Drops of Time.

AU, Twincest Not Related, Lemon, OC, Angst.

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  1. »Chemma«
     
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    6. Let the flames begin

    I give it all my oxygen to let the flames begin,
    So let the flames begin.

    Paramore


    Bill credeva davvero che Tom fosse semplicemente un ragazzo gentile.
    Era con quest’ assurdo pensiero che aveva trascorso le ultime settimane, precisamente da quando il traceur aveva iniziato a chiamarlo ed invitarlo spesso ad uscire con lui – e ovviamente con gli altri sei, con cui comunque riusciva ad entrare in sintonia. Stentava a crederci, ma in un certo qualmodo lo facevano sentire a suo agio, nonostante era come se provenissero da due mondi sconosciuti. La presenza di Tom, inoltre, non poteva che rendere il tutto solo più piacevole. Nonostante la piccola differenza di età, Tom si era rivelato molto più maturo per essere un diciannovenne come gli altri, sebbene fossero riusciti a trovare più di qualche interesse in comune, che riguardassero la musica o la moda o qualche preferenza culinaria.
    Bill, da canto suo, non avrebbe potuto chiedere di più. O meglio, non avrebbe saputo proprio da dove iniziare. Tom era stata in assoluto la prima persona che aveva visto da quando era arrivato a Lipsia, e anche l’unica con cui riusciva relativamente ad essere se stesso, tenendo presente che la sua idea iniziale era quella di immedesimarsi nel ruolo dell’alieno capitato su un pianeta a caso che avrebbe lasciato in breve senza importarsene di tutto il resto. Ma poi aveva incontrato Tom, che in un certo qualmodo aveva sconvolto il suo assurdo progetto. In ogni modo non riusciva a vedere il ragazzo come una sventura, e tentava sempre di archiviare quel tipo di discorso dicendosi di essere stato semplicemente fortunato ad incontrarlo, anche se sapeva di non poter dipendere così dalla sua presenza. Anzi, stando alla sua idea iniziale, non avrebbe dovuto proprio stringere un qualche tipo di rapporto con il suddetto ragazzo, ma poi aveva come perso il filo della situazione e si era lasciato trasportare dal bisogno di relazionarsi con qualcuno, in qualche modo. Sperava che fosse solo per quello, perché Bill non credeva nelle coincidenze, e per lui non poteva affatto essere considerata tale una situazione come la sua. Fino a quel momento, infatti, non aveva mai sentito di due diciannovenni incontrati per puro caso, ritrovatisi più volte in situazioni impensabili, per poi trovare un punto di incontro sotto una felpa blu in un giorno di pioggia, incontrati ancora, volontariamente, una sera come tante e che continuavano a vedersi perché ormai era una consuetudine e a nessuna delle due parti dispiaceva più di tanto. Non poteva decisamente essere roba di tutti i giorni.
    Era con questi assurdi pensieri che, con i suoi soliti, basilari dieci minuti di ritardo, riuscì a raggiungere il bar in cui lui e Tom si erano dati appuntamento quella mattina.
    «Sono in orario!» esclamò, quasi lanciandosi a capofitto sul tavolo, limitandosi poi ad adagiarvi la borsa su, forse troppo bruscamente affinché qualcosa del suo contenuto rimanesse intatto. «Cazzo!»
    Tom non riuscì a trattenersi alla vista del moro ormai di fronte a lui e ridacchiò vistosamente vedendolo più che preoccupato, probabilmente del suo ritardo e e della pena che avrebbe dovuto pagare.
    «Niente da fare, sono le dieci e venti. Mi devi un caffè» lo schernì, memore della loro scommessa.
    Lo vide sbuffare con un sorriso contraddittorio e non poté fare a meno di sentirsi di buonumore solo percependo la presenza dell’altro. Escludendo qualche frecciatina che si erano ritrovati a scambiare durante le ordinazioni, il silenzio che calò tra di loro fu irrisoluto. Non erano stati pochi i momenti come quello, ma entrambi non riuscivano a trovare un’alternativa a quell’imbarazzo.
    «Hey, Tom.»
