The quiet Scream

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  1. {~marty94<3
     
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    scusa il ritardo Amon ma sn stata carica di compiti e stess vari *.* eccone altri due!!

    ~10° capitolo
    La porta di casa venne sbattuta di colpo, il boato si sentì fino in camera mia dove lentamente mi stavo assopendo.
    Mi alzai, e scesi le scale della casa, Leah era in piedi davanti alla porta con lo sguardo basso e i pugni serrati sui fianchi.
    Mi precipitai di corsa di sotto saltando i gradini due a due.
    «Leah che cosa è succede?»
    Alzò lo sguardo, arrossato per via di quale pianto. Corse sul divano e cominciò a gridare.
    «Io lo odio! LO.ODIOO!»
    «Leah calmati! Che cosa è successo?»
    «Lo odio, lo odio e basta! È solo un ragazzino, ma perché doveva capitare a me!»
    «Io continuo a non capire.»
    Mi grattai la nuca, confusa. Perché Leah era tanto arrabbiata? Forse era successo qualcosa con Tom?!
    Leah si era messa a piangere, e rimasi perplessa: in tanti anni che la conoscevo l’avevo vista piangere raramente, anzi solo due volte: al funerale dei genitori e quando ci siamo separate.
    Non capivo il dolore che provava, non mi ero mai trovava legata ad un “uomo” così tanto da piangervi, ancora non comprendevo le contorte e complicate vicende che avevano offuscato i loro rapporti.
    «Ma mi spieghi quello che è successo?»
    «Niente è proprio questo quello che è successo…lui è il tipo che prima fa la vittima e poi pretende cose che non stanno né in cielo né in terra!»
    «Continuo a non comprendere?»
    «Ah già tu non sai tutta la storia..comunque il fatto è che io lo odio e non lo voglio più rivedere»
    In quel momento il mio cellulare squillò nella tasca del mio jeans scolorito.
    “è difficile dirlo ma…verresti agli academy di Berlino con me? Bill”
    Sorrisi, era così strano, in un lampo ricordai quel bacio sfuggente che mi aveva lasciato prima di fuggire, un bacio leggero e quasi impercettibile, e ora mi ritrovavo con un appuntamento.
    «Zoy che succede?»
    «Ehm..bhe nemmeno tu sai tutta la storia, ecco Bill prima di andare a casa sua bhe ecco mi ha…»
    «Ti ha…»
    «..”Mi ha cosa” Leah, mi ha Baciata… certo è stato praticamente un secondo ma era comunque un bacio, giusto?»
    Leah era rimasta, sbalordita e teneva la bacca spalancata.
    «Cosaaaa e tu mi dici così che ti sei baciata, e che probabilmente hai una relazione col mio miglior amico, dopo di te ovvio!»
    «Bhe e adesso mi ha chiesto di andare agli Academy di Berlino con lui ma io…»
    Leah si colpi in piena fronte forse si era ricordata qualcosa.
    «Oddio è vero gli Academy! Devo assolutamente comprarmi un vestito per la serata!»
    La guardavo senza capire, aveva cambiato totalmente comportamento, alla tristezza di prima si era sovrapposta una strana frenesia.
    «Oddio ma anche tu verrai! Perché verrai vero?»
    Arrossì di botto.
    «Veramente non so, non ho ancora detto di si….»
    «E che aspetti a farlo»
    Mi incitò a rispondere al messaggio guardandomi fissa negli occhi, mi tremavano le mani ma riuscii a rispondere con un “si” a quella richiesta, e non mi resi conto che qualcuno a pochi metri da me esplodeva di gioia.

    Fissai quel telefono completamente a bocca aperta, il fiato mi si era bloccato in gola.
    «Ha..Ha detto si…»
    Cominciai a saltare in giro per la mia camera.
    Inciampai in un paio dei miei jeans buttati sul pavimento e caddi a terra con un piccolo tonfo.
    «Haio! Che male boia»
    Mi massaggiai il fianco dolorante e mi alzai di fretta.
    «Dai forza non fare il demente!»
    Mi diedi due sberle in faccia per svegliarmi.
    «Cazzo datti una svegliata!»
    «Ma che fai parli da solo!»
    Mi voltai, Tom era appoggiato allo stipite della porta con fare da duro, gli sorrisi.
    «Non sai quello che ho fatto!!»
    Mi guardò male.
    «No non lo so, so solo che mio fratello parla da solo in camera sua..e non voglio nemmeno sapere che altro fai!»
    «E io te lo dico lo stesso! Ho invitato Zoya agli Academy di Berlino»
    «E bravo! Ti sei beccato il due di picche e cerchi di sfogarti! Ma bravo piccolino!»
    Mi sfregò la testa come quando eravamo piccoli. Mi scansai infastidito.
    «Ma che due di picche! Ha accettato!»
    Tom rimase un attimo perplesso e a bocca aperta, ma dopo pochi attimi prese e se ne andò in camera sua.
    Alzai le spalle e mi sdraiai sul letto fissando ancora una volta lo schermo del mio cellulare.

    Il mattino seguente mi alzai presto per andare dal dott. Nelson, non dissi niente a Leah, avrebbe insistito per accompagnarmi, e la cosa non andava bene; quella notte avevo avuto di lievi dolori e preoccupata, lo avevo chiamato alle 3 di notte.
    Lasciai un foglietto a Leah e con 30 euro in tasca mi accingevo a prendere un taxi.
    Entrai nell’auto e l’odore di fumo e di chiuso mi diede alla testa.
    «Dove la porto signorina?»
    IL conducente mi sorrise voltandosi, il suo alito sapeva di fumo e di birra, mi ricomposi calandomi il cappuccio sulla testa.
    « Central Hospital di Berlino »
    L’uomo si voltò e mise in moto l’auto partendo nel traffico mattutino.

    ~11° capitolo
    Il cielo era diventato sempre più cupo, finché tutto non diventò un manto grigio scuro e piccoli fiocchi di neve caddero sul manto asfaltato.
    Camminavo a testa bassa affondando i piedi nella neve fresca, tenevo delle buste bianche sotto il braccio e mi stringevo al cappotto pesante.
    Per strada passavano poche auto, non tutti erano rimasti bloccati a causa della neve, arrivata così al’improvviso dopo due giorni di sole, però credo che in germania a fine gennaio sia normale una nevicata.
    Guardavo la neve cadere per terra dopo qualche piroetta nell’aria fredda. Ero troppo presa a guardare i fiochi da non rendermi conto di dove stavo andando.
    Mi scontrai contro qualcosa e caddi a terra rovesciando il contenuto delle cartelline che portavo sotto braccio.
    «Oddio si è fatta male?»
    Alzai lo sguardo verso l’alto e rimasi sbigottita.
    «Bill?»
    «Zoya?»
    Sembrava sorpreso anche lui.
    «Aspetta ti è caduto…»
    Mi voltai di scatto e rimisi a posto i fogli neri nella busta bianca sperando che non mi aveste visto.
    «Ma cosa ci fai da sola sotto la neve?»
    «Potrei farti la stessa domanda io!»
    Ci guardammo e scoppiammo a ridere in mezzo alla strada. Era davvero bello mentre rideva, era come se qualcosa dentro di me si sciogliesse.
    Abbassai lo sguardo.
    «Senti che ne dici se ti porto a casa tanto sai com’è sono di strada..»
    Cercai di sorridere gentilmente, ma non sapevo quel che stavo facendo.
    «Bill, ecco io..volevo chiederti..perchè..ecco…si perché tu..»
    Alzò gli occhi al cielo.
    «Perché ti ho baciata? Bhe sai non lo so nemmeno io, so solo che da quando ti ho vista non ti tolgo più dalla testa, e non so mi sembro solo un idiota.»
    «No non sei un idiota..sei solo sincero..cosa che io non sono mai stata.»
    Mi strinsi ancora di più nella giacca abbassando lo sguardo, sentii le sue braccia, così magre ma comunque tanto sicure e confortanti avvolgermi in un abbraccio sincero. Alzai lo sguardo e lo trovai vicinissimo al mio viso.
    «Perché dici questo?! Sei una ragazza splendida, fantastica e non trovo molti aggettivi per descriverti..ma sono sicuro che non sei come dici tu..»
    «Zitto, zitto….»
    Inconsciamente mi ero messa a piangere..quel ragazzo mi vedeva come un angelo sperduto dallo sguardo dolce e l’aria innocente: ma io non ero così, non ero come lui si credeva.
    «Tu non sai niente della mia vita, tu non sai..le cose che ho fatto, che mi hanno fatto, tu non conosci la vera Zoya Rechtswidrigkeit Maastricht.»
    Lo guardai grave, nei miei occhi tutta la tristezza di anni di solitudine. Lui rimase perplesso a sentire il mio nome completo: Zoya illegittima Maastricht.
    -il suo cognome è un pò illegibbile ma è una delle chivi della storia! ^.- -

