Drops of Time.

AU, Twincest Not Related, Lemon, OC, Angst.

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  1. Gaf;
     
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    Ecco brava, posta!
     
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  2. saretta_96
     
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    CITAZIONE (»Chemma« @ 26/12/2010, 14:28) 
    Oh eccoti Saretta XD non ti avevo visto *v*
    Giu, non ti preoccupare che da lì non si muove XD

    sisi sono qui u.u
    Aspetto con ansia il capitolo *-*
     
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  3. »Chemma«
     
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    7. Be careful*
    Here by my side, you are destruction.
    This is where the world drops off,
    Where the world drops off.
    Careful, be careful.

    Matthew Good



    «Bill, mi hai chiamato per sospirare? So che sei bravissimo a farlo, ma se continui così riattacco.»
    Il tono di Ashley gli sembrò davvero scocciato, quindi si sforzò per trovare le parole adatte.
    «No, ecco.. praticamente è successo che..» avvampò al ricordo, stendendosi totalmente sul letto.
    «Cosa?»
    «Io e Tom.. cioè..» ennesimo fremito. «Ci siamo quasi baciati.»
    Il cuore di Bill perse qualche battito, che provò inutilmente a recuperare durante il silenzio della biondina– sicuramente scioccata dalla cosa –, riuscendo poi a calmarsi solo quando la sentì pigolare.
    «E beh, me lo dici così?! Quando è successo?»
    Bill giurò che ora stesse saltellando per la sua camera, probabilmente anche più elettrizzata di lui. Che poi, di essere entusiasta, non aveva proprio motivo, non in quel momento.
    «Uhm.. al concerto di Gordon.. qualche sera fa.»
    «E poi?» chiese ancora, improvvisamente interessata ai minimi dettagli. Non poteva sapere, però, che di dettagli non ce n’erano molti, tutto sommato. Bill fu attraversato da un moto di tristezza e quasi sentì gli occhi bruciare.
    «Siamo stati insieme.»
    «Su, non farti pregare ! Qualche altro particolare..?»
    «E niente, dopo non ci siamo più sentiti.»
    Il ragazzo sentì la sua voce tremare e sperò che l’amica non l’avesse notato. Almeno lei poteva bearsi di quell’entusiasmo passeggero, anche se sarebbe dovuto toccare a lui, ma proprio non ci riusciva, ad esserne felice.
    «Co.. Bill, stai piangendo?»
    Il silenzio che seguì fu solo una conferma per Ashley. Aspettò qualche minuto per dare tempo a Bill di calmarsi, preparandosi psicologicamente allo sfogo che ne sarebbe conseguito.
    «Io ci ho provato, Ash. Ma se a lui non va di stare con me.. » sbuffò, consapevole del discorso assurdo che stava intraprendendo. «Mi manca, però.» Sussurrò, asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo. Pensò che di controllo non ne aveva mai avuto, e che d’altro canto non aveva tutti i torti a non farsene una colpa. Lui aveva fatto il possibile per avvicinarsi a Tom, vivendo nel costante dubbio su se quello che stesse facendo fosse sbagliato o se l’altro ragazzo ricambiava quelle fattispecie di sentimenti.
    Nonostante il momento critico, Ashley sorrise debolmente. Probabilmente nessuno avrebbe mai capito quanto fosse in grado di essere emotivo Bill, cosa che alle volte giocava in suo favore, rendendolo solo la persona più dannatamente dolce del mondo intero, probabilmente.
    «Bill, ascoltami. Mi senti?» Prese il suo mugugno come una risposta affermativa, e per un attimo sentì una nostalgia indicibile di quando era lei ad asciugargli le lacrime. Desiderò solo poterlo fare anche in quel momento. «Perché non vai da lui? E poi, magari, non so, è fondamentalmente molto insicuro e aspetta che tu faccia qualcosa di più.»
    «Ma se a lui non importa? Forse non è neanche gay. Cazzo, è perfettamente il prototipo di un fottuto etero.»
    «Beh.. questo devi chiederlo a lui. Comunque sarebbe veramente un’idiota a non importarsene di te.»
    Bill sapeva che solo Ashley sarebbe stata in grado di farlo sorridere di nuovo. Cacciò via le ultime lacrime dalle sue guance e si mise a sedere, guardando senza interesse il copriletto.
    «Grazie, Ash.. Non so che farei senza di te.»
    «Sì, sì, lo so: se non ci fossi dovresti inventarmi» disse con fare vanesio, alzando il mento a mo’ di nobildonna. «E comunque anch’io ho una notizia da darti.»
    Bill alzò il sopracciglio senza lasciar andare via la traccia del sorriso, ignorando il fatto che l’amica non avrebbe potuto vederlo.
    «Cioè?»
    «Hai presente David Werner?»
    «Il cantante di quel gruppo...»
    «Lui. Beh.. stiamo uscendo insieme.»
    Bill temette di cadere dal letto, ma si premurò di poggiarsi di nuovo contro la testiera e sgranare debolmente gli occhi. «In che senso?»
    Ashley si trovò spiazzata dal tono del moro – le ricordò quello che aveva usato prima di piangere. «Come amici. Beh, almeno per ora.»
    Il ragazzo poté giurare che dall’altra parte della cornetta Ash stesse sorridendo, e fu colto alla sprovvista dai suoi stessi pensieri. Non aveva affatto motivo di essere geloso, non seriamente, almeno.
    «È.. sono davvero contento, Ash. Non fare casini, eh.» Cercò di metterla sul ridere, ma essere un libro aperto per Ashley Evans aveva i suoi svantaggi.
    «Da che pulpito!» Esclamò però lei. «A proposito, che ci fai ancora qui?»
    «Dove dovrei essere?»
    «Fila da Tom,su.»
    Bill si sentì tremendamente in colpa per aver dubitato di Ashley, ma quando già la lontananza faceva la sua parte, non si sarebbe potuto permettere di perdere anche lei per un motivo così superfluo.
    Qualche minuto dopo si stava già preparando ad uscire con una meta precisa.

