BETA EDITORS per il DB Fan Fiction!! QUI per candidarsi!

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  1. *HEILIG*
     
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    Ok, apro una discussione del tutto nuova.

    Potrei stare qui a farvi non so quale discorso filosofico sul cosa sono le Beta e a cosa servono e bla bla bla.

    Il punto è che abbiamo bisogno di Beta Editors per il sito

    DIE BESTEN - FAN FICTION




    Qualche candidata?

    Importante:
    per decisione amministrativa è necessario che anche le ragazze che al momento risultavano Beta Editor ripropongano la loro candidatura, seguqnedo le istruzioni sottostanti.


    Per candidarvi dovete postare qui:

    1. link al profilo sul DB

    2. link al profilo sul sito FF del DB

    3. un testo di minimo 100 righe preso da dove vi pare (meglio se una FF) con link alla ff originale o al sito in cui si trova.

    4. vostra versione betata del testo. La betatura deve essere perfetta e dev ecomprendere ortografia, grammatica, sintassi e forma dell'esposizione del testo.


    Ricordatevi che:

    - Betare signifca prendere la storia impostata e scritta da altri e correggerla nei minimi dettagli, con l'attenzione e l'obiettivo a rendere quella storia perfetta. sul sito del DB io ed Ale faremo un lavoro di valutazione molto molto rigoroso delle storie e quelle che non saranno considerate "a posto" avranno una stringa che segnala la necessità di correggerle. Le rimanderemo quindi all'aiuto di una Beta proprio a questo scopo. va da sè che al contrario, una storia che fosse già passata da una Beta Editor deve uscire dalle sue mani perfetta, senza possibilità di essere da noi segnalata come da mettere a posto.

    - Cerchiamo persone presenti, capaci, affidabili, precise e veloci. Astenersi chiunque passi dal DB forum (dove io tengo i post di "coordinamento del lavoro") meno di ogni due giorni, astenersi chi non ha tempo di betare almeno uan storia a settimana, astenersi chi si rende disponibile per 1 settimana poi sparisce. Chiunque venga scelto e non dimostri affidabilità verrà tolto dall'incarico.

    La qualità delle storie è la nostra massima aspirazione e abbiamo bisogno di una squadra che lavori insieme a noi per il nostro fine.


    Largo alle volontarie!!! :)

    Edited by *HEILIG* - 19/3/2011, 23:24
     
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  2. ;tokiaholic
     
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    Io io *--*

    profilo db
    profilo sito
    non ho un testo di cento righe... ma vi basta il fatto che ho scritto un libro/fan fiction?

    Fatemi sapere *-*
     
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  3. *HEILIG*
     
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    Sinceramente ? No :)

    Mi dispiace ho letto fior di linbri editi che avrebbero avuto un gran bisogno di essere betati; so chi sei nel senso che credo di averti già letta ma Betare non equivale a scrivere. Correggere il lavoro degli altri è più difficile.

    Prendi una FF a caso anche dal nostro archivio o cestino, leggine 2 righe se non ti sembra buona prendine 100 e fammi vedere come la sai correggere.

    E' questo che mi serve .
     
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  4. ;tokiaholic
     
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    Una storia a caso? Ok. Faccio subito.
     
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  5. ;tokiaholic
     
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    Ecco qui. Ho betato una storia segnalata come da betare sul sito. Ovviamente con questo non intendo togliere il lavoro ad una editor che magari già se ne stava occupando.

    Ecco la storia click

    E sotto spoiler il mio betaggio. Spero vada bene, non l'avevo mai fatto prima d'ora.

    SPOILER (click to view)
    Amber non era mai stata una ragazza banale. Volubile, spensierata, e timida, forse, ma non banale. Come potrebbe mai esserlo stata la sua storia?
    Come un dessert fatto principalmente di lunaticità: mescoliamo un pizzico di erotismo, una buona dose di Bill Kaulitz e un’estate in California.
    Piatto che va servito freddo con un buon vino rosso corposo.

    -Dobbiamo necessariamente ascoltare Katy Perry?! Non mi piace, per favore possiamo cambiare CD? – Angie scostò i lunghi capelli biondi dalle sue spalle, mentre, seduta al lato del passeggero di una mini-car, si rivolse alla ragazza seduta al posto di guida.
    - Macchina mia, regole mie. Inoltre mancano meno di tre chilometri alla spiaggia, puoi sopportare ancora qualche minuto, Angie - Risponse insofferente concentrandosi sulla strada trafficata, mentre le parole e la melodia riempivano l’abitacolo color crema.
    - Al ritorno però decido io. Sei una dittatrice spietata, Amb - Ribattè la ragazza contrariata.
    - Come no… credici. - Da sopra le lenti dei fantastici occhiali scuri di Amb, apparivano due vispe iridi color cielo contornate da folte e lunghe ciglia color carbone.
    Le labbra coperte di lucidalabbra color ciliegia si piegarono in una smorfia di scherno rivolta all'amica che, offesa, si accasciò sul sedile sperando con tutto il cuore di arrivare a destinazione il prima possibile.

    La protagonista di questa storia è proprio Amber, la mora alla guida, ma non può ancora sapere cosa il destino abbia in serbo per lei, questa estate. E nemmeno noi lo sappiamo, quindi, non ci rimane altro che andare avanti senza perderci in chiacchiere inutili.

    La macchina si spense. Le ragazze erano arrivate a destinazione: La Pacific Beach.
    Sull’asfalto del parcheggio non appariva quasi più nessun’ombra. Amber aveva sempre paragonato il Sole ad un orologio. Puntuale nel suo ciclo continuo ed ora era come se un orologiaio l’avesse oscurato con chissà quale panno scuro.
    Il tramonto era arrivato indesiderato in quella giornata che si era preannunciata calda, ma tuttavia la lunga spiaggia californiana era ancora gremita di gente.

    La fine dell’estate stava per essere festeggiava con un party sulla spiaggia, infatti di lì a poco l’autunno avrebbe fatto il suo trionfale ingresso lasciando l’estate con una miriade di ricordi.
    Amber si avvicinò ad un piccolo bar improvvisato fatto di tavole di legno con un tetto coperto da foglie di palma, sotto il quale un bel ragazzo biondo era intento a sistemare l'impianto audio, macchinando dietro ad un enorme amplificatore.
    - Serve aiuto? – Domandò la ragazza cercando di scorgere l’amico da dietro l’apparecchio scuro.
    Il biondo riemerse dal groviglio di cavi con aria sorpresa e avvicinandosi alla ragazza disse:
    - No grazie, Amb. Ho finito, devo solo collegarlo alla postazione del DJ ed è tutto sistemato- Replicò con aria sicura. –Piuttosto, vai dietro al bancone e prendi un paio di diet-coke per te ed Angie; sarò da voi in un attimo.-
    Come se fosse stato un ordine, la moretta iniziò a sorseggiare il suo drink seduta al bancone con l’amica, che guardandosi intorno, le ricordò l’importanza di quel piccolo party.
    Passò davvero poco tempo prima che Josh, l’amico delle due ragazze, riapparve dietro al bancone, sorridente.
    -Eccomi ragazze, scusate, ma i preparativi per stasera sono un delirio…. devono ancora arrivare i tizi del bar per portare gli alcolici ed il DJ non ha ancora scelto la playlist- Affermò con aria frustrata, passandosi una mano sulle tempie con aria stanca.
    La bionda si sporse per dargli una leggera pacca sulla spalla, per rassicurarlo -Dai Joshino- Usava sempre quel nomignolo in modo gentile e affettivo, nonostante il ragazzo se ne vergognasse tremendamente.
    -Andrà tutto bene... sono settimane che organizzi tutto! Vedrai, sarà un successone-.
    La mora si unì all'amica sorridendogli a sua volta, quando, per puro caso, spostò gli occhi sulla pila di giornali davanti a lei e focalizzò la foto sulla prima pagina del San Diego Weekly, ed ebbe un tuffo al cuore.

