BETA EDITORS per il DB Fan Fiction!! QUI per candidarsi!

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  1. *HEILIG*
     
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    ;tokiaholic

    Va decisamente meglio, la storia effettivamente aveva una serie di problemini che hai risolto soprattutto nella forma, ma c'è ancora distrazione, i testi ne risentono, ci sono ancora errorini.
    Ok, non posso e non devo volere ovviamente la perfezione, questo è chiaro, ma questo "lavoro" non va mai fatto in fretta, piuttosto a rate (poche righe alla volta), ma bene. Benissimo.
    Betando 3 storie in una volta, la distrazione minima ci sta, ma mi aspetto che per prendervi mi proponiate un testo perfetto; vorrei questo, sì, ma lo vorrei solo per spronarvi a capire che è difficile e non va preso sotto gamba.

    Ti faccio vedere cosa c'è ancora che non va, in ogni caso, perchè ci tengo che li vediate e capiate perchè dico che ci vuole attenzione. Sono certissima che con meno fretta e una rilettura dedicata e concentrata moltissime cose le avresti viste. Ti metto un frammentino di come l'avrei voluta

    CITAZIONE (;tokiaholic @ 15/3/2011, 19:08) 
    - Abbiamo un accordo! Devi farlo! – Mi urlò in faccia.
    - I-io… io lo amo, Keith. – Lo implorai singhiozzando (qui andare capo confonde sul soggetto parlante) - Ho bisogno di lui, lo sai! -
    - Se non rispetti i patti, sarò costretto a licenziarti. E licenziarti significa ucciderti. Nessuno deve sapere niente, lo sai! - Mi fiatò sul volto, tenendo stretta in mano l’arma con cui avrei dovuto uccidere l’idolo di milioni di ragazzine: Georg Listing.

    - Ti amo, piccola. (insisto che il trattino alla fine se non c'è altro io non lo metterei. Il punto è una pausa lunga più che sufficiente ;))
    - Anch’io, scemo. - Gli diedi un buffetto sul naso e mi misi sulle sue gambe.
    - Non ci lasceremo mai, vero?- Gli chiesi esitante.
    - Mai. Sei tutta la mia vita. -
    - Ora, però, mi sento troppo mielosa e sai che non è da me essere così. - Ridemmo entrambi e avvertii dei profondi sensi di colpa. Con che coraggio avrei ucciso la mia stessa ragione d’esistenza?


    Era iniziato tutto per gioco, mesi fa. Keith era una sorta di protettore e io la sua spia. La gente lo incaricava di uccidere degli estranei, e da tre anni ormai affidava a me quello sporco lavoro.
    Restai sbalordita quando mi disse che avrei dovuto inscenare una storia con un bassista che mi piaceva sin da quand’ero piccola, : il bassista del mio gruppo preferito, i Tokio Hotel, l'unico gruppo che sapeva farmi ridere, e anche piangere.
    Però, c’era una condizione: dopo sei mesi avrei dovuto ridicolizzarlo davanti a tutto il mondo, torturalo e infine ucciderlo.
    - Deve morire! – Me lo ripeteva sempre con quel suo ghigno malefico.
    Avevo paura, molta paura.
    Non avrei dovuto accettare, ma la prospettiva di stare con lui per sei mesi mi aveva attirata troppo. Volevo sentire il suo profumo, svegliarmi la mattina con il suo sorriso.
    Keith mi spiegò come avrei fatto a conoscere la band, mi procurò ogni sorta di pass per incontrarli e ad ogni occasione avrei dovuto sedurre Georg, rimediare un appuntamento e infine farlo innamorare di me.

    - Allora? - Mi chiese con rabbia, risvegliandomi da quei ricordi.
    - Dimmi solo quando e come.
    - Bene. – Rise acido. Una risata ben diversa da quella sincera e calda di Georg, e questo mi fece solo star peggio.
    - Stasera alla conferenza stampa lo molli, e al concerto di domani gli spari. Mentre suona. Così. - Disse con le mani a formare una pistola, mimando l’azione che avrei dovuto svolgere.
    Nonostante mi sforzassi, non riuscivo a capire come fossi potuta finire a lavorare per un bastardo come lui.
    Mi consegnò l’arma e il copione che avrei dovuto imparare per inscenare una rottura davanti alla stampa e mi disse che si sarebbe travestito da giornalista per assicurarsi che non avessi ripensamenti.

    - Ragazzi, come va il tour? – Chiese uno dei giornalisti tra la folla.
    - Fin’ora ci siamo divertiti parecchio, contiamo che tutto il tour sia così. -
    - E tu, Elizabeth? Come va la tua storia con Georg? Ti diverti con i Tokio Hotel? -
    - Io… (io qui andrei a capo, perchè aumenta la tensione del momento)
    Esitai, ma sapere che Keith era là in mezzo, pronto a spararmi qualora non avessi rispettato i patti, mi incuteva troppa paura.
    - Io e Georg non stiamo più insieme. L’ho tradito con il suo migliore amico, Tom Kaulitz. Ma è normale, chi preferirebbe lui a Tom? - Dissi tutto in fretta, per poi ridere nervosamente mentre i flash mi accecavano impazziti, e Georg mi guardava sconvolto.
    Non mi disse nulla. Colpì solo il tavolo con un pugno fortissimo, e abbandonò la sala. (la descrizone qui era un po' carente secondo me).
    Tom invece, mi guardava confuso.
    Non eravamo mai stati insieme, neanche una volta. Ci odiavamo, ma lui sapeva che non era mia intenzione ferire Georg e stavo agendo in quel modo solo per paura.
    Perchè lui sapeva tutta la storia.
    Gliela avevo raccontata due settimane prima che Keith mi obbligasse a scegliere tra la vita e la morte. Tra me e Georg.

    Oltre a questo, in questo caso se mi trovassi a betare questa storia, chiederei all'autrice di darmi elementi sul perchè uccidere Georg e su come lei si sia trovata a fare questo lavoro; una qualche base per un plot così secondo me ci vorrebbe. Questa è una considerazione così, per parlare dell'essere Beta in generale e cosa vuo, dire secondo me migliorare una storia da tutti i punti di vista.

    In ogni caso, non c'è male. Se mi prometti la massima attenzione ai dettagli e anche allo stile, sei dentro.
    Te la senti?
    Io devo essere sincera: saremo severe. Abbiamo bisogno di aiuto ma se ci viene dato deve essere vero aiuto. Non dobbiamo passarvi dietro a correggere noi. Non lo dico contro di te, ma per essere chiara da subito.

    Con tutte.
     
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  2. ;tokiaholic
     
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    Simo, se non fossi stata sicura di volerlo fare, non mi sarei nemmeno proposta.