    continua!

     
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  2. Amon`
     
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    Tesoroo, non ti preoccupare ti capisco-.-'
    Coomunqueee, bellissimo*__*
    Bill che tontolo, è adorabile.u.ù
    Forza posta prestoo!!
     
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  3. {~marty94<3
     
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    grazie amon!! ne posto un altro!

    ~12° capitolo
    «Zoya eccoti ma dove ti sei cacciata, ti ho cercata per tutta la mattinata?!»
    Sorrisi, lo sforzo era evidente e non riuscii a convincere Leah, che mi guardò apprensiva.
    «E’ successo qualcosa, ti senti poco bene?»
    «No, non ti preoccupare! »
    Mi venne automatico chiudermi nella giacca dove dentro era nascosta la busta bianca dell’ospedale.
    «Va bhe..senti Zoy..che ne dici di andare a fare spese dopo pranzo? Sai c’è il galà domenica..e tu necessiti di un vestito!»
    In quel momento non prestai tanta attenzione alle parole di Leah, la mia testa era altrove. Ad un tratto sentì il suono del telefono di casa e vidi Leah correre a rispondere, mentre io mi trascinavo sulle scale verso la mia stanza.

    Corsi al telefono alzando la cornetta.
    «Pronto, chi parla?»
    «E’ inutile che vi nascondiate..Noi sappiamo dove siete! »
    La voce era modificata e non riuscivo a capire chi mi stesse parlando.
    «Pronto, pronto? Chi parla? Di cosa state parlando?»
    «Non si preoccupi… Le basti sapere che teniamo d’occhio lei e la sua cara piccola ospite!»
    «Aspetti lei cosa?»
    «Oh lei non sa quanto la conosco bene! »
    «Si può sapere che è lei?»
    «Lei non mi conosce ma la sua amichetta, che stà origliando, mi conosce benissimo! La saluto signorina Kult!»

    -sappiamo dove siete-
    No … mi avevano trovata! Il mio tentativo di vivere una vita normale, era svanito come fumo al vento, senza che io potessi oppormi.
    Sentì i passi di Leah che salivano le scale.
    Bussò delicatamente.
    «Zoy..Tutto bene?!»
    Che domanda, stupida che era. Non risposi.
    «Zoy..mi spieghi chi erano quei signori e che cosa vogliono da te?!
    Solo in quel momento sentì una morsa dentro, come una scossa di elettricità che mi indusse a muovere i miei piedi in direzione della porta.
    «Entra Leah…è una storia lunga…forse anche troppo..»
    Leah entrò timorosa della mia stanza, non ci era entrata da quando ero arrivata a casa sua, voleva lasciarmi il mio spazio.
    «Wow 2 settimane che sei qui e non hai ancora messo in ordine le valigie??»
    «Leah siediti!»
    Mi resi conto dopo del mio tono marziale, con il quale Leah si adagiò sul letto.
    «Leah è una cosa complicata e te ne prego di non dirlo a nessuno..nè a Bill né a Tom o chissòio!»
    «Promesso.»
    «Allora tutto è cominciato…»

    “È così che ti senti quando sei innamorato. Quando pensi di poter toccare la prima stella che vedi con la punta del dito, quando ogni cosa ogni gesto che mi riduco a fare mi riporta sempre a lei. Quando solo al pensiero di perderla cominci a piangere come un bambino e stringi forte il cuscino. Se è tutto questo, allora si sono innamorato e ne vado fiero! “
    I miei pensieri furono interrotti dal bussare continuo di Tom sulla porta del bagno.
    «Ti muovi o vuoi monopolizzare il cesso!!!»
    Chiusi il getto dell’acqua della doccia. Aprii le ante di vetro smerigliato avvolgendomi un asciugamano bianco intorno alla vita e asciugandomi il resto del corpo, alla meno peggio, con un altro asciugamano.
    Aprii la porta del bagno, e Tom ci si fiondò dentro.
    «aah..finalmente la vescica mi stava scoppiando!»
    Sorrisi in silenzio voltandomi, e dirigendomi verso la mia stanza, richiusi la porta del bagno dietro di me.
    La mia stanza era immersa nel caos più totale. Strano perché di solito, questo caos rispecchiava perfettamente il mio stato d’animo, e invece quel giorno no. Avevo l’anima in pace, tranquilla e serena. Chissà magari anche questo è un sintomo dell’essere innamorato. Ogni pensiero e ogni angoscia che mi aveva afflitto in quegli ultimi giorni erano come dissolte e lasciate alle foglie che lasciate al vento volavano via, libere.
    Afferrai un paio di jeans e una maglietta da terra infilandole.
    Mi avvicinai alla finestra e la vidi: stava parlando con Leah, e aveva una faccia afflitta. Chissà di cosa stava parlando. Si stanno abbracciando, e lei sta sorridendo, scoprendo i denti bianchi così lucenti che mi permettevano di scorgerne la brillantezza.
    Leah si sta avvicinando alla porta e Zoy la sta seguendo, si volto e mi vide.
    Accennai un saluto con la mano e lei mi sorrise.
    Eh già sono proprio innamorato.

    Oramai era proprio un’abitudine, salutarci dalle nostre finestre solo con un sorriso. Oramai sentivo di essere legata a lui, chissà magari era con lui il mio futuro. O forse no. Sempre se mio padre non mi avesse trovata, e allora sarebbe stato meglio per lui di non avermi mai conosciuta.
    Avevo paura, ne ho sempre avuta. Paura del futuro, paura del dolore, del buio. Ma dopotutto avere paura fa bene, ci impedisce di fare cazzate, ma io convivevo con le mie paure. Vivevo in una casa buia, mi facevo male. Ma forse sono strana io, forse amo avere paura, amo avere quella preoccupazione in corpo che ti scorre tra le vene.
    Ero convinta che qualcosa di lì a pochi mesi sarebbe cambiato, io sarei cambiata, non so se in meglio o in peggio, ma sarebbe successo qualcosa che avevo sempre sperato non accadesse mai.

    Camminavo con Leah per quelle piccole viette piene di negozi di alta moda.
    «Zoya dai entriamo in questo! Ci sono un sacco di bei vestitini!!!»
    «Oooh Leah!»
    Mi prese per un braccio trascinandomi all’interno dell’atelier.


