Merry Christmas, pretty ass

[NC17] Twc not related-Fluff-Lemon-OOC-Language-AU-Spin off

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  1. Redda
     
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    Titolo: Merry Christmas, pretty ass
    Autore: Redda
    Genere: Romantico - Commedia
    Raiting: NC17
    Avvisi: Twincest not related – Fluff – Lemon – OOC – Language – AU – Spin off (A long Summer)
    Riassunto: Questa volta il silenzio che li avvolse era diverso dal precedente; era carico di emozione.
    «Mi è mancato…», sussurrò.
    «Che cosa?», gli domandò Bill, sollevando appena il capo, per poter così scrutare i suoi occhi.
    «Abbracciarti», ammise lui, arrossendo.



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    Vietato copiare!



    I Tokio Hotel non mi appartengono, questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e non ci guadagno nulla


    Merry Christmas, pretty ass



    Ogni singolo studente, non appena rimetteva piede a scuola dopo tre mesi di totale ozio, già agognava in modo spasmodico le vacanze di Natale: chi per scartare i regali alla mezzanotte della Vigilia e per passare del tempo con i famigliari, cantando assurde canzoncine e rimpinzandosi di dolci; chi per tornare a crogiolarsi dalla mattina alla sera nel dolce far niente.
    Ma quell’anno per Tom era diverso; aveva contato i giorni che lo separavano da quella festività tanto amata, sbarrando le caselle con i numerini su un calendario che lui stesso aveva fatto, una volta tornato a Berlino, perché avrebbe finalmente rivisto Bill.
    Quei tre mesi, per sua fortuna, erano volati via in un lampo, e il moro sarebbe arrivato giusto quel pomeriggio.
    Si erano salutati con scena una degna di un film romantico, e non si era nemmeno preoccupato del fatto che suo padre, Doris e i suoi amici – nonché tutto il vicinato – li avessero visti mentre si baciavano in mezzo alla strada.
    Andreas gli aveva mandato un messaggio sul cellulare prestatogli da suo padre, vista la brutta fine che aveva fatto il suo, non appena aveva occupato una delle poltroncine del treno; lui gli aveva raccontato com’erano andati più o meno i fatti, e il biondino gli aveva detto che qualcosina l’aveva sospettata, e che si era stupito di scoprire che Bill potesse amare qualcuno, ma gli aveva fatto giurare di non dire niente al moro su quell’ultima parte.
    A suo padre e Doris ci aveva pensato il suo fratellastro; aveva spiegato loro com’erano andate le cose, omettendo alcuni particolari, e che, non essendo comunque uniti da un legame di sangue, non avevano fatto niente di male, in fin dei conti. Doris si era dimostrata entusiasta, poiché a lei Tom piaceva molto, mentre Jörg era stato un po’ perplesso all’inizio, ma dopo una telefonata alla sua ex moglie (che probabilmente lo aveva minacciato, dicendogli che se intralciava la loro relazione se la sarebbe vista con lei) aveva detto che non c’era alcun problema, e che per lui sarebbero, comunque, rimasti entrambi i suoi figli, anche se tra di loro c’era del tenero.
    Lui e Bill si erano sentiti praticamente tutti i giorni, anche più di una volta; avevano trascorso intere ore attaccati al telefono, si erano visti su Skype e le loro dita si erano consumate a furia di mandarsi sms. La mancanza “fisica” era stata compensata da messaggi parecchio spinti e sesso telefonico. La prima volta era stato davvero imbarazzante; non per Bill ovviamente, che si era subito mostrato a suo agio in quella situazione, e aveva una fervida immaginazione.
    Diamine, avrebbe anche potuto lavorare in una di quelle linee erotiche a pagamento, perché quando se ne usciva con frasi del tipo: «Mi piace sentirti mentre ti ecciti con la mia voce», gli faceva schizzare il sangue fuori dal naso, proprio come in un cartone animato.