    Il ragazzo puntò di scatto lo sguardo su Bill, non si era neanche accorto di essersi distratto ed aver guardato per un tempo indefinito – fino a quel momento – fuori al vetro che lo separava dalla strada su cui affacciava il bar. Impiegò qualche minuto in più per realizzare che il suono che era provenuto dalla macchina fotografica, che ora Bill fissava sorridendo, stava a significare che una foto – probabilmente anche piuttosto oscena – era stata appena scattata. Sospirò pesantemente, ma poi si ritrovò a sorriderne.
    «Ci darai un taglio con queste foto a tradimento sarà quando ti chiederò un assegno per i diritti, vero?»
    Lo osservò riflettere sulle sue parole, e quando vide il sorriso di Bill evolversi, tentò accuratamente di ignorare il calore che gli invase lo stomaco.
    «Guarda.» Gli porse l’oggetto nero tentando di impedire alla sua mano di tremare, e fu grato a Tom quando la prese senza esitare. Per un attimo si chiese cosa stesse realmente facendo, ma poi decise che tenere per sé quei lavori non avrebbe comunque avuto senso, e, d’altro canto, l’opinione del ragazzo gli sarebbe interessata non poco.
    Tom fissò per un tempo indefinito la prima immagine fissa sul piccolo schermo. L’attimo in cui stava spiccando un Monkey Vault era stato catturato perfettamente, l’effetto movimento sembrava quasi volontario e il suo volto era talmente nitido che sembrava si stesse guardando allo specchio. Notando l’icona in alto che gli segnava una foto su cinquantaquattro decise di scorrere, ma trovò il suo movimento meccanico, poiché era a dir poco confuso. Le immagini seguenti erano se possibile ancora più belle: Kim avvinghiata alle sue spalle, lui di profilo che faceva peso solo sulle braccia, una sagoma femminile, che per via dei capelli somigliava a Rachel, intenta in una verticale su quello che riconobbe come il loro muretto. La seguente foto su cui si soffermò lo colpì con la stessa forza di un secchio d’acqua ghiacciata. Bill sorrideva all’obbiettivo, la testa poggiata su una spalla coperta da una t-shirt bianca e nera, mentre il ragazzo alla sua destra aveva il volto rivolto nella direzione opposta. Quel ragazzo doveva essere stato proprio idiota per non godersi quel momento che l’obbiettivo aveva immortalato, e probabilmente troppo attratto dai fiorellini, per aver distolto l’attenzione dall’altro. Era il ragazzo che aveva davanti e che lo stava guardando con gli occhi lucidi, esitante, quello stesso Bill che aveva saputo cogliere ogni attimo, fermandolo per sempre dentro quei pixel. Erano otto anni che Tom praticava Parkour, ricordava ogni singolo passo che gli era riuscito per la prima volta, ma mai come in quel momento aveva creduto che quelli fossero stati i momenti più belli, semplicemente perché Bill li aveva immortalati senza alcuna pretesa. Fu quando arrivò alla serie di scatti che ritraevano unicamente lui e Bill, che si convinse ancor maggiormente di non poter trovare un solo aggettivo che definisse con precisione tutto quello. Lo capiva dalla luce dei loro occhi a cui Bill aveva dedicato un primo piano, così come in tutte le altre foto: loro due nella metropolitana, su una delle tante strade che avevano percorso insieme, insieme al suo gruppo su una delle tante panchine del PK’s Park, al bancone del bar di Audrey, loro due all’Oblivion, immortalati con le espressioni più spontanee ed indicibili. Ma erano insieme. Ed era indescrivibile, il talento di Bill e ciò che stava provando era indescrivibile.
    Sorrise pacato, nonostante avrebbe preferito rispondergli con il sorriso più largo che avesse potuto tirare fuori; cercò comunque di trattenere quel senso indefinibile di beatitudine ed ottenne un semplice sorriso timido.
    Bill lo imitò, ignaro del fatto che entrambi stessero provando le stesse emozioni. Bevve il suo ultimo sorso di caffè e si rigirò nervosamente la tazza tra le mani, al centro del tavolo, senza notare di essere sul punto di sfiorare quelle di Tom, di cui non poté notare lo sguardo intenso che gli stava riservando.


