I just want to be lonley than live without your Attention

Se mi avessero detto che avrei passato la mia vita con te non gli avrei creduto,ma sbagliavo...Ti Amo.

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  1. Humanoid_Tomi Lover
     
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    Titolo:I just want to be lonley than live without your Attention
    Autore: Humanoid_Tomi Lover
    Genere: Romantico, Drammatico, Erotico (molto più avanti....)
    Note iniziali: Santi numi non ci credo che sto postando questa...ehm...si storia....è la mia prima Fan Fiction e continuo ad essere non molto convinta anche se qualcuno sa già com'è...non ho fatto nessun riferimento alla vita reale...è uscito tutto dalla mia mente malata....non siate troppo crudeli sono ancora all'inizio...bene buona lettura...spero di non annoiarvi (=
    Disclaimers:I Tokio Hotel non sono di mia proprietà, questa Fan Fiction è frutto della mia fantasia e non è a scopo di lucro.

    Licenza Creative Commons
    I just want to be lonley than live without your Attention by Humanoid_Tomi Lover is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia License.

    I just want to be lonley than live without your Attention

    Prologo.
    Della mia infanzia ricordo ben poco, so solo che dopo la mia nascita io e la mia famiglia ci trasferimmo ad Amburgo.
    Per il resto non ho dei ricordi perchè la mia vita, quella vera, è iniziata solo quando ho conosciuto la compagnia di mio fratello Georg; o meglio i compagni di band con cui suonava - e suona anche adesso.
    Sono dei bravissimi ragazzi.
    All'inizio si chiamavano Devilish e suonavano bene.
    I ricordi che non scorderò mai da allora sono quando ho conosciuto tre ragazze a cui ho legato il mio destino, soprattutto quando mi sono legata a Te.
    Ma è meglio se parto dall'inizio...
    Capitolo 1

    Dopo tante preghiere finalmente Georg mi aveva dato il permesso di poter assistere alle prove della band; ne avevo sentito parlare così tanto, che non vedevo l'ora di ascoltarli. Quella mattina mi vestii in modo fin troppo curato. Ero emozionatissima.
    Quando arrivai a scuola la mia amica Velvet lo notò subito. Ci conoscevamo dalle elementari, eravamo diventate subito amiche e la nostra amicizia si è solidificata col passare degli anni.
    «Ehi ehi, Listing! Ma che hai? Hai preso la scossa?» disse questa con un ghigno sulle labbra.
    «Velveeeeeeet!!!!L'orso mi ha dato il permesso di andarlo a sentire mentre suona!!» trillai saltellando sul posto.
    «Per favore non far piovere...» rise «Georg che ti da un permesso del genere?! E' un miracolo!»»
    «Lo so mia cara. Chissà se i suoi amici sono simpatici...» dissi con un sospiro sognante.
    A quella domanda, però, avrei presto ottenuto una risposta.
    xxx