    Ricontrollò per l’ennesima volta la propria stanza, spostando di un millimetro la radiosveglia, per poi rimetterla nel medesimo posto di prima due secondi dopo.
    Era davvero agitato, Bill sarebbe arrivato a minuti, e lui si era già cambiato due magliette. Continuava ad asciugarsi le mani contro il tessuto dei jeans, mordicchiandosi nervosamente il labbro.
    Il treno era in orario? Avrà trovato un taxi? Si sarà ricordato l’indirizzo? Gli aveva mandato un messaggio un’ora e mezza prima, e poi aveva spento il cellulare.
    E se avesse cambiato idea all’ultimo minuto? Magari Dimitri lo aveva raggiunto alla stazione, avevano fatto pace ed ora si stavano scambiando un bacio passionale sotto il vischio, mentre quell’energumeno toglieva i vestiti a Bill, al suo Bill.
    Usare quell’aggettivo possessivo accanto al nome del moro lo fece arrossire fino alla punta delle treccine.
    Stavano insieme da tre mesi, ma non avevano mai ufficializzato la cosa dicendo frasi del tipo “sei il mio ragazzo” o “ti amo”.
    Il ti amo non era nemmeno pensabile; non che non volesse dirlo a Bill, perché lui sentiva di amarlo veramente tanto. La sua sola voce aveva il potere di riportare il sole in una giornata triste e scura, ma aveva paura della reazione del suo fratellastro. Sapeva che tre mesi erano un periodo relativamente corto per pronunciare una frase di tale spessore, e c’erano persone che, prima di decidersi, facevano trascorrere anche degli anni, ma per quale motivo avrebbe dovuto aspettare? Il sentimento che sentiva era puro e autentico, e magari non avrebbe trascorso tutti i restanti giorni della sua vita accanto a Bill, ma era ciò che il suo cuore gli gridava a gran voce in quel momento, e glielo avrebbe detto alla Vigilia di Natale, ecco! Lo sapeva che era una scena un po’ melensa tipica di un romanzetto rosa, ma chi se ne frega, aveva deciso e ci sarebbe riuscito.
    E il suo stesso cuore gli schizzò dritto in gola quando sentì il campanello suonare. Era arrivato.
    Oddio, oddio, oddio! Saltellò da un piede all’altro, scuotendo le mani come se le avesse volute asciugare con l’aria. Se non si dava una calmata si sarebbe fatto la pipì addosso, e non gli sembrava per niente il caso di accogliere Bill in quel modo.
    «Tomi, vado io!», gli urlò sua madre dal salotto, mentre lui continuava a fare grossi respiri e a buttare fuori l’aria dalla bocca, come una donna in procinto di partorire.
    Si avvicinò alla porta della sua stanza e accostò l’orecchio, origliando deliberatamente.
    Sentì sua madre aprire e poi la sua voce mentre la salutava; perse un battito e avvertì la terra sgretolarsi sotto i suoi piedi. Era lì, in casa sua.
    Simone salutò il nuovo arrivato e si congratulò con lui per la sua incredibile bellezza; il moro la ringraziò, un po’ impacciato.
    «Tomi, è arrivato Bill».
    Tom fece dietrofront e rischiò di cadere a faccia in giù a causa di una delle sue scarpe, mentre si buttava a peso morto sopra il letto e afferrava una rivista, giusto per far credere al suo fratellastro che non stesse saltellando interiormente, come Heidi che correva giù dal monte insieme alle caprette.
    Sua madre e il moro scambiarono altre battute e poi sentì qualcuno bussare alla porta.
    «È aperto», disse, cercando di mantenere la voce ferma.
    Quando vide la maniglia abbassarsi trattenne il fiato, e successivamente la zazzera scura del suo fratellastro fece capolino nella stanza.
    «Ehi», lo salutò.
    Fu il più bell’ehi della sua vita. Bill era talmente meraviglioso e raggiante da avergli mozzato anche il fiato. Lo aveva visto in video giusto la sera prima, ma dal vivo era tutta un’altra cosa.
    Era sempre stato così dannatamente bello?
    «E-ehi», lo salutò a sua volta.
    Simone apparve dietro le spalle del moro, e osservò suo figlio con un cipiglio contrariato.
    «Tomi, potevi anche alzare le chiappe da lì e venire a salutare il nostro ospite».
    «Non preoccuparti Simone», le disse Bill, facendole un sorriso; l’ex signora Kaulitz gli aveva ricordato che se le dava del lei lo avrebbe sbattuto fuori di casa senza pensarci due volte. «So quanto Tom può essere pigro».
    «Vi lascio soli», disse loro in tono allusivo e con un sorrisetto che la diceva lunga. «Avrete molte cose di cui parlare, insomma non vi siete sentiti per un’ora e mezza», scherzò lei, voltandosi poi verso Bill. «È così bello averti qui». Lo strinse in un abbraccio da spaccaossa; in fin dei conti anche lei era felice di vedere il suo futuro genero. Sì, non aveva abbandonato l’idea che quei due, un giorno, si sarebbero sposati; certo non si aspettava di diventare nonna, ma il destino era imprevedibile, quindi mai dire mai.
    Chiuse la porta e lasciò i due ragazzi da soli dentro la stanza.
    Rimasero a guardarsi in silenzio per diversi minuti, fino a quando Bill non decise di rompere il ghiaccio.
    «Lettura interessante?», domandò al moro, piuttosto divertito. «Non credevo sapessi leggere le riviste al contrario; davvero impressionante».
    Tom vide che il giornale che aveva preso in tutta fretta era sottosopra, e arrossì per la gaffe che aveva appena fatto. Lo sistemò sul comodino e si poggiò le mani sulle ginocchia, asciugandole per l’ennesima volta.
    «Allora… hai… hai fatto buon viaggio?», domandò al ragazzo.
    «Ho ascoltato la musica per tutto il tempo», gli rispose quello, facendo spallucce.
    «Capisco», annuì appena, puntando lo sguardo sul proprio lenzuolo.
    Di nuovo silenzio; si sentiva così imbarazzato ad avere Bill lì, a meno di mezzo metro da lui, e non riusciva a capire il perché di quel suo comportamento.
    Non vedeva l’ora di rivederlo, di risentire la sua pelle contro la propria, il suo odore nelle narici, e invece si manteneva a distanza di sicurezza, quasi avesse la peste, quando, invece, avrebbe dovuto saltargli addosso e baciarlo, fino a succhiargli via tutta l’aria che aveva nei polmoni.
    «Sei… sei stanco? Hai… ehm… sete, fame?», gli chiese, tergiversando un po’; si sentiva davvero un idiota. Per quale cavolo di motivo non faceva niente?
    «Sto bene, tranquillo», gli assicurò lui, facendogli un sorriso. «Dove posso sistemare la mia roba?».
    «Oh… ehm, ecco… dormirai… dormirai qui… va… va bene?». Aveva ricominciato a balbettare, segno che era iper nervoso.
    «Perfetto», commentò Bill.
    «De-devo pre-prendere la bra-brandina. L-l-lì ci do-dormirò i-io, tu puo-puoi usare il mio le-letto, così sarai p-più comodo».
    «Non possiamo dormire tutte e due nel letto?», gli domandò il moro, inclinando il capo. «Lo abbiamo già fatto quest’estate; se poi a tua madre dà fastidio, posso capirlo».
    «N-no… no, va… va bene… dor-dormiremo insieme», gli rispose lui, deglutendo a fatica. Perché quell’idea lo agitava tanto da farlo sudare? Lui e Bill avevano già diviso lo stesso letto, e non solo per dormire. Perché cavolo gli era venuta la tachicardia?
    «Mi aiuti con i bagagli?», gli domandò il suo fratellastro.
    «O-ok».
    Si alzò dal letto ma, una volta arrivato alla porta, Bill si fermò all’improvviso, e lui si bloccò dietro le sue spalle, piuttosto confuso.
    «Che… che succede?», gli chiese, quando lo vide voltarsi verso la sua direzione.
    Bill non rispose e mosse un passo in avanti, cingendogli la vita con le braccia. Gli poggiò poi il capo contro il petto, socchiudendo gli occhi.
    «Rallenta i battiti o ti verrà un infarto», lo prese in giro, ridacchiandogli contro la felpa.
    Tutto l’imbarazzo e l’agitazione sembrarono sparire; lo strinse tra le braccia, inspirando il profumo dei suoi capelli. Dio, quanto gli era mancata quella sensazione.
    Questa volta il silenzio che li avvolse era diverso dal precedente; era carico di emozione.
    «Mi è mancato…», sussurrò.
    «Che cosa?», gli domandò Bill, sollevando appena il capo, per poter così scrutare i suoi occhi.
    «Abbracciarti», ammise lui, arrossendo.
    Il ragazzo gli sorrise e gli fece un buffetto sulla guancia. «Ma come siamo diventati romantici, signor Kaulitz», scherzò.
    Tom rimase semplicemente a fissare il suo viso, quello stesso viso con cui aveva riempito il blocco da disegno che si trovava sotto il suo letto. Aveva continuato a riprodurre quei tratti fino a quando il carboncino era diventato polvere, e la matita troppo piccola da poterla tenere tra le dita.
    Non ne era ossessionato, questo no; era solo il suo modo di sentirlo più vicino a sé.
    Gli sfiorò una guancia con la punta delle dita e si piegò in avanti, verso il volto del suo fratellastro.
    «Forza», gli disse Bill, staccandosi da lui e aprendo la porta della stanza. «Non fare lo scansafatiche e aiutami con i bagagli. Ho fatto uno sforzo assurdo per portarli fino a qui. Non avete mai pensato a far costruire un ascensore? Sarebbe piuttosto utile».
    Tom rimase a fissarlo mentre svoltava verso destra, diretto in salotto, doveva aveva lasciato le sue valige.
    La sua fronte si corrucciò appena, e cominciò a torturarsi il labbro inferiore con i denti; perché si era scansato? Eppure lo aveva visto benissimo che si stava avvicinando per baciarlo. Ma forse Bill… non voleva baciare lui.
    «Tom!», lo chiamò a gran voce il suo fratellastro, facendolo tornare con i piedi per terra.
    «Arrivo», gli rispose. Scosse il capo e smise di pensarci; magari si era trattato solo di un caso, non doveva preoccuparsi.
    Dopo aver fatto una veloce merenda uscirono a fare un giro. Portò il moro a vedere i posti che frequentava di solito: la sua scuola, il parco dove correva, il negozio di musica. Gli aveva mostrato alcuni dei suoi murales, e Bill gli aveva fatto i complimenti, perché erano davvero dei capolavori, ed ora capiva perché TK fosse tanto famoso lì.
    Infine, verso sera, raggiunse il locale, dove aveva dato appuntamento ai suoi amici.
    Confessare loro che era innamorato di un ragazzo era stato decisamente difficile; prima di tutto lo aveva detto a Peter, il quale gli aveva dato una pacca sulla spalla, dicendogli che il suo interesse per Bill gli era sembrato fin troppo palese, e il murales che aveva fatto, con la chitarra e gli occhi, era stata la prova definitiva. Gli aveva poi assicurato che per lui poteva anche diventare zoofilo, ma sarebbero comunque rimasti fratelli.
    Superato quello scoglio era poi passato agli altri; delle loro reazioni sì che aveva avuto paura. Li aveva sempre visti come degli omofobi, che sminuivano i gay solo per puro divertimento, e chi gli assicurava che con lui si sarebbero comportati in modo diverso? Ma le cose erano andate meglio di quanto avesse immaginato. Certo lo avevano preso un po’ per il culo, ma la questione si era chiusa lì; sospettava che sotto ci fosse lo zampino di Peter, e lui gliene era stato decisamente grato.
    «Siamo arrivati», comunicò al ragazzo, indicandogli l’insegna.
    «Tom, aspetta». Bill gli afferrò un polso, bloccandolo lì sul marciapiede. «Sei sicuro di volermi presentare i tuoi amici? Ricordo bene che idee avessero sui gay».
    «Sta’ tranquillo», lo rassicurò lui, sorridendogli. «Sanno già tutto e non ti prenderanno in giro. Anzi, scommetto che oggi avrai tre nuove iscrizioni al tuo fan club».
    Il moro ridacchiò appena e arricciò le labbra in un sorrisetto. «E come mai?», gli domandò, fingendosi indifferente.
    «Perché stasera sei bellissimo», gli rispose Tom, facendosi scivolare una ciocca dei suoi capelli tra le dita.
    «Mi piace quanto mi fai i complimenti», gli confessò lui, divertito.
    E avrebbe continuato a farglieli all’infinito; l’avrebbe ricoperto di complimenti fino alla nausea.
    Era fortunato a stare con uno come lui; se si riusciva a scoprire il lato nascosto di Bill si vedeva che persona meravigliosa fosse in realtà, e poi era bello, e incredibilmente sexy, anche più di una ragazza.
    Non appena fossero entrati nel locale, i suoi amici non sarebbero stati di certo i soli ad invidiarlo. Tutti non avrebbero avuto occhi che per Bill, e lui si sarebbe sentito tremendamente orgoglioso di se stesso, perché quello era il suo… qualcosa.
    «E a me piace farteli».
    «Vuoi proprio viziarmi», scherzò il moro, scoppiando a ridere.
    Eccolo, era quello il momento perfetto per baciarlo, con il suono della sua risata nelle orecchie. Gli poggiò una mano sulla guancia, per avvicinarlo al proprio viso ma Bill lo afferrò per un polso e lo trascinò dentro, dicendogli che aveva davvero una gran sete.
    Ok, cominciava a pensarci seriamente; era la seconda volta che evitava un suo bacio, coincidenza anche quella?
    C’era qualcosa che non andava, ma non avrebbe potuto parlarne con Bill, non era né il momento né il luogo adatto.
    «Dove sono i tuoi amici?», gli domandò il moro.
    Gli indicò un tavolo, dove erano seduti quattro ragazzi, e si fece largo tra le altre persone presenti per raggiungerli.
    «Ehi T, ce l’hai fatta a venire», gli disse Peter con un sorriso, spostando poi lo sguardo verso le spalle del suo migliore amico. «Non ci credo, allora sei venuto veramente! Ed io che pensavo che Tom avesse detto una cazzata».
    «Avevi forse qualche dubbio a riguardo?», gli rispose Bill, divertito. «Lo so che ti sono mancato».
    «Ovvio, ho passato tanto di quelle notti insonni a pensarti».