    *


    Venticinque, ventisei, ventisette, ventotto...
    Tom arrivò a contare fino a trentadue pensando che sarebbe stato più semplice eseguire un Wall Run che doversi sorbire uno di quei discorsi di Gustav, senza avere la possibilità di obbiettare, per giunta.
    «Quindi che proponi?» intervenne Georg, rompendo il silenzio.
    «Sinceramente mi trovo in difficoltà,» ammise il biondo abbassando lo sguardo. «Dovremmo riparlarne con almeno Matt, Brian e Marya e ascoltare le loro versioni. È il brutto del Parkour, ragaz-»
    «No, è il brutto di questi fottuti Stage.» Tom interruppe bruscamente Gustav, sbattendo le mani sul tavolo e facendo per alzarsi, se solo Andreas non l’avesse trattenuto per il braccio. Per la cronaca, la sua conta per tentare di calmarsi non aveva raggiunto il numero sessanta, dal momento in cui era stato tirato in ballo il Parkour vero e proprio. Probabilmente l’unica cosa che non avrebbero dovuto pensare di toccargli.
    «Tom, calma.» Gli disse Georg, dimenticando la prima delle ‘Cose da non fare/dire quando Tom Kaulitz è arrabbiato.’
    «Georg, ti rendi conto di che questioni assurde si vanno a cercare? Per una volta che scelgono Lipsia come sede, Dio!» Alzò gli occhi al soffitto e tornò a sedersi, pentendosi della sua sfuriata. «Scusatemi.»
    Gustav e gli altri cinque lo guardarono quasi con fare comprensivo, ma nessuno di loro preferì parlare. L’aria era già satura di nervosismo per via dell’allenamento di quel giorno interrotto dalla pioggia imprevista; il gruppo poi era stato riunito da Georg e Gustav – che in teoria dovevano essere a Berlino –, a casa del biondo, e ora stavano provando a sostenere quella specie di discussione inutile, secondo Tom, ma sapeva che era la sua rabbia a parlare per lui.
    «Non è colpa nostra, Tom, ma renditi conto che rischiamo di essere esclusi e automaticamente lo Stage verrebbe spostato a Berlino.»
    «Non me ne frega un cazzo dello Stage, Georg, è una questione di principio» proseguì il moro, mettendosi di nuovo eretto sulla sua sedia. «Perché proprio a Berlino? E perché proprio ora, quando manca un mese, dubitano di Gustav?»
    «E poi sanno tutti cos’è successo, gli “iniqui” , come dicono loro, potrebbero essere tranquillamente i Berlinesi.» Intervenne Rachel, appoggiando Tom. Il biondo a capo tavola si passò la mano tra i capelli corti, espirando pesantemente. Rachel non aveva tutti i torti, eppure tutto sembrava sfuggire al suo controllo. Questo non poteva permetterlo.
    «Non lo so, ragazzi. In ogni modo io e Georg tra due giorni saremo di nuovo a Berlino. Tom, se vuoi essere dei nostri...»
    Il moro alzò di scatto la testa, fissando entrambi confuso. Uno sguardo di intesa con Georg bastò a farlo annuire senza pensarci troppo.
    «Che ne dite di una maratona di Scrubs?» La proposta di Kim colse tutti alla sprovvista in quel momento di tensione, ma dopo poco erano già tutti sul divano.
    Tom si prese qualche altro minuto per riflettere sul da farsi, fissando la pioggia che fuori scendeva lenta, stanca. Non sapeva cosa ne avrebbe potuto fare di quella serata, ma credeva che un po’ di tempo da solo gli avrebbe fatto bene.
    «Io vado a casa, divertitevi.» Annunciò, dovendo per forza passare davanti all’entrata del soggiorno per raggiungere la porta.
    Un coro di dissenso sovrastò il rumore della televisione, tra tutte le voci non poté fare a meno di distinguere quella stridula di Kim, che intanto era beatamente distesa al fianco di Evan. Sorrise, ma non riuscì a lasciare l’appartamento con quella stessa espressione: quando si trovò sotto la pioggia, ringraziò i tuoni che in quel momento stavano parlando per lui.

