Hurricanes&Suns

Collaborazione con Black_Sunshine

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  1. Black_Sunshine
     
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    QUOTE
    lo stile d'ale m'è abbastanza familiare!
    non vedo l'ora che postiate perchè a sto punto so curiosissimaaaa

    Mi conosci benee eh?
    immagino di si!
     
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  2. »TomKaulitz«
     
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    CITAZIONE
    mi piae *-*
    mi intriga molto questa FF ^^

    Mi fa piacere cara ^^
     
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  3. SilviaTH
     
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    CITAZIONE (»TomKaulitz« @ 21/1/2011, 17:24) 
    CITAZIONE
    mi piace *-*
    mi intriga molto questa FF ^^

    Mi fa piacere cara ^^

    :)
     
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  4. »TomKaulitz«
     
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    Up v.v
     
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  5. chánel.
     
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    Mi piace , continuate presto.
     
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  6. »TomKaulitz«
     
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    Grazie mille ^^ Posteremo prestissimo <3
     
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  7. Black_Sunshine
     
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    wow non immaginavo tanti commenti! *sorride*
     
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  8. »TomKaulitz«
     
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    Viiiistooo? Questa storia è una genialata
     
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  9. *Stern!*
     
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    e allora? vogliamo postare?
     
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  10. »TomKaulitz«
     
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    Ahahaha penso che arriverà settimana prossima il capitolo. Intanto cominciamo a fare up xD
     
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  11. *Stern!*
     
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    CITAZIONE (»TomKaulitz« @ 28/1/2011, 23:31) 
    Ahahaha penso che arriverà settimana prossima il capitolo. Intanto cominciamo a fare up xD

    :nonèbellissimo?:
    Tanto il primo ce l'avete pronto no?!
    Non vedo l'ora di leggere, giuro, quindi......UP!
     
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  12. »TomKaulitz«
     
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    Ahahaha si il primo è già pronto.
     
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  13. »TomKaulitz«
     
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    Ecco finalmente il capitolo uno!


