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CAPITOLO 3- Beautiful lie



Sentivo le sue labbra premere contro la mia pelle, i suoi denti mordevano piano e la sua lingua inumidiva il mio collo.

Ansimai, schiacciandolo a me.

Il suo respiro e quelle sue attenzioni richiamavano in me un senso nascosto.

Sentivo una nuova emozione nascere dal profondo del mio cuore e della mia mente, una sensazione con un retrogusto animale, qualcosa di struggente.

Mi morsi il labbro e portai le mani sui bordi della sua maglia. La alzai delicatamente e mi fermai qualche secondo ad osservare il suo corpo scolpito e diafano.

Sembrava una perla, perfetto e bianco come quella pietra preziosa.

Passai una mano sui suoi muscoli e chiusi gli occhi.

Quello non mi ricordava affatto il mio Bill. Lo stavo facendo per puro bisogno.

Scossi la testa e sospirai.

- Tom io... Non posso...- Dissi provando un grosso senso di colpa.

Sapevo quanto lui ne avesse bisogno ed in un certo senso anche io ne avevo.

Ma non potevo tradire il mio ragazzo.

Non proprio mentre non poteva saperlo, mentre giaceva a qualche metro da me nella mia stanza, lottando con se stesso e con la bestia che si nascondeva in lui.

Lo sentii ringhiare.

- Janet Cristo sto impazzendo...- Rispose Tom appoggiando la fronte sulla mia spalla.

Si schiacciò contro do me e sentii chiaramente quanto fosse eccitato.

- Tom non posso... Non posso davvero... Bill è lì e sta male... E io mi sento una stronza...- Dissi scostandomi da lui e portandomi le mani sul viso.

Lo sentii ringhiare ancora, questa volta con più rabbia.

Affondò il viso nel cuscino e sentii altri piccoli ruggiti.

- Mi dispiace...- sussurrai alzandomi e andando in cucina per bere un bicchiere d'acqua.

Lo sentii salire le scale a passi pesanti e rabbrividii all'idea di averlo deluso.

Ultimamente ero una delusione per tutti, ero cambiata e me ne rendevo conto.

Il problema era uno: semplicemente mancava Bill.



Per tanto tempo avevo vissuto senza di lui ed era andato tutto liscio, ma semplicemente perchè ancora non lo conoscevo.

Una volta incontrato, aver condiviso con lui momenti tra i più belli della mia vita e tra i peggiori di sempre, era difficile abituarsi alla sua assenza.

Non potevo fingere che tutto andasse per il meglio.

Per quanto potessi essere forte sentivo la sua mancanza, la sentivo dentro e fuori.

La sentivo una volta infilata sotto le coperte, aprendo le ante della finestra, scendendo le scale, anche solo guardandomi intorno.

Lui non c'era. Non c'era il suo sguardo. Non c'era la sua voce di primo mattino. Non c'era il suo sorriso ad illuminare le mie giornate negative.



Per questo non riuscivo più ad essere efficiente.

Non ero più molto concentrata e spesso facevo delle cose solo perchè mi ricordavano LUI.



Andare a letto con Tom comunque non era una buona idea.



Sorseggiai con calma quel bicchiere d'acqua, respirando lentamente e cercando di tornare in me.

- Si è calmato...- La voce di Tom mi fece sobbalzare.

Mi voltai e lo vidi attraversare lentamente la stanza, dirigendosi verso il rubinetto.

Aprii l'acqua calda e la lasciò correre.

- Noi beviamo solo acqua calda...- Mi spiegò, accorgendosi del mio sguardo interrogativo.

Annuii e lo vidi sporgersi verso il forte schizzo caldo, bagnandosi la lingua e bevendo sensualmente.

Quel ragazzo aveva qualcosa che mi faceva riflettere.

Riusciva ad attirare la mia attenzione in qualsiasi momento... Anche nei peggiori.

- Ma come fai?- Chiesi interrompendo la sua sensuale bevuta.

- A fare...?- Disse chiudendo il rubinetto e guardandomi con un ciglio alzato.

- Ad essere così attraente... Io non voglio essere attratta da te...- dissi chiaramente incrociando le braccia.

Rise di gusto e si andò a sedere di fronte a me.

- Posso influire un pochino sul tuo umore...- confessò sorridendo.

Feci roteare gli occhi e chiusi il frigo.

- Bene... ci mancava questa...- sospirai gettandomi sul divano.

Mi guardò mordendosi il labbro.

- Mi dispiace... Ma sono sempre un ragazzo... E tu sei davvero...- Non riuscì a terminare la frase.

Bill sbucò dalla porta della cucina con un aspetto pietrificante.