    Josh e Angie, incuranti, continuarono a parlare per un paio di minuti, senza accorgersi dell'improvviso silenzio dell'amica.
    Amber, quasi approfittandosene, continuò ad osservare rapita quella fotografia, senza rendersi conto delle sue guance che andavano a fuoco.
    - Amb, a che ne pensi?- Le domandò il ragazzo voltandosi verso di lei, ma non ottenendo alcuna risposta.
    - Amb, tutto okay?- Le chiese ancora, preoccupato nel vederla cosi scossa.
    Senza neanche degnare di una risposta l’amico, la mora uscì da quell’improvviso torpore e un lieve rossore riapparve sulle gote chiarissime, inusuali per una ragazza californiana.
    -Sì, non preoccuparti- Replicò con aria persa - Scusate ragazzi, io devo assentarmi un paio d'ore. Ci vediamo stasera alla festa!- Gridò afferrando frettolosamente borsa ed occhiali e correndo verso il parcheggio.


    Non era da Amber assentarsi così improvvisamente e silenziosamente, tanto che anche Josh e Angie, oltre alla stessa Amber, rimasero un attimo interdetti dalla stranezza dell'amica.
    -Chissà cosa le è preso.- Si chiese il biondo guardando in direzione dell'amica, ma si rispose con una lieve alzata di spalle.
    La bionda, invece, era quasi abituata alle stranezze dell’amica. Non era di certo la prima volta che spariva senza una spiegazione, una parola o una scusa. Era semplicemente lunatica. E l’unica cosa che era riuscita a fare era abituarsi.
    - Non preoccuparti, le sarà venuto in mente che ha qualcosa di urgente da fare.-
    - Sarà...- Il biondo non era molto convinto della spiegazione, ma decise di accontentarsi e scrollò le spalle, ancora.
    -Comunque sia…- Disse interrompendo i suoi stessi pensieri -Corri a prendere la tavola, andiamo a cavalcare qualche onda prima che faccia buio!-
    Rimaneva davvero poco tempo. Il sole stava per baciare le limpide acque salate.
    Un tramonto nell’acqua scura sarebbe stato decisamente romantico. I due si allontanarono poco dopo con le tavole in spalla, in direzione della riva.
    I loro piedi lasciavano le impronte sulla sabbia, testimoni della sua freschezza e morbidezza. Quella sera ci sarebbe stato l’ultimo party estivo, ed entrambi non si sarebbero lasciati scappare l’occasione di divertirsi.

    Poco lontano da loro, un soffio di vento caldo, ma pur sempre serale, accarezzò il bancone di legno chiaro trasportando i fogli di giornale, rimasti sparpagliati sulla sua superficie, facendoli adagiare con una lentezza disarmante su un letto di sabbia, mostrando a sguardi indiscreti il motivo della corsa improvvisa verso il centro di Amber.
    "I Tokio Hotel faranno un servizio fotografico all’Urban Shop"
    Parole scritte a caratteri cubitali sulla foto di quattro ragazzi in posa, sovrastati da un angelo androgino dai lunghi occhi da cerbiatto, baciati da un velo marcato di trucco nero.
    I Tokio Hotel erano in città.

    - Capitolo due

    Non c’era niente di meglio di un Grey Goose sorseggiato da un calice di cristallo per concludere bene un pomeriggio, e questo Bill Kaulitz lo sapeva bene.
    Mentre osservava San Diego dalla grande vetrata davanti a lui, si rigirava il bicchiere tra le mani, sorridendo ribelle e soddisfatto al suo stesso riflesso, che incontrava di rimando sulla superficie trasparente.
    Era riuscito ad ottenere la suite del quindicesimo piano dell’Hotel Lodge, uno dei migliori di tutta la metropoli.
    Le luci illuminavano il suo viso truccato, ma non erano abbastanza abbaglianti da nascondere la luce negli occhi del ragazzo, che brillavano come diamanti sotto una lampada al neon.
    -Vodka alle cinque di pomeriggio…- Sentendo quella voce arrivare diritta al suo orecchio come uno stridulo rimprovero, si voltò con aria insofferente.
    -Ti chiedi cosa berrò stasera?- Il tutto fu seguito da un’alzata di spalle. –Beh, chi vivrà vedrà..- Ribadì sarcastico.
    David Jost, il suo manager dall’aria sbarazzina, rimase alle sue spalle guardandolo con aria di sufficienza –Rimani sotto la mia responsabilità, Bill. Nonostante tu sia maggiorenne.-
    -Lo ripeto: non immischiarti in ciò che non ti compete David, non è per farmi la morale che ti pago.- Come veleno, le parole del ragazzo arrivarono dritte alle orecchie del manager.
    Sbuffando, l’uomo prese posto su una grande poltrona di pelle nera.
    -Allora, per cosa sono stato convocato?- Domandò sprezzante il ragazzo.
    -Bill, non devo essere io a farti osservare che ultimamente sui giornali scandalistici non si legge altro che di te e delle tue mancanze…- Disse allusivo e con tono di disapprovazione.
    Un ghigno di soddisfazione appare sul viso del moro, proprio come un lancia appuntita che con grazia uccide la sua preda. Si sedette sulla poltrona di fronte a quella del manager accavallando le gambe, provocante quasi quanto una donna.
    -Non amo vantarmi, ma direi proprio di sì.- Soddisfatto rise forte, posando il calice sul tavolo di legno lucido che li divideva.
    -Fossi in te non me ne starei così tranquillo, negli ultimi mesi è già la terza ragazzina incinta che facciamo abortire in segreto – Gli ricordò il manager -Perché tu non riesci a tenere a freno i tuoi bollenti spiriti!- Terminò battendo forte una mano sul bracciolo della poltrona.
    L’autocompiacimento del cantante arrivò alle massime cariche nel vedere la grande vena pulsante sul collo dell’uomo di fronte a lui.
    -Che vuoi farci…- Sospirò teatralmente. -Mi piace circondarmi di dolci ed attraenti compagnie.-Affermò con un'alzata di sopracciglia.
    Era un invito che David non avrebbe potuto rifiutare.
    Bill fruttava tanti soldi quanti ne spendeva, e la cosa non era conveniente.
    -Le tue "dolci compagnie" ci stanno costando milioni e milioni di euro…- Affermò in modo fermo e distaccato -Per mantenere il silenzio di quelle ragazze e della stampa, stiamo rischiando di finire tutti col culo a terra! Senza parlare del fatto che ti pescano ubriaco e impasticcato all'uscita dei locali- Il suo tono di voce traballò –Un giorno sì e uno no.- Concluse.
    -Eppure mi pare che le vendite dell'album non ne abbiano risentito... anzi, pare che siano addirittura aumentate- Vantò con fierezza.
    -Beh, ti risulta molto male! Rispetto alle vendite di “Scream” non avete fatto nemmeno la metà! Voglio che tu e la tua band manteniate uno straccio di reputazione!-
    Le lamentele del manager non sembravano distogliere Bill dal suo calice di vino che, incurante, tirò fuori una Marlboro Touch dal pacchetto scuro accendendola con aria di sufficienza, indifferente e freddo, come se la predica non lo riguardasse minimamente.
    -Comunque…- Continuò il manager cercando una minima reazione dal cantante -Ho trovato una soluzione.- Disse fiero, sistemandosi appena il giubbotto color ghiaccio -Ti trovi una ragazza!-
    Quelle parole piombarono sul cantante come una doccia gelata, facendogli scivolare la sigaretta dalle labbra.
    -Cosa?! Stai scherzando, spero!- Lo sguardo dell’uomo però non sembrava tralasciare alcuna esitazione -Dovrei mettermi con una qualunque per mantenere la reputazione del gruppo?!- Ribadì come per comprendere meglio le parole del manager.
    -Sbagliato! – Per un solo attimo Bill si ritrovò a sospirare di tranquillo. -Devi trovare una tanto folle da presentarsi come la tua ragazza alla stampa per mantenere le apparenze e darci il tempo di recuperarti un minimo di credibilità- La pillola mandata giù in quel modo sembrava ancora più velenosa.
    -Non basta prendere una escort per un paio di settimane? Giusto il tempo di presentarla ai giornalisti, e poi ce la togliamo dai piedi!- Ogni soluzione trovata dal ragazzo sarebbe stata inutile e perfino lui stesso ne era consapevole.
    -No- L’uomo scosse la testa -Ci serve una ragazzina acqua e sapone che non sappia nulla di questa messinscena e che non si rivenda la storia ai giornalisti- Spiegò senza possibilità di repliche –E ci serve entro quattro giorni, prima dell'inizio della tourneè-
    Forse David pretendeva troppo.
    Una ragazza in quattro giorni si poteva trovare.
    Né tanto meno era possibile trovare una ragazza in quattro giorni disposta a seguire un cantante per una tournèe di chissà quanti mesi. Impossibile.
    -Dove pensi che la trovi una disposta a seguirmi in tour… in 4 giorni?! Sei folle!- I pensieri di Bill venivano a galla come un tronco di legno nel Tamigi.
    Il manager si alzò dalla sedia e si avvicinò all'uscita senza spiccicare una parola.
    -Con tutte le fan che hai, non dovrebbe essere così difficile… e comunque non è una richiesta, è un ordine!- L’autorità di David si fece maggiore davanti alle titubanze del capriccioso cantante che non poté fare altro che annuire prima che al porta si chiudesse davanti ai suoi occhi.


