in casa, stanco e Affamato, mi diressi in cucina per mangiare qualcosa per poi rimettermi a lavorare.
    Feci per salire le scale quando sentii Tom che dal salotto alludeva a qualcosa.
    «Se continui a lavorare così tanto ti fotterai, quel poco di cervello cha hai! Oddio ho fatto la rima ma quanto sono bravo!!»^-^
    «Penso che quello te lo sei giocato da solo!»
    Salendo le scale mi fermai a guardarmi allo specchio, rilegandomi i capelli neri in una codina dietro la nuca.
    Entrai in camera mia, lasciando cadere la mia borsa da lavoro.
    Il forte odore di chiuso era peggio di un calzino di Tom sotto il naso. Mi diressi verso la finestra e la aprii facendo entrare il freddo, feci per girarmi quando notai nella finestra di fronte una ragazza, era bellissima si stava guardando allo specchio sfiorando qualcosa di impreciso sull’addome. Una folata di vento la fece voltare mi guardò allarmata per poi richiudere la finestra.



    ~3° capitolo
    «Zoya puoi scendere un attimo?»
    Avevo ancora le mani sulla maniglia della finestra. Quel’’uomo mi aveva guardata in un modo strano come fossi, non so, un miraggio, una visione o come un archeologo che trova il reperto che stava bramando a trovare da un’eternità.
    Ricominciai a respirare regolarmente rinfilandomi la maglia. Scesi le scale cercando di capire dove fosse Leah.
    La casa era enorme e ancora completamente nuova; erravo senza meta tra quei saloni come un arabo nel deserto. Per mia fortuna arrivò Leah e mi condusse in cucina.
    La cucina era spaziosa, in legno scuro. Sul tavolo si trovavano due tazze di cioccolato fumante.
    «Pensavo avessi freddo! I condizionatori non sono accesi …. e perciò…io…va bhe hai capito no?!»
    La guardai sorridendo; si, non era cambiata affatto, sempre pronta a darti un gesto d’affetto ma sapeva anche essere fredda e impassibile con chiunque.
    Mi sedetti sulla sedia di legno, presi in mano la tazza di coccio colorato e osservai il liquido caldo che fumava nell’aria, girai il piccolo cucchiaino per mescolare lo zucchero. Avvicinai la tazza alle labbra e lasciai che il liquido caldo mi riscaldasse da dentro. Leah si era seduta accanto a me, mi guardava sorridendo scoprendo i suoi denti bianchi. Posai la tazza, oramai vuota, sul tavolo.
    « Leah sai dirmi dov’è il bagno??»
    «E’ la porta accanto alla tua stanza…Zoy domani ti farò trovare una mappa sotto la porta così non ti perdi più ! anzi forse ti compro un Tom – Tom!!»
    Scoppiai a ridere come mai in vita mia, così tanto che mi dovetti reggere la tavolo per evitare di cadere per terra.
    Mi ricomposi risalendo le scale.
    Trovare il bagno non era poi così difficile, l’unica porta accanto alla mia camera era a sinistra. Aprii la porta entrando all’interno.
    Le mattonelle azzurre chiare sulle pareti davano un senso di pace e serenità. Aprii il getto d’acqua della vasca aspettando che la riempisse. Chiusi il rubinetto entrando nell’acqua calda, mi lasciai subito andare rilassando tutti i muscoli e piegando la testa all’indietro. Speravo che l’acqua potesse cancellare tutti gli avvenimenti accaduti un mese prima..ma non fu cosi. Il suo volto mi appariva ogni volta che chiudevo gli occhi e avevo la sensazione di averlo vicino, lui con quella sue mani bianche, ossute che erano strette al mio collo. Lo sfiorai sentendo ancora il segno degli anelli che portava, rabbrividii all’idea che fosse libero di fare questo a tante altre persone innocenti.
    Presi un respiro profondo e andai sott’acqua in apnea. Lì sotto spariva tutto, ogni preoccupazione usciva dalla mia mente, lì sotto mi sentivo libera da tutto e tutti.
    Senti i polmoni sobbalzare, non potevo rimanere lì ancora per molto; ma era tutto così libero e leggero che mi rilassai cominciando a bere acqua.
    «Zoya? MA CHE STAI FACENDO!!!»
    Non mi ero accorta di annegare, certo che strano annegare nella vasca da bagno.
    Sentivo tutto ovattato; suoni e sagome confuse.
    Sentivo delle mani sul mio petto che aiutavano il mio corpo ad espellere l’acqua che avevo bevuto. Aprii gli occhi trovandomi Leah, spaventatissima, sopra di me.
    «Oh meno male stai bene! Ma ti rendi conto che potevi anche morire….» Leah si coprì gli occhi con le mani cominciando a piangere.
    «Oh Leah mi..mi dispiace tanto non volevo..è che …mi sentivo così bene lì sotto.. »
    «Va bene…però non farlo più» si passò il dorso della mano sotto gli occhi portandosi via parte della matita nera.
    «Ok ora sembri un Panda!»
    Ci mettemmo a ridere.
    «Adesso fammi alzare…senti la cena è quasi pronta scendi?»
    Abbassai la testa.
    «Veramente non ho molto appetito, e volevo andare a dormire. Non ti dispiace vero?»
    «No ma che dici. Vai a dormire pigrona! Buona notte Zoya! Ich habe dich gern.»
    «Anche io te ne voglio! Notte.»
    E così mi diressi incamera mia, mi infilai sotto le coperte sperando di non sognare.

