We shout

PWP. ADULT content.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. _TrApNeSt_
     
    .

    User deleted


    Ok, mi sento in dovere di dilungarmi in alcune premesse: una per le lettrici e una per tutte.
    Cominciamo ^^

    Ti trovi davanti ad una storia PWP, ma cosa significa?
    Ho scoperto da poco il significato di questa parola, grazie alla manu, sempre informata XD

    PWP: trattasi di fan fiction priva di trama, rotante principalmente attorno a scene di sesso.
    Vorrei dunque preservare coloro che possono magari capitare qui per caso, postando io in una sezione completamente pubblica.
    Non tutti gradiscono le PWP, anzi, direi che ben poche persone le trovano gradevoli, per le sia più disparate motivazioni.
    A maggior ragione che in questa sono presenti scene di sesso altamente esplicito, molto e troppo forti per chi non ha mai letto qualcosa di questo genere, voglio preservare al massimo l’incolumità mentale di certa gente che legge ugualmente solo per poi criticare -.-‘
    Io non metterò nulla sotto spoiler, avvisando qui, e spero con tutto il cuore che le persone che non gradiscono siano in grado di cliccare sulla freccetta bianca nel quadratino rosso in alto a destra dello schermo ^^
    Altrimenti vorrebbe dire che o siete sceme o siete cretine ._.

    Non vorrei essere esagerata, ma continuando a leggere questa Fan Fiction ammetti di avere un’età sopra i 17 anni e di non ritenerne offensivo il contenuto sotto alcun aspetto, assumendoti le tue responsabilità.






    Perfect, ora andiamo alle lettrici di PWP *-*
    So già chi saranno coloro che apprezzeranno questa storia, e per questo ho creato per voi una sorta di “Playlist”, utile a chi volesse seguire con particolare attenzione il corso della storia.
    Ormai sapete che io non riesco assolutamente a lavorare senza musica: per me sono fondamentali solo due cose. L’assoluto silenzio e la musica.
    Visto che il silenzio è un’utopia in casa mia riesco fortunatamente ad isolarmi grazie al mio cellu prodigioloso, ed ecco qui una lista (più ritretta che posso) delle song utilizzate per la stesura della one shot.
    Preciso che l’ordine è puramente casuale, e nel testo non viene ben specificato quando utilizzare l’una o l’altra canzone, solo seguite i vostri gusti ^_-
    Sono tutte basi musicali, tranne una, perché stranamente non riesco a concentrarmi se qualcuno mi canta nelle orecchie mentre scrivo XD ah ah
    Ho tentato di uppare le canzoni ma naturalmente non so come si possa fare quindi per opera dello spirito santo sono riuscita a trovarle su YouTube. Ignorate i video, l’unica cosa che vi chiedo è di ascoltarle tutte, almeno una volta, nei punti che più vi piacciono della storia.
    t.A.T.u. - Cosmos (outer space) >> Instrumental version.
    t.A.T.u. - All about Us >> Instrumental version.
    t.A.T.u. - Loves me Not >> Instrumental version.
    t.A.T.u. - Show me Love >> Instrumental version. - per questa canzone ho subito una cotta vera e propria.
    t.A.T.u. - Obezyanka Nol >> Instrumental version. - che dire di questa. Semplicemente la colonna sonora di An Untitled Love, non potevo non riutilizzarla per questa one shot, è una delle canzoni più belle che riescono a scuotermi lo stomaco. Perfettamente perfetta nei momenti più intensi.
    Butch Walker - Don't move - canzone dolcissima e straziante, almeno per me. Consiglio di ascoltarla verso la fine.

    e qui la colonna portante della one Shot
    t.A.T.u. - We shout.
    Canzone a dir poco dolcissima, dal ritmo incalzante e profondo, adoro le sue note. Grazie a lei ho potuto scegliere un titolo appropriato alla one shot.
    We shout - Noi urliamo.



    Un grazie speciale va alla Rituss, che mi ha aiutata a scrivere un pezzo di questa one shot, e con la sua bravura mi ha fatto trovare l'ispirazione ^^ E' una persona che stimo moltissimo, quindi ci tenevo a ringraziarla.







    Detto questo spero di non aver annoiato coloro che erano intenzionate a leggere XD
    Vi lascio qui un petalo di peccato.
    Un fragile, vellutato petalo di perdizione.
    Che vi introduca alla storia e vi faccia entrare segretamente.
    Buona lettura con We Shout.














    Lo tirò per il braccio proprio mentre si stava per alzare.
    Ci mise qualche secondo prima di accorgersene: si girò e con un debole strattone cercò di staccarsi.
    - Noo, la maglia si slarga.. -
    Un sorriso mentre Tom lo lasciava andare debolmente. Il ragazzo riuscì a rimettersi in piedi, sebbene un leggero capogiro lo avesse costretto ad afferrarsi la tempia destra con la mano. Per un momento il mondo sembrò vorticare attorno a lui, e una leggera pressione ai lati della testa lo portò a serrare gli occhi. Sentì debolmente il rumore di vetro accanto a lui, ai suoi piedi, e fece appena in tempo ad appoggiarsi sul divano con il braccio prima di cadere sul pavimento.
    - Wonderful wonderful liiiiife.. -
    Mormorò Tom dal tappeto, beatamente accoccolato vicino al tavolino. Trattenne un rutto e si sdraiò sul pavimento, allungando le gambe e intrecciando le dita dietro la nuca.
    La stanza smise di girare, e azzardandosi ad aprire gli occhi si rimise in posizione eretta. Per qualche momento vide tutto sfocato, ma si diresse ugualmente verso il frigo con passo strascicato, mentre un brivido gli percorreva la schiena.
    Dal salone gli arrivò attutito il rumore di Tom che faceva cadere le carte dal tavolino e l’imprecazione immediata da parte del rasta.
    Represse un altro capogiro e sfiorò con le unghie la superficie del frigo: la sua esile sagoma venne fiocamente illuminata dalla debole luce dell’interno.
    - Obbligo, scaletta, verità o paragone? -
    La voce di Tom arrivò forte e chiara dalla stanza accanto proprio mentre Bill stringeva le dita attorno alla bottiglietta d’acqua sul ripiano. Ci mise il doppio del tempo a realizzare che il fratello avesse parlato.
    - Io.. non ho voglia di giocare.. -
    Trattenne un altro capogiro e si appoggiò sul tavolo mentre cercava di capire quanti tappi ci fossero.
    Il grugnito di Tom lo raggiunse di nuovo, stavolta più basso e confuso: - Hrrrrumf. Non puoi ritirarti, altrimenti penitenza –
    Bill continuò imperterrito la sua lotta con la bottiglia, assalito dall’orrenda sensazione di aver bevuto troppo: ora i tappi erano raddoppiati.
    - Dannazione, non voglio giocare -
    Sbuffò e la bottiglia parve afflosciarsi sotto il suo alito saturo di alcol. Armeggiò ancora con l’oggetto fino al momento in cui si convinse si averlo svitato. Fu in quel momento che entrò Tom, ciondolante. Bill piegò indietro la testa avvicinando l’estremità della bottiglia alle labbra, ma il tappo impediva all’acqua di defluire.
    - Allora devi fare la penitenza -
    La voce risoluta del rasta gli fece ricordare che non stava affatto bevendo. Bill sbattè la bottiglia sul tavolo e optò per una pillola di qualsiasi cazzo di farmaco che gli avrebbe fatto passare quel cazzo di mal di testa.
    Sentendosi ignorato, Tom sbuffò maldestramente, rischiando di rovinare sulla credenza dietro di lui.
    - Devi fare la penitenza, Bibi -
    L’ultima frase gli uscì piuttosto biascicata, ma ugualmente ignorata dal ragazzo davanti a lui.
    - Fanculo tu e la tua cazzo di penitenza – Mormorò Bill fra i denti, senza riuscire ad afferrare il fatto che l’alcol lo avesse reso al livello di scurrilità pari a quello di uno scaricatore di porto. Tom sembrò gradire ugualmente, dal momento che i suoi occhi lucidi navigarono a lungo in qualche punto imprecisato del viso del fratello.
    - Mi devi una penitenza, capito? –
    No, Bill non capiva più niente. Aveva solo bisogno di sedersi, o sdraiarsi magari, se fosse riuscito a ricordarsi come ci si sedeva o sdraiava, o magari ricordarsi come era fatto un divano. O qualcosa di morbido dove affondare, così da smaltire la sbornia.
    - Contaci, stronzo -
    Meravigliandosi di aver pronunciato due parole di senso compiuto senza dare di stomaco, cercò di trascinarsi fuori dalla cucina, ignorando Tom che sembrava aver deciso di instaurare una conversazione con la bottiglia deceduta.

    Aprì gli occhi nel momento in cui riuscì a sentire quella strana melodia. Porco.. fu costretto a serrarli nel momento in cui un martello pneumatico gli perforò la cavità celebrale.
    - Merda, smettila di urlare, stavo dormendo, dannazione! -
    Attese che quel cazzo di martello smettesse di trapanargli la testa e provò ad aprire nuovamente gli occhi. Nessuna fitta in arrivo. Si azzardò a mettere a fuoco quelle strane corde accanto a lui, ma un dolore dalle parti delle tempie lo avvertì che era ancora troppo presto per recuperare le facoltà visive. Si costrinse a rimanere sdraiato mentre una voce di donna lo raggiungeva da chissà dove.
    Un grugnito si aggiunse all’insieme di strani rumori che sembravano provenire da qualche parte intorno a lui.
    Ah, quella voce.
    Aprì gli occhi e il volto di un’attrice si affacciò dall’ingresso di un palazzo bianco, in cerca di chissà chi da dietro lo schermo.
    Era stato lui ad accendere la televisione?
    In un lampo di sobrietà post-sbornia si ricordò di aver bevuto proprio quando i suoi occhi incontrarono quelli di una bottiglia lunga e stretta sul pavimento.
    Splendido, riusciva a mettere a fuoco, adesso.
    Non erano corde, erano dread. I dread di suo fratello.
    Che ci facevano lì?
    Parecchio instupidito si rese conto che probabilmente dovevano essere tutti attaccati alla testa di Tom, e che dunque era lì accanto a lui. Aggrottò le sopracciglia prima di spalancare la bocca scandalizzato.
    Era stato lui ad urlare!
    Senza pensarci si trascinò in una posizione che somigliasse a quella di una figura seduta e schiaffò un colpo sulla schiena del fratello, venendo assordato dal rumore sordo che provocò la sua mano sul copriletto.
    Il letto vibrò pericolosamente mentre Tom sobbalzava sotto le coperte con un grido nel cuscino.
    Bill si tappò le orecchie in ritardo, urlando a sua volta: - Così impari! –
    Tom ebbe appena il tempo di boccheggiare prima che Bill si liberasse a fatica delle coperte e si allontanasse dal letto.
    - Stronzo! – Aggiunse, testando le proprie capacità motorie per alzarsi. Cercò a tastoni il telecomando fra gli oggetti sparsi sul pavimento, mentre il rasta cercava di riprendersi. Scansò qualche bottiglia vuota assieme a numerose carte da gioco, senza riuscire a trovare ciò che avrebbe zittito quella dannatissima televisione.
    Tom si stropicciò gli occhi e il suo sguardo sfocato si posò sulla figura del fratello, gattoni sul tappeto. Lo riconobbe solo dopo una decina di secondi.
    I capelli gli ricadevano lisci sulla maglietta grigia, sparpagliandosi sulle spalle.
    Prima che Bill potesse arrivare al telecomando, Tom scalciò via ciò che rimaneva delle coperte e si gettò fuori dal letto.
    - Dov’è Andreas? -
    La voce gli uscì gorgogliante, ma l’alzata di spalle del fratello gli segnalò che aveva afferrato la domanda.

