Wings Of Butterfly

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  1. lime !
     
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    Wings of Butterfly



    Titolo: Wings of Butterfly
    Autore: lime !
    Beta: SalatAlien
    Genere: Triste
    Raiting: PG-13
    Avvisi: AU, OC, Twincest Not Related, Angst, Language
    Note: Dirò solo che questa one shot è stata veramente sofferta, credo di non aver mai pianto così tanto mentre scrivevo. Non fermatevi alla lettura so che la trama non è perfetta, per nulla, però questa OS nasconde qualcosa di più di ciò che appare. Prevalentemente descrittiva e fredda nei dialoghi, soprattutto verso la fine. Non ho lasciato nulla al caso. Credo che questa sia la OS a cui mi sono più affezionata.

    Disclaimer: Bill e Tom Kaulitz non mi appartengono in alcun modo. Tutti i fatti narrati sono frutto della mia fantasia e da ciò non guadagno assolutamente nulla.



    Tom odiava andare a messa.
    La odiava perché doveva svegliarsi presto la domenica, soprattutto se era estate. La odiava perché era costretto a sentire le urla di sua madre che gli dicevano di scendere dal letto. La odiava anche perché era sottoposto ad un’ora di tortura psicologica e fisica in camicia e cravatta. E lui odiava le camice e le cravatte.
    Quella domenica non fu molto diversa da tutte le altre. Mentre Simone era già sulla porta, lui era ancora in pigiama sul letto. «Tom Kaulitz se non ti muovi entro un minuto verrai in Chiesa da solo, in bici !» Tom sbuffò qualcosa d’incomprensibile contro il cuscino mentre la porta di casa sbatteva. Aveva come la brutta sensazione che, se non si fosse mosso, sua madre l’avrebbe fatto digiunare per il resto della settimana.

    *

    Tom Kaulitz era un ragazzino di tredici anni dai corti rasta biondi. Abitava in un piccolo paesino sperduto nella Germania del Nord, Loitsche, ed era considerato il teppistello del paese. Ogni settimana qualcuno del vicinato si presentava davanti alla porta di casa Kaulitz per lamentarsi di una finestra rotta o di un buco nella siepe. Simone chiedeva ogni volta scusa e sorrideva dispiaciuta.
    Quando chiudeva la porta, la scena era sempre la stessa: un urlo e una punizione per Tom. In verità Tom era semplicemente annoiato, non faceva quei dispetti per cattiveria. Simone, comunque, cercava in tutti i modi di farlo rigare dritto.

    Pioveva, pioveva a dirotto. Questo sua mamma non glielo aveva detto. Tom imprecò mentalmente mentre si dirigeva nel garage per recuperare la sua mountain bike con la cravatta in mano. Lui non sapeva farlo il nodo. Mentre inciampava per gli scalini gli sfuggirono innumerevoli parolacce che sicuramente sua mamma non avrebbe apprezzato. Alzò la serranda e fissò la cravatta con aria di sfida. Se la legò al collo con un semplice nodo borbottando all’aria parole che assomigliavano molto ad: ‘Io’, ‘Vinto’ ed ‘Ho’.

    *

    La pioggia gli entrava dentro agli occhi e mano a mano che si avvicinava alla chiesa sentiva i vestiti farsi sempre più pesanti.
    Non poté fare a meno di chiedersi se quella fosse la punizione che il Signore gli aveva imposto per non essersi svegliato quella mattina. Ma lui effettivamente si era svegliato! Finalmente il piccolo campanile della chiesa divenne visibile. Tom aumentò la velocità della pedalata ma qualcosa andò storto, proprio mentre entrava nel giardinetto. Cadde a terra, sbatté il mento contro il terreno bagnato e subito uno strano sapore di sangue si fece largo nella sua bocca. Strizzò gli occhi per il dolore mentre le dita affondavano nel terriccio. Tirò su col naso mentre cercava di rialzarsi. Quando aprì gli occhi vide vicino alla grande quercia, che dominava il giardino davanti alla chiesa, un bambino. Aveva i capelli corti e neri e lo fissava con preoccupazione. Un conato di vomito colpì Tom che si riversò sul terreno. Il moretto spalancò gli occhi e corse vicino a lui. La pioggia continuava a cadere.
    Il ragazzino si piegò vicino a Tom e raccolse i suoi rasta tra le mani. Tom continuò a sputare finché il sangue non scomparse interamente dalla sua bocca. Il moretto poggiò poi delicatamente la mano sulla schiena del biondo, lo aiutò a rialzarsi.
    Tom si sentì improvvisamente stanco come se non avesse dormito per dieci ore di fila. Si alzò con molta fatica aiutato da quel ragazzino. Si girò per ringraziarlo, ma lui era improvvisamente sparito.

    *

    Bill salì velocemente sopra il tetto della chiesa. Si sporse leggermente e poté notare il biondino che poco prima aveva aiutato guardarsi intorno con gli occhi spalancati. Aveva delle strane corde in testa. Gli piacevano. Appoggiò i gomiti sopra le tegole e continuò a fissarlo fin quando le porte della parrocchia non si aprirono. Vide una donna corrergli incontro urlando un certo nome, ‘Tom’. Lo aveva abbracciato e quello era svenuto tra le braccia della donna. Bill aveva spalancato gli occhi.
    Con il cuore che batteva all’impazzata per la preoccupazione, l’aveva visto andare via dentro una macchina grigia. La sua bicicletta era ancora per terra.

    *


    Simone aveva trovato il figlio fuori dalla chiesa sotto l’acqua con gli occhi vacui. Si era preoccupata e non poco.
    Stupida lei che l’aveva lasciato venire da solo. Si maledì mentalmente. Quando l’aveva riportato a casa, gli aveva misurato la febbre.
    Il termometro segnava 39,2. Il biondo si era addormentato appena si era infilato nel letto.
    Una volta sedutasi a tavola Simone chiuse gli occhi. Successivamente prese a massaggiarsi le tempie cercando di fare ordine nei suoi pensieri. Suo cugino Leon, non che parroco della chiesa, le aveva detto del ritrovamento di quello strano ragazzino: Bill. Le aveva raccontato che si era presentato davanti alla cappella circa tre giorni prima. Gli occhi vuoti, una lettera tra le mani e un certificato di nascita. C’era semplicemente scritto: ‘aiutami’.

    Le aveva raccontato che aveva provato a parlargli più e più volte ma lui non aveva mai aperto bocca. Gli aveva chiesto come si chiamasse e con non poca difficoltà quello era riuscito a scriverglielo su un pezzo di carta: Bill.
    Un orfano, o almeno così sembrava, esattamente come lei. Simone non si vergognò delle lacrime che scesero da suoi occhi.