    -continua- il prossimo capoitolo sarà più lungo!
    buona lettura
     
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  4. Amon`
     
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    Bellaaaaaaaaaa*-*
    Dioo.
    Posta.ù.ù
     
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  5. {~marty94<3
     
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    13° Capitolo
    «Salve a tutti amici di E! Qui e Beatrix Bergmann, in diretta dagli Academy di Berlino, e sono in compagnia di Tom e Bill Kaulitz. Allora avete appena concluso la prima stagione della vostra Fiction..allora come è stato ricevere un così grande successo a soli 19 anni e appena usciti da un’accademia di recitazione?»
    La donna di fronte a noi era alta, bionda con due occhi argentei. E ci scrutava.
    Respirai e riposi con il solito sorriso alla domanda che ormai ci ripetevano da un anno a questa parte.
    «E’ una cosa incredibile non ci saremmo mai aspettati un successo del genere…è un’emozione grandissima…»
    «Ovviamente..oh guardate arriva anche il regista.. » si voltò sbracciando la mano gridando.
    «Signor Schäfer!»
    Gustav si avvicinò con passo calmo, salutando i fotografi, e prima di parlare con la giornalista ci venne a salutare.
    «Allora signor Schäfer lei oggi è candidato nel premio miglior serie televisiva con la sua troupe e nella categoria miglior regista, come si sente??»
    Sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori.
    «Emozionato…abbiamo lavorato molto in quest’anno e credo che oggi sarà un giorno fortunato..grazie e arrivederci!»
    «Bene e dal red carpet è tutto. Linea allo studio.»
    La donna si allontanò da noi, e ovviamente gli apprezzamenti di quel deficiente di mio fratello non mancarono.
    «Mazza che culo…»
    «Tom per favore!!»
    «E io che ho detto?»
    «Se sempre il so….Non ci posso credere?»
    «Sono sempre cosa? Non si può nemmeno fare un apprezzamento con te..Eih..ma che hai? Mi stai ascoltando??»
    Ero rimasto fermo, assolutamente immobile. Da una limousine bianca erano scese Leah e…Zoya!
    Erano favolose. Leah aveva un cappottino bianco sbottonato dal quale lasciava vedere il tubino viola lungo fino alle ginocchia. Zoya era più timida ma di certo aveva un portamento eccezionale. Aveva anche lei un cappotto bianco ma non capivo che abito avesse indosso, l’ unica cosa che potevo capire era che, era lungo e nero.
    Leah Si lasciò fotografare e rispose a qualche domanda, mentre Zoya rimase nascosta e si guardava attorno spaventata forse per quel mondo nuovo. Appena superato il red carpet ci raggiunsero.
    «Ciao Bill! Ah ciao Tom..»
    I due si guardarono con freddezza e indifferenza.
    «Zoya io entro…» le disse leah probabilmente infastidita da quel deficente patentato di mio fratello.
    «Ok aspettami un attimo..»
    «No resta con il tuo cavaliere»
    Detto questo fece dapprima l’occhiolino a Zoy e poi uscì sorridendomi.
    «Io me ne vado al rinfresco.»
    E cosi anche mio fratello se ne andò, lasciando me e Zoya da soli.
    «Sei…Sei.. bellissima!»
    Arrossì. Era davvero bellissima.
    In un attimo però ti tornò alla mente quello che era successo l’ultima volta che le avevo fatto dei complimenti. Malissimo.
    «Oh scusa non volvevo, che da come l’hai presa l’ultima volta..cioè no oddio»
    Perché sembravo cosi coglione quando farfugliavo.
    «Ecco vedi..non devi fare peso alle cose che ho detto..ecco vedi io..io…sono..sono…fatta così..scusa se ti ho fatto preoccupare.»
    Da qualche parte dentro di me sentito di non dovermi fidare di scavare più a fondo nel problema, ma le sorrisi.
    «Andiamo?»
    Dissi voltandomi verso l’entrata, ma qualcosa mi bloccò. Mi voltai di nuovo verso di lei, e mi stava stringendo la mano sul polso.
    «Bill…devo..devo chiederti una cosa…»
    La guardai confuso.
    «Cosa?»
    «Puoi..puoi ba…baciarmi ancora?»
    Non capivo perche il corpo era rimasto immobile a quelle parole, anzi non era il mio corpo, era la mia mente a esserlo, troppo presa a guardare la ragazza che avevo di fronte da non dare comandi ai piedi che si mossero da soli. Mi ritrovai con la fronte appoggiata alla sua, e sentivo i suoi occhi verde smeraldo puntati verso di me.
    La strinsi piano, facendo aderire il suo corpo al mio. Il suo profumo leggero mi invase, chiusi gli occhi rilassando tutti i muscoli quando una voce in lontananza mi chiamò.
    «BIIILLLLLLL!!!!»
    Mi voltai staccandomi da Zoya, spalancai gli occhi vedendo davanti a me.
    «Dalila!!! Ma cosa ci fai qui? Non dovresti essere a New York?»
    Dalila e io abbiamo avuto una storia prima che lei partisse per una carriera di modella a New York, pensavo che avesse capito che la nostra storia era finita! E invece eccola qua, con un abito bianco e oro tagliato lateralmente sul fondo lasciando nude le gambe magre, certo stava benissimo ed era bella, ma non ero più innamorato di lei.
    «Si..ma come potevo perdermi il mio amore che ricevere un premio!?»
    Mi buttò le braccia al collo e mi baciò con veemenza, quella improvvisa reazione mi scombussolò. Il mio sguardo attraversò quello di Zoya. Era arrabbiatissima, delusa, tentai con lo sguardo di farle capire che non mi importava, ma lei girò i tacchi e se ne andò dentro il teatro.
    «Bhe amore, che c’è? Non sei contento di vedermi?»
    «Ehm..si certo..dopo tre anni certo che sono contento, non si vede!!»
    «Dalila?!»
    «Tom!»
    Si avvicinò a mio fratello baciandolo sulle guance.
    «wow quasi non ti riconoscevo!»
    «Il solito adulatore! Ma Leah dov’è? Sono sicura che siete felicissimi…»
    «Veramente…»
    In quel momento rientrò Leah.
    «Veramente Tom è un Coglione. Non stiamo più insieme…Ciao Dalila»
    «L-L-eah..non lo sapevo…»
    Sembrava costernata, e si tocco il petto con la mano.
    «Certo non potevi…Dobbiamo andare stanno cominciando…Zoya è già dentro»
    Dalila mi guardò.
    «Chi è Zoya?»
    «Un’amica…»
    Mentii, non sapevo dire le cose in faccia: il solito fifone. Ma perché Dalila era tornata in quel momento? Proprio quando io e Zoya ci stavamo per…pensavo che non sarebbe più tornata.
    «Andiamo tesoro!»
    Mi prese sotto braccio e mi trascinò dentro il teatro, mentre mi crogiolavo nei sensi di colpa.