    La mattina passò in fretta e quando suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni, mi precipitai fuori dall'edificio in cerca di Georg.
    Mi stava aspettando con l'aria piuttosto stizzita.
    Sapevo che non mi voleva tra i piedi; ma sapeva anche che in certi casi era meglio se stessi lontano da casa.
    Lo salutai con un enorme sorriso e poi andammo verso il posto in cui l'avrei sentito suonare insieme al suo gruppo.
    Quando arrivammo davanti a quello che sembrava essere un garage, mi bloccò e disse: «Adesso entri, saluti, ti siedi e non fiati sono stato chiaro? Non voglio fare figuracce per colpa tua.» esalò con aria seria e gli occhi ridotti a due fessure, quasi volesse trafiggermi.
    Sbuffai annoiata. Erano sempre le solite cose.
    Non fare questo, non fare quello, non fare quest'altro...ma basta, cazzo!
    «Hagen non sono più una bambina fidati di me farò la brava promesso» fiatai con stizza.
    Georg annuii ed entrammo.
    Rimasi sbalordita dalla grandezza di questo garage; era come un piccolo palazzetto in miniatura.
    «Ok ragazzi sono arrivato.» salutò mio fratello attirando l'attenzione di altri tre ragazzi. Prese il basso che stava appoggiato ad una parete e disse: «Incominciamo quando vuoi tu Bill»
    «Va bene ma...chi è quella ragazza?» quello che doveva essere Bill, si bloccò ancor prima i posizionarsi davanti al microfono e si voltò furioso verso Georg «Ti avevo detto che non lasciavo entrare nessuno ad ascoltarci!»
    Georg si sentì in colpa. «Lo so ma...è mia sorella. Chantelle ci teneva così tanto e...» fece una breve pausa «Conosci la mia situazione famigliare. E' meglio se resta con me, prima che le succeda qualcosa» spiegò.
    Bill si mise le mani sulla bocca «Oh capisco...bè in questo caso non è un problema» esalò con un sorriso a trecentosessanta denti.
    «Chantelle » mi chiamò facendomi segno di avvicinarmi a lui. «Almeno presentati ai ragazzi» disse poi spingendomi leggermente verso i tre ragazzi.
    Ero timida fino al midollo e aver puntato sei occhi su di me, mi rendevano ancora più imbranata.
    Presi un grande respiro e mi avvicinai al moretto che aveva infuocato mio fratello con gli occhi. Era, sicuramente, più piccolo di lui.
    Aveva degli occhi di un castano con delle pagliuzze d'oro che li rendevano dolcissimi ed erano contornati da eyeliner nero. I capelli erano altrettanto neri con un ciuffo che ricadeva davanti all'occhio sinistro. Indossava abiti attillati che gli facevano da seconda pelle e sulle braccia c'era dei bracciali borchiati. MI accorsi che aveva sulle dita anche dello smalto nero. Aveva dei lineamenti dolci e lineari.
    Rimasi affascinata dal suo look.
    «Ehi ciao! Scusa per la mia freddezza ma sono molto esigente su alcune cose. Insomma non voglio distrazioni» la sua voce mi distolse dai miei pensieri. «Comunque piacere, io sono Bill» e mi porse la mano che strinsi prontamente.
    «Tranquillo non fa niente! Ti capisco. Io sono Chantelle!»
    Poi, improvvisamente, qualcuno con la voce più profonda prese la parola.
    «Bill sei sempre il solito non ci sai proprio fare con le ragazze. Io sono Tom, piacere» disse mettendosi davanti all'altro.
    Rimasi abbagliata. Era bellissimo ed era completamente diverso da Bill. Soprattutto nel modo di vestire.
    Aveva i dreadlocks biondo sporco legati in una coda tenuta dentro ad un cappellino a visiera piatta. Indossava baggy jeans e una maglia che scendeva larga sul suo corpo e si fermava poco più sopra del cavallo dei jeans. Aveva anche lui degli occhi color nocciola, ma in esse si vedeva malizia.
    Però ci fu una cosa più di tutte che attrasse subito: il suo piercing al labbro.
    Lo fissai a lungo, ammaliata, tant'è che diventai bordeaux per l'imbarazzo e gli strinsi timidamente la mano. Bill notò questa cosa e scosse teatralmente la testa.
    «Riesci sempre a mettere in imbarazzo tutte! Sei proprio impossibile» disse, infatti, provocando il fratello che rispose con un dito medio.
    «Sei solo invidioso perché io piaccio a più ragazze, rispetto a te gemellino» sghignazzò il biondino ricevendo in cambio uno schiaffo sul braccio. Rimasi scioccata alla notizia.
    Quei due erano gemelli. Impossibile! Non si assomigliavano per niente!
    «Ehi, sei rimasta scioccata nel sapere che quei due sono gemelli?» disse Gustav comparendomi alle spalle facendomi sobbalzare.
    «Eh?! Oh, ehm...si un po'» ammisi. Poi mi accorsi che la persona che mi aveva parlato era Gustav. Cosa ci faceva lui, qui? «Ma cosa fai qui?» chiesi, infatti, provocandogli una piccola risata.
    «Ricordi che suono la batteria? Beh...questi tre pazzi avevano bisogno di un batterista, e quindi, eccomi qui» spiegò con un sorriso.
    «Eh certo la batteria...Ormai, dove c'è mio fratello ci sei tu, ma perché non te lo sposi?» lo presi in giro ricevendo indietro una gomitata da parte sua. S coppiai a ridere e poi gli regalai un bacio sulla guancia.
    «Ahah sei sempre la solita simpatica» ribattè ironicamente.
    Gli feci la linguaccia e mi sedetti in un angolino. I ragazzi presero le loro posizioni e Gustav cominciò a battere il tempo con le bacchette prima che la chitarra e il basso riempirono l'abitacolo con i loro suoni.
    Bill cominciò a cantare poco dopo, lasciandomi senza fiato.
    Aveva una voce caldissima e delicata.
    Rimasi ammaliata.
    Erano molto bravi.
    Mi soffermai molto su Tom: era concentrato a suonare, teneva gli occhi chiusi e muoveva le dita sulle corde come se fossero sempre state quelle il loro posto, e, probabilmente, non se n'era accorto.
    Ma scoprii che mi aveva beccato e mi sorrise facendomi diventare di nuovo rossa.
    Sicuramente aveva capito che mi ero presa una cotta per lui; tanto anche un cieco se ne sarebbe accorto.
    Il pomeriggio passò così in fretta che neanche me ne accorsi, infatti trasalì quando Georg mi disse che potevo anche alzarmi.
    «Ragazzi che ne dite se andiamo al solito bar? Tanto domani è sabato e non abbiamo scuola» propose Tom molto allegramente.
    Mi stupì del fatto che Georg non avesse replicato dicendo che io non potevo venire.
    Sarà stanco, pensai.
    Ci incamminammo fuori dal garage dopo aver posato tutti gli strumenti e fra chiacchiere arrivammo al bar.
    Ringraziai tutti i santi per le comode poltroncine su cui ci sedemmo. Insomma... stare seduti per terra per due ore può essere scomodo a volte.
    Era un bel bar, molto spazioso, c'erano tanti tavolini e anche una parte che però era nascosta da dei separè. Considerando come il proprietario aveva accolto i gemellidoveva conoscerli molto bene. Poco più tardi, mi resi conto che ero seduta vicino...a Tom. Rimasi immobile per un tempo infinito fino a quando Georg non mi urlò dietro.
    Mi scusai vergognandomi come una matta,ma lui sembrò non badarci.
    «Vuoi da bere?» si offrì Tom parlandomi all'orecchio.
    Divenni rossa a sentire la sua voce calda.
    «Ehm...si...una RedBull, grazie» balbettai incerta evitando di guardarlo.
    «Gunther due RedBull, un Thè e due birre, grazie!» urlò al proprietario del bar che confermò l'ordine annuendo e sparendo lontano da noi.
    Dopo questa frase scoppiai a ridere. Georg mi squadrò confuso.
    «Ma che hai da ridere? Sei proprio strana oggi...» grugnì scuotendo la testa
    «Eddai Georg,è ovvio che è rimasta ammaliata dalla mia bellissima voce, non è forse così?» si intromise Tom come se la cosa fosse ovvia facendomi l'occhiolino.
    «Tom piantala non vedi che è timida?Dai non fare lo scemo per favore...» aggiunse Bill, mettendo a tacere il gemello che mormorò qualcosa di incomprensibile.
    Quel ragazzo era veramente molto dolce
    «Stai bene?» si premurò di dire ridacchiando.
    «Si grazie è che...» non feci in tempo a finire di parlare che dalla tasca sentì il cellulare squillare. Avevo messo come suoneria la canzone nuova di Samy Deluxe, però era strano perchè di solito non andavo oltre al metal-spaccatimpani di Georg.
    Comunque appena vidi il nome sul display mi innervosii.
    Come al solito era lei, che quando non aveva niente da fare, chiamava me e mi doveva rovinare la giornata.
    «Cosa vuoi mamma?» sibilai stringendo un lembo della mia maglietta.
    «Niente, volevo solo sapere se te e tuo fratello tornerete a casa stasera»
    «Torneremo quando avremo voglia chiaro?Non rompere le palle» e chiusi la conversazione.
    Tornata al tavolo vidi Georg con la faccia scura, forse aveva già capito chi era la persona che aveva chiamato e Tom invece era alquanto sorpreso.
    «Ma...ti piace Samy? Quella canzone, è una di quelle nuove» trillò entusiasta.
    «Ehm...si bè io non me ne intendo molto di hip-hop visto che ascolto quello che ascolta Georg, però è una bella canzone...» ammisi sorridendo.
    «Uhm io e te dobbiamo parlare,di tante cose...» affermò con decisione.
    «Ragazzi scusate l'intromissione ma devo chiudere,su tutti fuori» disse Gunther arrivando.
    In meno di cinque minuti, ci ritrovammo fuori a parlare e fumare una sigaretta.