    Il cantante rimase immobile per qualche minuto con lo sguardo fisso sul bicchiere quasi vuoto.
    La rabbia ribolliva in un pentolone silenzioso e polveroso.
    Il fuoco alimentava la sua ira e neppure il battito delle sue stesse ciglia era stato abbastanza veloce da superare il rumore di frammenti di vetro sul muro candito.
    La sua mente era annebbiata dalla confusione, solo una parola si distinse dalle altre nei suoi pensieri.
    Maledizione!
     
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  6. *HEILIG*
     
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    Non preoccuparti, anzi la scelta è ottima; appena avrò avuto occasione di vedere il tutto ti farò sapere qui. Grazie mille.
     
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  7. sugar`
     
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    Link al profilo DB.
    Link al profilo del sito.

    Storia da betare (ne ho presa una segnalata sul sito, spero vada bene o.o).

    Testo betato:
    SPOILER (click to view)
    - Tomi, ho paura, - sussurrò Bill, entrando nel letto della stanza buia del fratello.
    - Cos'è successo adesso? - chiese secco Tom, facendogli spazio sotto le coperte e lasciandolo accomodare vicino a lui.
    - Ti prego, Tomi… - tentennò il moretto, strizzando gli occhi per trattenere le lacrime.
    - Ho capito. Ancora lo stesso sogno? - Questa volta il tono del rasta si fece comprensivo. - Quante volte io e mamma dobbiamo ripeterti che i mostri non esistono? -
    - Lo so, ma questa volta sembravano così reali. Così vicini. Provavo ad urlare, ma non facevo nessun suono. Poi hanno preso te e... - La sua voce si spense in un singhiozzo al quale ne seguirono altri.
    Quella storia andava avanti da quando Simone aveva messo i gemelli in stanze separate. Tom non sapeva più che fare quando, quasi ogni notte, Bill faceva irruzione nella sua stanza a causa dei suoi incubi.
    - Ehi, - esordì paziente, - Ti fideresti di me se ti dicessi che i mostri non esistono? -
    - S-Sì... - singhiozzò il gemello, asciugandosi gli occhi con la manica del pigiama stretta in un pugno.
    - Me lo fai un sorriso? -
    Il moretto, nonostante le lacrime che continuavano a rigargli il viso, regalò a Tom un magnifico sorriso. Si accoccolò a lui, in modo tale da sentirsi più al sicuro e protetto dai mostri che ogni notte rovinavano i suoi sogni, portandogli via la sua parte gemella.
    - Tomi, mi racconti una storia? -
    Il rasta si trovò spiazzato. Nessuno gli aveva mai chiesto di raccontare storie, di nessun genere. Ad essere sincero non ne conosceva neanche una.
    - Non ne conosco Bill, mi dispiace, - si scusò infatti.
    - Inventala. -
    - Ehm, ecco, allora... – cominciò, pregando che qualche idea gli illuminasse la mente. - C'era una volta, un ragazzino di dieci anni che aveva paura dei mostri ed ogni sera andava a rompere le scatole al suo bellissimo fratello. -
    - Ehi! - Bill gli tirò una gomitata alle costole facendolo sussultare.
    - Che c'è? - chiese innocentemente l’altro, massaggiandosi la parte colpita.
    - Io non vengo a romperti le scatole! – protestò il moro.
    - Senti, se vuoi la storia è questa, altrimenti niente. Ora lasciami continuare. Okay allora, dov'ero? Ah sì, che ogni notte veniva e si addormentava sempre fra le sue braccia dopo avergli chiesto un bacio. -
    - Cosa?! - sbottò Bill, alzandosi dritto a sedere e arrossendo violentemente mentre sgranava gli occhi. Anche nella penombra della stanza Tom poteva percepire perfettamente la sua reazione.
    - Io non ti ho mai chiesto un bacio! -
    - Infatti te lo sto chiedendo io, - sussurrò il biondino mettendosi a sua volta dritto e avvicinandosi al suo volto.
    - T-Tomi... No, - tentennò il moro, allontanandosi come se avesse preso la scossa.
    - Stavo scherzando, Bill, - sorrise Tom, mettendosi lungo sul letto. - Non rimanere così. Vieni giù. -
    - Notte Tomi. -
    - Notte Bill! -