    La casa era buia, scesi in cucina dove splendeva l’unica luce della casa.
    Sul tavolo una cena per due; mi sedetti consumando il mio pasto: Sola. Come sempre.

    ° continua°
    come avete capito i tokio non lo sono nellla mia storia per motivi di trama! spero comunque che vi piaccia lo stesso ^_^
     
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  6. {~marty94<3
     
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    Anche se nessuno commenta io continuo a postare! ecco altri due capitoli! U.U


    ~4° capitolo
    Passai una notte serena, per la prima volta, senza sogni.
    Davanti alla porta della mia camera c’era un foglio di carta, lo aprii: la cartina della casa. Leah aveva detto sul serio.
    Scesi le scale lentamente seguendo l’odore di pancetta e toast affumicati.
    In cucina, Leah; stava armeggiando ai fornelli.
    «Buongiorno Zoy!»
    «-Giorno Ley »
    Mi sedetti; notando solo in quel momento le valigie poste accanto ad una delle gambe del tavolo.
    «Ma..di chi sono quella valigie?»
    «Vedi Zoy..io sto partendo per Francoforte….è una cosa improvvisa e devo andare subito..mi dispiace piccolina»
    Mi baciò sulla fronte e si diresse verso la porta di ingresso.
    «Tornerò domani sera! Ciao Zoy.. Ti voglio bene.»
    E così dicendo mi lasciò sola in quella casa, ormai piombata nel silenzio più assoluto.
    Guardai il mio piatto, lo scansai dalla mia vista; non avevo più fame. Salii le scale rifugiandomi nel bagno.
    Riempii l’acqua entrando dentro la vasca.
    Ma stavolta nemmeno l’acqua era riuscita a placare la mia mente. Uscii rassegnata cominciando a vagare per quella casa come uno spirito che non trovava pace.
    Andai nel salone accendendo il televisore e lo vidi. Lui quel’uomo che avevo visto dalla mia finestra il giorno prima.
    Era stranamente bello, nella sua fanciullezza, il volto leggero; dolce, gli occhi castano intenso accentuati da quel colore nero che li contornava.
    Aveva cominciato a parlare, anche la sua voce mi coinvolse, era bella. Ma perché tutta questa ammirazione per un uomo che non avevo mai visto?
    Nemmeno io sapevo darmi una spiegazione sapevo solo che ero corsa al piano di sopra; in camera mia.
    Le sue imposte erano chiuse.
    Mi sdraiai sul letto avvolgendomi tra le coperte.
    Non avevo mai sofferto per la partenza di qualcuno, ma Leah era l’unica che mi teneva ancora legata a questo mondo.
    La tristezza si impossessò del mio corpo; che automaticamente si diresse in bagno, l’acqua ormai era divenuta fredda, immersi comunque il mio corpo lì dentro.
    La mia pelle risentiva della temperatura dell’acqua. Mi immersi completamente stavolta senza prendere aria. Restai sotto pochi minuti quando mi apparve il Suo volto. Mi alzai riemergendo di scatto.
    Battevo i denti, e andai di corsa a vestirmi.

    La casa ora era ancora più silenziosa, il buio ora aveva inghiottito il sole portando la notte sul mondo.
    Ma oramai al buio ero abituata; era divenuta una parte di me, unica compagna di giochi e consolatrice, il vento mio unico interlocutore. io rinchiusa per anni in una prigione fatta di illusione e sofferenza.

    Cercai di tenermi occupata il più possibile, passando la notte insonne.

    Mi accorsi che era giorno solo dalla luce che era filtrata dalla finestra del soggiorno.
    Passai la giornata come la precedente arrancando per le stanze come un fantasma angosciato.
    Anche questo giorno orami stava per volgere al suo termine.
    Andai in camera mia piombando in un sonno agitato.



    ~5° capitolo
    ~ Buio; solo quello riuscivo a scorgere. Vagavo per quei vicoli così familiari ma così inquietanti., la città era come morta e solo il vento accompagnava il mio cammino.
    Entrai in un vicolo stretto e buio. Non so per quanto camminai ma alla fine riuscii a vedere una luce.
    Proveniva da una porta semi-aperta, posai la mano sul legno marcio entrando.

    Varcata la soglia tutto divenne nero, sentii una morsa sul collo e sulla mia pelle uno strano calore.
    Sentivo qualcosa bruciare, ah si era il mio corpo.
    Un paio di occhi mi stavano guardando, li riconobbi, ancora lui.
    «Zoya…» da un punto incalcolato si levavano lamenti sommessi. Provai a voltarmi ma qualcosa mi teneva ferma.
    «Zoya..aiutaci…» quei lamenti erano diventate delle suppliche, gridai forte per coprirle: Cosa c’entravano loro, le mie “sorelle” ah si, Lui sempre, lui che ci ammazzava dentro ma non sapendo il perché non riuscivo ad odiarlo.
    Chiusi gli occhi sperando di uscire.