    Bill osservava rapito ogni singolo movimento di ciascuno di loro, cercando di non distrarsi nonostante non fosse semplice. Tutto quello che quei ragazzi riuscivano a tirare fuori dai loro muscoli, dalla loro mente, dalle loro anime, era impossibile da immortalare dietro una fotografia pretendendo di ottenere le stesse sensazioni che si provavano nel vederli con i propri occhi. Quando Tom, neanche due ore prima, gli aveva proposto di andare con lui per approfittarne e fare qualche altro scatto, non avrebbe pensato che sarebbe stato non poco complicato desistere dal stargli così lontano con la consapevolezza di non poterlo mai raggiungere. Sperava che non sarebbe stato così anche nel loro ‘rapporto’. Tom correva instancabilmente da una parte all’altra con la naturalezza di un felino, estraniandosi dalla realtà e pensando a come sopravvivere solo con se stesso. Bill aspettava. Una sua parola, un suo tocco, un suo sguardo, un suo gesto. Aspettava lui.
    Era stato quando aveva tentato di immortalare Kim che stava avanzando verso di lui con una rondata che aveva iniziato ad avere seriamente paura – e ancora di più nel momento in cui la biondina gli si era piazzata davanti, rivelandogli un sorriso dolcemente inquietante. Era stato più che lieto di ricavarne un primo piano e una serie di scatti perfetti, principalmente per via della bellezza naturale della ragazza, ma continuava ad avere una specie di presentimento tutt’al più negativo.
    «Hey alieno!» lo salutò lei, vivace come al solito, mentre prendeva posto accanto a lui sul muretto, sedendosi a cavalconi.
    «Alieno?» la fissò confusa, mentre con la coda dell’occhio scorgeva l’ormai nota figura di Tom avvicinarsi progressivamente. Cercava di valutare una delle tante foto che aveva scattato, ostinandosi a fissarla, ma gli era impossibile formulare un pensiero coerente.
    «Sei così diverso, sembra che non percepisci la realtà intorno a te e per questo te ne resti da solo con i tuoi pensieri.» Alzò la testa e lo sguardo al cielo, non notando gli occhi lucidi di Bill. «Invece quando sei con Tom il tuo sguardo si accende, come se anche solo la sua ombra ti facesse brillare. Sei un alieno da amare.» Quando Kim tornò a fissarlo, incurante del fatto che dentro Bill fosse scoppiato il caos totale, l’unica cosa che poté fare fu rivolgergli il sorriso più sincero che potesse trovare. Kim credeva nelle sue parole, quindi non avrebbe saputo come sentirsi in colpa – e in fondo non ne avrebbe avuto motivo – e sapeva che le parole che aveva scelto con accuratezza stessero rimbombando nella mente di Bill, lo leggeva nel suo sguardo perso.
    Nel momento in cui Tom si parò davanti a Bill, la bionda balzò giù dal muretto, distraendolo il minimo necessario per permettere al moro di scacciare via una lacrima cercando di non farsi notare. Tom la fissava con un sorriso sghembo, ricambiato dalla bionda che alternava il suo sguardo tra i due ragazzi.
    «Ok, ok, tolgo il disturbo!» Esclamò dopo pochi minuti, sbuffando in una risatina divertita. «Ciao alieni!»
    Bill la seguì con lo sguardo, mentre tentava di reprimere le lacrime che si stavano già formando di nuovo ai suoi occhi. Odiava la sua emotività, ma realizzare quanto fossero veritiere le parole di Kim, e calcolando che lui aveva impiegato diciannove anni per capire quel concetto, aveva fatto esplodere qualcosa in lui di non indifferente. Sei un alieno da amare, aveva detto lei. Probabilmente il punto era che la sua ricerca non era affatto finita, anzi: doveva ancora iniziare. Quando però riportò lo sguardo su Tom, che lo fissava con un cipiglio confuso, mantenendo però un sorriso incrinato, sentì di avere molta meno paura di quanta ne avesse.
    «Tutto bene?» chiese il traceur, avvicinandosi a lui tanto da sfiorare il muretto su cui sedeva Bill con le ginocchia. Scrutava attentamente il suo sguardo basso, imponendosi di non lasciarsi incantare dai minimi particolari – la curva naturale delle sue ciglia, il trucco impeccabile sulle palpebre, la goccia dispettosa che giaceva nell’angolo del suo occhio –, ma gli risultò difficile. Senza mai sapere come, trovò il coraggio di posargli una mano sulla guancia, scostandogli una ciocca di capelli che gli impediva di osservarlo per bene. Posò la propria mano sulla base del collo dell’altro, sfiorandolo appena, e nello stesso momento, Bill puntò lo sguardo nei suoi occhi e l’unica cosa che pensò di fare fu sorridere. Annuì, rispondendo alla domanda di Tom, e cercò di godere di quell’istante in cui tutto aveva perso la sua importanza. Tutto tranne lui e il ragazzo che aveva di fronte, si intende.
    «Vieni sta sera al concerto?» chiese poi Bill, riacquistando lucidità e la propria voce, tentando di apparire tranquillo. Non stava nella pelle al solo pensiero di rivedere Gordon suonare di nuovo in un gruppo vero, finalmente, dopo tanti anni. Non voleva credere che, più del concerto, non vedeva già l’ora di rivedere Tom in altre vesti.
    «Certo che sì.» rispose lui ovvio, allontanandosi di poco, il minimo per tornare a respirare la propria aria. Bill annuì. «Ci vediamo lì alle nove.» Balzò giù dal muretto, ma fu costretto a cercare un appiglio che trovò sulle spalle di Tom, pur di non perdere l’equilibrio. Prima di salutarlo, si premurò di lasciargli un bacio non propriamente asciutto sulla guancia, non senza averlo ringraziato. Il moro non poteva immaginare quante ragioni ci fossero dietro quella parola.