    Capitolo 1





    Il concerto era finito. Grazie a Dio! Quel giorno era stato un incubo per me.
    Ragazzine che si dimenavano come psicopatiche, urlavano a squarciagola l’amore che provavano per quei quattro ragazzi, come se quelli le avessero potute sentire. Ridicole. Persino durante il concerto c’erano ragazze che svenivano, si tiravano i capelli, gomitate e chissà cos’altro, e altre, ancora che piangevano. Ma si può uscire di testa in questo modo? Reira poi, non era mica diversa da loro! Si conteneva sì, perché comunque si accorgeva che quei atteggiamenti erano a dir poco infantili ed esagerati, però, anche lei si era data alla pazza gioia. Evidentemente ero l’unica,-povera me!-, a non fare niente di tutto ciò. Avevo tenuto per tutto il giorno un’espressione scocciata. Cosa che aveva contraddistinto quei sei mesi d’inferno e stridule urla da parte di Reira.
    Quella ragazza aveva dei seri problemi, ne ero sicura.
    Non ero certo saltata di gioia quando, sbattendo la porta del nostro appartamento Reira aveva urlato “I Tokio Hotel a Milanooooo” sventolandomi in faccia i biglietti.
    Mi aveva incastrato la maledetta!
    Comunque, mentre uscivamo dal palazzetto per andarcene finalmente a casa, persi di vista Reira. E se questa non era sfiga! Maledissi quella dannata bionda per essere una cavalletta ambulante e sospirai.
    Iniziai a guardarmi intorno, ma non la trovai da nessuna parte
    Poco dopo sentii la sua voce, troppo lontana da me.
    Infatti era a metri e metri di distanza che stava parlando con un uomo della sicurezza. Che cazzo stava facendo?, mi chiesi avvicinandomi a lei.
    «Rei, che diamine stai facendo?» le domandai una volta avvicinata. Mi guardò con uno sguardo misto tra stupore e meraviglia.
    Sembrava aver visto o sentito qualcosa di bello, estremamente bello.
    «Saki ha detto che Tom Kaulitz ti vuole!» esultò battendo le mani, come era solita fare ricordandomi una bambina dell‘asilo.
    «Scusa? Ma che stai dicendo? Chi è questo Tom Kaulitz ora?» sbottai scettica. Molto scettica.
    Perché quel nome non mi sembrava cosi sconosciuto?
    E poi, cosa cazzo voleva da me?
    Reira mi guardò con disapprovazione. «Sunny, Tom Kaulitz! Il chitarrista! L’hai avuto davanti ai tuoi occhi tutto il tempo! Eravamo nel suo lato, possibile che non te ne sei accorta?»
    «Sinceramente no. Non che mi interessi più di tanto. Non volevo nemmeno essere qui, figuriamoci...» dissi semplicemente, con una scrollatina di spalle.
    Non volevo esserci davvero.
    Era stata quella testolina bionda malefica a costringermi!
    La biondina scosse la testa esasperata. «Comunque sia, ora vedrai da vicino chi è la persona di cui ti sto parlando. Cazzo, non ti rendi nemmeno conto di quanto tu sia fortunata ad essere ancora qui, davanti al suo bodyguard che ti porterà nel suo camerino!»
    Risi divertita. Stava scherzando. Non era minimamente possibile che quel tizio in nero volesse davvero portarmi dal suo principino. Non volevo un incontro ravvicinato con quelli che mi avevano reso la vita impossibile da quando avevo conosciuto Reira.
    Ogni giorno a sentire il loro nome da ogni parte: tv, giornali, canali musicali, internet.
    Era pure ora che la finissero di rompere le palle!
    «Sei pazza per caso? Io non voglio un incontro ravvicinato con Tom Kaulitz, chiunque questo sia dei quattro! Voglio andarmene a casa, adesso!»
    Reira mi guardò male, malissimo.
    Ebbi la sensazione che volesse incenerirmi!
    «Tu. Ci. Vai. Poche storie! Siamo qui, abbiamo, anzi, hai la possibilità di incontrare il mio idolo e tu rifiuti in questo modo?» ribatté infervorata, con tanto di mani sui fianchi.
    Quell’uomo seguiva il discorso in silenzio con un piccolo sorrisino ad increspargli le labbra. Fu proprio quel dettaglio ad ottenere la mia attenzione, facendomi scattare.
    «Mi spiega perché sta ridendo?» chiesi in un inglese molto sciolto, stando attenta a non sembrare troppo brusca.
    Come, invece, ero solita fare.
    «Semplice. Anche se non sto capendo niente di quello che dite, penso che sia una conversazione molto animata e da ciò posso capire che lei non vuole incontrare Tom, quindi ho chiamato e gli ho detto di raggiungermi.» spiegò