    Tom rimase a guardare il suo migliore amico e il suo forse ragazzo mentre scherzavano e si punzecchiavano, e un pizzico di gelosia si fece risentire, graffiandogli lo stomaco.
    «T, non le fai le presentazioni?», gli disse uno dei suoi amici.
    «Sei un gran maleducato», commentò un altro.
    «Oh sì, scusate». Si riscosse dai suoi pensieri. «Bill loro sono Albert, Joel e Declan», disse al moro, indicando uno ad uno i ragazzi. «Lui invece è Bill».
    «Ciao a tutti», li salutò.
    «È quel Bill?», gli domandò Declan con un sogghigno. «Quello stesso Bill di cui ci hai parlato da quando sei tornato dalle vacanze?».
    «Lo stesso Bill con il quale hai riempito il quaderno di algebra riscrivendo il suo nome tipo un miliardo di volte?», rincarò la dose Joel.
    «Ma no ragazzi, è lo stesso Bill per il quale passava ore a fissare lo schermo del pc nella speranza di vederlo comparire online», disse loro Albert, annuendo convinto.
    Inutile dire che era imbarazzatissimo. «Sì grazie, questa scenetta è stata davvero toccante. Avete finito ora?».
    «A dire il vero no», gli rispose Joel, divertito.
    «Ragazzi, dateci un taglio», disse loro Peter, facendo posto ai due nuovi arrivati. «Volete qualcosa da bere? Questo giro lo offro io».
    «L’ha… l’ha detto sul serio?», chiese stupito Albert, poggiandosi una mano sul cuore.
    «Bill torna quando puoi», lo pregò Declan. «È la prima volta che quel taccagno di Peter offre qualcosa, ed è tutto merito tuo».
    «Devo scrivermi una nota sul cellulare», disse Joel, «e ricordarmi di segnare il giorno sul calendario».
    «Che coglioni», commentò Peter, accigliandosi appena. «Birra per tutti», decise, richiamando l’attenzione del cameriere. Ora che erano diventati maggiorenni non avevano più bisogno di utilizzare documenti falsi per bere.
    «Allora Bill», gli disse Declan, «T ci ha detto che il posto da cui vieni fa davvero schifo, roba molto campagnola insomma».
    «Non può essere di certo paragonata a Berlino», rispose lui, giocherellando con uno dei suoi anelli, «ma ci si diverte anche lì, un modo si trova sempre. E se proprio ci annoiamo e non c’è niente da fare, ci basta andare nella piazza per trovare quanta droga vogliamo, tutta ad un buon prezzo».
    «Verremo a trovarti», gli comunicò Joel, con occhi sognanti.
    «Povero Jo, lui si finisce tutta la paghetta settimanale in un’ora». Sghignazzò Albert, prendendolo in giro.
    «Mica è colpa mia se qui l’erba te la vendono come se fosse oro diciotto carati», ribatté lui.
    A Tom fece piacere vedere che Bill si stava integrando senza problemi all’interno del gruppo; e dire che prima tipi come loro non li avrebbe nemmeno guardati in faccia, mentre ora ci scherzava come se fossero amici di vecchia data.
    Passarono una bella serata, per lo meno loro. Lui aveva trascorso il tempo a studiare di sottecchi il profilo del moro e a sorseggiare lentamente la sua birra, tanto da averla fatta diventare calda.
    Non lo aveva degnato di un solo sguardo, e a malapena gli aveva rivolto la parola. Inutile dire che aveva partorito così tante seghe mentali in quelle due ore da perdere anche il conto.
    Bill voleva già rompere con lui? Aveva forse fatto qualcosa di sbagliato? Lo aveva infastidito? Eppure gli sembrava di essersi comportato come sempre… Eccolo il problema, la routine; Bill si era stancato di fare sempre le stesse cose, anzi si era stancato di stare con lui.
    Allora perché era andato a trovarlo? Per dirglielo in faccia? Solo perché il biglietto del treno non era rimborsabile?
    Percorsero la strada di ritorno in silenzio, per lo meno lui stava zitto, mentre Bill gli parlava di questo o di quello; si limitava semplicemente ad annuire di tanto in tanto, per fargli credere che lo stesse ascoltando, ma in realtà la sua testa era piena di pensieri catastrofici.
    Non era molto carino lasciarlo prima di Natale; aveva sempre creduto che certe cose succedessero solo nei film. Diamine allora lo era davvero uno sfigato.
    Aprì il portone della palazzina e salirono le scale. La luce era di nuovo saltata, cosa che succedeva un giorno sì e l’altro pure. Dovettero fare affidamento a quella che proveniva dai lampioni in strada, per non fare un bel capitombolo.
    «Sono davvero stanco», commentò Bill con un sonoro sbadiglio, quando raggiunsero il pianerottolo. «Non vedo l’ora di mettermi a letto; non ho mai camminato così tanto in vita mia».
    Tom giocherellò nervosamente con le chiavi, fermo dietro le sue spalle. Se stava per essere mollato, voleva almeno una spiegazione plausibile.
    «Bill», lo chiamò piano, attirando l’attenzione del suo fratellastro.
    «Che c’è?», gli domandò lui, voltandosi verso la sua direzione. «Non trovi le chiavi? Posso farti luce con il cellulare se vuoi».
    «No, no… io credo che dovremmo parlare».
    Che cos’era quel tono serio? «Ok, di cosa dovremmo parlare esattamente?».
    Faceva il finto tonto adesso? Pensava forse che non se ne sarebbe accorto? Non era mica così scemo.
    «Se devi dirmelo fallo adesso», mugugnò, abbassando il capo. «In modo diretto, come se stessi strappando un cerotto».
    «Tom, seriamente, non ti seguo», gli fece presente il moro, inarcando un sopracciglio.
    «Vuoi lasciarmi».
    «Come?», gli domandò Bill, fissandolo a bocca aperta.
    «Pensavi che non me ne sarei accorto? Non hai fatto che lanciarmi segnali per tutto il pomeriggio».
    «Ti sei forse fumato qualcosa?».
    «Smettila di trattarmi come uno scemo», borbottò lui, poggiando la schiena contro la parete. «Al bar non mi hai degnato di un solo sguardo, e per due volte ti sei allontanato quando ho cercato di baciarti».
    «E da questo hai tratto la conclusione che io volessi mollarti?», gli chiese il moro, incrociando le braccia al petto.
    «Esattamente», asserì lui. «Fallo e basta, sono abbastanza forte da poter sopportare». No, non era forte, quella era solo una bugia. Sarebbe scappato in bagno a piangere come un bambino.
    «Dovrei tirarti un pugno dritto in faccia». Sbuffò spazientito il ragazzo. «Al pub stavo cercando di fare una bella impressione ai tuoi amici, visti i loro precedenti pregiudizi sui gay».
    «E per i baci allora?», continuò lui, cocciuto.
    «Magari stavo aspettando il momento giusto, che ne dici?».
    Tom aprì bocca per rispondere, ma la richiuse subito dopo. A quell’opzione non aveva proprio pensato, era subito giunto a conclusioni affrettate.
    «Sei proprio un cretino», lo ribeccò il ragazzo.
    «Scu-scusa», mormorò imbarazzato, puntando lo sguardo sulle proprie scarpe da ginnastica. «Ma ci siamo rivisti oggi dopo tre mesi, e tu mi sei sembrato così strano. Avevo paura che ti fossi stancato di me e stessi aspettando il momento giusto per dirmelo».
    Bill scosse il capo e gli si avvicinò, cingendogli il collo con le proprie braccia. «Mi piaci anche perché sei così tonto».
    «Non sono tonto», borbottò Tom, imbronciandosi come un bambino.
    Il moro sorrise divertito e premette le labbra contro le sue, lievemente. «Lo sei», gli sussurrò.
    «Sono qualsiasi cosa tu voglia», gli disse, come se fosse sotto ipnosi.
    Staccò le mani dai propri fianchi e le poggiò su quelli più magri di Bill, stringendoli appena, quasi avesse paura che il suo fratellastro potesse cambiare idea e scappare all’improvviso.
    Bill rimase a fissarlo per un lungo minuto, prima di socchiudere le palpebre, nell’istante stesso in cui riappoggiò le labbra contro quelle di Tom.
    Le dischiuse appena, assaggiando quelle del suo fratellastro, e in quel momento fu come se quei tre mesi non fossero mai trascorsi; era tutto come prima, esattamente come quell’estate, esattamente come l’ultimo bacio che si erano scambiati prima di separarsi.
    Tom credeva di essere il solo ad aver sofferto per quella lontananza, ma ciò che non sapeva era che a lui era mancato veramente tanto, più di quanto avesse immaginato.
    Dopo il suo arrivo, e grazie a lui, era diventata una persona diversa.
    Aveva definitivamente detto addio al vecchio Bill e alla vecchia vita; si era liberato della sua compagnia di amici, e soprattutto aveva allontanato definitivamente Dimitri.
    Ovviamente non l’avevano presa bene, e con quel suo gesto si era giocato il posto sul gradino più alto, tornando alla mediocrità dalla quale Dimitri lo aveva raccolto durante il primo anno di liceo. Non lo avevano schernito o umiliato, come invece era successo in passato, semplicemente lo ignoravano, come se fosse stato invisibile. Nemmeno con gli altri compagni di scuola andava bene; nessuno osava avvicinarsi a lui o rivolgergli la parola, nonostante sapessero bene che non frequentava più quel giro, ma avevano ancora paura di ciò che Bill Kaulitz rappresentava, e poi per anni li aveva derisi, uno ad uno, dunque era più che logico che non volessero, comunque, avere niente a che fare con lui. Queste erano le conseguenze del suo comportamento, era ciò che si meritava per come si era comportato fino ad allora.
    Ma non gli interessava, aveva Andreas e Niki, con i quali aveva instaurato un bel rapporto, e aveva Tom, bastava anche così.
    Sentì le labbra del suo fratellastro dischiudersi piano, quasi con timidezza, come se quello fosse stato il loro primo bacio.
    Lo avvertì fremere leggermente quando gli sfiorò la lingua con la propria, e quel gesto gli fece venir voglia di stringerlo maggiormente a sé, nonostante fosse chiaramente impossibile, poiché non era rimasto un solo centimetro di spazio a dividerli.
    Ma fu Tom a provarci comunque; gli avvolse la vita con le proprie braccia e lo fece avvicinare ancora, tanto che Bill quasi gli cadde addosso. Per un attimo temette anche di potergli fare male, ma non sciolse comunque la sua presa ferrea, aveva aspettato tre mesi per poter risentire quelle sensazioni, per poter riviverle sulla propria pelle, ed ora voleva goderne il più possibile.
    Bill era lì; poteva sentire il tessuto del suo giubbotto di pelle sotto i polpastrelli, i suoi capelli solleticargli il collo, il suo profumo invadergli i polmoni, e il suo sapore appagargli i sensi, tanto da farlo sentire in paradiso.
    Durante quelle ultime settimane aveva provato ad immaginarsi come sarebbe stato, ricreando quella scena dentro la propria testa, aggiungendo, di volta in volta, qualche nuovo dettaglio. Il solo pensarci gli aveva fatto venire i crampi allo stomaco, ma viverlo era notevolmente diverso. Niente di ciò che aveva immaginato era, anche solo lontanamente, così bello e perfetto.
    Quando sentì Bill allontanarsi, protrasse automaticamente le proprie labbra in avanti, alla ricerca di quelle del suo fratellastro, il quale ridacchiò divertito.
    «Tom, capisco che ti sono mancato, ma devi anche lasciarmi il tempo di riprendere fiato».
    «Oh già, scusami», mormorò il ragazzo, arrossendo per l’imbarazzo.
    Bill, vedendolo, gli sorrise, accarezzandogli una guancia bollente con la punta delle dita.
    «Mi sei mancato anche tu», gli confessò, abbassando appena il tono della voce, quasi avesse paura che qualcuno potesse sentirlo.
    I battiti del cuore del moro accelerarono di colpo. Bill gli aveva appena detto che gli era mancato… erano bastate quelle poche parole per farlo sciogliere come neve al sole.
    Le labbra gli si incurvarono automaticamente verso l’alto, quasi spinte da una forza invisibile, e il suo viso venne illuminato da un sorriso mozzafiato.
    «Chi è il romanticone adesso?», lo prese scherzosamente in giro.
    «Scemo», lo apostrofò Bill, dandogli un colpetto sul braccio, ma nemmeno lui era riuscito a trattenere un sorriso, contagiato da quello di Tom.
    Lasciò che il ragazzo gli riempisse il viso di piccoli baci e rise di cuore.
    Era tutto talmente bello da sembrargli quasi fittizio. Se la meritava davvero tutta quella gioia? Si meritava un ragazzo come Tom al suo fianco? Non era mai stato uno stinco di santo, ma quella doveva essere la cosiddetta seconda chance, e qualcuno aveva deciso di fargli un dono d’inestimabile valore.
    Tracciò la linea della sua mascella con un dito e gli baciò dolcemente le labbra. Sentì quelle del moro premere appena contro le sue, ma non andò oltre; non voleva mandare in frantumi quel momento.
    «Che ne dici di andare a dormire?», gli domandò, sentendo gli occhi pizzicargli appena. «Sono ancora un po’ frastornato dal viaggio».
    Tom annuì e infilò le chiavi nella toppa della serratura, facendola scattare.
    Raggiunsero la camera del moro in silenzio, in modo da non svegliare Simone, la quale probabilmente già dormiva.
    Si spogliarono, facendosi qualche dispetto, e s’infilarono poi sotto le coperte.
    La stanza fu avvolta dal buio ma Tom riuscì a sentire la testa di Bill poggiarsi sopra il suo petto, ed un suo braccio avvolgergli la vita.
    Cominciò ad accarezzargli piano il capo, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli, ed ogni volta che lo faceva, sentiva il loro profumo raggiungergli il naso.
    A poco a poco il respiro del moro si fece più lento e pesante, segno che si era già lasciato catturare dalle avvolgenti braccia di Morfeo.
    Tom sorrise teneramente e gli depositò un bacio tra i capelli, socchiudendo a sua volta le palpebre.

