Let Me Love You

There's a fine line between love and hate

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  1. Phantom Rose
     
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    Premessa: Da dove cominciare? Boh. Bell'inizio vero? Beh, non ho molto da dire riguardo a questa fiction che sto scrivendo, se non che spero vi piaccia. Ho letto le ficcy di molte di voi ed alcune sono dei veri capolavori. Quindi...non siate troppo cattive con me. :nghè: Siete libere di esprimere qualsiasi opinione, se vi fa schifo ditelo apertamente, non mi offenderò.
    Voglio solo precisare che alcuni posti o avvenimenti esistono veramente, io ho solo cambiato qualcosa per adattarlo alla storia. Ho tenuto anche gli stessi nomi che alcuni personaggi hanno nella vita reale, ma solo quelli. Bene, detto questo non mi rimane che un'ultima cosa da dirvi: buona lettura!!!!



    Titolo: Let Me Love You
    Autore: Phantom Rose
    Genere: Romantico/Commedia/Triste
    Raiting: PG 13
    Avvisi: Lime/Angst/Language (accenno)/Deathfic (anche se, in verità, muore un non protagonista)

    Disclaimers: i Tokio Hotel non mi appartengono. Tutto quello che è scritto non è mai accaduto realmente.

    Capitolo 1
    Dicembre. A Nizza, nonostante sia inverno, il clima è mite.
    Oggi non ci sono grandi impegni in vista. Nessuno che viene a buttarti giù dal letto.
    Bill si sveglia in un grande letto invaso da morbidi cuscini. E’ la sua mania, vuole un sacco di cuscini attorno a sé, da stringere mentre dorme. Ci mette qualche secondo prima di capire dov’è: in una lussuosa camera d’albergo. Sposta i cuscini e si mette in piedi. E’ magro ma forte. Ed è altissimo. Indossa solo un paio di boxer neri che contrastano con il candore della sua pelle. Va verso la vetrata della stanza e sposta un grande tendaggio : i suoi occhi si riempiono di sole e di mare azzurro chiaro.
    Anche Tom sta osservando il mare. Spalanca la vetrata ed esce sulla terrazza. Respira profondamente e annusa l’aria del mare. La brezza leggera gli accarezza i capelli biondo scuro, pettinati alla moda dei rasta. Senza il suo famoso cappellino è quasi irriconoscibile. Indossa solo i boxer e l’aria fresca si fa sentire. Così decide di tornare in camera per prepararsi.
    Nella stanza accanto, Georg è impegnato a sistemare i suoi adorati capelli con la piastra. Sono abbastanza lunghi, ma a lui stanno benissimo, non intaccano affatto la sua aria da duro macho, anzi, la mettono in risalto. I suoi occhi grigio-verdi fissano l’immagine riflessa nello specchio, quella di un bel ragazzo tedesco che sta vivendo il sogno della sua vita: suonare nella band più famosa d’Europa.
    Gustav esce dalla doccia, si lega un asciugamano attorno ai fianchi e si dirige in camera per vestirsi. Alcune gocce d’acqua scendono piano lungo i suoi pettorali scolpiti, per poi venire catturate dal bordo dell’asciugamano. Indeciso su quale maglia mettere tra le due che ha posato sul letto, guarda fuori dalla finestra e il suo sguardo si ferma per un po’ sui gabbiani che danzano nel cielo con le ali aperte.
    David ha avuto una buona idea, venire in un grande albergo fuori Nizza, direttamente sul mare. E’ un lussuoso albergo ricavato all’interno di quella che una volta era la casa di Maurice Maeterlinck, un poeta vissuto nell’800.
    Un po’ più tardi i ragazzi si ritrovano nel ristorante dell’hotel per la colazione. Appena si vedono scoppiano a ridere perché si sono vestiti tutti e quattro di nero, con berretto in testa e occhiali da sole scuri.
    -Siamo i ragazzi in black- scherza Georg.
    La colazione trascorre tranquilla, i ragazzi parlano tranquillamente tra loro e prendono gli ultimi accordi su come trascorrere la giornata.
    Finita la colazione prendono la macchina che hanno noleggiato per quel giorno.
    Il programma prevede shopping al mattino e giro turistico della città nel pomeriggio. Georg si mette alla guida e si dirige verso il centro di Nizza, percorre la Promenade des Anglais, imbocca il Boulevard Massena e poco dopo si ferma al Nice Etoile, un enorme centro commerciale.
    -Eccoci arrivati, signori…e signore- disse Georg con un sorriso guardando Bill dallo specchietto retrovisore.
    I ragazzi scoppiarono a ridere, mentre Bill assunse una “finta” aria imbronciata.
    -Molto divertente- rispose il moro scendendo dall’auto senza nemmeno aspettare gli altri tre.
    -Era uno scherzetto da niente- borbottò il bassista, facendo ridere ancora di più Tom e Gustav. Una volta entrati Tom si fiondò in un negozio di T-shirt e cominciò a fare man bassa, seguito a ruota da Georg. Entrarono poi in altro negozio dove ,in pochi minuti, avevano comperato una marea di regali in vista del Natale che ormai era alle porte.
    Bill e Gustav, invece, avevano optato per un negozio molto più chic, che assomigliava quasi ad una boutique. Bill cominciò a provare pantaloni, camicie, ecc. comprando quasi tutto quelli che provava. Sembrava un bambino nel paese dei balocchi! Gustav, invece, era intento a scegliere un regalo per la sua ragazza. Era il primo Natale che passavano insieme e voleva sorprenderla con un regalo bello ma allo stesso tempo semplice. Il pensiero della ragazza lo fece sorridere: non vedeva l’ora di tornare a casa per riabbracciarla.
    Dopo la mattinata trascorsa a fare shopping, i ragazzi si fermarono in un locale per mettere qualcosa sotto i denti.
    Dopo la pausa ristoratrice i ragazzi si diressero verso Cannes, per ammirare la costa di Antibes. Sulla loro sinistra c’era un lungo nastro di sabbia chiara bagnata dal mare trasparente.
    -Georg fermati. Voglio fare due passi sulla spiaggia – disse ad un tratto Bill.
    I ragazzi si fermarono e scesero dall’auto. Tom decise di approfittarne per fumare una sigaretta, mentre Bill muove alcuni passi verso la riva del mare. Inspira profondamente, l’odore della sabbia umida gli è sempre piaciuto. E a quanto pare piace anche a Gustav, che corre e saltella tutto felice. Georg, invece, è assorto nei suoi pensieri: è così strano per loro passare una giornata così, senza impegni, senza security alle calcagna… E per una volta è proprio bello comportarsi come dei ragazzi qualsiasi.
    I ragazzi riprendono il viaggio e si fermano a visitare la Croisette di Cannes e il Palazzo del cinema. Nel riprendere il viaggio per tornare indietro si accorgono di una mega gelateria che prima non avevano visto. Certo, la stagione non è proprio la più indicata ma decidono comunque di fermarsi. Rimangono veramente impressionati dalla miriade di gusti esposti nei banchi frigo. Infatti accanto ai gusti tradizionali come cioccolato e stracciatella, ci sono i gusti più strani: gelato alla rose, al gelsomino, ai broccoli e chi più ne ha più ne metta. Dopo l’indecisione del momento decidono finalmente cosa prendere e mentre assaporano quella bontà i loro sguardi si posano all’orizzonte dove il sole sta tramontando, gettando sul mare luci e ombre che creano uno scenario da favola.
    La giornata è letteralmente volata e i quattro si ritrovano in albergo, giusto il tempo per chiudere i bagagli e salire in macchina diretti all’aereoporto.
    Senza nemmeno rendersene conto, si ritrovano su un grosso aereo diretti ad Amburgo, diretti a casa. La prima classe è quasi piena, ma gli unici ragazzi presenti sono i quattro membri dei Tokio Hotel.
    Lo sguardo di Bill si perde nel grande spettacolo sotto di lui: la Costa Azzurra illuminata da migliaia di luci. Accanto a lui, Tom sta scherzando con Georg mentre Gustav è zitto e pensieroso. Forse sta pensando alla sua ragazza, alla sua bellissima ragazza che lo sta aspettando e che lui non vede da un po’.
    Dopo qualche minuto, Gustav rompe il silenzio e si rivolge a Bill – Sai a cosa pensavo?-
    Il moro si girò verso l’amico –A che pensavi?-
    -Tra una quindicina di giorni circa è Natale, poi arriverà l’anno nuovo. E mi auguro che sia come quello che sta per finire-
    Bill guardò in faccia il biondino -Dici sul serio?-
    -Mai stato più serio. Per me quest’anno è stato magnifico.-
    -Già-rispose Bill con uno strano sorriso in faccia-Hai conosciuto Lexie e ti sei messo con lei. La cosa può assomigliare molto ad un miracolo!-
    Gustav si girò a guardare il vocalist e dopo pochi minuti i due scoppiarono a ridere.
    -Guarda che scherzavo, era una battuta per cercare di toglierti quell’espressione seria che hai- disse il moro.
    -Lo so che scherzavi, tranquillo. E comunque in parte hai ragione. Lexie è la cosa più bella che mi sia mai capitata. Oltre ai Tokio Hotel-
    Bill sorrise all’amico –Sai un po’ ti invidio-
    Gustav lo guardò con gli occhi e la bocca spalancati –Mi pigli per il culo? Bill Kaulitz che invidia uno come me?-
    -Sì e ti spiego subito perché. Lexie è una ragazza adorabile, oltre che essere molto bella. E si vede lontano un miglio che ti vuole bene. Ma non ti adora perché sei il batterista dei Tokio Hotel, ti adora solo perché sei Gustav. Punto. Capisci che voglio dire?-
    -Capisco perfettamente quello che vuoi dire- rispose Gustav.
    I due ragazzi si voltarono a guardare fuori dal finestrino e Gustav sorrise al ricordo di come aveva incontrato la sua ragazza. Anche se era più giusto parlare di scontro e non di incontro. Già, lui le aveva urtato un braccio e una spalla camminando in una affollatissima discoteca dove lui era ad una festa col gruppo e lei ad una festa di compleanno. Quando lui le aveva chiesto scusa e lei sorridendo si era girata per dirgli che non era successo nulla, era rimasto incantato. Avevano chiacchierato per quasi un’ora e lui alla fine le aveva lasciato il suo numero di telefono, convinto che lei non l’avrebbe mai chiamato. E invece….stavano insieme già da qualche mese e sembravano fatti l’uno per l’altro.
    Fu la voce di Bill a riportarlo su quell’aereo.
    -Anch’io voglio conoscere una persona speciale come Lexie- disse il moro sporgendo appena in fuori il labbro inferiore.
    Gustav rise di gusto. –Non ti preoccupare Bill. Prima o poi la troverai anche tu-
    -Lo spero tanto.- sospirò il moretto.
    Ciò che i ragazzi ignoravano in quel momento era che il loro destino era già stato scritto. L’anno nuovo avrebbe cambiato la vita di tutti. E qualcosa avrebbe cominciato a cambiare già nei giorni seguenti.