    *

    Era stato sul punto di superare le cassette della posta, una volta entrato nell’atrio del condominio, quando con un movimento distratto il suo sguardo era caduto sullo sportellino che portava l’etichetta con la scritta ‘Kaulitz/Listing/ Gühne’. Cercando le chiavi nelle tasche, poi, non aveva smesso di fissare le buste che la riempivano, sperando almeno in una minima parte che non si trattasse delle solite bollette o di quelle pubblicità idiote. L’idea che il materiale non potesse essere stato consegnato quella sera stessa non l’aveva minimamente sfiorato: era stanco e distrutto, ignorava bellamente il fatto che fossero approssimativamente le due del mattino e la testa gli pulsava dal dolore per l’adrenalina che ancora gli scorreva dentro. Non avrebbe potuto di certo dire che quella fosse stata una giornata come le altre, da ignorare. La sua mente era ancora in quel locale dalle luci soffuse, dove lui si premurava di stringere le esili spalle di Bill, poggiando il mento sulla sua spalla, godendo del suo profumo e fissandolo sottecchi mentre sorrideva fissando il patrigno sul palchetto a qualche metro di distanza. Tom non credeva che avrebbe potuto dimenticare quella parte così come il ricordo del respiro di Bill che aveva iniziato ad accelerare quando lo aveva recuperato in mezzo a tutta quella gente posandogli cautamente le mani sui fianchi sottili. Sorrise inconsciamente, e con un movimento meccanico e vago si diresse verso le scale.
    Quando realizzò che una busta lilla e piuttosto piena non poteva essere propriamente proveniente da un ufficio postale, rimase immobile lì davanti per un tempo indefinito. Se la rigirò tra le mani, facendo attenzione a non leggere subito il mittente, ma soffermandosi sul destinatario, scritto sul retro.
    Tom Kaulitz, Karl Rothe Straße nr. 1 - Lipsia (De).
    Avrebbe potuto riconoscere quella calligrafia anche solo da una lettera, tanto, probabilmente, lei era l’unica ad usare ancora le lettere missive, troppo tradizionalista per imparare ad utilizzare le e-mail.
    L’effetto che gli fece leggere il suo nome e l’ennesimo nuovo indirizzo fu sempre lo stesso: gli occhi iniziarono a bruciargli, ma non lasciò che le lacrime calde ardessero lungo le guance, nonostante ritirarle fosse doppiamente doloroso. Cercò senza successo di placare il tremore alle mani, nonostante fosse piuttosto lieve, ma che bastò a fargli mollare la presa sull’oggetto mentre tentava di girarlo, quasi fosse pesante quanto un masso. L’atto di chinarsi per raccogliere la busta ormai ai suoi piedi sembrò allentare la presa a quella corda immaginaria che gli stava stringendo la gola; ma quando lesse involontariamente l’altro lato della busta, poté sentire la presa stringere, se possibile più forte di prima.
    Kirsten Meyer, Atalanta Street, London (UK).