    La mattina della Vigilia fu svegliato dallo squillo del suo cellulare; per quale dannata ragione si era dimenticato di spegnerlo?
    Si agitò appena sotto le coperte, e si stupì di non sentire il corpo di Bill accanto al suo. Per un attimo credette di aver solo sognato, ma successivamente vide le sue valige accanto al proprio armadio e si tranquillizzò.
    Cercò il telefono sopra il comodino e, dopo aver premuto il tasto con la cornetta verde, se lo poggiò pigramente sopra all’orecchio.
    «Chi è che rompe?», mugugnò con la voce ancora impastata dal sonno.
    «Buongiorno anche a te, bell’addormentato», lo prese in giro Peter, all’altro capo del telefono.
    «Pete per quale assurda ragione devi svegliarmi all’alba?», si lagnò il ragazzo, arricciando il naso.
    «T, veramente è l’una, quello che non dovrebbe più essere a letto sei tu», ci tenne a precisare lui.
    «Mi hai chiamato per farmi la paternale?».
    Il suo migliore amico ignorò del tutto la domanda che gli aveva posto. «Seratina bollente, eh?», gli chiese piuttosto divertito. «Hai fatto talmente tanta ginnastica da non riuscire ad alzarti dal letto? Porcellino! Mi rendi così orgoglioso che mi viene quasi da piangere».
    «Ma di che stai blaterando?», sbottò, ancora un po’ rincretinito dal sonno. «Non ho fatto niente ieri».
    «Come, niente zum zum?».
    «No», gli rispose, mettendosi a sedere. Si stropicciò gli occhi pesanti, sbadigliando subito dopo.
    «Dici davvero? Vi siete rivisti dopo tre mesi e avete dormito come due angioletti?», gli domandò Peter, sbigottito. «Voi due, tu e Bill, vi siete tenuti le mutande addosso? Proprio voi due che avete fatto sesso anche quando sono venuto a trovarti? Mi stai prendendo in giro, ammettilo».
    «Sono serissimo Pete», gli assicurò lui. «Ma va bene anche così».
    «Pronto? Criceto di Tom sei ancora vivo? Batti un colpo per favore».
    «Non fare l’idiota», borbottò il moro. «Non m’interessa il sesso in questo momento, mi basta stargli accanto, tutto il resto è irrilevante».
    «Cazzo amico, sei proprio cotto», esclamò Peter, divertito.
    «Decisamente», gli confermò lui, senza vergognarsene.
    «E lo hai già detto a Bill?».
    «No, pensavo di farlo questa sera», gli disse, giocherellando con un lembo della sua coperta. «Se ci riesco».
    «Allora in bocca al lupo T, sappi che faccio il tifo per te».
    Tom sorrise. «Grazie Pete. Adesso è meglio che vada in cucina, sento degli strani rumori».
    «Fammi sapere come va a finire, è un ordine».
    Il ragazzo rise e chiuse la conversazione. Si alzò dal letto e uscì poi dalla propria camera.
    Quando si avvicinò alla cucina, vide sua madre e Bill ai fornelli intenti a chiacchierare. Vedere quella scena lo fece sentire un po’ strano, ma in senso positivo.
    Si poggiò allo stipite della porta e rimase a fissarli.
    «Che sta succedendo?», chiese, facendoli voltare entrambi.
    «Tomi», lo salutò sua madre, sorridendogli.
    «Buongiorno», gli disse Bill, sventolando un mestolo.
    «State cucinando?».
    «Prepariamo il pranzo e facevamo quattro chiacchiere», gli spiegò sua madre con uno strano sorrisino. «Allora Tomi… cos’è questa storia del bel culetto?».
    La faccia e il collo del moro assunsero un colore rosso fosforescente. Non poteva crederci, gliel’aveva raccontato! Il suo incubo si stava per avverare… quei due che intonavano la canzone di Tomi bel culetto quasi fosse un canto natalizio. Faceva ancora in tempo a prendere il primo volo per il Polo Nord?
    «Mamma!», si mise a sbraitare.
    «Suvvia Tomi, non te ne vergognare», minimizzò lei, avvicinandosi al ragazzo per dargli una leggera pacca sulla spalla. «Bill ha buon occhio, e poi è vero, ti ho fatto proprio un sederino adorabile».
    «Posso andare a suicidarmi?», borbottò, mentre dalle sue guance sembrò levarsi una coltre di fumo.
    «Non alla Vigilia caro, mi scoccerebbe restituire il tuo regalo», gli rispose Simone, tornando ai fornelli.
    Bill ridacchiò divertito quando vide il fratellastro lanciargli un’occhiataccia.
    «Ragazzi è un problema per voi cenare da soli questa sera? Mi hanno invitato ad una festa e mi piacerebbe molto andarci».
    «Non preoccuparti, va’ pure e non bere».
    «Oh Tomi, non ho mica cinque anni», si lagnò la donna, facendogli una piccola smorfia.
    «Ma lo sai bene che tendi a diventare un po’ troppo euforica quando alzi il gomito», le ricordò suo figlio.
    «Chi è la mamma tra noi due?».
    Bill li osservò divertito; Tom era davvero fortunato ad avere un rapporto tanto bello e aperto con sua madre. Lui con Doris ci stava ancora lavorando, ma aveva fatto molti passi avanti.
    Simone passò il pranzo a raccontare alcuni aneddoti riguardanti un Tom bambino, facendolo vergognare profondamente. Certe cose aveva cercato di buttarle nel dimenticatoio, ma sua madre si divertiva a tirarle fuori nei momenti meno opportuni.
    Durante il pomeriggio, il moro insegnò al suo fratellastro a giocare a Tekken, prendendo addirittura una sonora batosta dal ragazzo. Ovviamente Bill si divertì a rigirare il coltello nella piaga, proclamandosi campione indiscusso di quel gioco di cui non ricordava nemmeno il nome.
    Verso sera, dopo che Simone ebbe messo la loro cena in forno, li salutò, e i due cominciarono a prepararsi, ognuno in stanze diverse.
    Tom frugò dentro il suo armadio e ne tirò fuori un maglione con un motivo a trecce color marrone; lo indossava sempre durante le feste natalizie, ma forse gli era diventato un po’ troppo stretto, nonostante fosse ancora così lungo che le maniche gli coprivano metà delle mani. Scelse poi un paio di jeans grigio chiaro, le scarpe da ginnastica nere ed una fascia scura che legò dietro la nuca.
    Bill stava finendo di truccarsi; per quella sera aveva deciso di indossare una maglia a collo alto color argento, che ricordava molto la lana d’acciaio, un paio di pantaloni neri aderenti, infilati dentro a dei lucidi stivali neri, lunghi fin sotto le ginocchia.
    Sentì Tom bussare alla porta del bagno, dentro il quale era ormai chiuso da circa due ore.
    «Ho quasi finito», gli comunicò, mentre dava un’ultima occhiata al proprio riflesso. Beh non voleva fare il finto modesto, ma era proprio un gran bel gnocco quella sera.
    Rimise tutti i trucchi dentro il suo beauty case e uscì.
    Trovandosi uno di fronte all’altro, rimasero entrambi a fissarsi per diversi minuti senza dire una parola.
    «Cavolo…», mormorarono all’unisono.
    «Accidenti, sei sempre stato tanto», Bill allargò appena le braccia, «muscoloso?».
    «A dire il vero è il maglione», gli spiegò lui, passandosi una mano dietro il collo con aria imbarazzata.
    «Mi auguro che tu lo tenga indosso per il resto dei tuoi giorni, almeno in mia presenza».
    Tom arrossì a quel commento. «Anche tu stai bene… decisamente bene», gli disse, squadrandolo dalla testa ai piedi. Come accidenti faceva a diventare sempre più bello? Aveva forse fatto qualche patto con il Diavolo?
    Bill gli sorrise raggiante e fece un giro su se stesso.
    «Ceniamo? Ho una fame da lupi».
    Il moro lo scortò verso il salotto, dove aveva portato il tavolo della cucina, imbandendolo con tutto ciò che aveva trovato di vagamente natalizio.
    Lo aveva coperto con una tovaglia rossa, aveva tirato fuori l’unico servizio di porcellana che possedevano in casa, ma che sua madre si rifiutava di utilizzare perché glielo aveva regalato una sua zia, con la quale non aveva un buon rapporto; aveva poi raccattato una composizione di fiori, sistemandogli accanto due candele bianche, che aveva poi acceso.
    Bill rimase a fissare la tavola a bocca aperta; certo era molto semplice, ma altrettanto bella.
    «Hai fatto tutto questo da solo?», gli domandò e lo vide annuire. «Mi piace».
    «Davvero? Certo non è un granché e non avevo niente di meglio con cui addobbarla…».
    «È perfetta», lo interruppe Bill, facendogli un sorriso.
    Tom lo fece accomodare e portò a tavola le lasagne che sua madre aveva preparato quel pomeriggio.
    Trascorsero una cena tranquilla e molto piacevole; il moro arrossì quando il suo fratellastro allungò la propria forchetta verso di lui, affinché mangiasse un pezzetto della sua porzione.
    Dopo aver finito, si sedettero sul divano e, non badando al fatto che mancasse ancora un bel po’ alla mezzanotte, decisero comunque di scambiarsi i regali.
    Tom fu quello che ne ricevette di più: dai suoi genitori, da Doris, da Andreas e Niki; mancava solo quello di Bill, ma il moro sembrava averlo scordato in camera o da qualche altra parte.
    Il suo gli era piaciuto molto; era un semplice bracciale fatto in maglie d’argento. Non si era potuto permettere altro, ma il sorriso del suo fratellastro gli sembrò sincero.