    Chi era quella donna? Perché aveva baciato Bill? Forse non ero l’unica a tenere un segreto, e forse proprio come il suo, anche il mio un giorno salterà fuori come un’onda d’urto e investirà le persone che conosco.
    Eravamo seduti attorno ad un tavolo tondo coperto da una tovaglia azzurra chiara; mi ero tolta il cappotto, l’abito nero che avevo mi fasciava bene, ma anche le lasciava scoperte le braccia piene di lividi e graffi, mi piaceva. Accanto a me c’erano: Leah e quella Dalila.
    Ci voleva ancora molto prima della consegna dei premi e ci portarono qualcosa da mangiare.
    «Quindi tu sei Zoya»
    «Si»
    Risposi fredda.
    «Sai somigli a una mia collega di New York! Sei davvero bella! »
    Sorrise con quei dentini bianchi ricoperti di porcellana. Nonostante le sue moine non mi scossi per niente dinnanzi a quei complimenti. E risposi con un grazie secco.
    « Ma… cos’hai sulle braccia? »
    «Niente, sono caduta, e i graffi me li sono fatti da piccola..»
    Bugie, solo bugie per mascherare il mio passato.
    «Ah scusa..non volevo..»
    Tom pose fine a quel supplizio, per così dire.
    «Bhe Heidi cosa facevi a New York?»
    La svampita sembrò dimenticarsi di me, e cominciò a fare la figa con gli altri.
    «Sfilo per Victoria’s Secrets! È una cosa bellissima! Volete vedere una foto?! È di pochi mesi fa!»
    Infilò le mani nella borsetta e ne tirò fuori un ritaglio di giornale:
    Ritraeva una ragazza bionda con un completo di biancheria intima rossa pieno di piccoli filamenti di brillanti incrociati, un enorme patacca d’oro giallo e pietre sulla pancia e attaccato dietro un grande fiocco fucsia di paiette.
    «Wow che bello!!»
    «A me sembra un pacco di natale…»
    «Che cosa hai detto Zoya?»
    Gasp lo avevo detto ad alta voce. Feci una finta faccia ammirata.
    «Sei divina!»
    «Oh Grazie»
    Che scema.
    La serata andò avanti fino a che non distribuirono i premi, i ragazzi non vinsero nulla.
    «Bill tesoro mi dispiace molto!»
    «Già, dai ci impegneremo di più il prossimo anno!»
    Disse Bill stringendo il pugno, sempre con quella sanguisuga attaccata al braccio.
    «Questo è lo spirito giusto!»
    Intervenne Gustav, che doveva tirare su gli animi ormai abbattuti.
    «A che ci serve una statuetta d’oro! noi sappiamo di essere i migliori e basta! Non ci serve una giuria di 4 vecchi rimbambiti con la sciatica a dirci se siamo i migliori.. giusto!?»
    «Giusto!»
    Gridarono in coro tutti gli altri.
    Ci incamminammo verso la macchina, ma qualcosa mi bloccò. Mi voltai e Bill era di fronte a me con aria seria.
    «Possiamo parlare?»
    «A che proposito scusa? Al fatto che mi hai mentito? Che mi hai illusa per poi abbandonarmi? No grazie non voglio parlare. Tornatene da quell’oca della tua ragazza..come diavolo si chiama..»
    «Zoya io non…»
    Lo zitti con un gesto secco.
    «Sta’ zitto! Hai già fatto troppi danni.»
    E così mi allontanai salendo in auto con una lacrima a rigarmi il volto.


    «AMOREEEEEE!»
    Merda. Mi passai le mani sul viso, mentre Dalila arrivava.
    «Che vuoi?»
    «Ecco che ne dici di correre a casa tua!»
    Si morse appena il labbro continuandomi a guardare intensamente.
    *Tanto che ho di meglio da fare*
    L’ha accompagnai alla macchina, ancora all’oscuro delle decisioni che mi avevano portato a quel gesto.

    -continue ^-^ -
     
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  6. Amon`
     
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    Bello!!!
    Stronzona lascia stare Bill.ù.ù
    Era occuoato saii?
    Posta prestoo*-*
     
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  7. {~marty94<3
     
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    HAHAHA posto un latro capitolo! intanti lavoro agli altri buona lettura!! ^-^

    Capitolo 14
    Rimasi a fissare il soffitto per un’ora abbondante, non riuscivo a prendere sonno. Mi posai una mano sul petto, Nulla. Non sentivo il cuore battere, nessun segno di vita di quell’organo che mi faceva vivere, ma allora perché respiravo, vivevo?
    Il mio cuore si era spento con Lui, con le sue menzogne e con i suoi finti sorrisi.
    Tutto era svanito come una nuvola di fumo che si distoglie nell’aria.
    Era impossibile non pensare a quello che avevano fatto, li avevo sentiti benissimo.
    Avevo sentito i gemiti della piccola troietta bionda, lui invece non lo avevo per niente sentito. Poco male, non mi importava più nulla di lui. Ad un tratto la sentii. Una morsa allo stomaco, sentivo uno strano odore in bocca, cercai di non pensarci ma due secondi dopo mi ritrovai in ginocchio davanti alla tazza del bagno a vomitare, il mio corpo ebbe altri brevi sussulti prima di fermare quella cosa che usciva dalla mia bocca, mi passai una mano sulla bocca, quel sapore non voleva andarsene. Mi avvicinai al lavandino cercando in tutti i modi di farmi stare meglio. Leah non si era svegliata.
    «Basta…»
    Tornai in camera mia vestendomi alla meglio, scesi le scale cercando di fare meno rumore possibile, sapevo dove cercare. Mi avvicinai ad un’angoliera accanto alla porta d’ingresso, dentro una piccola coppa di cristallo azzurro nascoste sotto una massa di perline a conchiglie trovai quello che cercavo. Le chiavi della sua macchina, con un piccolo ciondolino appeso.
    «Eccovi!!!»
    Aprii la porta, uscendo, ancora ignara di quanto tempo sarei rimasta lì fuori.


    Mi svegliai verso le 10.00 del mattino, le braccia di Dalia avvolte attorno ai fianchi, scossi la testa sconcertato e incredulo per quello che avevo fatto.
    Mi alzai dal letto di scatto, cominciando a rivestirmi.
    «Uhm…Buongiorno tesoro….»
    Non mi voltai.
    «Buongiorno.»
    Si alzò anche lei venendo a stringermi da dietro.
    «Sai che cosa stavo pensando amore??!!»
    Sospirai.
    «Cosa?»
    «Che a Hollywood troveresti di certo un ingaggio migliore di questo.. e perciò.. mi chiedevo se ti andava di prendere una casetta a Malibù con me? Io posso vendere il mio attico a New York, e così non ci separeremo mai più!!!»
    Sgranai gli occhi, non avevo capito se ero stato io a fraintendere o se aveva detto proprio quelle cose.
    Stavolta mi voltai.
    «Intendi, per sempre.. cioè andare via per sempre da Berlino?»
    Lei mi guardò sconcertata.
    «Ok forse non dovevo dirtelo di prima mattina.. ma pensaci.. non sarebbe bellissimo io e te.. potremmo mettere su famiglia finalmente.. cioè magari tra qualche anno!!»
    Guardai quegli occhi azzurri fissarmi e per un secondo immaginai che al suo posto ci fosse Zoya a dirmi quelle cose. Incredulo e sconcertato cercai di prendere tempo, ancora incerto se la mia relazione con Zoy sarebbe durata. Dovevo decidere della mia vita; se aggrapparmi a una relazione di 3 anni o all’amore di una ragazza che forse non mi ricambiava. Forse in quel momento avrei dovuto prendere il toro per le corna e rischiare, ma sono fatto così: ho bisogno di certezze, dovevo testare se il mio amore per Zoya era abbastanza forte da durare nel corso degli anni.
    «Ci penserò..ok..ora scusa ma devo andare da Leah dobbiamo discutere di lavoro.»
    «Ok amore ci vediamo dopo..»
    Alzai gli occhi al cielo mentre lei mi dava un bacio sulle labbra.
    «si.. a dopo»
    Sospirai, l’aria dentro quella stanza era diventata troppo pesante per i miei gusti. Presi dall’armadio una maglietta a maniche lunghe rossa un paio di jeans scuri, converse, il cappotto di pelle nera e mi avviai verso la casa accanto alla mia.