    Sbiancai completamente. Il mio cervello andò immediatamente in corto circuito.
    Se quell’uomo desiderava morire, poteva dirlo subito.
    Anche se, forse, la mia modesta forza poteva fargli solo il solletico!
    Il rumore di qualcuno che spostava una transenna attirò la nostra attenzione. Reira cominciò a diventare pallida in viso e a tremare, con tanto di mano davanti la bocca. Sembrava sul punto di svenire o di urlare come un ossessa. Capii il perché voltandomi.
    Il ragazzo tutto camuffato che si stava dirigendo verso di noi, non era niente di meno che Tom Kaulitz.
    Quando fu a qualche centimetro da noi, si tolse il cappuccio e gli occhiali da sole e ci mostrò un sorriso a trentadue denti.
    «Ciao bellezze» salutò ammiccando, con la grazia di un camionista ubriaco in una stazione di servizio ad Amsterdam.
    Come se il suo sorrisino malizioso e -lo ammetto- da mozzare il fiato, mi facesse qualche effetto.
    «C-ciao» balbettò Reira diventando rossa, con gli occhi sgranati.
    «Bene, visto che vi siete salutati. Ora possiamo andarcene?» domandai sbrigativa afferrando il braccio sinistro della mia migliore amica. Tom ci guardò un po’ confuso, alzando un sopracciglio sinistro.
    «Ehi, ehi, dove credete di andare?» ci fermò corrugando la fronte muovendo qualche passo verso di noi..
    «A casa…Tom.»
    «Sunshine che cazzo, sono qui da due secondi e già te ne vai?» ringhiò frustrato, incrociando le braccia.
    Mi impietrii sul posto. Come sapeva il mio nome?
    Mi voltai verso di lui, totalmente persa.
    «Come cazzo…»
    «Non ti ricordi di me, vero?» chiese abbassando il tono di voce con un sorriso triste.
    «Dovrei?» esalai perplessa cercando nel suo sguardo qualcosa che ricollegasse il volto di quel ragazzo a un mio ricordo.
    Reira ci guardava con curiosità e confusione. Poverina, probabilmente non stava capendo niente.
    «Come puoi non ricordarti del ragazzo che ti ha regalato il miglior canestro a scuola?» mi stava perforando con il suo sguardo di ambra pura.
    Boccheggiai.
    Non sapevo cosa dire.
    Mi trovavo davanti a lui, a quel ragazzo che mi aveva perseguitata per mesi tentando qualsiasi tipo di approccio con me, dedicandomi persino un canestro nella partita più importante della stagione.
    Come avevo fatto a non riconoscerlo?
    «Tu…Tu sei quel Tom Kaulitz
    Tom annuì e mi guardò negli occhi, con una sguardo tra il tranquillo e l‘amaro.
    «Scheiße… (merda…)» mormorai nella mia lingua madre.
    Tom ridacchiò e Reira mi chiese con lo sguardo cosa avessi detto.
    Beh, almeno avevo il modo di non dover far sentire alla mia migliore amica come insultavo il suo idolo.
    Da un po’ di anni, non abitavo più in Germania. Dopo il 10° grado alla Kurfüst-Joachim-Friedrich-Gymnasium, mi trasferii in Italia con mia madre per lavoro. Milano non era male come città, ma preferivo mille volte la mia piccola Magdeburgo dove avevo passato, in qualche modo, i miei anni migliori.
    «Du bist überhaupt nicht verändert (Non sei cambiata affatto)» disse lui con un sorriso, tentando di avvicinarsi.
    Forse era vero che non ero cambiata per niente, ma lui invece era cambiato molto. Da un giocatore di basket montato di testa, con tutta la scuola ai suoi piedi, era diventata una rockstar che cavalcava i palchi più famosi del mondo, facendo impazzire milioni di ragazzi e ragazze. Era pazzesco da come la sua fama in una scuola, si era diffusa in tutto il pianeta.
    Era cambiato anche d’aspetto.
    Da acerbo ragazzino biondo che si faceva il figo perché aveva i rasta da accannato e il piercing sul labbro, era diventato un bel moro con le trecce e lo sguardo -potrei giurarlo- malinconico.
    Anche se, per me, era sempre Tom, anche se non l‘avevo riconosciuto.
    «Nicht einmal dich. (neanche te)»
    «La finite di parlare tra di voi? Esisto anche io!» pigolò stizzita Reira con le braccia al petto e un’espressione imbronciata. Io e Tom scoppiammo a ridere, facendola arrossire.
    «Va bene, va bene. » dissi abbracciandola.
    Mi lanciò un occhiata come a voler dire: “A casa poi mi spieghi tutto!”