    Accesero la televisione e guardarono uno di quei film che davano sempre a Natale, fino a quando Bill non accusò un forte mal di testa e se ne andò a dormire.
    Tom parve un po’ deluso, perché avrebbe voluto passare più tempo in sua compagnia, ma se stava tanto male non voleva disturbarlo. Sparecchiò la tavola, lavò i piatti e buttò via le carte dei regali.
    «Tom!», sentì Bill urlare all’improvviso.
    «Che c’è?», gli rispose lui.
    «Potresti portarmi un bicchiere d’acqua, per favore?».
    «Arrivo».
    Rientrò in cucina e prese un bicchiere dallo scolapiatti, riempiendolo poi d’acqua. Percorse il breve tratto di corridoio che conduceva alla zona notte e aprì la porta.
    Mezzo secondo dopo il bicchiere gli scivolò dalle dita, infrangendosi al suolo, mentre i suoi occhi si sgranarono.
    Scrutò dall’alto in basso la figura di Bill, in ginocchio sopra il suo letto, completamente nudo, fatta eccezione per un grosso nastro rosso che gli fasciava la vita.
    Bill arricciò le labbra in un sorrisetto malizioso vedendolo in quello stato di semi catalessi.
    «Non vuoi scartare il tuo regalo?», gli domandò divertito.
    «Sei… sei tu il mio regalo?», gli domandò il moro.
    «Volevi qualcosa di più?».
    Tom si affrettò a scuotere il capo con vigore. Non esisteva al mondo qualcosa di più.
    Scavalcò il bicchiere che aveva rotto e si avvicinò al letto, trovandosi poi di fronte al proprio fratellastro. Il modo in cui lo stava fissando lo fece tremare nel profondo.
    Afferrò una parte del grosso fiocco e lo strinse tra le dita, deglutendo con una certa fatica.
    Rivedere il candore della sua pelle nuda e il piercing che gli ornava il capezzolo sinistro, lo fece eccitare.
    «Andiamo Tom», lo incoraggiò lui. «Non indugiare».
    Si leccò le labbra secche e tirò piano il nastro, il quale sfregò contro le gambe del moro, cadendo poi alle sue ginocchia.
    «Babbo Natale ti ha portato ciò che desideravi?», gli domandò, con una punta di malizia nella voce.
    «È stato fin troppo buono quest’anno».
    Bill ridacchiò divertito e gli afferrò il bordo del maglione, tirandolo verso l’alto; ci pensò poi Tom a sfilarselo del tutto.
    Avvertì le labbra del moro posarsi sulla sua pelle, che ricoprì di leggeri baci, i quali gli provocarono una scossa lungo la spina dorsale e non solo; fu come se un fulmine lo avesse colpito direttamente al cervello.
    Lo sentì armeggiare con la sua cintura, che sfilò dai passanti dei jeans. Gli calò poi la zip, liberandolo anche da quell’unico bottone che teneva ancora su i suoi pantaloni. Avvertì mentre gli cadevano fino alle caviglie, e si apprestò a levarli, cercando di non cadere a terra; una figuraccia del genere la voleva evitare in quel momento.
    Le dita di Bill ripercorsero la linea dei suoi addominali, che in quei tre mesi, grazie alla corsa e agli esercizi che aveva fatto al parco, si erano definiti maggiormente.
    Non riuscì ad impedire al proprio corpo di fremere sotto quel tocco delicato, e vide le labbra del moro stendersi in un sorriso.
    Quelle splendide mani diafane continuarono a vagare lentamente sul suo ventre glabro, soffermandosi poi sull’elastico dei boxer.
    Il respiro gli si azzerò quando una delle dita s’insinuò dentro l’indumento; credette, ad un certo punto, di stramazzare al suolo colto da un infarto, perché il suo cuore batteva con una tale velocità da sentirlo anche nelle dita dei piedi.
    Bill parve accorgersi dello stato di profonda agitazione in cui era ricaduto, perché gli avvolse le braccia attorno alla vita e gli poggiò il capo contro la pancia, socchiudendo poi gli occhi.
    Ascoltava con attenzione quei battiti accelerati quasi fossero una meravigliosa armonia. Anche di quello aveva sentito la mancanza; il cuore di Tom che galoppava impazzito grazie a lui. Era forse il suono più bello che avesse mai udito in tutta la sua vita.
    «Va tutto bene», gli sussurrò con dolcezza, mentre gli accarezzava lentamente la schiena.
    Tom parve rilassarsi un po’ di più; gli baciò quell’invitante striscia di pelle sotto l’ombelico, afferrando con entrambe le mani il bordo dei suoi boxer, che fece calare lungo i fianchi magri del suo fratellastro, lasciandoli poi cadere sul pavimento.
    Il moro gemette sommessamente quando, finalmente, la sua erezione fu liberata da quella gabbia di cotone.
    Non era di certo la prima volta che si ritrovava nudo di fronte a Bill, ma questo non gli impedì comunque di imbarazzarsi; e se non era abbastanza chiaro, ci pensarono le sue guance color porpora a sottolineare la cosa.
    Bill sollevò lo sguardo verso il suo viso, ma non fece alcuna battutina sarcastica; in verità trovava adorabile quel suo, fin troppo evidente, imbarazzo. Era anche quell’aspetto di Tom a piacergli tanto; era stato con molti ragazzi prima di lui, e nessuno di loro si era mai fatto alcun tipo di problema a ficcarglielo in bocca, mentre Tom se ne stava lì, con le guance arrossate e lo sguardo sfuggente, a torturarsi il labbro inferiore con i denti, benché avessero già fatto quelle cose, eppure sembrava la prima volta.
    Decise di muoversi con cautela, in modo da farlo trovare il più possibile a suo agio.
    Afferrò il suo membro tra le dita, mentre con l’altra mano continuava ad accarezzargli il fianco, quasi volesse rassicurarlo.
    Tom sentì ogni singolo muscolo del proprio corpo tendersi fino allo spasmo quando Bill cominciò a muoversi. Avvertiva il contatto delle sue dita sulla propria pelle accaldata in modo amplificato; sembrava che i suoi sensi si fossero risvegliati da un lungo sonno e, quel letargo, aveva permesso loro di fortificarsi.
    Bill rimase ad ascoltare i bassi gemiti che sfuggivano dalle labbra dischiuse del suo fratellastro, i quali, via via, si facevano sempre più alti, a mano a mano che il ritmo dei suoi movimenti si faceva più intenso.
    A lui bastò sentire quei versi per avvertire un profondo scossone al basso ventre. Lasciò scivolare una mano tra le proprie cosce e cominciò ad accarezzarsi lentamente, mentre spingeva il membro di Tom tra le proprie labbra.
    Fece roteare la lingua attorno alla punta rossa e già bagnata, stuzzicandola con la pallina del piercing.
    Tom insinuò le dita tra i suoi capelli, ma non spinse il suo capo in avanti; si limitò ad accarezzarlo, e quel gesto gli provocò la pelle d’oca.
    Continuò a stuzzicarlo ancora un po’ con la lingua, poiché sapeva piacergli, e riprese poi a muoversi, aiutandosi anche con la mano libera.
    Leccò e succhiò con forza la sua erezione, tanto da portare Tom quasi al suo limite.
    Lo sentì spingere in avanti il bacino un paio di volte in modo involontario, ma senza brutalità, come invece avevano sempre fatto tutti quegli altri, che a lui non ci avevano mai pensato; assecondò le sue mosse e, dopo aver rilassato maggiormente la gola ed essersi aggrappato ai suoi fianchi, lo prese per tutta la sua lunghezza, arrivando a sfiorargli il ventre con la punta del naso.
    «Bill!», ansimò il moro, prima che la sua voce fosse spezzata da un gemito particolarmente alto.
    Continuò a spingersi fino alla base del suo membro fin quando poté, ma anche il suo corpo aveva certi limiti ed era sempre meglio non strafare.
    Lasciò scorrere lentamente la lingua sulla grossa vena in rilievo, sentendo quanto i battiti del cuore di Tom fossero accelerati, ma il moro venne all’improvviso, sporcandogli il viso.
    Afferrò un lembo della coperta per ripulirsi, mentre Tom, mortificato e ancora più rosso per la vergogna, continuava a ripetergli che gli dispiaceva da morire.
    «Tom, è tutto ok», gli assicurò lui, sperando di farlo calmare. «Non è successo niente di grave, veramente».
    «Ma io… io non…», mugugnò lui, abbassando lo sguardo.
    Il ragazzo scosse il capo e lo tirò per un braccio, facendoselo quasi finire addosso. Gli afferrò poi il viso tra le mani e gli baciò le labbra con dolcezza.
    «Ti ho detto che non è successo niente, non devi affatto preoccuparti e chiedermi scusa».
    Quale altro ragazzo si sarebbe mai scusato per una cosa del genere? Dio, era talmente tenero da fargli sciogliere il cuore.
    «Sicuro, sicuro, sicuro?», gli domandò quello, arricciando le labbra in un piccolo broncio.
    «Sicurissimo», rispose lui, dandogli un secondo bacio, un po’ più lungo del precedente.
    Tom gli avvolse la vita con le braccia e lo fece adagiare sul materasso, sistemandosi poi sopra di lui.
    Gli accarezzò piano una guancia, beandosi dello splendore di quel viso che sembrava fatto di porcellana finissima.
    Bill era suo, solo suo, e ancora stentava a credere che fosse possibile. Delle volte aveva pensato che prima o poi si sarebbe risvegliato, capendo che, fino a quel momento, aveva semplicemente vissuto un lungo sonno.