    Quando li riaprii ero in mezzo ad altre ragazze, erano sotto di me e cercavano di scappare, non riuscivo più a capire nulla.
    Alzai lo sguardo e li vidi, una schiera di bambini che camminavano spediti e a testa bassa, una di quelle aveva i capelli rossi, ero Io. Io stappata dalla mia vita. Io 18 anni fa quando percorrevo quegli spazi senza nessuno accanto, senza una madre né un padre.

    La bambina si voltò verso di me e subito caddi nel passato.

    Quelle percosse subite per qualcosa di sbagliato. Quell’uomo che non sapevo come chiamare, l’unica donna a me vicina che scappava via in preda alle lacrime. ~

    «Zoya…Zoya..ZOYAAA!»
    Mi alzai di scatto andando a sbattere contro lo spigolo della mensola sopra il mio letto.
    «Ma porca Put****»
    Aprii gli occhi trovandomi Leah davanti.
    «Oh meno male! Zoy è da 20 minuti che sto provando a svegliarti»
    Leah?!
    «Ah che bello rivederti!»
    «Ma che fai piangi??»
    Annui felice, e promisi in quel momento a me stessa che avrei dimenticato il passato.

    Non capivo il perché, ma io e Leah avevamo passato tutta la mattina in cucina, preparando il pranzo, nemmeno dovessimo sfamare un esercito.
    « Leah ma perché stiamo cucinando tutta questa roba?»
    «Ho invitato i nostri vicini a casa per pranzo, dopotutto è ora di conoscerli!»
    I nostri vicini, ah quel ragazzo che mi aveva fissata com’è che si chiamava?...ah si Bill.
    Finalmente lo avrei visto da vicino.
    Arrivò la fatidica ora. 12.30.
    Il campanello suonò e mi ritrovai davanti quel volto angelico.

    Ad aprirci fu una ragazza, bellissima, aveva i capelli rossi e gli occhi verdi. Ma era lei!
    Sorrisi non vedevo l’ora di vederla.
    «Ragazzi accomodatevi!»
    La voce di Leah proveniva da dentro la casa.
    «Entrate» questa volta era stata la ragazza a parlare. Aveva una voce dolce se leggera.
    Ci sedemmo a tavola, cominciando a mangiare. Tom sembrava un maiale ingozzava tutto quello che aveva sotto gli occhi, Zoya lo guardò più volte ridendo.
    «Zoya tu da dove vieni?»
    «Da Praga»
    «Davvero una bella città»
    Si, ma non per me.
    Finito il pranzo Tom e Leah si erano messi discutere senza alcun ritegno, erano incorreggibili.
    «Ehm ti va di andare a parlare dillà?»
    «Si penso sia meglio.» sorrise di nuovo.

    «Argh !Tom sei davvero antipatico! Non ti sopporto più!!»
    «Ah parla Miss Simpatia! Guarda che noi siamo uguali!»
    «Si uguali, Uguali un Cazzo!!»
    Mi alzai e corsi verso ala mia camera.
    Non chiusi la porta sapevo che mi aveva seguita.
    «La smetti di fare la difficile!»
    «Ah io faccio la difficile. Ma sentilo!»
    Mi si era fatto più vicino.
    «Cosa vuoi da me!»
    Eravamo alla distanza di un soffio.
    «Questo!»
    Posò le labbra sulle mie; per un attimo rimasi spaventata ma cercai di ricompormi.
    «Smettila! Quando la smetterai di soddisfare i tuoi bisogni! Io Ti Odio!»
    «Bhe l’odio può sfociare in un’ardente passione!»
    «Ecco quando fai così ti odio di più!»
    «E’ inutile! Sai di non potermi sfuggire»
    Mi ricomposi guardandolo in faccia, caricai il colpo e gli diedi uno schiaffo in faccia uscendo da quella porta a testa alta.

    ° continua°

    spero in qualche commento... ciao a tutte U.U
     
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  7. .Amon.
     
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    Eccomiii, nuova lettrice.u.ù
    Mi piace davvero tanto come trama.
    Tom attore..*-*
    Spero posterai prestoooo!
     
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  8. {~marty94<3
     
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    eccoti altri capitoli! avendola glia postata su un altro forum ho 16 capitoli pronti!!

    eccone altri due!

    ~5° capitolo
    ~ Buio; solo quello riuscivo a scorgere. Vagavo per quei vicoli così familiari ma così inquietanti., la città era come morta e solo il vento accompagnava il mio cammino.
    Entrai in un vicolo stretto e buio. Non so per quanto camminai ma alla fine riuscii a vedere una luce.
    Proveniva da una porta semi-aperta, posai la mano sul legno marcio entrando.

    Varcata la soglia tutto divenne nero, sentii una morsa sul collo e sulla mia pelle uno strano calore.
    Sentivo qualcosa bruciare, ah si era il mio corpo.
    Un paio di occhi mi stavano guardando, li riconobbi, ancora lui.
    «Zoya…» da un punto incalcolato si levavano lamenti sommessi. Provai a voltarmi ma qualcosa mi teneva ferma.
    «Zoya..aiutaci…» quei lamenti erano diventate delle suppliche, gridai forte per coprirle: Cosa c’entravano loro, le mie “sorelle” ah si, Lui sempre, lui che ci ammazzava dentro ma non sapendo il perché non riuscivo ad odiarlo.
    Chiusi gli occhi sperando di uscire.

