"Sembra Tom al Femminile" 2.0

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  1. SalatAlien
     
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    Vi chiederete che diavolo ci faccio qui, con una storia scritta e conclusa penso un anno fa. Ebbene, ho restaurato l'intera Fan Fiction, ho riscritto alcune parti, le ho modificate, ho corretto qualche frase che, pur essendo corretta, mi ha fatta letteralmente rabbrividire, essendo incredibilmente cacofonica ._.
    Ci saranno nuovi blend, i capitoli saranno lunghi il doppio, avranno un nome e... bè, le novità son queste.
    Sono incredibilmente legata a questa storia, e quando mi sono ritrovata a rileggerla, il cuore ha cominciato a piangere perchè, sinceramente, non mi piaceva il modo in cui l'avevo scritta, ecco tutto.
    So benissimo che non torneranno tutte le lettrici di un tempo, ma non importa, volevo condividere il lavoro di ore ed ore passate davanti al computer =).
    Detto questo, buona lett- rilettura, per le vecchie lettrici, e benvenute alle nuove, se ce ne saranno.
    SalatAlien.




    Autore: SalatAlien.
    Rating: R
    Avvisi: OC, Adult Content, Language, Lime.
    Genere: Angst, Romantica.
    Banner Maker: Lime(Capitoli), Stella(Banner iniziale).
    Disclaimers: I Tokio Hotel non mi appartengono, tutto quello che leggerete è frutto della mia fantasia e non è mai accaduto realmente, e inoltre, non ci guadagno nulla.
    Regali:
    SPOILER (click to view)
    Banner by Mocy




    Chapters.
    One ♣ Writers.
    Two ♣ Lunch with them
    Three ♣ Damned meat!
    Four ♣ Explanations
    Five ♣ Their Song
    Six ♣ A Present
    Seven ♣ Jealousy
    Eight ♣ Blackout
    Nine ♣ Men in Black
    Ten ♣ Like a Mirror
    Eleven ♣ Wedding and Changes
    Twelve ♣ No, he wasn't Julian
    Thirteen ♣ Like a Toy
    Fourteen ♣ She wasn't there
    Fifteen ♣ All was good