    «Sei così bello», gli sussurrò, mentre gli sfiorava la fronte con le labbra. Vide le guance di Bill tingersi deliziosamente di rosso, e per lui quello era un motivo d’orgoglio, perché sapeva che il suo fratellastro, abituato com’era a ricevere complimenti da chiunque, non sarebbe mai arrossito sentendosi dire quanto fosse bello, mentre con lui l’aveva fatto.
    Continuò a baciargli delicatamente il viso, soffermandosi su ogni singolo centimetro. Lo sentì ridacchiare appena e allacciargli le braccia dietro il collo.
    «Aspetta un secondo», disse al moro, prima che potesse andare avanti. Scivolò dalla sua presa e si alzò dal letto, inginocchiandosi poi davanti ad una delle proprie valige. Frugò al suo interno, estraendone poi un tubetto di lubrificante ancora intatto. Quell’estate lo avevano usato ben poche volte, ma in fin dei conti non aveva avuto alcun rapporto per tre mesi, e di certo il sesso telefonico non contava.
    Tornò poi da Tom, il quale coprì entrambi con il piumino.
    Gli baciò il mento mentre svitava il tappo e spremeva un po’ di quella lozione sulla propria mano.
    «È fredda», si lamentò Tom, e lui sorrise divertito.
    «Non fare il bambino capriccioso», lo ribeccò scherzosamente, poggiando il tubetto sopra il comodino.
    «Hai bisogno che ti prepari?», gli domandò il moro, sempre attendo a quelle cose. Sarebbe morto piuttosto che fargli del male.
    Bill scosse appena il capo. «Non preoccuparti, solo… fa’ piano».
    «Te lo prometto», gli sussurrò contro le labbra. Gli sollevò leggermente il bacino, in modo da facilitarsi le cose, e si spinse lentamente contro la sua apertura. Nonostante il lubrificante, doveva comunque provare dolore, o per lo meno fastidio, perché gli vide strizzare con forza gli occhi, così si fermò. «Tutto bene?», gli domandò preoccupato.
    «Continua, tranquillo», gli rispose il ragazzo, abbozzando un sorriso.
    Cercò di essere il più delicato possibile, evitando movimenti bruschi, fino a quando fu completamente dentro di lui. Si bloccò comunque per un paio di minuti, in modo da farlo riabituare alla sua presenza.
    Sentì i muscoli di Bill stringersi attorno al proprio membro, e capì che, finalmente, erano tornati ad essere una sola cosa; avevano ricreato quell’unione perfetta fra i loro corpi.
    Il moro gli sussurrò a fior di labbra che poteva cominciare a muoversi, e lui obbedì; si spinse con cautela contro il suo fratellastro, e ad ogni affondo il suo cuore diventava sempre più leggero. Era come se qualcuno gli avesse iniettato una dose extra di endorfina, perché si sentiva talmente felice da volerlo urlare al mondo intero.
    Non smise per un solo secondo di baciare le labbra di Bill, il quale rispondeva con la medesima passione.
    Il volume dei loro gemiti crebbe e le loro dita s’intrecciarono e si strinsero sopra la federa bianca, cosparsa dai morbidi capelli corvini del ragazzo.
    Stava bruciando d’amore per quella creatura perfetta che si muoveva sotto di lui, assecondando le sue spinte, e voleva che Bill lo sapesse, perché non poteva più tenerselo dentro.
    S’invocarono a vicenda e gemettero, mentre i loro corpi scivolavano, accaldati e sudati, uno sopra l’altro, riempiendo l’aria del profumo della loro pelle, creando una fragranza inebriante.
    Erano ubriachi l’uno dell’altro, ma non riuscivano a smettere, ne volevano ancora, sempre di più. Era come se la loro stessa essenza li avesse drogati, creando un’insaziabile dipendenza.
    Si guardarono negli occhi, mentre i loro toraci si scontravano; si baciarono a lungo, ignorando la necessaria assunzione di ossigeno che i polmoni richiedevano, ma ogni istante in cui le loro labbra restavano distanti era una vera tortura, un dolore straziante ed insopportabile.
    Ed infine si strinsero con forza l’uno tra le braccia dell’altro quando, insieme, raggiunsero l’orgasmo, che li travolse come la stessa potenza di un uragano.
    Tom si lasciò andare contro il proprio fratellastro, ormai stremato.
    Respirò con la bocca, e cercò di riprendere il proprio controllo, perché c’era ancora qualcosa che doveva fare.
    Lasciò che Bill gli accarezzasse pigramente la spalla, mentre si faceva coraggio da solo. Era un grosso passo, ma lui voleva ugualmente rischiare.
    «Bill», lo chiamò, attirando l’attenzione del moro.
    «Che c’è?», gli rispose quello, ancora col fiatone.
    Fece perno sul proprio gomito e si sollevò appena, in modo da poter guardare il ragazzo dritto negli occhi.
    «C’è una cosa che volevo dirti».
    Bill capì che si trattava di qualcosa di veramente serio, e il suo sguardo si fece curioso. Cosa mai avrebbe dovuto dirgli Tom? Sentì una strana sensazione che lo colpì dritto alla bocca dello stomaco.
    «Quando ci siamo conosciuti le cose tra di noi non andava decisamente bene, ma poi è cambiato tutto ed è stato un crescendo. In questi tre mesi non ho fatto altro che riflettere sul nostro rapporto, ogni singolo istante della giornata. Non vedevo l’ora che arrivasse la sera per poterti sentire o vedere, e nei giorni in cui non potevi chiamarmi stavo davvero male, perché la tua voce mi mandava da morire». Bill gli sorrise e gli accarezzò una guancia; lui gli afferrò la mano e gli baciò con dolcezza il palmo. «In tutta la mia vita non mi era mai capitato di sentirmi in questo modo per qualcuno; sono sensazioni talmente nuove per me… ma alla fine ho capito quale fosse la causa scatenante». Fece un profondo respiro; lo stava per fare veramente. «So che può sembrare troppo presto, perché ci frequentiamo da pochi mesi ma… beh, è semplicemente successo, e queste cose non si possono prevedere. Volevo dirti che… Bill ho capito che a te ci tengo veramente tanto, forse più di quanto tu immagini». Lo guardò dritto negli occhi; quegli occhi così belli e ammalianti, quegli stessi occhi che avevano rubato il suo cuore, facendone il loro prigioniero. «Credo proprio di essermi innamorato di te», gli confessò, mentre la voce gli s’incrinava appena. «Ti amo».
    Lo sentì trattenere il fiato, e improvvisamente il suo sguardo divenne sfuggente.
    «Oh…», mormorò appena.
    Quella non era decisamente la reazione che aveva sperato di ottenere. Aveva forse sbagliato a confessargli i suoi sentimenti? Bill non era ancora pronto ad amare? Tutta la sicurezza che aveva acquisito poco prima scemò via, lasciandolo nudo e vulnerabile.
    «Non… non avrei dovuto?», gli domandò con un filo di voce, chinando appena il capo.
    «No», gli rispose il moro. «Hai rovinato il mio piano».
    «Co-come?», chiese piuttosto frastornato.
    Bill gli afferrò il viso tra le mani e gli donò il sorriso più bello che avesse mai visto in tutta la sua vita.
    «Volevo essere io il primo a dirti che ti amo».
    Qualcuno doveva appena avergli dato una padellata in testa, perché si sentì barcollare. Aveva davvero sentito quelle parole uscire dalla bocca del suo fratellastro? Oppure era definitivamente impazzito e stava vaneggiando?
    «T-tu… vo-volevi di-dirmi che mi… che mi ami?», balbettò incredulo, sgranando appena gli occhi.
    «Sembra che la cosa ti sorprenda», gli disse Bill in tono divertito. «Credevi forse che non fossi in grado di dire queste due paroline?».
    «Io non… non me lo sarei aspettato… davvero», ammise lui, ma il moro non si offese affatto, si limitò a sorridergli.
    «Non sono più la stessa persona di prima, e non ho alcun problema a dirti che ti amo, e non m’importa se sono passati tre mesi o tre anni. Che tu lo voglia o no, io sono follemente innamorato di te, Tom Kaulitz».
    «Lo voglio», gli disse. «Dio se lo voglio».
    «E presto sarai costretto a sentirtelo ripetere di persona ogni sacrosanto giorno».
    «Che intendi dire?», gli chiese, piuttosto confuso.
    «Ho detto ai miei genitori che, finita la scuola, ho intenzione di frequentare l’università qui a Berlino».
    «Davvero?», gli domandò incredulo, mentre gli occhi presero a brillargli per la felicità.
    «Sì», rispose divertito il moro.
    «Se è un sogno non svegliarmi, ti prego».
    Premette le labbra contro le sue, e continuò a ripetergli che lo amava tra un bacio e l’altro, fino a quando l’orologio di Tom emise un lungo bip, il quale attirò la loro attenzione.
    «Oh… è mezzanotte».
    Aveva totalmente perso la cognizione del tempo, ma non gli dispiaceva per niente. Aveva festeggiato nel modo migliore quella Vigilia, e non poteva desiderare di meglio. Avevano finalmente confessato i loro reciproci sentimenti e Bill gli aveva detto che l’anno prossimo si sarebbe trasferito lì a Berlino, e avrebbero potuto passare ogni singolo istante della giornata insieme.
    «Buon Natale», augurò al moro, approfittando di quella scusa per rubargli un altro lungo e umido bagno.
    Bill arricciò le labbra in un sorrisino divertito e fece sfregare le punte dei loro nasi, stringendo poi le braccia attorno al collo del suo ragazzo.
    «Buon Natale, bel culetto».