    E' la prima volta, e ovviamente, come hai notato tu, non potevo nemmeno contattare l'autrice per farmi dare maggiori dettagli sulla storia, infatti all'inizio ho avuto molta difficoltà anche a capire il senso della trama.

    Io me la sento, ti prometto assoluta serietà e attenzione nei prossimi betaggi.

    Grazie mille!
     
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  3. *HEILIG*
     
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    Ti do una chance, perchè sono convinta che tu sia motivata e che tu abbia capito cosa voglio e cosa vogliamo, io e Ale.
    Ma ti starò dietro parecchio, e sarò cattivissima XD

    Ti metto Beta e ti abilito alla sezione protetta del forum.

    L'accesso alle modifiche sul sito te lo daremo appena Ale potrà e comunque dopo che avrai ben leto e digerito tutto quello che compete alle Beta.

    Ci vediamo di là ;)

    Benvenuta nella squadra!

    Per le altre:

    postate eh! non ho mica finito con voi!!

    forza che mi servono giovani virgulti da coltivare!!!!
     
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  4. nölovæ-
     
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    Uhm, io provo a betare un altro testo?
     
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  5. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (nölovæ- @ 15/3/2011, 21:59) 
    Uhm, io provo a betare un altro testo?

    Se ti va puoi farlo comunque, non mi dispiace se lo fai ^-^ ma non ho letto ancora con attenzione tutto quello che mi hai scritto prima.
    Se lo fai betami una cosa corta, 30 righe al massimo e dimmi tutto quello che cambieresti in quella storia.
    Se non ti va non c'è problema, valuto quello che ho ;)

    Grazie!
     
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  6. nölovæ-
     
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    CITAZIONE (*HEILIG* @ 15/3/2011, 22:10) 
    CITAZIONE (nölovæ- @ 15/3/2011, 21:59) 
    Uhm, io provo a betare un altro testo?

    Se ti va puoi farlo comunque, non mi dispiace se lo fai ^-^ ma non ho letto ancora con attenzione tutto quello che mi hai scritto prima.
    Se lo fai betami una cosa corta, 30 righe al massimo e dimmi tutto quello che cambieresti in quella storia.
    Se non ti va non c'è problema, valuto quello che ho ;)

    Grazie!

    okay, cerco subito qualcosa! c:

    mi scuso, ma non ho trovato nulla di meglio c.c
    ho corretto pochissime cose, anyway ecco il link
    SPOILER (click to view)
    << Il cielo è tempestoso, le stelle rare e pallide e la luna, mezza sepolta fra le nuvole, batte con raggi lividi le mie finestre. >>

    Gli occhi bassi, appannati da copiose lacrime, fissano il pavimento. Le mani, ormai deboli, strette a pugno lungo i miei esili fianchi. Un singhiozzo trattenuto mi smuove tutta e una lacrima riga nuovamente il mio viso.
    Alzo gli occhi verso la finestra dalla quale entrano i flebili raggi di una luna, forse anch’essa stanca.
    Il cielo è ormai buio, sommerso da enormi nuvoloni che sembrano annunciare l’arrivo inesorabile di un temporale.
    Respiro a fondo, tentando di riprendere il controllo del mio corpo e della mia mente. Ma non ci riesco, non sono capace di controllare questo dolore che sembra davvero capace di distruggermi.
    Tutto mi appare sfocato, impercettibile ed estremamente confuso; un lieve giramento di testa mi costringe ad appoggiarmi sul davanzale.
    Lo sguardo si posa lievemente sulla mia mano, decisamente sanguinante. Il solo ricordo di quanto è accaduto poche ore fa, mi fa rabbrividire.
    Nuovamente mi abbandono ad un pianto disperato, mentre nella mia mente tornano vive quelle immagini che hanno messo la parola ‘fine’ a tutto ciò che avevo costruito in due anni.
    A volte pensare di fare una sorpresa al proprio ragazzo, può rivelarsi un errore madornale o più propriamente, pensare di fare una sorpresa a Tom Kaulitz, può rivelarsi sbagliato.
    Quello che ho visto m’ha fatto morire dentro; in quel momento, avrei voluto solamente non aver visto quella scena.
    Mille sentimenti si sono fatti spazio dentro di me: sorpresa, incredulità, rabbia, odio, delusione e ancora un’infinità di rabbia, che m’ha portato ad una reazione impulsiva, forse, ma assolutamente legittima.
    Un pugno deciso che ha incrinato il legno della porta, attirando la loro attenzione, interrompendo quei lievi gemiti che giungevano alle mie orecchie come degli urli atroci. I loro corpi stavano l’uno sull’altra, immersi in un piacere così peccaminoso.
    Tento di muovere la mia mano, ma inevitabilmente mi lascio andare ad una smorfia di dolore.
    Un dolore neppure minimamente paragonabile alla lacerazione che ormai devasta la mia anima.

    << L’amore in un anima esulcerata, dove le altre passioni sono disperate, riesce onnipotente. >>

    Io ero esattamente in questo stato quando l’ho incontrato per la prima volta.
    Rimasta letteralmente incantata dal suo sguardo, mi sono fidata, mi sono lasciata andare per la prima volta nella mia vita e mi sono perdutamente innamorata di un ragazzo che mi riempiva di attenzioni. Non mi sembrava così sbagliato amare una persona come Tom.
    Eppure, ho commesso un errore, forse il più grave in tutta la mia vita.
    Ora ne sto pagando le conseguenze, e non mi meraviglio di sentirmi così vuota.
    Una goccia di pioggia s’infrange sul vetro della finestra che mi sta di fronte, seguita presto da molte altre.
    Mi lascio lievemente scivolare a terra, appoggiandomi piano alla parete. La testa mi pulsa velocemente e tutto mi dà l’idea di trovarmi in un incubo.
    Un’illusione, è stato tutto una stupida, banalissima, illusione.
    L’ennesima lacrima scende sul mio viso ormai esausto e quasi brucia la mia pelle. Prepotentemente, l’asciugo con una mano.
    Quei gemiti mi rimbombano nuovamente nella testa e sento di stare per esplodere.
    - Perché?- sussurro a bassa voce in preda al pianto.
    Perché m’ha fatto una cosa del genere?
    Una rabbia funesta s’impossessa improvvisamente di me ed afferro l’oggetto a me più vicino, scaraventandolo disperatamente a terra.
    Il rumore dei cocci della lampada si perde sordo nella stanza, lo sguardo resta fisso nel vuoto.
    Lievemente mi sdraio a terra, sentendo i cocci quasi infilarsi nel mio corpo, e mi abbandono a questa terribile, atroce, sofferenza.