    One ♣ Writers



    Felpa nera XXL, cappellino da baseball abbinato, jeans neri con cuciture bianche dal cavallo che arriva quasi al ginocchio, scarpe Air Force bianche e nere, IPod perennemente acceso col volume al massimo che spara una melodia gangsta o un rock tanto casinista da spaccare i timpani.
    Sguardo imperturbabile ed indifferente, corporatura fine e slanciata, sigaretta alla mano e gamba piegata con un piede poggiato sul muro.
    Athena se ne stava lì da sola, immersa nella sua musica, senza degnare di un minimo sguardo le persone che la fissavano con la bocca semi aperta.
    Credevate stessi parlando di Tom Kaulitz?
    E invece no, anche se Athena, vista di spalle, coi capelli nascosti da un cappuccio, avrebbe potuto facilmente essere scambiata per lui.
    Lei però, molto magra ma dotata di qualche forma, pur nascondendo tutta la sua femminilità sotto quei vestiti enormi, è una donna a tutti gli effetti.
    Athena, ragazza di diciannove anni, la quale frequenta la quinta superiore ed odia la propria famiglia.
    Proprio per questo, dopo una violenta lite con la madre, aveva raccattato ogni soldo guadagnato lavorando durante l’estate e si era trasferita.
    Non aveva fatto un grande spostamento, dalla provincia ad un paesino di merda, Loitsche, dove con pochi soldi al mese avrebbe potuto vivere decentemente.
    Era sicuramente differente dalla cittadina caotica nella quale viveva prima, ma anche solo il pensiero di essersi liberata di quel peso allo stomaco che era la sua famiglia, la faceva sentire libera e, in un certo senso, felice.
    Stava aspettando quel pullman forse da ore, ed ora che aveva cominciato ad innervosirsi sul serio, era finalmente arrivato. Vi salì come un automa, scendendo poi alla fermata davanti al liceo nel quale si era trasferita: Liceo classico di Loitsche, classe 5C.
    Appena varcata la soglia del cancello principale, si rese conto di essere arrivata un po’ in anticipo. Si guardò intorno, studiando le targhette poste sulle porte delle classi, e trovò l'aula.
    Era completamente vuota, così, senza pensarci due volte, si fiondò all'ultimo banco, quello accanto alla finestra.
    Si sedette e cominciò a disegnare, gli occhi sul verde-grigio che saettavano da un parte all'altra del foglio.
    Abbozzava il suo primo graffito a Loitsche.
    Sì.
    Lei, una writer. Disegnava da Dio e non faceva altro dalla mattina alla sera.
    Dopo pochi minuti, vide che alcuni compagni di classe stavano cominciando a riempire l'aula, presentandosi.
    Lei, d'altra parte, abbastanza fredda e distaccata, rispose sempre con un "Ciao sono Athena" dal tono piatto e freddo, niente di più.
    Sbuffò e conservò i fogli scocciata; non voleva che gli altri vedessero le sue opere in costruzione: ne era gelosissima.
    Recuperò una sigaretta e l'accendino dalla borsa ed uscì per fumare prima dell'inizio delle lezioni.
    Rientrata in classe, vide qualcosa che non le piacque per niente.
    Un ragazzo che indossava pressoché i suoi stessi vestiti, con dei lunghi rasta biondi che ricadevano disordinati sulle sua spalle, si era seduto al suo posto, spostando incurante la sua borsa sulla sedia accanto.
    Socchiuse gli occhi imbestialita e gli si avvicinò frettolosamente.
    Notò immediatamente che anche il ragazzo stava disegnando dei graffiti.
    E fanno pena, appuntò mentalmente Athena, soffiando come un gatto infastidito.
    - Scusa, cosa ci fai nel mio posto? - chiese acida.
    Lui alzò la testa e anche un sopraciglio.
    - Sono in questa classe da cinque anni e mi sono sempre seduto qui. – rispose squadrandola dalla testa ai piedi.
    Athena sentì il nervoso invaderla in tempo record.
    - Non me ne frega niente! Può esserci scritto anche il tuo nome sul banco ma quest'anno quel posto è mio! – ribatté corrugando la fronte in uno sguardo omicida.
    Il ragazzo non si scompose e sfoggiò un ghigno scettico. Soffiò una qualche parola che assomigliava terribilmente ad uno ‘Tzè’ e ritornò ai suoi disegni.
    Athena, ormai fuori controllo, partì in quarta. E fanculo alle regole della scuola. Avrebbe urlato fino a quando quell’idiota non le avrebbe ridato il suo posto.
    - Senti, specie di cotton fiocc che oltretutto disegna di merda, levati dal mio posto! – ordinò indicando un angolo dell’aula a caso.
    Tom alzò la testa di scatto, inferocito - Che cazzo dici dei miei disegni?! –
    - Che fann— Buongiorno ragazzi, sono il professor Hoffman! -
    Tutti si voltarono a guardare il professore, poi corsero ai propri posti.
    Athena scoccò un ultimo sguardo al rasta, lanciando scintille di sfida e rabbia per poi sedersi vicino a quel prepotente. Gliel’avrebbe fatta pagare, quello era poco ma sicuro.
    Durante la prima lezione dell'anno il rasta, stette per tutta l'ora con la testa bassa, abbozzando quello che avrebbe dovuto essere un favoloso graffito. Secondo lui.
    Athena buttò l'occhio sui suoi fogli. Moriva dalla voglia di disegnare ma non voleva farlo davanti a lui.
    Per calmarsi dall'astinenza da disegno infilò una mano nella borsa per prendere un altra sigaretta, alzando l'altra mano per richiamare l'attenzione del professore, senza accorgersi che, prima di lei, anche Tom aveva alzato la mano.
    Il professore lo guardò - Kaulitz? –
    Athena si voltò verso di lui e lo fissò indignata.
    - Posso uscire? – chiese il rasta ignaro.
    - Vada, ehm signorina ... ? – riprese il professore, guardando Athena e accorgendosi di non sapere il suo cognome.
    - Schultz. Athena Schultz. Devo uscire anch'io. - affermò scocciata.
    Tom esibì un sorrisino strafottente - Che fai mi segui? -
    Lei non risparmiò un sguardo gelido - Ma che cazzo vuoi devo fumare. – spiegò quasi incenerendolo.
    - Signorina non posso mandare due persone insieme! – ribatté il Professore allargando le braccia.
    - Tanto siamo in due bagni diversi! - si giustificò Athena.
    - Si, certo, confessa, dì che vuoi venire in bagno con me. - la provocò il rasta.
    - Non ti permettere coglione! – sbraitò lei.
    Il professore si innervosì all’istante e decise di intervenire e porre fine a quella scenata penosa - Basta! Uscite e vedete di non farmi più assistere a scene del genere. – proferì duro.