    Note: Parto col dire che spero vivamente non ci siano errori di battitura, perché non mi andava di rileggere un'altra volta X°D nel caso ignorateli u.u fate finta di niente, shhh. Cooomunque, torniamo alle cose serie. Ecco qui il primo spin off di ALS :behappy: Dico il primo perché potrei anche svegliarmi una mattina e decidere di scriverne altri, dato che è ciò che il popolo vuole XD Vedremo su.
    Questa è una delle rare volte in cui ho messo tanto fluff in una storia, sono fiera di me stessa ç__ç Non c'è stata nemmeno l'ombra di un piccolo angst, sto crescendo (sì ma non abituatevi u.u io e l'angst andiamo a braccetto). Ne approfitto per ringraziarvi ancora una volta per tutti i bellissimi commenti che mi avete lasciato, sia qui che su FB (: Non mi resta che dirvi arrivederci alla prossima FF o OS o Spin off, vedremo cosa uscirà per prima XD

    Edited by Redda - 16/6/2012, 14:56
     
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  2. ;Feelyouinadream.
     
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    Ma ma ma ma ma ç.ç
    Non avresti potuto fare di meglio, oddio sono stupendi. ç_ç
    Penso che.. sìsì, mi sa che piango
    Buon Natale, bel culetto
    Oddio, sai che lo scriverò ovunque, vero? XD
    Aaaaaaawww.
    Basta me ne sto andando di testa.
    Non ci credo che sia finita ç_______________ç
    Troppo, troppo bella. Grazie mille Redda. ♥


    Ps: Sono la prima a commentare?
     
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  3. ~ Nene •
     
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    Sto aspettanto che arrivi l'ascensore quindi non posso leggere, ma al "pretty ass" gli occhi mi sono diventati subito lucidi. Io non so cosa tu mi abbia fatto con questa storia, ma il cuore mi esplode ogni volta che ci penso ♥
     
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  4. •Kibi•ErOiNe•Kaulitz•
     
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    oddio sono così dolci *-*
    L'ultima parte è stata la migliore.

    Vederli così insieme che si scambiano teneramente le loro effusioni e le dolci parole dopo aver fatto l'amore, è una cosa così bella. Vorrei che anche con me fosse buono, Babbo Natale. Non è possibile che solo a loro vengono fatti regali così belli v.v

    Bando alle ciance, che alla fine vado sempre fuori tema, questo Spin Off è stato fluffissimo e (eeeh, ora mi invento pure le parole!) e bellissimo, e cavolo se ci voleva!
    Spero ci siano veramente degli altri spin off di ALS, già mi manca leggerla.
    Complimenti. Sai sempre come lasciarmi senza parole.
    Un bacio <3
     
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  5. ;KeepLookingHoney_
     
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    Oddio.. **
    E' tenerezza allo stato puro **
    Come dagli ultimi capitoli di ALS ad adesso, sei riuscita a farmi scendere le lacrime...
    Ma queste erano lacrime di felicità.
    Soprattutto nell'ultima scena (:
    E' davvero un capolavoro!
    Non mi stancherò mai di dirti che sei una delle mie scrittrici preferite e che i tuoi scritti sono davvero magnifici.
    Cosa aggiungere...
    Speriamo che ci siano altri spin off.. perchè di questa storia non me ne sazierò mai :D
    Sei una grande.
    Kuss!
     
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  6. Lady Rock!
     
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    mammamia! *________*

    CITAZIONE
    Si erano salutati con scena degna di un film romantico, e non si era nemmeno preoccupato del fatto che suo padre, Doris ed i suoi amici –nonché tutto il vicinato- li avessero visti mentre si baciavano in mezzo alla strada.

    infatti mi chiedevo quali sarebbero state le loro reazioni. pensavo ovviamente uno stupore iniziale, ma invece manco per cavolo, la tutti sapevano alla fine xD apparte doris e oddio c'ho un vuoto di memoria, vabbè il padre di tom.

    CITAZIONE
    La mancanza “fisica” era stata
    compensata da messaggi parecchio spinti e sesso telefonico. La prima volta era stato davvero imbarazzante; non per Bill ovviamente, che si era subito mostrato a suo agio in quella situazione, ed aveva una fervida immaginazione.
    Diamine, avrebbe anche potuto lavorare in una di quelle linee erotiche a pagamento, perché quando se ne usciva con frasi del tipo: «Mi piace sentirti mentre ti ecciti con la mia voce», gli faceva schizzare il sangue fuori dal naso, proprio come in un cartone animato.

    ecco. non oso immaginare.

    CITAZIONE
    Scrutò dall’altro in basso la figura di Bill, in ginocchio sopra al suo letto, completamente nudo, fatta eccezione per un grosso nastro rosso che gli fasciava la vita.
    Bill arricciò le labbra in un sorrisetto malizioso vedendolo in quello stato di semi catalessi.
    «Non vuoi scartare il tuo regalo?», gli domandò divertito.

    ma cazzo!

    CITAZIONE
    Bill parve accorgersi dello stato di profonda agitazione in cui era ricaduto, perché gli avvolse le braccia attorno alla vita e gli poggiò il capo contro la pancia, socchiudendo poi gli occhi.
    Ascoltava con attenzione quei battiti accelerati quasi fossero una meravigliosa armonia. Anche di quello aveva sentito la mancanza; il cuore di Tom che galoppava impazzito grazie a lui. Era forse il suono più bello che avesse mai udito in tutta la sua vita.
    «Va tutto bene», gli sussurrò con dolcezza, mentre gli accarezzava lentamente la schiena.

    che cosa meravigliosa :nghè:

    CITAZIONE
    «Buon Natale», augurò al moro, approfittando di quella scusa per rubargli un altro lungo ed umido bacio.
    Bill arricciò le labbra in un sorrisino divertito e fece sfregare le punte dei loro nasi, stringendo poi le braccia attorno al collo del suo ragazzo.
    «Buon Natale, bel culetto».

    *___________________________*

    questo capitolo è amore. poi sarà stata anche quell'atmosfera natalizia che ha reso tutto più magico ç.ç
     
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  7. X__Robby
     
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    Adoro il modo in cui scrivi!
    Ogni loro emozione viene trasmessa anche al lettore.
    E' incredibile il modo in cui siano passati da fare solo sesso occasionale a fare l'Amore.