    << La pena di questo amore fatale si rovescia inesorabile sopra di me.>>


    Edited by nölovæ- - 15/3/2011, 22:56
     
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  7. ;tokiaholic
     
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    CITAZIONE (*HEILIG* @ 15/3/2011, 21:55) 
    Ti do una chance, perchè sono convinta che tu sia motivata e che tu abbia capito cosa voglio e cosa vogliamo, io e Ale.
    Ma ti starò dietro parecchio, e sarò cattivissima XD

    Ti metto Beta e ti abilito alla sezione protetta del forum.

    L'accesso alle modifiche sul sito te lo daremo appena Ale potrà e comunque dopo che avrai ben leto e digerito tutto quello che compete alle Beta.

    Ci vediamo di là ;)

    Benvenuta nella squadra!

    Grazie Simo, e mi preparo al peggio XD
     
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  8. sugar`
     
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    Ho corretto un'altra cosa, stavolta presa dal cestino (:

    SPOILER (click to view)
    Stava piovendo ormai da due giorni.
    Bill odiava quelle giornate cupe: il cielo era perennemente coperto da quel manto scuro e per le strade di Berlino si potevano riconoscere le varie sfumature del tipico grigio invernale. E tutto ciò era ampliato se si pensava che nella boutique dove il moro lavorava ormai da un paio di mesi non veniva mai nessuno. Pensava sempre che la pioggia fosse qualcosa di altamente noioso e deprimente. Si percepiva un’atmosfera misteriosa, tipica di un film dell’orrore. La pioggia a Berlino era qualcosa di comune, era ormai una tradizione, erano rare le giornate in cui il sole faceva capolino illuminando la città. Bill trascorreva quei giorni passeggiando lungo i viali alberati, finché ogni volta non arrivava alla piazza dove osservava le striature colorate date dal sole sulla porta di Brandeburgo. Peccato che quei giorni si contassero sulle dita di una mano. E anche in quel momento la pioggia stava battendo sulle vetrine del negozio. Le gocce che si infrangevano sui vetri creavano una danza con il vento, che subito le trasportava a terra, dove morivano. Fin da piccolo il moro aveva paura durante queste giornate.
    Lui era sempre stato un tipo molto riservato, appariva timido agli occhi della gente. Era una persona modesta a cui non dispiaceva quel lavoro; lo faceva sentire indipendente. Si era da poco trasferito nel suo nuovo appartamento e per lui era già un grande traguardo. Si avvicinò allo scaffale delle maglie e iniziò a sistemarle.


    – Bill, caro, vai a casa. Oggi chiudo io – disse una voce gentile, la voce di Maggie. Era una vecchia signora di mezza età, la proprietaria del negozio, e aveva assunto subito Bill. Gli piaceva, era gentile con i clienti e sempre sorridente. Il moro si illuminò e sorrise prendendo la borsa.


    – Ci vediamo domani – squittì felice, aprendo il suo ombrello non appena fu uscito di lì.
    Cominciò a camminare per le vie di Berlino. Nonostante il maltempo, ai tedeschi non piaceva star chiusi dentro casa; c’era sempre vita in quella città, di giorno come di notte. Erano molti i bar aperti fino a tardi, come molte erano le code per i locali notturni e per i centri commerciali. Grande vantaggio di Berlino, l’orario notturno. Già, quella era la capitale.
    Bill arrivò sul pianerottolo di casa, chiuse l’ombrello e si ritrovò ad agitarsi come fanno i cani quando sono bagnati. Ancora un po’ gocciolante entrò nel salone, per poi percorrere la strada per il bagno. Si avvolse in un enorme asciugamano che gli faceva quasi da vestito, dato che aveva un corpo piccolo e snello – era magrissimo. Tutto ciò contrastava però con il suo metro e novanta di altezza. Sembrava una modella, proprio al femminile, ma in fin dei conti a lui piaceva il suo corpo. Amava soprattutto la sua pelle pallida e il contrasto che produceva con i suoi capelli color pece. Accese la tv e iniziò a fare zapping, cercando di trovare un qualcosa di interessante almeno sui canali di musica.

    ¤





    – Cristo Kaulitz, così mi sfondi il culo! – gli urlò Sam.


    – Non ti lamentare e ora sta’ zitto che sto venendo – gli rispose il rasta.


    Era la solita routine per lui, Tom Kaulitz. Ogni sera si portava a letto qualcuno, passava con lui la sua notte di sesso e poi lo buttava fuori di casa a calci. Ormai era normale, tutto questo era diventato un obbligo e una necessità da un paio di anni. Venne dentro il ragazzo e si accasciò su di lui, stanco e sudato.
    Uscì poi dal suo corpo e si mise seduto. Non sapeva il motivo di quei gesti, e nemmeno perché lo faceva. Però lo soddisfaceva, ed era ciò che lo portava a rifarlo ancora e ancora. Aveva capito di essere omosessuale all'età di dieci anni, un po’ presto per capire i propri desideri sessuali. Ma lui lo aveva fatto, e gli andava bene così. Da lì in poi aveva sempre avuto questo tipo di relazioni, se così si potevano chiamare.


    – Ci vediamo domani? – gli chiese il ragazzo con un filo di speranza nella voce; evidentemente era da poco che lo frequentava e non sapeva di che stoffa fosse fatto Kaulitz. In ogni caso, lo avrebbe scoperto presto.


    – Assolutamente no, non ho tempo da perdere con tipi come te – ringhiò lui rinfilandosi i boxer.


    Aprì la finestra e si accese una sigaretta. Fumare, quella era una delle cose che lo rilassavano maggiormente. Se poi capitava post coitum, era il paradiso. Poco dopo sentì un “vaffanculo” seguito prontamente dal tonfo secco della porta che si chiudeva. Un ghigno gli comparve sul viso. Era sempre stato un tipo così, non amava avere relazioni lunghe, non aveva mai avuto un appuntamento al di fuori della camera da letto. A volte si fermava a pensare che forse quello che la sua mente gli diceva di fare era sbagliato. Forse non era vero che non amava le relazioni stabili. Non lo poteva dire, dopotutto non ne aveva mai avuta una. Semplicemente faceva comodo dirlo. Oh, sì. Mentre si scopava il primo che gli era capitato tra le mani, era veramente comodo pensare che le relazioni non fossero fatte per lui. Poi però la scopata finiva, e lì faceva i conti con la verità. Come in quel momento. Abbassò lo sguardo e si perse a pensare che in realtà tutto quello che faceva non gli piaceva. Per la prima volta era stato preso da una vena di saggezza.
    Aveva smesso di piovere da qualche minuto. Era stufo di tutte quelle seghe mentali e in un attimo decise che quel povero cane che aveva in casa aveva bisogno di una bella passeggiata al chiaro di luna. Prese il guinzaglio e lo accarezzò. A volte lo invidiava, almeno lui non doveva fare i conti con la realtà, non doveva ritrovarsi tutte le sere a dare giudizi a se stesso. Uscirono di casa e dopo dieci minuti di camminata arrivarono al parco. Tom si mise seduto su una delle panchine, non c'era nessuno. A lui piaceva stare da solo, lo rilassava. Certo, qualche volta preferiva stare in compagnia per non dover pensare a quello che sarebbe effettivamente stato il suo futuro. Non tanto lontano, dati i già diciannove anni che aveva. Si sforzava di non pensare, in quei momenti voleva svuotare la testa. Però capitava che, ogni tanto, lui pensasse ad una famiglia. Magari con la persona perfetta, la fantomatica anima gemella. L’avrebbe mai trovata?