    Athena cacciò l'accendino nella tasca della felpa per poi uscire nel cortile, nel quell'idiota reggeva una bomboletta in una mano e la sigaretta nell'altra, scarabocchiando sul muro la sua firma.
    Lei gli passò davanti, guardando quei caratteri irregolari ormai impressi sul muro.
    - E quello che diavolo è? – chiese ridendogli in faccia, andandosi poi a sedere su un muretto vicino, provocando uno sguardo furioso del rasta.
    - Ma che cazzo vuoi?! Devi essere una di quelle idiote che si vestono così solo per moda o per fare la ragazza alternativa. Fai pena. - sbraitò Tom, agitando le braccia e facendo tintinnare la bomboletta.
    - Potrei pensare la stessa cosa di te... – rispose Athena con un sorrisino di sufficienza
    - Se ti informassi un po’ sapresti che sono il writer più popolare di Loitsche dalla terza media! - si pavoneggiò lui.
    - Allora posso dire che il livello a Loitsche è molto, molto basso. – rispose la ragazza scoppiando a ridere.
    - Ma chi cazzo sei per giudicare?! - chiese Tom innervosito.
    - Una sicuramente migliore di te. – ribatté, buttando la sua sigaretta per terra e lasciando il ragazzo solo con la sua rabbia.
    Athena tornò in classe, prese l'IPod e, facendo passare il filo attraverso la felpa, lo nascose per bene, regalandosi per le ore restanti una carrellata di musica hip hop e rock estasiante.
    Appena captò il suono della campanella si fiondò verso l'uscita, fermandosi per aspettare il pullman.
    Non vedeva l'ora di dare l'esame di pratica per la patente per evitarsi quella merda tutti i giorni.
    Con orrore, notò che quell'idiota del rasta si stava avvicinando alla fermata con una bionda tutta tette stretta per un fianco.
    Athena esibì un’espressione disgustata e cambiò la traccia dell'IPod, alzando il volume al massimo. Si appoggiò al muro con le braccia incrociate, guardando la strada.
    Dopo qualche secondo, cominciò a sentirsi osservata.
    Spostò lo sguardo senza farsi notare e vide la bionda che, molto sfacciatamente, la guardava e rideva di gusto.
    Athena si voltò nuovamente; quella puttana non meritava la sua attenzione.
    Poi però non sentì più la musica provenire dall'IPod. Lo estrasse dalla tasca e vide che era scarico. Imprecò mentalmente e lo cacciò nella borsa.
    Senti la bionda ridere ancora e ancora.
    Si girò di scatto e la fissò con aria di sfida, squadrandola dalla testa ai piedi.
    Era esattamente il tipo di ragazza che lei odiava. La solita merda col seno perennemente scoperto, il sedere fuori e le gambe aperte. Oltretutto era bionda platino e questo la face innervosire ancora di più.
    Anche sua madre era una fottutissima finta bionda.
    La ragazza, vedendo che la fissava, rise ancora di più, ma questa volta Athena le si avvicinò, sempre con le braccia incrociate.
    Le si parò davanti guardando la bionda di un metro e sessantacinque dall’alto del suo metro e ottanta.
    - Che cos’hai da ridere? – chiese piatta con uno sguardo che avrebbe bucato un muro di cemento armato.
    Le puttana smise immediatamente di ridere e strinse il braccio del rasta che guardava la scena divertito.
    Ebbe però un minimo di coraggio per rispondere - E cosa ti dice che stessi ridendo per te? – chiese ostentando una sfrontatezza che non aveva.
    - Il fatto che mi fissi da mezz'ora e poi ti caghi sotto nascondendoti dietro questo qui che non saprebbe proteggere nemmeno sè stesso. -
    - Che cosa centro io adesso?! - protestò il ragazzo.
    - Centri perché ti conosco da un paio di ore e se le avessi mi staresti già sulle palle. - spiegò lei.
    - Sempre simpatica. – constatò il ragazzo - Il pullman. – disse poi, indicando il mezzo.
    Athena si voltò subito, salendo repentinamente e sedendosi nei posti davanti.
    Non vide i due per tutto il tragitto, poi. al momento di scendere prenotò la fermata per poi dirigersi all'uscita centrale.
    Il rasta era rimasto solo, evidentemente la bionda era scesa qualche fermata prima.
    Athena sentì il pullman rallentare e Tom andare verso l'uscita.
    Bene, abitava pure nei suoi dintorni! Ci mancava solamente quello!
    Le portine si aprirono e lei schizzò via verso casa.
    Prese a cercare le chiavi dentro la borsa, mettendoci un po’ per via dei mille fogli, delle gomme, colori e matite che teneva incasinati la dentro.
    - Non ci posso credere, che sfiga! –
    Athena si girò di scatto vedendo il rasta che suonava al citofono, tre o quattro portoncini più in là del suo.
    La ragazza guardò la casa davanti a lui - Abiti lì? - chiese facendo un cenno col capo.
    - Si. – rispose piatto.
    - Ecco cos'era quella puzza di merda che ho sentito quando ci son passata davanti. – sbottò acida.
    Qualcuno aprì il portoncino al rasta, saltandogli addosso.
    Qualcuno con dei capelli allucinanti e dei vestiti aderentissimi.
    - Bill smettila! – ridacchiò Tom come un bimbo.
    Athena guardò la scena con una espressione sconvolta e la chiave infilata per metà dentro la toppa.
    Il ragazzo con la criniera si staccò e mostrò a Tom un sorriso enorme.
    - Fratellino mi sei mancato! - esalò il moro.
    - Ma se non mi vedevi da stamattina! –rispose Tom ridendo.
    - Si ma sento subito la mancanza! - spiegò imbronciato l’altro, incrociando le braccia.
    Tom scosse la testa sorridendo - Non sei normale. – gli disse affettuoso Tom, sorridendo con dolcezza.
    Bill si voltò verso la ragazza che era ancora lì, intenta ad aprire la porta - Tom ti sei trovato un'amica! Ciao io sono Bill! -
    Tom aggrottò la fronte - Non è mia amica. - - Non è mio amico. - dissero insieme per poi fulminarsi per l'ennesima volta.
    - Comunque io sono Athena. - disse aprendo la porta.
    -Che figo come nome! – gioì Bill, battendo le mani.
    Quella era la prima cosa positiva del giorno per Athena, perché lei stessa aveva cambiato il suo nome appena compiuti diciotto anni. Non voleva più avere un nome scelto da sua madre.
    - Grazie. - annui e sorrise soddisfatta poi entrò in casa, lasciandosi andare ad una serata di musica e disegno.


