Ghost

L'amore tra due mondi

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    eccomi con il nuvo capitolo come promesso spero vi piaccia è tutto decisamente nuovo per me, siate buone :)

    Capitolo 1-Forze ostili



    [Elisabeth]
    Il mio destino aveva previsto molte cose per me, ma io in quel momento non ne ero assolutamente consapevole. L’oscurità si era diffusa in tutta la città e una nebbia fitta mi oscurava la vista. Un ombra, solo quello riuscii a vedere dopo ore e ore. Un ombra nera e tenebrosa.
    Un odore di sangue entrò nelle mie narici e quell’ombra sembrava diventare sempre più vicina. I lineamenti furono più definiti e il sangue scorgere dalla sua bocca, le sue mani tendevano verso di me.
    <<chi sei tu?>>chiesi con voce tremante e cercando di mantenere il controllo.
    <<non importa la mia identità. Il tuo destino è segnato e non avrai via di scampo Elisabeth.>>mi rispose quell’uomo così orribile e angosciante.
    <<tu sai chi sono?>>
    <<si.>>
    <<sono morta?>>
    <<no.>>mi rispose avvicinandosi a me.
    Percepivo l’odore nauseante del sangue, la nebbia ci circondava. Mi allontanai di qualche passo, ma lui insistentemente seguiva ogni mio gesto.
    <<cosa vuoi da me?>>chiesi con il pianto in gola.
    <<eseguire il mio compito, sono qui per ucciderti.>>
    Il suo viso si trasformò in uno stato più mostruoso di quello che poteva essere prima.
    Urlare non sarebbe servito a molto quindi iniziai a scappare. La nebbia in quel momento fece la sua parte. Il bosco che mi ospitò quella notte mi comparve davanti. Con velocità impressionante mi muovevo tra gli alberi e le erbacce. La luna piena batteva perenne su quell’angustiante viso che nonostante tutto riusciva a starmi dietro.
    Il mio corpo in quel momento sembrava così umano. I miei piedi nudi sentivano la terra bagnata e fredda, il mio corpo sentiva i rami che tagliavano bruscamente la mia pelle, ferendola. Un muro si spaziò davanti i miei occhi. Sentii il mio cuore battere forte, paura e angoscia facevano parte di me. Ricordai come poche ore prima riuscii a oltre passare la porta e così feci col muro. Continuando a correre velocemente andai contro il muro e come previsto riuscii ad andare oltre. Così oltre che il mostro non poteva più seguirmi.
    Nonostante la consapevolezza di essere salva continuai a correre. Il vento tirava al contrario, sbattendo ferocemente sul mio viso. I miei capelli castani si muovevano con esso pur essendomi fermata. Respiravo pesantemente e il mio corpo perdeva sangue ovunque, ma pochi secondi dopo vidi le ferite rimarginarsi.

    [Tom]
    Il sole pallido dell’alba illuminava il mio viso, il vento provocava dei brividi sulla mia schiena. Berlino in quei tempi era più calda del solito. La città era ancora deserta e il mio passo era veloce. Ogni mattina uscivo all’alba per correre ma il vero motivo era stare da solo. La popolarità che causava il mio lavoro a volte si dimostrava angustiante e soffocante.
    Il sole si specchiava lungo il fiume Spree e un bosco lì vicino si stava illuminando pian piano.
    Una panchina attirò la mia attenzione e la stanchezza mi obbligò a sedermi su di essa.