    ¤





    Quel giorno Bill si era svegliato di ottimo umore, aveva dormito serenamente e si sentiva bene. Prese un paio dei suoi pantaloni stretti e una delle sua maglie con i teschi che gli piacevano tanto. Aveva i capelli arruffati e il trucco sparso su tutto il viso. Cercò di aggiustare quel disastro alla meglio – erano poche le mattine in cui si struccava, non ne aveva mai voglia – e dopo essersi sistemato prese la borsa e uscì di casa. Un’altra giornata di lavoro si presentava davanti a lui ma non era stanco, a differenza di molti altri giorni. Era positivo. Chi non lo sarebbe stato davanti alla prospettiva di ben quindici giorni di vacanza? E quindi sì, quella mattina sorrideva. Si sarebbe riposato durante quelle vacanze di Natale. E avrebbe fatto il giusto shopping, tanto per rendere degno il nome di Berlino. Quella città si tingeva di magia in quel periodo. Luci, colori, allegria. Bill amava il Natale.


    Arrivò al negozio, salutò Maggie e subito si ricordò dei nuovi arrivi. Perfetto. Avrebbe dovuto sistemare cappellini su cappellini, quel giorno. Bill semplicemente li odiava. Odiava sistemarli e odiava raccoglierli ogni volta che cadevano. Erano una delle poche merci del negozio che non sopportava: lui li sistemava e quelli rovinavano a terra ogni santa volta. Quei cappellini da rapper un giorno l’avrebbero pagata. Molto cara. Avrebbe eliminato ogni singola scritta e ogni singolo simbolo che lui non avrebbe mai capito.
    Si destò dai suoi piani malefici quando sentì Maggie che si rivolgeva a lui.


    – Bill mi assento cinque minuti, servilo tu questo giovanotto! – disse la donna dirigendosi verso il magazzino.


    Il moro alzò lo sguardo e vide che effettivamente c'era un ragazzo che stava guardando la nuova merce.
    “Fantastico” pensò “dovrò rimetterli a posto per la decima volta dopo che se ne va.”
    Fece un bel respiro – di rassegnazione – e si avvicinò a lui con cautela, cercando di non mandarlo a quel paese solo per il pessimo gusto nel vestire.
    ¤



    Il rasta quella mattina non aveva nulla da fare. Non era una novità, d’altronde. Non amava la vita del lavoro, non gli piaceva svegliarsi presto e tantomeno dover fare le cose forzate. Erano poche le volte in cui si rendeva conto che effettivamente un lavoro non sarebbe stato niente male. Ma per il momento gli andava bene così. Decise svogliatamente di alzarsi da quell’ammasso di coperte calde e si infilò i soliti jeans chiari e una felpa rossa. Pensandoci bene, aveva bisogno di qualcosa di nuovo. Sì, i suoi vestiti erano forse una delle cose al mondo che adorava di più, ma a lui non piaceva portare sempre gli stessi. Inoltre, alcuni erano anche fuori moda. Decise così di dover rinnovare il suo guardaroba. Prese le chiavi di casa e il portafogli e uscì di casa.


    Il corso di Berlino era affollato, affollatissimo. E lui doveva immaginarselo, essendo nel periodo di Natale. Faticava a camminare e ancor più a vedere le vetrine dei negozi, così cercò di farsi spazio tuffandosi in quella folla impazzita. Si trascinò per altri metri, affascinato da tutte quelle danze di luci colorate che abbellivano la città: erano uno spettacolo meraviglioso. Si fermò davanti alla porta aperta di una boutique, sbirciando all’interno per osservare la merce. Rimase affascinato dalla marea di cose che si ritrovò davanti. Non erano semplici vestiti, ma quei vestiti. Era il negozio che faceva al caso suo. Entrò e si diresse a passo svelto – forse un po’ troppo – vero il reparto che lui adorava tanto, “Hip hop & varie”. Si guardò intorno desiderando di possedere tutto ciò che vedeva, era il paradiso. Rimase colpito dalla nuova collezione di cappellini che riempivano tutto lo scaffale. Ce n’erano di tipi, marche, scritte e colori diversi. Li avrebbe comperati tutti, se solo avesse potuto. Si sentiva rilassato, appagato. Altro che il sesso!


    – Posso esserti utile? – disse una voce dietro di lui. Si girò di scatto e vide un ragazzo che lo stava guardando dall'alto in basso. Si fermò. Aveva i capelli corvini che gli ricadevano lisci sulle spalle, un viso delicato, dei lineamenti perfetti e il nasino all’insù. I suoi occhi erano contornati di nero e le sue labbra piene. I vestiti erano aderenti, fin troppo, tanto che si intravedeva una sottile linea di pelle su un fianco, che sporgeva dall’orlo della maglietta bianca. Poteva benissimo sembrare una ragazza, ma non lo era. Si rese conto di averlo fissato più del previsto quando le sue guance si tinsero di rosso. Era rimasto quasi incantato, era un ragazzo bellissimo.

    – Veramente... – e si bloccò. Non sapeva cosa dire. Solitamente non aveva queste reazioni, ma si rese conto che quella volta era diverso. Decisamente. Non sapeva cosa dire, le parole gli erano rimaste intrappolate nella gola. Stava facendo una pessima figura.
    – Volevo vedere questi cappellini – soffiò infine.


    – Bene, ne vuoi uno in particolare? Devi fare un regalo? – il moro si mostrò gentile. Non era in vena di litigare coi cappellini ancora una volta. Aiutò il ragazzo che sembrava impacciato e gli venne da sorridere. Era buffo.


    – No, cercavo solo un cappellino per me... – disse sinceramente.


    – Okay! Abbiamo la vecchia collezione, con il simbolo davanti. Poi, come puoi vedere, è arrivata anche la nuova. Sono di taglie e colori diversi, puoi scegliere anche di personalizzarlo.


    – Sembra figo – buttò lì il rasta.
    Bill sorrise. Sì, era decisamente buffo!
    – Beh… sì, sembra figo – mentì. Odiava tutta quella merce, ma lo tenne per sé. Professionalità? O forse non voleva togliere il sorriso dalle labbra del rasta? Non sapeva darsi una risposta.