    Si risvegliò con una strana sensazione sul viso: qualcosa gli solleticava la pelle. Gli venne naturale aprire gli occhi e cercare di mettere a fuoco ciò che lo sovrastava. Quello che vide per primo fu tante foglie verdi. Ma che diavolo..? Quando riuscì a staccarsi dal piano dove era appoggiato, si accorse di essersi addormentato su un enorme vaso, ai piedi di una pianta enorme.
    Una folata di vento gli ricordò di essere sul balcone, dove ricordava di essere uscito per fumarsi una sigaretta. Ci mise un po’ a rimettersi in piedi, facendo forza sul vaso davanti a lui.
    Non era sicuro di sentirsi molto bene, e per di più aveva perso la sigaretta prima di accenderla: si girò dalla parte opposta del balcone e spinse debolmente la vetrata con le dita, ma quella non si mosse.
    Stupidamente intontito, spinse con la fronte, e dopodichè cominciò a bussare.
    - Ragaaaaaazzziii, mi fate entrareeee? -
    Non riuscì a rendersi conto di quanto la sua voce fosse uscita cantilenante, e con aria ebete continuò a tambureggiare sul vetro. Bussò ancora, mentre un’altra ventata lo faceva rabbrividire.
    Ci mise qualche secondo ad arrendersi: incrociò le braccia al petto e sbuffò, appoggiandosi alla vetrata davanti a lui.
    Fu solo quando si ritrovò lungo disteso sul pavimento della stanza che realizzò che la vetrata era aperta.