    *

    «Mamma?» domandò Tom scendendo le scale. Si sentiva ancora debole, la febbre non gli era ancora scesa. Forse andare in giro a piedi nudi non lo aiutava.
    Quando giunse in cucina, spalancò gli occhi dallo stupore. Il ragazzino che poco prima lo aveva aiutato era seduto al tavolo e stava mangiucchiando il tappo di una penna. Non fece in tempo a domandargli che cosa ci facesse in casa sua che sua madre sbucò dall’ingresso «Tomi?» disse richiamando la sua attenzione. Contemporaneamente gli sguardi dei due si rivolsero verso l'alto. Quello di Tom verso sua madre e quello del moretto verso quest’ultimo.

    «Oh, vedo che vi siete già incontrati.» Simone sospirò avvicinandosi al tavolo dove sedeva il ragazzino «Tom, lui è Bill. Starà con Leon e con noi per un po’ di tempo.»

    *

    Ancora dopo una settimana Tom non sapeva cosa pensare di quel Bill. Sbucava dal nulla nei momenti più impensati e non parlava. Non sapeva se trovarlo irritante o meno. Sinceramente, non aveva nemmeno provato a relazionarsi con lui. Tanto a cosa sarebbe servito se non rispondeva? Per giunta, doveva essere pure analfabeta per quel poco che aveva capito ascoltando i discorsi di sua madre con Leon. Proprio quest’ultimo, una sera, era venuto a trovarli con Bill, il quale era rimasto per tutta la durata della serata con una barattolo di vetro tra le mani al cui interno era contenuta una farfalla. Lo aveva fissato incessantemente per due ore di fila.
    Tom si era chiesto se non fosse pazzo.

    «Tom?» lo richiamò la madre. Lui non poté non sbuffare.
    «Si?» domandò con tono lagnoso.
    «Bill rimane qui a dormire. Potresti preparargli la stanza?» Il biondo si chiese mentalmente che cosa avesse fatto di male per meritarsi quella piattola. Solamente qualche anno più tardi si sarebbe reso conto che Bill per lui non era affatto la piattola che pensava.

    *

    Non riusciva a dormire. E non riusciva a dormire perché? Perché c’era qualcuno che lo fissava.
    Tom fu sul punto di urlare ma Bill ricoprì con la sua mano fredda la bocca del ragazzino. Mentre lo fissava con quei suoi grandi occhi color cioccolato Tom sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Lo prese per mano. Tom si fece trascinare perché non sapeva che altro avrebbe potuto fare. Bill stringeva la sua mano con delicatezza mentre lo guidava giù per le scale.
    Si avvicinò alla porta e la indicò. Tom rimase interdetto, non riusciva a capire. Bill continuò ad indicare il grande portone di legno per poi portare il dito sul proprio petto. Voleva uscire?
    «C-cosa? Bill non puoi uscire.» disse deciso. Bill gli strinse la mano mentre una lacrima scendeva da suoi occhi. Il moretto aprì la porta staccandosi da Tom. Fece per uscire ma il biondino riprese la sua mano. Bill si girò immediatamente poggiò la mano libera contro il petto dell’altro spingendolo all’indietro. Scuoteva ripetutamente la testa in un ‘no’ muto. Tom rimase interdetto mentre Bill correva fuori da casa.

    *

    Tom era rimasto in piedi tutta la notte. Era a dir poco terrorizzato ed erano oramai sei ore che stava combattendo una lotta interiore. Perché diamine gli aveva permesso di uscire? Perché? Erano le sette di mattina e di Bill nemmeno l’ombra. Non ce la faceva a stare li con le mani in mano. Non era da lui. Si alzò velocemente dal letto, recuperò maglietta e pantaloni e corse giù per le scale. Non fece in tempo ad uscire di casa che inciampò nel corpo addormentato di Bill. Il moretto era disteso sopra al tappetino davanti a casa. Il cuore di Tom si strinse in petto. Si avvicinò a lui e passò una mano tra i suoi capelli.
    Non poteva di certo lasciarlo li. Sospirò mentre accarezzava con lo sguardo i lineamenti del volto del moretto. Senza sforzo, lo prese tra le braccia.

    *

    Bill si stiracchiò leggermente. Non aveva mai pensato che il pavimento potesse essere così comodo. Pian piano aprì gli occhi e si accorse che quello non era l’ingresso di casa Kaulitz. No, no lo era decisamente. E lui non era seduto sul pavimento bensì su un letto comodo. Si guardò intorno curioso. Quella era la camera di Tom. Si alzò dal letto cercando di fare meno rumore possibile. Usci dalla stanza. Doveva almeno far finta di aver usato la camera degli ospiti. Simone era così gentile con lui. Aprì lentamente la porta intrufolandosi nella camera. Immediatamente il moretto si bloccò. Tom lo fissava e non riusciva ad interpretare il suo sguardo. Bill notò poi che il suo barattolo di vetro dove teneva le farfalle era tra le mani di Tom. Lentamente il biondo si avvicinò a lui e quando lo fu abbastanza gli tirò uno schiaffo in piena guancia. «Che cosa diamine ti è saltato in mente?» gli domandò con rabbia. Bill lo fissò con gli occhi lucidi prima di gettarsi tra le sue braccia. Tom spalancò occhi e bocca mentre il moretto bagnava la sua maglia. Successivamente Bill recuperò il vasetto dalle mani di Tom. Corpi morti di farfalle senza ali giacevano al suo interno.

    *

    Qualche mese dopo.

    L’estate era finita e Tom aveva ripreso ad andare a scuola. Quando tornava a casa trovava un giorno si ed uno no Bill che lo aspettava sulla porta. Il loro rapporto era anormale. Non si poteva definire amicizia. Bill lo aspettava, certo, ma ogni volta che Tom entrava nel cancelletto, Bill ritornava dentro casa. Simone e Leon erano riusciti non senza difficoltà a fargli imparare gli elementi basilari della grammatica e della matematica. Bill seguiva dei corsi in chiesa e alla sera veniva aiutato da Leon.
    Sembrava un bambino. Ogni tanto, quando Tom si metteva a suonare la chitarra in camera sua, riusciva a scorgere la figura di Bill dietro la porta. Non lo riusciva a capire. Quando portava a casa i suoi amici, Bill spariva e non si ripresentava fino all’ora di cena. No, proprio non lo riusciva a capire.

    Era domenica. Tom scese dal letto contro voglia ma quella mattina il mal di testa era troppo forte e non aveva voglia di subire le urla della madre. S’infilò i soliti jeans slavati e fin troppo larghi prima di dirigersi al bagno. Bussò ma nessuno rispose, così vi entrò senza farsi troppi problemi. Se gli fosse stato possibile, secondo Tom, Bill in quel momento avrebbe urlato ben volentieri.
    Il ragazzo dei rasta biondi si ritrovò di fronte un Bill completamente nudo ed esposto. I capelli bagnati facevano cadere gocce d’acqua lungo il suo corpo. Bill invece non si mosse, piegò leggermente la testa con il solito sguardo spento e lo fissò per circa dieci secondi prima di rivolgersi allo specchio. Gli diede le spalle e fu in quel momento che Tom poté notare una lunga serie di graffi e cicatrici sulla schiena del moretto. Avrebbe tanto voluto scusarsi, ma le parole gli erano morte in bocca.

