Against the rain

PG Romantico? [Lezioni di sopravvivenza]

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    Stasera, stasera *W*
     
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  2. ~ F r @ n c y *
     
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    SPOILER (click to view)
    E dopo quasi un mese, ecco il nuovo capitolo! xD vi ringrazio per l'attesa! ^___- ah, rileggendo i primi capitoli mi sono accorta di averli scritti davvero malissimo! -.-" appena ho tempo mi "beterò" da sola! xD a prestissimo e buona lettura!

    ~ Lesson 26 ~

    ..It’s a beautiful liar..


    image








    Ok, lo ammetto: forse fui troppo avventata. Ma non potevo certo aspettarmi una reazione simile.
    Per tutta la serata continuai a provare un senso di vuoto dentro al petto, un peso impossibile da rimuovere o colmare.
    Avevo espresso i miei sentimenti nel modo più sincero possibile, eppure, a mio malgrado, Tom sembrava non aver apprezzato.

    -I-Io... Ti amo.-


    Quelle poche, semplici parole che avevo pronunciato e che tanto mi avevano imbarazzata ebbero un potere alquanto strano su di lui: mi guardò quasi irritato, come se gli avessi rivolto qualcosa di offensivo. I miei occhi, seppur lucidi per l'emozione, non poterono fare a meno di notare il suo cambiamento radicale.
    Rimase per qualche attimo immobile, a fissarmi, per poi alzarsi e uscire dalla stanza, in silenzio, incurante di quel suo abbigliamento alquanto incompleto.
    -Tom...?-
    Guardai confusa la porta della stanza, che si chiuse con fare rude alle sue spalle.
    C'era per forza qualcosa che non andava. C'era di sicuro qualcosa che lo aveva rattristato.
    Me ne dispiacqui, non capendone altresì il motivo.
    Seppur ormai lo conoscessi come le mie tasche, ero ancora troppo ingenua per comprendere la guerra interiore che stava affrontando dentro di sé.
    Non potevo sapere quanto Tom si stesse trattenendo per non essere ulteriormente coinvolto in questa storia. Non potevo sapere quanto cercasse di tenere a freno qualsiasi impulso, anche importante e raro come lo sboccio di un amore.
    Non potevo sapere che aveva intenzione di smettere di vedermi per non farmi più soffrire in alcun modo.
    Venendo a conoscenza dei fatti o rimanendone all’oscuro, avrei comunque sofferto. E la cosa era decisamente triste.