    [Elisabeth]
    Ero seduta su una panchina vicina quando vidi il ragazzo della chitarra. Quella volta il mio cuore si fece sentire. Ogni secondo che passavo vicino a lui diventavo sempre più viva e umana.
    Lo vidi avvicinarsi e sedersi accanto a me. Avevo paura, paura di quel mostro che mi voleva morta e di quello che mi sarebbe successo. La confusione che avevo mi persuadeva completamente ma la voglia di quel ragazzo la fece scomparire. Lui poteva sentirmi, lui avrebbe potuto aiutarmi.
    <<ehi.>>gli sussurrai in uno orecchio, ma lui non ebbe nessuna reazione. La paura prese in me il sopravvento e urlai <<aiuto!>> quello lo sentì. Si alzò di scatto e iniziò a girarsi intorno.
    <<ti prego aiutarmi.>> insistetti.
    <<chi sei?>>mi chiese impaurito.
    <<non lo so. So solo che tu sei l’unico che ci riesce a sentirmi. Ti prego aiutami.>>lo implorai piangendo.
    <<no tu non esisti!>>urlò. <<sto diventando pazzo, devo lavorare meno>>disse a se stesso per auto convincersi e poi corse via, lasciandomi lì da sola.
    Sola per l’ennesima volta, ero stufa di quella situazione e la voglia di urlare era forte. Urlare per essere sentita da qualcuna ma nessuno ci sarebbe riuscito. Perché solo quel strano ragazzo, che portava dei vestiti troppo grandi per lui, riusciva a sentirmi.

    [Tom]
    Le chiavi di casa non riuscirono a fare un giro completo che Bill aprì la porta.
    <<ehi fratellino già di ritorno?>>mi disse sorridendo.
    <<si, non è giornata.>>lo liquidai.
    <<cosa è successo?>>continuò seguendomi tra i corridoi di quella casa immensa.
    <<ti è mai capitato di sentire delle voci?>>chiesa girandomi verso di lui, senza pensarci troppo.
    I suoi occhi sgranarono e la sua bocca si spalancò <<pensavo che fossi pazzo ma non fino a questo punto>>disse sarcastico.
    <<dico sul serio>>lo bacchettai. <<forse sei stanco Tom, lavori molto>>mi rispose mettendo la sua mano sulla mia spalla, per rassicurarmi.
    Una parte di me si era convinto ma l’altra parte sapeva che non ero pazzo, non così almeno.
    L’acqua scorreva veloce sul mio corpo nudo, calda e confortevole. I pensieri scorrevano via come le goccioline sul mio corpo. Un asciugamano bianca circondava i miei fianchi. Lo specchio era colmo di vapore e con la mano stavo per pulirlo ma la finestra si aprì improvvisamente.
    <<chi c’è?>>urlai girandomi di scatto, ma nessuno rispose.
    Mi convinsi che fosse stato il vento, diedi un occhiata fuori e il cielo si stava annuvolando, un temporale era vicino. La richiusi e tornai davanti lo specchio. Passai lentamente la mano sullo specchio per togliere il vapore. Il mio riflesso divenne più chiaro ma dietro di me vidi una ragazza.
    Alla vista di quella persona urlai di paura e quando mi girai non vidi nessuno.
    La porta si spalancò improvvisamente e comparve un Bill terrorizzato.
    <<tom stai bene?>>mi chiese accorrendo verso di me.
    <<bill non lo so. Ho visto una ragazza dietro di me e ora non c’è nessuno.>>gli spiegai con fatica.
    <<tom non c’è nessuno è solo la tua immaginazione. Tranquillo ora va a riposarti e poi vedrai che tutto passerà.>>mi consiglio guardandomi negli occhi con occhi compassionevoli. Io annuii e dopo aver infilato una tuta mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi. Il pensiero di lei, la sua immagine non mi abbandonò neanche per un secondo ma cercai di addormentarmi sperando che tutto potesse tornare normale.
    Trenta minuti interminabili passarono molto lentamente e decisi di alzarmi. Presi la chitarra che si trovava vicino al mio letto e iniziai a strimpellarci. L’unica cosa che riusciva a rilassarmi era la musica anche se aveva cambiato radicalmente la mia vita.
    <<mi piace la tua musica>>disse una voce femminile. Esitai prima di alzare il capo, avevo paura ma dovevo sapere. Alzai gli occhi e questa volta la trovai davanti i miei occhi. Il suo viso era così bello, i suoi occhi rossi come il sangue mi fissavano terrorizzati e la sua mano fredda come il ghiaccio toccava la mia.
     
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