    Scrivi tanti spin off perché senza A long summer non tiro avanti ç_ç
     
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  8. Redda
     
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    Ma grazie a tutte! Dopo tanto angst, visto che vi ho fato patire abbastanza (anzi decisamente troppo XD), un pò di sano e smielato fluff ci voleva proprio, rende la giornata più bella XD
    Ah beh, Tomi bel culetto ormai lo amo u.u c'è poco da fare XD
    Per gli spin off vi farò sapere, perché comunque non sono progetti a breve, dato che sto lavorando ad un'altra FF, ma ci lavorerò su, promesso (:
     
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  9. ~ Nene •
     
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    Parliamone. Ero lì beata sulla mia nuvola rosa d'amore che scoprivo, finalmente, le reazioni di Andreas&Co al loro bacio, che aweggiavo come poche altre volte mentre me li immaginavo su skype e a sbarrare i giorni trascorsi e poi te ne spunti con "La mancanza “fisica” era stata compensata da messaggi parecchio spinti e sesso telefonico"?! Ma che si fanno ste cose? All'improvviso poi?! Sono rimasta così O____O per cinque minuti buoni con la scritta "sesso telefonico, sesso telefonico" che si illuminava ad intermittenza nella mia mente. Non me l'aspettavo proprio. Dio che colpo che mi è venuto, credevo di restarci secca sulla sedia! Ho perso dieci anni di vita che nessuno mi ridarà più ç__ç
    CITAZIONE
    Lo sapeva che era una scena un po’ melensa tipica di un romanzetto rosa, ma chi se ne frega

    Sì perchè altrimenti lui è sempre stato un uomo tutto d'un pezzo! Ma quanto posso adorare Tomibelculetto innamorato ed agitato? Ma soprattutto paranoico? Si è fatto più fisse mentali lui in dieci minuti che tutta l'umanità dall'alba dei tempi! E magari *imitri (non uso più la lettera tra la C e la E ù.ù) lo blocca e forse lui non vuole venire e perchè non lo vuole baciare e forse lo vuole lasciare. E' tenero così però esaspera pure xD
    CITAZIONE
    Sentì sua madre aprire e poi la sua voce mentre la salutava; perse un battito ed avvertì la terra sgretolarsi sotto i suoi piedi. Era lì, in casa sua

    Son già scoppiata a piengere qui io. Non so cosa si provi in questi casi, da un lato per fortuna, ma deve essere un'emozione meravigliosa, come se davvero il tuo cuore esplodesse di felicità. E' di nuovo lì, da lui, dopo tanto tempo. Finalmente può riaverlo tra le sue braccia. Ecco che piango di nuovo ç__ç
    CITAZIONE
    «Avrete molte cose di cui parlare, insomma non vi siete sentiti per un’ora e mezza», scherzò lei

    Diamole un premio come donna migliore del mondo. Se lo merita tutto xD
    CITAZIONE
    «Mi è mancato…», sussurrò.
    «Che cosa?», gli domandò Bill, sollevando appena il capo, per poter così scrutare i suoi occhi.
    «Abbracciarti», ammise lui

    No va be' così non arrivo a fine capitolo. Ma come si fa dico io a non lasciarci tutta te stessa con questi due? Dovrei rallentare anche i miei di battiti, ma non ce la faccio. Sono troppo tutto per riuscire a calmarsi. Troppo desiderosi l'uno dell'altro, troppo felici di essere di nuovo insieme, troppo stupendi, troppo innamorati *-*
    CITAZIONE
    sospettava che sotto ci fosse lo zampino di Peter, e lui gliene era stato decisamente grato.

    Awwwwwwwwwwwwwwwwwwwww. E' un amore di ragazzo. L'ho sempre detto e sempre lo farò. Appena me lo consegnano lo sposo. Ho deciso, non posso attendere oltre! E' un amico fantastico, sono davvero felice per Tom. Anche gli altri ragazzi mi sono piaciuti devo dire, soprattutto per come hanno accolto Bill. Noi facciamo uguale x°°°°D
    CITAZIONE
    Scrutò dall’altro in basso la figura di Bill, in ginocchio sopra al suo letto, completamente nudo, fatta eccezione per un grosso nastro rosso che gli fasciava la vita.
    Bill arricciò le labbra in un sorrisetto malizioso vedendolo in quello stato di semi catalessi.
    «Non vuoi scartare il tuo regalo?», gli domandò divertito

    Guarda che se non vuoi più che commenti basta che tu me lo dica. Non devi per forza uccidermi, voglio dire ci si vede, se ne parla e si arriva ad una soluzione. Preferibilmente meno tragica. Però ho apprezzato, eccome *_____*
    E Bill sarà anche cambiato, sarà finalmente libero di comportarsi com'è veramente, ma grazie al cielo continua ad essere disinibito come sempre. Bravo Bill (:
    CITAZIONE
    Bill parve accorgersi dello stato di profonda agitazione in cui era ricaduto, perché gli avvolse le braccia attorno alla vita e gli poggiò il capo contro la pancia, socchiudendo poi gli occhi.
    Ascoltava con attenzione quei battiti accelerati quasi fossero una meravigliosa armonia. Anche di quello aveva sentito la mancanza; il cuore di Tom che galoppava impazzito grazie a lui. Era forse il suono più bello che avesse mai udito in tutta la sua vita.
    «Va tutto bene», gli sussurrò con dolcezza, mentre gli accarezzava lentamente la schiena.

    Ho ripreso a piangere qui ç_____ç Il trannersi ed io siamo proprio due opposti. Avevo già le gambe molli da quando si sono visti tutti belli agghindati per la cena - non potevi scegliere completi milgiori (; - perchè ero curiosa di sapere quanto sarebbero stati adorabili, ma sono indescrivibili.
    Sono così teneri e dolci quando si coccolano dopo aver fatto l'amore ed essersi confessati di amarsi. Io sono senza parola, non so davvero cosa dire. Niente riuscirebbe tanto a comparare la loro bellezza e l'intensità del loro amore.
    Hai un'abilità nel far percepire perfettamente ogni cosa che alla fine di qualsiasi tuo scritto, sono provata persino fisicamente. E amo questa cosa. Terribilmente ♥
    Ieri poi ho pensato, mentre andavo a prendere il pullman, a cosa tu possa avermi fatto con questa storia. E l'ho capito: mi hai fatto innamorare. Sì, perchè quando penso a loro mi batte forte il cuore, mi spunta il sorriso, sono tutta emozionata e ho una continua voglia di leggerli e sentirli. Non mi era mai successo, ma c'è una prima volta per tutto no? (;
    Merry Christmas, pretty ass. E chi si riprende? ç__ç
     
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  10. DiANaReN
     
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    siiii uno spin off!!!!!!!!!!!! wee
     
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  11. Redda
     
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    X°D beh Nenuccia in qualche modo dovevano pur sentirsi un pò vicini, quello mi pare l'unico modo, e poi Bill mi pare particolarmente dotato per certe cose, sì sì me lo immagino proprio a gestire una linea erotica XD Tomibelculetto è molto gaio in questo spin off XD forse troppo, ma lo amo così u.u gaio e paranoico. XDDD per la tua gioia ho fatto fare una piccola parte anche a Peter XD sapevo che, altrimenti, ne avrei pagato le conseguenze ahahah ma dovevo u.u perché tutte devono amare Pete, lui è amore, capitelo! Ah beh sì, fare di Bill un santo era decisamente poco opportuno, uno dei due deve pur continuare ad avere una mente almeno un pò perversa, e se stiamo ad aspettare che lo faccia Tom ciao ciao XD Aw che bella cosa mi hai scritto nell'ultima parte *-* *ha i lucciconi agli occhi
     
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  12. ~ Nene •
     
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    Mi piace così tanto Nenuccia *w*
    Comunque, ho sempre pensato anch'io sia perfetto per una linea erotica, ma è stata l'improvvisata a farmi uscire di testa xD Avrei anche già il nome: Billsex! Visto che piace tanto alle ragazze quanto ai ragazzi e quindi la linea può risultare "bisex", si aggiungono due elle e il gioco è fatto *-*
    Tomibelculetto è perfetto così. Non sarebbe Tomibelculetto altrimenti (; E se uno dovesse star lì ad aspettare che faccia lui qualche passo ciao core proprio! E' già tanto che non si sia messo a paranoiarsi sul fatto che potesse metterlo incinto ahahahhahaah Sembra che io lo odi in realtà ho solo uno strano modo di dimostrargli il mio affetto. Mi sento molto più affine a Bill ad essere sincera. E non pensate male è_é
    Esatto, avresti davvero rischiato di trovarmi appiccicata alla tua porta di casa! Ora, però, ok tutti devono amarlo, ma che tengano bene le mani a posto. Peter è mio. Solo e soltanto mio. Massimo massimo lo posso concedere a te per qualche ora, ma sporadicamente! Qualsiasi essere avvisato, qualsiasi essere mezzo salvato ù.ù
    E' la pura e semplice verità. Ha la capacità di farmi stare bene anche solo pensandoci ♥
     
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  13. *ValeryVampire*
     
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    oddio che bellaaaaaaaaaa!!!
    è semplicemente stupendaaa! come al solito U.U
    xD

    quindi, adoro Peter!!!
    e loro due poi, sono proprio amoreeee puro... che belliiii !

    bene bene... scrivine tantee neeeeee! xDD

    *scusa i miei soliti commenti di cacchina -.-'' *
     
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  14. Phantom Rose
     
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    Redda questo spin-off è pura meraviglia.
    Adoro Bill e Tom, cos' legati, così innamorati....mi hai fatto sognare ad occhi aperti sia con lo spin che con la storia vera e propria. E poi tu hai sempre un modo di scrivere eccezionale, diventi sempre più brava. Non so neanche cosa scriverti, sono letteralmente senza parole. Questa storia mi ha emozionato e intenerito. Bravissima. Complimenti di cuore.
     
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  15. MorgieStorm
     
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    Beh...da una twincest come la a long summere...non ci potevamo aspettare un spin-off migliore!
    e come la twincest lo spin-off è FANTASTICO! :ossì:
    vedi?! vedi?!
    lo sapevo che l'università centrava qualcosa...ma visto che c'è questa aspettativa...
    -sono pesante lo so!- perché non posti il sequel?!
    penso di parlare per tutte se dico...che tutte balleremmo la macarena a testa in giù per un siquel di a long sammer!
    vebbè...se sarà sraà...più che altro se ti verranno idee sarà...
    intanto ti faccio di nuovo i complimenti come è giusto che sia sperando di leggere almeno qualche altro spin-off eiguardante "Tomi bel culetto!"
     
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29 replies since 9/11/2010, 14:33   1133 views
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