    Edited by Phantom Rose - 16/5/2010, 17:03
     
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  2. Phantom Rose
     
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    Capitolo 2

    L’aereo atterrò ad Amburgo a sera inoltrata.
    I ragazzi e David scesero dall’aereo felici di essere finalmente tornati a casa. Dopo aver ritirato i bagagli si diressero verso l’uscita.
    Non c’era molta gente che girava per l’aeroporto a quell’ora e soprattutto non c’erano fans e paparazzi lì ad attenderli. E di questo dovevano anche ringraziare David, che aveva comunicato come giorno di rientro una data diversa da quella vera.
    -Georg, ma alla fine sei riuscito a farti dare il numero di “labbra a canotto”?- chiese Tom al bassista.
    -Labbra che cosa?- chiese Gustav incuriosito.
    -Non la nominare nemmeno, quella!- rispose Georg.
    Tom guardò l’amico con aria interrogativa, prima di scoppiare a ridergli in faccia. –Non ha voluto dartelo, vero?-
    -No, il numero me lo aveva anche dato. Peccato si sia dimenticata di dirmi che è ultra-fidanzata e che tra un mese si sposa!- rispose il bassista in tono mortificato.
    Si girarono tutti a guardarlo, aveva un’espressione sul viso a dir poco indecifrabile.
    Tom sentiva l’angolo della bocca tirare pericolosamente verso l’alto e dopo pochi secondi scoppiò a ridere, seguito a ruota dagli altri, David compreso.
    Arrivati quasi in prossimità della porta, Gustav notò la figura di una ragazza che si guardava intorno con aria quasi ansiosa.
    L’avrebbe riconosciuta anche in mezzo a milioni di persone, perfino se fosse stato cieco.
    -Lexie!- chiamò il biondino.
    Lei si girò e sorrise, incamminandosi verso il batterista. Quando furono uno di fronte all’altro, lei gli gettò le braccia attorno al collo.
    -Bentornato tesoro! Credevo fossi già andato via! Sono così felice di vederti!-
    -Anch’io piccola- disse Gustav abbracciandola dolcemente.
    I due piccioncini (come li chiamava Tom) furono raggiunti dagli altri e Gustav fu costretto a sciogliere quell’abbraccio.
    -Ciao Lexie-
    -Buonasera signor Jost-
    -Chiamami pure David- disse l’uomo mentre prendeva la mano della ragazza e le baciava il dorso.
    -David è troppo giovane per te. Potresti essere benissimo suo padre!- disse Tom avvicinandosi alla ragazza. –Ciao dolcezza!- disse stringendola in una morsa che doveva essere un abbraccio.
    -Ciao Tom- rispose lei leggermente imbarazzata.
    -Ehi, tieni giù i tuoi tentacoli dalla mia ragazza!- disse Gustav, vedendo che Tom non la lasciava più.
    -Non sto facendo niente di male.- disse Tom allontanandosi da lei.
    Lexie salutò Bill e Georg che ricambiarono il saluto felici di vederla.
    -Sei sola?- le chiese Tom.
    -Si, perché? Non si vede?- rispose lei sorridendo.
    -Peccato-
    Gustav lo guardò con una faccia stranita. –Come sarebbe a dire “peccato”?!- chiese rivolto al chitarrista.
    -Beh, mi chiedevo….-cominciò Tom circondando le spalle della ragazza con un braccio –Lexie cara, non hai una sorella, cugina, amica carina quanto te?-
    La ragazza scosse appena il capo. –No, mi spiace Tom.-
    -Veramente qualcuno ci sarebbe- disse Gustav, che però sembrava stesse parlando tra sé e sé.
    -Veramente?!- disse Tom, gli occhi che brillavano.
    Gustav guardò la sua ragazza che sembrava non capire che Gustav aveva in mente qualcosa.
    Lui le strizzò l’occhio come a dirle “lascia a fare a me” e Lexie capì al volo ciò che il suo ragazzo aveva in mente di fare: voleva divertirsi prendendo in giro Tom. Sorrise divertita, cercando di non scoppiare a ridere.
    -Allora?- disse Tom che fino a quel momento era stato buono buono ad aspettare.
    -Sì, appunto, ti stavo dicendo- cominciò il batterista –che ci sarebbe qualcuno.-
    -E sarebbe?- chiese Tom.
    -Una vecchia compagna di scuola di Lexie, si chiama Addison.-
    -Ed è carina?-
    -Carina è dir poco. E’ bellissima, potrebbe fare l’attrice o la modella. E sai qual è la cosa migliore?-
    -Cosa?- chiese Tom che ormai non stava più nella pelle.
    Nel frattempo Lexie, Bill e Georg facevano il possibile per non scoppiare a ridere.
    -E’ una fan dei Tokio Hotel e ti muore dietro. Farebbe qualsiasi cosa per te!- rispose il batterista.
    -Mi stai prendendo in giro?- chiese Tom al biondino, incrociando le braccia al petto.
    -E’ la pura verità Tom- disse Lexie, dando credibilità alla mega bugia di Gustav.
    Tom sorrise leccandosi il piercing.
    -E quando è possibile conoscere questa tua amica?- chiese il chitarrista rivolto alla ragazza.
    -Ecco vedi….E’ all’estero per le vacanze natalizie. Ma appena torna vedo di organizzare qualcosa.-
    -Guarda che ci conto- disse il rasta, gli occhi luccicanti e un’espressione che non prometteva niente di buono.
    Bill e Georg alzarono gli occhi al cielo: Tom non si smentiva mai!
    -Ragazzi, possiamo andare- disse David che finalmente era riuscito a staccarsi da una telefonata lunga e parecchio noiosa.
    -Sì andiamo. Abbiamo tutti bisogno di una lunga dormita.- disse Bill guardando il gemello.
    I ragazzi ripresero i bagagli ed uscirono dall’aeroporto.
    Salirono tutti sulla grande berlina scura che li attendeva fuori. Tutti tranne Gustav, che tornò a casa con Lexie.
    La ragazza guidava verso il suo appartamente che ormai era diventato anche la casa di Gustav quando, ad un tratto, scoppiò a ridere.
    Gustav si girò a guardarla: rideva da sola? Era forse impazzita?
    Quando riuscì a riprendere fiato Lexie si girò verso il ragazzo. –Scusa, ma mi sto immaginando la faccia di Tom quando scoprirà che non c’è nessuna Addison!-
    I due si guardarono un attimo prima di scoppiare a ridere fino alle lacrime.
    Continuarono a ipotizzare le varie reazioni del rasta e a ridere anche una volta giunti a casa. Le risate proseguirono anche a letto, fino a quando non si addormentarono l’una nelle braccia dell’altro.

    Natale era già passato.
    Lexie se ne stava tranquillamente seduta sul divano, sfogliando una rivista mentre aspettava che Gustav finisse di prepararsi.
    Quella sera sarebbero usciti coi ragazzi per festeggiare l’arrivo dell’anno nuovo.
    Non si era accorta che Gustav la osservava già da un paio di minuti appoggiato allo stipite della porta. Sorrise mentre la guardava. Era piuttosto carina. Aveva la stessa età dei gemelli, era alta come lui, di corporatura magra, aveva lunghi capelli castano chiaro e occhi azzurro-verdi.
    Lexie chiuse la rivista e la poggiò sul tavolino di fronte a lei.
    Dopo qualche istante Gustav si sedette sul divano accanto a lei.
    Lexie gli sorrise –Gustav, che c’è?-
    -Niente- rispose lui.
    -Ne sei sicuro?-
    -Sì perché?-
    -Hai una strana espressione in viso- disse Lexie scrutandolo seria.
    Gustav le sorrise e le baciò la fronte –Chiudi gli occhi e aspettami qui-
    Lei lo guardò scettica ma poi obbedì. Lo sentì allontanarsi e ritornare poco dopo.
    -Apri gli occhi- le disse Gustav.
    Lexie aprì gli occhi guardandosi intorno. Le aveva fatto qualche scherzo?
    Guardò Gustav e lui le posò un pacchettino dorato sulle ginocchia.
    -E’ il tuo regalo di Natale- disse lui dolcemente.
    -Ma….mi hai già fatto il regalo di Natale.-
    -Ma il regalo vero è questo. E’ che non ricordavo in quale valigia l’avevo messo. Scusa se te l’ho dato solo ora!- disse il ragazzo sorridendo.
    Lexie ricambiò il sorriso e aprì il regalo.
    Rimase a bocca aperta quando ai suoi occhi apparve un paio di orecchini in oro bianco. Avevano una semi-sfera dove poggiavano all’orecchio. Da qui partivano due catenelle, una più lunga e una più corta, che terminavano con due stelle. Sulle stelle, su ogni punta, c’era incastonato un piccolo diamante.
    -Dio mio! Gustav sono….stupendi!- disse quando riacquistò l’uso della parola.
    -Ti piacciono?-
    -Se mi piacciono? Sono meravigliosi! Avrai speso una fortuna!-
    -Per te questo e altro- disse Gustav guardandola.
    Lexie lo guardò incantata –Grazie tesoro!- disse lei sfiorandogli una guancia con un bacio. –Ti sei anche ricordato che mi piacciono le stelle-
    -Sì, ma oltre a quello c’è un altro motivo per il quale ho scelto le stelle-
    -E quale sarebbe questo motivo?- chiese lei incuriosita.
    Gustav si avvicinò ancora di più a lei e la guardò dritto negli occhi. –Il motivo è semplice e potrà sembrare pure stupido….-
    -Voglio saperlo lo stesso- disse Lexie in tono quasi supplichevole.
    -Ho scelto le stelle perché tu sei una stella. Una stella preziosa. Sei la MIA stella preziosa!-
    Lexie gli sorrise dolcemente prima di poggiare le labbra su quelle del biondino. Si scambiarono un lungo e dolce bacio, interrotto dal campanello che suonava.
    -Ti amo Gustav-
    -Anch’io ti amo, piccola- rispose il biondino posando di nuovo le labbra su quelle della ragazza.
    Un altro suono di campanello li fece allontanare definitivamente.
    -Andiamo prima che buttino giù la casa!- disse Gustav scuotendo la testa.
    Lexie rise divertita, indossò gli orecchini nuovi ed uscì di casa insieme al suo ragazzo.

    I ragazzi avevano deciso di festeggiare l’arrivo del nuovo anno al Magnolia, un locale aperto da poco dove si potevano trovare luci soffuse, sculture nepalesi e una parete in cui era incassato un Buddha.
    Lexie se ne stava seduta su un divanetto, guardando in giro. Il suo sguardo si posò sui ragazzi seduti poco lontani da lei che parlavano e ridevano come dei matti. Sorrise pensando a quanto erano semplici nonostante la fama. Si era trovata subito bene con loro, fin dall’inizio.
    Gustav notò l’espressione un po’ triste della ragazza. –Ehi piccola, che succede?-
    Bill si girò verso i due, guardando la ragazza.
    Lexie sorrise ai due. –Non ho niente, Gustav. Va tutto bene.-
    -Ok. Non ti credo, ma se mi dici che va tutto bene non insisto.-
    -E’ la verità, tranquillo.-
    -Stai pensando a Lauren, vero?- chiese a bruciapelo il biondino.
    Lexie guardò prima il suo ragazzo e poi cominciò a fissarsi le mani.
    -Le ho mandato un messaggio di auguri prima, ma credo che non mi risponderà.-
    -Dalle tempo, vedrai che tornerà tutto come prima.-
    Lexie annuì.
    -Ragazzi, tenetevi pronti a stappare le bottiglie- disse Georg particolarmente allegro, grazie anche all’alcol che aveva già introdotto.
    Mancavano pochi minuti alla mezzanotte e i ragazzi si alzarono per raggiungere il centro del locale per salutare in modo adeguato l’arrivo del nuovo anno.
    Lexie sentì il cellulare vibrare e guardò il display: le era arrivato un messaggio. Restò parecchio stupita quando lesse il mittente, ancora di più quando lesse il contenuto del messaggio. Gustav notò l’espressione stupita della ragazza. –Lexie….- la chiamò.
    Lei lo guardò, era seria ma il suo sguardo sprizzava gioia in tutte le direzioni.
    -Qualche buona novità?- chiese il biondino curioso.
    -Niente di particolare. C’è solo scritto “Tanti auguri di buon anno anche a te. E a Gustav naturalmente. P.S. Ci vediamo presto, mi manchi.”-
    -Ah. Interessante.- disse Gustav –E chi sarebbe che ti scrive che gli manchi?-
    -Lauren- rispose la ragazza con un sorriso da un’orecchio all’altro.
    Gustav sorrise a sua volta. –Visto? Te l’avevo detto che col tempo si sarebbe sistemato tutto!-
    -Già! Ok, adesso andiamo a festeggiare, però- disse la ragazza felice prendendo sottobraccio il batterista e dirigendosi verso Tom e Georg, che parlava con una misteriosa mora.
    Bill li seguì. Aveva sentito tutto e ora moriva dalla curiosità.
    Perché Lexie aveva reagito così per un messaggio di auguri?
    Nascondeva qualcosa? E se sì, cosa?
    E soprattutto….chi diavolo era Lauren? Perché non l’aveva mai vista ne sentita nominare prima?





    Edited by Phantom Rose - 16/5/2010, 17:06
     
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  3. =Rei=
     
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    posta presto mi raccomando!
     
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  4. Anto483
     
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    ciao
    *m si aggiunge
    Bellissima questa fan fiction...che carini gugu e lexie...posta presto
    *bacia!
     
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  5. Phantom Rose
     
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    Che bello!! I primi due commenti!! :ossì:
    Me festeggia felice.
    Grazie ragazze, posterò appena possibile, ve lo prometto! Baci.
     
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  6. Phantom Rose
     
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    Ecco il nuovo chappy. Spero non faccia tanto schifo, ma ho finito di sistemarlo la scorsa notte quindi....siate clementi. Buona lettura!!!!

    Capitolo 3

    Un nuovo inizio!
    Grazie al calendario succede ogni anno.
    Rimettiamo l’orologio su gennaio. Il premio per essere sopravvissuti alle feste? Semplice, è un nuovo anno. E con esso rinverdire la grande tradizione dei buoni propositi.
    Buttati il passato alle spalle e ricomincia. E’ difficile resistere alla tentazione dell’inizio, alla voglia di accantonare i problemi dell’anno vecchio.
    Chi può dire, però, dove finisce il vecchio e comincia il nuovo? Nessuno. E’ solo un evento, qualcosa che ci cambia e che idealmente ci dà speranza. Un nuovo modo di vivere e di vedere il mondo.
    Liberarsi delle vecchie abitudini, dei vecchi ricordi. La cosa importante è non smettere mai di credere che si può sempre ricominciare. Ma c’è un’altra cosa da ricordare: in mezzo a tanto schifo ci sono alcune cose alle quali vale la pena di aggrapparsi. Cose che, piccole o grandi che siano, ci danno la forza e la voglia di andare avanti qualunque sia lo stato d’animo del momento.

    Ci aveva messo un po’ a convincersi che poteva ricominciare, ma alla fine, forse, si era convinta. Ed era con questi buoni propositi che aveva deciso di tornare a casa. La sua vera casa.
    Il taxi si fermò davanti alla grande facciata della casa, per fortuna il telecomando del cancello funzionava ancora. Scese dal taxi un po’ titubante, col cuore che batteva all’impazzata. Attese che il tassista scaricasse tutti i suoi bagagli, prima di pagarlo.
    Lo guardò risalire nel taxi ed allontanarsi. Si fermò a guardare il cancello che si richiudeva.
    E poi silenzio.
    Silenzio e solitudine.
    Fece un respiro profondo girandosi ed alzando lentamente lo sguardo. Era esattamente come la ricordava. Le sembrò che il cuore si fosse fermato, faceva fatica a respirare e gli occhi cominciarono a pizzicare. Ma non doveva piangere. Doveva andare avanti, nel bene e nel male. Si avvicinò alla porta d’ingresso estraendo le chiavi dalla borsa ed inserendole nella toppa. Girò la chiave e la porta si aprì. Quando varcò la soglia un turbine di emozioni presero il sopravvento.
    Ansia.
    Paura.
    Sconforto.
    Gioia.
    E un gran senso di vuoto.
    Richiuse la porta e mosse alcuni passi fino a trovarsi davanti alla porta aperta del grande salotto. Alcuni mobili erano stati coperti da lenzuola bianche, lì come nel resto della casa.
    Il suo sguardo si posò su ogni singolo centimetro di quella stanza.
    Quanti ricordi dentro quelle mura.
    Quanti momenti felici aveva vissuto lì dentro.
    Una lacrima si liberò dalla rete delle sue lunghe ciglia e scese lenta lungo la sua guancia.
    Basta! Doveva smetterla o non sarebbe riuscita a ricominciare. E non voleva “scappare” di nuovo.
    Chiuse gli occhi e fece un paio di respiri profondi per riprendere il controllo della situazione.
    Dio, da quando era diventata così maledettamente emotiva? Forse lo era sempre stata, ma lei non si arrendeva, si piegava ma non si spezzava.
    E nonostante lo schifo degli ultimi mesi, lei era ancora in piedi, a testa alta, pronta a ricominciare. Certo, non sarebbe stato facile, altri al suo posto avrebbero scelto la strada più semplice: farla finita.
    Ma non lei.
    Non doveva piangersi addosso, non doveva leccarsi le ferite, era giunto il momento di festeggiarle: le cicatrici che portava non erano altro che il segno di chi combatte.
    Ed era quello che aveva intenzione di fare da quel momento in poi.
    Si avvicinò al divano e con mano tremante levò il lenzuolo che lo copriva. Poi ripetè il gesto con ogni altro telo sparso per la casa, con sempre maggior sicurezza.
    Passò i giorni seguenti a pulire e a risistemare la casa, che pian piano ritornava agli “antichi splendori”, che ritornava a vivere esattamente come stava facendo lei.
    Quando il lavoro fu finito si guardò intorno e sorrise. Era stata una faticaccia ma il risultato era meraviglioso.
    Dopo una doccia ristoratrice, indossò una comoda tuta da ginnastica e si sedette sul divano a gambe incrociate. Accese il televisore alla ricerca di qualcosa di interessante da guardare. Ma come al solito non c’era niente da guardare e così optò per un canale musicale. Dopo un po’ cominciarono a trasmettere un video dei Tokio Hotel. La sua espressione divenne improvvisamente seria e un moto di rabbia e repulsione si fece largo. Era più forte di lei, non poteva né vederli né sentirli nominare. Ma questa era una cosa inevitabile, soprattutto da quando la sua migliore amica si era messa con uno di loro. Fortuna che almeno ne conosceva solo uno.
    Rimase a guardare la tv fino a tardi, facendo zapping tra i vari canali.