I suoi occhi ghiaccio puntarono i miei e non potei fare a meno di notare le grosse occhiaie che si adagiavano sui suoi zigomi, segno di lunghe notti insonni.

- No... Sto bene... Non spaventarti...- Disse con voce rauca, strascicando le parole.

Vidi Tom scattare al suo fianco.

- Perché ti sei alzato?- chiese facendolo sedere.

- Voglio... Voglio stringerla...- Sussurrò lanciandomi uno sguardo veloce.

Il mio cuore si stritolò in una morsa fatale.

Mi si gonfiò il petto e giurai di voler piangere senza sosta.

Era così dolce, innocente e allo stesso tempo terrificante... Non riuscivo a tenere dentro tutte quelle sensazioni.

- Oh Janet... Scusami per tutto questo...- Disse appoggiando la testa sul tavolo.

Lo sentii ringhiare. - Cristo Tom sto morendo di fame...- Disse con un tono straziato.

Mi massaggiai la tempia.

- Se riesci... Se riesci ad aspettare dovrebbero portarcene... un po'...- Dissi lentamente.

Non ero ancora abituata a parlare con lui. Sempre se quello che avevo di fronte aveva ancora qualcosa del mio Bill.

Mi fissò, gelandomi ancora una volta con il suo sguardo.

- Lo voglio adesso... E' insopportabile...- Disse digrignando i denti.

Vidi Tom avvicinarsi ancora un po'.

- Bill vuoi farle del male?... Vuoi ucciderla, Bill?- Disse scuotendolo.

Stavo per svenire.

Bill iniziava a ringhiare sempre più forte.

- No, non voglio!- urlò con una voce sofferente - Ma ho fame, ho fame!- aggiunse iniziando a muoversi a scatti.

Mi alzai velocemente e lo guardai con gli occhi pieni di lacrime.

Uscii fuori di casa, correndo più lontano possibile.



Avrei preferito vederlo morto.

Avrei preferito piangere sulla sua tomba per tutta la vita piuttosto che vederlo soffrire di fame.

Aveva fame... Fame di me.



Iniziai a camminare senza un vero traguardo. Mi imbattevo in volti familiari, sfioravo persone mai viste, sentivo gli sguardi puntati addosso.

In effetti non era da persone comuni camminare per la strada in preda ad una crisi isterica di pianto.

Sbuffai e mi fermai su una panchina nel parco, passando il palmo della mano sulle gote innaffiate dalle lacrime.

- Non dovresti fare così...-

Sussultai ritrovandomi Tom al mio fianco.

I suoi occhi azzurri erano leggermente più scuri del solito e i suoi canini erano tornati ad essere di una misura umana.

Abbassai lo sguardo e risi ironica.

- Giusto... Il mio ragazzo morto è vivo e ha una gran voglia di mangiarmi... che bello!- dissi facendo un finto sorrisino.

Lo vidi sorridere e avvicinarsi piano, fino a lasciare un piccolo bacio sulle mie labbra.

Perché faceva così???

Restai ferma per qualche secondo guardandolo negli occhi.

-Perchè mi hai baciata?- domandai con un'espressione sconvolta sul volto.

Sorrise e voltò il viso dall'altra parte, sbadigliò e arricciò un po' il naso al forte odore di polline che c'era nell'aria.

-Perchè mi andava...- Rispose annuendo come per auto-convincersi.

Oh questa era bella.

Tom Kaulitz insicuro di se stesso?!

- Tom... Non puoi farlo.- Dissi seria scuotendo la testa. - Bill è vivo e io lo amo...- aggiunsi portandomi una mano alla tempia.

Faceva male.

Tutto quello era difficile da sopportare.

Lo sentii sbuffare.

-Bill, Bill, Bill... Basta Janet! Lo so che lo vuoi... Prima mi hai baciato!- rispose con prepotenza.

Spalancai la bocca.

-E' stato un momento di debolezza... Non stressarmi Tom!- dissi senza alcun motivo.

Mi alzai scattando, iniziando a camminare a passo veloce verso casa.

Avrei messo fine a tutto.

Avrei cercato di aiutare Bill, ad ogni costo.

Avrei risolto quel casino.



***



Arrivata a casa, ovviamente, Tom era alle mie spalle.

- Vuoi proprio farti ammazzare...- Disse a bassa voce, ridendo.

Arricciai il naso contraria.

Bill non mi avrebbe fatto del male... Io ne ero ancora convinta.



Aprii la porta e corsi verso la cucina.

-Bill!- Dissi attirando la sua attenzione.

Spalancai gli occhi vedendo il suo volto stanco e rovinato.

Chiuse gli occhi e si appoggiò con la testa sulle braccia, respirando lentamente.

-Janet...- Sussurrò deglutendo.