    - Tomi, - lo chiamò Bill, che da quando si erano augurati la buonanotte non aveva chiuso occhio.
    - Eh? - grugnì svogliato lui, voltandosi verso il fratello e trovandoselo faccia a faccia. – Ancora i mostri? Smettila, sono qui vicino a te; non mi hanno portato via. -
    - Voglio il tuo bacio. -
    Ci fu un lungo e pesante silenzio nella stanza, il quale fece credere a Bill che i mostri avessero portato via l'anima del fratello e come ricordo gli avessero lasciato soltanto il corpo.
    - C-c... cosa? - annaspò l’altro riprendendo conoscenza.
    - V-voglio un... un t-tuo bacio, - disse il moro sicuro facendo avvicinare le loro labbra.
    - No! - si allontanò il rasta. - E se mamma ci scoprisse? -
    - Andiamo Tom. Non mi sembra che con le ragazze tentenni tanto. Non mi sembra che tu abbia esitato molto per scoparti Kathrin. Ora invece ti fai questi problemi? -
    Il moretto cambiò totalmente timbro vocale, per un momento tutti i mostri nella sua mente erano spariti. C'erano solo loro due.
    - Bill, ma tu sei un ragazzo! -
    Forse con questa scusa lo aveva ferito. Per quanto potesse sembrare forte, il gemello a volte era molto debole e fragile.
    - E allora? – sbottò l’altro. - Baciami! Probabilmente i mostri stanotte verranno e ti porteranno via ed io non potrò mai più rivederti! -
    Detto questo fece aderire le loro labbra. Tom si meravigliò di quanto fossero morbide e si meravigliò ancor di più quando scoprì che stava ricambiando il suo bacio. Schiuse le labbra per far passare la lingua di Bill, che s'insinuò felice del lascia passare del fratello, facendo strusciare il piercing sulla lingua lungo il palato del rasta. Quest'ultimo, per approfondire il bacio, lo prese per la mascella e lo spinse verso la sua bocca. Il moretto, sperando di non osare troppo, si mise a cavalcioni sul corpo del fratello.
    - Ora sei mio e non lascerò mai che i mostri ti prendano. -
    - Bill, dimenticali, - sussurrò il biondino, togliendogli i pantaloni del pigiama e facendolo rabbrividire con le sue dita lungo le cosce. Andò a sfiorare accidentalmente con le nocche l'erezione del fratello, che spingeva attraverso la stoffa dei boxer.
    Strusciò la punta bagnata del suo membro sulla coscia di Bill, provocandogli un fremito ed una lunga scossa su tutto il corpo. L'idea che sarebbe stato un tutt’uno con Tom gli piaceva e anche molto. La sua erezione ormai pulsante schiacciata contro il materasso cominciava a far male, doveva essere soddisfatto. E subito. Tom, quasi gli leggesse nel pensiero, con la sua mano calda andò a “separare” le natiche del moretto. Pigiò l'indice sulla sua apertura anale, aspettandosi una reazione negativa o un ripensamento da parte del gemello, ma non successe nulla di ciò. Bagnò il dito e questa volta lo spinse più forte in modo tale da farlo entrare.
    - Oooh Tomi, - sfiatò Bill in un sussurro.
    Il biondino ritrasse subito il dito, provocandogli un altro gemito. - Ti ho fatto male? -
    - No, - rispose con un sorriso non visibile a causa della sua posizione. – Fallo di nuovo, ti prego. -
    Tom ripeté l'azione, questa volta però piegò il dito ad uncino facendo inarcare la schiena del moretto e facendolo gemere nuovamente.
    Prendendola come una cosa positiva, ripeté l'azione “ad uncino”, fino a quando sentì l'apertura del fratello aprirsi e bagnarsi.
    - Girati Bill, - ordinò calmo il rasta
    Il gemello fece come gli aveva ordinato, curioso del perché. Nel frattempo l'altro gli baciò il collo e gli aprì le gambe, infilandoci il bacino in mezzo.
    - I mostri non verranno a prenderti ora sul più bello. -
    - No... Dimenticali. - Lo baciò sulle labbra. - Dimentica tutto e tutti Bibi. Siamo noi. -
    Si avvicinò con il membro all'apertura di Bill e la sfiorò di poco con la punta bagnata.
    - Niente mostri, solo io e te, - continuava a ripetere.
    Tom lo guardò in quelle due isole ambrate che erano i suoi occhi, perché anche se era buio poteva immaginarle perfettamente. Lo accarezzò e si spinse piano in lui, con cura e grazia in modo tale da non fargli male. Lui in tutta risposta strizzò fra le mani due lembi della coperta. Il rasta era così caldo e duro all'interno del fratello. Si spinse più a fondo prendendo la prostata dell’altro.
    - Aaargh, - urlò il moro.
    - Shh, - lo azzittì serio. - Vuoi farci scoprire dalla mamma? -
    Bill fece segno di no con la testa. Il biondino si muoveva a scatti e con calma dentro di lui. Aveva paura di romperlo come una bambola di porcellana e lui non voleva che si facesse male.
    Erano più di cinque minuti che Tom entrava ed usciva dal corpo del fratello, procurando ad entrambi fantastici attimi di piacere. Ormai si sentiva prossimo all'orgasmo.
    - B-Bill… t-ti dispiace se ti ve-vengo dentro? - domandò aumentando il ritmo delle spinte
    - Fai come vuoi Tomi, - rispose l'altro spezzando le parole con grandi sospiri. - Però ti prego vieni con me. -
    Non ci volle molto. Fu questione di altre poche spinte e vennero insieme. Il biondino dentro di lui ed il moretto su se stesso.
    Si ripulirono dei loro rilasci e si rivestirono. Infine, si accucciarono sotto le coperte.
    - Non credo che questa notte i mostri verranno, - sussurrò Bill, accucciandosi con la faccia sul petto del fratello.
    - Bill, ci sono io qui a difenderti. Da oggi fino a quando non avrai più paura dei mostri. Ci sarò fino a quando tu vorrai, te lo prometto, - rispose in un sussurro accarezzandogli i corti capelli corvini. – Buonanotte Bibi, sogni d'oro. -
    - Buonanotte Tomi, - rispose l’altro in uno sbadiglio, dandogli un piccolo e casto bacino sulla guancia.

     
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  8. chocol@t
     
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    Posso fare delle domande???? (tanto si sa che io rompo sempre le balle XDDDD)

    Allora io vorrei un attimo capire meglio come funziona la cosa: nel bando c'è scritto che io devo essere disponibile a betare una storia alla settimana, ma con questo si intende che io debba betare un capitolo di una storia a settimana (e, magari, se uno ce la fa, si prende la briga di betare due capitoli di due storie diverse) oppure una storia completa a settimana??
    Altra cosa, una persona può esprimere delle preferenze riguardo alle ff da betare?? Della serie, io non beto twc, oppure io non beto one shot??
    Dico questo perchè almeno io troverei difficile betare una ff di una persona che mi dà da correggere un capitolo al mese perchè, quando mi trovo a dover fare il lavoro di betaggio, mi sono già scordata cosa succedeva nel capitolo precedente e dovrei rileggere tutto da capo ogni santa volta.
    Bene, credo di aver finito con le domande!!
    Spero di non aver rotto troppo le scatole ^^

    E grazie alla santa donna che mi risponderà :)
     
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  9. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (chocol@t @ 9/3/2011, 16:22) 
    Posso fare delle domande????

    ma zerto caVa

    CITAZIONE
    nel bando c'è scritto che io devo essere disponibile a betare una storia alla settimana, ma con questo si intende che io debba betare un capitolo di una storia a settimana (e, magari, se uno ce la fa, si prende la briga di betare due capitoli di due storie diverse) oppure una storia completa a settimana??

    per "una storia alla settimana" si intende il minimo sindacale di una shot alla settimana.
    la one shot è sempre associata equivalente a un capitolo di una long, e si tratta di una lunghezza media di 5/10 pagine.

    quindi il minimo sindacale è l'impegno a prendere in carico 1 shot a settimana o un capitolo di una long intorno alle 10 pagine, a settimana; questo è un valore puramente indicativo della presenza di una persona. se la beta riesce a betare 7 shot a settimana o due long, ben venga!! quello è solo il requisito minimo per mantenere la carica (se la si svolge bene ovvio).