    Si svegliò nel suo letto in tarda mattinata. Eppure ricordava benissimo di non essere andata a letto, come faceva ad essere arrivata fin lì?!
    Forse era diventata sonnambula o forse era talmente stanca che non ricordava di essere salita in camera sua. Poco male.
    Si alzò e scese per fare colazione ma arrivata a metà scala sentì dei rumori provenire dal piano di sotto. Le venne una leggera nota di panico, che passò pochi minuti dopo, quando vide chi era che faceva tutto quel casino.
    -Che cosa ci fai qui?- chiese al ragazzo di fronte a lei.
    -Ciao piccola, come stai?-
    La ragazza lo fissò seria, le braccia incrociate al petto e un’espressione cupa in volto.
    -Sono qui per lo stesso motivo che ha fatto tornare anche te.- rispose il ragazzo.
    -Che ne sai tu del perché sono tornata?!-
    -Ti conosco da quando sei nata, cioè dal 1989 e anche se non mi parli leggo nei tuoi occhi cosa ti passa per la testa. Quindi piantala con questo atteggiamento del cazzo!-
    -Sei uno stronzo!-
    -Potrei dire lo stesso di te-
    -Sei tu che mi hai lasciata da sola quando avevo bisogno di te, brutto egoista che non sei altro!-
    -L’unica egoista qui dentro sei tu! Pensavi di essere l’unica a soffrire e non ti accorgevi che stavo esattamente come te! Il minimo che potevo fare era andarmene per cercare di venirne fuori. E ho sperato con tutto il cuore che tu riuscissi a fare lo stesso- disse arrabbiato il ragazzo.
    Si guardarono in cagnesco, anche se sotto sotto si volevano un bene dell’anima.
    La ragazza girò sui tacchi e se ne andò, lasciandolo solo.
    Per qualche giorno tennero il muso, erano troppo orgogliosi e cocciuti per fare il primo passo e chiedere scusa. Ma col passare del tempo la rabbia era svanita e così una sera decise di andare a parlare con lui.
    Lo trovò seduto su uno degli alti sgabelli della cucina e andò a sedersi accanto a lui.
    Il ragazzo, in tutta risposta, si alzò per andarsene.
    -Ryan aspetta.-
    Il ragazzo si fermò, dandole le spalle. Lei si avvicinò e si fermò poco distante.
    -Mi dispiace, hai perfettamente ragione. Mi sono comportata come una bambina viziata. Ma ti chiedo scusa. Lo sai che ti voglio bene, più di quanto non ne voglia a me stessa. E ho bisogno di te per venire fuori da questo schifo.-
    Ryan continuava a darle le spalle e a rimanere in silenzio.
    -Non pretendo che mi perdoni subito, ma almeno pensaci.- concluse la ragazza.
    Ryan si girò a guardarla, si avvicinò a lei e le posò una mano sulla testa spettinandola appena.
    -Lauren….sei sempre la solita.- disse Ryan sorridendo.
    Lauren guardò quegli occhi così uguali ai suoi e ricambiò il sorriso, prima di posare la fronte sul petto del ragazzo.
    -Ti voglio bene fratellone!- esclamò la ragazza.
    -Anch’io te ne voglio! Anch’io!- rispose Ryan prima di abbracciare affettuosamente la sorella.
    Dopo tanto tempo, dopo tanta sofferenza si erano finalmente ritrovati.
    Ed era l’unica cosa che importava veramente.

    Edited by Phantom Rose - 16/5/2010, 17:07
     
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  7. Phantom Rose
     
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    Nuovo capitolo, buona lettura!!!!
    P.S. Buttate un occhio agli spoiler presenti a fine capitolo.

    Capitolo 4

    Era un tranquillo sabato sera di metà gennaio.
    Faceva piuttosto freddo, tipico degli inverni rigidi di Amburgo, ma almeno non nevicava.
    Georg era uscito con la misteriosa mora conosciuta a capodanno.
    Anche Tom era in compagnia, quella sera: si era infatti beccato un raffreddore degno di questo nome con tanto di mal di gola e febbre a 39 e se ne stava tranquillo a letto a dormire.
    Bill, per non annoiarsi a morte, aveva invitato Gustav e Lexie lì in casa per mangiare una pizza e guardare un film preso a noleggio. Giusto per passare qualche ora in compagnia.
    In quel momento se ne stavano tutti e tre seduti a tavola a chiacchierare e a ridere come matti.
    -Te lo giuro Lexie!- riuscì ad esclamare Gustav tra una risata e l’altra.
    -Non ci credo!- rispose la ragazza ancora scossa dalle risate.
    -E’ la verità! Quando vuole Bill fa più danni di un uragano!- disse il biondino.
    -Gustav!- esclamò Bill scandalizzato.
    -O andiamo Bill, non fare il finto innocente. A volte sei veramente maldestro.-
    -Ma se sono la perfezione fatta persona!- esclamò il moro.
    -Ma fammi il piacere.- ribattè Gustav colpendo appena il braccio dell’amico.
    -Osi contraddirmi!?- rispose Bill calando appena le palpebre.
    -Beh….se non sbaglio tra le persone presenti sei tu che hai rovesciato un’intera caraffa d’acqua sul cellulare dell’unica ragazza che aveva deciso di uscire con te!-
    Bill arrossì di botto.
    -E quella volta a casa di David?- continuò Gustav, voltandosi a guardare Lexie –Stava facendo lo scemo con Georg, ha tirato un calcio all’aria e gli è partita una scarpa. Il problema è che ha fatto strike e cocci dei soprammobili che erano in sala sopra ad una cassettiera!-
    Bill nascose il viso dietro al tovagliolo che aveva accanto mentre Lexie, a forza di ridere, non riusciva più nemmeno a respirare.
    -Che vergogna!- esclamò Bill, facendo ridere ancora di più la ragazza.
    -Basta, vi prego! Mi fanno male le guance a forza di ridere!- disse Lexie mentre si asciugava le lacrime con le dita.
    Bill continuava a tenere il viso nascosto e a borbottare tra sé. Dopo qualche secondo abbassò il tovagliolo, ma solo fin sotto agli occhi, guardò Lexie e Gustav, poi ancora Lexie e ancora Gustav. Alla fine scoppiarono tutti e tre a ridere.
    -Bill, secondo me non ti devi preoccupare più di tanto- disse la ragazza –Io credo che le ragazze ti trovino irresistibile qualsiasi cosa tu faccia o dica.-
    -Lo pensi veramente? O lo dici solo per farmi stare buono?-
    -No, è quello che penso veramente- rispose la ragazza sorridendogli timidamente.
    Bill la guardò un attimo scettico, ma poi sorrise a sua volta e il suo viso imbronciato venne illuminato da uno dei suoi bellissimi sorrisi.
    -E comunque anche se Mr. Batteria ti prende in giro, credo che voi quattro vi divertiate come matti- disse la ragazza.
    -Questo è vero- rispose Bill –Lavoriamo sodo ma quando c’è da divertirsi, non ci tiriamo di certo indietro.-
    -Esatto. Però è anche vero che non facciamo le star capricciose. Cerchiamo di divertirci come tutti i ragazzi della nostra età. Per quanto possibile, ovvio.- rispose il biondino.
    Lexie sorrise ai due ragazzi.
    -Beh, è meglio che cominci a sparecchiare, abbiamo un film che ci aspetta!- disse Bill.
    -Spero non sia uno di quei film d’amore diabetici che piacciono tanto a te!- disse Gustav in tono ironico. Bill si girò a guardarlo e gli fece la linguaccia.
    -Non è un film d’amore, tesoro!- disse Bill sbattendo un paio di volte le ciglia in direzione del batterista.
    Lexie scoppiò a ridere mentre Gustav guardò l’amico con una smorfia.
    -Ma che ti hanno messo nella pizza? Qualcosa di avariato?- chiese quasi scandalizzato Gustav, mentre gli altri due ridevano –E poi ti ricordo che, oltre al fatto che non sei il mio tipo, sono già FELICEMENTE impegnato- concluse fiero il biondino.
    Lexie sorrise al ragazzo mentre gli sfiorava una mano con le dita sottili. Bill non potè fare altro che sorridere intenerito dalla scena che aveva davanti agli occhi.
    Bill fece per alzarsi, ma venne preceduto da Lexie.
    -Lascio, faccio io- disse la ragazza cominciando ad ammucchiare le stoviglie.
    -Sei sicura? In fin dei conti tu qui sei un’ospite- chiese il moro.
    -Tranquillo, lo faccio volentieri- rispose la ragazza.
    -Grazie Lexie, sei proprio un tesoro!- disse Bill in tono sincero.
    Mentre Lexie finiva di sistemare le ultime cose, sentì le voci dei due ragazzi provenire dal salotto. Si fermò un attimo ad ascoltare: parlavano e ridevano come matti. Scosse leggermente la testa, sorridendo. A volte non sembravano affatto i componenti di una band famosa in tutto il mondo. E il discorso, oltre che per Bill e Gustav, valeva anche per Tom e Georg. Non avevano bisogno di aree vip o locali alla moda per divertirsi, a loro bastava essere insieme. E forse, pensò Lexie, era proprio questo il segreto del loro successo: erano, prima di tutto, amici. Dei veri amici. Sorrise dolcemente tra sé. Sapeva benissimo cosa significava avere degli amici sinceri al proprio fianco.
    Degli amici che ti tendono la mano quando tu proprio non ce la fai.
    Degli amici che sanno rendere più bello ogni giorno della tua vita.
    Degli amici che con un sorriso o un abbraccio ti danno la forza per andare avanti.
    Degli amici che non ti tradiranno mai, che ti vorranno bene in ogni occasione.
    Degli amici che ti incoraggiano sempre, che ti fanno capire il valore che hai.
    Scosse leggermente la testa per scacciare quei pensieri: i giorni bui e difficili erano ormai un lontano ricordo. Aveva degli amici, vecchi e nuovi, che valevano più di qualsiasi tesoro e un ragazzo che avrebbe dato la vita per lei.
    Posò l’ultimo bicchiere, chiuse le ante della credenza e si diresse verso il salotto.
    Raggiunse i ragazzi e sentì Bill esclamare –Davvero!?- Lo guardò in faccia, aveva un’espressione a dir poco esterefatta. Lexie si sedette sul divano accanto a Gustav e Bill si girò a guardarla.
    La ragazza si sentiva piuttosto in imbarazzo e cercò di fare finta di niente. Poi sbuffò appena.
    -Bill perché mi fissi in quel modo? Ho fatto qualcosa di sbagliato?- chiese Lexie che cominciava un po’ a preoccuparsi.
    -Perché non me l’hai mai detto?- chiese Bill fissandola ancora di più.
    -Che cosa….dovevo dirti?- chiese la ragazza che cominciava pure ad arrossire da quanto si sentiva imbarazzata.
    -Che sei una ballerina!- rispose il moro.
    -Ah….quello- disse Lexie tirando un sospiro di sollievo.
    -Gliel’ho detto io, spero non ti dispiaccia- disse Gustav.
    -No, nessun problema- disse Lexie guardando il biondino.
    -Allora è vero?- disse Bill entusiasta.
    -Beh, sì….però non sono una ballerina “ordinaria”. Faccio parte di una crew.-
    -Una cosa?- chiese Bill.
    -Una crew. Per essere più precisi la “TNT Crew”-
    -E perché non sei una ballerina “ordinaria”?- chiese Bill alquanto perplesso.
    Lexie sorrise dolcemente, ma fu Gustav a rispondere per lei –Perché sono dei b-boys!-
    -Eh?- chiese Bill che ormai non ci capiva più niente.
    -Siamo dei ballerini di hip-hop e breakdance- spiegò la ragazza cercando di essere più chiara possibile.
    Bill sembrò riflettere un attimo, poi guardò la ragazza –In poche parole siete quelli che invece che ballare sui piedi, ballano sulla testa?- chiese il moro.
    Lexie rise –Sì, esatto. Noi siamo quelli che ballano sulla testa.-
    -Ma è una figata!- esclamò esaltato Bill –E quand’è che posso venire a vedervi?-
    Lexie lo guardò un attimo –Non saprei….anche perché ad essere sincera….io ho un po’ mollato- concluse la ragazza in tono triste.
    Bill notò l’espressione della ragazza e cercò di buttarla in ridere –Gustav era così geloso? Se fossi al tuo posto per vendicarmi gli distruggerei la batteria!-
    Lexie sorrise –Non è colpa di Gustav- disse guardando amorevolmente il suo ragazzo –E’ che gli altri sono molto più bravi di me, non volevo farli sfigurare-
    Gustav sbuffò roteando gli occhi –Non crederle, Bill, sono tutte stronzate. Lexie è bravissima, come tutti gli altri. La verità è che la crew era passata temporaneamente in secondo piano. Sia per Lexie che per gli altri. E comunque questa testona tornerà presto a ballare, fidati!- Gustav guardò la ragazza con una leggera punta di rimprovero negli occhi. Era così difficile dare una risposta senza scendere in particolari? Lui i motivi li conosceva benissimo ma non avrebbe parlato nemmeno sotto tortura. E questo Lexie lo sapeva benissimo.
    Lexie sentiva di avere gli occhi di Bill puntati addosso e alzò lo sguardo fino a incrociare quello del ragazzo.
    -Ha ragione Gustav. Scusami Bill, non volevo “mentire” ma….-
    -Non mi devi nessuna spiegazione, Lexie- disse il moretto sorridendole.
    Lexie sorrise a sua volta poi si girò verso Gustav, gli posò un bacio a fior di labbra e gli sussurrò un grazie che valeva più di mille parole. Gustav guardò la sua ragazza –Non mi devi ringraziare, sono qui per questo-
    -Però una curiosità me la devi togliere- disse Bill –In quanti siete in questa crew?-
    -Siamo in otto- rispose la ragazza –Quattro ragazzi, che sono Mouse, Pitbull, Monster e Storm. E poi ci sono quattro ragazze: io, Kappa, Lil’A e LC-
    -Quella ragazza è un mostro!- commentò Gustav, ma sembrava quasi che stesse parlando con se stesso.
    -Poverina- disse Bill –E’ così brutta?-
    Lexie si girò di scatto a guardare Bill.
    Gli sforzi del biondino per non scoppiare a ridere andarono in fumo quando notò l’espressione scandalizzata della sua ragazza.
    -Ops! Che ho detto?- chiese Bill ingenuamente.
    Gustav cercò di riprendere fiato, visto che era diventato bordeaux a forza di ridere. –Non intendevo “mostro” nel senso di brutta. Ma perché è bravissima!- rispose il biondino –E comunque, della serie tu non fai mai figuracce, hai appena offeso la migliore amica di Lexie!-
    Bill desiderò ardentemente di sprofondare sotto terra. Era convinto di essersi giocato la testa!
    -Scusami Lexie, non volevo offendere nessuno- disse il moro guardandosi la punta delle scarpe.
    -Ti perdono solo perché sei tu- disse la ragazza facendo la finta offesa.
    -Avete finito di fare casino? Anzi….hai finito di fare casino?- disse una voce dietro di loro.
    Si voltarono tutti e tre. Un Tom alquanto contrariato stava fulminando il gemello con lo sguardo.
    -Tomi!- disse Bill correndo incontro al gemello e abbracciandolo.
    -Bill, che hai? Hai trovato una nuova sorpresa negli ovetti kinder?- chiese Tom liberandosi dalla stretta del gemello e raggiungendo Gustav e Lexie sul divano.
    Bill raggiunse il gruppetto borbottando qualcosa di indecifrabile e tutti scoppiarono a ridere.
    -Ti unisci a noi per il film?- chiese Lexie a Tom.
    -Beh….se sei tu a chiedermelo….- rispose il rasta, con un sorriso malizioso sulle labbra.
    -Puoi tornartene anche a letto, se non vuoi rimanere- rispose acido il batterista.
    -Mi spiace darti questa delusione ma non ho nessuna intenzione di andare a letto, Mr. Gelosia- rispose sorridendo Tom –Anche perché con gli schiamazzi di Bill è impossibile dormire! Sembra una gallina alla quale stanno tirando il collo!- esclamò Tom scoppiando a ridere, seguito da Gustav e Lexie. Bill, invece, non rideva affatto e lanciò un’occhiataccia al gemello.
    -E non guardarmi così! Ho solo detto la verità!- disse Tom rivolto al gemello.
    Risero nuovamente, tranne Bill che assunse una finta aria incazzata incrociando le braccia al petto e voltandosi a guardare da tutt’altra parte.
    -Dai piaga, renditi utile. Facci vedere questo benedetto film- disse Tom spingendo il fratello verso il lettore DVD. Bill inserì il DVD borbottando che nessuno lo capiva e tornò a sedersi insieme agli altri.
    Passarono la maggior parte del tempo a ridere per i battibecchi tra i due gemelli. Ogni occasione era buona per punzecchiare Bill e Tom non se lo faceva ripetere due volte. A volte Gustav interveniva per difendere il moro ma Tom riusciva sempre a spuntarla. Sarebbero potuti andare avanti così fino al mattino successivo, ma verso le due del mattino Lexie e Gustav decisero di togliere il disturbo, non prima di aver ringraziato i ragazzi per la divertente serata che avevano trascorso insieme.
    E non poteva essere diversamente. Stare con i ragazzi dei Tokio Hotel significava una cosa sola: divertimento assicurato.