    Risi e annuii. La conoscevo troppo bene per non capirla anche solo da uno sguardo. Era impressionante di come si potesse leggere dentro di lei.
    «Tom! Die Jungs sind alle in den Tourbus. Worauf wartest du auch gehen? (Tom! I ragazzi sono tutti nel Tourbus. Cosa aspetti ad andare anche tu?)» urlò David dal palco, con tono scocciato.
    Tom sobbalzò spaventato.
    «Lass mich grüßen die Mädchen.(lasciami salutare le ragazze)» ribatté voltandosi verso di lui.
    David sospirò. «Wir müssen in Hamburg Morgen. Wir haben nicht viel Zeit. (Domani dobbiamo essere ad Amburgo. Non abbiamo molto tempo.)»
    «Ok, Ich komme richtig sein. (ok, vengo subito.)»
    David se ne andò in silenzio e Tom rivolse a noi la sua più completa attenzione.
    «Devi andare, spiegherò io a Reira tutto quanto. Sei rimasto con noi anche per troppo tempo, o forse è solo troppo per una star.» lo presi un po’ in giro con un piccolo ghigno. Tom sbuffò.
    Come faceva alle superiori. Che carino!
    Era proprio vero, i maschi non crescono mai!
    «La smetterai mai di prendermi per il culo?»
    «Uhm…No!» replicai divertita.
    Tom ridacchiò e mi abbracciò forte. Non ero abituata a ricevere abbracci spontanei.
    Specialmente da lui, visto che lo evitavo come la peste.
    «Spero che tu non abbia cambiato numero.» mi sussurrò all’orecchio, con una voce cosi sensuale che mi vennero i brividi lungo la schiena.
    Sgranai gli occhi. Dopo questa ero veramente scioccata.
    «Come fai ad avere il mio numero?»
    «L’ho chiesto a Dirk appena cominciai…»si bloccò arrossendo come un peperone e poi scosse velocemente la testa. «Niente, gli ho solo chiesto il tuo numero per qualche eventualità. Ci potremmo sentire in questi giorni. Ti chiamo io, non preoccuparti.»
    «Ma…»
    «Mi farai il cazziatone per telefono! Ora scappo, ciao! Ciao Reira è stato un piacere conoscerti!» disse bloccandomi ed allontanandosi velocemente per andare dalla parte opposta alla nostra. Rimasi con la bocca aperta e un’espressione sbigottita. Ancora non avevo capito cos’era successo.
    Reira intanto era diventata bianca. Molto bianca, cadaverica.
    Sperai non morisse li sul posto.
    Saki prima di andarsene anche lui, mi disse che Tom mi avrebbe davvero chiamato e che, qualunque cosa gli avessi dovuto dire, di riferirlo a lui appena lo avessi sentito.
    Dopodiché ci salutò e se ne andò.
    Lo stadio era ormai vuoto.
    Il palco era stato smontato e il guardiano doveva ormai chiudere. Uscimmo da quel posto con mille domande in testa.
    Quindi, mi dissi facendomi un calcolo mentale, quel colosso che saltellava in tutina avanti e indietro per il palco era…
    Oh Signore, era il timido e introverso Bill Kaulitz!
    Che cazzo di giornata!, pensai mentre salivo in auto.






    Note delle autrici: Ci scusiamo per il profondo ritardo. Ma per vari problemi non c'è stata l'occasione di postare la storia. Come avete notato, beh...Il prologo parla di qualcosa che c'era stato nel passato ma che si collega in qualche modo nel presente.
    Avete anche visto che ci sono le conversazioni in tedesco tra Sunshine e Tom. Proprio per questo punto volevo dire che questa sera farò correggere ad un'amica il discorso per vedere dove ho sbagliato -perché si l'ho fatto io - ed eventualmente correggere.
    Quindi perdonateci per gli errori.
    Speriamo però che vi sia piaciuto lo stesso.
    Un bacio Desy e Alexa.
    *we love u*

     
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  14. DiANaReN
     
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    CITAZIONE
    Reira

    O.O

    muahahahha!! che nome "importante!!"
    Bellissimo capitolo ragazze!!!
    Sono molto curiosa.
    macchecarino tom!!! XD
     
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  15. »TomKaulitz«
     
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    Ahahaha vedo che il nome ti è molto famigliare xD


    Si Tom è davvero teeenero *spupazza*
     
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80 replies since 19/1/2011, 17:15   1719 views
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