    *

    Tom era ancora seduto sul letto. Perché anche quando ci metteva la buona volontà succedeva sempre qualcosa? Bill, o meglio la sua schiena, lo aveva shockato. Cosa gli poteva essere capitato? Tom chiuse gli occhi e si passò le mani sul volto. Da quando Bill era entrato nella sua vita, non aveva più rotto un vetro o fatto altri danni, forse era una semplice coincidenza. Improvvisamente, sentì una leggera pressione sulle sue ginocchia. Era più un tocco delicato. Aprì gli occhi e trovò il viso di Bill sorridergli con sincerità. Era un sorriso solamente accennato. Tom sussultò per la potenza di quegli occhi color cioccolato.
    Bill si sporse in avanti e sciolse il solito nodo improvvisato della cravatta di Tom. Continuò a mantenere il contatto visivo mentre la stoffa della cravatta blu scura scivolava tra le sue mani. Si concentrò poi su quest’ultima, strinse la lingua tra le labbra.
    Tom colse subito la dolcezza in quello sguardo attento, le sue mani fredde ogni tanto sfioravano la sua gola procurandogli dei dolci brividi lungo la schiena. Due secondi dopo, Bill strinse il nodo e si rialzò soddisfatto. Tom lo vide uscire indisturbato dalla sua stanza. Si portò una mano al petto. Il cuore gli batteva a mille.

    *

    Se c’era una cosa che Tom aveva notato, era la completa assenza di Bill in chiesa. Se ci entrava, lo faceva solo quando era completamente vuota. Simone e Leon non avevano mai detto nulla al riguardo. Si stava agitando sulla panca, voleva vedere cosa stava facendo la fuori. Era inverno, nevicava e faceva freddo. Cosa poteva fare la fuori da solo?
    «Tom?» lo richiamò sotto voce la madre. «Stai calmo, per favore.» continuò poi.
    «Voglio andare da Bill.» proclamò mantenendo comunque un tono di voce basso.
    Simone si morse il labbro. «Va bene, vai pure.»

    *

    Bill si gettò completamente dentro la neve. Faceva tanto freddo però Simone gli aveva rifilato un giubbotto super pesante e degli anfibi. Sorrise. Iniziò lentamente ad agitare le braccia su e giù, spostando la neve in varie direzioni. Chiuse gli occhi.
    C’erano catene, buio ed urla nella sua mente. Il labbro inferiore prese a tremare sempre più. Stava affondando.
    Non riusciva a respirare. Forse avrebbe fatto meglio ad annegare se stesso dentro la sua testa. Non avrebbe più sofferto.
    «Bill?» una voce fin troppo familiare lo risvegliò dai suoi pensieri. Tom. Si alzò velocemente scrollandosi la neve di dosso.
    Subito il biondo gli corse incontro, aveva un cappellino azzurro di lana in testa, la felpa che gli arrivava fino alle ginocchia.
    Era buffo. Gli piaceva. «Ciao!» sfiatò e subito dopo una nuvoletta uscì dalla sua bocca. Bill sorrise divertito. Indicò il terreno.
    Tom notò subito la sagoma di Bill nel terreno nevoso, aveva due ali. «Sei tu?» domandò con sincera curiosità. Bill arricciò il naso, scosse la testa in segno di dissenso. «No?» replicò Tom. Bill scosse la testa. Con la braccia imitò poi un movimento alato.
    Per Tom non fu difficile capire « È una farfalla?» chiese con maggior decisione questa volta. Bill accennò un energico si.
    « È bellissima.» sussurrò poi il biondo. Fu in quel momento che Bill alzò lo sguardo fissandolo con odio. No, non lo era.
    Non lo era affatto. Non per Bill. Subito prese a calpestarne le ali con le scarpe con rabbia mentre due lacrime sfuggirono al suo controllo. Il moretto cadde poi in ginocchio nella neve. Tom era come sempre immobile davanti a lui. Bill lo sconvolgeva.
    Quando credeva di aver capito qualcosa di lui, Bill gli forniva la prova contraria. S’inginocchiò a sua volta e, molto goffamente, avvolse il corpo del moretto con le braccia. Bill quella volta si aggrappò disperato alla sua felpa.

    *

    Tom era in uno stato di dormiveglia sul divano mentre Bill stava guardando la televisione.
    Il biondo si era più che altro perso nei suoi pensieri; dopotutto, sua mamma gli aveva detto che Bill sarebbe rimasto con loro per del tempo non per tutta la vita. Aveva avuto paura al ricordo di quelle parole.
    Simone entrò nel salotto notò suo figlio stravaccato come un sacco di patate sul divano e Bill in terra proprio vicino al biondo.
    «Bill, tesoro?» domandò con cautela avvicinandosi al ragazzo. Subito questo le rivolse la sua completa attenzione.
    «Vorrei parlare con te. Andiamo di la in cucina? Ti preparo una tazza calda di latte.» Bill sorrise raggiante accogliendo con piacere la mano che la donna gli porgeva.

    Bill era seduto al tavolo, stava giocando con il bordo della tazza bollente. Passava più volte il dito sopra di esso.
    «Bill, io e Leon abbiamo controllato i tuoi documenti. Tu non sei orfano vero?» domandò con cautela.
    Il moretto alzò lo sguardo allarmato. Subito raccolse le ginocchia al petto appoggiandosi completamente alla panca di legno.
    «Tesoro, ti prego stai tranquillo. Voglio solo parlare. Capisci?» la voce di Simone era tanto dolce quanto triste. Bill si morse il labbro e poi scosse la testa. No, lui non era affatto orfano, ma forse avrebbe preferito che fosse così.
    «Vuoi raccontarmi di te, Bill?» Simone si sedette al tavolo prima di porgere un foglio con una penna davanti al moretto.

    Tom si risvegliò all’improvviso. Odiava quando era sul punto di addormentarsi ma un rumore lo faceva tornare nel mondo reale. Si guardò attorno. Sbuffò quando notò che il televisore era ancora acceso, ora sapeva a chi dare la colpa. Lo spense. Subito colse la voce soffusa di sua madre giungere dalla cucina. Si avvicinò cautamente. Bill era seduto sulla panca con gli occhi spalancati, sembrava terrorizzato.

    Bill raccolse la penna tremante. Ci volle una buona mezz’ora prima che riuscisse a scrivere una sola parola.
    Una mezz’ora nella quale Simone aveva già intuito tutto. Una mezz’ora nella quale Tom aveva cercato inutilmente di capire qualcosa. Il moretto porse il foglio alla donna. Simone lo prese lentamente, non voleva apparire ansiosa. ‘Non mi cerca.’
    Simone sorrise stringendosi il foglio al petto. «Tu resterai con noi d’ora in avanti.»
    Bill scese dalla panca e abbracciò la donna. Simone si commosse.

    *

    Circa quattro anni dopo. Primavera.