    *


    Bill aveva davvero creduto che sarebbe stato tutto facile: avrebbe trovato casa di Tom come se niente fosse perché in fondo conosceva Lipsia già abbastanza bene, lui e il traceur avrebbero chiarito tutto splendidamente, magari si sarebbero baciati davvero e se fosse stato fortunato Tom gli avrebbe chiesto di essere il suo ragazzo, aspettava solo che da qualche parte uscisse un ‘E vissero per sempre felici e contenti!’ per mettere fine a quell’assurdo film che si era preso la libertà di girare. Già quando aveva sbagliato palazzo e aveva dovuto percorrere più di una volta quelle stesse strade Bill aveva sentito l’umore finirgli sotto le scarpe, che sembravano l’unica cosa a produrre una qualche specie di rumore, visto che sembrava trovarsi in una città fantasma. Fermandosi davanti ad un palazzo marrone e bianco si era improvvisamente ricordato di quella volta in cui Tom gli aveva chiesto di uscire, passando prima da lui, e aveva dovuto aspettarlo giù perché ‘tanto stava scendendo’ – quando invece aveva dovuto aspettare minimo venti minuti. Comunque la cosa non gli era dispiaciuta perché il traceur si era fatto perdonare con un mega cono gelato in quel bar dalla proprietaria magnificamente strana di nome Audrey. Comunque, trovandosi di fronte a quello che aveva riconosciuto come il palazzo di Tom, aveva poi dato per scontato che il suddetto condomino fosse in casa, troppo preso dall’entusiasmo di aver finito di girare a vuoto. Quando però, dopo un tempo indefinito in cui aveva aspettato invano che qualcuno rispondesse al citofono, avrebbe davvero desiderato abbattersi in quello stesso istante. Neanche ci teneva a fare mente locale di tutte le cose che gli stavano capitando, avrebbe finito con il perdere totalmente la voglia di rialzarsi da quei gradini su cui si era seduto, gesto che interpretò come quello che stava succedendo in quei giorni e di preciso in quel momento.
    ...Ok, era sempre stato un tipo tendenzialmente pessimista, ma, davvero, cosa diamine stava blaterando? Non era possibile che si riducesse davvero a quello solo per una delusione da niente. Anche se faceva finta di credere che fosse proprio da niente, perché per un po’ ci aveva sperato. Aveva sperato che Tom vedesse in lui qualcosa di più che un semplice gattino sperduto nella grande città e che avesse capito che anche lui non gli era indifferente, ma, come al solito, aveva vagato troppo con la fantasia, ed ecco che la realtà si faceva di nuovo beffa di lui.
    Annoiato da tutto quello, senza neanche darci troppo peso, aveva già sfilato una Lucky Strike dal pacchetto ed era alla quasi-disperata ricerca dell’accendino, nonostante sapesse che anche quello stupido bastoncino bianco in pochi minuti lo avrebbe lasciato da solo, come era sempre successo.
    Neanche si era reso conto che avesse iniziato a piovere, troppo preso dai suoi pensieri o troppo abituato a quello strano clima che non si sarebbe aspettato di trovare. Alzando lo sguardo al cielo ne rimase sorpreso: era di un grigio chiaro, quasi bianco, e la pioggia cadeva lenta, stanca, probabilmente non sarebbe durata molto. Non ricordava di aver mai visto niente del genere, e per un attimo pensò che forse il cielo stava parlando per lui, che si sentiva esattamente come quelle gocce placide.
    Si disse che forse avrebbe dovuto smetterla di fantasticare così tanto, infondo era stato per quello che si era illuso su Tom, ma da una parte non avrebbe voluto davvero. «Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni», si ripeteva sempre, ricordando Shakespeare. Ed era un sognatore, Bill, non riusciva a vederlo come un difetto, se significava esserlo.
    «Quanto sono stupido.» Scacciò quella che promise fosse l’ultima lacrima e abbassò la testa, come a non volere che il mondo lo vedesse.
    «Bill?»
    Il moro alzò di scatto la testa, credendo di aver immaginato tutto, ma quando trovò la figura di Tom immobile davanti a lui, non poté impedire ad un paio di battiti di perdersi. Avrebbe sorriso, ma qualcosa gli diceva che non poteva concederselo. Si limitò invece a scattare in piedi, improvvisamente imbarazzato.
    «Che ci fai qui?» Domandò ancora Tom, incurante della pioggia che gli scivolava addosso.
    «Io.. cercavo te, ma..» si bloccò improvvisamente. In realtà, non c’era nessun ‘Ma’. Era andato da Tom perché aveva bisogno di rivederlo, punto. Avrebbe potuto tranquillamente tornarsene a casa ora, ma qualcosa gli impediva di muoversi, desiderando solo poter far durare quel momento più a lungo possibile.
    «Mi dispiace, ero da Gustav,» aggiunse il ragazzo, comprendendo che Bill non poteva saperlo, totalmente ignaro – e, in quel momento – stupito del fatto che Bill l’avesse cercato. Si sentì quasi sollevato da quel pensiero, ma il ricordo di quel pomeriggio gli impedì di sorridere, ottenendo solo un tentativo piuttosto fallimentare.
    «Vieni,» lo invitò, precedendolo nell’atrio del portone dopo averlo aperto con facilità. «O devi andare?»
    «No, no. Grazie.» Balbettò velocemente Bill, affrettandosi a raggiungerlo. In un attimo dimenticò i suoi ragionamenti contorti e pensò che magari avrebbe potuto godersi semplicemente la compagnia del traceur.