    - Ah, eccoti – borbottò Tom quando Andreas si lasciò cadere sul divano, uno strano segno rosso ben evidente sulla fronte. Il ragazzo affondò fra i cuscini senza averlo sentito, e rimase a fissare con aria ottusa il soffitto. Bill riuscì finalmente a trovare qualcosa che somigliasse ad un telecomando, e dal pavimento abbassò completamente il volume di quel vomitevole telefilm, così che sullo schermo scorressero solo le immagini.
    Non fece in tempo a rialzarsi che Tom lo raggiunse, risoluto: - Adesso smuovete le chiappe e venite a giocare –
    Bill grugnì qualcosa, dopodichè cercò di articolare una frase di senso compiuto: - No, non ne posso più del poker, piuttosto me ne torno a dormire - . Fece per alzarsi, ma Tom stava già trascinando Andreas per terra, ignorando le proteste del biondino. Quando riuscì a trascinarlo sul pavimento e assicurarsi che acquistasse una posizione seduta, raggiunse il fratello davanti al divano e si raggomitolò accanto a lui.
    - Devo smaltire la sbornia, passami quella bottiglia – Indicò con un cenno della testa la Vodka Lemon completamente prosciugata e lanciò un’occhiata ad Andreas, intento a dormire da seduto.
    Con una leggera protesta Bill si allungò davanti al fratello, cercando di arrivare alla bottiglia vicina a loro.
    Lo sguardo gli cadde involontariamente sulla frazione di pelle scoperta dal leggero cotone, quella frazione di fianco appartenente a Bill. Fu solo per una manciata di secondi, poi il fratello si risedette, porgendogli l’oggetto.
    Non si rese nemmeno conto di starsi passando ripetutamente la lingua sul percing mentre qualcosa di caldo gli guizzava nello stomaco.
    La sua mano scivolò fra la maglietta e il pantalone del pigiama, a sfiorargli la schiena.
    Bill si drizzò, avvertendo che le labbra di Tom gli stavano sussurrando qualcosa.
    - Cazzo, Bill.. solo.. mandiamolo via… io… e te da soli.. -
    Sotto le dita del rasta la pelle si coprì appena di brividi.
    Fu come entrare nell’acqua ghiacciata.
    Il respiro di Tom sul viso.
    Sentì che la mano scendeva prepotentemente sotto l’elastico dei pantaloni.
    Pur con difficoltà, Bill tentò di sorridere, e con la mano destra gli afferrò debolmente il polso: - Comincia tu, Tomi.. –
    La voce gli morì in gola nel momento in cui le dita del rasta raggiunsero il cotone degli slip.
    Andreas non diede segno di vederli, completamente impiegato a sbadigliare.
    Il respiro di Tom si allontanò da lui, e quasi non si accorse che le dita erano scivolate sul pavimento: - Pronti… giro - . Poggiò delicatamente la bottiglia davanti a lui e si preparò a girare: le lunghe dita tennero ben stretto il vetro freddo, prima di esercitare una leggera pressione e sporgersi verso di esso.
    La bottiglia prese a girare velocemente, e Tom si risedette accanto al fratello: fu solo in quel momento che Andreas sembrò riacquistare capacità cognitive.
    - Ok, cominciamo -
    Si tormentò ancora il labbro inferiore, gli occhi fissi sulla bottiglia che lentamente perdeva velocità, pur continuando a girare.
    Bill tirò su con il naso, Andreas si sistemò a gambe incrociate.
    Ancora qualche giro, e l’oggetto sembrò quasi fermarsi.
    Bill. Tom. Andreas.
    Bill di nuovo.
    Si era fermata?
    No, avanzò ancora un paio di centimetri..
    Tom.
    L’attenzione si spostò pigramente, sul ragazzo scelto dalla bottiglia.
    I suoi occhi fiammeggiarono e si inumidì le labbra prima di schiarisci la voce.
    - Bacio –
    Andreas sembrò fissarlo inarcando un sopracciglio, Bill tirò nuovamente su col naso e sembrò agitarsi appena accanto a lui. Gli occhi del rasta fiammeggiarono quando sentì le sue dita sottili stringergli appena il tessuto della maglietta sulla schiena.
    - Diavolo, Tom, non sono ubriaco abbastanza – Andreas sciolse le gambe e cambiò posizione con difficoltà.
    - Zitto – Tagliò corto il rasta, sporgendosi per la seconda volta e preparando la bottiglia. Andreas gorgogliò qualcosa e rivolse nuovamente l’attenzione al soffitto.
    Con un rumore di vetro che scivolava sul pavimento, l’oggetto girò ancora.
    Bill strinse la mano a pugno sul tessuto del pantalone.
    Stavolta la bottiglia sembrò perdere velocità più in fretta sotto il suo sguardo.
    I giri diminuirono impercettibilmente, fermandosi ogni frammento di secondo in più su ognuno di loro.
    - Naturalmente se esco io è nullo – Tom indicò se stesso come per rendere più chiaro il concetto, e Andreas si lasciò sfuggire l’ombra di un sorriso.
    La bottiglia si era fermata su di lui.
    Bill vide l’oggetto fermarsi definitivamente nella sua direzione. Il cuore gli si scaraventò in gola.
    Andreas fece per parlare, ma Tom si era già mosso.
    Le sue dita corsero veloci alla sua altezza, catturando il mento di Bill. L’alcol che gli riscaldava il petto dilagò verso il basso, mentre chiudeva gli occhi e si lasciava affondare labbra contro labbra sul viso del fratello.
    Sentì sulla pelle il sospiro sollevato del moretto, le labbra leggermente rigide.
    Andreas sbattè gli occhi davanti a loro, come un paziente che cerca di leggere sulla tabella oculistica.
    Sembrò rispondergli, affondando ancora, tuffandosi contro il morbido viso di Bill.
    Le labbra si dischiusero quasi subito, e caldo e veloce Tom lo accarezzò dolcemente con la lingua.
    Diavolo, quel calore era così piacevole, lo aveva inseguito per tutta la serata.
    Lasciò che Bill si allontanasse da lui per accarezzarlo ancora sulle labbra con la lingua, per sondare con piacevole irruenza il contorno di quella bocca. Bill gli rispose chiudendo gli occhi e schiudendo ancora le labbra: no, non era una doccia ghiacciata, era bollente.
    Tom respirò ancora una volta dentro di lui prima di sfiorarlo e lottare contro le membra che gli si attorcigliavano: aprì gli occhi e si costrinse ad abbandonare il viso di Bill per tornare seduto davanti all’amico.
    Bill tirò di nuovo su col naso, quasi timidamente, e un leggero rossore gli invase le guance mentre incatenava lo sguardo a terra.
    Andreas fu troppo impegnato a sbattere le palpebre per pensare a distogliere lo sguardo. Non sembrava aver davvero registrato quell’istante, ma Tom lo perforò con un’occhiata: avrebbe giurato che una leggera espressione di sorpresa aleggiasse sul suo viso.
    Dovette sforzarsi per far uscire quel gorgoglio dalla gola: - G..gira.. Bill – Tom si sorprese di riuscire a parlare.
    Avvertì accanto a sé il fruscio del pigiama di Bill, e per un attimo credette di non riuscire a trattenersi: le lunghe dita del fratello si strinsero sul vetro della bottiglia, e in un lampo fu di nuovo vicino a lui, mentre l’oggetto riprendeva a girare.
    Andreas si sfregò il naso.
    Tom guardò Bill tornare da lui.
    Nel suo pigiama troppo grande. Nel suo pigiama di cotone che gli fasciava maldestramente il corpo.
    Le dita corsero nuovamente verso di lui, ma stavolta non ebbe bisogno di tremare. Il contatto con Bill fu immediato, e in un lampo le loro labbra si schiusero.
    Lo sentiva, il suo fiato sulla pelle, era maledettamente vicino.
    Era maledettamente eccitante.
    Il suo piccolo Bill che si aggrappava a lui, che tentando di non toccarlo si appoggiava con le mani sul pavimento. Oh cazzo, era fottutamente suo.
    Lo stomaco si svuotò quando Bill prese a strofinargli le labbra addosso.
    - B.. ba.. cio.. -
    La voce del moretto suonò flebile e spezzata, mentre Tom gli divorava le labbra. La bottiglia cominciò a perdere velocità, girando sempre più lentamente.
    Il rasta si lasciò sfuggire un ansito quando il fratello addentò il suo percing. Lo sguardo corse ad Andreas, perfettamente immobile davanti a loro, lo sguardo fisso sulla bottiglia.
    Tom. Andreas. Bill.
    Di nuovo Tom. Di nuovo Bill. Di nuovo Andreas.
    Bill aprì gli occhi e per un attimo si rese conto che Tom si era staccato da lui, gli occhi incollati all’oggetto.
    Tom. Andereas. Bill.
    La bottiglia si era fermata?
    Tom.
    Di nuovo Andreas.
    Con un ultimo stridio, il contenitore della Vodka Lemon si fermò in direzione del biondino.
    Cristo. Cristo. Sentì il cuore scoppiargli nel petto.
    Avrebbe potuto anche non respirare, non avrebbe fatto alcuna differenza.
    Tom si irrigidì impercettibilmente, ma non riusciva davvero a capire l’alcol che gli scorreva nel sangue cosa gli stava facendo. Sentì Bill fremere accanto a lui, ma non riuscì a guardarlo.
    Cristo.
    Andreas era più ubriaco di loro, e avrebbe toccato il suo Bill. Lo avrebbe toccato.
    Forse era proprio l’alcol ad impedirgli di rendersene davvero conto.
    Aprì la bocca e la richiuse. Dio.
    Si voltò nuovamente verso Bill e per un attimo sentì lostrano impulso di allontanare Andreas da loro. Cazzo, era il suo, il suo Bill. Cazzo.
    Si sentì sviscerato sotto lo sguardo perforante del gemello. Cazzo.
    Lo voleva? Lo voleva o no?
    Il leggero rossore avvampò sulle sue guance, dandogli la buffa espressione infantile che mostrava ogni qualvolta facesse il bambino capriccioso.
    Le dita si impadronirono ancora una volta del suo mento. Rincorse follemente il suo sguardo, prima di sfiorargli le labbra con le sue.
    Sì, sono tuo, Bill. Ma di Andreas non lo sarai mai veramente. Capito?
    Si staccò dal moretto e affondò con un brivido in quegli occhi mortali.
    Cazzo, Tom. E’ Andreas. Sono ubriaco sul serio.
    Fece per avvicinarsi di nuovo al suo viso ma Tom gli aveva rapidamente dato le spalle.
    Voleva scappare. Voleva alzarsi e scappare. Ma l’alcol gli suggeriva di restare seduto e lasciare che la sbornia facesse il suo corso.
    Oh cazzo. E’ Andreas. E’ Andreas.
    Con il cuore a mille vide Tom chiudere la presa sulla maglietta del biondino. Lo vide sporgersi verso di lui e trascinarlo leggermente verso di loro.
    E Andreas che un centimetro alla volta si avvicinava. E Andreas che ingaggiava una furiosa lotta con lo sguardo di Tom. E il cuore che gli si scaraventava nel petto ogni secondo di più.
    Cazzo, si era avvicinato ancora.
    Si fermò solo quando Tom gli lasciò la maglietta e abbassò lo sguardo sulla bottiglia.
    Fottutissima. Lei. Quel gioco e ciò che lo aveva spinto a bere.
    Andreas rimase immobile, fino a quando gli occhi di Tom non salirono ad artigliarlo.
    Fottutissima sbornia.
    Respirò piano. La mano gli corse al girocollo della maglia, e tirò a sé il corpo di Andreas, fino a baciarlo.
    Labbra maschili che non erano quelle del suo Bill. Labbra così virili. Quell’accenno di barba magistralmente sfuggito al rasoio. Cazzo, era così eccitante.
    Bill si sentì azzannare lo stomaco: Cristo, l’aveva fatto sul serio. Si sentì straziare le viscere guardando l’immagine di suo fratello che accoglieva docile la lingua del suo migliore amico.
    Cazzo, cazzo. Il cuore che gli scoppiava nella cassa toracica lo avrebbe spinto a dividerli, sì, cazzo, li avrebbe divisi all’istante, ma lo strano calore dalle parti dell’inguine gli impedì qualsiasi movimento. Era fottutamente impossibile.
    Fu dopo quello che gli parve un secolo che Andreas finalmente si allontanò dal viso di Tom. Entrambi rimasero per qualche secondo in silenzio. Le labbra di Tom erano rosse e gonfie, quasi dello stesso colore delle guance di Andreas.
    Non gli avrebbe mai permesso di baciare prima Bill. Lui era suo.
    Andreas sembrò aver accettato il patto, ma riuscì ad intercettare lo sguardo all’indirizzo di Bill.
    Era il suo turno.
    Era lui che doveva baciare.
    Il suo Bill. Cazzo, lo avrebbe picchiato a sangue se solo non fosse stato in quelle condizioni.
    Erano ad una distanza così esigua che sarebbe bastato un soffio per colmarla. Si chiese se stesse mai sognando.
    Probabilmente non aveva mai visto Andreas così vicino.
    E forse notava solo in quel momento che aveva degli occhi da brivido.