    xxx

    «Amici miei io me ne vado a casa altrimenti quella piattola di Liz inizia a piangere...ci vediamo» salutò Gustav andandosene con passo scocciato.
    Mi guardai intorno e vidi che i gemelli stavano bisbigliando in disparte. Quando vidi Bill andarsene da solo il mio stomaco si contorse.
    «Posso accompagnarvi a casa?» domandò Tom rompendo il silenzio che si era creato tra di noi.
    «Certo ma lo sai che mia madre non lascia entrare nessuno» gli rispose Georg con un mezzo sorriso.
    «Non è un problema. Dai, andiamo» e prendemmo a camminare in silenzio.
    Durante il tragitto io e Tom prendemmo a parlare di diverse cose, e scoprì che frequentavamo la stessa scuola anche se lui aveva un anno in più.
    Arrivati davanti alla porta di casa il panico mi assalì.
    «Georg prima era lei al telefono, e credo che sarà abbastanza incazzata...» esalai con un po' di timore.
    «Perchè di solito è felice no?» rispose sarcasticamente
    «Lo so ma...ho paura...» pigolai tristemente.
    Intanto Tom che era al telefono non sentì nulla e sorridendo ci salutò e andò via.
    Sarei andata via con lui in quel momento.
    Rimasti soli io e mio fratello ci guardammo, ci prendemmo per mano e silenziosamente entrammo in quel posto che chiamavamo "inferno" e non casa.
    Sarebbe stata una lunga notte


    note: spero non vi siate addormentate....la mia autostima è andata a farsi friggere come al solito......attendo i commenti *sparisce per la vergogna.....*
    Ringrazio Desy che reso accettabile questa FFtesoro dovresti pubblicarla tu al mio posto....

    Edited by Humanoid_Tomi Lover - 6/1/2011, 19:33
     
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