    Tom si sentiva spaesato e confuso, non si era mai comportato in modo così impacciato. Il ragazzo gli fece vedere un modello bellissimo, era nero e bianco con dei disegnini che partivano dalla parte superiore e finivano sulla visiera. Quel tipo era strano, particolare. E non parlava del cappellino.


    Decise di prenderlo, dopotutto era veramente un bel cappello. Adorava quel nuovo modello, si disse. Probabilmente li avrebbe comperati tutti così da quel momento in poi.


    – Penso di prendere questo nero e bianco, mi piace molto.


    – Benissimo – disse il moro, e sorrise.


    Tom rispondeva a fatica a tutti quei sorrisi. Era rosso in viso fin da quando il moro gli aveva rivolto la parola. Bill prese il cappellino e si diressero insieme alla cassa. Lo chiuse accuratamente dentro ad una bustina rossa e fu in quel momento che Tom notò le sue mani: bellissime, bianche e affusolate; portava lo smalto nero. Era strano per un ragazzo, si disse. Però gli piacevano, sembravano così… candide.


    – Sono 25,50 grazie – concluse il moro raggiante porgendogli la bustina. Il rasta si riprese dai suoi pensieri e prese la busta, sfiorandolo. Aveva le mani fredde e prontamente un brivido lo attraversò.


    – G-Grazie a te, ciao... – fece il biondo. Uscendo sbatté addosso alla porta, facendo ridere il ragazzo alla cassa. Fantastico, un’altra figura di merda. Non doveva essergli sembrato un bel tipo, se continuava ad arrossire e balbettare. Pensò che probabilmente il moro stava ancora ridendo. Sbuffò e si mise il cappuccio in testa. Voleva solamente tornare a casa.


    Il ragazzo coi rasta era appena uscito quando Bill si ritrovò ad arrossire. Si mise una mano sul cuore, constatando che batteva. Eccome se batteva. Non che centoventi al minuto potesse considerarsi un battito normale, ma andava bene. Si massaggiò le tempie e si sedette. Il rasta era un bel ragazzo e il cappellino che si era appena comprato gli stava bene. Non sapeva il perché di quel comportamento. Lui era etero, anche se non aveva una ragazza da ormai due anni. Due? O forse erano tre, ma non gli importava. Il fatto era che comunque non aveva mai pensato cose del genere su un ragazzo. Forse gli aveva fatto tenerezza, dopotutto era carino e timido. Si vergognava persino di provare un cappellino!

    Sperò che al rasta servisse un altro cappello. Non sapeva da dove usciva quel suo pensiero, ma restava il fatto che era vero, voleva rivederlo. Oh, quanto adorava il Natale.
     
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  9. *HEILIG*
     
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    sugar`

    Chiara, tesoro, sinceramente quando scrivi tu non sbavi praticamente nulla, credo perchè le storie ti appartengonoe l'attenzioen è automatica; quando beti non succede la stessa cosa, soprattutto per l'aspetto della forma, che non tocchi quasi. Questo non significa togliere all'autore il suo stile, ma sistemare le frasi sbagliate e gli errori, sempre. Persistono, ce ne sono abbastanza.
    In particolare, la storia che hai scelto difetta proprio nella parte iniziale, nell'incipit sulla forma, e qui avresti dovuto proprio riorganizzare le frasi. Un po' l'hai fatto, ma avrei voluto cose più chiare, tipo:

    versione tua:
    CITAZIONE
    Stava piovendo ormai da due giorni.
    Bill odiava quelle giornate cupe: il cielo era perennemente coperto da quel manto scuro e per le strade di Berlino si potevano riconoscere le varie sfumature del tipico grigio invernale. E tutto ciò era ampliato se si pensava che nella boutique dove il moro lavorava ormai da un paio di mesi non veniva mai nessuno.

    l'avrei voluta così (all'incirca, ovvio):
    CITAZIONE
    Pioveva ormai da due giorni, e Bill odiava decisamente quelle giornate . Il cielo era perennemente coperto da un manto scuro, le strade di Berlino si potevano riconoscere solo tra le tonalità del grigio invernale e tutto ciò era amplificato se si pensava che nella boutique dove il moro lavorava, non entrava nessuno ormai da un paio di mesi.

    Non credo di averla stravolta, ma scorre meglio, secondo me.

    Questo storia ha anche quelahce problema di esposizione, perchè si possono dosare i termini e le punteggiature e rendere comunque la crudità di una scena, o la sua bassezza. Prendiamo ad esempio l'incipit della seconda parte:

    tua versione
    CITAZIONE
    – Cristo Kaulitz, così mi sfondi il culo! – gli urlò Sam.

    io credo che una modifica come questa, per esempio, sarebbe bastata a migliorarla ma renderla meno squallida.
    CITAZIONE
    - Cristo, Kaulitz, così mi sfondi! - gli urlo Sam

    Ora passo a nölovæ-, poi dico una osa a tutte e due.


    nölovæ-
    grazie di averci riprovato, sinceramente mi convinci abbastanza; è vero nella storia che hai corretto non c'era moltissimo da correggere, ma anche dove non ci sono errori si può operare sulla struttura delle frasi, sulla scorrevolezza dei periodi, sui termini. Sei brava, a dirla tutta mi avevi già convinta abbastanza, comunque ti faccio un esempio perchè chiariscono sempre meglio.

    tua versione:
    CITAZIONE
    Gli occhi bassi, appannati da copiose lacrime, fissano il pavimento. Le mani, ormai deboli, strette a pugno lungo i miei esili fianchi. Un singhiozzo trattenuto mi smuove tutta e una lacrima riga nuovamente il mio viso.
    Alzo gli occhi verso la finestra dalla quale entrano i flebili raggi di una luna, forse anch’essa stanca.
    Il cielo è ormai buio, sommerso da enormi nuvoloni che sembrano annunciare l’arrivo inesorabile di un temporale.

    guarda se così ti sembra vada meglio:
    CITAZIONE
    Gli occhi bassi, appannati da copiose lacrime, fissano il pavimento. Le mani, ormai deboli, permangono strette a pugno lungo i miei fianchi. Un singhiozzo, ancora trattenuto, mi pervade tutta, e un'altra lacrima ribelle riga il mio viso.
    Alzo gli occhi verso la finestra dalla quale entrano i raggi della luna; sono flebili, forse anch’essa è stanca.
    Il cielo ormai è buio, sommerso com'è da enormi nuvoloni che annunciano un temporale inesorabile.

    In particolare, il primo capoverso era caratterizzato dal sostantivo seguito da una descrizione con aggettivo, e ho cercato di uniformare questa struttura del tutto, in tutto il capoverso.
    Questo è quello che intendo quando parlo della sintassi e della forma.


    Ora, io vi voglio prendere tutte e due, voi due, ma vorrei darvi un compito supplementare, per farvi vedere con cosa potreste avere a che fare.