    Quando li riaprii ero in mezzo ad altre ragazze, erano sotto di me e cercavano di scappare, non riuscivo più a capire nulla.
    Alzai lo sguardo e li vidi, una schiera di bambini che camminavano spediti e a testa bassa, una di quelle aveva i capelli rossi, ero Io. Io stappata dalla mia vita. Io 18 anni fa quando percorrevo quegli spazi senza nessuno accanto, senza una madre né un padre.

    La bambina si voltò verso di me e subito caddi nel passato.

    Quelle percosse subite per qualcosa di sbagliato. Quell’uomo che non sapevo come chiamare, l’unica donna a me vicina che scappava via in preda alle lacrime. ~

    «Zoya…Zoya..ZOYAAA!»
    Mi alzai di scatto andando a sbattere contro lo spigolo della mensola sopra il mio letto.
    «Ma porca Put****»
    Aprii gli occhi trovandomi Leah davanti.
    «Oh meno male! Zoy è da 20 minuti che sto provando a svegliarti»
    Leah?!
    «Ah che bello rivederti!»
    «Ma che fai piangi??»
    Annui felice, e promisi in quel momento a me stessa che avrei dimenticato il passato.

    Non capivo il perché, ma io e Leah avevamo passato tutta la mattina in cucina, preparando il pranzo, nemmeno dovessimo sfamare un esercito.
    « Leah ma perché stiamo cucinando tutta questa roba?»
    «Ho invitato i nostri vicini a casa per pranzo, dopotutto è ora di conoscerli!»
    I nostri vicini, ah quel ragazzo che mi aveva fissata com’è che si chiamava?...ah si Bill.
    Finalmente lo avrei visto da vicino.
    Arrivò la fatidica ora. 12.30.
    Il campanello suonò e mi ritrovai davanti quel volto angelico.

    Ad aprirci fu una ragazza, bellissima, aveva i capelli rossi e gli occhi verdi. Ma era lei!
    Sorrisi non vedevo l’ora di vederla.
    «Ragazzi accomodatevi!»
    La voce di Leah proveniva da dentro la casa.
    «Entrate» questa volta era stata la ragazza a parlare. Aveva una voce dolce se leggera.
    Ci sedemmo a tavola, cominciando a mangiare. Tom sembrava un maiale ingozzava tutto quello che aveva sotto gli occhi, Zoya lo guardò più volte ridendo.
    «Zoya tu da dove vieni?»
    «Da Praga»
    «Davvero una bella città»
    Si, ma non per me.
    Finito il pranzo Tom e Leah si erano messi discutere senza alcun ritegno, erano incorreggibili.
    «Ehm ti va di andare a parlare dillà?»
    «Si penso sia meglio.» sorrise di nuovo.

    «Argh !Tom sei davvero antipatico! Non ti sopporto più!!»
    «Ah parla Miss Simpatia! Guarda che noi siamo uguali!»
    «Si uguali, Uguali un Cazzo!!»
    Mi alzai e corsi verso la mia camera.
    Non chiusi la porta sapevo che mi aveva seguita.
    «La smetti di fare la difficile!»
    «Ah io faccio la difficile. Ma sentilo!»
    Mi si era fatto più vicino.
    «Cosa vuoi da me!»
    Eravamo alla distanza di un soffio.
    «Questo!»
    Posò le labbra sulle mie; per un attimo rimasi spaventata ma cercai di ricompormi.
    «Smettila! Quando la smetterai di soddisfare i tuoi bisogni! Io Ti Odio!»
    «Bhe l’odio può sfociare in un’ardente passione!»
    «Ecco quando fai così ti odio di più!»
    «E’ inutile! Sai di non potermi sfuggire»
    Mi ricomposi guardandolo in faccia, caricai il colpo e gli diedi uno schiaffo in faccia uscendo da quella porta a testa alta.

    ~6° capitolo
    Stavo fissando quegli occhi verdi da quasi venti minuti. Eravamo rimasti così a contemplarci a vicenda. Era una cosa nuova per me: ho fama di quello che attacca a parlare e non la smette più, ma perché con lei non ci riuscivo.
    «Ehm…allora…cosa ti porta a Berlino?»
    *certo..ma sei un genio che sei! E bravo cojone..ottima domanda per iniziare un discorso!*
    «Volevo andarmene..dove..dove stavo io..si stava stretti..»
    «Oh problemi con la tua famiglia.»
    Il suo sguardo si indurì e mi fisso dritto negli occhi.
    «Non sono affari tuoi..»
    «Ok scusa non volevo perdonami..»
    «No…… non ti devi preoccupare……. sono un po’ irascibile……. non ho dormito per due giorni..»
    Il suo viso si tirò in un sorriso forzato, ma qualcosa cambiò.
    Ad un tratto cominciò a reggersi la testa come se potesse scoppiare, e cominciò a traballare; fino a che; guardandomi negli occhi sorridendo, cadde a terra inerte senza segni di coscienza.
    Ero spaesato e non sapevo cosa fare, cominciai a gridare aiuto.
    «Ragazzi aiuto! Zoya stà male ! venite chiamate un’ambulanza!! »
    Senti i passi di qualcuno che scendeva le scale, Leah arrivò in cucina.
    «Oddio! Ma che è successo!?»
    «Non lo so stavamo parlando e ad un tratto è svenuta»
    Prendemmo Zoya imbraccio e ci dirigemmo verso il salotto, dove Tom aveva fatto entrare i dottori.
    La caricarono di fretta sulla barella.
    «Su ragazzi salite in macchina!»
    Tom aveva preso la sua macchina dal garage in fretta e furia, e così ci dirigemmo verso il luogo dove la stavano portando.