    L’appartamento in cui Tom viveva era esattamente come Bill lo aveva immaginato: spazioso, moderno e... profumato. Su quest’ultimo punto non era mai soffermato più di tanto, fino a quel momento, ma considerò la cosa relativamente normale, ricordando l’odore dolciastro e naturale della pelle di Tom. Bill aveva appena fissato in mente di doversi aspettare di tutto da Tom – pensiero che aveva preso forma nel momento in cui aveva notato la sua espressione buia e fredda, prima che s’incamminassero.
    Il pensiero di essere ancora una volta di troppo per lui lo fece sentire fuori luogo e desiderò solo essere rimasto a casa.
    «Tutto bene?» Domandò poi il traceur, prendendo due red bull dal frigorifero, mentre Bill prendeva posto su uno degli sgabelli intorno al tavolo.
    «Tu piuttosto. Hai una faccia..» lasciò morire la frase sul nascere , preoccupandosi dello sguardo basso di Tom. «Qualcosa non va?»
    Il moro si passò una mano tra le treccine e Bill perse qualche battito dalla paura, probabilmente.
    «Niente di apocalittico, solo qualche casino con lo Stage» disse poi, provando a sorridere all’altro. Si stupì nel momento in cui realizzò di starci riuscendo, nonostante la rabbia di qualche minuto prima, tra tutti i pensieri che affollavano la sua mente, Bill spiccava con la sua piccola luce, dalla stessa forza pari al magnetismo dei suoi occhi.
    Bill annuì distrattamente, fissando la propria lattina e rigirandosela tra le mani. Si stava ancora chiedendo perché esattamente fosse lì, quando Tom lo lesse nella mente.
    «Volevi parlarmi di qualcosa?» chiese alludendo alla presenza inaspettata di Bill. «Mi dispiace per non essermi più fatto sentire, ma-»
    «No,» lo interruppe lui, alzando di scatto la testa. «No, tranquillo. Volevo solo.. rivederti.»
    Non contò tutte le volte che si diede dello stupido, ma tutt’a un tratto aveva dimenticato il discorso insensato che si era fatto durante l’assenza di Tom. Alzò lo sguardo solo per vederlo sorridere e allungare una mano verso il suo volto. Quando poi gli scostò un ciuffo che gli copriva l’occhio sinistro, trattenendo le dita sulla sua guancia – in quella che più che una carezza sembrava una prova della reale esistenza di Bill –, il moro dimenticò anche come si respirasse.
    Il rumore di una musichetta in lontananza bastò a spezzare quella sottile atmosfera che si era creata in poco tempo, insieme a qualcosa nelle prossimità del cuore di Bill. Vide Tom sospirare e allontanarsi lentamente da lui, ma il suo sorriso sghembo tradiva le intenzioni. Bill avvampò: Anche Tom aveva capito cosa sarebbe successo se non fosse stato per..
    «Andreas.» Affermò stancamente il ragazzo, rispondendo alla chiamata.
    Bill provò invano ad afferrare almeno qualche parola, ma da quanto riuscì a comprendere, Tom, in una stanza poco lontana, si stava solo limitando ad un preludio infinito di monosillabi, quasi scocciato. Perse qualche minuto per osservare la cucina; neanche si accorse che il borbottio indecifrabile fosse finito. Aspettò ancora qualche minuto, ma quando iniziò seriamente a dubitare di essere rimasto solo in casa, non riuscì a stare seduto un minuto di più.
    Si trovò disorientato nonostante la casa non contasse niente di più che un corridoio e una serie di porte poste lungo di esso, ad eccezione del soggiorno e della cucina, che erano collegati senza nessun tipo di porta, che si era lasciato alle spalle. Quando vide con la coda dell’occhio Tom seduto sul letto di quella che doveva essere la sua camera, non seppe se esserne contento – almeno non era solo, anche se come cosa non aveva molta logica, trovandosi in casa di Tom –, o preoccuparsi dell’espressione apatica dipinta sul volto del ragazzo.
    «Hey.» Sussurrò, poggiandosi allo stipite della porta.
    Tom alzò di scatto il capo. «Oh, hey. Scusa, era Andreas.» Rispose poco convinto.