    Rimase seduto, immobile, su quell'ampio letto così simile al suo.
    Non si aspettava una sua mossa del genere. Non credeva che ne sarebbe stata capace.
    Sfiorò con noncuranza le corde metalliche di uno dei suoi gioiellini, provocando flebili suoni che riuscivano anche in situazione disastrose a fargli vibrare l'anima.
    Ecco. Rain era proprio così: come un armonioso assolo di chitarra.
    Uno di quelli che ti prende all'improvviso e che non puoi fermare.
    Uno di quelli che ti fa scatenare, divertire, emozionare.
    Uno di quelli che ti fa chiudere gli occhi, immerso completamente in quel gioco di dita che dà vita ad una dolce melodia.
    Forse il paragone era un pò sciocco, ma... Per lui significava più di quello che ad altri poteva apparire.
    Si fermò di colpo, sentendo dei passi incerti provenire dall'entrata della stanza. Alzò gli occhi lentamente, incrociando quelli color nocciola di suo fratello.
    -Beh? Che succede?- chiese il vocalist, guardandolo un tantino preoccupato.
    Non era affatto sorpreso di trovarlo lì, nella sua stanza.
    Fin da quando erano bambini, era sempre stato Tom a difenderlo e a consolarlo quando gli altri lo prendevano in giro per la sua ambiguità, eppure anche il chitarrista aveva avuto i suoi momenti grigi.
    Non era mai stato così forte come appariva. Era bravo ad ascoltare gli altri, ad asciugare le loro lacrime, ma era il primo a chiudersi in sé stesso e nella sua tristezza.
    E Bill sapeva che quando il gemello si presentava in camera sua con quella faccia spenta e la chitarra fra le mani c'era qualcosa che non andava.
    Suonando cercava di sentirsi meglio, di sfogarsi, ma non c'è niente di meglio di un fratello estremamente protettivo e legato a te per sanare ogni tuo disagio.
    E il moro era quasi certo della sua ipotesi.
    Si avvicinò a passi lenti, evitando ogni rumorino imbarazzante che avrebbe potuto spezzare quel silenzio pieno di riflessione.
    Si sedette al suo fianco, incrociando le gambe, senza smettere di guardarlo negli occhi.
    -Che avete combinate voi due?- chiese, sospirando sommessamente.
    -Cosa intendi con "voi due"?- chiese a sua volta Tom, passando l'indice destro sulla superficie lignea della sua Gibson acustica.
    -Tu e la chitarra!-
    L'ex rasta guardò lo strumento, per poi fissare Bill, interrogativo.
    -Dai, Tom! A cosa vuoi che mi riferisca?! A te e a Rain, no?-
    Il silenzio ripiombò nella camera, lasciando i due alquanto confusi.
    -E perchè pensi che sia lei il fattore "problema"?- ribattè il maggiore, prendendo a suonare qualcosa di indefinito, di sconosciuto.
    Note casuali, sparse su un vecchio spartito, perse per la via di casa. Proprio come lui.
    -Tooom... Hai intenzione di prendermi per il culo ancora per molto?!-
    Lo conosceva da ben vent'anni, abbastanza per riuscire almeno ad indovinare la causa della sua sofferenza.
    Vedendo che continuava a non rispondergli, il moro decise di passare direttamente al passo successivo.
    -Ok, visto che sono io quello che fa le domande qui...-
    -E dove sarebbe scritto?- lo interruppe Tom, scatenando la sua furia.
    -Insomma, questa è la mia camera e le regole le faccio io, che ti piaccia o no! E adesso basta con le domande e ascoltami!-
    Avevano preso a discutere come due bambini, cosa che non facevano da molto tempo. A quanto pare, Rain rendeva nervoso suo fratello e, allo stesso tempo, rendeva nervoso anche lui.