    Cadevo...
    E più cadevo, più il dolore scompariva...
    Cadevo in un pozzo, un pozzo senza fondo, un pozzo che mi risucchiava sempre più...
    Cadevo, e non c’era nulla a fermarmi...
    Vedevo la luce, anzi la intravedevo e scompariva, sempre più velocemente, diventava più piccola, sempre di più, sempre più lontana...
    Cadevo, ma non riuscivo a fermarmi.
    Eppure lo volevo, volevo raggiungere quella luce, volevo sentire ancora, per l’ultima volta, il sapore e la dolcezza dell’aria.
    Volevo sentirla ancora dentro di me...
    Ma non solo nei polmoni, in tutto il corpo.
    Volevo ancora viverla, ma ormai non ci speravo tanto...
    Cadevo, anzi precipitavo, precipitavo nell’oscurità più immensa...
    Poi la luce, quel piccolo barlume di luce, scomparve, portando via con se anche la mia ultima briciola di speranza...
    Così, presa da quel tormento, non mi accorsi della calda lacrima solitaria che, scappata dai miei occhi chiusi, scendeva lungo la mia guancia rosea...
    Ad un tratto senti una voce e la luce riapparve, chissà forse era un angelo che mi veniva a riprendermi.
    «Signorina Maastricht? Signorina mi sente! Sono qui per aiutarla..non si preoccupi!.»
    Mi aggrappai a quella voce per tentare di uscire da quell’oscurità.

    Riuscii ad aprire gli occhi, la luce nella stanza era sommessa ma riuscivo ad identificare il volto dell’uomo che avevo davanti.
    Avevo un lungo camice bianco, capelli neri e lucidi che gli incorniciavano il volto, e occhi azzurro cielo.
    «Finalmente si è svegliata signorina!»
    Mi guardai intorno ignara di dove mi trovasi.
    «D-Dove sono?»
    «Devi stare tranquilla, sei in ospedale e io sono il dottor Nelson…ti sei sentita male e i tuoi amici ti hanno portato qui»
    «Si ho capito quello che è successo..»
    «Ma allora lei sa delle sue condizioni?» sembrava sbigottito.
    «Si le conosco»
    «Posso sapere quanti anni hai?»
    «18..19 tra due mesi..»
    Si prese la testa tra le mani, frustrato.
    «18 anni…non sono cose che dovrebbero accadere alla tua età…Hai dormito poco e mangiato poco in questi giorni?»
    «Si»
    «Bhe allora questo spiega il calo di pressione…e bhe…le tue condizioni insieme ad esso non sono una bella accoppiata.»
    «Dottore, posso andare a casa?»
    «Per stanotte vorrei tenerti qui..per alcuni controlli.»
    «Va bene»
    Il dottore si alzò e si diresse verso la porta.
    «Dottore?!»
    Si voltò.
    «Si.»
    «Non dica niente ai miei “amici” è una cosa solo mia..»
    Sorrise, e fece il simbolo di lealtà degli scout.
    «Tranquilla cara sono una tomba»
    Detto questo usci fuori, chiudendosi la porta alle spalle lasciandomi sola con il mio segreto.

    Zoya era rimasta senza sensi per 4 ore, 4 ore di agonia in quella sala d’attesa.
    Senza rendermene conto cercai conforto nella mano di Tom; calda. E stranamente mi piacque quel calore.
    Lui non si spostò e resto fermo e impassibile accanto a me.
    Bill intanto passeggiava avanti e dietro in preda al nervosismo.
    «Cazzo Bill smettila con questa gincana! Stò per vomitare!»
    Bill si sedette, e prese una sigaretta dal cappotto di pelle nera.
    Si avvicinò un’infermiera che lo riprese.
    «Signore non si fuma all’interno della struttura!»
    La spense e l’infermiera se ne andò con fare stizzito.
    Al suo posto arrivò un uomo con i capelli neri.
    «La signorina Maastricht si è appena svegliata! Sta già meglio, ma per stanotte resterà qui per accertamenti medici.»
    Tirai un sospiro di sollievo. Stava bene.
    Ringraziai il dottore e mi diressi verso l’uscita con i gemelli dietro di me.

    °continua!°
     
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  9. .Amon.
     
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    O.O
    No scusa, sono un po' confusa.XD
    Che ha?ò.ò
    Va beh, spero posterai presto che sono curiosaa!
    Comuqneu bellissimi capitoli^^
    Sei brava**
     
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  10. {~marty94<3
     
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    eh lo sò... lo si scoprirà in seguito hihihi!! grazie per i commenti Amon!! ^^
     
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  11. .Amon.
     
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    Figurati*-*
     
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  12. {~marty94<3
     
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    ecco altri due capitoli!