    Bill si trovò in difficoltà ancora una volta davanti a una situazione del genere. In fondo, lui per Tom poteva benissimo considerarsi ancora un estraneo, invece di lasciarsi sopraffare dai sentimenti e considerarlo come uno dei suoi migliori amici di sempre. Patto stava che non riusciva a starsene con le mani in mano, non mentre con Tom c’era effettivamente qualcosa che non andava.
    Si avvicinò al bordo del letto, sedendosi accanto all’altro fino a sfiorarlo. Sentì il suo sguardo bruciare nel proprio, ma si impose di resistere. Finse un sorriso rassicurante, cercando le parole giuste, trovandosi in difficoltà quando capì di stare fallendo.
    «Tom?» Sussurrò, come a non voler essere ascoltato. Provò a sfiorare solamente la spalla del ragazzo, sperando che capisse che fosse un modo per dirgli che gli era vicino, ma trovò inutile il suo stesso gesto, che comunque non represse.
    «Domani devo andare a Berlino» rispose stancamente, chiudendo gli occhi per un attimo. Pensava, anzi, era sicuro di non potercela fare.
    Il silenzio era l’ultima cosa di cui avevano bisogno, ma Bill non riusciva a vedere nessuna tragedia in tutto quello, troppo confuso dalla situazione in sé.
    Un tuono spezzò la quiete del momento, facendo sussultare il moro, preso alla sprovvista e pressoché spaventato, ma almeno bastò a far sorridere Tom.
    «Uhm.. vediamo un film? Non smetterà tra poco, temo.»
    Bill annuì sorridente. «Basta che non sia un horror.»
    Seguì con lo sguardo Tom avvicinarsi alla tv, poco distante dai piedi del letto, di fronte a loro. Doveva avergli persino detto il titolo del film, ma aveva annuito automaticamente, per cui anche se si fosse trattato di qualcosa come The Ring avrebbe dovuto persino sorbirselo in silenzio. Perfetto.
    «Bill?»
    Sentì la voce leggermente roca alla sua sinistra, e quando si voltò scoprì che Tom era beatamente disteso sopra le coperte, tentando di far partire il film. Lo fissò interrogativo, e quando il ragazzo batté leggermente la mano al suo fianco, sul materasso, sperò solo di non aver inteso male, o peggio, di stare immaginando tutto. Quando però si avvicinò tanto da percepire il calore di Tom pensò che non poteva davvero stare sognando, per cui si limitò a godersi quei pochi momenti splendidamente intimi che potevano concedersi, lontano da tutto e tutti.
    «Porca puttana,» esclamò Tom, scuotendo sconclusionatamente il telecomando. «Perché non parte?»
    Bill lo sguardo dalla finestra poco distante da loro, oltre Tom, giusto in tempo per vederlo sbuffare.
    «Dai, non preoccuparti. Sarà per via della pioggia.»
    Lo sentì sospirare e per un attimo ebbe un fremito di inquietudine. Rabbrividì nel momento stesso in cui una folata di vento spalancò la finestra, e Tom poté sentirlo sulla sua stessa pelle, a contatto con quella già fredda di Bill.
    «Pioggia inutile.» Borbottò il traceur mentre abbandonava la sua posizione per richiudere la finestra.
    Senza Tom al suo fianco, Bill sentì chiaramente il freddo invaderlo. Non quel freddo che a lui stesso piaceva sentire sulle mani in una giornata rigida, era quella sensazione di assenza che aveva imparato a conoscere soprattutto negli ultimi mesi e giorni. Quando il ragazzo tornò al suo fianco, tirandolo di poco a sé, abbastanza per permettergli di poggiare la testa sulla spalla, il moro non sapeva cos’altro avrebbe potuto chiedere. Lasciò che la sua mano vagasse tra i suoi capelli corvini, mentre lui si perdeva nel ricordo della sera del concerto, ma cercando di concentrarsi su quello che era il presente. Il suo fantastico presente, era come se quello fosse sempre stato il suo posto, e non avrebbe saputo come lasciarlo.
    Fu così che li trovò Georg la mattina seguente, e, beh, Berlino poteva anche aspettare.