    -Dimmi cos'è successo tra te e lei...- esclamò, sbuffando per la sudata appena fatta: urlare non era affatto salutare per lui.
    Tom scosse la testa, continuando a pizzicare le corde e a cantare nella sua testa qualcosa di simile ad una canzone.
    -... L'abbiamo fatto.- riuscì a dire dopo qualche attimo di esitazione.
    -Oh sì, ce ne siamo accorti tutti. Siete stati un pò troppo rumorosi, non credi?- chiese Bill con tono sarcastico.
    -Non è questo il problema.-
    -Beh, non ne dubito.-
    Fu in quel momento che il ragazzo decise di aprirsi, dopo tanta fatica; smise di occuparsi dello strumento, guardando interamente suo fratello e prestandogli completa attenzione.
    -Non è la prima volta che... Lo facciamo.-
    Il vocalist alzò il sopracciglio destro: doveva essersi perso qualche passaggio.
    -E' successo la prima volta a Capodanno, a casa sua, dopo la litigata con Andreas...-
    -Ed è... Stato bello?- chiese il cantante, con il suo solito fare da curiosone.
    -Ma che domanda é?! Come vuoi che sia stato? E' sesso, e il sesso è bello.-
    Sembrava essersi bloccato per qualche altro secondo, immerso in chissà quale pensiero o ricordo; il fratello lo spronò a continuare, tirandogli una violenta gomitata sui fianchi.
    -Ahi! Ma che accidenti fai?!-
    -Ti eri incantato, e io voglio sapere l'intera vicenda, quindi continua!-
    Un bambino sarebbe stato più diretto.
    L'ex rasta riprese a parlare, dopo poco. -Beh... Ho sempre pensato che Rain fosse semplicemente attratta da me, ho sempre pensato che mi desiderasse, che fosse gelosa di me... Eppure è tutto molto più complicato.-
    Bill cominciò a ragionarci attentamente -sembra strano, ma è così-.Tutti i tasselli erano al loro posto adesso.
    L'unica cosa che aveva potuto sconvolgere così suo fratello, seppur avesse appena scopato, era...
    -... Ti ha detto "ti amo".-
    -Cosa?-
    -Ti ha detto "ti amo", non è così?-
    Sentì risalire quel nodo alla gola, quella sensazione da brivido che aveva provato non appena gli erano state rivolte quelle due paroline, "magiche" secondo le ragazze, ma che non facevano altro che renderlo ancora più irritato e ansioso.
    Annuì debolmente, guardando dritto davanti a sè.
    -Bingo.- mormorò Bill, giocherellando con un piccolo laccio che aveva fra le mani.
    Suo fratello aveva amato raramente o, meglio, forse mai. Sta di fatto che quel sentimento, non appena saltava fuori, era sempre riuscito a mettergli il bastone tra le ruote.
    Era come se non concepisse minimamente la possibilità di poter stare con lei, forse per insicurezza, forse per egoismo o semplicemente per paura. Paura di deludere le sue aspettative.
    Paura di non riuscire a renderla felice come avrebbe voluto.
    Chissà.
    Bill gli poggiò una mano sulla spalla, cercando di rassicurarlo. Possibile che riuscisse a diventare così teso in così poco tempo?!
    -... E dopo te ne sei andato senza dire una parola.-
    Tom annuì di nuovo, confermando la sua ormai certa ricostruzione dei fatti.
    -Spiegami qual'è il tuo vero problema e io ti aiuterò a risolverò.-
    Non erano ancora arrivati al nocciolo della questione: non aveva ancora capito cosa lo disturbasse sul serio.
    -Tu... Cosa provi standole accanto? Cosa provi guardandola? Cosa provi baciandola?-
    Tom sembrò ancora più confuso davanti a quella nuova serie di domande a raffica.
    -In... Che senso?-
    -Quello che avete appena fatto... Era amore o semplice sesso per te?-