    CITAZIONE
    Altra cosa, una persona può esprimere delle preferenze riguardo alle ff da betare?? Della serie, io non beto twc, oppure io non beto one shot??

    sì, come beta puoi impostare delle (limitate) preferenze, o meglio delle esclusioni in questo caso, tipo: io non voglio le twc.

    CITAZIONE
    Dico questo perchè almeno io troverei difficile betare una ff di una persona che mi dà da correggere un capitolo al mese perchè, quando mi trovo a dover fare il lavoro di betaggio, mi sono già scordata cosa succedeva nel capitolo precedente e dovrei rileggere tutto da capo ogni santa volta.

    questo è un altro discorso e dipende dagli accordi che ogni beta prende con le autrici; se vuoi abbandonare un betaggio sei libera di farlo ma devi trovare tu all'autrice una beta che ti sistituisca.


    ^-^
     
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  10. chocol@t
     
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    CITAZIONE (*HEILIG* @ 9/3/2011, 20:52) 
    ma zerto caVa


    per "una storia alla settimana" si intende il minimo sindacale di una shot alla settimana.
    la one shot è sempre associata equivalente a un capitolo di una long, e si tratta di una lunghezza media di 5/10 pagine.

    quindi il minimo sindacale è l'impegno a prendere in carico 1 shot a settimana o un capitolo di una long intorno alle 10 pagine, a settimana; questo è un valore puramente indicativo della presenza di una persona. se la beta riesce a betare 7 shot a settimana o due long, ben venga!! quello è solo il requisito minimo per mantenere la carica (se la si svolge bene ovvio).

    sì, come beta puoi impostare delle (limitate) preferenze, o meglio delle esclusioni in questo caso, tipo: io non voglio le twc.


    questo è un altro discorso e dipende dagli accordi che ogni beta prende con le autrici; se vuoi abbandonare un betaggio sei libera di farlo ma devi trovare tu all'autrice una beta che ti sistituisca.


    ^-^

    Grazie Simo!!! Come sempre sei stata esaurientissima <3
    Ora ci penso un po' e poi, casomai, mi candido!!

    Che ci posso fare, non riesco a stare con le mani in mano XDDDD
     
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  11. nölovæ-
     
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    Okay, ci provo anch'io. Siccome tutti i testi presenti sul sito e segnalati come da betare sono già stati presi e corretti, sono andata a cercarne qualcuno nel cestino. u.u
    Inizialmente, avevo scelto una OS, ma non raggiungeva le 100 righe. Ho aggiunto, quindi, un'altra fan fiction di un capitolo trovata sempre nel cestino.

    Profilo DB
    Profilo Sito

    a) Prima OS (è postata anche sul sito)
    SPOILER (click to view)
    E ti vedo in decine di foto sparse in una scatola. Leggo le date che sono scritte dietro di esse, cercando di ricordare quando sono state scattate.
    Sorrido tristemente, pensando ai momenti che abbiamo trascorso insieme; a quando, poco più che tredicenni, dormivamo nello stesso letto, arrossendo vistosamente ogni volta che uno di noi sfiorava la pelle dell'altro; ai dolci sorrisi incerti che ci scambiavamo a scuola durante le lezioni; ai timidi baci (scambiati) nella tenda da campeggio mentre tuo fratello dormiva, a mezzo metro da noi; alla nostra prima vera notte d'amore, sul divano di casa tua, col timore che i tuoi potessero rientrare da un momento all'altro; a quando te ne sei andato, lasciandomi, come ricordo, solo un ciondolo e un 'grazie' per i cinque anni passati insieme.
    Quando mi hai chiesto di diventare la tua ragazza, sapevo che non sarei riuscita a tenerti con me per sempre; tuttavia, per qualche sciocco motivo, ho seguito il mio cuore e ti ho baciato con quanta passione avevo in corpo, senza lasciarti dubbi su quale fosse la risposta. Forse sono stata troppo presuntuosa ed egoista, ma non ho potuto fare altrimenti. Tu mi avevi donato le ali e io dovevo volare, sempre più in alto, dove nessuno sarebbe riuscito a dividerci.
    Ma volando alto, la discesa appare difficile e dolorosa e gli amori, indissolubili ai nostri occhi, iniziano a sfiorire.
    La musica ti ha portato via da me: quella musica che mi suonavi quando ero solita piangere fra le tue braccia, dopo l'ennesimo litigio con i miei genitori per la preoccupazione scolastica.
    Hai iniziato a girare il mondo insieme a tuo fratello e i tuoi amici. Ora siete conosciuti come Tokio Hotel. Sento questo nome ogni volta che accendo la televisione o ascolto, distrattamente, i discorsi di qualche ragazzina alla fermata dell'autobus.
    Dopo pochi mesi dalla tua partenza, mi sono resa conto di quanto dipendessi dal tuo sguardo, dalle tue labbra, che erano solite tormentarmi il collo quando facevamo l'amore, incresparsi quando, per strada, qualcuno commentava negativamente il tuo look gotico, il tuo aspetto androgino e, sorridere quando Tom faceva una delle sue solite battute.

    Ora ti vedo. Sei sulla copertina di una rivista, intento a rivolgere uno sguardo provocatorio a chi ti osserva. Sul tuo braccio sinistro, hai tatuata la voglia di libertà. Finalmente maggiorenne, puoi dedicarti a realizzare il tuo sogno: essere indipendente e portare la tua musica in giro per il mondo.
    In fondo, cos'ero io rispetto ad una prospettiva così allettante?
    Ero solo un impedimento che ti teneva ancorato nella piccola Magdeburgo. Mi dicevi sempre che ti sentivi inadeguato in questa città.
    Con qualche lacrima agli occhi, mi alzo dal letto, lasciando la scatola aperta e le foto sparse sul cuscino. Entro nel bagno, accendendo la luce. Un viso spento, stanco, è ciò che mi restituisce lo specchio che ho di fronte. Lo sguardo di chi non ha nulla da perdere, se non un'esistenza di sofferenze, senza più amore, senza più te.
    Stanca di perdermi nella mia immagine sbiadita, scaglio un pugno violento sulla superficie dello specchio, frantumandolo ed incominciando a singhiozzare come una bambina.
    Mi siedo a terra, tenendomi la testa fra le mani, quando la mia attenzione viene catturata da qualcosa, dai piccoli frammenti di vetro. L'arma per guadagnarmi la redenzione. L'unica via verso la punizione per la mia presunzione o verso il luogo dove sarei riuscita a non soffrire più per te.
    Pochi semplici gesti per non sentire più dolore. Per la prima volta dopo molto tempo, riesco a non pensarti. Forse, penserai che sono stata una stupida o forse, ti farò pena, ma so di aver fatto la scelta più giusta e meno dolorosa, poiché neanche il taglio più profondo fa male quanto la tua indifferenza.