    Ok, alzarsi alle 9 del mattino essere nel panico e trovarsi ad un passo dal restarci secca non è proprio la mia prospettiva di “ risveglio sereno e tranquillo”.
    Zoya era sparita e con lei le chiavi della mia auto, ed ecco la situazione di panico.
    Giravo per il salotto avanti e indietro raccolta nella vestaglia bianca.
    «Merda Zoya ma dove ti sei cacciata??!!»
    In quel momento qualcuno bussò alla porta, speravo fosse Zoya corsi ad aprire ma quello che mi trovai davanti non era proprio Zoya…
    «Marcus?!»
    «Felice di rivederti Leah!»
    Marcus! Ma cosa ci faceva a casa mia alle nove del mattino? Di certo non era una visita di cortesia; i suoi capelli rossi erano perfettamente in ordine, il cappotto nero aderiva perfettamente al suo fisico muscoloso. Per avere 18 anni era piuttosto grande.
    Cercava di sicuro lei, sapevano di trovarla da me, fortunatamente aveva scelto il momento migliore per scomparire.
    «Cosa ci fai qui?»
    Sulla sua bocca si formò un ghigno.
    «Lo sai perché sono qui!»
    Così cominciò la mia recita.
    «Veramente sono sorpresa proprio perché non ne ho la più pallida idea!»
    «Allora sei rimasta la stessa ragazzina di tanti anni fa!»
    «Che intendi dire? Non credi alle mia parole?»
    Chiuse la porta dietro di lui.
    «Tu sai cosa succede a chi non collabora con noi, vero?! Te lo ricordi quello che è successo ai tuoi cari genitori.. »
    Sorrise beffardo, stavolta non dovetti recitare, la rabbia crebbe dentro di me, come un fiume in piena che rompe una diga.
    «Non provare a tirarli in ballo! Loro lo hanno fatto per salvare qualcuno! io ti giuro che non so niente! Qualunque cosa tu voglia sapere da me!!! Ho rotto i contatti con la famiglia di quel mostro di tuo padre da tanto tempo!!»
    Si avvicinò brutalmente a me prendendomi per la vestaglia. I nostri volti erano alla distanza di un soffio, e riuscivo a sentire il suo respiro gelido sulla pelle.
    «Non provare a dire quelle cose di mio padre, oppure potrebbe finire male»
    Cercai di divincolarmi, ma la sua presa era salda.
    «Vorresti negarlo?! Eh! Tuo padre ti sembra così un dio! Fa del male a molta gente per i suoi scrupoli! Ha ucciso tua madre!!! »
    «Non è vero! È morta mettendomi al mondo e ora cerco di riparare al danno che le ho fatto!!!»
    «Uccidendo altra gente, mettendo in pericolo tua sorella, diventando come tuo padre!!!»
    «Basta! Dimmi dove si trova Zoya, so che si trova qua!»
    «Certo che sei un idiota! Tua sorella ti sembrerà scontata ma non è di certo un’idiota! Sa perfettamente che se fosse venuta da me, questo sarebbe stato il primo dove l’avresti cercata!»
    Ringhiò. Ma in quel momento qualcuno bussò alla porta. Mi voltai terrorizzata, pregando tutti i santi del mondo che non fosse lei. Marcus mi lasciò andare. Andai ad aprire trovandomi Bill davanti a me.
    «Cazzo, che cosa ci fai qua!?»
    Il moretto sbirciò dentro trovando Marcus.
    «Ehm chi è il tuo amico?»
    «Non è un mio amico e se ne stava andando.»
    Marcus si avvicinò a me con fare di sfida.
    «bhe Leah, noi ci rivedremo presto..»
    «OK Leah dov’è Zoya?»
    Merda, ma perché tutti gli amici rincojoniti capitavano a me. Marcus infatti lo aveva sentito e si era avvicinato nuovamente a me stavolta impugnando una pistola verso la mia testa.
    «Cosa ha detto il tuo amico?!»
    Rideva, si voleva farmi fuori, e io non potevo fare nulla per impedirlo, sarei morta con il segreto di Zoya nel cuore, un segreto che non avrei mai raccontato a nessuno.
    «Allora parla!»
    Aveva cominciato a urlare, e a causa della paura non riuscivo a parlare.
    «Leah..che succede?»
    La voce di Bill era tremante.
    Marcus si voltò verso di lui puntandogli la canna dell’arma in mezzo agli occhi.
    «Stà zitto ragazzino!»
    Deglutii e cercar di riporre al danno causato da quel demente del mio amico.
    «Bill comunque Zoy non è qui..»
    Marcus mi ripuntò l’arma addosso.
    «Dimmi dove si trova quella troia di mia sorella!»
    «S-S..orella??»
    Rise alla reazione di Bill, bene era il momento di inventarsi una balla grossa quanto un grattacielo.
    «Ti fa ridere Marcus?»
    «Si, perché la tua amichetta non gli ha parlato di me al ragazzino?!»
    «Perché forse non è Zoya»
    Mi fissò glaciale, io rimasi impassibile.
    «Si certo. Non provare a prendermi per fesso»
    Si era avvicinato di più.
    «Il mio amico cerca la mia coinquilina Zoy, è una mia vecchia amica del liceo.»
    «Perché mai dovrei crederti?»
    « Dubiti della mia sincerità?»
    Era proprio uno stupido.
    «Per ora vi lascio andare..ma tornerò..presto..e vedremo se sei stata sincera.»
    Abbassò l’arma e si avvicinò a passi decisi verso la porta, la aprì e sparì come il vento dietro di essa.
    Sentii le gambe tremare e cedere, caddi sul pavimento freddo perdendo i sensi.

    «Leah, Leah svegliati!!»
    «uhm..»
    «Ah finalmente..tutto ok?..»
    Era la voce di Bill. Cominciavo a vedere. Posai una mano sulla testa nel punto dove sentivo dolore.
    «Che è successo?»
    Sorrise, solo in quel momento mi resi conto di trovarmi nella mia camera.
    «Niente, dopo che quel ragazzo se ne è andato sei svenuta sbattendo la testa.»
    Ad un tratto tutto mi rivenne in mente: Marcus, le minacce, quella pistola puntata alla tempia, le infinite bugie.
    «Ah si ora ricordo»
    Il suo volto si fece serio.
    «Leah, dov’è Zoya?»
    Lo guardai in faccia.
    «Non lo so. Ti giuro che proprio non lo so….»

    ... continua... ^-^
     
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  8. Amon`
     
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    ò.ò
    Prima mi riprendo poi commento.ò.ò
     
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  9. {~marty94<3
     
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    con questo capitolo ci stacchiamo dalla soria di zoya ma solo per poco!! buona lettura

    Capitolo 15

    Si lady perchè mi guardi così e tremi
    mi chiedi su due piedi cosa cerco
    se vuoi sapere quel ke sento
    ehy Guardami dritto in fondo agli occhi e vedrai cosa ho dentro
    un uomo stanco di false illusioni e di parole al vento
    cerco quel sentimento perso da troppo tempo
    apri il cuore un momento e capirai che non mento
    certo che non è facile fidarsi adesso
    capisco visto che per me è lo stesso
    mi chiedi cos'è che voglio e su un foglio stendo parole
    mi fai venire voglia di essere un uomo migliore
    sai voglio assecondar la voglia di baciarti
    voglio che ti venga voglia di baciarmi
    e coccolarmi fino a tardi
    scambiarsi la vita lasciare fuori il dolore
    gustarsi la parte migliore e leccarsi le dita
    voglio che solo tu sia
    la donna che non ho mai avuto prima in vita mia
    il motivo dell'allegria
    l'inizio della magia
    la fine della follia
    la rima che arriva al cuore in ogni mia poesia
    (gemelli diversi: cosa vuoi)