    Bill era seduto sul muricciolo fuori dal liceo. Lo sguardo rivolto all’ingresso, non mancava tanto al suono della campana.
    Mentalmente iniziò a fischiettare una delle tante melodie che Tom era solito suonare la sera con la sua chitarra. Il rasta non lo sapeva, ma Bill ogni sera si sedeva con la schiena al muro vicino alla porta di Tom solo per ascoltarlo. Si lasciò sfuggire un sorriso mentre la campana risuonava anche nel cortile. Si alzò automaticamente in piedi e si diresse all’ingresso.
    Subito una folla di studenti iniziò ad uscire dall’edificio. Appena notavano la presenza di Bill, però, abbassavano il volume delle loro voci e prendevano a rispondersi con monosillabi. Da quando Bill abitava a Loitsche tutti, compresi i cittadini dei paesi attorno, avevano sentito parlare di lui. Il pazzo di Loitsche. Bill aveva pensato che come soprannome non era affatto male.
    Chiuse gli occhi e, sospirando, si attaccò al cancello arrugginito.

    Tom stava ancora spintonando Georg mentre parlava con Andreas. Quello stronzo di matematica lo aveva interrogato a sorpresa e lui era riuscito a farlo rimanere a bocca aperta. Aveva studiato. L’alunno che vince sul professore. Tom si era sentito orgoglioso di se stesso. I tre uscirono dall’edificio ancora ridendo. «Tom, guarda! C’è Bill!» disse subito Andreas. Il rasta si illuminò. In tre anni aveva capito che Bill per lui era stato un po’ come una medicina, forse quasi come una droga. Occupava gran parte del suo tempo ed ora non riusciva a fare a meno di lui. In cuor suo sperava che per Bill fosse lo stesso, davvero.
    «Io vado ragazzi!» urlò Tom mentre prendeva a correre. Subito anche Bill gli venne incontro e quando fu abbastanza vicino, Tom lo avvolse completamente con il suo corpo. Bill si aggrappò a lui, era la sua ancora di salvezza. L’aveva capito solo qualche anno prima. Sospirò contro il suo petto.
    «Ciao piccolo.» sussurrò Tom al suo orecchio. Bill chiuse gli occhi. I muscoli si rilassarono sotto al respiro di Tom, stava bene.

    Tom aprì la porta e subito gettò la cartella per terra. «Mamma, siamo a casa !» sbraitò per farsi sentire.
    Simone corse subito all’ingresso. «Tesori miei, io devo uscire! Mi hanno chiamata dal lavoro. Ci vediamo questa sera.» farneticò mentre s’infila velocemente il giubbino. Tom si ritrovò ad annuire. Sua madre faceva l’infermiera e dio solo sapeva quanto amore metteva nel suo lavoro, soprattutto da quando Jorg li aveva abbandonati. Simone sorrise un’ultima volta prima di chiudere la porta.

    *

    Bill era seduto vicino alla finestra. Guardava la pioggia primaverile infrangersi contro al vetro. Tom lo fissava. Non si era ancora aperto con lui. Non gli aveva raccontato nulla della sua vita. Probabilmente non si fidava di lui.
    «Bill?» chiese ad un tratto.
    Il moretto gli rivolse subito la sua attenzione.
    «Hai intenzione di uscire pure questa sera?» domandò con tono severo ma rassegnato al contempo. Era solo una domanda retorica. Lui la risposta la conosceva già. Bill annuì. Tom sospirò rassegnato.
    In tre anni non sapeva ancora nulla di Bill. Per lui era ancora un estraneo? Tom non sapeva cosa pensare. Poi vedeva i sorrisi che Bill gli rivolgeva, sentiva la sua presenza quando si abbracciavano e allora il rasta credeva di contare qualcosa per lui.
    «Mi porterai mai con te?» domandò. Bill spalancò gli occhi dalla sorpresa. Si alzò in piedi e Tom lo vide farsi sempre più vicino.
    Si sedette affianco a lui e scosse lievemente la testa. Da qualche parte nel suo petto Tom aveva sentito un dolore lancinante.
    Bill prese poi la sua mano e la strinse. La sua presa era forte. Tom accennò un sorriso prima di lasciarlo solo in quella stanza.
    Bill lo fissò salire le scale. Cosa aveva sbagliato?

    *

    Tom si gettò sul letto. Dio come faceva a non capirlo? Bill era proprio così ottuso? A lui non sembrava. Avrebbe voluto scendere le scale e gettarsi addosso al suo corpo. Stringerlo contro il suo fino a fargli male e poi baciarlo. Perché lui lo amava. Se ne era reso conto un anno prima. I battiti accelerati, la costante voglia di averlo affianco, sapere cosa faceva, dove andava… Sospirò contro le sue stesse mani. Lentamente la porta si aprì. Bill fece capolino nella stanza. Non sapeva perché aveva deciso si andare da Tom, qualcosa dentro di lui però gli aveva detto che era la cosa giusta. Tom si tirò su a sedere e lo fissò rimanere immobile sulla porta. Restarono così per dieci minuti ad ascoltare il temporale e i battiti dei loro cuori. Poi Bill se ne andò.

    *

    Bill corse dentro al bagno. Aprì velocemente l’acqua della doccia. Doveva dimostrargli qualcosa? Bene. L’avrebbe fatto.
    Sistemò meglio il tappetino di spugna fuori dal box doccia e poi uscì dal bagno.

    Aveva seriamente voglia di piangere. Forse l’avrebbe fatto. Una lacrima solitaria scese dalla guancia di Tom per andarsi ad infrangere contro la sua felpa celeste. Buffo. Si vestiva di celeste solo perché sapeva che a Bill quel colore piaceva. Glielo aveva fatto capire una volta. Il biondo fu sul punto di gettarsi nuovamente sopra il letto quando Bill entrò con irruenza in camera sua.
    «Bill?» chiese incerto Tom mentre questo si avvicinava a lui con gli occhi lucidi. Lo sentì singhiozzare e prima di poter aprir bocca Tom si ritrovò la mano di Bill stretta sul suo polso. Lo fece alzare. Tom come sempre non seppe cosa pensare. Si lasciò trascinare dal moretto. Fino al bagno.

    Bill si staccò leggermente da Tom per poter chiudere la porta. Ritornò di fronte al biondo che lo fissava, sembrava sconvolto. Il rumore dell’acqua che scrosciava riempiva la stanza. Bill gli sorrise teneramente. Prese poi le sue mani tra le proprie, le baciò delicatamente regalando ad entrambe un sorriso. Le portò successivamente sul bordo della sua maglietta. Il biondo lo fissava sempre più shockato. Bill si concentrò su di esse, lentamente pose le sue sopra a quelle del ragazzo e le guidò verso l’alto. Mentre Tom gli sfilava la maglietta sentiva un grande peso infierire sul suo stomaco. Bill era pallido. Non se lo ricordava così magro e scarno. Stavano tremando entrambi. La tensione era troppo alta. Entrambi sentivano che quel momento era importante. Il moretto alzò leggermente lo sguardo, Tom poté notare i suoi occhi lucidi. Si avvicinò a lui come se volesse essere abbracciato, ma Bill guidò le mani di Tom alla sua cintura. Lentamente la sfilarono dai pantaloni, ben presto anche quelli finirono per terra. I boxer neri erano l’unica protezione che il moro aveva addosso. Tom si stava sentendo male. Gli girava la testa e l’aria sembrava venire sempre meno. Le mani fredde di Bill si andarono ad appoggiare poi sui fianchi bollenti del biondo. Mentre lo spogliava, Bill avrebbe tanto voluto dirgli che si fidava di lui.