    *





    Quella sera Athena decise di andare un po’ in giro per Loitsche, per scovare qualche muro da riempire di colore. Col suo fedele Ipod alle orecchie, il cappellino, il felpone e i lunghissimi capelli neri sciolti sulle spalle, si aggirava nei dintorni della scuola e del parco principale della città.
    Si, aveva già scorto alcune pareti promettenti, e qualche idea cominciava a frullarle per la testa, in un vorticare di linee che si intersecavano fra loro, mischiandosi e congiungendosi.
    Ad un tratto, un graffito attirò la sua attenzione. Era firmato da un certo ‘Twin’, e Athena dovette ammettere che l'idea non era per niente male, ma il disegno in sé non era il massimo.
    Fantasioso, colorato, ma senza un minimo di tecnica.
    La vernice sembrava fresca: una grossa goccia di colore nero colava dalla figura di un ragazzo con le mani incastrate fra i capelli corvini. Una figura folle, urlante, che saltava dal bordo di un edificio -che Athena riconobbe come una scuola- per lanciarsi in una specie di contenitore sul celestino che racchiudeva parole come ‘libertà’, ‘indipendenza’ ed ‘autonomia’ scritte in verde.
    Si, l'idea le piaceva molto ma il disegno era sproporzionato, aveva pochi indizi di profondità e colori luci ed ombre sfasate. Athena si chiese chi fosse quel ‘Twin’, per stringergli la mano per la brillante idea ma anche per consigliargli di far disegnare le sue bozze sul muro a qualcun altro.
    Improvvisamente, l'inconfondibile rumore di una bomboletta spray caduta sul pavimento fece voltare la ragazza di scatto.
    Il maledetto, l'idiota, quell’inutile troglodita se ne stava appoggiato su un muretto, la borsa per terra che lasciava intravedere una decina di bombole, alcune delle quali buttate per terra.
    Tenendo le braccia incrociate ed un piede poggiato sul muro, Tom la guardò mentre lei lo ‘salutava’ con un annoiato cenno del capo.
    Notò la bomboletta rovesciata per terra e quelle nella borsa. Erano proprio i colori del graffito dietro di lei.
    - L'hai fatto tu questo coso qui dietro? Stavo pensando di riferire all'autore che ha delle belle idee, ma disegna meglio mia nonna. – proferì acida.
    Tom si dimostrò da subito infastidito, l’espressione sul suo viso che si induriva in un secondo - Si l'ho fatto io. Tu parli troppo, e non si sa neanche su che base. – ribatté serio.
    - Io non ho bisogno di spiegarti su che base parlo, come dici tu. – rispose lei con aria di sufficienza; non era di certo una di quelle persone con le quali si prova un po’ di soddisfazione nel litigare.
    Tom sorrise maligno - Forse perché una base non c’è. – propose alzando un sopracciglio.
    Athena sfoderò un ghigno sarcastico ed incrociò le braccia - Forse perché non conti niente e non devo spiegazioni ad un coglione che, purtroppo, ho come compagno di classe e di banco. -
    - E chi ti ha detto che puoi restare seduta vicino a me? - chiese lui, sempre con quell'odioso cipiglio saccente.
    - Secondo te riusciresti a mandarmi via? – chiese sarcastica, esalando una risata per niente espressiva – Comunque, non ci sono banchi liberi, quindi non hai molta scelta. – concluse decisa.
    - Basterebbe portare un altro banco in classe. – risolse Tom con semplicità.
    Athena sospirò e posò le mani sui fianchi, come se, di lì a poco, avrebbe dovuto spiegare le tabelline ad un bimbo di sei anni - Forse non ha capito: io non mi sposterò dall'ultimo banco. Negli altri posti non posso farmi i cazzi miei. Giuro che se mi farai spostare, te ne pentirai. Lo giuro. - lo minacciò con altera lentezza.
    Tom pensò che lui stesso ci teneva a restare all'ultimo banco per avere quella poca privacy permessa a scuola. Avevano una piccola cosa in comune.
    Ma alla fine a che pro avrebbe cercato dei punti di incontro con lei? Nessun motivo valido.
    - E cosa mi vorresti fare? Vorresti picchiarmi?! – le chiese scoppiando a ridere subito dopo, senza risparmiarsi un’occhiata compassionevole.
    - Kaulitz, ti conviene stare attento con me. Non mi conosci per niente. – lo informò indifferente Athena.
    - E tu non conosci me. – ribatté ancora Tom.
    - Non mi fai per niente paura. Comunque basta me ne torno a casa, ho già sprecato troppo tempo. Ciao. -
    Si voltò e cominciò a camminare verso la fermata più vicina.
    Tom restò per qualche secondo immobile, mentre fissava quella figura che da dietro gli assomigliava così tanto. Certo, se non fosse stato per i lunghi capelli neri, ovviamente.
    Mosso da una pietà per quella stronza che avrebbe dovuto aspettare il pullman per poi viaggiare per venti minuti, decise di richiamarla.
    - Vuoi un passaggio? Ho la macchina di mio padre. – chiese pentendosene subito dopo.
    Athena si voltò sollevando un sopracciglio, con una espressione un po’ disgustata, un po’ scettica - Tu hai la patente e vai a scuola in pullman? Sei fuori di testa. E comunque no, grazie. -
    Tom si pentì maggiormente di aver provato ad essere gentile con lei; non se lo meritava, era solamente una stronza.
    - Abbiamo solo una macchina in famiglia e mio padre esce troppo presto e torna troppo tardi per prestarmela. Sei l'acidità in persona. - spiegò innervosito.
    Lei fece un cenno col capo, come a volergli dire ‘Chi se ne frega.’.
    - Detto da te guarda, non mi fa né caldo né freddo, comunque invece di fare queste schifezze sui muri vai a lavorare, così magari ti compri una macchina. – gli consigliò gelida.
    Tom si infastidì non poco per il suo menefreghismo.
    Lei non sapeva niente di quello che lui faceva la sera.
    Non sapeva che c'era un motivo per tutto.
    - Se potessi l'avrei già fatto. Ma non posso. Buon viaggio in pullman, ciao. – la liquidò distogliendo lo sguardo e rovistando nelle tasche per recuperare una sigaretta.
    Athena riprese a camminare senza rispondergli, sedendosi sulla panchina alla fermata.
    Tom le passò davanti con una macchina semplice, un utilitaria abbastanza vecchiotta.
    Faceva schifo, ma almeno lui non era a piedi.
    Athena abbassò il capo e ripensò per un secondo alla reazione del ragazzo, quando gli aveva gentilmente consigliato di andarsene a lavorare.
    Forse c’era un motivo importante per il quale Tom non aveva la possibilità di lavorare la sera.
    Athena si morse le labbra e sbuffò. Forse aveva esagerato.
    Ma alla fine, cosa importava? Tom era solo un compagno di classe che aveva conosciuto il giorno prima.