    Sotto spoiler trovate gli altri protagonisti principali della ficcy

    SPOILER (click to view)
    www.meganfoxwallpaper.com/walls/tra...00x1800-med.jpg
    Questa è Lauren, la migliore amica di Lexie


    SPOILER (click to view)
    www.xtremedanceforce.com/photos/Bla...%20shot%202.jpg
    Questo è Ryan, il fratello di Lauren






    Edited by Phantom Rose - 30/10/2010, 18:11
     
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    Ecco il quinto capitolo. Buona lettura!!!!

    Capitolo 5

    Il mattino seguente Lexie si svegliò tardi.
    Allungò un braccio in direzione di Gustav ma la parte di letto occupata dal biondino era vuota. Lexie alzò appena la testa per trovare conferma al fatto che il suo ragazzo non c’era. Le venne quasi da ridere, per via di sonno non si assomigliavano affatto: lei era una dormigliona mentre lui era piuttosto mattiniero. Spesso si chiedeva come diavolo faceva: lei adorava stare a letto a poltrire, soprattutto in una giornata buia e fredda come quella che si prospettava.
    Si mise a sedere appoggiandosi alla testiera del letto.
    Dopo un paio di minuti la porta della camera si aprì ed entrò Gustav, che reggeva tra le mani un vassoio pieno di ogni ben di Dio.
    -Buongiorno, ben svegliata- disse il biondino sedendosi accanto alla ragazza e posando il vassoio sul comodino.
    -Buongiorno a te- rispose la ragazza sorridendo.
    -Ti ho portato la colazione-
    -Tu mi stai viziando. Mi sto abituando troppo bene.-
    Gustav rise divertito. –Lo sai che lo faccio volentieri-
    -Certo che lo so- rispose la ragazza sporgendosi e posandogli un lieve bacio sulle labbra.
    -Anche tu mi vizi con tutti questi baci!- disse il biondino fissando la ragazza.
    -Posso sempre rimediare mettendomi in sciopero- disse Lexie.
    Gustav la guardò preoccupato –No….guarda che….io scherzavo. Non è necessario nessuno sciopero.-
    Gustav si sdraiò accanto alla ragazza cingendole le spalle con un braccio.
    Lexie posò la testa sul petto del ragazzo lasciandosi cullare dal biondino.
    -Tra qualche giorno è il tuo compleanno- esordì Gustav dopo qualche minuto di silenzio –Hai pensato al posto dove festeggiare?-
    -Sì, ho un paio di locali in mente ma volevo decidere insieme a te, se sei d’accordo, visto che ho intenzione di invitare anche i tuoi amici. Vorrei trovare un posto che possa piacere un po’ a tutti.-
    Gustav guardò un attimo la ragazza –Sei sicura di volerli invitare?- chiese il biondino, un’espressione indecifrabile in viso.
    -Certo che sono sicura! Conosci qualche motivo per cui non dovrei farlo?-
    -Si-
    -E cioè?- chiese la ragazza perplessa.
    -Tom Kaulitz!- rispose serio il biondino.
    Lexie rimase un tantino perplessa e alla fine scoppiò a ridere.
    -Io ti ho avvisata- concluse Gustav.
    -Dai Gus, non esagerare! Tom sa essere un ragazzo adorabile, quando vuole.-
    -Appunto….quando vuole!- rispose il biondino.
    -Tornando a discorsi seri….-disse la ragazza –Escludendo il 369, opterei per il Magnolia o quell’altro locale carino….aspetta, come si chiama….ah sì, Cherish.-
    -Ho sentito parlare bene del Cherish, ma non l’ho mai visto.-
    -Allora che ne dici se andiamo lì?- chiese la ragazza.
    -Per me va bene e penso che piacerà anche agli altri.-
    Lexie chiuse gli occhi beandosi di quel momento di tranquillità col suo ragazzo.
    Che però non sapeva mai quando era il momento di parlare e quando no.
    -Che cosa vuoi come regalo?- chiese Gustav senza tanti giri di parole.
    -Vediamo….Fammi pensare- rispose la ragazza assumendo una finta aria concentrata –Credo di non voler niente.-
    -Come niente!?-
    -Hai capito benissimo Gus, non voglio niente. Mi basta solo averti accanto.- disse la ragazza sorridendo dolcemente al biondino.
    Era una guerra ad armi impari, quando Lexie faceva così Gustav si scioglieva come neve al sole. L’unico gesto che gli riuscì fu quello di stringere a sé la ragazza e baciarla con evidente trasporto.
    La colazione era passata in secondo piano, così come il pensiero del regalo. Ma per quest’ultimo Gustav aveva già trovato la soluzione: avrebbe chiesto aiuto a Bill. E avrebbe ottenuto un suo consiglio ad ogni costo!

    Il pomeriggio seguente Gustav e Bill uscirono facendo credere alla ragazza di avere dei noiosissimi impegni di lavoro.
    Ed ora si trovavano a gironzolare per la città in cerca di un regalo, cosa non facile visto che a Bill non andava bene praticamente niente.
    Gustav cominciava a pentirsi di aver chiesto aiuto all’amico, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. E non poteva di certo aprire la portiera dell’auto in corsa e buttarlo fuori a calci, anche se in quel momento l’avrebbe fatto più che volentieri. Ma avrebbe avuto Tom & Co. più orde di fans inferocite alle calcagna per aver fatto fuori il vocalist. Si sarebbe dovuto trasferire su Marte!
    I suoi macabri pensieri vennero interrotti quando notò in che zona della città stavano transitando.
    -Ehi Bill-
    -Che c’è?- chiese il moro.
    -Ho un disperato bisogno di caffè. Ti spiace se mi fermo in un posto che c’è qui, più avanti?-
    -No, anzi. Ti faccio compagnia molto volentieri.-
    Arrivarono davanti a quella che sembrava una pasticceria e parcheggiarono proprio davanti.
    Scesero dall’auto contemporaneamente ed entrarono nel locale, poco affollato in quel momento.
    Bill si guardò un po’ in giro. Non era un ambiente molto grande, ma era accogliente, caldo, sembrava una di quelle sale da thè di moda nel passato.
    Anche Gustav si guardò un attimo intorno.
    -Vieni, sediamoci a quel tavolo laggiù- disse il biondino rivolto all’amico.
    Bill seguì Gustav e presero posto ad un tavolo al centro della sala. Bill si sedette dando le spalle alla porta e Gustav prese posto di fronte a lui.
    Una ragazza si avvicinò al tavolo, prese le ordinazioni e tornò pochi minuti dopo con una cioccolata fumante per Bill, un caffè doppio per Gustav e qualche pasticcino per accompagnare il tutto.
    -Carino questo locale, ci vieni spesso?- chiese Bill tra un sorso di cioccolata e l’altro.
    -A dire il vero….questo locale è aperto da circa un paio d’anni e io non sapevo nemmeno esistesse.- rispose Gustav un po’ imbarazzato -Lexie, invece, lo conosceva benissimo e….beh….al nostro primo appuntamento mi ha portato qui- proseguì sorridendo dolcemente e arrossendo appena.
    Bill sorrise a sua volta –Che cosa romantica!- disse con gli occhi luccicanti.
    -E piantala di prendermi in giro!-
    -Ma io non ti stavo prendendo in giro. Penso sia molto bello che ti abbia portato in un posto che a lei piace. Quanto vorrei essere al tuo posto- disse Bill con occhi sognanti.
    -Succederà anche a te. Quando meno te lo aspetti incontrerai la ragazza giusta. Fidati.-
    -Lo spero tanto.- disse Bill. Poi guardò in faccia l’amico e sorrise –Mi sarebbe piaciuto vedervi al vostro primo appuntamento!-
    Gustav rimase con la tazza del caffè sospesa a mezz’aria, fulminando Bill con lo sguardo.
    -Se lo racconti a qualcuno giuro che ti uccido con le mie mani!- disse serio il biondino.
    Bill scoppiò a ridere –Tranquillo, porterò questa storia nella tomba con me- rispose asciugandosi le lacrime.
    Si guardarono un attimo seri e poi scoppiarono entrambi a ridere.
    Gustav aveva libera visuale sia del parcheggio sia della porta della pasticceria.
    Dopo un paio di minuti vide una BMW nera coi finestrini oscurati parcheggiare proprio accanto alla sua macchina. In un attimo aveva riconosciuto la persona che la guidava, prima ancora di vederla scendere, entrare e prendere posto ad un tavolo lontano dal loro, ma ben visibile al biondino.
    Bill continuava a parlare con l’amico ma ben presto si accorse che l’attenzione del batterista era rivolta altrove. Si girò per vedere dove andava a posarsi lo sguardo di Gustav ma non riuscì a mettere a fuoco qual’era l’oggetto o la persona in questione.
    -Ehi Gustav, si può sapere cosa stai guardando?- chiese ad un certo punto Bill, un po’ spazientito.
    -Niente, perché?-
    -E’ da qualche minuto che sei imbambolato a guardare chissà cosa!- rispose Bill sollevando un sopracciglio.
    Gustav fissò Bill come se gli avesse appena detto di essere un alieno. –Tu vaneggi- disse rivolto al moretto –Dai, andiamo. Il regalo non si compra da solo- aggiunse alzandosi in piedi e dirigendosi alla cassa.
    Bill sbuffò e seguì l’amico, che sembrava avere pure una certa fretta.
    “Certo che cammina veloce per avere le gambe di un bel pezzo più corte delle mie!” si ritrovò a pensare Bill, mentre cercava di raggiungere il batterista.
    Bill vide Gustav avvicinarsi ad una ragazza che stava per uscire dal locale e si bloccò un po’ preoccupato: che diavolo aveva in mente?
    -Ciao Lauren!- disse Gustav.
    Bill sgranò gli occhi di colpo.
    Lauren.
    Quel nome l’aveva già sentito da qualche parte.
    Ma certo! L’amica di Lexie. Quella della quale parlavano a Capodanno.
    Finalmente l’avrebbe vista in faccia.
    -Ciao Gustav, come mai da queste parti?- rispose la ragazza.
    -Perché qui fanno il miglior caffè di tutta la città- rispose il biondino sorridendo.
    Lauren accennò un sorriso in direzione del biondino, quando all’improvviso vide un ragazzo alto, moro e vistosamente truccato avvicinarsi a lui. Sapeva benissimo chi era.
    Per un paio di secondi Lauren incrociò lo sguardo con quello del ragazzo, girandosi poi a guardare Gustav.
    -Oh, scusami, non ho ancora fatto le presentazioni. Lauren lui è Bill. Bill lei è Lauren.-
    -Piacere- disse la ragazza, guardando il moro dritto negli occhi.
    -Piacere mio- rispose Bill, stringendo la mano della ragazza.
    Dopo i convenevoli, Lauren tornò a parlare con Gustav, così Bill ne approfittò per osservarla meglio.
    Mora, lunghi capelli, occhi grandi e azzurri, labbra carnose e viso pulito con lineamenti di cristallo. Bill si soffermò un attimo a guardare gli occhi della ragazza: aveva uno sguardo dolcissimo ma al contempo triste e malinconico.
    Fu riportato alla realtà dal cellulare della ragazza, che la avvertiva di aver ricevuto un messaggio.
    -Scusate- disse la ragazza mentre trafficava nella borsa in cerca del telefonino. Finalmente lo trovò e lesse il messaggio.
    -Devo andare- disse la ragazza sbuffando appena.
    -Ok. Allora ci vediamo al compleanno di Lexie- disse Gustav.
    -Certo. Ciao Gustav- rispose la ragazza sorridendo al biondino. Poi si girò verso Bill –E’ stato un piacere conoscerti, ciao-
    Bill rimase un attimo spiazzato ma poi cercò di elaborare una frase carina da dire alla ragazza.
    Niente.
    Encefalogramma piatto.
    -Anche per me è stato un piacere. A presto-
    Lauren uscì dal locale e Bill rimase ad osservarla fino a quando non fu sparita del tutto alla sua visuale. Gustav, che nel frattempo aveva pagato il conto, si avvicinò al ragazzo dandogli una pacca sulla spalla.
    -Andiamo- disse rivolto al moretto.
    Bill lo seguì fuori dalla pasticceria, salì in macchina, si allacciò la cintura e rimase in completo silenzio.
    Gustav mise in moto e si buttò nel traffico. Ogni tanto lanciava qualche occhiata interrogatrice verso il moretto che sembrava aver perso la lingua.
    Sorrise beffardo –Non sentirti un idiota….fa sempre questo effetto!- disse guardando il moretto.
    Bill lo guardò parecchio esterrefatto –Non capisco, che stai dicendo?!-
    -Mi riferisco a Lauren. La prima volta che la incontri rimani spiazzato, è successo anche a me. E’ una bellezza formato mignon.-
    Bill si mise a ridere. Ma la sua risata risultò forzata, molto forzata.
    -Ma figurati! A me non ha fatto nessuna impressione. E’ carina, sì, ma niente di speciale- rispose il moretto spostando lo sguardo oltre il finestrino.
    -Niente di speciale, eh? Se se, raccontalo a qualcun’altro- disse Gustav –Non sei mai stato bravo a mentire, sai?- aggiunse, uno strano sorriso diabolico sulle labbra.
    Bill scrollò le spalle e cominciò ad armeggiare con l’autoradio, sotto lo sguardo divertito di Gustav.
    Amava avere ragione.
    E amava vedere Bill in imbarazzo.
    E decise che lo avrebbe tormentato fino alla sfinimento.