    Erano rimasti nudi. Bill sorrise dolcemente mentre accarezzava una guancia bollente di Tom. Passò poi le mani tra i suoi rasta e li legò in una coda alta. Racchiuse la sua mano tra le sue e lo condusse dentro il box doccia. L’acqua era bollente e loro stavano decisamente stretti in quello spazio. Bill trovò la forza di non piangere mentre sentiva le gocce cadere lungo la sua schiena, sfiorando le sue cicatrici. Facevano male, ma dentro in quello che un tempo era il suo cuore. Tom non mancò di notare il labbro tremante del moro. Senza pensarci due volte, Tom strinse il moretto a se. Era rimasto fermo a fissarlo per tutto quel tempo.
    Bill stava cercando di fare qualcosa. Lui poteva solamente assistere. I loro bacini, così come le loro lunghezze si sfiorarono. Entrambi gemettero a quel tocco. Bill si arrampicò alla schiena del biondo. Lo condusse con lui sotto l’acqua. Il moro recuperò poi una spugna, la ricoprì di sapone e la passò nelle mani del rasta. Quest’ultimo lo guardò accennando un semplice sorriso.
    Bill si girò di schiena. Appoggiò la fronte e le mani al muro. Tom passò leggermente la spugna sulla schiena di Bill. Sulle sue cicatrici. «Che cosa ti hanno fatto, Bill?» sussurrò il biondo sospirando sulla sua pelle. Bill non si vergognò delle lacrime che versò mentre Tom si prendeva cura delle sue ferite.

    *

    «Mamma, dobbiamo parlare.» proclamò Tom con tono autoritario.
    «Di cosa, tesoro?» domandò curiosa mentre asciugava i piatti.
    «Di Bill.» Simone si lasciò sfuggire un cucchiaio dalle mani. Chiuse gli occhi. Sapeva che quel discorso sarebbe arrivato.
    «Sono rimasto in silenzio per tre anni, voglio sapere cosa cazzo gli è successo.» parlava con calma, ma c’era tanta rabbia nella sua voce.
    «Tom, non posso dirtelo io.» Simone si voltò verso il figlio. Non l’aveva mia visto così arrabbiato.
    «Perché?»
    «Me l’ha chiesto Bill.»

    *

    Quella sera, Tom non suonò e Bill ci rimase un po’ male. Gli faceva sempre piacere sentire il biondo dedicarsi a quello strumento.
    Accarezzare le sue corde, come fossero qualcosa di veramente importante per lui. Come se loro fossero sotto la sua protezione.
    Era arrabbiato. Non aveva potuto fare a meno di sentire il dialogo con Simone. Doveva capirlo. Lui non era sicuro di essere pronto. Non voleva esserlo, forse. Si diresse in quella che era diventata camera sua. Appena vi entrò, trovò Tom seduto sul suo letto. Lo fissava con rabbia. Bill si sedette affianco a lui.
    «Non voglio che tu esca, non senza di me.» proclamò serafico.
    Bill rimase immobile. Perché dava aria alla bocca? Sapeva che sarebbe uscito lo stesso.
    «Voglio…voglio...» calde lacrime iniziarono a scendere dagli occhi di Tom. Bill si sedette sopra le sue ginocchia. Portò le mani al suo viso e ne asciugò le lacrime con i polpastrelli delle dita. Fece sfiorare le loro fronti, i loro nasi. Respirò il suo dolce sentore prima di lasciare un umido bacio sulle sue labbra. Era abbastanza, per il momento.

    *

    La primavera, così come l’estate, era già passata. Per tutti quei mesi, Tom non aveva fatto altro che vedere Bill catturare farfalle e ucciderle con il dolore negli occhi. Bill gli aveva concesso di accompagnarlo. Era pur sempre un passo avanti nella mente intricata del ragazzo. Ogni tanto Bill veniva in camera sua, si infilava nel suo letto e rimaneva li con lui. Non si erano mai più baciati dopo quella prima volta.
    Era l’ultimo di Agosto, voleva dire che i due giorni successivi li avrebbero passati a festeggiare. Tom e Bill erano nati, infatti, rispettivamente l’uno e il due di Settembre.

    Bill si avvicinò a Simone. Tom era sotto la doccia, doveva approfittarne per parlare con lei.
    Le si fece vicino con un biglietto in mano.
    «Oh ciao Bill !» lo salutò la donna mentre si asciugava le mani in uno straccio.
    « È per me?» domandò indicando il foglietto che Bill stringeva. Lui subito annuì. Simone sorrise e allungò una mano. Lesse con attenzione quelle quattro parole.
    «Sei proprio sicuro?» domandò alzando gli occhi verso di lui. Bill annuì, era arrivato il momento.
    «Ah! Bill?» richiamò la sua attenzione mentre quest’ultimo stava proprio per lasciare la stanza.
    «Tu sai parlare, non è vero? »
    Il moro annui.

    *

    Bill entrò in bagno. Il vapore aveva appannato completamente lo specchio. Faceva un gran caldo. Tom stava canticchiando qualcosa d’incomprensibile. Sorrise e mentalmente aggiunse delle parole a quella strana melodia. La domanda di Simone non lo aveva scosso affatto, quella donna aveva intuito già tutto da quando si erano visti per la prima volta. C’era tanto amore in lei.
    Dopotutto, chi accoglieva in casa una persona che non aveva mai visto prima in vita sua? Bill sospirò, dopotutto un po’ di fortuna l’aveva avuta pure lui.

    Tom uscì dalla doccia. Fece appena in tempo a legarsi l’asciugamano in vita che Bill lo abbracciò stretto da dietro.
    «Cosa c’è Bill?» domandò con dolcezza mentre quello lo accarezzava.
    Con l’unghia dell’indice Bill prese a tracciare delle linee sulla schiena muscolosa del ragazzo. Formava lettere, parole. Una frase. ‘Questa sera verrai con me?’
    Tom annuì come un automa.