    Vorrei che mi betaste questo testo, che è l'inizio di una FF:
    SPOILER (click to view)
    - Ehi, vuoi qualcosa? Finito di fissarmi?- disse una ragazzina tutto pepe.
    - Scusa ma non è normale vedere una che alla pensilina s'infila una gonna a fiori sopra i jeans. - proferì stupito un ragazzetto magro e un po' pallido con due occhietti nocciola da furbetto e i capelli neri spettinati.
    - Beh, se non vuoi vedere voltati, perché adesso i jeans me li tolgo!- replicò con tono scortese.
    - Sei nuova?- aggiunse un ragazzetto che fino a quel momento era rimasto in disparte, singolare tipetto anche questo, una felpa XXL, pantaloni larghi vita bassa, sembrava uscito da un video rap.
    - Acuto, il pastore bergamasco!- disse con tono acido e arrabbiato la ragazzina.
    - Senti bella, pastore bergamasco lo tieni per te, da una poi che si è messa quella specie di prato fiorito in testa? Ma come ti sei conciata?- disse indispettito il ragazzetto con i rasta.
    - Senti, pensa al tuo guardaroba che al mio ci penso io!-replicò con tono acido.
    - Su questo non ci piove.- taglio il ragazzo alquanto offeso.
    - Miih che paese di merda, piove fa freddo ed è il primo giorno di scuola! Che palle! E poi, per gradire, sono qui con due tipi strani come voi ad aspettare sotto una pensilina di legno pidocchiosa in un paesino disperso in questo c...o di paese dimenticato da Dio!-
    - Sul paesino del cazzo disperso, confermo, è una vera merda.- disse il ragazzino rasta
    - E sul tempo altrettanto. Ma hai un accento strano? - chiese il morettino
    - Sì sono franco tedesca, mia madre è tedesca e mio padre è francese, ci siamo trasferiti da poco, in quella villona rossiccia.
    - Oddio!
    - Perché oddio?
    - Sei tu che ascolti quella musica da taglio di vene e zompetti come un grillo?
    - Noi abitiamo in quella casa bianca laggiù.
    - Senti morettino, zompetti come un grillo lo dici a tua sorella e musica da taglio di vene a tua nonna, ma l' "abitiamo"?
    - Sì siamo gemelli!
    - Sì mio nonno in cariola, se hai finito di prendermi per il culo, sali sull'autobus, se no ti spezzo quelle gambine smilze ci faccio uno xilofono e con il femore ci suono la marcia Radetzky!
    - Senti bella, di prenderti per il culo alle sette del mattino non abbiamo nessunissima voglia, se ti va di crederci, bene, se no non me ne frega un cazzo- ribatté incavolato il ragazzino rasta.

    L'autobus era arrivato quei due ragazzetti e quella strana tipetta erano saliti con la tristezza nel cuore, che palle la scuola, le vacanze estive erano davvero finite e quella pioggerellina fine e fastidiosa annunciava l'inizio dell'autunno.

    -Che fai ci segui?
    - Oddio che incubo, andiamo nella stessa scuola?
    - Sì, temo, è quel lager laggiù?
    - Allora sì, è la stessa?
    - In che classe sei ?
    - La settima, sezione A
    - Sappi allora che è una disgrazia siamo in classe insieme.
    - Se il buon giorno si vede dal mattino!
    - Chi ben comincia è a metà dell'opera.
    - Dai un'altra frase fatta...- e poi i tre guardandosi scoppiarono a ridere, non si erano ancora presentati, ma presagivano che sarebbero diventati buoni amici.

    Nell'atrio della scuola i ragazzi erano felici di incontrarsi e molti gruppetti si erano già formati, pacche sulla spalle, piccoli buffetti, baci e abbracci non si risparmiavano, il vociare era, infatti, assordante. Molti, soprattutto i più grandi si girarono a guardare i tre che stavano arrivando, quel trio un po' strano parve attirare la loro attenzione, certo il cappellino di quella ragazzina era veramente singolare, per non parlare della gonna e della giacchina, ma lei portava il tutto con fierezza, mentre gli altri due ragazzini così piccoli e magri sembravano sfidare il mondo con il loro cipiglio fiero.

    - Eh, bei capelli ragazzetto, sembrano le frange del tappeto di mia nonna!- incalzò uno dei bulli della scuola
    - Fingi di ignorarli, fratellino. Come vedi- rivolgendosi alla ragazza dal buffo cappellino- la nostra scuola è uno sballo! C'è gente simpatica da far scompisciare.
    - Sfigato, dove l'avete raccattata quella con un'aiuola sulla testa?- aggiunse un altro del gruppo.
    - Senti Nehandertal, pensa a te e ai tuoi pantaloni color vomito di gatto?
    Tutti intorno al ragazzo riuscirono a stento a trattenersi dal ridere. Il ragazzotto stava per reagire quando suonò la campana.
    - Beh, sei salva per questa volta, ma sappi che ci ritroviamo.
    - Oh, che paura, guarda me la sto facendo sotto, oh, non so se resisterò, le mie gambe tremano- e appoggiandosi ai due suoi compagni di sventura facendo finta di barcollare aggiunse, con tono canzonatorio - oh, oh cosa farò? Mio Dio, tremo!
    - Ridi, ridi bella ma ci rivedremo.