    *





    Appena rincasata, Athena cominciò a dare gli ultimi ritocchi alla bozza del suo primo graffito nella nuova città.
    I graffiti, espressione grafica dei suoi pensieri. dei sentimenti e delle sensazioni che da anni non esternava ad altre persone.
    Le poche cose che mostravano erano rabbia, indifferenza, diffidenza, solitudine, distacco.
    Dentro di sé lei non era così., e solo una persona la conosceva veramente, una persona che purtroppo le era stata portata via alcuni anni prima.
    Athena cercò di allontanare quei tormentati pensieri, disegnando come un'ossessa, fino a quando non ebbe completato la bozza.
    Il disegno poteva sembrare una radiografia.
    Su sfondo nero con linee sul celeste chiaro, due rose intrecciate fra loro, una rossa ed una bianca.
    Esse erano legate dalle stesse radici, che si confondevano fra loro., ma la rosa bianca sembrava un po’ appassita, piegata. Quella rossa, invece, veniva strappata via da una mano perfetta, della quale si scorgevano le fini ossa strette attorno al gambo.
    Athena fissò la bozza e si ritenne soddisfatta.
    I suoi disegni avevano sempre un valore simbolico ed in pochi potevano comprenderli.
    Considerò finito il suo lavoro e lo firmò. Un unica lettera rappresentava la sua firma, una ‘H’ stilizzata nell'angolo in basso a destra e niente di più.
    ‘H’ non voleva dire niente. Come un nome incompleto.
    Quell’unica lettera voleva dire tutto e niente, ed era perfetta per quello che era Athena.