    *

    Stavano camminando per le stradine di Loitsche mano nella mano. La luna brillava sopra di loro. Le stelle quella sera erano ben visibili. Tom riconosceva quella strada. Stavano andando verso la chiesa? Arrivarono davanti alla cappella. Bill lo condusse nel piccolo giardinetto davanti ad essa. Si staccò da lui per sedersi sotto alla grande quercia. Lo vide giocare con la terra per poi fargli segno di raggiungerlo. Tom si sedette vicino a lui.
    «Perché qui?» domandò sorpreso.
    «Perché qui si vede bene la luna.»
    Rispose Bill indicagliela. Ci vollero circa dieci secondi prima che Tom riuscisse veramente a capire che Bill aveva parlato. Lui allora non era muto. Fece per aprir bocca ma subito Bill pose due dita sulle sue labbra
    «Ti prego, non dire nulla.» sussurrò.
    La voce di Bill era dolce come il miele.
    Tom si riappoggiò contro la corteccia «Va bene.» sussurrò.
    «Tom, io ti sto per raccontare la mia storia.» chiarì subito Bill «Non ti piacerà.» aggiunse subito dopo.
    «Sono nato a Magdeburgo ed è li che ho vissuto fino a quando non ci siamo incontrati. Mio padre picchiava mia madre ogni santo giorno.» fece una piccola pausa, ingoiando un grosso peso «Lei impazzì ben presto, la ricoverarono diverse volte. Un giorno si è tolta la vita.» Tom sussultò.
    Cercò la mano di Bill e la strinse a se «Mio padre era più pazzo di lei. Tom, se ti dicessi che prima dei miei tredici anni non avevo mai visto la luna, mi crederesti?»
    Il biondo sussultò senza rispondere.
    «Una volta morta mia madre, papà non aveva più nessuno su cui sfogarsi. Se non me.» Bill chiuse gli occhi «Mio padre mi teneva chiuso in cantina, legato ad un letto. Lui abusava di me, Tom.»

    Ci erano voluti dieci minuti prima che Tom smettesse di vomitare tutto quello che aveva in corpo. Bill era rimasto vicino a lui.
    Non poteva essere vero, non poteva. Bill gli accarezzò ripetutamente la schiena.
    «Tom? Ti prego.»
    «C-cosa è successo poi? » chiese il biondo mentre le lacrime si raccoglievano nei suoi occhi.
    «Io l’ho ucciso, Tomi.»
    Il biondo si girò di scatto. Bill sorrideva, i denti bianchi brillavano sotto la luce della luna. Si avvicinò a lui e lo abbracciò.
    Bill si lasciò cullare.
    «Ti sei mai chiesto perché odio le farfalle?» domandò contro la sua pelle «Perché io sono stato annullato, Tomi. Nel mio corpo non c’è nulla, oramai.» Si fermò per fissarlo negli occhi «Qualcuno doveva soffrire, come me.»
    Tom pianse. Pianse come non faceva da tempo. Bill era freddo, quel racconto era freddo. Non aveva sentito nemmeno un accenno di rabbia nelle parole del moro. «Io non sarò mai libero.» Silenzio.
    « È mezzanotte. Buon compleanno, Tomi.» sussurrò.

    *

    Tom era rimasto sveglio per tutto il resto della nottata. Bill era placidamente addormentato contro il suo petto.
    Lui non era libero. Improvvisamente Tom si sentiva in catene, almeno quanto lo era Bill. Quei segni sulla schiena erano le ferite che Bill si sarebbe portato dietro per il resto della vita. Non sarebbe mai stato libero. Mai.
    Lui non poteva fare nulla. O quasi.

    Simone doveva lavorare. Meglio. Non avrebbe potuto sopportare di dover dare spiegazioni a sua madre.
    Bill stava ancora dormendo. Lui lo avrebbe salvato. Non sarebbe stato libero ma almeno non avrebbe sofferto da solo.
    Si, lui lo avrebbe salvato.

    Avevano passato l’intera giornata senza guardarsi negli occhi. Bill era convinto che Tom lo stesse evitando. Forse lo odiava ora.
    Non l’avrebbe certo biasimato. Si massaggiò ripetutamente le tempie. Quando aprì gli occhi Tom era li davanti a lui.
    «Bill, vieni con me.» gli porse una mano. Il moro l’accettò ben volentieri. Salirono le scale fino ad arrivare nella camera del biondo. Bill notò subito che qualcosa non quadrava. C’erano delle corde vicino al letto.
    Tom chiuse la porta «Ieri mi hai detto che non sarai mai libero. Voglio vivere con te, Bill. Voglio vivere le stesse cose che hai vissuto tu.»
    Bill spalancò gli occhi. Era impazzito? Cosa cazzo gli passava per il cervello? Scosse convulsamente la testa in segno di disapprovazione. Lui non poteva infierire su Tom.
    Non poteva. Non poteva, vero?
    «Bill…» il tono di voce di Tom sembrava implorante. Le lacrime iniziarono a scendere dagli occhi del moretto.
    Si girò verso la porta e Tom, per un momento, pensò che se ne sarebbe andato. Bill, invece, la chiuse a chiave.

    Quel giorno Bill non infierì su Tom. No, fece semplicemente l’amore con lui.
    Entrò dentro di lui con dolcezza, non con forza . Lo fece urlare di piacere, non di dolore.
    Piansero entrambi. Forse non sarebbe mai stato libero, forse le catene che suo padre legava ai suoi polsi erano ancora li, attorno ad essi.
    Quel giorno Bill parlò ancora una volta.

    «Grazie, Tomi.»

    Bill aveva un’unica certezza. Nella sua testa, nella sua prigione, lui non era solo.


    The End






    Note Finali: Lo so che voi vi state chiedendo se sono matta :C
    Non lo so nemmeno io O_O Ero sconvolta pure io quando avevo finito la shot. Che dire? Uhm, si...no ! Finito :DD

    Edited by lime ! - 14/12/2010, 21:55
     
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  2. KLEINE ENGEL
     
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  3. .Enigmatic
     
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    Cattiva Annù, lo riadisco :nghè:
    Cattiva e sadica :nghè:
    Mi hai fatto penare due giorni per questa One Shot, non ho mai consumato tanti neuroni come ieri sera.
    Annù, che posso dirti.
    Sei un mostro, in senso positivo.
    La profondità di ogni minima parola, la perfezione di ogni situazione; il fatto che tu non lasci nulla al caso.
    Io non so come ti sia venuta in mente questa storia.
    E' così ben studiata, è assurdamente stupenda.
    Tu riesci sempre ad andare oltre alla semplice scrittura.
    Riesci a raggiungere il cuore delle persone e sconvolgere ogni mente.
    Le emozioni che ho provato leggendo sono indescrivibili.
    La tenerezza, l'ansia, la tristezza... veramente, non so che dire.
    Mi hai lasciato senza parole, lo sai.
    Ci hai tenute nel dubbio fino alla fine.
    Sei magica Annù, semplicemente magica.
     