    b) seconda (è il primo capitolo.)
    SPOILER (click to view)
    Quella mattina mi svegliai agitata, forse perché era la mattina del concerto o forse perché il sogno che avevo fatto, non era dei più belli. Di solito, sognavo di incontrare Bill o Tom e di parlare con loro; invece, avevo sognato una strana luce che mi abbagliava e poi il vuoto, l'oscurità.
    Scesi dal letto, mi guardai allo specchio, notando, come ogni mattina, le pessime condizioni in cui si trovavano i miei capelli, lunghi e neri con sfumature rosse. Mi recai in cucina, dove mamma mi aspettava con un sorriso.
    - Dormito bene stellina? -
    - Non molto mamma, ho fatto uno strano sogno. -
    - Che cosa? Raccontami dai, non può essere così brutto! -
    - Ho sognato una luce abbagliante e, successivamente, di cadere nel vuoto. -
    - Io te l'avevo detto di non vedere film horror la sera, prima di andare a dormire! - disse mia madre, mescolando la minestra con il mestolo. - Tuo padre fa male a farti vedere certi film. -
    - Mamma stai già cucinando? Io non ci sono a pranzo, mi dovete accompagnare al concerto. Ti ricordi vero? - dissi, strabuzzando gli occhi e facendoli quasi uscire fuori dalle orbite.
    - Certo stellina! - rispose mia madre.
    - Mamma, ho quindici anni, non chiamarmi stellina! - le risposi.
    - Okay, va bene. Come dovrei chiamarti, allora? - rispose lei di rimando.
    - Con il mio nome, Echy! E' molto bello, perché non dovresti usarlo? -
    Va bene, Echy. Vai a prepararti che altrimenti facciamo tardi. Tuo padre è già andato a preparare la macchina. -
    Non ricevette nessuna risposta, mi precipitai saltellando felice verso il bagno.

    ***
    Okay, cosa potrei indossare?
    Il mio era colmo di vestiti, ma, in quel momento, nessuno era quello giusto.
    'Allora, sarò nel parterre; per cui, opterei per roba leggera, farà molto caldo!'
    Presi una canotta e i miei jeans preferiti, scoloriti e strappati. Mi vestii, mi guardai allo specchio e iniziai a truccarmi, cantando dietro allo stereo.
    Echy, smettila di cantate. Qui c'è qualcuno che vuole dormire! - urlò mio fratello dall’altra stanza.

    - Pronta! - esordii felice.
    - Ricontrolla se hai preso tutto, non ritorno indietro. - disse mio padre. Alcune volte risultava dolcissimo, altre davvero fastidioso.
    - Certo, non sono mica scema! Allora, biglietto, bottiglietta d'acqua, coca cola, panino, trousse di trucchi, fotocamera, portafoglio e...dov'è?
    - Vedi, hai dimenticata qualcosa! - rispose beffardo mio padre.
    - Mamma, dove hai messo l'anello? - urlai verso mia madre.
    - L'anello? - rispose quest'ultima.
    - Si, l'anello che voglio dare a Bill! - le dissi, facendole la linguaccia.
    - Ma non vi dovete mica sposare! - mi schernì mia madre.
    - Invece si! - risposi convinta.
    - Al contrario, devi crescere. Lui non sa neanche che esisti. - rispose materna.
    Diventai triste al solo pensiero.
    - Stellina dai, eccoti l'anello. - mi diede l'oggetto.
    - Grazie. - risposi felice.
    - Bitte. - replicò.
    - Oh mamma, l'hai imparato! - sorrisi – Papà, ora possiamo andare! -
    - Aspetta – mi richiamò mia madre – Fai la brava al concerto e non dar retta agli sconosciuti.
    - Lo so mamma, ci vediamo stasera. - la rassicurai.
    La salutai con un abbraccio e un bacio sulla guancia. Salii poi in macchina e, euforica, inserii il cd nel lettore.
    - No signorina, i Tokio Hotel non si ascoltano in macchina! Ti ho comprato l'i-pod per sentirli. - mi rimproverò mio padre.
    Ripresi il cd e mi infilai le cuffiette nelle orecchie.
    - Dannato semaforo rosso! - inveii.
    - Tanto siamo in anticipo e il Palalottomatica è là! - precisò mio padre.
    Verde! - esultai.
    Accelerò e, arrivati a metà incrocio, una macchina passò con il rosso, venendoci addosso. Vidi una luce abbagliante, chiusi gli occhi come per proteggermi e, quando li riaprii, eravamo sotto il palazzetto e papà mi sorrideva. Ero ancora un po' stordita, ma comunque felice.
    - Arrivati a destinazione. Ti devo accompagnare fino all'ingresso? - propose mio padre.
    - No, ci so arrivare anche da sola. - gli risposi di rimando.
    - Fammi uno squillo a fine concerto. Arriverò in un quarto d'ora massimo, okay? - mi raccomandò. - Stammi bene angioletto. -
    - Si, ciao! - lo salutai e sussurrai - Ti voglio bene, papà. -
    Anch'io, ora vai; voglio vederti in prima fila! - chiuse la portiera e partì.

    ***
    Quante scale; ecco l'entrata!
    Presi il biglietto e controllai l'entrata.
    E' qui. Dai, mettiamoci in fila.


    Boh, direi di aver raggiunto le 100 righe u.u
     
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  12. *HEILIG*
     
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    Facciamo un po' di valutazione.

    Ho guardato qualcosa di quello che mi avete postato, ma ho trovato un po' di problemi.
    Come avevo anticipato la betatura è un mondo insidioso, nel quale le distrazioni non sono permesse perchè mentre l'autrice può averne, proprio perchè poi ci siete voi, la mano della Beta dovrebbe assicurare a una storia la perfezione, o qualcosa di associabile ad essa.

    Vediamo da quello che ho letto di farvi capire cosa intendo:


    ;tokiaholic

    Ovviamente innanzitutto grazie di esserti proposta.
    Ho cominciato a leggere il testo betato e mi è bastato molto meno di due capitoli per vedere distrazioni che non vorrei da una Beta: te le segnalo qui sotto, nel quote del tuo testo, dove vedi barrati i tuoi errori e in corsivo le mie aggiunte. La faccio breve e sto solo sulle prime righe solo per rendere l'idea di quello che intendo, ok?:

    CITAZIONE (;tokiaholic @ 6/3/2011, 20:31) 
    Amber non era mai stata una ragazza banale. Volubile, spensierata, e timida, forse, ma non banale. Come potrebbe mai esserlo stata la sua storia?
    Come un dessert fatto principalmente di lunaticità:, mescoliamo un pizzico di erotismo, una buona dose di Bill Kaulitz e un’estate in California.
    Piatto che va servito freddo con un buon vino rosso, meglio se corposo.