    - Complimenti che bell'inizio fratellino?-sussurrò il ragazzino magro dai capelli neri corti.
    - Già, l'anno scorso ci sono toccati i "nazzi", quest'anno ci toccano i borchiati motociclisti?- ribatté il fratello rasta aggiungendo con tono mesto- Grazie al prato fiorito qui accanto a noi!
    - Senti ti ho chiesto di non chiamarmi così, nappa da tende!
    - Ah nappa da tenda, questa è buona! Geniale, mi piace!- il morettino cominciò a ridere divertito mentre nella sua mente si profilava il fratello con la testa appesa ad una tenda.
    - Senti vuoi che ti spacchi la faccia adesso o casa? Magari ti allargo quel sorriso da ebete!
    - Tu provaci e lancio la tua chitarra dalla finestra, con tutta la tua collezione di boxer infestanti.
    Gli alunni pian piano raggiunsero le loro rispettive classi mentre i due ragazzi, salendo le scale per raggiungere la sezione A, si scambiavano tante "frasi dolci".
    - Insomma- tuonò una voce rivolta ai due fratelli che stancamente si stavano letteralmente trascinando su per le scale- cominciamo bene voi due! Dentro e tacete!
    Gli alunni avevano fatto a gara per sedersi in fondo all'aula e ai due fratelli, giunti tra gli ultimi, era toccato un banco in prima fila accanto al muro e vicino alla finestra, l'ultima entrata era la nuova ragazzetta che aveva assistito divertita allo scambio di "complimenti" tre i due fratelli, a lei era rimasto il banco singolo accanto alla cattedra, il banco della vergogna come lo chiamavano tutti.
    - Bene facciamo l'appello- tuonò la professoressa di mezza età, rossiccia, alta, magra con molte rughe d'espressione e un cipiglio arcigno e severo che bastava a far zittire tutti - Lauren Bart
    - Presente- la ragazzetta dal buffo cappellino si era alzata e con voce squillante aveva risposto, mentre i compagni cominciarono a ridere e a scambiarsi commenti, i due fratelli rimasero nella loro posizione. Il morettino guardava sognante dalla finestra e al suono di quella voce si era appena girato e aveva sorriso per poi riprendere a volare con la fantasia; mentre il ragazzetto con i rasta che già sonnecchiava con la testa appoggiata al muro, aveva guardato di sottecchi quella buffa ragazzina con la strana gonna a balze, sembrava proprio uscita da una casa di bambole dell'ottocento, una chioma di capelli lunghi castani le arrivava fino alla fine della schiena, certo quella ragazzina lo aveva colpito, non solo per l'abbigliamento, le sue parole e quel suo tener testa ai gradassi della scuola, non era certo il suo tipo, ma i suoi occhi blu che lo scrutavano indagatori lo avevano incuriosito.
    -Non urlare così come un'oca sguaiata, basta un semplice "presente"- ribatté la professoressa Rosencranz che proseguì con l'appello.
    ....
    - Bill Kaulitz
    - Se... cioè sì- con voce che dal poco convinto passò allo squillante
    - Tom Kaulitz
    - Uhm. - accennò il ragazzo
    ...
    Lauren li guardò pensando "uhm, che nomi buffi sembrano i nomi di due cagnolini, due nuovi soprannomi: grugnito e monosillabo, vista la risposta dei due all'appello calzano a pennello."



    Ripeto, penso che vi prenderò comunque entrambe, perchè come per tokiaholic io penso che queste mie precisazioni vi siano servite a capire bene cosa vogliamo da voi, ma voglio farvi un po' paura, perchè a volte si trovano testi "difficili" da betare, perchè da un lato hanno uno stile tutto loro e d'altro canto sono pieni di problemi.
    Vi propongo quindi questo betaggio aggiuntivo, per vedere se c'è altro che è meglio che io vi dica prima che betiate ;)
    Fatemi vedere cosa sapete fare.

    Edited by *HEILIG* - 19/3/2011, 23:28
     
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  10. nölovæ-
     
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    Okay, ho letto il pezzo da te riportato ed effettivamente suona molto meglio. Ho capito cosa intendi, vedrò di tenerlo a mente la prossima volta.
    Ora beto il testo che hai scritto e lo aggiungo a questo post c:

    --------------------------------------------
    Ecco qui, ho appena terminato.
    Spero di aver svolto la prova al meglio. Ad ogni modo, non mi dilungo molto e lascio il testo u.u
    SPOILER (click to view)
    - Ehi, vuoi qualcosa? Hai finito di fissarmi?- disse una ragazzina tutto pepe.
    - Scusa, ma non è normale vedere una ragazza che, alla fermata dell'autobus, s'infila una gonna a fiori sopra i jeans. - proferì stupito un ragazzetto magro e un po' pallido, con due occhietti nocciola da furbetto e i capelli neri spettinati.
    - Beh, se non vuoi vedere voltati perché adesso i jeans me li tolgo!- replicò con tono scortese.
    - Sei nuova?- aggiunse un ragazzetto che fino a quel momento era rimasto in disparte. Anche lui era singolare: indossava una felpa XXL, pantaloni larghi a vita bassa. Sembrava uscito da un video rap.
    - Acuto il pastore bergamasco!- disse con tono acido e arrabbiato la ragazzina.
    - Senti bella, pastore bergamasco lo tieni per te. Dovrei sentirmelo dire da una ragazza che, per giunta, si è messa quella specie di prato fiorito in testa? Ma come ti sei conciata?- disse indispettito il ragazzetto con i rasta.
    - Senti, pensa al tuo guardaroba che al mio ci penso io!- replicò con tono acido.
    - Su questo non ci piove.- tagliò corto il ragazzo, alquanto offeso.
    - Che paese di merda: piove, fa freddo ed è il primo giorno di scuola. Che palle! Inoltre, sono qui ad aspettare l'autobus, insieme a due tipi strani come voi, sotto una pensilina di legno pidocchiosa, in un paesino disperso e dimenticato da Dio! -
    - Per quanto riguarda il paesino disperso, confermo. E' una vera merda.- disse il ragazzino rasta.
    - E sul tempo altrettanto. Ma, hai un accento strano o sbaglio? - chiese il morettino
    - Sì, sono franco tedesca. Mia madre è tedesca e mio padre è francese; ci siamo trasferiti da poco in quella villa rossiccia.
    - Oddio! - esclamarono all'unisono.
    - Perché oddio? - ribatté la ragazza.
    - Sei tu che ascolti quella musica strappalacrime e zompetti come un grillo! Ad ogni modo, noi abitiamo in quella casa bianca laggiù. - rispose il moretto.
    - Senti morettino, zompetti come un grillo lo dici a tua sorella e musica strappalacrime a tua nonna. Ma...'abitiamo'? -
    - Sì siamo gemelli! -
    - Sì, come no. Se hai finito di prendermi in giro, sali sull'autobus, altrimenti con quelle gambette smilze ci faccio uno xilofono e con il femore ci suono la marcia Radetzky! -
    - Senti bella, alle sette del mattino, non abbiamo proprio voglia di prenderti in giro. Se vuoi crederci bene, altrimenti peggio per te - ribatté incavolato il ragazzino rasta.

    L'autobus, intanto, era arrivato. I due ragazzi e quell'insolita tipetta erano saliti, con la tristezza nel cuore, sul mezzo che li avrebbe condotti a scuola. Le vacanze estive erano davvero finite e quella pioggerellina fine e fastidiosa annunciava l'inizio dell'autunno.

    -Che fai, ci segui? -
    - Oddio che incubo, andiamo nella stessa scuola? -
    - Sì, temo. E' quel lager laggiù? -
    - Allora sì, è la stessa. -
    - In che classe sei ? -
    - Settima A -
    - Sappi, allora, che è una disgrazia: siamo in classe insieme. -
    - Il buon giorno si vede dal mattino! -
    - Chi ben comincia, è a metà dell'opera. -
    - Altri proverbi?- i tre, guardandosi, scoppiarono a ridere. Non si erano ancora presentati, ma presagivano che sarebbero diventati buoni amici.

