Balliamo sul mondo

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  1. tombillina
     
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    CAPITOLO 3
    Avevo trovato nel cassetto del comodino affianco al letto un giornalino dove c’erano molti quiz e cruciverba e ora stavo facendo le parole crociate comodamente seduta sulla poltrona. I Tokio Hotel erano andati a ordinare le pizze per cena ed io, avendo tutte e due le ginocchia “ingessate”, ero rimasta sola a casa perché non mi potevo muovere. Tom però voleva rimanere perché temeva che qualcuno potesse entrare in casa, poi Georg l’ha convinto a venire dicendo che Saki, la guardia del corpo del gruppo, abitava alle spalle della casa, e se c’erano problemi, c’era lui. Sospirai rassicurata. Ero in quella casa da nemmeno un giorno e mi sentivo già protetta, a mio agio con le persone che ci vivevano. Pensai ai miei genitori adottivi. Avevano sicuramente già chiamato la polizia. Chissà dov’erano i miei veri genitori. Forse erano morti. Forse erano più vicini di quanto me l’aspettassi. Mi guardai attorno. Decisi di esplorare la casa, malgrado le ginocchia. Riposi il giornale sul tavolino e presi le stampelle che mi aveva procurato Gustav, santo ragazzo. Mi aiutai ad alzare aggrappandomici. Una volta in piedi mi diressi molto lentamente in cucina, dove c’era un grande tavolo, una cucina moderna ed un frigo molto capiente. C’era anche una finestra. Sorrisi. La stessa finestra dalla quale ero entrata. Abbassai lo sguardo e vidi delle macchie rossicce a terra. Era il sangue caduto dalle mie ginocchia. Georg aveva provato a lavarla con un migliaio di prodotti, ma si era solo scolorita un po’. “Non appena mi rimetto la pulisco”, pensai. Il mio sguardo venne attirato poi da un calendario. Mi avvicinai e lo osservai. Era appeso al muro con un chiodino, i mesi erano segnati in rosso mentre i giorni della settimana in nero. Ci passai una mano sopra. Era fine ottobre, novembre sarebbe iniziato presto. “Questo giorno non me lo dimenticherò mai”, pensai. All’improvviso mi venne un’idea. Volevo riportare su carta tutti gli avvenimenti –belli o brutti- della giornata. Mi diressi verso la rampa delle scale in cerca di un quadernetto o di qualche foglio. Facendo molta attenzione a non inciampare e aggrappandomi alle stampelle, incominciai a salire uno scalino alla volta. Gradino dopo gradino, dopo un quarto d’ora arrivai al primo piano. Mi diressi verso la stanza di Tom nella quale avevo dormito io quel pomeriggio. Frugai in tutti i cassetti, vi trovai un po’ di tutto: biancheria femminile, un pacco di preservativi e non appena mi capitarono tra le mani li rigettai indietro, schifata. Alla fine riuscii a trovare quello che cercavo: dei fogli, bianchissimi, e un cartone abbastanza rigido. Con quel materiale mi sarei fabbricata un diario dove avrei scritto tutti i miei pensieri e tutto ciò che mi capitava. Tagliai a metà i fogli che mi ero procurata e, mentre stavo per incollarli al cartone, sentii delle mani sconosciute posarsi sul mio ventre. Spaventata, mi girai e mi accorsi che era Tom. Sospirai. Ad un certo punto mi prese in braccio e mi gettò sul letto. Prese a baciarmi il collo mentre carezzava la mia pelle divenuta bollente che si trovava al di sotto della maglietta. Io gli dissi:
    -Dai, Tom, non ci conosciamo da neanche un giorno e già vuoi provarci?-
    Lui disse, con la sua solita spavalderia e sicurezza:
    -Non credi che questo sia un ottimo modo per conoscerci?-
    Io scossi la testa e mi allontanai, dato che comiciavo a sudare. Stavo cedendo. Nonostante mi fossi allontanata, lo sbruffone mi si avvicinò ancora di più, ma io ad un certo punto lo respinsi allontanandolo definitivamente con le mani. Restammo per un po’ a guardarci negli occhi. Lui sorrideva appena, quasi divertito, e aveva il fiatone. Lo divertiva quella situazione? Una gocciolina di sudore scese lungo la sua tempia. Anche lui aveva caldo, la cosa infatti stava diventando sempre più… eccitante. Non so per lui, ma per me sicuro. Se non lo avessi fermato, non so dove saremmo arrivati. Forse lui stava pensando la stessa cosa che pensavo io. Ringraziai mentalmente di averlo respinto, da un lato però mi dispiaceva. Ma se fosse entrato qualcuno, addio! Non osavo immaginare. Ad un certo punto si alzò dal letto e mi avvertì:
    -E’ pronta la cena-.
    Dopodichè mi aiutò ad alzare e e recuperò le mie stampelle che erano finite sotto il letto. Mi aiutò a scendere dalle scale e arrivammo in cucina dove gli altri avevano apparecchiato la tavola. Io avevo una fame tremenda e finii la pizza prima di tutti. Quando tutti finirono, ci sedemmo sul divano e guardammo per un po’ la TV. Naturalmente, Tom si sedette accanto a me e la cosa non mi dispiacque affatto. Verso le dieci, Gustav si alzò in piedi e disse:
    -Perché non facciamo sentire a Sara una nostra canzone?-
    Il resto della band annuì ed ognuno andò a prendere il proprio strumento. Mi fecero ascoltare la canzone “In die nacht”, dedicata ai gemelli.
    Una volta finita mi asciugai le lacrime cadute involontariamente sul mio viso e applaudii. Guardai poi l’orologio e sbadigliai. Si era fatto tardi. Salutai tutti e Tom mi aiutò a salire le scale e mi accompagnò nella sua camera che ormai era diventata la mia. Mi diede la buonanotte, e uscì richiudendosi la porta da dietro le spalle. Appena mi stesi sul letto, mi addormentai come un sasso.


    Ecco qui ^^ questo capitolo è cortissimo, infatti è "transitorio" xD commentate vi prego!
     
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40 replies since 24/5/2010, 15:02   488 views
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