    Note:Come promesso, eccoci al penultimo giorno del 2010 ! Incredibile, ragazze.
    Beh, che dire? Questo capitolo mi piace. Magari potrete pensare che la situazione sia decisamente piatta e gli avvenimenti creati solo per allungare il brodo, ma diffidate: è tutto calcolato. Il più piccolo gesto, ogni singolo avvenimento, volevo rendere l'idea di questa situazione che si svolge e va avanti progressivamente, goccia dopo goccia, quindi vi chiedo solo di pazientare un po' (: già dal prossimo capitolo troverete qualche sconvoglimento e vari cambiamenti specialmente nei protagonisti, specialmente in quella bomba a orologieria che è Bill Trümper.
    Per il resto finirei col ripetervi sempre le stesse cose, quindi concludo qui augurandovi seppur in anticipo un buon anno nuovo, affinchè sia ancora meglio di questo 2010 ♥ e grazie a tutte per essere qui. (:
     
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  4. saretta_96
     
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    Che meraviglia questo capitolo *-*
    Uno dei più belli secondo me *w*
    Anche io finirei per ripeterti le stesse cose,qundi buon anno nuovo anche a te (: <3
     
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  5. »Chemma«
     
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    Grazie mille, anche a te Saretta ♥
     
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  6. saretta_96
     
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    Grazie ♥ (:
     
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  7. Humanoid_Tomi Lover
     
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    *sbuca*....bello mi piace...mannaggia ad Andreas che ha interrotto il momento buono *prende a padellate Andreas*..prima o poi si baceranno vero???lo spero tanto.....buon anno allora (:
    attendo nuovi sviluppi *torna nel suo angolino*....
     
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  8. »Chemma«
     
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    XD non dovrai aspettare molto per quello u.u
    povero Andi XD *patpatta*
     
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  9. ylè k.
     