    ~7° capitolo
    Non riuscivo a riposare, il bianco di quella stanza mi opprimeva.
    Senti bussare alla porta.
    «Avanti..»
    Dalla porta entrò Bill e testa bassa, come se fossi lì per colpa sua.
    «Ah sei tu..Pensavo fosse il dottore..»
    «Sai mi spettavo questo tipo di accoglienza da te…Scusa»
    «Dai non fare il cretino.. non è colpa tua!»
    Sorrise e lo ricambiai
    «Ti và di restare stanotte? Non ho molto sonno e ho bisogno di compagnia…»
    «va bene..e poi non ho nulla da fare stanotte..»
    Prese una sedia e si sedette accanto al mio letto.
    «Leah come sta’?»
    «Bene… è a casa con Tom»
    «Speriamo non rompano nulla.»
    Ridemmo, la sua risata era cristallina; pura.
    Parlammo del più e del meno per tutta la notte, intanto nella mia testa tentavo di immaginare quello che stava accadendo a casa.

    La testa mi girava follemente, tenevo la bottiglia nella mano sinistra e con la destra mi reggevo la testa.
    «Oh merdaccia..»
    Provai ad alzarmi, non sopportavo l’alcool ma ogni tanto mi capitava di alzare il gomito, barcollavo e cominciai a reggermi a qualunque cosa.
    Posai la mano su qualcosa di morbido, tessuto, forse. Aprii gli occhi e attraverso quella patina che si era creata sulle mie palpebre riconobbi quel piccolo anello di metallo che pendeva sul lato del labbro di Tom.
    Senti le sue braccia stringermi forte a lui. Il mio volto fini nell’incavo tra il suo collo e la spalla; respirai profondamente il suo odore: caldo e inebriante.
    Sentii le sue labbra posarsi sul mio collo e mi strinsi inconsciamente a lui.
    Così il mio corpo si abbandonò ai sentimenti.

    La tenevo stretta tra le mie braccia, e le accarezzavo lentamente la schiena, e senti quel desiderio di averla di nuovo crescermi dentro.
    Le baciai piano il collo, dietro l’orecchio, la sentii contrarsi e stringersi ancora di più su di me, le sue mani si strinsero sulla mia felpa nera, l’abbraccia ancora più forte, il suo petto aderiva perfettamente con il mio, il suo cuore batteva forte, allo stesso ritmo del mio.
    La baciai, dolcemente, come non avevo mai fatto con nessun’altra tranne che con lei.
    Mi staccai da lei guardandola in faccia.
    «Ma sei ubriaca fradicia!»
    Lei non rispose e mi ribaciò con molta più intensità di prima e stavolta la mia mente non riuscì a restare lucida. La presi in braccia portandola al piano superiore, in camera sua.
    Nonostante la tenessi con entrambe le braccia, riuscii a aprire la porta della stanza con il gomito.
    La stanza era buia e la luna era l’unica fonte di luce.
    L’adagiai sulle lenzuola morbide sotto di me, continuando a fissarla.


    ~8° capitolo
    Aprii gli occhi.
    La luce, che era entrata e che ora dominava la mia camera, era troppo forte e mi fece richiudere le palpebre.
    Mi rigirai nel letto, ma urtai contro qualcosa.
    Riprovai ad aprire gli occhi, stavolta mettendomi controluce, e lo vidi.
    Riconobbi il suo volto.
    Ma, cosa ci faceva nel mio letto??
    «ahhhhhhhhhhh!!»
    Si alzò di scatto e mi guardò, con un piede ancora nel mondo dei sogni.
    «Ma che ti urli di prima mattina?»
    Mi alzai, portandomi dietro il lenzuolo per tentare di coprirmi.
    «Cosa mi hai fatto??»
    «Niente! Cosa avrei dovuto fare?»
    «Ti conosco troppo bene! Dimmi subito cosa mi hai fatto!!»
    Mi guardò accigliato, palesemente divertito.
    «Sei nuda?»
    «cosa ma che razza di domande mi fai??»
    «Rispondimi. Sei nuda?»
    «Si!»
    Rise.
    «Cos’hai da ridere?»
    «Guardati!»
    «Cosa?»
    «Togliti quel coso e guardati.»
    Scocciata mi voltai e mi tolsi appena il lenzuolo: ero vestita.
    «Allora!?»
    Chiese ancora più serio.
    «Sono vestita e allora? Cosa mi dice che tu non mi abbia fatto nulla?»
    «Credi che io sia così stronzo?»
    Feci finta di pensarci.
    «Ehm…Si!»
    «Bene.»
    Si alzò dal letto e si diresse verso la porta.
    «Allora non ho motivo per restare.»
    E così sbattendo la porta della camera e quella d’entrata, uscì.
    Appena fu tutto in silenzio mi avvicinai al letto.