    *





    Athena si vestì di nero, non i vestiti enormi come al solito, no. Avrebbero potuto scambiarla per una ladra con estrema facilità. Non mise neppure il cappellino: legò tutti i capelli in una lunga treccia corvina arrotolata su sé stessa poi indossò una cuffietta in lana nera.
    Prese un’anonima borsa resa pesantissima dalle numerose bombole spray stipate all’interno e dopo averci buttato dentro le chiavi di casa uscì dirigendosi verso uno dei preziosi luoghi da colorare individuati nel pomeriggio.


    *





    Era l'una di notte e l'incessante rumore delle bombolette spray era finalmente finito.
    Athena non aveva avuto problemi, era abituata a dover scappare in stile ‘Occhi di gatto’ nella vecchia città, ma in quel paesino non passava anima viva la notte.
    Aveva scelto un posto geniale per disegnare la sua opera.
    Le due rose erano state disegnate sull’enorme vetrata della palestra della scuola.
    Tutti avrebbero visto il suo graffito, ed esso, grazie al sole, sarebbe stato ancora più reale, visto che il gambo e le ossa erano state lasciate senza colore, di modo che la luce le riflettesse sul pavimento della palestra.
    Athena sospirò stanca, poi conservò velocemente le bombole, buttandole nel primo bidone per la spazzatura trovato per strada.
    Tornò a casa a piedi, in silenzio e anche con un po’ di paura.
    Si buttò sul letto sfinita, sapendo che, dal giorno dopo, avrebbe dovuto ricominciare a fingersi indifferente quando le persone avrebbero commentato i suoi graffiti davanti a lei, senza sapere che proprio Athena, la acida e stronza Athena, fosse la creatrice di opere dal significato così profondo.


    *





    La mattina dopo, Athena si svegliò ricordandosi immediatamente del graffito dipinto la notte prima.
    Sorrise, già pregustando i piacevoli commenti che avrebbe sicuramente ricevuto.
    Athena non era molto socievole con gli altri, ma adorava sentire che la sua arte venisse apprezzata.
    Era quasi fondamentale.
    Poteva risultare acida quanto un limone, ma non riusciva sopportare giudizi negativi da parte degli altri.
    Non le importava degli altri, le importava di quello che si pensava delle sue opere.
    Il suo era un carattere strano e intrattabile, o almeno, era diventato così nel corso degli ultimi anni.
    Mettendo da parte ogni pensiero, si lavò velocemente ed uscì di casa dopo una colazione veloce.
    Arrivò alla fermata e si arrese al fatto che avrebbe dovuto abituarsi a vedere l’idiota coi rasta tutti i santi giorni.
    Tom si stava avvicinando alla fermata con aria molto, molto assonnata, due occhiaie da spavento e il passo strascicato.
    La ragazza lo guardò abbastanza fredda ed indifferente e si salutarono con un cenno del capo.
    Saliti sul pullman, non si filarono come il giorno prima, continuando allo stesso modo anche nel breve tratto fra la fermata e la scuola.
    Athena arrivò prima di lui, con una camminata più veloce, data dal ritmo frenetico di un pezzo dei Simple Plan.
    Entrò in classe e guardò con un sorriso furbo il banco che purtroppo doveva condividere con il rasta.
    Si sedette nel posto che Tom aveva ritenuto di sua proprietà, ci buttò sopra la borsa e accavallò le gambe incastrando un piede nella gamba del banco, incrociando le braccia.
    Appena lui entrò col suo passo scazzato, si bloccò a fissarla con una faccia scettica e il sopraciglio alzato – Che cosa ci fai di nuovo nel mio posto?! - sbraitò.
    - Chi tardi arriva male alloggia. - rispose lei con la ormai solita aria di superiorità.
    - Non ti prendo a calci solo perché sei una femmina. – ribatté Tom gelido
    Lei si limitò ad esibire un sorriso sghembo ed una espressione poco convinta che metteva in dubbio le minacce del ragazzo.
    Tirò fuori dalla borsa un foglio e una matita spostando la borsa fra i due posti, di modo che Tom non potesse vedere cosa stesse disegnando.
    Lui sbuffò rumorosamente, scaraventando lo zaino sul banco per poi uscire nel cortile col nervoso a mille, per fumare una sigaretta.