    -(qui manca lo spazio ed è il primo dialogo, quello che rompe il ghiaccio)Dobbiamo necessariamente ascoltare Katy Perry?! Non mi piace, per favore possiamo cambiare CD? – Angie scostò i lunghi capelli biondi dalle sue spalle, mentre, seduta al lato del passeggero di una mini-car, si rivolse rivolgeva alla ragazza seduta al posto di guida.
    - Macchina mia, regole mie. Inoltre - le rispose Amb - Mancano meno di tre chilometri alla spiaggia, puoi sopportare ancora qualche minuto, Angie - Risponse Terminò insofferente concentrandosi poi sulla strada trafficata, mentre le parole e la melodia riempivano l’abitacolo color crema.
    - Al ritorno però decido io. Sei una dittatrice spietata, Amb. - Ribattè la ragazza contrariata.
    - Come no. Credici.
    Da sopra le lenti dei fantastici occhiali scuri di Amb, apparivano due vispe iridi color cielo contornate da folte e lunghe ciglia color carbone.
    Le labbra coperte di lucidalabbra color ciliegia si piegarono in una smorfia di scherno rivolta all'amica, che, offesa, si accasciò sul sedile sperando con tutto il cuore di arrivare a destinazione il prima possibile.

    In tutta sincerità, tra lo spazio, il tempo verbale di quel "rivolse" che cozza con il "mentre" che vuole sempre l'imperfetto, e la poca cura all'ndamento dei tempi dei dialoghi, di errorini secondo me ce ne sono un po' troppi.

    Ti va di mettermene un altro?

    sugar`
    Ciao Chiarina bella *-* sono felicissima di rivederti qui.
    Tu scrivi bene, ci sono errori in cui di solito non incappi, per quanto mi riguarda ci sono solo alcune cosine che aggiusterei. In particolare le virgole di troppo (i trattini sono già una pausa) e qualche costruzione della frase. Ci vuole più attenzione e più ricerca della fluidità delle frasi stesse; ma ci siamo quasi ;)

    CITAZIONE (sugar` @ 8/3/2011, 14:42) 
    - Tomi, ho paura, - sussurrò Bill, entrando nel letto della stanza buia del fratello.
    - Cos'è successo adesso? - chiese secco Tom, facendogli spazio sotto le coperte e lasciandolo accomodare vicino a lui.
    - Ti prego, Tomi… - tentennò il moretto, strizzando gli occhi per trattenere le lacrime.
    - Ho capito. Ancora lo stesso sogno?
    (se decidi per la maiuscola perchè non è inerente alla frase stessa, vai a capo.)Questa volta il tono del rasta si fece comprensivo.
    - Quante volte io e mamma dobbiamo ripeterti che i mostri non esistono?
    - Lo so, ma questa volta sembravano così reali. Così vicini. Provavo ad urlare, ma non facevo nessun suono. Poi hanno preso te e... - Lla sua voce si spense in un singhiozzo al quale ne seguirono altri.
    Quella storia andava avanti da quando Simone aveva messo i gemelli in stanze separate. Tom non sapeva più che fare quando, quasi ogni notte, Bill faceva irruzione nella sua stanza a causa dei suoi incubi: ormai Bill faceva irruzione nella sua stanza quasi ogni notte a causa dei suoi incubi.
    - Ehi, - esordì paziente, - Ti fideresti di me se ti dicessi che i mostri non esistono? -
    - S-Sì... - singhiozzò il gemello, asciugandosi gli occhi con la manica del pigiama stretta in un pugno.
    - Me lo fai un sorriso?
    Il moretto, nonostante le lacrime che continuavano a rigargli il viso, regalò a Tom un magnifico sorriso. Si accoccolò a lui, in modo tale da sentirsi più al sicuro e protetto da quegli orridi mostri che ogni notte rovinavano i suoi sogni, portandogli via Tom.

    Potete rispondermi, ri-postare, ri.correggere cose, vedete voi.

    nölovæ- scusami ma devo scappare e non riesco a scriverti come si deve; ho dato una letta sia al primo che al secondo.
    Il primo è buono, ma ci sarebbe da migliorare lo stile e aiutarlo un po' assegnando i capovers giusti alle tematiche delle frasi; nel secondo c'è qualche problema in più. Appena posso torno come dio comanda .-.

    Grazie a tutte e 3!
     
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  13. ;tokiaholic
     
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    Sicuramente è perché ho fatto un lavoro frettoloso, in meno di un'ora. Ora rimedio subito ;D
     
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  14. sugar`
     
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    CITAZIONE (*HEILIG* @ 15/3/2011, 17:26) 
    sugar`
    Ciao Chiarina bella *-* sono felicissima di rivederti qui.
    Tu scrivi bene, ci sono errori in cui di solito non incappi, per quanto mi riguarda ci sono solo alcune cosine che aggiusterei. In particolare le virgole di troppo (i trattini sono già una pausa) e qualche costruzione della frase. Ci vuole più attenzione e più ricerca della fluidità delle frasi stesse; ma ci siamo quasi ;)

    Oh, okay >.< Non uso mai i trattini quando scrivo ma mi sembrava che ci andasse la virgola, mi sono sbagliata x)
    Posterò un'altra cosa betata al più presto e cercherò di stare più attenta anche agli altri errori (;
     
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  15. ;tokiaholic
     
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    Ecco qui, altra storia presa dal sito che secondo me aveva bisogno di essere betata. Spero di aver fatto un lavoro sufficiente.

    Storia originale: ~ Russian Roulette

    Storia betata sotto spoiler:

    SPOILER (click to view)
    - Abbiamo un accordo! Devi farlo! – Mi urlò in faccia.
    - I-io… io lo amo, Keith. – La implorai singhiozzando.
    - Ho bisogno di lui, lo sai! -
    - Se non rispetti i patti, sarò costretto a licenziarti. E licenziarti significa ucciderti. Nessuno deve sapere niente, lo sai! - Mi fiatò sul volto, tenendo stretta in mano l’arma con cui avrei dovuto uccidere l’idolo di milioni di ragazzine: Georg Listing.

    - Ti amo, piccola. -
    - Anch’io, scemo. - Gli diedi un buffetto sul naso e mi misi sulle sue gambe.
    - Non ci lasceremo mai, vero?- Gli chiesi esitante.
    - Mai. Sei tutta la mia vita. -
    - Ora, però, mi sento troppo mielosa e sai che non è da me essere così. - Ridemmo entrambi e avvertii dei profondi sensi di colpa. Con che coraggio avrei ucciso la mia stessa ragione d’esistenza?


    Era iniziato tutto per gioco, mesi fa. Keith era una sorta di protettore e io la sua spia. La gente gli incaricava di uccidere degli estranei, e da tre anni ormai affidava a me quello sporco lavoro.
    Restai sbalordita quando mi disse che avrei dovuto inscenare una storia con un bassista che mi piaceva sin da quand’ero piccola, il bassista del mio gruppo preferito. L’unico gruppo che sapeva farmi ridere e, a volte, piangere.
    Però, c’era una condizione: dopo sei mesi avrei dovuto ridicolizzarlo davanti a tutto il mondo, torturalo e infine ucciderlo.
    - Deve morire! – Me lo ripeteva sempre con quel suo ghigno malefico.
    Avevo paura, molta paura.
    Non avrei dovuto accettare, ma la prospettiva di stare con lui per sei mesi mi aveva attirata troppo. Volevo sentire il suo profumo, svegliarmi la mattina con il suo sorriso.
    Keith mi spiegò come avrei fatto a conoscere la band, mi procurò ogni sorta di pass per incontrarli e ad ogni occasione avrei dovuto sedurre Georg, rimediare un appuntamento e farlo innamorare di me.