    Commenti?

    Edited by Phantom Rose - 16/5/2010, 17:08
     
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  9. =Rei=
     
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    bello bello!!!!
    posta prestoooooo
     
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  10. Phantom Rose
     
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    Grazie mille.
    Il sesto chappy è già a buon punto e spero di postarlo presto.
    Appena sarà pronto te lo dirò, parola di girl scout.
     
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  11. Phantom Rose
     
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    Nuovo chappy in arrivo, buona lettura!

    Capitolo 6

    Gustav rientrò a casa verso sera, piuttosto demoralizzato per non aver trovato nessun regalo.
    Aprì la porta del grande appartamento di Lexie, dove lei abitava da un paio d’anni.
    Gustav, negli ultimi mesi, era solito passare lì la maggior parte del tempo, quando si trovava ad Amburgo. Ormai era raro che lui vivesse con gli altri tre nel loro loft lì in città.
    Si richiuse la porta alle spalle e rimase parecchio stupito di non vedere la ragazza corrergli incontro come era solita fare.
    Guardò un po’ in giro per la casa: in salotto non c’era, in cucina nemmeno e così decise di dirigersi verso la camera da letto.
    Arrivò davanti alla porta, che era socchiusa, e sentì della musica provenire dall’interno.
    Si fermò un attimo ad ascoltare e sorrise tra sé: fu un attimo riconoscere le note di “Don’t Jump”.
    Aprì piano la porta e vide la ragazza intenta a riporre nell’armadio un po’ del vestiario che lui aveva sparso per la stanza prima di uscire con Bill.
    -Ti ho trovata, finalmente!-
    -Ciao tesoro!- rispose la ragazza girandosi per guardarlo e regalandogli uno dei suoi bellissimi sorrisi. –Allora, com’è andata oggi? Giornata faticosa?-
    “Non immagini quanto! Sopportare Bill è peggio di un’intero tour in giro per l’Europa” pensò Gustav.
    –Come al solito.- Rispose sorridendo alla ragazza, cercando di essere il più convincente possibile. –Ormai sono abituato a sopportare tutto e tutti!-
    Lexie guardò un attimo il ragazzo, prese una pila di magliette che aveva appena piegato e le posò nel ripiano dell’armadio.
    -Le avrei sistemate io, non era necessario che lo facessi tu.-
    -Non ti preoccupare- lo rassicurò Lexie –Non sapevo come passare il tempo. Però….è strano che tu sia diventato così disordinato!-
    -E’ che oggi non mi piacevo con niente!-
    -Sicuro che dovevi uscire per lavoro?- chiese Lexie incrociando le braccia al petto ed avvicinandosi al ragazzo.
    -Ma che vai a pensare?!- rispose scandalizzato il biondino –A momenti non ho tempo nemmeno per te, figurati se avrei il tempo di avere anche un’altra!-
    Lexie lo guardò seria in faccia, le palpebre appena calate, poi scoppiò a ridergli in faccia-
    -Dovresti vederti Gus, hai una faccia….!- disse la ragazza ancora scossa dalle risate.
    -Mi prendi pure in giro?- rispose Gustav, una finta aria offesa.
    -Non mi permetterei mai!- rispose Lexie prima di scoppiare di nuovo a ridere.
    -Vuoi la guerra?- chiese Gustav avvicinandosi ancora di più alla ragazza –E guerra sia!-
    Lexie capì le intenzioni del ragazzo e cercò di scappare correndo verso la porta, ma non fece in tempo ad uscire perché Gustav le arrivò alle spalle e le circondò la vita con le braccia sollevandola da terra.
    Si avvicinò poi al letto lasciando cadere dolcemente la ragazza e si sdraiò a sua volta, a pancia in giù, accanto alla ragazza, posandole un braccio a cingerle la vita.
    -Ho vinto io!- gongolò Gustav.
    -Scemo!- lo apostrofò lei –Con le maniere forti tutti sono capaci di vincere!-
    Restarono per un paio di minuti in silenzio a guardarsi.
    -Ho visto Lauren, oggi- esordì ad un certo punto il biondino.
    -Sul serio? Dove?-
    -Al “Giardino del sole”. Ci ero andato con Bill per un caffè e lei era lì-
    -E….?- lo esortò Lexie a continuare.
    -Niente, l’ho salutata, le ho presentato Bill e poi se n’è andata. Lo sai meglio di me che è sempre di corsa, quella ragazza!-
    -E così le hai presentato Bill….-
    -Sì. Ed è stata molto educata, gentile e diplomatica, quindi puoi star tranquilla.-
    Lexie si mise a fissare il soffitto e Gustav rimase a guardarla per qualche secondo.
    -Sei arrabbiata?- le chiese, accarezzandole i capelli.
    Lexie girò il viso in direzione del ragazzo e gli sorrise –No, non sono arrabbiata. Solo che….Lauren non mi ha detto niente. Non mi ha detto che ti aveva incontrato oggi.-
    -Ti ha chiamato?-
    -No, è passata di qui prima di tornarsene a casa.-
    -Ah. Ok, non mi aveva accennato niente.-
    Gustav si alzò dal letto, si tolse le scarpe, lasciandole in mezzo alla stanza, e si diresse verso il bagno. –Vado a farmi una doccia-
    -Non vuoi sapere cos’è venuta a fare?- chiese Lexie.
    -Beh, se ti fa piacere dimmelo-
    -Mi ha portato il regalo. Insieme ad un biglietto. E mi ha fatto promettere di non leggerlo fino al giorno del mio compleanno.-
    -E tu lo farai? Sei sicura di riuscire a resistere?- domandò il ragazzo sorridendo divertito.
    -Ma certo che ci riesco. E poi l’ho promesso- rispose la ragazza alzandosi dal letto e avvicinandosi alla porta della stanza, pronta ad allontanarsi da quel biglietto tentatore.
    Gustav guardava la scena divertito. Lexie uscì dalla stanza ma dopo due secondi tornò indietro a passo di carica –Ma chi voglio prendere in giro?- disse la ragazza a voce alta facendo ridere Gustav. Si avventò sul biglietto e si mise comoda sul letto per leggerlo.
    Gustav la guardò un attimo prima di richiudersi la porta del bagno alle spalle ed entrare nella doccia, dalla quale non aveva intenzione di uscire prima di mezz’ora.
    Nel frattempo Lexie aveva aperto la busta ed estratto il foglio in essa contenuto: sembrava più una lettera e non un semplice biglietto di auguri.
    Sentì una leggera ansia salire alla gola: cos’aveva Lauren di tanto importante da dirle? E perché non lo faceva di persona?
    Ok, negli ultimi mesi si erano viste poco e non avevano parlato moltissimo ma arrivare a questo era un po’ troppo. Forse Lauren era arrabbiata con lei? Forse era successo qualcosa, o meglio, qualcos’altro a Lauren di talmente brutto che non riusciva a parlarne?
    “Ok Lexie, pensa positivo. Non è detto che su questo foglio ci sia per forza scritto qualcosa di brutto. Magari è solo un modo un po’ originale di farti gli auguri.”
    Sì, poteva andare. Con questo pensiero e un paio di respiri profondi Lexie riuscì ad iniziare a leggere.

    Cara Lexie,
    probabilmente a quest’ora indosserai il bellissimo vestito che hai scelto per la festa del tuo ventesimo compleanno. E sicuramente sarai meravigliosa.
    Oppure, cosa ancora più probabile, indossi gli stessi abiti che avevi qualche ora fa, quando sono passata a trovarti. Perché sei troppo curiosa per resistere e non sai mantenere le promesse, a volte. ;)


    Qui Lexie sorrise, Lauren aveva perfettamente ragione. Non era riuscita a mantenere la promessa ma non le importava niente. Così prosegui con la lettura.

    So che, probabilmente, avresti preferito che te ne parlassi di persona, ma sono troppo vigliacca per farlo.
    Ma soprattutto….parlandoti mi sarebbe in primo luogo venuto il magone! E poi non sarei riuscita ad esprimermi al meglio, col rischio di fraintendimenti.
    E così, alla fine, ho deciso di scriverti.
    O meglio.
    Ho deciso di osare, di essere sincera e vera fino in fondo. Perché è così che è iniziata la nostra amicizia, ricordi?
    Parlandoci, rivelando il nostro universo interiore. E tutto ciò senza averlo deciso.
    Anzi.
    E’ successo tutto con estrema naturalezza.
    Ok, cominciamo.
    E’ strana la vita.
    Un giorno sei felice e sei convinta che lo sarai per sempre.
    Ma un attimo dopo, all’improvviso, senti un tremendo peso sul cuore che ti soffoca e ti lacera senza pietà….senti quel senso di vuoto che ti fa dubitare di tutto e di tutti, persino di te stessa e che ti spinge ad isolarti sempre più.
    A me è successo quando sono venute a mancare le mie basi, le spalle su cui piangere e ho pensato di farla finita una volta per tutte.
    L’ho pensato seriamente, ma per fortuna non ho avuto il coraggio di farlo.
    E così me ne sono andata per un po’.
    Senza dirti niente.
    Senza darti spiegazioni.
    Senza nemmeno dirti ciao.
    Mi sei sempre stata vicino.
    Quando avevo bisogno di te, sapevo che potevo bussare al tuo cuore perché l’avrei trovato sempre aperto.
    Ma ho commesso un errore imperdonabile.
    Ti ho lasciato fuori dalla mia vita proprio quando avevo più bisogno di avere la mia migliore amica accanto.
    Perché a volte tutto quello di cui abbiamo bisogno è solo un abbraccio nel silenzio di questa vita.
    Ma soffrivo troppo e non volevo intaccare la tua felicità con le mie giornate buie, la mia vita priva di senso, i miei malumori.
    Non volevo essere d’intralcio alla tua storia con Gustav appena sbocciata.
    Ma ho sbagliato.
    Sono stata solo egoista e ti ho ferita.
    Quindi….
    Ti chiedo scusa.
    Ti chiedo scusa per tutti i miei difetti, le piccole cose che ti hanno fatto star male accumulandosi sempre più.
    Se ti ho delusa, mi dispiace.
    Se ti ho ferita, perdonami.
    E se ti dico che ti voglio bene….credimi!
    L’amore ha un simbolo, cioè il cuore.
    Ma l’amicizia?
    Se chiedessero a me di scegliere un simbolo metterei il tuo viso angelico.
    Già proprio così.
    E sai perché? Perché i nostri angeli custodi si reincarnano nelle persone che più ci sono vicine.
    E alle quali vogliamo più bene.
    Non credo di essere la persona più importante della tua vita, ma sono certa di averti trasmesso l’importanza che tu hai nella mia.
    Quindi….grazie.
    Grazie per tutti i momenti passati insieme, per tutti i tuoi sorrisi.
    Grazie per la tua amicizia che ha reso la mia esistenza piena di significato.
    Grazie per aver attraversato il mio cammino ed averlo illuminato.
    Grazie per tutto!
    E soprattutto….
    BUON COMPLEANNO!!!!
    Ti voglio bene!