    Salì in macchina, chiudendomi in quell’abitacolo caldo.
    Ma perche tutte a me dovevano capitare?!
    Perché lei mi odiava, non le avevo fatto niente o quasi.
    Mi abbandonai ai ricordi, di solito si dice che dimentichi ciò che ricordi: grandissima cazzata.
    Più pensavo a lei e più la sua immagine si stampava nella mia mente.
    Dovevo avere una facci da emerito ebete, perché mio fratello mi guardava stranito da fuori al finestrino.
    Abbassai il vetro.
    «Cosa c’è?»
    «Ma cosa stavi facendo? Non mi dire che ti sei ridotto alle seghe mentali?»
    «Idiota! Ho passato la notte da Leah..»
    «Cosa le hai fatto O.O?»
    Abbassai le sicure, permettendogli di entrare nella macchina, lui ancora sconvolto.
    Lo guardai.
    «Allora. Non le ho fatto nulla. Lei era ubriaca e mi è saltata addosso, mi ha baciato e l’ho portata nella…camera.»
    «Ecco lo sapevo! Ma perché fai così! Non posso continuare a cancellare personaggi su personaggi nella serie! Devi smetterla di andare a letto con le tue colleghe!!»
    «NON ABBIAMO FATTO NULLA! Appena si è posata sul letto si è addormentata e io con lei. Ma stamattina lei ha capito male.»
    «Tom è normale…lei TI.ODIA.»
    «Si lo so!»
    Mi appoggiai al finestrino sospirando.
    Sapevo che mi odiava e la cosa mi pesava troppo.
    «Secondo te verrà oggi alle riprese?»
    Mi voltai verso mio fratello, tenendomi la testa tra le mani.
    «Non lo so.»
    «Va bene la chiamo io più tardi.»

    Mi sedetti sul mio letto cominciando a testare le lenzuola.
    Niente. Assolutamente niente, di Lui nessuna traccia.
    L’unica cosa che vi restava era il suo odore marchiato a fuoco su tutto il corredo del letto.
    Mi sdraiai e mi voltai dove vi era sdraiato lui; respirai il suo profumo.
    Mi girò la testa: e in quell’attimo fuggente ricordai quello che era successo la notte prima:
    Era stato sincero. Tom per la prima volta mi aveva detto la verità.

    *continua*
     
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    .
  13. .Amon.
     
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    Piccolo lui.**
    Bellissimi questi due capitolii!
    Posta prestoo**
     
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  14. {~marty94<3
     
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    ok amon per tua gioia! dato che sei la mia unica lettrice posto un nuovo capitolo! sstò già lavorando ad altri e stò avanti ( calcola 17 capitoli XD) ecco a te!!

    ~9° capitolo
    «Leah?»
    «Si sono io!»
    «Ah menomale! Sono Bill»
    «Ah ciao! Perché questa chiamata?»
    «Bhe ho saputo quello che è successo stamattina..e volevo sapere se oggi saresti venuta alle registrazioni»
    «Tranquillo, sono in macchina sto arrivando!»
    «Ah menomale! Ah e Leah!»
    «Si?!»
    «Guarda che Tom è sincero.. non ha fatto nulla stanotte..lo conosco; era distrutto stamattina»
    Mi morsi il labbro, consapevole della verità delle sue parole.
    «Su lo so. Ci vediamo tra poco.»
    «Ciao.»
    «Ciao.»
    Chiusi la chiamata continuando a guidare nel traffico di Berlino.
    Indecisa chiamai l’ospedale, quel giorno Zoya sarebbe uscita.
    «Buongiorno Central Hospital di Berlino. Come posso aiutarla?»
    «Salve, vorrei parlare con la signoria Maastricht»
    «E’ un parente?»
    «Si..sono…la..cugina di secondo grado va bene come grado di parentela.»
    «Vedo quel che posso fare.»
    Aspettai, con quella stupidissima musica classica di sottofondo nel telefono, che mi passassero Zoy.
    «Leah!!»
    «Oh Zoy! Che bello sentirti! Passato bene la nottata! »
    «Benissimo! Sono stata tutto il tempo sveglia a parlare con Bill!»
    «Ah che bello! Sono felice che tu stia iniziando a socializzare»
    «Emh…tu come hai passato la notte?»
    «Guarda non parliamo! Stamattina mi sono risvegliata con Tom nel letto!»
    «Davvero? O.O»
    «Si ma il colpo è che non mi ha fatto nulla!»
    «Wow! Bhe da come mi hai raccontato di lui, non mi è sembrato poi così…casto hihih»
    «Esatto proprio per questo!! E ora mi toccherà chiedergli scusa..uffaa!!»
    «Dai Leah! Se dopotutto non ha fatto nulla vuol dire forse che a te ci tiene!»
    «non so.. Ah Zoy stasera a che ora esci? Ti passo a prendere?»
    «Veramente..»
    Disse titubante.
    «Ho capito! Ti riporta lui!»
    «Oddio Leah scusaaa!! Ma me lo ha chiesto con quel faccinooo!»
    «Si lo conosco troppo bene!»
    «Non sei arrabbiata!»
    «No ma che dici!»
    «Ah bene ci vediamo stasera!! Ti voglio bene!»
    «Anche io!»
    Chiusi la chiamata, ero arrivata, scesi dalla macchina e entrai nella sala.

    «Andiamo con l’ultima scena tra Leah e Tom! »
    «Pronti e …Azione»
    Al segnale di Gustav le luci si abbassarono e cominciammo a recitare.

    «Ma tu non capisci non posso farlo!!»
    «Lo so Sorellina! Ma devi farti forza!»
    L’abbraccia forte, come la sera prima, le baciai la testa. L’odore dei suoi capelli mi stordì.
    Presi fiato e feci la mia ultima battuta.
    «Io so tutto. So chi è il padre del bambino che porti in grembo »
    Gustav applaudì come tutto il resto del cast e dei tecnici.
    Ad un tratto spuntò fuori Georg con due bottiglie di spumante.
    «Pronti a festeggiare!»
    Lanciai un’ultima occhiata fugace a Leah prima di andare a festeggiare.