    Amore? Semplice sesso?
    Strano.
    -Non lo so, Bill... Davvero, non lo so.-
    Sempre più strano.
    -Vuoi sapere come la penso?-
    Tom, non avendo altra scelta, annuì per l'ennesima volta, aspettando di udire la "diagnosi" stilata per lui dal Dottor Kaulitz. Si era quasi pentito di essersi rifugiato da Bill: sapeva essere davvero stressante a volte!
    -Ti stai facendo milioni di complessi inutili, e per questo non riesci a vivere liberamente come vorresti. Lei ti piace, lo so. Quindi perchè indugi? Corri e vai a prendertela!-
    Una parte di lui era già corsa da Rain, chiedendole scusa per essersene andato a quel modo; l'altra sua parte, quella più razionale, era rimasta immobile, senza riuscire ad attuare le parole suggeritegli da Bill.
    Non poteva.
    Non poteva continuare così con lei. Non poteva continuare ad illuderla.
    Non avevano futuro.
    Aveva analizzato la questione da più fronti. Se la cosa fra loro avesse funzionato, Julia avrebbe dato vita al suo ricatto, facendo di Rain un "fenomeno da baraccone" per le fan. Dire a lei o a Bill del ricatto non avrebbe portato altro che guai, poichè la biondina avrebbe potuto metterlo in atto molto prima.
    Se fra lui e Rain, invece, non ci fosse stato più nulla, lei avrebbe vissuto in pace, lontano dal crudele mondo dello spettacolo e dai ricatti di Julia. Lontano da lui, soprattutto, e probabilmente avrebbero sofferto entrambi comunque.
    Qual era la scelta migliore da fare? Doveva mettere da parte l'orgoglio per una volta e scegliere di non essere egoista? Doveva parlargliene, rischiare di metterla nei pasticci?
    Cosa doveva fare?
    -Mi spiace, ma io... Non posso.- rispose poi, apparendo più deciso.
    -Perchè, Tomi? Qual è il problema?-
    Doveva dirglielo, doveva dirglielo, doveva dirglielo!
    -Ecco... Io...-
    Digli la verità, digli la verità, digli la verità!
    -Io non l'amo abbastanza.-
    Cazzata.
    -... O probabilmente l'ami troppo e non vuoi farla soffrire in alcun modo.-
    Senza rendersene conto, Tom aveva appena affermato di "non amarla abbastanza", quindi di amarla almeno un pò.
    Quella parola di cui sembrava aver così paura -"amare"- non era poi così lontana da lui come credeva.
    -Lascia stare, Bill. Non puoi capire...-
    -E allora aiutami a capire! Spiegami le tue ragioni!-
    Perchè doveva insistere?
    -C'è qualcosa che non so, non è così?-
    Era già tutto così difficile. Perchè?
    Si era stancato di sentirsi sputare addosso sentenza di ogni genere. Fece per andarsene, ma il gemello lo fermò, bloccandogli la strada e tenendogli le mani sulle spalle.
    -Dimmela, Tom! Posso provare ad aiutarti! Non tenerti tutto dentro e cerca di avere per una volta l'umiltà di chiedere aiuto a chi ti sta vicino!-
    No, non poteva lasciarsi convincere! Ne andava della salute di Rain...
    -Io... Io penso che...-
    No, non doveva cedere!
    -... Penso che una cosa ci sia.-
    Non appena finì di pronunciare quelle parole, la porta si spalancò improvvisamente, lasciando modo ai gemelli di vedere un Georg serio e alquanto agitato affacciato alla stanza.
    -Bill, vieni giù immediatamente!!-
    -Che succede?- chiese scocciato il vocalist. Proprio adesso che stava per far parlare suo fratello!
    -E' urgente! E' arrivato David!-
    Oh, fantastico! Ci mancava solo questa...
    Come saprete, il Signor Jost non era al settimo cielo, anzi: se si fosse trovato il chitarrista fra le mani, lo avrebbe strangolato con le sue stesse mani.