    *





    Quella non si prospettava una giornata molto faticosa: disegno, educazione fisica, religione, informatica e tedesco.
    Qualcosa sembrò agitarsi dentro Athena quando il professor Mayer, il docente di disegno, disse la frase della giornata: - Ragazzi, come primo voto quadrimestrale, voglio che entro due settimane mi consegniate un disegno su foglio A2, tema libero, matita o colori è uguale. Non importa che sia tecnicamente perfetto, voglio vedere la creatività e la fantasia. Buon lavoro, potete cominciare in classe. -
    Athena si paralizzò.
    Non poteva disegnare davanti a tutti, la mano del disegnatore ,per confronto, prima o poi viene sempre riconosciuta.
    E lei almeno per un po’ voleva essere lasciata in pace, non voleva che la additassero per strada come quella che faceva i graffiti sul muro.
    Pensò freneticamente ad una soluzione, quindi si alzò dirigendosi verso il professore, sentendo svariati sguardi fissi sulla sua figura.
    Arrivò alla cattedra e con tutta la gentilezza che poteva avere un essere umano, si rivolse al professore - Mi scusi professore. -
    Lui, un'affascinante uomo sulla quarantina, la guardò alzando gli occhi verde smeraldo squadrandola per bene - Si? – rispose sorridendo ambiguamente.
    Lei cercò di nascondere il ribrezzo verso quel quarantenne che le rivolgeva uno sguardo poco più che malizioso, cercando di mantenere la calma - Volevo sapere se per forza devo cominciare il disegno in classe e se i miei compagni devono vederlo obbligatoriamente. -
    Lui assunse un'espressione interrogativa e curiosa - In teoria dovrebbe cominciare in classe, altrimenti in queste ore cosa farebbe? E comunque, io non posso valutare il suo disegno senza che gli altri lo vedano, non sarebbe equo. -
    Athena alzò gli occhi al cielo, disperata.
    Avrebbe dovuto mostrare il suo disegno a tutta la classe, entro due settimane.
    - Grazie lo stesso. -
    Girò i tacchi e si incamminò verso il proprio posto, sentendo qualcosa che la fece innervosire non poco.
    Le due dive della classe, Helen e Ruth, parlottavano fra loro, ridacchiando. Una delle due esalò una considerazione che scatenò l'ilarità dell'altra:
    ‘Sembra Tom al femminile ... ’
    Athena si voltò, fulminandole con lo sguardo, interrompendo istantaneamente la loro allegra spettegolata.
    Non disse nulla, bastò lo sguardo.
    Tornò al banco dove Tom era tutto intento a disegnare la figura di un uomo che correva forsennatamente. Dio, ci credeva sul serio in quei poveri disegni.
    Athena si sedette e cercò di nascondere alla meno peggio le linee che man mano si estendevano per il foglio, servendosi di borsa libri astucci e altre stupidate.
    - Ma hai paura che copi da te?! - chiese l'idiota con una faccia divertita e scettica.
    Athena si voltò fissandolo, alzando un sopraciglio - Potrebbe essere, viste le cazzate che disegni sui muri, e comunque anche se copiassi, non avresti la tecnica per disegnare decentemente, puoi copiare tutto quello che vuoi, così magari impari pure qualcosa. -
    - Non ho bisogno di copiare da te, ho sempre idee originali e l'anno scorso ho avuto 2 in arte ... Ma comunque, allora perché nascondi il disegno? - chiese accigliato e per la prima volta genuinamente incuriosito.
    Athena cominciava già ad infastidirsi, odiava sentire le persone parlarle mentre disegnava.
    - Perché mi da fastidio che le persone guardino il disegno prima di finirlo. – sbottò sbuffando.
    - Ah prima di finirlo .. Allora perché hai chiesto al professore se avresti potuto non farlo vedere anche da finito? – chiese il ragazzo con lo sguardo di chi ha la vittoria in mano.
    - Perchè non vi conosco e non ho voglia di far vedere le mie cose a voi e soprattutto a te. - sbatté la matita sul banco, girò il foglio al contrario e prendendo una sigaretta dalla borsa, chiese il permesso per uscire.
    Con la sua perenne espressione gelida uscì nel cortile, osservando da lontano il suo graffito. Chissà se qualcuno l'aveva già visto e commentato.
    Si ricordò che all'ora dopo avrebbero avuto Educazione Fisica e qualcosa le riscaldò un po’ il cuore ...