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    SPOILER (click to view)
    Andreas. Il mio odio per quel maledetto finocchio cresce ogni giorno di più ♥

    Comunque, finalmente ho recuperato XD bei capitoli, ma non ci sto capendo più nulla ç_ç voglio sapere cosa succederà, chi è che ha scritto la lettera a Tom (*finge di non saperlo*) e che ruolo avrà nella storia.. Voglio sapere tutto, e voglio che quei due stupidoni si sbrighino a limonare XD Addio u_u
     
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  10. »Chemma«
     
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    hahahah, ogni tanto ritorni u_u e lasciami stare Andi ♥
    un altro po' di pazienza, su *-*
     
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  11. HURRICANE;
     
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    Nuova lettrice *-*
    okai, non è vero. . . questa ff la seguo dall'inizio x)

    Che dire, amo questa storia *-*
    E' scritta così bene che mi ha catturato subito, tutti i particolari sono descritti bene e con cura, scrivi in un modo che mi appassiona, davvero!
    La lettura è scorrevole e senza intoppi!

    Poi amo come descrivi i sentimenti, le emozioni, gli sguardi, ogni singola cosa, è affascinante.

    Aspetto il prossimo capitolo.
    Baci, Lily.
     
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  12. »Lost Soul;
     
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    Tesoro! *-*
    Me lo ero promessa e alla fine eccomi qui a commentare il tuo gioiellino♥. E' da quando avevo visto il primo capitolo qui, che desideravo leggerti, ma vuoi gli impegni, vuoi i compiti e cose varie non ne ho mai avuto la possibilità, purtroppo.
    Per prima cosa voglio farti i complimenti per la storia in sé: è originale, curata nei minimi dettagli e sa prenderti in un modo assurdo! Si vede benissimo che ci stai mettendo amore per scriverla (:
    I personaggi sono molto realistici e -nonostante all'inizio sia stato difficile per me memorizzare alcuni nomi XD- sono riuscita ad immaginarli tutti e credimi che sembrano i miei amici ideali, sono tutte persone fantastiche.
    Tom è un ragazzo stupendo! E' perfetto nella sua imperfezione (concedimi il gioco di parole :3) e magari esistessero davvero persone di questo tipo.
    Kim è il mio completo opposto e penso che sia per questo motivo che la trovo una ragazza deliziosa e carinissima.
    Quella che non sono riuscita a farmi piacere è Ashley, non riesco nemmeno a spiegarmi il perché! Ho come la sensazione che nasconda qualcosa. (Sì, mi faccio i film XD)
    Il personaggio che sento più vicino è Bill, abbiamo tantissime cose in comune: a partire dalla timidezza per finire all'emotività.
    Lo adoro, credimi, è dolce e "pulcino" al punto giusto! ♥
    Beh tesoro hai trovato un'altra lettrice, contenta? *parte il coro dei NO* hahah XD
    Complimenti!
    Un bacione, ti voglio bene. ♥
     
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  13. »Chemma«
     
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    Se sono contenta...? Devo anche risponderti? ♥ grazie mille, davvero, è un piacere averti qui e ancora di più il fatto che ti piaccia *-* lo so che sono ripetitiva e che dico sempre le stesse cose, puntualmente non posso fare a meno di ringraziarvi, ma cosa posso dire XD sono più emozionata di voi, sicuramente >.<
    Riguardo i personaggi... uhm. Ashley penso che la odierete XD però è bello il fatto che li sentiate realistici, anzi, è proprio questo il mio scopo. (:
    E quindi vi ringrazio nuovamente, tanto per cambiare XD
     
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  14. »Lost Soul;
     
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    ma quant'è puccia 'sta ragazza *w* ♥
     
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  15. lime !
     
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    no ma... io devo ancora commentare D:
    oddio, p e r d o n o! *implora*
    sono stata un po' occupata ultimamente e il capitolo l'ho letto solamente ieri (non mi ero accorta del post - sono un caso perso!)
    e ovviamente il commento qui a seguire non sarà dettagliato perchè la mia memoria è pari a quella di una sedicenne con l'alzarimer, ahimè!
    ma passiamo al capitolo: per prima cosa mi aspettavo quel pizzico di gelosia di Bill nei confronti di Ashley, a mio avviso perchè lei è una delle poche persone a lui care veramente e ha paura di perderla! Lui, comunque, ha davvero bisogno di un pizzico di coraggio in più, mi viene davvero voglia di entrare nella storia e stritolarlo in un abbraccio, mi ricorda troppo un pulcino bagnato D:
    Tom. Tom è semplicemente il ragazzo giusto per Bill, amen.
    Ho amato l'intero capitolo, davvero complimenti chemma!
    Dulcis in fundo un applauso ad Andreas per aver chiamato nel momento più opportuno u__ù
     
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125 replies since 14/9/2010, 23:05   4277 views
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