    Quando le labbra del biondino si posarono su di lui fu come infilare il dito in una presa di corrente.
    Cazzo.
    Non erano le labbra di Tom. Non stava baciando se stesso. Cazzo, Andreas aveva già un principio di barba che, per caso o per fortuna, aveva ignorato. Si sentì avvampare.
    Andreas sembrò volere di più, sembrò affondare ancora con più decisione contro di lui, mentre piegava la testa di lato e schiudeva le labbra, imprigionandolo in quel vortice di lancinante nullità.
    Si costrinse a non urlare. Era ubriaco, punto e basta. Ma cazzo, il suo migliore amico stava baciando il suo Bill! Stava beandosi di quelle labbra che non avevano mai incontrato nessun altro oltre lui, di quelle labbra così pure e unicamente sue, così sue da far male.
    Andreas si lasciò sfuggire un sorriso mentre Bill insinuava la lingua dentro di lui: - Cazzo, Bill.. sei.. così eccitante… - Sospirò di piacere al contatto con la sua lingua, - sei.. oh cazzo, sei bellissimo… -
    Chiuse gli occhi, completamente annullato da quelle labbra verginali.
    Cristo, gli piaceva, proprio come era piaciuto a lui. Tom rimase per qualche secondo inerme, a pochi centimetri dal moretto, avvertì i stringerglisi i polmoni nel momento in cui Bill ritraeva la lingua per respirare.
    Fu più veloce di lui. Prima che Andreas potesse riavvicinarglisi, si impadronì del viso del gemello, tenne stretto fra le dita il suo mento, mentre si avventava sulle sue labbra, mangiandole con forza, togliendogli il respiro.
    Bill era suo, l’avrebbe dovuto ricordare per sempre.
    - Ooohhh, Tomi… Tomi… - Quasi non riuscì a sentire la propria voce.
    Gli stava scoppiando il cervello. Si chiese come potesse essere possibile, visto che se lo sentiva così vuoto e leggero.
    Prima di riuscire a trovare uno spiraglio nell’attacco di Tom, il fratello lo aveva già abbandonato per assaporare Andreas.
    Le loro labbra si unirono di nuovo, lottando per chi dovesse essere il padrone dell’altro.
    Cazzo, cazzo, l’avrebbe scopato a sangue. L’avrebbe sdraiato lì e se lo sarebbe scopato senza pietà sotto gli occhi di Bill, non si sarebbe mai dovuto dimenticare a chi appartenesse.
    Aprì gli occhi e incatenò lo sguardo a quello del gemello: il suo colorito era vicino allo scarlatto, le labbra rosse e gli occhi lucidi.
    Era eccitato, lo sapeva benissimo. Riusciva già ad immaginarsi quanto potesse desiderare che Tom lo spingesse contro il materasso, come aveva sempre fatto. Cazzo, e lo avrebbe fatto. Proprio davanti ad Andreas. Avrebbe visto Bill impazzire solo per lui, urlargli quanto fosse suo.
    Morse con forza il suo labbro inferiore, tirandolo a sé, ignorando il gemito soffocato del biondino.
    In un lampo lo abbandonò per avventarsi di nuovo su Bill. Riusciva a sentire la sua pelle calda, febbricitante di eccitazione, le sue labbra che docilmente lo seguivano.
    Immaginò la sua eccitazione che premeva contro il pantalone, e si sentì divorare le viscere. Le sue mani corsero in basso, a cercare il bordo della maglietta di Bill.
    Andreas si avvicinò e in un centesimo di secondo gli fu vicinissimo: Tom armeggiò ancora con il tessuto, ma c’era qualcosa che gli impediva di alzarlo. Lo sguardo si incrociò in quello del gemello, interrogativo: si allontanò impercettibilmente, il tempo di soffiargli sulle labbra un gentile ordine:
    - Fatti spogliare, Bill.. -
    Il gemello si allontanò un po’ di più. La voce gli uscì in poco più che un sussurro, ornata di una nota provocatoria che Tom non aveva mai sentito prima: - Vuoi.. che mi spogli.. Tomi? –
    Il rasta si fermò, sorpreso. Bill si mosse lentamente sotto le sue dita, allontanandole da lui con gentilezza.
    Oh cazzo, oh cazzo.
    - Vuoi che mi spogli.. solo per te? -
    Il moretto si alzò in ginocchio e li guardò dall’alto.
    - Cazzo, voglio che mi scopi -
    Bill si alzò di qualche centimetro la maglietta, lasciando intravedere quel tatuaggio.
    - Voglio.. – se la riabbassò, per poi alzarla fino allo sterno - voglio che mi fai impazzire.. -
    Se la sfilò lentamente. Tom avrebbe pagato qualsiasi prezzo per quello. Vide la pelle del gemello tendersi e il suo bacino allungarsi. Cazzo, era così fottutamente eccitante che lo avrebbe… cazzo, se l’era sfilata. Era dannatamente suo.
    - Voglio.. – Bill si riabbassò alla sua altezza e si avvicinò pericolosamente ad Andreas. Gli parlò sulle labbra: - Voglio che Andreas.. ci veda mentre tu mi scopi - . Il suo alito caldo gli bloccò il respiro. Fu naturale baciarlo, cercare di catturare quelle labbra così morbide, ma Bill glielo concesse solo per un paio di secondi. In un lampo fu di nuovo su Tom, ad alitargli contro.
    - Voglio.. urlare… per te –
    Era troppo. Merda, lo avrebbe fatto venire se continuava così. Sarebbe venuto senza nemmeno toccarlo: forse era colpa dell’alcol. O forse no.
    Andreas si avvicinò a Bill, che sembrò ignorarlo: il suo sguardo era incatenato ai jeans di Tom. Si accorse in ritardo che il biondino gli aveva imprigionato il mento fra le dita, fu solo quando lo costrinse a voltarsi verso di lui che il rasta sembrò riacquistare coscienza.
    Senza pensarci strattonò Bill prima che potesse toccare Andreas e gli leccò violentemente le labbra. Prima di rendersene conto e di avere il tempo di chiudere gli occhi, Bill sentì la mano di Andreas posarsi sulla sua guancia e spingerlo ancora verso di lui. Dio, di nuovo quelle labbra. Andreas affondava piacevolmente sul viso del moretto, aprì gli occhi solo quando Tom lo tirò a sé.
    Tom. Andreas.
    Di nuovo Tom. Di nuovo Andreas.
    Bill strinse gli occhi involontariamente: gli si stava sciogliendo il cervello. Non riusciva più a distinguere il sapore del fratello da quello dell’amico, sapeva solo che stava impazzendo.
    - Oohhh… Tomiii.. -
    Era sceso giù e adesso qualcosa di umido e caldo gli scivolava giù per il collo. Cos’era? Dio, non gli importava. Voleva solo che continuasse, qualunque cosa fosse. Represse un gemito quando Andreas penetrò a forza la lingua fra le sue labbra schiuse, confondendolo ancora una volta.
    Voleva urlare, ma Andreas non glielo permise.
    Tom tracciò una scia bagnata dall’incavo del collo fino allo sterno, senza prendere respiro, assaggiando ogni più piccolo centimetro di quel corpicino morbido e caldo. Lo sentiva, sotto le dita, il cuore del suo piccolo Bill, quei teneri battiti che andavano a mille. Vedeva il suo petto gracile alzarsi e abbassarsi velocemente, il suo respiro spezzato che veniva soffocato da Andreas.
    Si fermò all’altezza del cuore e respirò piano sulla pelle, senza ricordarsi di avere mai visto qualcosa di più candido e innocente.
    - Ooooh, Tomi! Più fortee! -
    La voce di Bill riempì la stanza, irriconoscibile, come doppiata maldestramente. Tom pose la mano sul petto del gemello e allontanò Andreas con il gomito: gli occhi del fratello si immersero per un secondo nei suoi, prima che Bill potesse essere investito ancora una volta dalle sue labbra.
    Labbra contro labbra.
    Labbra che strusciavano contro le sue.
    Con dolcezza. Con forza. Con violenza. Con ferocia.
    La sua lingua che dolcemente lo penetrava, che senza chiedere il permesso infrangeva ogni barriera e affondava sulla sua, lo accarezzava, lo stringeva, gli toglieva il respiro.
    Cercò di deglutire, di raccogliere dentro di sé ciò che il gemello rilasciava su di lui, di riempirsi del suo odore. A poco a poco riusciva a sentirlo di nuovo, il suo profumo, ed era ciò che di più eccitante ci fosse al mondo. Quel profumo di lui. Di Tom. Della sua pelle, dei suoi muscoli appena accennati, il profumo delle sue spalle, dei suoi occhi.
    Chissà se lo sapeva davvero quanto fosse fottutamente suo.
    Si staccò dopo quello che parve un secolo. Gli si strinse lo stomaco: Bill aveva le guance invase da un rossore diffuso, lo sguardo basso e le labbra rosse come il fuoco. Cristo, come lo avrebbe divorato a morsi, come lo avrebbe sbattuto sul pavimento.
    Anche se completamente ubriaco, Bill era invaso da un sentore di coscienza, e quando lui lo aveva baciato in quel modo sembrava provare paura sotto lo sguardo di Andreas. Tom si girò di qualche centimetro e il viso dell’amico gli restituì lo sguardo.
    Non avrebbe mai pensato di farsi il suo migliore amico, suo e di Bill. Ma cazzo, se era eccitante.
    Si sporse di un paio di centimetri e imprigionandogli le labbra fra le sue lo avvicinò a sé, proprio sotto lo sguardo di Bill. Si soffermò piacevolmente su quell’accenno di barba mentre le dita correvano a cercare la cerniera in basso.
    Bill arrossì, stavolta di qualcosa che somigliava alla rabbia: Andreas afferrò le mani del rasta e spinse deciso contro la cerniera dei propri jeans.
    Madonna. Tom sentì qualcosa scivolargli giù per le viscere mentre si scontrava con il duro rigonfiamento sotto le dita. Oooh, cazzo. Andreas si lasciò sfuggire un ansito. Chiuse gli occhi mentre le lunghe dita di Tom lo sfioravano attraverso i jeans.
    Bill si sentì avvampare e qualcosa di pesante gli impedì di respirare. Vide Tom che strofinava le sue dita contro i jeans dell’amico e qualcosa gli afferrò le viscere. Si sporse, quasi con paura, e avvicinandosi riuscì a sentire il respiro affannato di Andreas: il moretto pose la mano sull’incavo del collo del fratello e in un lampo di secondo Tom abbandonò nuovamente le sue labbra.
    Si girò velocemente verso Bill e lasciò che le dita scivolassero dalla cerniera di Andreas al petto del gemello.
    Di nuovo le sue labbra. Di nuovo il paradiso.
    Non riuscì a reprimere l’istinto di mordicchiargli appena la pelle. Il sospiro liberatorio di Bill lo fece rabbrividire.
    - Cristo.. Bill.. –
    Forse non stava neanche parlando, sentiva che il cuore lo soffocava.
    - Ti mangerei… a morsi… pezzo… a pezzo… -
    Gli avrebbe straziato le carni per potersi cibare della sua stessa essenza.
    Bill gemette, mentre i denti di Tom affondavano morbidamente nell’incavo del suo collo. Oh cazzo, era questo che Tom doveva fare: divorarlo. Doveva fargli male. Voleva sentirlo.
    - Più forte, Tomi… -
    Il suo sussurro disperato gli scivolò giù verso le viscere, velocemente. Le sue labbra lasciarono posto alla lingua in un centesimo di secondo. Bill tremò fra le braccia del fratello.
    - Ooohhh, Tomi… devi farlo più forte… più forte… -
    Sentì che sarebbe venuto di lì a qualche secondo. Sentiva che la testa gli si stava lentamente sciogliendo. Affondò i denti sulla pelle di Bill e strinse piano per sentirlo sospirare.
    Dio, era qualcosa di indescrivibile.
    La scia si spostò dal lato del collo alla leggera protuberanza del pomo d’Adamo, le dita che lo tenevano stretto a sé. Bill piegò la testa e respirò piano mentre ad intervalli irregolari il fratello lo accarezzava con le labbra. Tom gli respirò a fior di pelle prima di addentarlo all’incavo del collo.
    Prima di addentare quella pelle candida e morbida.
    Il suo nome riecheggiò forte, straziandogli le viscere.
    - Più forte, amore, più forte… -
    Merda, stava per venire dolorosamente nei pantaloni.
    Non riusciva a resistere, la cosa che più lo faceva eccitare era quella voce, la voce del suo Bill, del suo piccolo e tenero Bill. La sua voce splendida e incontrollabile nel delirio del possesso.
    Non pensò più che avrebbe potuto fargli male, non riuscì a mettere in moto il cervello. In basso, qualcosa gli si stava sciogliendo contro gli slip. Strinse fra i denti quel brano di carne morbida e calda, bagnata di lui, controllando a stento la forza. Il gemito soffocato del gemello risuonò assordante alle sue orecchie ipersensibili. Gli si strinse lo stomaco. Dio. Dio. Le mani corsero alle sue spalle e voraci lo spinsero contro il pavimento, vincendo quella debole resistenza che si opponeva. Riuscì a sentire che Bill aveva provato a resistergli, ma lo spinse con forza contro la moquette. I capelli del gemello ricaddero morbidi e lisci ai lati della testa, ad incorniciare i suoi grandi occhi castani, velati dall’eccitazione. Con un movimento fulmineo tornò su di lui, si chinò su quel collo umido e strinse fra i denti quella pelle rovente. Stavolta Bill gemette, forse di dolore.