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  4. KLEINE ENGEL
     
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    ok il sangokk era solo per assicurarmi il primo posto...ò.ò
    allora compara, cosa posso dirti di più ti ho già detto tutto su msn, ti risparmio il copia e incolla XD
    be...è sicuramente sconvolgente la tua parte macabra ma è spventosamente...ò.ò emmm...spaventosa ù.ù
    è un complimento naturalmente anche se non si era capito ò.ò
    le tue storie sono come una puntata di Saw ò.ò enigmatiche, intriganti, appaganti e chi più ne ha più ne metta...
    ho già dichiarato ufficialmete che è una delle storie più belle che io abbia ma letto e non lo dico solo perchè sei la mia dolce e macabrosa compara ma perchè è davvero così...♥
    mi scoccia ripetermi ma mi ha davvero trasmesso tanto, mi si è strinto il cuore mentre la leggevo...è stuggente, ma quello che Tom fa per Bill fa pensare molto...
    Anche solo il fatto che l'amore non si esprime solo a parole, ma che nonostante il mutismo volontario di Bill, siano riusciti a comprendersi comunque attraverso i piccoli gesti e gli sguardi, è una cosa che ti lascia letteralmente senza fiato...Sarà che mi ci hai fatto spremere tanto le meningi su questa storia ma ci vedo davvero molto in essa...
    Penso sia bella in tutto....
    ok penso di aver finito ò.ò direi che anche se fa schifo come commento, mi ci sono messa d'impegno ù.ù
    only for you ♥
     
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    CITAZIONE (.Enigmatic @ 17/6/2010, 19:16)
    SPOILER (click to view)
    Cattiva Annù, lo riadisco :nghè:
    Cattiva e sadica :nghè:
    Mi hai fatto penare due giorni per questa One Shot, non ho mai consumato tanti neuroni come ieri sera.
    Annù, che posso dirti.
    Sei un mostro, in senso positivo.
    La profondità di ogni minima parola, la perfezione di ogni situazione; il fatto che tu non lasci nulla al caso.
    Io non so come ti sia venuta in mente questa storia.
    E' così ben studiata, è assurdamente stupenda.
    Tu riesci sempre ad andare oltre alla semplice scrittura.
    Riesci a raggiungere il cuore delle persone e sconvolgere ogni mente.
    Le emozioni che ho provato leggendo sono indescrivibili.
    La tenerezza, l'ansia, la tristezza... veramente, non so che dire.
    Mi hai lasciato senza parole, lo sai.
    Ci hai tenute nel dubbio fino alla fine.
    Sei magica Annù, semplicemente magica.

    Lo sapevo che mi avresti fatta piangere ç.ç
    Tu sei sempre così gentile, tutte le cose che mi hai detto sono quelle che veramente speravo di sentire.
    Mi piacerebbe essere magica, davvero !
    Grazie davvero tesoro.

    CITAZIONE (KLEINE ENGEL @ 17/6/2010, 19:19)
    SPOILER (click to view)
    ok il sangokk era solo per assicurarmi il primo posto...ò.ò
    allora compara, cosa posso dirti di più ti ho già detto tutto su msn, ti risparmio il copia e incolla XD
    be...è sicuramente sconvolgente la tua parte macabra ma è spventosamente...ò.ò emmm...spaventosa ù.ù
    è un complimento naturalmente anche se non si era capito ò.ò
    le tue storie sono come una puntata di Saw ò.ò enigmatiche, intriganti, appaganti e chi più ne ha più ne metta...
    ho già dichiarato ufficialmete che è una delle storie più belle che io abbia ma letto e non lo dico solo perchè sei la mia dolce e macabrosa compara ma perchè è davvero così...♥
    mi scoccia ripetermi ma mi ha davvero trasmesso tanto, mi si è strinto il cuore mentre la leggevo...è stuggente, ma quello che Tom fa per Bill fa pensare molto...
    Anche solo il fatto che l'amore non si esprime solo a parole, ma che nonostante il mutismo volontario di Bill, siano riusciti a comprendersi comunque attraverso i piccoli gesti e gli sguardi, è una cosa che ti lascia letteralmente senza fiato...Sarà che mi ci hai fatto spremere tanto le meningi su questa storia ma ci vedo davvero molto in essa...
    Penso sia bella in tutto....
    ok penso di aver finito ò.ò direi che anche se fa schifo come commento, mi ci sono messa d'impegno ù.ù
    only for you ♥

    Oddio O_O
    Cos'è questo mega commento? Comparaaa ç.ç
    Io non so veramente cosa dire se non grazie, grazie davvero.
    Ecco ora sono io quella che non sa rispondere ai commenti *fugge via*

    Voi due donne siete amore ♥

     
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    Che dire? Tu sai già tutto....
    Non mi resta che dirti grazie, di cuore, grazie per tutto!
     
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    CITAZIONE (Chamaleon. @ 17/6/2010, 19:51)
    SPOILER (click to view)
    Che dire? Tu sai già tutto....
    Non mi resta che dirti grazie, di cuore, grazie per tutto!

    Sono io quella che non sa più cosa dire ♥
    Grazie davvero tesò !
     
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  8. Mirthful
     
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    MAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA.
    CIOEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE'.
    We <3 angst!
    Che bel commento coglione. Ma. CAPISCIMI.
     
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    CITAZIONE (Mirthful @ 17/6/2010, 21:00)
    SPOILER (click to view)
    MAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA.
    CIOEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE'.
    We <3 angst!
    Che bel commento coglione. Ma. CAPISCIMI.

    Ahahah, tu sei pazza !
    Grazie amore x)
     
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  10. .NeigeNoire.
     
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    Tonnina mia, quando sono arrivata al punto in cui Bill rivela le sue cicatrici nella doccia a Tom, ho subito pensato che Bill fosse una farfalla a cui avessero strappato le ali.. Ho iniziato a fantasticare sul come Tom gliele avrebbe 'riattaccate'.. Poi ho notato che il Fantasy non era indicato nel Genere dell' os x)
    Bill odia le farfalle perché non può essere come loro? Perché al posto delle ali si ritrova delle cicatrici? (Forse la risposta sarà un sì, ma voglio essere sicura di aver capito il significato della morte delle farfalle! Ebbene sì: mi turba ùù).
    Tonns mi ha stupita molto il fatto che Bill e Tom sono consapevoli che il passato del primo non se ne andrà mai del tutto, e sembrano quasi volerlo condividere per affrontarlo meglio.. Insomma, é una visione molto realista che non trovo da molte parti; sinceramente mi sarei aspettata un happy ending assoluto!
    Non dico che la condivisione della sofferenza é un finale negativo, anzi per Bill é, come hai scritto, la salvezza.. Però, come dire, resta quell' amaro in bocca, quella totale rassegnazione al passato, che rende il tutto particolare e più vicino alla realtà
    Indi per cui ne desumo cheeeeee....
    SPOILER (click to view)
    mi é piaciuta assai
     