    Nell'atrio della scuola, si intravedevano ragazzi felici, divisi in gruppetti appena formati, che si scambiavano pacche sulle spalle, piccoli buffetti, baci e abbracci. Il vociare risultava assordante. Molti, soprattutto i più grandi, si girarono a guardare i tre che stavano arrivando. Quello strano trio parve attirare subito la loro attenzione; certo, il cappellino di quella ragazzina era veramente singolare, per non parlare della gonna, della giacca che, nonostante tutto, lei indossava con fierezza. I due ragazzini, invece, così piccoli e magri sembravano sfidare il mondo con il loro cipiglio fiero.

    - Ehi, bei capelli ragazzino! Sembrano le frange del tappeto di mia nonna! - incalzò uno dei bulli della scuola
    - Ignorali, fratellino. Come vedi – disse, rivolgendosi alla ragazza dal buffo cappellino - la nostra scuola è uno sballo, c'è gente simpatica. -
    - Sfigato, dove l'avete trovata quella con l'aiuola in testa? - aggiunse un altro del gruppo.
    - Senti Nehandertal, pensa a te stesso e ai tuoi pantaloni color vomito di gatto. -
    Tutti coloro che erano intorno al ragazzo, riuscirono a stento a trattenersi dal ridere. Il ragazzotto stava per reagire quando suonò la campana.
    - Beh, sei salva per questa volta. Sappi, comunque, che ci rincontreremo. -
    - Che paura, mi tremano le gambe – e, appoggiandosi ai due compagni di sventura, facendo finta di barcollare, aggiunse con tono canzonatorio - oh, cosa farò? Mio Dio, tremo! -
    - Ridi bella, ma ci rivedremo. -

    - Complimenti, bell'inizio fratellino! - sussurrò il ragazzo magro dai capelli corti neri.
    - Già, l'anno scorso ci sono toccati i "nazzi", quest'anno ci toccano i borchiati motociclisti. - ribatté il fratello rasta, aggiungendo con tono mesto - Grazie al prato fiorito qui accanto a noi! -
    - Senti, ti ho chiesto di non chiamarmi così, nappa da tende! -
    - Ah nappa da tenda, questa è buona! Geniale, mi piace! - il morettino cominciò a ridere divertito mentre, nella sua mente, si immaginava il fratello con la testa appesa ad una tenda.
    - Senti, vuoi che ti spacchi la faccia adesso o casa? Magari ti allargo quel sorriso da ebete! -
    - Tu provaci e lancio la tua chitarra dalla finestra con tutta la tua collezione di boxer infestanti. -
    Gli alunni, pian piano, raggiunsero le loro rispettive classi mentre i due ragazzi, salendo le scale per raggiungere la sezione A, si scambiavano tante "frasi dolci".
    - Insomma - tuonò una voce rivolta ai due fratelli che, stancamente, si stavano letteralmente trascinando su per le scale - cominciamo bene! Dentro e tacete! -
    Gli alunni avevano fatto a gara per sedersi in fondo all'aula e ai due fratelli, giunti tra gli ultimi, era toccato un banco in prima fila, accanto al muro e vicino alla finestra. L'ultima ad entrare, era stata la ragazza che aveva assistito divertita allo scambio di "complimenti" tre i due fratelli. A lei era rimasto il banco singolo accanto alla cattedra: il banco della vergogna, come lo chiamavano tutti.
    - Bene, facciamo l'appello - tuonò la professoressa di mezza età, rossiccia, alta, magra con molte rughe d'espressione e un cipiglio arcigno e severo che bastava a far zittire tutti - Lauren Bart. -
    - Presente- la ragazzina dal buffo cappellino si alzò e, con voce squillante, rispose mentre i compagni iniziavano a ridere e a scambiarsi commenti. I due fratelli rimasero nella loro posizione: il moretto guardava sognante dalla finestra e, al suono di quella voce, si era appena girato, sorridendo, per poi riprendere a volare con la fantasia; il rasta, che già sonnecchiava con la testa appoggiata al muro, aveva guardato di sottecchi quella buffa ragazzina con la strana gonna a balze. Sembrava proprio uscita da una casa di bambole dell'ottocento, vista la chioma di capelli lunghi castani che le arrivava fino alla fine della schiena. Certo, quella ragazzina lo aveva colpito non solo per l'abbigliamento, ma anche per le sue parole e il suo tener testa ai gradassi della scuola. Non era il suo tipo, ma non poteva certo negare di essere stato catturato dai suoi occhi blu.
    - Non urlare come un'oca sguaiata, basta un semplice 'presente' - ribatté la professoressa Rosencranz, proseguendo con l'appello.
    - Bill Kaulitz. -
    - Se, cioè sì. - esordì con la voce che da incerta mutò a squillante.
    - Tom Kaulitz. -
    - Uhm. - accennò il ragazzo
    Lauren li guardò, pensando - uhm, che nomi buffi, sembrano quelli di due cagnolini. Due nuovi soprannomi: grugnito e monosillabo. Vista la risposta dei due all'appello, calzano a pennello.-


    Edited by nölovæ- - 20/3/2011, 00:57
     
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  11. *HEILIG*
     
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    Dio, l'hai resa leggibile XD No scherzo, è un modo come un altro per dire che ho visto le correzioni proprio dove le volevo vedere.

    Benvenuta nella squadra ;)
    Ti assegno al gruppo delle Beta e ti do l'acesso all'area protetta del forum; leggi tutti i post per le Beta, studia, impara, assimila, chiedi, confrontati con me ed Ale. Spaventati, che poi parliamo anche del sito XD
     
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  12. empty‚
     
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    Amò, ma, ma, ma, sei Beta Editor.
    Amore, oooooooooooooooh! Brava! Mi rendi sempre più fiera.
    E non piangere in web che ti sento U.U
    Ti amo, brava!

    SPOILER (click to view)
    Ora tocca a me diventar Designer U.U
     
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  13. leSSi
     
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    Complimenti tesoro! *ooo* :3
    *stringe la manina*
     
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  14. nölovæ-
     
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    CITAZIONE (*HEILIG* @ 20/3/2011, 12:12) 
    Dio, l'hai resa leggibile XD No scherzo, è un modo come un altro per dire che ho visto le correzioni proprio dove le volevo vedere.

    Benvenuta nella squadra ;)
    Ti assegno al gruppo delle Beta e ti do l'acesso all'area protetta del forum; leggi tutti i post per le Beta, studia, impara, assimila, chiedi, confrontati con me ed Ale. Spaventati, che poi parliamo anche del sito XD

    oddio, grazie mille! *-*
    ad ogni modo, vedrò di non deludervi e di svolgere bene questo compito. ora vado a leggere i famosi post. u.u
    Chis e Lessi, grazie mille anche a voi per i due post *O*

     
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  15. »Lost Soul;
     
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    ma complimenti *-*
     
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49 replies since 6/3/2011, 18:37   1414 views
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