Balliamo sul mondo

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  1. tombillina
     
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    Ecco qui ^^ sono stanchissima.



    CAPITOLO 2
    La luce accecante mi fece chiudere gli occhi di scatto. Non appena li riaprii vidi davanti a me un ragazzo con le treccine nere e i vestiti larghi che mi osservava sorpreso. Quando vide che lo scrutavo impaurita, mi sorrise spavaldo e mi si avvicinò. Mi si inginocchiò affianco e, non appena vide il sangue che mi colava dalle ginocchia, i jeans strappati e insanguinati e si spaventò. Subito dopo arrivarono altri tre ragazzi molto strani che mi osservarono spauriti. Ci osservarono, me e il ragazzo con le treccine, e un rasta tutto in nero gli chiese, inarcando un sopracciglio:
    -Tom, la conosci?-
    Intuii che Tom fosse il ragazzo con le treccine. Lui scosse il capo e riportò lo sguardo su di me, indicando con lo sguardo le mie ferite. Gli altri ragazzi, non appena le videro, si precipitarono tutti verso di me. Ad un certo punto la testa mi sembrò pesantissima e dovetti stendermi a terra. Mi guardai per la prima volta dopo la caduta le mie ginocchia, dalle profonde ferite uscivano grumi di sangue. Mi rannicchiai sotto gli occhi impauriti di Tom, massaggiandomi i tagli. Chiusi gli occhi e immediatamente sentii che qualcuno mi prese in braccio. Sospirai mentre salivamo le scale. Mi sentivo protetta tra quelle braccia. Non arrivai neanche a metà scala, che gli occhi mi si chiusero e mi addormentai.
    ***
    Tom la osservava in uno stato di trance profondo. Era la ragazza più bella che avesse mai visto. Giaceva sul letto della sua camera che le aveva ceduto solo per quella sera. Una volta sveglia avrebbero visto. Dormiva a pancia in su ed il ventre si alzava e abbasssava per ogni respiro. Corpo esile e mingherlino, lineamenti dolci e capelli scuri con riflessi castani-rossicci. Era molto femminile, ma vestiva come un maschiaccio, indossava infatti una felpa nera molto larga, jeans scuri e scarpe Converse nere. Provò un pizzico di tenerezza e compassione vedendo dormire quel viso angelico. “Poverina, chissà da quanto tempo non mangia” pensò. “In fondo avrà solo 13 anni”. La stava ancora osservando e non si accorse che piano piano lei si stava svegliando. Non appena aprì gli occhi, infatti, la ragazza si guardò intorno spaurita, stava già per gridare ma lui la zittì:
    -Ciao. Non gridare. Ti ho portato nella mia camera perché ho visto che stavi poco bene. Non avrai mangiato.-
    La ragazza annuì e abbassò lo sguardo. Il chitarrista la guardava perso nei suoi immensi occhi verdi cervone. Erano veramente enormi. All’improvviso scosse la testa come si fosse risvegliato da un sogno e parlò:
    -Piacere, io sono Tom. Tu invece come ti chiami?-
    -Mi chiamo Sara-. Rispose la ragazza.-
    -Quanti anni hai?-
    La ragazza lo squadrò sospettosa.
    -Diciassette,e tu?-
    -Diciassette?- ripetè incredulo il chitarrista. –E io che ti avrei dato non più di tredici anni!-
    Sara arrossì per la rabbia.
    -Cavolo, ti sembro una di tredici anni?-
    Arrossì ancora di più. Aveva urlato forse un po’ troppo. Mormorò scusa e abbassò la testa. Dopo cinque minuti di silenzio imbarazzante nel quale nessuno dei due accennava a parlare per primo, Sara trovò il coraggio di parlare e disse:
    -Comunque, tu quanti anni hai?-
    Tom alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono. Quelli nocciola di lui fissavano quelli verdi di lei. Quelli verdi di lei fissavano quelli nocciola di lui. I loro sguardi si intrecciavano tessendo un lungo filo d’oro, una catena che non aveva fine. Ormai anche solo con uno sguardo si erano detti tutto. Si erano detti ciò che le parole non potevano esprimere. Si guardarono a lungo, un tempo che pareva fosse infinito, il ragazzo le si avviccinò, sempre più vicino, quando la distanza tra le loro labbra era quasi annullata, quando lei stava per chiudere gli occhi, cosciente del fatto che tra poco le loro labbra si sarebbero toccate, le loro lingue si sarebbero unite in una lunga e tenera danza, lui si fermò ad un centimetro di distanza dalla sua bocca rosea, facendo odorare alla ragazza il suo inebriante profumo che per lei erano diventate gocce di vita; dischiuse la bocca e sussurrò:
    -Venti.- Detto questo, si allontanò giusto in tempo perché poco dopo entrarono gli stessi tre ragazzi che erano entrati in cucina poche ore prima. Si presentarono uno a uno.
    Quello rasta era Bill, fratello gemello di Tom. Il rosso era Georg, mentre il biondo occhialuto era Gustav. Tutti e quattro, compreso Tom, formavano una band che si chiamava Tokio Hotel. Tom suonava la chitarra, Gustav la batteria, Georg il basso e Bill cantava.
    ***
    Erano entrati nella stanza. Io e Tom ci stavamo per baciare. In realtà quando si è fermato mi è un po’ dispiaciuto. Ci sono rimasta male, ma non gliel’ho fatto notare. Non voglio dare soddisfazioni alla gente. Fa parte del mio carattere. Ora i tre si erano presentati. Erano tutti gentilissimi, Tom ha detto loro il mio nome e mi hanno chiesto tutti come stessi. Dopo una mezz’oretta, Gustav, il “ragazzo con la testa più sulle spalle del gruppo”, mi medicò le ferite e me le disinfettò con l’alcool. Io intanto strillavo e mi dimenavo come una matta, ma lui mi ha detto:
    -Se non vuoi che ti porti all’ospedale per farti mettere i punti, zitta e sopporta il dolore.-
    Con queste parole mi ha fatto zittire anche solo per cinque secondi, perché sentendo il mio improvviso silenzio, si è girato verso di me ed è scoppiato a ridere. Io ho semplicemente inarcato il sopracciglio e ho sopportato il dolore gridando silenziosamente dato che aveva cominciato a mettermi di nuovo l’alcool. “In effetti”, pensavo, “se non ci fosse stato Gustav, a quest’ora mi sarei messa i punti”. Quando ebbe finito, lo ringraziai e lui mi accarezzò i capelli dicendo:
    -Non c’è di che. Ora riposa ancora un po’ perché tra poco ceniamo e dopo, se vuoi, ti facciamo sentire una delle nostre canzoni-.
    Io mi sistemai meglio sul letto, e esultai al colmo della gioia:
    -Siii!! Che bello!!- stava già partendo la sfilza di esulti, quando mi interruppe dicendo:
    -Sempre se farai la brava.-
    Detto questo, mi strizzò l’occhio e uscì dalla camera, richiudendosi la porta alle spalle.



    Dal capitolo 5° credo che i chappy saranno molto più lunghi...
     
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40 replies since 24/5/2010, 15:02   488 views
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