    La causa? Le foto di lui e Rain apparse ovunque. Secondo David, se Tom fosse stato più attento e avesse evitato la permanenza della ragazza in quella casa e nelle loro vite, proprio come gli aveva detto sin dall'inizio, tutto quel "macello" non sarebbe mai accaduto.
    Il vocalist sbuffò nervosamente, alzando le spalle rassegnato. -Arrivo subito.-
    -Ehi, vengo anch'io!-
    -NO, Tom! Tu no!-
    L'ex rasta quasi rise di gusto.
    -Pensi che abbia paura di lui? Pensate che non riesca ad affrontare certi problemi, che non riesca ad assumermi le mie responsabilità?-
    -Ora come ora, Tom, hai le idee piuttosto confuse... Non vorrei che tu combinassi qualche altro pasticcio.-
    Al diavolo le sue "idee piuttosto confuse"! Visto che la frittata era fatta, non aveva più niente da perdere, no?
    Si fece strada verso il corridoio, ignorando i due che cercarono di fermarlo.
    -Ehi, Tom, aspetta!-
    Tutte quelle pressioni su di lui, tutte quei pesi che gravavano sulle sue spalle. Non aveva idea di cosa fare e non voleva saperlo! Era stufo, stufo marcio!
    Non voleva consigli, non voleva rimpianti. Voleva solo vivere come più gli piaceva, come più desiderava!
    Nello scendere le scale per giungere nella vasta sala, questi pensieri li balenarono in mente, facendolo sorridere, anche se in modo non del tutto convinto.
    David non era solo, a quanto vide. Alle sue spalle vi erano due grossi omoni di ampie dimensioni, qualcosa di molto simile a dei bodyguard all'apparenza efficenti.
    Ma non era finita lì: davanti a loro, una spaventata ragazza dai caratteri orientali si guardava intorno spaesata, scortata da Gustav.
    -Riyo! Che ci fai qui?-
    A sentire la voce del chitarrista, David si voltò di scatto, fissandolo con puro disprezzo. Non era mai stato il tipo da arrabbiarsi più di tanto: in quel momento faceva davvero paura.
    -Tu, ragazzino imbranato!-
    Si avviò verso Tom, afferrandolo per le spalle con forza.
    -Ti rendi conto di cosa stai combinando?! Prima picchi una fan ad una stazione di benzina, poi prendi del viagra durante la vostra permanenza in Taiwan... E ora? Ti fai beccare in giro con una ragazza in pose estremamente compromettenti!-
    Il ragazzo se lo tolse di dosso, guardandolo duramente.
    -La mia vita non è nelle tue mani: posso farne ciò che voglio!-
    -Non m'importa! Tu stai rovinando la reputazione della band! Si può sapere cosa ti sta succedendo?-
    Prima che potesse rispondere al Signor Jost, i due "gorilla" ricomparvero, ma non da soli...
    L'ex rasta sgranò gli occhi.
    Rain?!
    In quei pochi minuti erano riusciti a salire al primo piano, diretti verso la mia stanza.
    -Ehi, lasciatemi subito! Ma che modi sono!-
    Che accidenti volevano quei tizi da me? Cosa avevo fatto di male stavolta?
    Incrociai per un istante ancora lo sguardo di Tom: erano gli stessi occhi confusi, glaciali, spaesati di poco prima.
    Non ce la facevo. Non potevo continuare a guardarlo mentre era in quello stato: mi uccideva, lentamente, senza rendersene conto.
    -David, che intenzioni hai?-
    -Oh, è molto semplice! Ho chiesto "gentilmente" a Riyo di ospitare la giovane Rain a casa sua, visto che qui non metterà mai più piede.-
    -E chi ti avrebbe dato l'autorizzazione a fare una cosa del genere?-
    L'uomo sorrise, borbottando qualcosa di incomprensibile sottovoce.
    -Non ho bisogno di alcuna autorizzazione: faccio semplicemente ciò che è meglio per i Tokio Hotel, e questa ragazzina ti sta rendendo debole, Tom!-