    Ero sdraiato e pensavo, pensavo, pensavo, pensavo (bhè, ok può sembrare strano ma pensavo!), insomma pensavo.
    Sette notti preso dagli incubi, sette giorni preso dai sensi di colpa, sette notti di allucinazioni.
    Non mi è mai piaciuto auto commiserarmi, ma a volte sono proprio un idiota patentato!
    Ero riuscito a rovinare ogni cosa, e solo perché non avevo le palle. Non avevo il coraggio di dirle quanto la volessi con me, di quanto mi dispiacesse; inginocchiarmi, anche, se sarebbe servito per avere il suo perdono.
    Mi stropicciai gli occhi e, quando li riaprii mi ritrovai davanti la sua immagine; era bella, bellissima.
    Era appoggiata sulla mia scrivania e si guardava attorno, poi puntò i suoi occhi glaciali verso di me.
    «La smetti di farti prendere dai sensi di colpa?»
    La voce non proveniva da lei, ma dalla mia testa: in quel momento compresi che probabilmente stavo diventando matto!
    «Non sei matto, idiota ma non pazzo! Su forza vai da lei»
    Sbarrai gli occhi, e lei fece una faccia irritata.
    «AAH vedo che ti serve uno stimolo!»
    Si alzò e si mise davanti a me, intanto io mi ero seduto a bordo del mio letto, e cominciò a sbottonarsi la camicetta azzurra, un bottone alla volta, con una lentezza disarmante. Finita di sbottonarsela, la fece ricadere dalle braccia rimanendo in reggiseno nero di pizzo fucsia. Lo ricordavo bene: era quello che portava l’ultima volta che ci eravamo visti, appena una settimana prima.
    Non so perché, ma rivedere quella scena familiare, quel corpo familiare, mi fece scattare qualcosa, un coraggio e una forza che mai avevo pensato di possedere.
    Mi alzai di scatto, mentre la mia allucinazione si dissolveva lentamente con un sorriso sulle labbra.
    Mi basto fare quattro falcate di corsa per giungere a casa di Leah; stavo per prendere il toro per le corna e non solo.
    Quando mi trovai di fronte alle porta bianca bussai; ma non appena lei mi vide mi richiuse la porta in faccia. Allora ripresi a bussare


    Non avevo fatto in tempo a voltarmi che lui aveva ripreso a bussare.
    «Lasciami stare Tom! Non ti voglio sentire!!!»
    Aveva smesso di bussare ma continuava a parlarmi.
    «Leah ti prego aprimi! Per favore! So dove tieni le chiavi di scorta quindi o entri tu o entro io!»
    Non capii ma andai ad aprire, trovandomelo davanti. E in quel momento tutto quello successo due settimane prima riapparve e, come un’onda che si infrange sulla riva del mare, inondò i miei pensieri.
    «Tom, non ti voglio….»
    Lui mi zitti.
    «Ti prego lasciami parlare! Tu non sai quanto sia difficile per me!»
    Non riuscivo a capire quello che tentava di dirmi. Rimansi ad ascoltarlo.
    «Forza, dimmi cosa vuoi e vattene!»
    «Scusa…»
    Sgranai gli occhi, feci per parlare ma lui mi fermò, di nuovo.
    «Scusa per come sono, scusa per come ti ho trattata, scusa per la mia stupidità. Ma non posso scusarmi del fatto che…»
    Non lo volevo sentire, lo abbracciai forte tentando di soffocare quel pensiero.
    «Ti prego non dirlo, non rovinare questo momento….»
    Mi strinse ancora di più, e me lo sussurrò all’orecchio.
    «Ti amo, e non ho mai smesso di farlo. Quella mattina di tre anni fa è stato l’errore più grande della mia vita non avrei mai voluto perderti.»
    Sentivo una lacrima rigarmi il volto, lui se ne accorse le l’asciugò con un lieve bacio vicino alle labbra. Quel contatto mi fece rabbrividire, dentro di me dicevo di non fidarmi, di essere fredda e impassibile; ma quegli occhi così caldi sembravano sinceri, talmente sinceri che gli credetti.
    Mi aggrappai al suo collo premendo le mie labbra contro le sue. Lui era teso, forse non si immaginava quella mia reazione; dischiuse le labbra e le nostre lingue cominciarono a lottare; una lotta a chi aveva ragione e chi torto, una lotta sfrenata.
    Mi prese i fianchi delicatamente prendendomi in braccio.
    Sentii una morsa allo stomaco nel momento in cui mi posò sul divano sotto di lui.
    Ci eravamo staccati e ora ci fissavamo. Lui sorrideva, io almeno ci provavo.
    Prese tra le mani il fiocchetto della mia vestaglia e ci giocherellò con le dita. Poi mi guardò.
    «Posso?»
    Sapevo cosa sarebbe successo e sebbene una parte di me diceva di non farlo, diedi retta al mio istinto credendo nella magia di quel momento che ci era stato strappato due settimane prima.
    «Si…adesso si.»
    Mi baciò dolcemente sulle labbra poi scese sul collo, sulla giugulare. Prese il fiocco e lo slacciò, mi tolse anche la maglietta, e da quel momento cominciò la seconda lotta. Ci toglievamo i vestiti l’un l’altro con foga e impazienza.

    Ancora non riuscivo a credere di trovarmi in quella situazione, finalmente.
    Stavo disegnando piccoli cerchi sul suo ventre con la punta delle dita, non volevo correre volevo fare con calma.
    Lei sbuffava.
    « Che c’è?»
    «Niente è che..diamine Tom voglio capire quello che hai mente! Prima mi riempi di cose dolci e poi un secondo dopo stiamo per fare qualcosa e un attimo dopo ancora eccoci a non fare nulla...insomma»
    La bloccai con un bacio sulle labbra.
    «Sei sicura...insomma.»
    Sbuffò.
    «Tom..io..io ti amo e lo sai..mi hai fatto stare malissimo e sai che non ti ho dimenticato, a parte perché era impossibile, ho pensato anche di andarmene per toglierti dalla mia testa ma nulla...rimanevi sempre vivo...»
    La girai per vederla meglio negli occhi, erano lievemente umidi. Le baciai le guance dove piccole lacrime stavano scivolando.
    «Leah..non sai minimamente come mi sento in questo momento, mi basta stare così a fissarti, a vedere come sei bella, semplicemente sfiorarti senza fare altro...perché io ti amo più di quanto non abbia mai amato nessuna, ti amo perché sei tu, perché mi rendi felice...ti amo e basta. E quando si ama non c'è bisogno si fare qualcosa di più..»
    Mi ero preparato proprio un bel discorso, quanti mesi ci ero stato sopra pensando a quella scena a quel momento. lei stava piangendo, non sò di cosa, forse credeva che le mie fossero tutto menzogne e non la verità, forse non comprendeva forse quanto mi sentissi strano, quella morsa allo stomaco che ti prende e te lo stringe. Credevo che si sarebbe allontanata da me, invece si avvicinò di più premendo le mani sul mio petto, sapevo che il mio cuore stava battendo a mille.
    «Voglio fare quello..voglio fare quella cosa di più, e poi anche io ti devo chiedere scusa.»
    «E di cosa?»
    «Di come ho reagito male una settimane fa....»
    Tutto mi tornò in mente
    «Ti ho provocata io non ti devi scusare, veni quà..»
    la strinsi forte, certo nel divano si stava stretti.
    «Andiamo sopra?»
    Lei annui.
    «Mi prendi in braccio»
    la caricai di peso e mi alzai cominciando a salire le scale lentamente.
    «Sei bellissimo»
    la baciai, me lo ero sentito dire tante volte, da tante ragazze diverse, ma detto da lei quelle parole sembravano più pure e sincere.
    «Anche tu sei bellissima.»
    Si accovacciò ancora di più sul mio petto chiudendo gli occhi.
    Aprii la porta della sua camera entrando dentro per realizzare finalmente il sogno tanto bramato in quegli ultimi anni.
    -- continue --

    Edited by {~marty94<3 - 20/7/2010, 18:57
     
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  10. Amon`
     
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    *__________*
    E' incredibile, Tom.ç___ç
    Bellissima tesorooo, posta presto ti prego.!
     