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  11. •. Sonija
     
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    Neve. Tanta fredda neve.
    Quando mi hai passato il pezzettino via MSN non so, avrei creduto di aspettarmi tutt'altro.
    Macabra? Io non la reputo così questa storia, chissà forse siamo pazze entrambe ( LOL).
    Ma la psiche umana è così complessa... e non so, non ho trovato strano che Bill abbia reagito così.
    Forse mi son sentita un po' scossa quando ho letto dell'omicidio.
    Eppure c'è... c'è tanto vento in questa oneshot *-*
    Sì, devi sapere che quando leggo cerco di smaterializzare i miei cinque sensi.
    E' fredda, ha qualcosa di glaciale, e io personalmente amo il freddo e il tremoliio che scuote le membra nelle notti tempestose.
    L'atmosfera sfuggente, delicata, quasi evanescente mi ha dato l'idea di un quadretto famigliare che mi stesse raccontando una piccola leggenda <3
    Come se una vecchia con tanti gatti stesse sfogliando un vecchio album e, mentre fuori il vento sferza i vetri delle finestre, mi raccontasse questa storia un po' surreale.
    E poi la luna *ç* Vogliamo parlare di quanto io ami la luna? E'... così incantevole e teatrale <3

    SPOILER (click to view)
    E poi, chi ha detto che il TWc è sesso violento e sfrenato dove il romanticismo va a farsi fottere? Consiglierei a costoro di leggersi la oneshot u.ù


    CITAZIONE
    Quel giorno Bill non infierì su Tom. No, fece semplicemente l’amore con lui

    .
    Sublime *_____*
    Nulla che sia amore è sbagliato. Nulla.
     
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  12. lime !
     
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    CITAZIONE (.NeigeNoire. @ 18/6/2010, 21:03)
    SPOILER (click to view)
    Tonnina mia, quando sono arrivata al punto in cui Bill rivela le sue cicatrici nella doccia a Tom, ho subito pensato che Bill fosse una farfalla a cui avessero strappato le ali.. Ho iniziato a fantasticare sul come Tom gliele avrebbe 'riattaccate'.. Poi ho notato che il Fantasy non era indicato nel Genere dell' os x)
    Bill odia le farfalle perché non può essere come loro? Perché al posto delle ali si ritrova delle cicatrici? (Forse la risposta sarà un sì, ma voglio essere sicura di aver capito il significato della morte delle farfalle! Ebbene sì: mi turba ùù).
    Tonns mi ha stupita molto il fatto che Bill e Tom sono consapevoli che il passato del primo non se ne andrà mai del tutto, e sembrano quasi volerlo condividere per affrontarlo meglio.. Insomma, é una visione molto realista che non trovo da molte parti; sinceramente mi sarei aspettata un happy ending assoluto!
    Non dico che la condivisione della sofferenza é un finale negativo, anzi per Bill é, come hai scritto, la salvezza.. Però, come dire, resta quell' amaro in bocca, quella totale rassegnazione al passato, che rende il tutto particolare e più vicino alla realtà
    Indi per cui ne desumo cheeeeee....
    mi é piaciuta assai

    E diceva di non trovare le parole o_o
    Rispondo subito alla domanda: Bill odia le farfalle perchè queste sono il simbolo della libertà, lui ha questa consapevolezza di non poterlo essere dopo quello che ha subito. Non trova giusto di dover essere l'unico a soffrire e quindi si vendica, per così dire, sulle farfalle x)
    Grazie mille per il commento tonns ç.ç
    Non ho optato per l'happy ending perchè non lo ritenevo opportuno, dopotutto sai che io cose allegre non ne so scrivere..indi per cui... *smile*
    *ama la tonns*

    CITAZIONE (•. Sonija @ 18/6/2010, 21:07)
    SPOILER (click to view)
    Neve. Tanta fredda neve.
    Quando mi hai passato il pezzettino via MSN non so, avrei creduto di aspettarmi tutt'altro.
    Macabra? Io non la reputo così questa storia, chissà forse siamo pazze entrambe ( LOL).
    Ma la psiche umana è così complessa... e non so, non ho trovato strano che Bill abbia reagito così.
    Forse mi son sentita un po' scossa quando ho letto dell'omicidio.
    Eppure c'è... c'è tanto vento in questa oneshot *-*
    Sì, devi sapere che quando leggo cerco di smaterializzare i miei cinque sensi.
    E' fredda, ha qualcosa di glaciale, e io personalmente amo il freddo e il tremoliio che scuote le membra nelle notti tempestose.
    L'atmosfera sfuggente, delicata, quasi evanescente mi ha dato l'idea di un quadretto famigliare che mi stesse raccontando una piccola leggenda <3
    Come se una vecchia con tanti gatti stesse sfogliando un vecchio album e, mentre fuori il vento sferza i vetri delle finestre, mi raccontasse questa storia un po' surreale.
    E poi la luna *ç* Vogliamo parlare di quanto io ami la luna? E'... così incantevole e teatrale <3

    [SPOILER]E poi, chi ha detto che il TWc è sesso violento e sfrenato dove il romanticismo va a farsi fottere? Consiglierei a costoro di leggersi la oneshot u.ù

    CITAZIONE
    Quel giorno Bill non infierì su Tom. No, fece semplicemente l’amore con lui

    .
    Sublime *_____*
    Nulla che sia amore è sbagliato. Nulla.

    Tu hai la capacità di lasciarmi sempre a bocca aperta.
    Ma sono io che ti devo fare i complimenti per il tuo commento o_o
    Cioè seriamente te l'ho detto Soniè fai qualcosa, scrivi e pubblica qualcosa di tuo ha un uso della parola che è disarmante.
    Vedi? Mi sto perdendo o_o
    Dio, non so che dire. Avevo sinceramente paura che non ti piacesse, sai? Non chiedermi la motivazione, ma avevo questo triste presentimento.
    Uhm, grazie mi sembra così riduttivo ç.ç
    Non lo so, cosa ti devo dire tesò? Perchè io seriamente sono con gli occhi lucidi.
     
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  13. .NeigeNoire.
     
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    CITAZIONE (lime ! @ 18/6/2010, 21:19)
    Non trova giusto di dover essere l'unico a soffrire e quindi si vendica, per così dire, sulle farfalle x)

    stronzostronzostronzostronzo :ohcielooo!:
    e sì, sadico!
     
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  14. •. Sonija
     
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    CITAZIONE
    Non lo so, cosa ti devo dire tesò? Perchè io seriamente sono con gli occhi lucidi.

    Quello che hai scritto è già stupendo <3
     
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  15. lime !
     
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    CITAZIONE (.NeigeNoire. @ 18/6/2010, 21:23)
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE (lime ! @ 18/6/2010, 21:19)
    Non trova giusto di dover essere l'unico a soffrire e quindi si vendica, per così dire, sulle farfalle x)

    stronzostronzostronzostronzo :ohcielooo!:
    e sì, sadico!

    Tanto lo so che ti piace tonns :DDD

    CITAZIONE (•. Sonija @ 18/6/2010, 21:44)
    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Non lo so, cosa ti devo dire tesò? Perchè io seriamente sono con gli occhi lucidi.

    Quello che hai scritto è già stupendo <3

    Gnè ç.ç
     
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19 replies since 17/6/2010, 17:57   443 views
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