    Con il cuore in gola sentì bagnarglisi il cotone degli slip. La sua lingua spinse con forza sulla sua pelle prima di addentarlo ancora, ancora più forte, nell’incoscienza dell’orgasmo. Sentì Bill strillare e avvertì che il fratello inarcava la schiena sotto di lui. Gli stava facendo male, ma era quello che Bill voleva. Lo stomaco gli si strinse da impazzire.
    Accarezzò piano con la lingua il segno dei suoi denti marchiato su quel collo niveo e lentamente sentì i muscoli rilassarsi.
    Di nuovo le sue labbra, dolci come il miele. Lasciò che Bill lo baciasse piano finchè non sentì il respiro regolarizzarsi. I battiti del suo cuore si confusero con quelli del gemello, petto a petto.
    Sentiva chiaramente il tessuto bagnato sotto i jeans provocargli un forte brivido.
    - Spogliati, Bill.. -
    Le dita corsero alla cerniera, febbrili.
    - Spogliati, amore.. -
    Lo voleva vedere indifeso davanti a lui, aveva bisogno di riempirsi della sua vista. Bill, sdraiato sotto di lui, armeggiò con il bottone mentre Tom si spostava e si metteva gattoni fra le sue gambe. Bill alzò il bacino e cercò di abbassarsi i pantaloni, ma Tom gli scostò le dita e fece scivolare con forza il tessuto resistente via dalla sua pelle.
    Cristo, non gli sarebbe mai bastato. Ogni centimetro di quel corpicino che si rivelava sotto i suoi occhi era un passo verso la pazzia, verso il delirio che lo avrebbe annullato.
    Sentì le dita di Tom che si sovrapponevano fra la sua pelle e i jeans, sentì che affondavano verso il basso, cercando di sfilarglieli in fretta.
    Era come se guardasse la scena dall’esterno, come se fosse un semplice spettatore di quella proibita scena di sesso. Avvertì che assieme ai jeans si erano sfilati parzialmente anche i boxer, sentì il respiro di Tom che si velocizzava di nuovo. Si sentì avvampare.
    Il fratello fece scivolare i pantaloni lungo le cosce, soffermandosi piacevolmente sulla pelle priva di peluria, quella pelle che gli imprimeva a forza quell’aria efebica. Vide Tom gettare via i jeans e girarsi verso Andreas. Cazzo, lo stava baciando. Di nuovo.
    Deglutì a fatica. Vide Andreas che accoglieva docile la lingua prepotente del rasta, la vedeva muoversi, imprigionata da quelle labbra che cercavano di assaporarla. Strinse i denti mentre la familiare sensazione di gelosia gli attanagliava la gola.
    Vide Andreas chiudere gli occhi e sospirare di piacere mentre Tom frugava ai bordi del jeans, già aperto. Si mise a sedere proprio quando Tom fece pressione sulla maglietta del biondino e lo metteva a terra.
    Toccò con cautela quel rigonfiamento evidente sul jeans, sentendosi stringere lo stomaco. Era eccitato anche lui, e tanto.
    - Metti la mano dentro.. -
    Andreas sospirò piano e la sua voce, profondamente maschile, risuonò spezzata.
    Tom sorrise. Sapeva che Bill li stava guardando, e sapeva che avrebbe dato tutto ciò che aveva per far sì che tutto quello finisse il più presto possibile.
    Infilò la mano sotto la cerniera a fatica: la sua eccitazione spingeva contro i pantaloni, rendendoli stretti e scomodi. Le dita si posarono su Andreas, che emise un profondo suono strozzato. I suoi slip erano fradici. Per la prima volta sentì l’odore di Andreas. La testa gli si svuotò: era un odore così… diverso. Ogni fibra di quel corpo, ogni centimetro di pelle era imbevuto del suo odore acre, dannatamente maschile. Sentì che Andreas gli afferrava il polso con forza e spingeva la sua mano sull’elastico teso degli slip.
    Il cuore gli prese a martellare nei timpani. Dio, dopo quello non lo avrebbe fermato più nessuno, era Andreas che glielo stava chiedendo.
    - Dai… -
    Le dita scivolarono per un breve tragitto, incontrando il segno della mascolinità di Andreas, fino a stringersi sul suo membro. Il biondino inarcò la schiena sotto di lui, spingendo il bacino contro Tom, respirandogli addosso.
    Cristo santo, Andreas era di un paio di anni più grande di loro, ma era già un uomo. Si sentì le viscere che gli si rimescolavano al ritmo delle sue dita attorno all’amico.
    Lo avrebbe devastato se solo si fosse lasciato scopare da Andreas.
    - Tooom.. cazzo.. continua.. -
    Andreas inarcò ancora la schiena quando il rasta strinse forte la sua erezione umida. La stanza si stava riempiendo di quell’odore, di quella pura e acre eccitazione. Era.. Cristo, era così duro… così fottutamente eccitante.. Tom sentiva che i suoi muscoli protestavano: il corpo reagiva in fretta al contatto con Andreas, e se avesse continuato così sarebbe durato ben poco.
    Lo stomaco gli si ribaltò, ancora una volta, mentre esplorava l’intera lunghezza del biondino. Andreas represse un gemito.
    - Ooooh… Cazzo, Bill. Vieni… -
    Rabbrividì sotto le dita del rasta e allungò una mano verso il braccio di Bill, avvicinandolo.
    - Cazzo, vieni qui… -
    Sospirò di piacere puro, tendendo i muscoli dei piedi.
    Gli occhi nocciola di Bill si scontrarono con quelli del gemello, a distanza minima. Nocciola speculare che si artigliava con la propria immagine riflessa. Gelosia che si divorava, boccone a boccone.
    Andreas si tese ancora sotto le dita di Tom, stringendo i denti. Venne investito dalle labbra di Bill, e in un attimo perse ogni senso di razionalità. Mugolò sommessamente contro il moretto, mentre si aggrappava al pavimento per cercare di non venire. Tom si chinò su di lui e spinse con forza le labbra sul collo del biondino, mozzandogli il respiro. Dio, quello non era reale. Con frustrante lentezza avvertì le dita del rasta scivolare sul suo rilascio, avvertì con agghiacciante velocità il movimento circolare e verticale delle sue lunghe dita da chitarrista, sentì con chiara crudezza le sue dita arrivare ancora più in basso, lì dove sapeva che sarebbe esploso. Schiuse le labbra al contatto con la lingua di Bill: oh, cazzo, voleva urlare. Venne bloccato dal moretto, che afferrandogli la mascella lo costrinse a star fermo: rabbrividì quando la punta della sua lingua si scontrò con quella dell’amico, che sembrava deciso a dargli poco per volta.
    Strinse maggiormente le dita intorno alla mascella e con esasperante cautela fece scivolare la sua lingua sulle labbra del biondino. Si sentì le viscere andare letteralmente a fuoco.
    - Oooh Diooooo … -
    Venne violentemente fra le dita di Tom, mentre Bill rilasciava la sua traccia umida sul viso, ai lati delle labbra, la presa che si indeboliva. Tom strusciò le dita su Andreas, vedendo il suo viso che si contraeva. Bill scese più giù, al lato del collo opposto a Tom.
    Era così fottutamente eccitante, dannazione. Aveva il gemello a solo qualche centimetro di distanza, entrambi a baciare il collo del biondino, Tom con una mano nascosta sotto gli slip, Bill con una posata sull’inguine, a sfiorarsi. Il rasta continuò ad affondare la mano sotto i pantaloni finchè non sentì i muscoli assenti: cercò di sfilargli i jeans, ma solo con una mano non ci riusciva. Andreas alzò il bacino e Bill imitò il fratello, scoprendo centimetro dopo centimetro le gambe di Andreas. Quelle gambe virili come mai ne aveva visto.
    Abbandonò il jeans lì vicino e Tom si portò le dita sul viso, ad ispirare quel forte odore di cui erano impregnate. L’odore di Andreas. Della sua eccitazione. L’odore del suo orgasmo.
    Si avvicinò a Bill, e le loro labbra si incontrarono di nuovo. Erano l’uno proprietà dell’altro.
    L’uno lo schiavo e il padrone dell’altro.
    Perdutamente folli nella follia dell’inferno.
    Tom infilò un dito impregnato di Andreas fra le labbra del gemello, spingendolo piano contro di lui. Lo guardò quasi con timore mentre Bill accettava quel muto segno di sottomissione. Lo guardò rapito avvolgere quella falange fra le sue morbide labbra, pure e vergini al di fuori di lui. Gli si strinse lo stomaco, Bill stava lentamente succhiando il dito nella bocca, accompagnando il movimento con la sua lingua bagnata.
    Il respiro gli morì in gola.
    Adesso c’era solo il suo odore lì, Andreas era stato piacevolmente cancellato. Bill continuò a succhiare piano il dito del fratello fra le labbra, facendo roteare la lingua lungo tutta la sua pelle intrisa da quel sapore acre ed eccitante, così diverso da quello di Tom, così virile.
    Chiuse gli occhi, ancora, ed espirò rumorosamente quando sentì la mano del biondino che gli si chiudeva dietro al collo, accarezzandolo in piccoli movimenti circolari. I battiti feroci del proprio cuore lo assordarono.
    Andreas gli si avvicinò, allungando la mano sul suo viso: gli sfiorò l’angolo della bocca, riuscendo quasi a percepire tutto il calore che il moro sprigionava, come se dentro di lui ardesse un fuoco eterno.. Dio quanto era fottutamente eccitante… avrebbe voluto sbatterlo sulla moquette e assaggiare quel corpo fantastico, avrebbe voluto prelevare la sua essenza vitale rubandogliela dai sospiri regolari che emetteva. Avrebbe voluto essergli dentro e sentirlo urlare, sarebbe venuto anche solo sentendolo invocare il suo nome, sentirlo implorare di spingersi più a fondo dentro di lui.
    Ringhiò, preda di quel desiderio carnale che lo stava avvolgendo, che lo stava stringendo in spirali così tanto strette che lo avrebbe soffocato se non fosse entrato in Bill velocemente.
    Esplorò il suo palato con la punta della lingua, sentendolo fremere, vedendolo stringere le lunghe dita sulla maglia di Tom, affondargli le unghie smaltate nella pelle.
    Ma per qualcun altro era troppo.. era troppo vederlo così; il biondino stava avendo il completo controllo su suo fratello, stava giostrando la sua eccitazione crescente a proprio piacimento, lo voleva fare suo.
    Impossibile.
    Il rasta si frappose fra Bill e Andreas, prendendo il mento del gemello fra due dita, e facendolo girare.
    - Mmmm…Tomi…-
    Avrebbe potuto sciogliersi, sentendolo implorare ed esalare il proprio nome. Solo suo. Bill non era di nessuno altro che non fosse lui, il suo corpo etereo e virginale poteva appartenere solo ad una persona, quel corpo fremente di desiderio, quel corpo che bramava l’infernale paradiso dei sensi era solo di una persona sulla faccia del pianeta.
    E non era Andreas.
    - Sei mio, Bill…-
    Lui spalancò gli occhi e un rossore acceso gli si diffuse sulle gote. Riusciva quasi a sentire quanto fossero bollenti, quasi più calde della sua pelle. Non avrebbe mai permesso che Andreas lo possedesse così come poteva fare solo lui. Lo strinse a sé, chiudendo gli occhi: sentiva sotto le dita il petto di Bill abbassarsi e alzarsi ritmicamente mentre esplorava la sua nuca, scostandogli i capelli, facendoli ricadere sulle sue spalle gracili e nude. Quel lembo di pelle così irresistibile dietro l’orecchio, tuffandosi lì dove sentiva il profumo di Bill sprigionarsi puro e succhiandone con forza il candore, marchiandolo quasi a fuoco.
    Voleva dire mio.
    Con i polpastrelli percorse il suo torace nudo, fermandosi all’altezza dei capezzoli e accarezzandoli, mordicchiandosi piano il labbro inferiore per non urlare quando lo sentì sospirare con troppa enfasi.
    Sussultò quando le mani di Andreas gli si strinsero sulla vita, cominciando ad accarezzarlo. Si costrinse a non respirare, mentre il biondino chiudeva le sue gambe attorno alla vita del rasta e insinuava le sue dita sotto il cotone della maglietta. Sentì con vivida forza il suo petto contro la schiena, e la pelle che strusciava contro i suoi suoi addominali appena scolpiti. Chiuse gli occhi.