    *





    Dopo aver indossato dei larghi pantaloni in felpa e una gigante maglia abbinata, Athena uscì dal bagno delle ragazze. Lo spoiatoio della palestra era inagibile per lavori, quindi avevano dovuto cambiarsi lì.
    Uscirono in massa dirigendosi verso la palestra, il professore davanti al gruppo.
    Egli, arrivato a pochi passi dalla vetrata del cancello, si voltò verso Tom - Kaulitz, è un altro dei tuoi questo? -
    Tom avvicinò le sopraciglia interrogativo, poi alzò lo sguardo verso la vetrata, come il resto della classe.
    Athena fissò le espressioni di ognuno senza destare sospetti.
    E questo le bastò.
    La maggior parte di loro erano a bocca aperta, ma la cosa che più la rese felice fu la faccia incazzata ed umiliata di Tom.
    Si chiese se avrebbe avuto il coraggio di dire che non era opera sua. Si aspettava di tutto da quell'arrogante.
    - No non è mio, è firmato solo con una H. Chi cazzo è? Non ho mai visto questa firma. -disse scorbutico.
    - Ah, non è tuo? In effetti non mi sembrava la tua mano, è un po’ più tecnico questo disegno. – constatò l’uomo alzando le spalle.
    Tom scoccò al professore uno sguardo gelido.
    Era incazzato come una belva, voleva sapere chi diavolo stesse cercando di spodestarlo dal suo trono.
    Voleva vedere in faccia quella persona che già odiava a priori.
    Se solo avesse saputo che stava solo a pochi passi da lui …


    Note finali: boh? Non so che dire, avete letto? Ve l'aspettavate? Io sono un po' emozionata, ecco. Staf è la mia bimba!

    Edited by SalatAlien Astronaut™ - 11/1/2011, 15:50
     
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  2. lime !
     
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    Welcome back home STAF ! ♥
     
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  3. SalatAlien
     
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    Mi vien da piangere ç_ç
     
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  4. __RaveN__
     
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    Non rispondo più delle mie azioni :cazzomuoiodifelicitààà!:
     
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  5. «ELLEphobia»
     
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    l'ho letta qualche mese fa **
    è una storia che mi è piaciuta tantissimo (:
     
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  6. KLEINE ENGEL
     
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    sto per avere un attacco di cuore me lo sento ç____ç
    qppena ho letto in tag mi è partita la tachicardia
    non ci posso credere ç__ç
    STAF c'è di nuovo ç___ç
    oddio quanto mi mancava ** ho passato le serate più belle nel topic della prima ç____ç sono troppo felice **
    Ale sei una grande donnah ù.ù non smetterò mai di dirlo **
    *corre a ri-leggere*
    <3<3<3
     
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  7. SalatAlien
     
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    *si commuove e allaga tutto
    Ci siete ancora *sangokeggia
     
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  8. Biba;;
     
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    oddio l'ho finita di leggere l'altro giorno e stavo con le lacrime agli occhi ç_ç è troppo bella **
    mi sono innamorata di questa ff e mi è spiaciuto che è finita ç_ç
    comunque per ora sono senza parole...
     
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  9. Nacht.
     
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    Il mio cuore sta sclerando in una maniera assurda. Non ci credo che riscriverai tutta la storia.
    Questa FF è stata la prima delle migliori che ho letto, mi ha fatto emozionare tantissimo e a volte anche piangere.
    Sono passati tantissimi mesi da quando ho terminato di leggerla, ed in effetti non mi ricordavo tutti i dettagli, ma ora ho riletto tutto il capitolo e continuerò a seguirti. ♥
     
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  10. .Ema'
     
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    nuova lettrice! x)
    non avevo mai letto questa fan fiction.. beh, sono contenta di aver cominciato ora, meglio tardi che mai no?! ;D:
    non so come descrivere l'inizio..è molto intrigante ed originale, e Athena è un grande!
     
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  11. SalatAlien
     
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    Grazie mille ragazze, sul serio *W*
     
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  12. Gaf.
     
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    Ok,preannuncio che la "vecchia" versione io non l'ho letta quindi no so proprio cosa accAdrà! E detto sinceramente è anche la prima fan fiction che leggo anche se di tuo ho già letto alcune twincest..

    Allora te scrivi veramente bene ma penso che questo te l'abbiano già detto in tanti! Per ora non ho molto da dire sulla trama visto che è il primo capitolo comunque mi interessa parecchio quindi mi manca solo di aspettare il prossimo, sai quando posterai?

    Mmmm a giudicare dagli altri commenti deve essere molto bella! U.u
     
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  13. YoureInRuins
     
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    *nuova lettrice in estasi mode on*
    Ossignùr.
    Mamamamamamama.
    Ma è stupenda °-°
    Sto cercando di trattenermi dal cercare la prima versione di questa ff per leggerla tutta, ma confesso che non sono sicura di riuscirci çwç
    Sei davvero brava ç_______ç
     
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  14. SalatAlien
     
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    Ehhh la vecchia la farò cancellare da tutti i forum XD non ne vale la pena di leggere i capitoli vecchi, sono veramente obrobriosi =D
    aspettate XD
    La storia sarà composta da soli 15 capitoli, e penso posterò molto spesso, più di una volta alla settimana =)
    GRazie mille, non mi aspettavo delle nuove lettrici!
     
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  15. YoureInRuins
     
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    Oks, aspetto solo perchè me lo dici tu u.u
     
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485 replies since 25/4/2010, 16:02   22237 views
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