    - Allora? - Mi chiese con rabbia, risvegliandomi da quei ricordi.
    - Dimmi solo quando e come. -
    - Bene. – Rise acido con una risata ben diversa da quella sincera e calda di Georg, e questo mi fece solo star peggio.
    - Stasera alla conferenza stampa lo molli e al concerto di domani gli spari. Mentre suona, così. - Disse con le mani a formare una pistola, mimando l’azione che avrei dovuto svolgere.
    Nonostante mi sforzassi, non riuscivo a capire come ero potuta finire a lavorare per un bastardo come lui.
    Mi consegnò l’arma e il copione che avrei dovuto imparare per inscenare una rottura davanti alla stampa e mi disse che si sarebbe travestito da giornalista per assicurarsi che non avessi ripensamenti.

    - Ragazzi, come va il tour? – Chiese uno dei giornalisti tra la folla.
    - Fin’ora ci siamo divertiti parecchio, contiamo che tutto il tour sia così. -
    - E tu, Elizabeth? Come va la tua storia con Georg? Ti diverti con i Tokio Hotel? -
    - Io… - Esitai, ma sapere che Keith era là in mezzo, pronto a spararmi qualora non avessi rispettato i patti, mi incuteva troppa paura.
    - Io e Georg non stiamo più insieme. L’ho tradito con il suo migliore amico, Tom Kaulitz. Ma è normale, chi preferirebbe lui a Tom? - Risi nervosamente, mentre i flash mi accecavano e Georg mi guardava sconvolto.
    Colpì il tavolo con un pugno e abbandonò la sala.
    Tom, invece, mi guardava confuso. Non eravamo mai stati insieme, neanche una volta. Ci odiavamo, ma sapeva che non era mia intenzione ferire Georg. Stavo agendo in quel modo per paura.
    Lui sapeva tutta la storia.
    Gliela raccontai due settimane prima che Keith mi obbligò a scegliere tra la vita e la morte, tra me e Georg.


    - Non può essere. – Continuava a ripetersi da una decina di minuti.
    - Invece sì, Tom. Non devi dirlo a nessuno, ti prego. Ho un piano. -
    - Sì, quello di uccidere il mio migliore amico e rovinare la band! Ma dico io, non pensi neanche un po’? -
    - Tom, ti prego… - Iniziai a piangere e le lacrime scendevano calde lungo le mie guance; non osai fermarle.
    - Che cosa vuoi? Sei solo una falsa doppiogiochista! Non hai sentimenti, sei solo… sei solo… mi fa schifo persino parlarti! Esci fuori! – Ordinò con un tono che non ammetteva repliche. Non mi mossi, non sentivo più le gambe.
    - Glielo dirai? – Chiesi tra i singhiozzi.
    - Esci fuori. – Rispose severo indicando la porta.



    Io e Tom uscimmo a cercare Georg mentre Bill e Gustav cercavano di calmare i giornalisti e di riportare il discorso al tour.
    - Lo sa? – Chiesi mentre correvamo lungo i corridoi.
    - No, dovevo dirglielo ieri. - Mi fermò e mi sbatté violentemente contro il muro.
    - Che intenzioni hai, Trümper? -
    - Di ucciderlo. – Sibilai. Dovevo fargli capire che avevo addosso un microfono. Dovevo conquistarmi la sua fiducia; avevo bisogno del suo aiuto.
    Presi carta e penna dalla borsa mentre sentivo le mani di Tom spingermi sempre più forte contro il muro e scrissi con una calligrafia leggibile “Ho un microfono addosso, ma anche un piano. Aspetta”.
    Gli feci leggere il biglietto e mi fissò, come se volesse scrutare tra i miei pensieri per scoprire se stessi mentendo o meno.
    Decise di fidarsi, annuì e subito dopo disse: - Allora, Trümper… Lo farai davvero? -
    - Sì. - Gli sorrisi complice.
    Dovevamo tirarci fuori da quella situazione. Se Keith avesse sospettato di Tom, avrebbe dovuto farlo fuori. E questo esponeva sia me, che Tom, che Georg, ad un rischio troppo alto.
    Avrei dovuto continuare a recitare il piano e allo stesso tempo avrei dovuto trovare una soluzione per impedire che Georg venisse ucciso.
    La mia coscienza non poté fare a meno di ricordarmi che stavo facendo tutto questo per me, per il mio disperato bisogno di averlo accanto.


    - Io sono Elizabeth, ma chiamami Liz. -
    - Un’altra fan infiltrata, eh? – Mi sorrise.
    Quant’era bello.
    - Mi dispiace, ma no. Non sono un’infiltrata. Devo dire che col basso ci sai fare! -
    Ci guardammo complici, ma Bill ci interruppe entrando nel camerino, lamentandosi di quanto fosse brutto vedere le fan piangere dopo un concerto. Mi faceva tenerezza quel ragazzo. Era come un bambino, come Peter Pan. Era dolce, lo si capiva anche dalle foto.
    Ma la mia attenzione era solo per Georg. Era lui il mio obiettivo, la mia preda.
    E come tutte le mie prede, anche lui sarebbe finito in una tomba.


    Ero sempre stata una via di mezzo tra l’egoismo e la generosità. Disinteressata verso me stessa e verso gli altri. Ma non ora, non in quella situazione.
    Iniziai a fidarmi di Tom, e pensai che forse nascondeva più segreti di me.
    Speravo che mi aiutasse a salvare Georg e ad uccidere Keith.
    Non mi sfiorò nemmeno per un istante il dubbio se fosse stato giusto o meno fidarmi di lui.
    Avevo deciso di lasciarmi andare, e quel che sarebbe successo… sarebbe successo.


    - Donc, nous sommes ici cette soir pour dir a vous “Merci” - recitava Bill al pubblico.
    Dopo tre concerti in tre stati diversi, avevo capito il meccanismo. Bill traduceva tutto in base alla lingua dello stato in cui si trovavano in quel momento, ed essendo a Parigi, ringraziava la folla urlante con un “Merci” che, se possibile, fece impazzire le fan ancora di più.
    Stavo iniziando a notare una falsità nei Tokio Hotel che prima non conoscevo, ma era normale.
    Prima non andavo ai loro concerti e di certo prima non avevo l’incarico di uccidere Georg. Ma ormai era fatta, e quella sera avrei dovuto premere il grilletto e lasciare che una fredda pallottola lo perforasse, lasciandolo senza vita.
    Tom e Georg accompagnavano Bill con i rispettivi strumenti, che intanto continuava a parlare e a salutare in direzione delle fan.
    Chissà se anche loro nutrivano dubbi riguardo la spontaneità e la sincerità dei loro idoli.
    Chissà se anche loro rivolevano i vecchi e veri Tokio Hotel.
    Chissà se anche loro avrebbero odiato l’assassina di Georg: me.

    All’ultimo minuto decisi di farlo. Dovevo farlo.

    “Take the gun, and count to three...”


    Respirai, mentre la canzone di Rhianna mi rimbombava nelle orecchie, sovrastando le note di Forever Now.

    “…I’m sweating now, moving slow…”

    Ti amo, Georg.

    “…No time to think, my turn to go…”

    - See you next time, I love you guys! - La voce di Bill mi raggiunse, mentre in prima fila, tra gli sguardi spaventati di molte ragazze, mi puntavo la pistola alla tempia e premevo il grilletto.

    “…So just pull the trigger.”

     
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49 replies since 6/3/2011, 18:37   1414 views
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