    -Ehi, ragazzina a chi?!- esclamai, continuando a dimenarmi senza sosta. Per chi mi avevano preso, per una sciocca?
    Avevano anche avuto il coraggio di prendermi con la forza, senza aspettare minimamente che potessi rivestirmi -avevo addosso solo la maglia di Tom-!
    -Siete degli idioti se pensate che basti così poco per tenermi lontana da qui!- continuai, tranquillizzandomi appena quando i due grossi uomini mi fecero tornare con i piedi per terra.
    -Io voglio bene ai ragazzi, a tutti, nessuno escluso! Non potete costringermi a non avvicinarmi più a nessuno di loro, non ne avete il diritto!-
    La mia collera saliva ogni secondo di più, e il nervosismo di certo non mancava. Il naso cominciava già a pizzicare, cosa che stava a significare "Attenta, Rain! Stai per metterti a piangere!".
    Ma non volevo cedere. Non potevo permettermelo!
    Il Signor Jost mi venne vicino, squadrandomi con attenzione dalla testa ai piedi.
    -Ti conviene comportarti da brava bambina e non avvicinarti più a loro, altrimenti...-
    -... Altrimenti cosa, Signor Jost?-.
    Non mi tirai indietro: volevo combattere, resistere a denti stretti per le cose a cui tenevo di più.
    Mi si avvicinò ancora un pò, tanto quanto bastava per sussurrarmi ad un orecchio.
    -Altrimenti la band potrebbe subire danni così notevoli da non essere più considerata tale.-
    Quel severo tono di voce mi ammutolì, tanto che rimasi immobile, spaventata, ingoiando ripetutamente.
    -Non preoccuparti, Rain...- intervenì Riyo, felice di vedermi, ma allo stesso tempo giù di morale per quanto stava accadendo. -Per me non ci sono problemi: ci sono ancora molte delle tue cose a casa mia.-
    Quel suo sorriso sincero e spontaneo riuscì a tranquillizzarmi, o quasi. Solo in quel momento Bill e Georg si decisero a fare la loro comparsa al piano terra.
    -I-Io...-
    Non volevo andarmene. Non volevo dargliela vinta.
    Non volevo lasciarli.
    Cos'era, una vendetta divina per aver detto quel "Ti amo" a Tom? Una vendetta per aver gettato al vento sentimenti puri, ma non corrisposti?
    -... Io v-vorrei...-
    Per l'ennesima volta trattenermi fu impossibile: dai miei occhi presero a fuoriuscire grosse gocce colme di tristezza, facendosi spazio sul mio volto, per poi giungere fino al mento, imprevedibili.
    Le parole mi morirono in gola, perdendo improvvisamente tutta la loro forza. Singhiozzai sommessamente, coprendomi il volto con le mani.
    Era imbarazzante frignare come una bambina davanti a tutte quelle persone. Soprattutto davanti a Tom.
    Non era l'unico ad essere sommerso dalle responsabilità: sentirmi dire che ero un peso per i Tokio Hotel e la causa delle loro precedenti sciagure non era stato affatto piacevole.
    -E va bene, adesso basta!-
    L'ex rasta mi afferrò violentemente per un polso, trascinandomi verso la cucina.
    -N-No, lasciami... Mi fai male!-
    -Sta' zitta e vieni con me!-
    L'uomo sembrò quasi scattare per fermarci, ma Bill gli si mise davanti, aprendo le braccia per sottolineare l'ampietà del suo gesto.
    -Rain se ne andrà, siamo d'accordo... Quindi non c'è niente di male se li lasci parlare ancora qualche minuto da soli, no?-
    David aprì bocca pronto a rispondergli, ma non riuscì a replicare; finì per annuire debolmente, avviandosi scocciato verso l'uscita dell'abitazione.
    -Beh, l'aspetteremo in macchina. Che si spicci.-