Mi morsi il labbro.

-Cristo Tom dimmi che posso fare!!!- Dissi agitandomi.

Scoppiò a ridere.

-Tagliati i polsi e buttati fra le sue braccia... Si sentirà meglio...- Disse ancora ridendo.

Scossi la testa rivoltata.

Quel ragazzo sapeva essere delicato come un elefante in un negozio di porcellana, ogni volta.

Sentii il citofono squillare e mi catapultai fuori.



Un grosso sorriso si impadronì del mio volto.

-Ecco... sono stato incaricato di portarle questo...- Disse un giovane ragazzo mostrandomi uno scatolone.

Sorrisi leggendo il nome dell'ospedale della mia amica Amanda.

Il sangue.



Liquidai velocemente il giovane moretto e tornai in salotto.

-Aspetta amore... Aspetta...- Dissi eccitata, guardando dolcemente Bill dalla porta che sporgeva il capo dalla porta in cucina.

Presi la prima bustina gonfia di quel liquido rosso che avrebbe rinvigorito il mio ragazzo e la porsi a Tom.

-Come... Come devo dargliela??- Chiesi arrossendo.

Non era proprio una cosa quotidiana cibare un succhia sangue.

Il biondino sorrise e la appoggiò sul tavolo.

-E' sangue... Puoi bere e non abbiamo ucciso nessuno... te l'ha procurato la tua ragazza...- Disse guardandomi con la coda dell'occhio.

Vidi Bill alzare il capo con un scatto e sorridere voltandosi verso di me.

I suoi occhi così chiari...

I suoi denti così sporgenti...

La sua pelle così sporca...

Il suo viso così stanco...

Mi nascosi dietro la porta chiudendo forte gli occhi.

Avevo paura... Avevo una fottutissima paura.

Perché??

Perché mi inquietava in tal modo la persona che più amavo al mondo?

Quel sentimento di terrore misto ad amore e con quella vena di odio verso la creatura che era diventato, si andava impastando con il sussulto frenetico del mio cuore e il tremore della mia pelle.

Si sporse ancora lentamente, affiancato da Tom.

Mi fissò respirando forte, tanto che riuscivo a sentire il fiato che graffiava i suoi polmoni, distrutti da tutto il male che aveva sopportato, schiacciati dall'angoscia e dal dolore di dover vedermi in quello stato.

Aprii piano gli occhi, perdendomi nel suo sguardo.

-Non... Non aver paura, ti prego...- Disse stringendo la mano alla porta di legno di quercia che lentamente scricchiolava sotto la sua presa, come se fosse fatta di cartapesta.

Deglutii osservando i suoi muscoli gonfiarsi e sfogarsi contro quel legno giovane e lavorato.

-Tu sei...- Dissi sotto voce spostando lo sguardo dalla sua mano alle sue labbra, per poi arrivare di nuovo ai suoi occhi -Tu sei sempre il mio Bill...- Dissi facendo una delle pazzie più grandi della mia vita: mi catapultai fra le sue braccia, stringendolo forte, annusando l'odore della sua pelle, sorprendendomi che non fosse cambiato.

Sorrisi entusiasta.

Le sue braccia... Le sue meravigliose braccia.

Il suo corpo esile.

Il suono del battito suo cuore.

Non erano cambiati... Era tutto come prima... Era lui.

Strofinai il viso contro il suo petto, godendomi quella sensazione familiare, dolce e al contempo protettiva, che amavo tanto. Sapevo di sbagliare, sapevo di osare troppo... Ma mi mancava...



Lo sentii gemere alzando il viso verso l'alto.

Trattenne il respiro e appoggiò una mano sul mio fianco.

-Janet non ancora... non sono ancora preparato...- disse a denti stretti e afferrò il mio fianco, scrollandomi con una spinta da lui.

Chiuse la porta lasciandomi sola in salotto e sentii un piccolo lamento.

Tom iniziò a blaterare come suo solito, ma io non feci più molto caso a quello che mi succedeva intorno.

Sorrisi ancora per qualche secondo, fingendo che lui fosse ancora lì, sotto la mia pelle.

Lasciai che il suo profumo mi inebriasse ancora un po’, oscurando qualsiasi mio pensiero e chiusi gli occhi crogiolandomi in quella cascata di emozioni.

L'avevo stretto forte,così forte che mi dolevano le braccia, così forte che non poteva essere un sogno.

Nemmeno il migliore dei sogni, quello più realistico, poteva permettermi di stringerlo in quel modo.



Però, quando - mio malgrado- tutto si fece chiaro e i miei occhi tornarono a vedere solo una porta di legno chiusa, mi resi conto che il vero inferno era appena iniziato...