    Lauren


    Lexie rimase spiazzata per qualche secondo.
    Doveva assolutamente fare qualcosa. Lauren era la sua migliore amica, la persona più cara che conoscesse, c’era sempre stata per lei nei momenti belli e in quelli brutti. E lei voleva fare lo stesso, voleva starle vicino.
    Le avrebbe insegnato la strada per uscire da quella galleria buia.
    Non l’avrebbe fatta annegare in quel mare di dolore in cui si trovava ormai da un po’. Da troppo, secondo Lexie.
    Avrebbe ridato gusto alla sua vita.




    Continua….


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  12. Phantom Rose
     
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    Rieccomi qua, con un nuovo capitolo. Ci ho messo un poò di tempo a postarlo perchè sono stata impegnata col carnevale di Venezia, ihih! Comunque....spero tanto che qualcuno lo legga. E spero che piaccia. E se volete....lasciate pure dei commenti, belli o brutti che siano. Buona lettura!

    Capitolo 7

    Lauren se ne stava comodamente sdraiata sul suo grande letto matrimoniale, tra le braccia un piccolo cuscino nero con un teschio disegnato sopra. Sbuffò sonoramente, aveva un mucchio di cose da fare ma era troppo stanca anche solo per alzare un dito.
    -Qui ci vuole una bella doccia!- disse parlando a sé stessa.
    Poggiò il cuscino accanto a sé. Si mise a sedere gettando un’occhiata sul monitor del portatile acceso, abbandonato lì sul materasso.
    -Lo spengo dopo- disse mentre si alzava in piedi e si dirigeva verso il bagno personale comunicante con la camera da letto.
    Una volta entrata si avvicinò al lavandino e guardò la sua immagine riflessa nello specchio.
    Non aveva proprio un bell’aspetto: era pallida, un’espressione sempre tendente all’imbronciato, lo sguardo spento, assente. Non somigliava per niente alla ragazza solare, sorridente, gentile di qualche tempo prima.
    Sospirò guardandosi ancora per un attimo, poi diede le spalle allo specchio. O per dirla sinceramente diede le spalle a sé stessa.
    Si guardò un attimo in giro: doccia o vasca?
    Decisamente doccia, c’era il serio rischio che si addormentasse in vasca.
    Aprì il rubinetto dell’acqua, si spogliò lentamente, quasi controvoglia ed infine entrò nel box doccia.
    L’acqua calda scendeva tamburellando sulla sua schiena nuda, mentre lei rifletteva.
    Era passata da Lexie il giorno prima per portarle il regalo e quel biglietto e da allora non l’aveva più sentita. Nessuna telefonata, nessun sms, nessuna mail.
    Aveva sbagliato a scriverle quelle cose?
    Forse Lexie si era offesa? O arrabbiata?
    Lauren cercò di scacciare quei pensieri negativi dalla testa.
    Magari aveva veramente mantenuto la promessa e non aveva ancora letto niente.
    -Impossibile!- disse Lauren scuotendo la testa.
    Decise di non pensarci più, in fondo non aveva fatto niente di male.
    E aveva una sua teoria a riguardo.
    Fare una cosa, anche se si rivela il più tremendo degli errori, è decisamente meglio del non averci provato.
    Annuì cercando di convincersi del tutto.
    E siccome, per lei, cercare le risposte è meglio che farsi le domande, decise che avrebbe chiamato Lexie. Solo per sapere come stava, non avrebbe fatto il minimo accenno a quel biglietto. E conoscendola da una vita, avrebbe capito il suo stato d’animo anche solo dalla voce.
    Chiuse il rubinetto dell’acqua, aprì il box doccia e si infilò l’accappatoio rigorosamente nero, avvolgendosi poi un asciugamano sui lunghi capelli.
    Tornò in camera per accendere lo stereo ed ascoltare un po’ di musica ma i suoi piani vennero mandati in fumo dal suo portatile, che la avvertiva di aver ricevuto una nuova mail.
    Sospirò, sicuramente era di qualche suo amico della crew.
    Si sedette sul letto, prese il pc poggiandolo sulle gambe ed aprì la mail: era di Lexie.
    Rimase un attimo stupita, poi sorrise: erano veramente telepatiche loro due!
    -Vediamo un po’ che mi ha scritto!-

    Non ho saputo aspettare, ihih….ed ora sono qui, seduta sul letto.
    Il tuo biglietto tra le mani che mi fa piangere dalla felicità, mi tocca il cuore. E’ veramente un bel regalo. Grazie.
    Mi scrivi: non credo di essere la persona più importante della tua vita.
    Ti sbagli.
    Sei una tra le poche persone importanti della mia vita, giuro!
    E’ difficile capire chi sono i veri amici fra le persone che riempiono la tua vita.
    Tutti ti cercano, ti stimano, ti sorridono….
    Poi arriva il giorno in cui hai veramente bisogno di un amico e tutti si scansano, spariscono, nessuno si ricorda di te.
    Una vera amica è colei che arriva o che ti rimane accanto quando il resto del mondo se ne va.
    Nel mio caso….sei tu quell’amica.
    Ricordi quando, in quella stanza bianca d’ospedale, mi hai preso la mano, mi hai dato un bacio in fronte sussurrando “Sono qui, conta su di me”?
    Te lo ricordi?
    Oggi sono io a dirti “Non aver paura, sono qui, conta su di me”.
    Lauren….so qual è il motivo della tua sofferenza ma c’è una cosa che devi tenere sempre a mente: non arrenderti mai, non sottovalutarti mai, non farti calpestare. Devi andare avanti, vivere la tua vita esattamente come la vuoi. Loro ti direbbero la stessa cosa. E sarebbero orgogliose di quello che sei. Lo sono sempre state. E anch’io lo sono.
    E ricordati che c’è ancora una piccola speranza, tienitela stretta.
    Non si può cancellare una forte amicizia solo per uno sbaglio.
    Sbagliare è umano.
    Sbaglio io.
    Sbagli tu.
    Sbagliano tutti.
    Io sarò sempre dalla tua parte, qualsiasi cosa succeda. Puoi contare su di me e questo dovresti già saperlo.
    Anche se non siamo state molto vicine negli ultimi tempi, l’amicizia che ci unisce si protrarrà per sempre.
    Se cerchi qualcuno che ti dia una mano per rialzarti, se ti serve una spalla su cui piangere, se ti senti sola, ricordati che accanto a te c’è sempre un’amica che ti vuole bene!
    Sai quanto ti voglio bene? Guarda dalla finestra e fissa un punto, tutto il resto è il mio affetto per te!
    P.S. Non vedo l’ora di abbracciarti!


    Lexie


    Lauren sorrise dolcemente, come non faceva da tempo, mentre una lacrima solitaria scendeva lungo la sua guancia. La sua mano si alzò automaticamente a sfiorare quel ciondolo che portava sempre al collo, una croce con al centro un teschio. Un regalo di suo padre.
    Suo padre.
    In quel momento giaceva in un letto d’ospedale lottando tra la vita e la morte. Ma Lexie aveva ragione, c’era ancora una speranza. Una piccola, minuscola speranza.


    *


    -Lexie, tesoro, posso usare un attimo il tuo computer, visto che è acceso?- urlò Gustav dal salotto.
    -Ma certo che puoi- rispose la ragazza affacciandosi dalla porta della cucina.
    Gustav prese il pc, facendo ritornare in vita il monitor in stanby e si ritrovò davanti ad una mail aperta.
    Non era solito farlo e sapeva che non doveva ma….decise di dare una sbirciatina. Come pensava era la risposta di Lexie al biglietto di Lauren. Si mise a leggere la mail con attenzione.
    Dopo un paio di minuti si alzò lentamente dal divano dirigendosi in cucina.
    Lexie era intenta a preparare la cena e quando vide il ragazzo entrare gli sorrise.
    Gustav, però, aveva un’espressione piuttosto seria, turbata, teneva le braccia incrociate al petto e lo sguardo dritto davanti a sé.
    Il sorriso di Lexie svanì in un attimo lasciando il posto ad un’espressione di pura preoccupazione.
    -Tutto bene, Gus?-
    -Sì, certo- rispose atono il ragazzo –Ti volevo chiedere….hai risposto a Lauren, vero?!-
    Lexie rimase un attimo spiazzata –Sì, ma da come lo dici sembra quasi che tu già lo sappia. Hai letto la mia mail, vero?-
    Gustav si girò e fissò la ragazza, che sussultò leggermente: non l’aveva mai guardata con quell’espressione così seria.
    -Sì, ho letto la tua mail. Mi dispiace, non dovevo. Ho sbagliato e ti chiedo scusa.-
    Lexie rimase piuttosto delusa.
    -Le scuse non bastano, Gustav. Hai calpestato la mia privacy.- rispose Lexie lanciando il tovagliolo che teneva in mano sul ripiano della cucina.
    Si avviò di gran fretta verso la porta della cucina.
    -Dai Lexie, scusami. Non possiamo parlarne?- chiese il biondino.
    -No!- fu la secca risposta pronunciata dalla ragazza.
    Lexie attraversò il salotto, arrivò alla camera da letto dove si rifugiò sbattendo la porta. Si buttò sul letto a pancia in giù, incrociò le braccia poggiandovi sopra la testa e cominciò a pensare.
    Nel frattempo Gustav aveva spento i fornelli ed era tornato a sedersi sul divano. Sbuffava ad intervalli di 2-3 secondi: ok, aveva sbagliato, ma le aveva anche chiesto scusa. Lexie aveva esagerato a reagire così.