    Il ragazzo chiuse violentemente la porta alle sue spalle, lontano da Bill, da David e da quei suoi "amiconi".
    David è parecchio strano: non avrei mai immaginato che potesse ricorrere ad usare le maniere forti.
    Quei suoi pensieri ebbero fine quando, girando su sé stesso, tornò a posare il suo sguardo su di me. Tenevo gli occhi bassi e mi limitavo a stare immobile, appoggiata con la schiena alle fredde mattonelle della parete.
    Mi venne vicino con destrezza, ma mi scansai, quasi terrorizzata.
    -Lasciami in pace... Per favore.- esclamai titubante, con un filo di voce: le mie lacrime non avevano alcuna intenzione di fermarsi.
    -Non ti sfiorerò nemmeno, lo giuro. Ma smettila di piangere.- disse calmo, con una vocina alquanto flebile: non sembrava neanche lui.
    -Te ne prego.-
    Alzai lo suardo, riflettendomi nei suoi occhi. Non dovevo avere un bell'aspetto, visto il modo preoccupante in cui mi guardava; le mie occhiaie dovevano essersi gonfiate e arrossate più del solito.
    I suoi occhi... Sono lucidi.
    Non mi feci venire in mente strane idee: non era assolutamente come pensavo.
    Piangere per me? Impossibile.
    Quando gli aveva rivelato i miei sentimenti non sembrava poi tanto emozionato.
    Tirò su col naso, accorgendosi solo in quel momento che mi ero accorta di quanto le sue mani stessero tremando.
    -N-Non è come pensi. E' che semplicemente non sopporto vedere le persone piangere. S-Soprattutto te.-
    Era stato un vero e proprio strazio per lui vedermi singhiozzare a quel modo. Avrebbe preferito liberarsi della mente, strapparsi dal petto il suo stesso cuore piuttosto che sentire ancora quei miei tristi reclami di aiuto a cui lui non poteva assolutamente rispondere.
    Mi abbracciò, rinchiudendomi ancora una volta in quella gabbia di forti braccia e di bugie.
    -L-Lasciami... Avevi giurato che non mi avresti nemmeno sfiorato.- replicai, cercando invano di allontanarlo da me.
    -Ho mentito.-
    -S-se pensi che basti questo per farti perdonare, sei uno stronzo! Un fottuto stronzo!-
    -Lo so.-
    Mi aggrappai a lui, appoggiando il capo sulla sua spalla e riprendendo a piangere, tremando vistosamente.
    Sospirò, trattenendosi chissà con quale forza misteriosa dal non mettersi a frignare a sua volta.
    -Mi sembrava che fossi d'accordo con me sul fatto che non mi piace vederti piangere.-
    -Ho mentito.-
    Sogghignò, poggiando le mani sulla mia schiena.
    -Che patetici bugiardi.-
    Mi baciò il capo, inspirando a fondo il profumo dei miei capelli castani, come spesso faceva e amava fare. Mi alzai rapidamente sulle punte dei piedi, congiungendo finalmente la mia bocca alla sua.
    Le sue morbide labbra mi accolsero serene, come un paracadute dopo una brutta discesa. Come un letto fresco dopo una lunga e stancante giornata di lavoro.
    Le dischiuse poco dopo, avvicinando ancora un pò il capo al mio. Spinse avanti la fredda superficie del suo labret laterale, finendo per mordicchiarmi con noncuranza il labbro superiore.
    -F-Forse...-
    Voleva dire qualcosa. Mi allontanai, riaprendo gli occhi e dandogli la possibilità di parlare liberamente, quasi bordeaux in volto.
    -Forse è meglio se vai. Ti stanno aspettando.-
    Tornai cupa, guardando le sue mani che si muovevano nervosamente su e giù sulle mie braccia.
    -Già.-
    Lo raggirai, pronta a sparire per sempre dalla sua vita.
    No, aspetta. Non diciamo sciocchezze: era totalmente impossibile per me.
    -E' un addio questo?-
    Non potei fare a meno di chiederlo, seppur la sua risposta mi terrorizzasse. Non vederlo mai più... Non riuscivo nemmeno ad immaginarlo.
    -Mentirei se ti dicessi di sì.-
    Sorrisi amaramente, scuotendo il capo ritmicamente.
    -Ti riesce davvero bene, non c'è che dire.-
    -Lo credi davvero?-
    Tornai a guardarlo. Sembravamo delle pedine, delle pedine nel bel mezzo di una partita a scacchi: la Regina bianca e il Re nero, un amore impossibile.
    Ostacolati da tutto e tutti.
    Saremmo rimasti soli, su quel campo di battaglia. E nessuno l'avrebbe avuta vinta.
    Saremmo scomparsi entrambi? O saremmo riusciti a congiungersi alla fine?
    Di certo il nostro destino sarebbe stato lo stesso. Lo stesso triste fato.
    -Non hai altro da dirmi?- chiesi, sconfitta sin dall'inizio.
    Non sarebbe riuscito a farlo. Non ne avrebbe avuto il coraggio.
    Forse c'era qualcosa che mi nascondeva. Forse c'era qualcosa che quel giorno stesso, con Julia, lo aveva cambiato, per sempre.
    Forse non sarebbe stato mai completamente mio.
    -No.-
    Sobbalzai, mentre il mio cuore perdeva impercettibilmente un battito. Mi parve di vederlo sorridere appena.
    Quella prova era più che sufficiente.
    -Lo sapevo: sei un autentico bugiardo.-
    -... E bellissimo, aggiungerei.-
    Già.
    Una leggenda Giapponese racconta che ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati, il nostro grande amore, la nostra "anima gemella". Le due entità sono destinate ad incontrarsi, non importa il tempo che dovrà passare, le circostanze o le distanze che le separano: il filo non si spezzerà mai.
    Non si può sfuggire al destino.
    Me ne andai, non voltandomi più indietro. Ad ogni passo sentivo quel filo rosso diventare sempre più saldo, più forte.
    Lasciai lì Tom, impalato, incapace di dire o fare altro.
    Se solo avesse avuto un pò più di spina dorsale, se solo avesse fatto qualcosa di più concreto per lei, sarebbe riuscita ad impedirle di andarsene.
    Sarebbe riuscito a farla restare.
    Si lasciò scivolare contro il muro, finendo per sedersi su quel colorato e vivace pavimento improvvisamente vuoto e triste.
    Sì, le aveva mentito: aveva tante cose da dirle, ma aveva preferito non farlo.
    Rise, poggiando la fronte sulle ginocchia.
    -Sì. Ti amo anch'io.-
    Si sarebbero incontrati di nuovo -di nascosto se era necessario-, ne era sicuro. E forse, finalmente, avrebbe avuto la forza di rivelargliele.
    -E questa non è una bugia.-