    Le festa continuò fino a tardi, controllai l’orologio; di nuovo; erano le 8.30 ù: dovevo andare.
    «Tomiiii!! Mi serve la macchina!»
    Mi guardò allarmato.
    «Ma sei matto! Non la sai usare!»
    «E daii! Devo andare a prendere Zoya!»
    «E io come torno a casa?»
    «Ti puoi far accompagnare da Leah!»
    «Cosa! Ma sei matto! Quella non aspetta altro che stare sola con me per mozzarmi la testa!»
    Risi solo all’idea di Leah contornata da fiamme, con un’ascia in mano e sguardo omicida.
    «Ma guarda che non è più incazzata ci ho parlato stamattina!»
    «Tu cosa hai fatto!!??»
    «E daiii!»
    Tirai fuori una della mie faccine migliori: non potevo non vincere.
    «Arghh e va bene prendi queste dannate chiavi! Ah e se ci trovo solo un graffio, hai i giorni contati!»
    «Tranquillo fratello!»
    Ad un tratto spuntò Gustav.
    «Te ne vai Bill?»
    «Si ho un impegno!»
    «Ok ah e non dimenticarti che domenica c’è la premiazione ai festival di Berlino! Sii puntuale stavolta!»
    «Sono mai arrivato tardi io!»
    «ma vai!»
    Risi e scappai verso l’ospedale.

    Rimasi solo con Leah, c’era un silenzio penetrante tra di noi, interrotto dalle sue parole.
    «Scusa..»
    Mi girai verso di lei, che intanto aveva abbassato la testa.
    «Cosa hai detto?»
    Mi guardo: seria.
    «Scusami ok! E non farmelo ripetere di nuovo»
    Risi.
    «Cosa ti è successo! Pensavo che volessi non so tagliarmi la testa con un’accetta da guerra!»
    «Veramente dopo che te ne sei andato sono andata a controllare il letto..»
    «Ah bene! Del tipo “fidiamoci ad occhi chiusi”»
    Mi guardò storto.
    «Ah Leah dovrei chiederti un favore.»
    «Non approfittare del fatto che oggi sono stranamente calma!»
    «E dai ho bisogno solo di un passaggio a casa!»
    «E invece sai che ti dico. Io ti lascio a piedi!»
    «Ma che stronza! E dai! Sii mia amica!»
    «Uhm..va bhe..non mi fido molto di questa situazione ma se è l’unico modo che ho per non sentirti più va bene.»
    Le sorrisi radioso, entrando in macchina con lei.

    Aspettai Zoya sulla porta principale dell’ospedale, impaziente.
    Dopo poco la vidi, stava ancora parlando con il dottore: lei sorrideva, lui l’ha abbracciata e salutata.
    Corse subito verso di me.
    «Bill!»
    Mi abbracciò. All’inizio rimasi spiazzato ma poi ricambiai.
    «Zoya. Allora pronta a tornare a casa?»
    «Si, dopo quella cosa che chiamano “cibo” voglio fare un pasto decente!»
    «haha si ti capisco!»
    «Signorina prego» dissi aprendole la portiera della macchina.
    «Sei proprio un pazzo haha!»
    Risi con lei.
    In macchina passammo tutto il tempo a ridere a scherzare.

    «Scendi Tom.»
    «Siamo già arrivati?»
    «Già!»
    Mi guardò fisso, con quello sguardo serio, deglutii a fatica.
    «Bhe allora buona notte.»
    «Leah lo so che sei ancora arrabbiata con me ma ti prego permettimi solo una cosa.»
    Posò una mano sulla mia guancia avvicinandosi al mio volto.
    Mi irrigidii di colpo.
    Si spostò dapprima sul collo accarezzandolo con la punta del naso, per poi risalire le guance fino ad arrivare alle labbra.
    Si staccò un po’ per guardarmi.
    «Non sai quanto vorrei andare oltre..ma sarebbe solo peggio per me»
    Fece per voltarsi e uscire ma lo bloccai.
    «Tom e se venissi per una birra da te come la vedresti?»
    Il suo volto si illuminò da un sorriso abbozzato.
    «Direi che mi hai reso felice.»

    «Eccoci qui Zoya! Però che strano è tutto buio.»
    «Leah è a casa tua!»
    «Cosa e come lo sai?»
    Mi mostrò il cellulare.
    «Ma ha mandato un messaggio!»
    «Speriamo tutto bene tra quei due.»
    « Bene io vado »
    «Aspettami.»
    Uscii fuori con lei.
    Faceva freddino e l’aria era umida e il vento si era fermato insieme al tempo.
    La guardai.
    Posai, per un secondo, le mie labbra sulle sue; e quando mi resi conto di ciò che avevo fatto mi staccai e scappai verso casa mia.
    Come un bambino dell’asilo alle prese con sua prima cotta.


    hihhihi continua!! ^^
     
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  15. .Amon.
     
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    Jauhh.ò.ò
    Che bellooo.
    Posta presto ti pregooo!xDD
     
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72 replies since 23/12/2009, 16:32   722 views
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