    Era passata un’ora da quando avevano “litigato”. Lexie aveva chiamato Lauren, raccontandole l’accaduto e facendosi rassicurare dall’amica. Ma non aveva ancora seguito il suo consiglio di andare a chiedere scusa al ragazzo.
    Passarono altri 10 minuti.
    Con uno scatto Lexie si alzò dal letto ed uscì dalla camera.
    Gustav stava ancora seduto sul divano. Si portò le mani sopra la testa e sbuffò per l’ennesima volta. Stava per imprecare malamente quando vide Lexie prendere posto accanto a lui. Teneva le mani sulla ginocchia e lo sguardo basso.
    -Mi dispiace piccola, non dovevo. Però hai esagerato un po’ ad arrabbiarti in quel modo!-
    -Lo so.- disse la ragazza –Scusami!-
    Gustav la guardò e le sorrise dolcemente.
    -Vieni qua!- le disse allargando le braccia.
    Lexie si avvicinò al ragazzo e si lasciò coccolare.
    -Mi sono arrabbiata perché l’hai fatto a mia insaputa. Se volevi leggerla perché non me l’hai chiesto?-
    -Non lo so. Forse perché pensavo in un tuo rifiuto….e dopo aver letto quello che ti ha scritto Lauren ero curioso di sapere cosa le avevi risposto.- disse Gustav guardando la ragazza con lo sguardo da cucciolo bastonato.
    Lexie sorrise dolcemente, sfiorandogli una guancia con le dita.
    -Beh….visto che l’hai letta….che ne pensi?- chiese ad un certo punto la ragazza.
    -Dopo quello che ti ha scritto lei….ricevere una risposta così è molto bello. Sono sicuro che Lauren l’ha apprezzata.-
    -Non immagini quanto- rispose la ragazza sorridendo.
    -Solo che….mi chiedevo….hai parlato di ospedale. Hai avuto problemi di salute?- chiese Gustav guardando la ragazza in viso.
    Lexie si allontanò dal ragazzo, sospirando profondamente.
    -Sapevo che me l’avresti chiesto. E’ per questo che mi sono arrabbiata prima.-
    -Non capisco, che c’è di male?- chiese Gustav piuttosto perplesso.
    -Sono stata in ospedale perché….avevo dei problemi, come hai detto tu. Ma non te lo avrei mai detto.- rispose la ragazza abbassando lo sguardo.
    -E perché? Sei ancora ammalata?- chiese Gustav preoccupato.
    -No, è che….se te lo dico penserai chissà cosa e-
    Gustav le impedì di continuare poggiando le dita sulla bocca della ragazza.
    -Non cambierò quello che penso o che provo per te, ti puoi fidare.-
    La ragazza annuì con la testa e Gustav ritirò la mano.
    -A quell’epoca studiavo ancora danza classica, non facevo ancora parte della crew, mentre Lauren sì. Lei era entusiasta, mi diceva ogni giorno di piantare quei maestri di danza bacchettoni e di andare con lei. Ma io non l’ascoltavo e non capivo il motivo della sua insistenza. In compenso davo retta agli insegnanti che mi dicevano che dovevo tenere sotto controllo il peso, non dovevo ingrassare e-
    -Eri anoressica?- chiese d’un tratto Gustav.
    Lexie sospirò. –Sì, lo sono diventata. Lauren se n’era accorta e aveva tentato di tirarmi fuori ma io non le ho dato retta. Ho capito dove voleva arrivare quando ormai era troppo tardi. Che stupida sono stata! Pensa che un giorno l’ho perfino mandata al diavolo!-
    -Che cosa??- chiese Gustav piuttosto sbalordito, spalancando occhi e bocca.
    -Già, chiediglielo, lo confermerà.-
    -E poi che cos’è successo?-
    -Beh, lei si è arrabbiata e non si è più fatta vedere. E io stavo male fisicamente e anche perché pensavo di aver perso la mia migliore amica. Ed era tutta colpa mia. Poi un giorno sono stata male, mi hanno portata in ospedale e quando ho aperto gli occhi lei era lì. Il resto lo sai.-
    Gustav rimase un paio di secondi a guardarla.
    -Mi dispiace, piccola. Non avrei dovuto insistere perché mi raccontassi questa storia.-
    -Fa niente. Anzi….adesso che lo sai mi sono tolta un peso.- disse la ragazza sorridendo.
    -Anche perché adesso stai benissimo- rispose Gustav sorridendo a sua volta.
    -Sì. E ho anche fame.-
    -A chi lo dici!- rispose il ragazzo poggiando una mano all’altezza dello stomaco –Se non mangio schiatto qui sul divano!-
    Lexie scoppiò a ridere.
    -Ho capito, vado a finire di preparare la cena- disse Lexie alzandosi in piedi.
    -Ti aiuto!- si offrì il biondino seguendo la ragazza in cucina.
    -Certo che….- cominciò il ragazzo dopo qualche secondo di silenzio.
    -Cosa?-
    -Ora sono doppiamente in debito con Lauren-
    -Perché?- chiese Lexie con un’espressione curiosa e interrogativa in volto.
    -Semplice. Per prima cosa ti ha aiutata, ti è stata vicina e ha fatto sì che tu guarissi. E poi ti ha costretta ad uscire quella sera che ci siamo conosciuti. Senza di lei non saremmo qui adesso.-
    -E quindi?- chiese la ragazza sorridendo.
    -Potremmo farle un monumento al centro di Amburgo- disse Gustav in tono convinto, gesticolando con le mani e guardando la ragazza che scoppiò a ridere.
    -Gustav piantala di dire cavolate! Credo che un grazie sia sufficiente-
    -Se lo dici tu….- disse il ragazzo avvicinandosi a Lexie e stringendola in un dolce abbraccio.
    La guardò intensamente negli occhi e le baciò la punta del naso.
    Ogni cosa di lei, il suo tocco, il suo sapore, il suo profumo, la sola vista del suo viso era più potente di qualsiasi droga. Non che lui ne avesse mai fatto uso ma immaginava fosse così.
    Lei sapeva esattamente come riportarlo alla realtà.
    La baciò.
    Dolcemente.
    Con tutto l’affetto che aveva in corpo.
    Lexie gli appoggiò la testa sulla spalla. Gustav la trascinò in camera, sdraiandola sul letto. Si sdraiò sopra di lei stando attento a non far gravare il proprio peso sul corpo della ragazza. Nell’aria il profumo delle candele profumate.
    Le mani si toccavano.
    -Ma….non stavi morendo di fame?- chiese in tono scherzoso Lexie.
    -Sì….è vero- rispose Gustav osservandola.
    -Se vuoi possiamo tornare di là, cucinare, cenare, lavare i piatti….-
    -Io odio lavare i piatti- rispose Gustav.
    Si fissarono intensamente.
    Il loro respiro non era rallentato.
    E non c’era niente da dire.
    Assolutamente nessun bisogno di parlare.
    Lexie prese la mano di Gustav nella sua e la strinse dolcemente.
    Gustav si abbassò sul viso della ragazza e la baciò di nuovo.
    Un bacio dolce, quasi timido che si fece via via più profondo e passionale.
    Gustav scese a baciarle il collo. Le infilò le mani sotto la maglia sfilandogliela lentamente.
    Anche Lexie gli infilò le mani sotto la maglia, sfiorandogli la pelle della schiena con le unghie. Gustav sentì un brivido partire dalla testa e scendere lungo la spina dorsale.
    Lexie lo liberò della maglia e continuò ad accarezzargli la schiena provocandogli una continua pelle d’oca.
    Gustav alternava i baci sul collo della ragazza con dei leggeri morsi.
    La desiderava.
    Molto. E da tanto.
    Ma non aveva mai osato chiederle di più.
    Non voleva forzarla e forse doveva fermarsi lì anche quella volta.
    Ma i suoi dubbi vennero spazzati via proprio dalla ragazza.
    Le mani di Lexie scesero percorrendo tutta la schiena del ragazzo, gli accarezzò il giro vita fino ad arrivare ai bottoni dei suoi jeans, che cominciò a slacciare con lentezza. Alla fine liberò il ragazzo anche di quell’indumento ormai superfluo.
    Gustav fece lo stesso coi jeans della ragazza e i due si ritrovarono distesi l’uno sopra all’altra con addosso solo la biancheria intima. Lexie incrociò le braccia dietro il collo del ragazzo, avvicinandolo a sé e baciandolo con evidente trasporto.
    Le mani di Gustav vagavano sul corpo della ragazza. Le posò le mani sui fianchi, infilandole poi sotto la sua schiena fino a raggiungere il gancetto del reggiseno.
    Lo sganciò, facendo scivolare lentamente le spalline sulle braccia della ragazza.
    Si guardavano dritto negli occhi e Lexie gli accarezzò una guancia, scendendo sul collo e sugli addominali.
    Poi fece una cosa inaspettata, che fece sorridere Gustav.
    Si posò le mani sui fianchi arrotolando appena il bordo dei suoi slip. Guardò Gustav esortandolo a continuare il “lavoro” che aveva cominciato e il ragazzo non si fece pregare.
    Le sfilò gli slip e Lexie cominciò a fare scendere anche i suoi boxer.
    Si guardarono nuovamente e Gustav sorrise alla ragazza. La baciò con tutta la dolcezza possibile e immaginabile, mentre entrava dentro di lei.
    Cominciò a muoversi piano continuando a baciarla.
    Lexie spostò le labbra sulla guancia del ragazzo, depositandovi dei baci leggeri, scendendo poi sul collo del ragazzo.
    La velocità delle spinte aumentò un pò, mentre i loro respiri diventavano sempre più irregolari.
    Lexie gli cinse i fianchi con le gambe mentre gli graffiava la schiena con le unghie.
    Gustav affondò il viso nell’incavo della sua spalla, aumentando ancora la velocità delle spinte. Entrambi sentivano i muscoli tesi, stavano arrivando al limite.
    Lexie inarcò la schiena e arrivarono entrambi all’apice del piacere contemporaneamente.
    Pian piano i loro respiri si regolarizzarono e Lexie abbracciò il ragazzo. Gustav ricambiò l’abbraccio, baciandole una guancia.
    -Ti amo- gli sussurrò all’orecchio la ragazza.
    -Anch’io ti amo, piccolina-
    Gustav si sdraiò accanto alla ragazza, recuperò la trapunta coprendo entrambi.
    Lexie si accoccolò al ragazzo, poggiando la testa sul suo petto. Gustav le poggiò una mano sulla schiena, accarezzandola e guardò la ragazza sorridendo felice.
    Poco dopo i due ragazzi si addormentarono, stretti in un dolce e caldo abbraccio.
    Sì, nonostante la desiderasse da tanto aveva aspettato che arrivasse il momento giusto.
    Ma ne era valsa la pena.




    Continua….



    Edited by Phantom Rose - 20/3/2010, 17:35
     
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  13. Phantom Rose
     
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    Piccolissima premessa per chi ha letto il capitolo 7....ho apportato un paio di modifiche nella prima parte del chappy, se volete guardarlo. Ed ora il nuovo chappy, che spero piaccia a qualcuno. Buona lettura

    Capitolo 8

    Venerdì pomeriggio.
    Lauren si stava recando da Lexie: si era fatta convincere dall’amica ad uscire per andare a fare shopping.
    Una volta arrivata sotto casa di Lexie, Lauren afferrò il cellulare e fece uno squillo all’amica per farle sapere che era arrivata. Dopo qualche secondo le arrivò un messaggio e lo aprì.
    “Per favore sali un attimo. Grazie”
    Lauren scese dall’auto, la chiuse e si avviò verso il portone del palazzo. Lo trovò già aperto, entrò e dopo aver fatto due rampe di scale si trovò al primo piano, dov’era situato l’appartamento di Lexie.
    Quasi sorrise ripensando al periodo della loro convivenza in quelle quattro mura. C’erano un sacco di bei ricordi in quel luogo.
    Suonò il campanello ed attese che qualcuno venisse ad aprirle.
    Lexie usò un tale impeto per aprire la porta che Lauren credeva volesse scardinarla.
    -Ciao- disse Lexie –Entra-
    -Ciao. Permesso- disse Lauren entrando nell’appartamento –Allora, sei pronta?-
    -Quasi- rispose Lexie in tono mortificato –Mi pettino, metto le scarpe, il cappotto e arrivo. Tu intanto accomodati-
    Lauren la osservò stupita andare a gran velocità verso la camera da letto lasciandola da sola.
    -Ciao- disse una voce alla destra della ragazza.
    -Ciao Gustav- rispose lei voltandosi in direzione del biondino.
    -Ti ha lasciata qui da sola?- chiese il ragazzo piuttosto stupito.
    -Eh già. Deve finire di prepararsi.-
    -Ancora? Ma se è da un’ora che è chiusa in quella stanza, neanche avesse un appuntamento galante!-
    -No per quelli ci mette molto di più, fidati.-
    Gustav la guardò parecchio sorpreso.
    -La prima volta che è uscita con te ci ha messo qualcosa come tre ore per prepararsi- continuò la ragazza.
    Gustav scoppiò a ridere –Dici sul serio?-
    -Mai stata più seria-
    -Grazie per avermelo detto. Così ho un motivo in più per prenderla in giro!-
    -Io però non ti ho detto niente, ok?- disse la ragazza con sguardo innocente.
    -Ok, stai tranquilla, non ti nominerò. Piuttosto- disse il biondino abbassando la voce –avrei bisogno di parlare con te due minuti. In privato-
    Lauren fece una faccia preoccupata –Non è che finisco in un tritacarne per mano di Lexie, vero?-
    -No. Vieni di là, ti spiego tutto-

    Dopo qualche minuto Lexie raggiunse i due ragazzi in cucina.
    -Sono pronta!-
    -Era ora!- le rispose Lauren in tono ironico.
    Lexie guardò un attimo l’amica e poi puntò lo sguardo sul suo ragazzo.
    -Gus sei un pessimo padrone di casa! Perché l’hai fatta accomodare in cucina e non in salotto?-
    -Senti chi parla! Tu l’hai lasciata in entrata, davanti alla porta e poi vieni a fare la morale a me!-
    -Bambini non litigate- disse Lauren in tono scherzoso.
    -Per questa volta va bene così- disse Lexie. Poi rivolta all’amica –Andiamo?-
    -Con vero piacere- rispose Lauren alzandosi dalla sedia. –Ciao Gustav, ci vediamo-
    -Ciao. E tieni d’occhio la mia piccola-
    Lauren sorrise –Conta pure su di me- e si avviò verso la porta.
    -Ciao cucciolo- disse Lexie baciandolo a fior di labbra.
    -Ciao tesoro. E non scappare col principe azzurro!- rispose Gustav sorridendo divertito.
    -Scemo!- lo apostrofò lei, prima di salutarlo con un cenno della mano ed uscire dall’appartamento.
    Gustav tirò un sospiro di sollievo: era riuscito a chiedere a Lauren quel favore immenso ed ora si sentiva più tranquillo.
    Si alzò dalla sedia ed andò gongolando in camera per una doccia lampo e un cambio d’abiti. Georg sarebbe passato di lì a momenti.