    Continua...
    SPOILER (click to view)
    Capitolo alquanto strano.. u__ù ditemi che ne pensate! :D [Ah, per quanto riguarda la storia del viagra, qui è come se fosse un fatto accaduto abbastanza precedentemente. Lo so, i tempi di questa ff sono un pò strani, ma cerco di giostrarli con un pò di fantasia! xD]
     
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  3. HilfMirFliegen_xD
     
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    cioè..non ho parole *-* mi piace troppo come scrivi *-*
     
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  4. ~ F r @ n c y *
     
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    *____* sono contenta! Ti ringrazio di cuore! >.<
     
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  5. agatareale91
     
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    Stupendo anche questo capitolo veramente, sto piangendo come una scema, per tutte le emozioni che provo ogni volta leggendo questa splendida storia. Spero che per Rain e Tom le cose si possano sistemare il più presto possibile, per cui continua presto.
     
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  6. ~ F r @ n c y *
     
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    No, non piangereee! *-* mi sento in colpa se no! xD
    Grazie mille comunque! =) continuo con piacere!
    A presto! <3
     
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  7.  
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    formspring!

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    CITAZIONE (HilfMirFliegen_xD @ 9/6/2010, 19:45)
    cioè..non ho parole *-* mi piace troppo come scrivi *-*

    Davvero ha ragione, su tutto.
    Capitolo bellissimo, non ho più parole per descriverli.

    A quando con il prossimo? : D
    Sono impaziente lo sò xD
     
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  8. ~ F r @ n c y *
     
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    Wow, siamo già a pensare al prossimo?! xD
    Appena possibile, cara! *-* vedrò d'impegnarmi! =)
     
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  9.  
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    CITAZIONE (~ F r @ n c y * @ 9/6/2010, 21:00)
    Wow, siamo già a pensare al prossimo?! xD
    Appena possibile, cara! *-* vedrò d'impegnarmi! =)

    Ohh *-* ti ringrazio!
     
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  10. °Anto.
     
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    Si mi associo alle altre.
    Cazzo quanto mi dispiace,spero che Tom trovi il coraggio al più presto di confessargli a Rain i suoi sentimenti...
    Posta presto ti prego!

    Stupendo tutto. ♥
     
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  11. SaReTtA_93
     
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    oddio oddio oddioooo!!!
    cristo cristissimo!!
    piango...non lo so perchè!!
    ma piango! è un capitolo meraviglioso, e tu scrivi benissimo!!
    e david mi sta sulle palle!!
    bill è un figo assurdo
    e Tom è un cretino!!

    ecco!!
    posta presto caraaa!!
     
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  12. » J u l s «
     
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    Ma perché devo essere l'ultima a commentare? :minchia!mammavoglioillatte:
    Comunque... questo credo che sia il capitolo più bello della storia.. Dove Tom ammette di amare Rain u_u
    Quando ho letto l'ultima parte sono rimasta in iperventilazione.. Tom ama Rain, Tom ama Rain.. muahahah!!
    Ora vedremo come andrà a finire...
    P.S= Comunque al rogo David e complimenti ancora U.U
     
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  13. ~ F r @ n c y *
     
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    Ma grazie a tutte! *-* felice che vi piaccia! =) vi stimo! xD
    Vedremo cosa combinerà il nostro caro piccolo Tomi.. Vedremò.. xD
    A prestissimo! ^___-
     
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  14. scialla483
     
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    ooo nuooooo
    ho le lacrime..
    David è uno stronzone.
    =(
    basta non riesco a dire altro per adesso
     
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  15. » J u l s «
     
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    Up..
    P.S= Rileggendo la ficcy si nota quanto sei migliorata, cavolo! *-*
     
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528 replies since 1/10/2009, 19:08   11559 views
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