    Note: inizio in quarte chiedendovi scusa per aver dovuto aspettare così tanto per questo capitoletto che neanche ricordavo così piccolo, però ha la sua importanza u.u e quindi scusatemi, ma ora finalmente che ci saranno un po' di vacanze sto iniziando ad essere più libera, il che significa più tempo per scrivere, e spero che qualche altra twincester avrà più tempo per leggere e magari capitare per puro caso in questo topic.. ok, la pianto XD dicevo, questo capitolo ha la sua importanza perchè, spero ci abbiate fatto caso, si rivela gran parte del carattere d Bill: la sua emotività - quando sta per piangere alle parole di Kim, e faccio una piccola digressione dicendo che in un certo qualmodo l'idea dell'Alieno che lei si è fatta su di lui è una specie di parafrasi di Alien -, parte della sua carriera e della sua vita, infatti ha questa passione per la fotografia; ma soprattutto un punto chiave di questo capitolo è l'ultima parte, ovvero la lettera che riceve Tom. Non posso dilungarmi su questo, perchè a parte che ci sto ancora lavorando, ma se riuscirò a realizzare l'idea che ho, questo fatto è molto importante per il resto della storia, quindi tenetelo ben presente (:
    E credo sia tutto. In realtà sono ancora un po' restia a postare così velocemente, ma ovviamente è una cosa che mi vedrò io e quindi non preoccupatevi XD entro la fine del 2010 è probabile che tornerò ancora u_u
    Complimenti se siete arrivate fin qui *O*
     
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  2. lime !
     
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    eccomi, eccomi eccomi - ci sono!
    allora in primis sappi che stavo veramente inziando a preoccuparmi per drops, tanto che volevo chiederti a che punto eri con il capitolo? non si capisce che sono impaziente, vero? u-ù
    beh, passiamo al capitolo: ho veramente amato/apprezzato la tua associazione ad alien con bill, in questa storia lui è veramente un alieno da amare, così emotivo ha bisogno di qualcuno che lo aiuti, che lo sostenga (*fa appello a Tom* Mocio, muoviti!), il Bill di Drops è come una bambola di porcellana, o almeno io lo percepisco così
    mi è piaciuta anche l'attenzione di tom nelle foto scattate da bill, la sente pure lui la magia ma secondo me ha ancora troppa paura per fare un passo avanti, da un certo punto di vista sono anche d'accordo, è presto.
    ora arriviamo invece alla parte dolente: la lettera òwò
    giuro che non so cosa aspettarmi, mi cruccierò per tutta la notte e non dormirò, così mi avrai sulla coscienza chemma v___v
    come sempre scrivi in modo impeccabile, questa storia merita veramente tantissimo!
    aspetto con ansia il prossimo capitolo *o*
     