    *

    -Tu dici che mi sta bene?- chiese Lexie mentre si rigirava davanti allo specchio del negozio.
    -Sì, ti sta bene. Ma mi piacevano di più gli altri-
    -Gli altri? Lauren non mi sei d’aiuto così!-
    -Non è colpa mia se me ne piace più di uno- si giustificò la ragazza.
    -E quali sarebbero quelli che ti piacciono?- chiese Lexie in tono rassegnato.
    -Quello nero, quello rosa acceso e quello blu. Però ne ho visto un altro che secondo me dovresti provare-
    Lexie si schiaffò una mano in fronte –Non è possibile! Sei un caso perso-
    Lauren la guardò con gli occhi da cucciolo bastonato.
    -E va bene, vediamo questo vestito-
    Lauren sorrise contenta e dopo qualche secondo ritornò con il vestito in questione porgendolo a Lexie.
    -Avanti provalo-
    Lexie prese il vestito, entrò nel camerino e ne uscì poco dopo ammirandosi allo specchio.
    -Allora? Che ne dici?- le chiese Lauren.
    Lexie si voltò a guardarla –Avevi ragione. E’ veramente carino. Lo prendo!-
    -Perfetto-
    -Però prendo anche quello nero e quello rosa. E domenica deciderò quale indossare-
    -E poi dicevi a me che non ti ero di aiuto!- disse Lauren incrociando le braccia al petto e assumendo una finta aria offesa.
    Lexie scoppiò a ridere –Scherzavo. Lo so che hai buon gusto. E a proposito di questo….dobbiamo trovare qualcosa di carino anche per te-
    -Alt, frena l’entusiasmo. So già cosa mettermi-
    -E dai Lauren- la implorò l’amica.
    -Ho detto di no. E se non la smetti giuro che vengo alla festa in pigiama-
    -Ok, ok- disse Lexie rassegnata. Sapeva che Lauren era in grado di fare una cosa del genere.
    -Almeno non vestirti di nero, ok?-
    Lauren la fulminò con lo sguardo.
    -Non vestirti tutta di nero, ok? Metti una sola cosa di colore diverso-
    Lauren fece una smorfia –Ok, ti accontento. Ma solo perché sei tu e perché è la tua festa-
    Dopo aver scelto scarpe e accessori, Lexie pagò il tutto ed uscirono dal negozio. Una volta salite in macchina decisero di andare in direzione del Café Primo, un locale piuttosto caro e chic che si trovava lì in città. E dove facevano un ottimo caffè e si trovavano un’infinità di dolci.
    Una volta arrivate presero posto in un tavolino un po’ in angolo e ordinarono.
    -Grazie per avermi accompagnata, oggi- disse ad una tratto Lexie.
    -Non mi devi ringraziare. L’ho fatto molto volentieri. E poi….avevo bisogno di stare un po’ fuori da casa-
    -Beh….non te l’ho detto prima ma non hai un bell’aspetto oggi. Qualcosa non va?-
    Lauren sbuffò una risata –Ti rendi conto della stupidità della tua domanda?-
    -Scusami!- disse Lexie offesa –Volevo solo essere di aiuto!-
    Lauren sospirò puntando lo sguardo sul tavolino di fronte a sé.
    -Sono stata in ospedale da mio padre-
    Sul volto di Lexie si dipinse un’espressione di pura preoccupazione, il tono di Lauren non le era piaciuto per niente. Tantomeno il suo sguardo e l’espressione del suo volto.
    -C’è qualche problema?- chiese.
    -No, è tutto come al solito….credo. E’ solo che mi sembrava più pallido rispetto ai giorni passati-
    -Non ti devi preoccupare, saresti la prima a sapere se qualcosa non va, giusto? Non ti angosciare così-
    -Forse hai ragione- disse Lauren stropicciandosi il viso con le mani –E’ che ho una strana sensazione. Ogni volta che sento suonare il telefono, mi viene un infarto. E come se non bastasse a casa la situazione non è delle migliori!-
    -Intendi con tuo fratello?-
    -Già. Io e Ryan non andiamo molto d’accordo ultimamente. E credo che la colpa sia tutta mia, è arrabbiato perché sono andata via.-
    -Se non sbaglio anche lui è andato via di casa, vero?-
    -Sì, ma almeno lui era qui, in città-
    -Lauren, senti, non te l’ho mai chiesto prima ma….tu dove sei andata? Sei sparita da un momento all’altro senza dire niente a nessuno.-
    -Sono andata in Italia dagli zii. Sono stata con loro e coi nonni. Ero partita con l’intenzione di non tornare più- confessò Lauren.
    -Cosa?? Non volevi più tornare ? Ma….ora che sei qui….rimani, vero?-
    -Credo di sì, ma non convincertene troppo-
    -Non puoi fare una cosa del genere!- rispose Lexie alzando un po’ il tono della voce.
    -Lexie, ti prego, non fare scenate!-
    -Se non sei sicura di rimanere allora perché sei tornata?- chiese Lexie arrabbiata.
    Lauren rimase spiazzata dall’atteggiamento dell’amica.
    -Sono tornata perché….se mio padre si fosse svegliato e io non fossi stata qui, non me lo sarei mai perdonato. Ho una tale confusione in testa!-
    -Perché non sei venuta da me?- chiese Lexie con un tono di voce decisamente raddolcito –Credevi che ti avrei voltato le spalle? Che non ti avrei aiutata? Che non ti avrei ascoltata?-
    -Lexie non farne una questione personale, ti prego.-
    -E allora dimmi perché non sei venuta a cercarmi e te ne sei andata senza nemmeno salutarmi-
    -Perché non l’avresti accettato, ti conosco. Ho già rovinato la vita a un sacco di persone, non volevo mettere anche te nella lista- disse Lauren in tono piuttosto freddo.
    -Tu non hai rovinato la vita a nessuno e sicuramente non avresti rovinato la mia. E poi….a che servono le amiche se non ti stanno vicine in momenti come questi?-
    Lexie cercò di abbozzare un mezzo sorriso.
    Lauren la guardò un attimo prima di spostare lo sguardo altrove.
    -Tu sei felice- disse ad un tratto Lauren –E voglio che tu lo sia per sempre. Te lo meriti. I tuoi studi proseguono bene, hai un ragazzo fantastico….non hai bisogno che una malinconica figlia delle tenebre come me ti stia accanto!-
    Lexie sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
    Ok, ora stava veramente esagerando e gliene avrebbe cantate quattro. Ma le parole le morirono in gola quando si accorse che gli occhi cerulei di Lauren erano diventati improvvisamente lucidi e rossi. Fece un profondo respiro e ingoiò tutti gli insulti che le voleva scaraventare addosso.
    -Voglio che anche tu sia felice- disse Lexie dopo qualche minuto, interrompendo quel silenzio –Lo so che adesso ti sembrerà impossibile, ma mi devi promettere che tornerai ad essere quella di un tempo-
    -Quella Lauren è morta qualche tempo fa e dubito che tornerà-
    -Tornerà, ne sono certa- disse Lexie in tono rassicurante –Ora sei come un vaso in frantumi ma basta solo che tu rimetta insieme i pezzi. Sarà dura, forse, ma ce la farai. E io ti aiuterò-
    Lauren la guardò un attimo negli occhi.
    -Me lo devi promettere. Consideralo il mio regalo di compleanno-
    -Ci proverò- rispose Lauren in tono rassegnato.
    Lexie le sorrise, anche se in cuor suo l’avrebbe presa a schiaffi. Non sopportava di vederla così vulnerabile, così rassegnata. Così vuota, triste. Sembrava non avesse più nessun interesse a vivere.
    -Ti va di restare a cena da noi, stasera?- chiese Lexie.
    -Mi piacerebbe ma ho già un altro impegno- rispose Lauren e sembrava veramente dispiaciuta.
    -Capisco, non fa niente. Ci vediamo domani?- chiese Lexie speranzosa.
    -No, sono già impegnata- rispose Lauren con l’espressione da cucciolo bastonato –Mi dispiace Lexie!-
    -Ok. Ma cosa devi fare?-
    -E’ un segreto- rispose Lauren facendo l’indifferente.
    -Ma ci sarai domenica?-
    -Certo che ci sarò, sta tranquilla-
    -Meno male- sospirò Lexie.
    -Che ne dici se andiamo?- chiese Lauren.
    -Sì, andiamo. Si è fatto tardi-
    Le due ragazze uscirono dal locale e si diressero verso l’appartamento di Lexie.
    Si salutarono dandosi appuntamento a domenica sera.

    *

    Lexie entrò nell’appartamento.
    Il silenzio regnava sovrano: forse Gustav doveva ancora tornare.
    Percorse il corridoio fino a raggiungere la camera, entrò e posò le buste sul letto.
    Guardò l’orologio: perfetto, aveva il tempo di darsi una rinfrescata e di mettersi qualcosa di più comodo prima dell’arrivo degli ospiti.
    Assorta com’era nei suoi pensieri, non si era accorta che Gustav era entrato nella stanza. Il biondino si avvicinò alla ragazza, toccandole un braccio. Lexie sobbalzò spaventata, poggiandosi una mano all’altezza del cuore.
    -Gus vuoi farmi morire? Cristo santo! E fai un po’ di rumore quando entri in una stanza!-
    -Scusami, non volevo spaventarti- disse il biondino in tono mortificato.
    -Beh ci sei riuscito!- disse la ragazza sedendosi sul letto.
    Gustav si sedette accanto alla ragazza
    –Lauren dov’è?- chiese il biondino.
    -E’ andata a casa-
    -Torna?-
    -No. Ha detto che è impegnata stasera. E anche domani-
    -Ne sei sicura?- chiese Gustav guardando la ragazza.
    -Sì sono sicura. E le credo. Quando mi ha detto che non poteva restare non le avevo ancora detto che c’erano anche David, Georg e i gemelli.-
    -Allora è veramente impegnata- concluse il ragazzo.
    -Credevi che stesse mentendo?- chiese Lexie con aria minacciosa.
    -No. Però se glielo avessi detto avrei pensato che era quello il motivo del suo rifiuto-
    -E invece….mi spiace deluderti ma non è quello il motivo del suo rifiuto- disse Lexie alzandosi dal letto e dirigendosi verso il bagno.
    -Vado a fare una doccia e a darmi una sistemata-
    -Vuoi che ti lavi la schiena?- chiese Gustav speranzoso.
    -No, grazie. Riesco benissimo a farlo da sola-
    -Sicura? Ti aiuto volentieri-
    -Sicurissima. Mi laverai la schiena quando avrò ottant’anni e l’artrite non mi permetterà più di farlo!-
    -See….ciao!- disse tra sé e sé Gustav, mentre si sdraiava sul letto, con le braccia spalancate, addormentandosi dopo poco.

    *

    Lauren era tornata a casa e si era infilata subito sotto la doccia, dove era rimasta per una buona mezz’ora. Dopo essersi vestita controllò che nel trolley ci fosse tutto. Scese al piano terra recuperando le chiavi della macchina ed uscì. Dopo aver caricato il trolley nel bagagliaio, salì in macchina e partì alla volta di Hannover, continuando a pensare al discorso che Lexie le aveva fatto quel pomeriggio.

    *

    Gustav si era risvegliato dal sonno ristoratore in cui era caduto giusto in tempo per accogliere gli “ospiti” che cominciavano ad arrivare. Stava facendo fare a David il giro panoramico dell’appartamento, mentre Georg era in salotto a conversare con Lexie. Mentre i gemelli….beh, dovevano ancora arrivare e nessuno aveva la minima idea di dove fossero finiti.
    Gustav e David raggiunsero Georg e Lexie in salotto.
    -Lexie ti faccio i miei complimenti, hai veramente un appartamento delizioso. E hai anche un’amica carina- disse David con un gran sorriso, mentre prendeva posto accanto a Georg.
    -Scusi? Credo di non aver capito- disse Lexie un po’ spaesata.
    -Ha visto la foto tua e di Lauren che tieni sul comodino- spiegò brevemente Gustav.
    -Ah….Beh, grazie- disse la ragazza rivolta al signor Jost.
    -Ma io vedrò mai questa Lauren?- chiese Georg.
    -Tanto non è alla tua portata- disse David guardando il ragazzo.
    Gustav e Lexie scoppiarono a ridere.
    -Beh, nemmeno tu, se è per quello. Se è amica di Lexie tu al massimo potresti essere chi? Suo nonno?- rispose Georg alquanto offeso.
    -Non preoccuparti, domenica ci sarà anche lei alla mia festa e potrai conoscerla- disse Lexie sorridendo al ragazzo.
    -E riceverai un due di picche di fronte a tutti!- aggiunse Gustav facendo ridere David e Lexie.
    -Che antipatici che siete!- disse Georg incrociando le braccia al petto.
    -Piantala Hobbit. E poi non hai una mezza tresca con la tipa conosciuta a capodanno?- chiese Gustav.
    -Ma quale tresca d’Egitto! E’ troppo snob, non fa per me-
    -Capito. Ti ha lasciato- disse Gustav sorridendo maligno.
    -Non mi ha lasciato!- precisò Georg fulminando il biondino –L’ho lasciata io!-
    -Non ti crede nessuno- disse David intromettendosi nel discorso.
    -Non ti ci mettere pure tu. Due contro uno non vale- disse Georg.
    -Comunque scordati di avere una qualche possibilità con Lauren, e’ troppo bella, intelligente e raffinata per te- disse Gustav –Tu, invece, sei….sei….un Hobbit!-
    -Non ci parlo più con te- disse Georg facendo ridere gli altri tre.
    Il trillo del campanello fece sperare a tutti che finalmente i gemelli fossero arrivati.
    Gustav andò ad aprire la porta.
    Bill entrò in casa seguito dal gemello.
    Dopo i saluti, i ragazzi si accomodarono sul divano e Lexie ordinò le pizze.
    -Hobbit, cos’è quella faccia da funerale? Ti è morto il gatto?- chiese Tom sorridendo.
    -Tom chiuditi quella ciabatta che hai al posto della bocca!- fu la risposta del bassista.
    -E’ depresso- disse Gustav sorridendo divertito.
    -Depresso? Perché? E’ successo qualcosa?- chiese Bill un po’ preoccupato per l’amico.
    -Sì è depresso perché domenica, alla festa, voleva provarci con Lauren, ma gli abbiamo fatto capire che non c’è trippa per gatti- disse Gustav.
    Bill, a quella frase, si sentì strano.
    Sentì lo stomaco fare le capriole, la mascella irrigidirsi e il suo bellissimo sorriso svanire nel nulla.
    La sua mente cominciò ad elaborare un numero imprecisato di considerazioni in merito. Si era chiuso in un mondo tutto suo, non sentiva nemmeno le parole di scherno dirette a Georg da parte degli altri tre.
    In fin dei conti lui aveva visto Lauren una sola volta e per quanto? Cinque minuti?
    E in più lei non lo aveva degnato di mezzo sguardo, chiaro segno che non faceva parte delle migliaia di ragazze che gli sbavavano dietro. Anzi gli era sembrata piuttosto fredda.
    Carina ma fredda.
    Appurato ciò….
    Magari Georg la conosceva già e da più tempo.
    Si ma dove l’aveva conosciuta? E quando?
    E poi….perchè gli dava così fastidio sapere che Georg voleva provarci con lei?
    Non c’era una spiegazione plausibile a quel fastidio che provava dentro.
    A quel peso che si era formato all’improvviso all’altezza del suo stomaco.
    Doveva smetterla con quelle seghe mentali, non erano affari che lo riguardavano.
    Cercò di riprendere il controllo della situazione, respirò a fondo un paio di volte e si guardò intorno con aria indifferente.
    Tirò un sospiro di sollievo.
    Perfetto. Nessuno si era accorto di niente, nessuno aveva notato la sua reazione. Nessuno aveva notato l’espressione del suo viso ed era meglio così.
    Non avrebbe saputo cosa rispondere in caso di domande indagatorie.
    Ma Bill si sbagliava.
    Qualcuno l’aveva osservato e aveva notato la sua espressione.




    Continua….
     
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  14. jade jackson
     
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    Oddio!!!Bellissima,brava complimenti posta il nuovo chappy!!!!
     
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  15. Phantom Rose
     
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    Grazie mille!
     
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39 replies since 26/7/2009, 17:10   1799 views
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