    Riusciva a sentirlo, quell’odore… l’odore crudo e reale della lussuria che scorre come vino dal collo di una bottiglia.
    Scorre.
    Scorre.
    Scorre.
    Le dita di Andreas arrivarono veloci alla fibbia della cintura e presero ad armeggiare per farla scivolare via da quei cazzo di passanti, che cercavano di tenerlo pudicamente coperto, cercavano di essere più forti dell’ebbrezza dell’alcol che li aveva trascinati nel baratro della perversione.
    - Nnhhhh…-
    - Shhh Tom…oddio… lasciati… lasciati toccare…-
    Un sussurro lancinante.
    Andreas gli alzò la maglietta, facendola aderire contro la pelle della schiena: lo spogliò con una lentezza esasperante, lasciando che il tessuto dei jeans gli strofinasse contro l’inguine, facendolo ansimare contro la bocca di Bill. Lanciò la maglietta in un punto imprecisato vicino a loro mentre le dita di Bill sfilavano i jeans al gemello. Cristo. Sentiva il cervello che si scioglieva.
    Andreas gli fu addosso prima ancora che potesse accorgersene. Sentì il suo respiro sul viso, caldo e irruente. Aprì gli occhi per tuffarsi in quelli del biondino sopra di lui e sentì mozzarsi il respiro.
    Non aveva mai avuto nessuno sopra di lui. Mai.
    Sentì la mano di Andreas insinuarsi sotto i suoi slip bagnati, e qualcosa dentro di lui si mosse.
    - No… non… per favore.. -
    Bill li stava guardando, ne era certo, era lì accanto a lui, e Tom non voleva che lo facesse, non davanti a Bill. Era troppo ubriaco per potersi controllare. Ma Andreas lo era di più.
    Le sue dita si mossero forti e decise sotto il cotone, svuotandogli la testa. Era un tocco che mozzava il fiato, che lo forzava a non reagire. Che lo forzava ad appiattirsi contro la moquette.
    Andreas strinse forte la sua erezione, con calma, impiantando i suoi occhi in quelli di Tom.
    - Oooh. Merda -
    Tom non riuscì a controllarsi e spinse automaticamente il bacino contro Andreas, rischiando di farlo cadere dalla sua posizione. Il biondino gli afferrò il polso e lo forzò a star fermo, sdraiato sul pavimento, sotto di lui. Tom ricadde con la testa sulla moquette, mentre le viscere gli si straziavano.
    Sentì con vivida intensità le dita di Andreas massaggiare la sua intera lunghezza.
    Cristo, sarebbe venuto. Per la seconda volta nel giro di pochi, fottuti minuti.
    - Cazzo, cazzo, continua.. –
    Si aggrappò alla moquette, mentre le dita forti di Andreas gli mozzavano il respiro. Quasi non si rese conto che Bill era lì, chino su di lui, e lo stava sfiorando con le labbra. Tom si alzò per quanto gli era possibile e si aggrappò a lui, annientato dai lunghi capelli del gemello che gli ricadevano sul viso e lo nascondevano al resto del mondo. Sentì il naso perfetto di Bill che sfregava contro il suo mento, forzato da quel bacio al contrario. Ebbe appena la forza di mugolare sommessammente, fino a quando Andreas non lo afferrò per i fianchi.
    Si stava muovendo contro di lui, su di lui, voleva di più, e lo voleva in quel momento. Sentì quella mano sgusciare via dai suoi slip e Andreas che si alzava dal suo corpo. Avvertì un brivido quando sentì il biondino scansare Bill con un bacio veloce:
    - Girati.. -
    Quel sussurro gli mise in moto il cervello. Prima ancora che potesse rendersene conto Andreas lo aveva fra le sue braccia, petto contro schiena, la sua erezione che strusciava contro i suoi glutei.
    Oooh, Cristo, lo stava facendo impazzire.
    Bill lo raggiunse di nuovo, unendo le loro labbra: Tom si sentì la lingua del gemello penetrargli a fondo, scorrendo sulla sua, mentre Andreas si muoveva lentamente su di lui. Mentre Andreas lo spingeva lentamente avanti e indietro, mimando ciò che di lì a poco gli avrebbe fatto.
    Sentiva il suo membro contro i glutei, premeva maledettamente. E gli piaceva.
    Il biondino si abbassò, inarcandosi su di lui: iniziò la sua discesa su quella schiena lunga e sudata, vivendo di quei brividi che sormontavano quella pelle, vivendo di quei brividi che lo scuotevano. Fino a che Tom non sentì il suo respiro al bordo dei boxer.
    Andreas li prese fra i denti e li tirò, facendoli aderire al ventre del rasta: Tom alzò la testa e chiuse gli occhi, sospirando. Bastardo, l’avrebbe torturato all’infinito.
    Andreas scese con decisione, glieli sfilò, godendo del fruscio della lycra sulle gambe lunghe del rasta. Tom rabbrividì quando Andreas respirò caldamente sui suoi glutei, sentendosi per la prima volta nudo e privo di difese. Si costrinse a non girarsi, a tenere il viso basso e le mani piantate sulla moquette, avvertendo il colorito sulle guance accenderglisi. Nemmeno l’alcol riusciva a confonderlo abbastanza per ignorare la lingua di Andres che prendeva posto dentro di lui.
    Sentì le ginocchia tremargli e il cuore che mancava un battito.
    Il cuore che si fermava nel momento in cui quella piccola parte di Andreas si insinuava nella fessura fra i suoi glutei.
    - Oooh.. cristo… -
    Strinse i pugni a terra, soffocando un’imprecazione fra i denti, ma fu costretto ad alzare il viso: sentì le dita di Bill su di sé e le loro labbra si incontrarono di nuovo. Andreas accarezzò languidamente quella fenditura, assaporando quel gusto vorace, quella fessura mai assaggiata prima.
    Costrinse Tom ad allontanarsi dalle labbra di Bill, lo costrinse a stringere i denti ancora, ancora.
    Sentiva le gambe che gli si scioglievano, le sentiva tremare mentre Andreas si spingeva più in basso, rilasciando tracce della sua salivazione lungo il suo percorso. Sarebbe impazzito.
    Sollevò di poco la schiena per abbassarsi di nuovo, mentre Andreas gli sfiorava i testicoli con le labbra. Fu abbastanza da farlo sussultare violentemente.
    - ..di più…. oh cazzo… oh cazzo –
    Gli stava velocemente annullando ogni pensiero razionale. La sua lingua dentro di sé si muoveva bagnata e dannatamente piacevole, provocandogli insopportabili strette allo stomaco. Non ce la faceva più, stava impazzendo, si sentiva sciogliere le viscere. Non sapeva come riuscisse a rimanere in quella posizione, sapeva solo che doveva resistere. Andreas lo accarezzò di nuovo sull’apertura fra le sue natiche, stretta, strettissima, ciò che di più eccitante avesse mai toccato.
    - Oohhhhh.. –
    Tom si spinse contro il viso del biondino quasi involontariamente, allargando le gambe. Lo voleva sentire, avrebbe sofferto all’inverosimile a venire in quel modo. Il cuore gli accelerò: Andreas si era fermato. Si era allontanato dal suo corpo e stava per alzarsi, forse per cercare qualcosa per lubrificarlo. Tom girò il viso di scatto e vide le gambe del biondino spostarsi dietro di lui.
    - .. no.. Andreas.. lascia stare -
    L’amico si fermò, guardando la sua schiena. Tom respirava velocemente, mordendosi il labbro. Bill era davanti a lui, lo sguardo sorpreso.
    - Non… mettilo dentro, sbrigati… -
    Doveva essere impazzito. Però non era riuscito a sentirsi.
    La richiesta più esplicita ed eccitante che le sue orecchie perse avessero mai potuto ascoltare. Andreas tornò sulla moquette in un lampo e si spinse in avanti rompendo le resistenze del suo corpo. Era lì, Tom chiedeva di essere scopato da lui.
    - Tomi.. sei sicuro? Farà male –
    Il rasta chiuse gli occhi: stava per venire. E non voleva che succedesse in quel modo.
    - Scopami, cazzo –
    Era un ordine, non una richiesta.
    Tom sentì le dita di Andreas che lo tenevano stretto sul bacino, mentre Bill fremeva.
    Avvertì il membro dell’amico scontrarsi per un attimo con le sue natiche e posarsi dietro di lui.
    Avvertì il suo respiro corto, solo per un momento. Avvertì il cuore che smetteva di battere.
    Poi Andreas entrò dentro di lui.
    E il dolore lo piegò.
    Non riuscì a sentire il suo grido soffocato, non riuscì a sentire più nulla se non quel corpo estraneo che a fatica si faceva strada dentro di lui. La vista gli si appannò.
    Andreas si accasciò sulla sua schiena. Cazzo se era stretto… faceva male, ma un male tanto profondo che sentiva il bisogno di continuare. Vide la schiena di Tom tremare.
    - Cazzo cazzo cazzo…oddio…. -
    Dolcezza contro irruenza.
    Piacere contro dolore.
    Perdizione e ancora perdizione.
    Il peso di Andreas lo spinse giù sul pavimento e lo costrinse ad appiattirsi sulla moquette. Se possibile, quel corpo estraneo lo penetrò ancora più a fondo e con un sussulto il rasta se lo sentì arrivare fino in gola. Cazzo, ma quanto ne aveva? Il dolore lo investì ancora, bruciandogli le viscere. La fessura fra i suoi glutei si strinse attorno ad Andreas, prepotentemente violata, costringendolo a contorcersi dal dolore. Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi, e si morse il labbro per non urlare:
    - cazzo.. cazzo… piano… -
    Finalmente sentì il bacino dell’amico aderire contro i suoi glutei: era completamente dentro.
    E Tom si sentiva malissimo.
    Ci sarebbe arrivato, a colpirgli la gola, ne era certo. Se lo sentiva nelle tonsille. Si ricordò di avere dei polmoni, ma non riuscì a metterli in funzione.
    - Ora.. non urlare, ok? –
    L’ansito di Andreas gli arrivò in ritardo, e prima ancora di assentire, sentì scivolare lentamente fuori il suo membro.
    - Ohhhh, MERDAAA!! -
    Si strinse ancora di più, involontariamente, mentre una nuova violenta ondata di dolore gli attanagliava i sensi. Andreas strinse i denti, cercando di abituare quell’orifizio alla sua circonferenza. Faceva male, Tom era troppo teso, e faceva provare dolore anche a lui.
    - Cazzo, Tom.. cazzo, sei troppo teso… -
    Il suo membro eccitato assaggiò di nuovo l’aria per poi essere stretto di nuovo fra i glutei di Tom.
    Voleva urlargli addosso di fare piano, ancora più piano, non riusciva a rendersi conto che stava violando il suo corpo centimetro a centimetro, perché ogni centimetro percorso corrispondeva ad una lama nella schiena. Sentì ancora il corpo del biondino contro il suo.
    Quando la mano di Andreas gli pressò la nuca fu costretto ad inarcarsi ancora, mentre quel macigno gli penetrava lo stomaco lentamente. Vide le stelle.
    Le sue dita lo forzarono in quella posizione. E in un lampo si sentì annullare le gambe.
    - Ooooohhhh, Cristo… Andreas -
    Ancora una volta voleva urlare, ma stavolta di non smettere. Lo sentiva, adesso, le pareti dei suoi glutei si stavano abituando a quel corpo estraneo. Finalmente riuscì a percepire il respiro affannato di Andreas, mosso dal lubrificante della sua eccitazione. La fessura si strinse piacevolmente su quel membro caldo, che scivolò fuori per poi rientrare ancora più a fondo.
    - ..oooohhh siì… così… -
    Riuscì ad allargare ancora le gambe, beandosi di quella lunghezza incredibile che gli rimestava le viscere. Il respiro acquisì lo stesso identico ritmo delle sue spinte, così come i battiti del suo cuore. Sentì i testicoli ribellarsi.
    - Ooh.. sì… sì… -
    Ormai Andreas scivolava deciso dentro e fuori da Tom, dentro e fuori, saziando il suo membro bollente. Il corpo gli si sconvolse dal piacere. Si sorbì con lussuria il peso che Andreas esercitava su di lui, facendo leva sulle mani e sulle ginocchia ben piantate sulla moquette.
    - Più forte… più forte… -
    Chiuse gli occhi leccandosi le labbra mentre il membro bagnato di Andreas gli percorreva i glutei con decisione, riempiendo quasi dolorosamente la circonferenza del suo orifizio contratto.
    - merda.. oh.. cazzo.. -
    La voce gli uscì a tratti, completamente soffocata nel momento in cui quel corpo si spingeva dentro di lui, mozzandogli il respiro. Andreas lo tenne stretto per i fianchi e scivolò più forte nella fessura fra i suoi glutei.
    - Oooohhh….. sì… -
    Sentì quel membro crescere dentro di sé, e il suo orifizio adattarsi rapidamente, in preda alle contrazioni. Le orecchie gli si riempirono del roco ansitare dietro di lui, simile al ringhio di una bestia.