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  11. {~marty94<3
     
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    Capitolo 16

    Little girl, little girl why are you crying?
    Inside your restless soul your heart is dying?
    Little one, little one your is purging
    Of love and razor blades your blood is surging
    Runaway!
    From the river to the street
    and find yourself with your face in the gutter
    You’re a stray for the salvation army
    There is no place like home when you got no place to go
    (Green Day: little girl)


    Ormai si era fatta notte e non capivo dove mi trovavo, avevo perso l’auto o almeno questo è quello che cercavo di far capire a me stessa; l’avevo lasciata fuori dall’ospedale.
    Quel luogo era l’unico in cui potevo essere solo Zoya, nessuno che mi attacchi nessuno che mi giudicava per quello che avevo; il luogo delle confidenze e delle scoperte, della rinascita di me stessa, delle opportunità di liberarmi dalle mie catene che mi legavano al passato.
    Avevo lasciato l’auto nel parcheggio desolato dell’ospedale e mi stavo dirigendo a piedi in vicoli bui. Camminavo a testa bassa evitando gli sguardi della gente, l’alzai una sola volta, per capire dove fossi, il luogo mi sembrava familiare, ma non lo riconoscevo pienamente; ad un tratto un uomo mi si avvicinò.
    Era distinto con un abito scuro e valigetta, almeno sulla trentina d’anni.
    «Signorina, le serve aiuto? Si è persa?»
    Lo guardai gelida, senza nessuna emozione.
    «No sto benissimo…»
    L’uomo accusò il colpo e se ne andò, poveretto voleva aiutare una povera ragazza. Gli avrebbe migliorato la giornata? Io credo di no.
    Camminavo da ore e il cielo cominciava a tingersi di notte, non avevo sentito i morsi della fame troppo abituata ai giorni di digiuno; non mi avrebbe fatto bene; rifacendomi all’avvenimento delle settimane precedenti.

    Ad un tratto una goccia cadde dal cielo bagnandomi il cappuccio; alzai il volto ed un’altra mi bagnò il volto, mentre tutte le persone intorno a me cercavano riparo io rimasi cosi ferma con la pioggia che mi bagnava il volto, come lacrime artificiali.
    Mi appoggiai ad un muro di mattoni rossicci, il muro bagnato impregnò la giacca d’acqua, rimasi ferma in quella posizione ripensando alle cose successe in quell’ultimo mese mentre le lacrime si mescolavano alla pioggia e mi strascinavano giù…


    Piangevo per lui, ma cercavo di non dirmelo. Piangevo perché era un bugiardo e per un attimo avevo creduto di potermi fidare.
    Piangevo per me, per quello che ero, per i casini nei quali avevo trascinato Leah. Piangevo per Marcus, ance se mi braccava gli volevo bene e non potevo sopportare l’idea che lui mi odiasse.
    Continuavo a piangere per lui, mentre il ricordo della prima volta che lo avevo visto era marchiato a fuoco nella mia memoria, un’impronta che non potevo cancellare, non ce l’avrei fatta.
    Un ragazzo mi passò accanto, gli somigliava, troppo, troppo.
    Perché i suoi occhi tornavano sempre da me, ovunque mi voltavo vedevo il suo viso, e il cuore smetteva di battere, ma quando capivo che non eri tu ricominciava a battere tranquillo.
    Pioveva tanto, ed erano ore che non tornavo a casa.
    Leah sarà di sicuro preoccupatissima.
    Ero tutta bagnata ma non mi andava di cercare riparo, Preferivo stare lì con le mie lacrime sotto le lacrime del cielo.
    Da piccola andavo spesso a giocare sotto la pioggia ma dopo la morte di mia madre avevo perso la fantasia di giocare, e così diventai una bambina cresciuta in fretta che si era trovata faccia a faccia con la verità, una verità brutta e dolorosa.
    In strada ormai non c’era più nessuno, nemmeno gli uccellini volevano uscire dal nido, io ero sola, al buio quando ad un tratto udii una voce che mi chiamava da lontano.


    Nessuno vuole essere solo
    nessuno vuole piangere
    il mio corpo desidera stringerti
    questo male ferisce dentro.
    Il tempo é prezioso e sta scorrendo via dormendo
    ti ho aspettata per tutta la vita
    nessuno vuole essere solo questo é il perché
    perché non mi lasci amarti.
    [Nobody want to be lonely: Cristina Aguilera & Enrique Iglesias]



    Non sapevo minimamente dove cercarla, correvo sperando di vederla. Si lo so era un atteggiamento idiota da parte mia. Passai davanti all’ospedale e notai la macchina di Leah parcheggiata di fuori.
    *non deve essere lontana*
    La notte stava per prendere il sopravvento sul giorno e io stavo per perdere le speranze quando cominciò a piovere e, senza ombrello, mi ritrovavo a vagare per un vicolo buio.
    I capelli mi si erano appiccicati al volto e cominciavo ad avere freddo, ma il lontano pensiero di lei mi dava la forza di andare avanti a cercarla.
    Correvo, correvo e il fiato ormai stava diventando corto: non sapevo quanto ancora sarei resistito. Continuavo a gridare il suo nome e la gola ormai mi bruciava; ma qualcosa dentro di me mi spingeva ad andare avanti, come un fuoco che ardeva e mi dava la carica per continuare a correre e di gridare. Non riuscivo a definire quella forza dirompente, sapevo solo che avevo la sua immagine in testa e solo quella: non sapevo se era amore, pura apprensione , pazzia o semplicemente, e questo mi spaventava di più, un totale nulla…
    Non pensavo a Dalila ma semplicemente a Zoya e al suo viso così bello, ripensavo anche all’incontro ravvicinato con suo fratello, quell’uomo mi metteva paura e in quel momento mi parvero chiare le parole di Zoya:
    -Tu non sai niente della mia vita- (ved. cap 11)
    Aveva ragione: cosa ne sapevo io, io che la conoscevo da solo pochi mesi e già pretendevo chissà che cosa.
    Tutto il mio futuro dipendeva da quell’incontro, se tutto sarebbe filato liscio allora potevo mandar a ‘fanculo Dalila e l’America, se invece sarebbe stato un disastro mi sarei aggrappato a un amore finito per essere felice: ma quanto potevo mai essere felice chiuso in una gabbia d’oro.
    «Zoyaaa!!»
    La gola ormai mi bruciava e il freddo mi attanagliava le ossa; quando ad un tratto la vidi.
    Seduta addosso a un muro che guardava in basso, forse stava piangendo.
    «Zoy!» sospirai e con uno scatto veloce la raggiunsi. Vederla mi fermò il cuore, sotto la pioggia era ancora più bella di quanto potevo mia immaginare, la sensazione di un tuffo al cuore è qualcosa di assolutamente indescrivibile, il cuore si ferma per un secondo, che pare un secolo e poi torna a battere normalmente come se non fosse successo nulla.
    Mi avvicinai lentamente facendo attenzione che non mi notasse. A meno di un metro da lei sentivo già lo stomaco chiudersi in una morsa e le gambe diventare molli e incapaci di tenere il mio corpo eretto.
    Mi mossi lentamente, ma lei si accorse di me..
    «Che cosa ci fai qui?!»
    La sua voce era fredda, piatta, assolutamente minacciosa, e per dir la verità: mi metteva paura. Respirai affondo e parlai.
    «Ti sono venuto a cercare….»
    «Questo lo avevo capito anche io…intendevo dire chi ti ha chiesto di venire a cercarmi?!»
    «ehm…ecco..Leah era preoccupata per te…»
    Sogghignava, e anche questo mi mise lievemente paura. Mi ricordava quegli orrendi film di vampiri che mio fratello mi obbligava a vedere da piccoli: la vampira assetata di sangue sogghignava sempre prima di attaccare l’ignara preda.
    «Io so perfettamente badare a me stessa»
    E così si alzò e prese per allontanarsi di nuovo, la bloccai al polso facendola voltare.
    «No.. tu non sai badare a te stessa non adesso almeno!»
    Lei si divincolò da me fissandomi negli occhi.
    «Ah si e vediamo dovresti essere tu a proteggermi?! Tu!! Hahaha ti prego non farmi ridere Bill! Non hai avuto nemmeno il coraggio di dirmi che avevi una ragazza!!! Mi hai illusa e adesso credi di poter venire qua a dirmi che dovrei essere protetta!!»
    «La faccenda di Dalila è un'altra faccenda che non c’entra nulla adesso!!»
    «Ah no! Non centra nulla! Bill io sono scappata dalla casa di Leah stanotte per colpa TUA! Quindi io da chi dovrei nascondermi se non da te…»
    Abbassai gli occhi; se era davvero così io allora non potevo proteggerla ero io a farle del male , io che forse….
    «Allora!! Rispondimi!!! Da cosa dovrei essere protetta???»
    Alzai lo sguardo, guardandola dritta negli occhi.
    «Hai ragione, forse io non dovrei parlare dopotutto sono io che ti ferisco e che ti faccio soffrire no?! Però siamo io e Leah a doverci trovare puntati una pistola carica sulla fronte!!!»
    Stavolta fu lei a guardarmi interrogativa..
    «Una…cosa..pistola!?! Ma che cosa stai dicendo??»
    «Il tuo caro fratellino Marcus è venuto a farci visita stamattina presto! Ti cercava ma noi ovviamente non sapevamo dove ti eri cacciata e perciò Leah ha cominciato a provocarlo il fatto è che alla fine ci ha puntato la pistola addosso»
    «Marcus…oddio»
    Si portò le mani al volto sconvolta poi alzò lo sguardo verso di me, io mi avvicinai lentamente ma non appena le fui vicino cercai le parole infondo al cuore finalmente per dirle quello che sentivo e per spiegarle la faccenda di Dalila.
    «Zoy senti… io, io….mi dispiace... il fatto è che Dalila se ne è andata tre anni fa e … e io mi ero totalmente dimenticato di lei, quando ti do dato quel bacio era tutto vero non essere così arrabbiata con me. Ho bisogno di capire se mi vuoi o no…»
    Fissavo i suoi occhi verdi, ormai spenti, aspettando una riposta del tipo: un abbraccio o un bacio bellissimo, ma non potevo sapere che la sua risposta sarebbe stata:
    «Mi dispiace.. ma io non ti credo più.. ora torna dalla tua ragazza e lascia la mia vita..»
    Si mise le mani nelle tasche della giacca e si allontanò da me in silenzio camminando sotto le ultime gocce di quella fredda pioggia di febbraio, lasciandomi li da solo con il cuore diviso a meta e con una scelta sofferta da portare avanti.
    -continue-