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  3. »Chemma«
     
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    Onnò, i sensi di colpa no DDD: non ci pensare troppo, che fondamentalmente sono due idioti XD *ride* grazie mille comunque, apprezzo veramente tanto il fatto che riesci a leggere tra le righe (:
     
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  4. Black Diamond
     
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    Salve! Sono una nuova lettrice :D.. bhè volevo farti i complimenti per il tuo modo di scrivere.. è veramente piacevole! Cercavo uno storia così, che non fosse banale come le altre! Ho incominciato a leggere questa twincest così per caso, trovando il titolo particolarmente interessante.. e dà lì ho incominciato a visitare il forum almeno una volta al giorno per vedere se tu avessi postato (non sono una stalker u.u).. sono curiossissima di leggere il nuovo capitolo image .. chi sarà adesso questa?!!?
    A presto, baci
     
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  5. »Chemma«
     
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    Ouh, sei tu la Sara ? Scusa per il malinteso, nel caso mi sia confusa. Comunque grazie davvero, non potete immaginare quanto sia bello sentirvi presenti (:
     
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  6. Black Diamond
     
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    Sono di nuovo io xD.. mi dispiace non sono la Sara image .. mi chiamo Elena piacere!
     
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  7. »Chemma«
     
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    Domando scusa XD ! piacere mio Elena (:
     
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  8. saretta_96
     
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    CITAZIONE (»Chemma« @ 20/12/2010, 21:05) 
    Ouh, sei tu la Sara ? Scusa per il malinteso, nel caso mi sia confusa. Comunque grazie davvero, non potete immaginare quanto sia bello sentirvi presenti (:

    Sono io Sara xD
    *alza la mano*
    Mi mancano 2 capitoli e poi ho letto tutti i capitoli che hai postato **

    Brava,brava e ancora brava *-*
     
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  9. saretta_96
     
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    Mi manca un capitolo *w* xD
     
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  10. saretta_96
     
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    Ho finito ora *-*

    Non vedo l'ora di leggere il prossimo *-*
    è bellissima questa Twincest (:
     
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  11. Gaf;
     
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    Ma io mi sono persa un capitolo per strada D:
    mi metto subito in pari u.u
     
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  12. »Chemma«
     
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    Oh eccoti Saretta XD non ti avevo visto *v*
    Giu, non ti preoccupare che da lì non si muove XD
     
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  13. Humanoid_Tomi Lover
     
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    nuova lettrice...a me questa FF piace tanto...sono curiosa di leggere il seguito...Tom che si commuove alla fine mi ha fatto pensare....e...ottima la scelta delle canzoni per i capitoli e la visione di Bill come un "Alieno in cerca di amore"...<3 posta presto!
     
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  14. Gaf;
     
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    I'm back!
    Che entrata trionfale XD
    Comunque, parlando seriamente u.u finalmente mi sono messa in pari e.... Si, aspetto il prossimo... non puoi lasciarci con la lettera in mano! D:
    Io pretendo di saperne qualcosa di più!
    Passiamo oltre, bellissimo l'inserimento di Alien, sei stata bravissima a descrivere il carattere e l'emotività di Bill, facendolo apparire come un vero e proprio alieno! Complimenti, cara!

    Perdona questo "commento" ma non sono in vena di scrivere .-.

    Edited by Gaf; - 28/12/2010, 00:08
     
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  15. »Chemma«
     
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    Oh Sere benvenuta *-* e grazie, sono contenta che ti piacciano le canzoni (: era Bill comunque che si commuoveva, Tom non è così emotivo XD è un tronky umanizzato, lui u_u (duro fuori e morbido dentro... *cerca di non scompisciarsi*)
    Giiuuuulia non ti preoccupare tu u.u mi sta bene anche che mi lasciate un segnetto del tipo " - " come commento, già solo leggere i vostri nick e sapere che leggete è un piacere XD
    Non mi ero resa conto che è già passata una settimana '-' e avevo detto che prima della fine del 2010 ripostavo, quindi a giovedì
     
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125 replies since 14/9/2010, 23:05   4277 views
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