    - Ooh, merda… merda.. -
    Gli si stava sfondando lo stomaco. Venne assalito da una nuova ondata di piacere, frustamente vicino all’orgasmo.
    - Di più… -
    Era così vicino che riusciva a sentirlo, era così vicino che si sentiva impazzire. Seguì a fatica i violenti colpi imposti dal bacino di Andreas, ormai il suo corpo era in bilico fra l’apice e il dolore di ciò che stava per arrivare.
    - Oooh.. mer… merda… ooooohhh.. -
    Gli stava per scoppiare l’intestino, sarebbe successo da un momento all’altro. Il membro di Andreas sgomitò lungo le sue pareti pulsanti con una forza devastante. L’ondata di orgasmo gli solleticò il cervello. Sentì il ringhio di Andreas intensificarsi, prima che il suo corpo venisse velocemente sbattuto contro il suo bacino. Per un momento gemette di fustrazione, dolorosamente annullato, per poi avvertire il suo sperma che si sparpagliava sulla moquette. Venne scosso dalla potenza del suo orgasmo, mentre le pareti dei suoi glutei si stringevano su Andreas e accoglievano il suo piacere.
    Il biondino dilagò dentro di lui, ferendolo con le ultime, deliranti spinte.
    Le ginocchia gli cedettero, al limite della sopportazione, mentre il suo orifizio si chiudeva intorno a quel corpo, godendo di quello scivoloso lubrificante. Lottò per spingersi ancora contro il corpo di Andreas, per sentire la sua vivida eccitazione calda che gli sconvolgeva il sedere. Si accorse di avere la gola graffiata, doveva aver urlato, e gradualmente si rese conto che Andreas rallentava.
    Il corpo godette di quegli ultimi, lenti massaggi, interminabili carezze di indescrivibile follia.
    Poi quel membro esausto scivolò fuori, staccandosi con un lungo brivido.
    Andreas rimase carponi sul pavimento, gli occhi chiusi. Tom tentò di muoversi ma un leggero bruciore fra i glutei gli ricordò di essere appena stato privato della verginità.
    Strinse i denti e alzò il viso.
    Bill era lì, a qualche metro di distanza, lo sguardo basso e una buffa espressione ad imbronciargli le labbra.
    Sarebbe stato più facile sbattere fuori Andreas a calci, se solo non fosse stato un gioco…
    Però l’avrebbe fatto, perDio.
    E se la sarebbe presa anche con Tomi, che si era lasciato scopare sotto i suoi occhi.
    Sbuffò appena, incrociando le braccia al petto e incatenando lo sguardo a qualcosa accanto a lui.
    Tom lo guardò speranzoso, ma il fratello lo ignorò. Oh, cacchio, lo costringeva a raggiungerlo. Si sorprese di riuscire a metterci carponi e con qualche difficoltà si avvicinò alla figura rannicchiata di suo fratello: - Bill… -
    Gli sfiorò la guancia con l’indice, scivolando dolcemente sulla sua pelle morbida.
    Dio, com’era carino con quell’espressione imbronciata.
    - Bill, amore… -
    Vide i suoi occhi rimanere fermi verso il basso, lontano da lui e decisi a non guardarlo.
    Tom sorrise: era dannatamente carino quando faceva così, quando per qualche minuto stava a distanza da chi gli aveva negato il suo nuovo giocattolo.
    Le dita scivolarono sulla guancia, ancora, incapaci di fermarsi.
    Era così dannatamente tenero.
    Si aprì in un sorriso luminoso quando lo vide arrossire sotto il suo tocco. Si lasciò accarezzare da un fremito e le dita gli imprigionarono il mento: Bill sembrava meno deciso adesso ad ignorarlo. Ma resisteva, imperterrito e testardo. Non sapeva quanto Tom avrebbe potuto fare solo per averlo sempre così, disperatamente suo e divorato dall’amore.
    Sì, potevano anche ubriacarsi e fottere con il primo stronzo che gli passava davanti.
    Ma per Bill e Tom quello non era sesso.
    Non era alcol.
    Questo Andreas non l’avrebbe mai capito. Men che meno quella sera.
    Andreas non avrebbe toccato, nemmeno sfiorato, quel frammento di Tom, non oltre ciò che aveva intenzione di permettergli. Non senza uscirne a brandelli.
    Aveva un bisogno dannato di guardarlo, aveva bisogno di farsi rendere impotente sotto i suoi grandi occhi nocciola. Voleva impazzire mentre Bill lo penetrava con gli occhi, mentre lo portava sull’orlo della pazzia con la sua espressione offesa.
    Guardami.
    Bill posò gli occhi su di lui, regalandogli il respiro.
    Dio, era bellissimo.
    Pregò che lo guardasse ancora, così che potesse cadere indietro e non rialzarsi più.
    Doveva aver assunto un’espressione idiota, perché Bill gli regalò un sorriso. Il sorriso di chi appartiene a qualcuno, di chi non può dividersi dal suo stesso battito.
    - Bill.. io.. -
    Cos’avrebbe potuto dirgli in modo che comprendesse quanto fosse FOLLE di lui?
    Non avrebbe mai capito.
    Non avrebbe mai capito.
    Non avrebbe mai capito.
    Non avrebbe mai capito.
    Come avrebbe potuto fare per raggiungere il rosso delle sue labbra senza perdere se stesso?
    Le sue dita si strinsero sul barattolo fra loro.
    L’unico che avesse il coraggio di dividerli.
    E non aveva bisogno di guardare cosa fosse. Non poteva permettersi di allontanare quello sguardo nocciola da sé.
    Nocciola.
    Fra le sue dita, come miele.
    Ad opporre una leggera resistenza.
    Sulle sue labbra infuocate. Nocciola e caramello.
    Maledettamente dolce come il possessore del suo cuore.
    Fluido su di lui, martorizzante carezza che gli macchiava le labbra.
    Cioccolato.
    Cioccolato come nocciola.
    A penetrargli fino a dentro l’anima.
    Pronto per essere mangiato, divorato lentamente, assaporato come una fragola succosa e rossa.
    Come le sue labbra, coperte di miele.
    Incorniciate dalla sua essenza devastante. Cioccolato che rapidamente scivola ai lati della sua bocca, che cerca di tuffarsi oltre il suo viso per poter toccare quel corpo.
    Che macchia di dolci linee il suo viso.
    Nocciola denso sulle labbra che gli percorrono il mento, nocciola come miele.
    Cioccolato.
    Come nocciola nei suoi occhi splendidi.
    E sottili rivoli che si cancellano dalla pelle. Per essere rimpiazzati dal suo miele.
    Dolce tortura. Di cioccolato addosso, di labbra che si accarezzano.
    Di sapori che si gustano.
    Dolce, morbida carezza. Dolcissima.
    Di nocciola e cioccolato.
    Bacio.
    Bacio lento.
    Bacio al caramello.
    Bacio denso.
    Bacio di tortura.
    Bacio sbagliato.
    Bacio perverso.
    Bacio d’amore.
    Bacio di follia.
    Bacio.
    Bacio di nocciola e miele.
    Di labbra che scivolano sul cioccolato. Labbra che si sfiorano. Miele puro che scivola sul mento. Sfuggito alla carezza che si posa sulla pelle.
    Goccia a goccia.
    Fra due corpi. Dolci come fiele. Acerbi come fragole di primavera. Maturi come frutti succosi.
    Dolci come miele.
    Dolci come Bill.
    Dolci come il suo corpo nudo sotto di lui.
    Goccia a goccia.
    Su quella pelle di caramello.
    Fluido cioccolato.
    Fluido cioccolato su quella fragola scarlatta.
    Quel suo corpo.
    Il suo possesso più vero.
    Fragile e succoso.
    Adorno di miele. Miele come nocciola.
    Che scivola lento e veloce.
    Freddo e rovente.
    Piacevole e doloroso.
    Irrazionalmente su quel suo corpo di neve.
    Peccato di lussuria, di quella gelosa succosità.
    Incesto.
    Fra le loro labbra di cioccolata.
    Sotto le sue dita al caramello. Sulla sua pelle verginale.
    Immorale sapore proibito di lui.
    Di Bill.
    Di Bill.
    Delle sue labbra peccatrici che si chiudono su di lui, che lentamente succhiano l’estremità della sua erezione.
    Cioccolato denso che scivola giù, a solleticarlo.
    Miele. Miele puro.
    Peccaminoso e irresistibile.
    Cioccolato che cola lentamente lungo i fianchi, lungo quella schiena. Lungo quel corpo che si inarca.
    Folle di paura.
    Della paura che tutto finisca troppo presto. Di non poterne godere appieno.
    Nocciola fra le gambe, nocciola su di lui.
    Nocciola che scivola fra le cosce.
    Respiri che si intrecciano, respiri che vivono solo l’uno per l’altro.
    Respiri che si scambiano l’anima.
    Respiro.
    Respiro che si spezza.
    Caramello interminabile.
    Giù per la sua gola.
    Insaziabile.
    Goloso della sua succosità. Mai bastevole di quelle cosce mielate.
    Delle sue mani che le aprono ancora, fino a perdere i sensi.
    Ad assaporare quella fragola al cioccolato.
    Per riuscire a succhiare via tutto quel sapore. Per riuscire a saziarsi ancora del suo battito.
    Cioccolato che rincorre il miele.
    Scivola come una tortura fra le cosce di Bill, nascondendosi lì dove si apre a Tom.
    Lì dove si nasconde.
    Miele e nocciola.
    Lì dove giace il vero sapore del proibito.
    Lì dove solo lui può arrivare.
    Lì dove solo lui può possederlo.
    Lì dove nessuno al di fuori di lui può assaggiare quel miele.
    Dove giace l’essenza di quel corpicino verginale.
    Verginale al di fuori di lui.
    Puro al di fuori di lui.
    Drogato d’amore.
    Perso fra i suoi sospiri.
    Smarrito fra i suoi ansiti.
    Possessore di quel corpo niveo.
    Solo se non al di fuori della sua presenza.
    Suo e di nessun altro.
    Alza lo sguardo sui suoi occhi nocciola, vedendo il viso di Bill arrossire sotto di lui.
    Pudico davanti a lui.
    Pronto solo per lui.
    Perso e smarrito insieme a lui.
    - Tomi… ti prego.. -
    - Bill.. –
    - .. Tomi… -
    Le sue labbra succose di miele.
    - Tomi.. ti prego.. -
    - Bill, dimmi che mi ami –
    Un fremito, lungo il suo corpo, a scuoterlo. A scuoterlo nell’impronunciabile bisogno di sentirsi suo.
    Il rossore sulle guance di Bill gli regalò ancora un battito. Ma ormai aveva dimenticato di respirare.
    Nocciola sulle sue labbra.
    Nocciola nei suoi occhi lucidi.
    D’eccitazione e d’amore.
    - Ti amo.. -
    - Di nuovo, dimmelo di nuovo –
    Pronto a farlo suo.
    Pronto ad impadronirsi della sua ragione.
    - Oooh… Tomi.. - gemette Bill, implorante, - Ti amo -
    Suo.
    Suo.
    Unicamente suo.
    Suo per sempre.
    Finchè avrebbe respirato.
    - Ancora, Bill. Dimmelo di nuovo.. -
    A scivolare dentro quel corpo.
    A strofinare il viso sulle sue gambe poggiate sulle spalle.
    Sue.
    - ..oooh, ti amo.. ti amo.. ti amo.. -
    Bill gemette e chiuse gli occhi, inarcando la schiena.
    Per sentirlo ancora, per sentirlo di più.
    Fino a che avrebbe respirato. Fino a che avrebbe vissuto.
    - Ancora, Bill, ancora, amore.. -
    A cercare di arginare quel dolore allo stomaco.
    Affondando dentro di lui.
    - ..oohhh, siì, Tomi… Tomi, ti amo.. ti amo.. –
    Voleva di più.
    Voleva di più.
    - ..Tomi.. Tomi.. ti amo.. più di qualunque cosa al mondo.. -
    Miele che scivola sulla pelle, che si mischia al cioccolato sul petto.
    Sulle labbra.
    Che dilaga nel ventre.
    Che si fa spazio nel sangue.
    - ..oh, Bill. Cazzo. Ti amo. Non lo sai quanto ti amo -
    Pronto a saltare da quel cornicione.
    Pronto a donarsi alla sua anima.
    Pronto a sentire il brivido della sua vicinanza.
    Fragili peccatori di un fiore in fiamme.
    Petali di un fiore macchiato dal male.
    Macchiato dall’amore.
    Dall’amore disperato.
    Schiave e padroni l’uno dell’altro.
    - Ricordatelo, Bill… ricordatelo, amore mio -
    Miele bollente che irrompe con forza nel corpo di Bill, che travolge il suo corpicino e lo fa gridare.
    Corpo in preda alla pazzia, corpo divorato dall’amore.
    Corpo in delirio.
    Corpo dilaniato dal piacere.
    Sanguinante in ogni lembo di pelle.
    Scosso dall’orgasmo.
    Cullato dalle dolci, violente spinte del gemello.
    Miele sul suo bacino, sul suo ventre, ad accarezzare la loro pelle.
    A lenire quel disperato bisogno di possesso.
    L’urlo di Bill riempie la stanza: non riesce a rendersi conto di aver urlato che Tom è suo, non ancora.
    Ma il mondo era troppo sordo per sentire.
    E loro troppo lontani per accorgersene.