    note dell'autrice_
    stnnò quasi finendo i capitoli gia completi.. stò lavorando al 18° ma ci vorra un pò! grazie comunque della lettura
     
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  12. sere96*
     
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    bella!!! posta presto... povero bill =(
     
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  13. scialla483
     
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    letta tutta ora **
    mi piaceeeee
    post prestissimo amor
     
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  14. {~marty94<3
     
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    grazie!! il capitolo seguente lo posterò domani! devo finire di fare alcune correzzioni!! grazie a entrambe di aver letto!
     
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  15. {~marty94<3
     
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    ho avuto da afre ma adesso posto il cap! stò cercando di scrivere molto velocemente ma tra qualche giorno anche il porsimo sarà compleato per ora buona lettura!!


    Capitolo 17
    Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile.
    Anche quando il rintocco di ogni secondo
    fa male come il sangue che pulsa nelle ferite.
    Passa in maniera disuguale, tra strani scarti e bonacce prolungate, ma passa.
    Persino per Me.
    [NewMoon]



    Sono passati tre mesi da quella sera…
    Non ci avevo nemmeno più pensato alle sue parole, o almeno durante il giorno: di notte il suo volto tornava a perseguitarmi: bellissimo e assolutamente perfetto.
    Le prime sere annegavo il dispiacere nell’alcool, ma prontamente sgamata da Leah a causa delle mie “ condizioni fisiche”, mi ero beccata una bella sgridata e da quel momento in casa nostra non vi fu nemmeno una bottiglia di alcool, Leah infatti per solidarietà aveva smesso, anche per il fatto che la sua droga era diventaa qualcos’altro...- ogni riferimento puramente casuale! ^.^-.
    Non sapevo quello che stava accadendo nella casa di fianco, Leah mi aveva detto che Bill stava per lasciare il paese per trasferirsi in America, ma non era riuscita a scoprire altro.
    Mi ero rifugiata in un oceano di silenzio, lasciandomi correre davanti il ricordo del nostro ultimo incontro: se solo avessi potuto tornare in dietro nel tempo forse lo avrei fermato, me ne sarei fregata di tutto e tutti pur di non lasciarlo partire.
    Ma non si può cambiare il passato e ora mi ritrovavo da sola nella mia camera a crogiolarmi nella sofferenza... io in fondo lo volevo...In fondo io.. anche se tentavo di negarlo...io....Lo Amavo...


    «Ciao..»
    Vicino a me, sul divano, si sedette la giovane donna bionda, la donna che pochi mesi prima era entrata di nuovo nella vita di mio fratello e che ora me lo stava portando via...
    «Cosa vuoi Dalila!»
    Mi si avvicinò ancora di più poggiando un mano sul mio petto.
    «Oooh dai! Non sarai mica arrabbiato con me vero?! È tuo fratello che ha accettato la mia offerta.. io non l’ho obbligato a fare nulla!»
    «Non l’hai obbligato esattamente come hai fatto con me?!»
    Lei sogghignò, e mi fissò con quegl’occhi ingannatori e infernali.
    «Bhe ma a quanto io mi ricordi.. Tu non eri puoi così dispiaciuto no?!»
    Con le dita aveva cominciato a salire dal mio petto verso il mio collo, tentavo di restare calmo ma deglutivo a fatica. Più cercavo di reprimere il mio istinto più questo mi si ritorceva contro.
    «Sai questa scena mi ricorda qualcosa sai...»
    Si morse il labbro inferiore continuanado a guardarmi.
    «Sai non c’è tuo fratello quindi...»
    Alludeva sempre a quello e ormai mi sentivo scoppiare dentro di rabbia, si spostò posandosi sulle mie gambe.
    «Ma tu come riesci a guardare Bill? Con quale faccia te lo stai portando via per sempre?! Sei solo una puttanella e io ai tuoi giochini ci sono stato finchè non sono diventato abbastanza maturo da capire certe cose!!» Mi ero alzato dal divano togliendomi da lei, che mi guardava seria.
    «Oh si certo adeso ho capito! Hahaha non ci credo sei tornato con Leah! Quella lì haha! Lo dicevano tutti a scuola che noi due eravamo perfetti ma tu avevi deciso per la ragazza acqua e sapone, non era nel tuo stile caro Tom. Secondo te come ha fatto Leah a sapere che cosa accadeva tra noi due è?!»
    Non mi ci volle molto per capire quello che aveva detto, tutto adesso cominciava ad avere un senso tutto si stava incastonando come in un puzzle perfetto al quale mancavano 4 pezzi. Lei era la causa di tutto, Lei che prima mi aveva tolto la donna che amavo e che ora si prendeva mio fratello: la prima l’avevo riconquistata, ma avrei mai ripreso mio fratello dalle grinfie della sua ragazza?
    - continue-
     
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