    Edited by _TrApNeSt_ - 30/6/2008, 17:40
     
    Top
    .
  2. •Jess•
     
    .

    User deleted


    O_O
    O
    Mio
    Dio
    Non
    Ho
    Una
    Parola
    Decente
    Da
    Dirti.
    Sublime.
     
    Top
    .
  3. _TrApNeSt_
     
    .

    User deleted


    cribbio O___O
    l'hai già lettaaaaaa? XDD
     
    Top
    .
  4. •Jess•
     
    .

    User deleted


    E' stupenda O_O guarda che io le divoro le cose!!!
     
    Top
    .
  5. _TrApNeSt_
     
    .

    User deleted


    waaaaa *-* jessaaaa *-*
    sono contenta che tu non sia morta XD
     
    Top
    .
  6. [°Rituss°]
     
    .

    User deleted


    dio santissimo Ale...io...io non ho parole...non posso esprimere quanto sia bella,quanto sia perfetta ed emozionante...non è una semplice PWP,perchè qui i sentimenti ci sono,sono tanti,sono gelosia che brucia,gelosia che ti ruba l'anima e ti fa sentire il bisogno più primitivo di avere qualcuno solo per te.
    brava...bravissima....
     
    Top
    .
  7. _TrApNeSt_
     
    .

    User deleted


    cristo, rituss, e tu dici bravissima a me?
    :ohcielooo!:
    la dea del twincest che dice bravissima a me???
    oooohcielo la tua firma *-*
     
    Top
    .
  8. { Làu »
     
    .

    User deleted


    ora non riesco a leggerla, devo aspettare che mia madre se ne vada ù.ù
    comunque non vedo l'ora
     
    Top
    .
  9. _TrApNeSt_
     
    .

    User deleted


    no, Lau, non ti traviare pure tuuuu XD
     
    Top
    .
  10. { Làu »
     
    .

    User deleted


    ormai mi avete traviato col twincest, dovevate pensarci prima ù___ù XD
     
    Top
    .
  11. [°Rituss°]
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (_TrApNeSt_ @ 28/4/2008, 16:16)
    cristo, rituss, e tu dici bravissima a me?
    :ohcielooo!:
    la dea del twincest che dice bravissima a me???
    oooohcielo la tua firma *-*

    bella vero???chissà chi l'ha fatta...** e tu dici a me dea????scherzi voglio sperare!!!!!!ma ti sei resa conto di ciò che hai scritto?????
     
    Top
    .
  12. _TrApNeSt_
     
    .

    User deleted


    no


     
    Top
    .
  13. » V ä ll ÿ }
     
    .

    User deleted


    Dopo di questo mi ritiro XD non ho parole .____.
     
    Top
    .
  14. [°Rituss°]
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (_TrApNeSt_ @ 28/4/2008, 16:34)
    no

    Aleeeeeeeeeeeeeee non fare la stizzosa,hai scritto un capolavoro!!!!
     
    Top
    .
  15. » V ä ll ÿ }
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE ([°Rituss°] @ 28/4/2008, 16:40)
    CITAZIONE (_TrApNeSt_ @ 28/4/2008, 16:34)
    no

    Aleeeeeeeeeeeeeee non fare la stizzosa,hai scritto un capolavoro!!!!

     
    Top
    .
118 replies since 28/4/2008, 14:45   3260 views
  Share  
.