Drops of Time.

AU, Twincest Not Related, Lemon, OC, Angst.

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  1. »Chemma«
     
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    Non hai idea di quanto lo vorrei Rache :'(( il pc sta diventando un optional per me, quant'è brutto da dire :/
    CITAZIONE (ylè k. @ 20/1/2011, 20:31)
    Sono sincera, questo capitolo non mi fa impazzire ma non è pessimo, come sempre scrivi in un modo meraviglioso, niente da dire ♥ Spero solo che queste due oche la smettano di litigare, e che si facciano una bella sco.. Volevo dire, chiacchierata per schiarirsi le idee u_u Dopo questa, me ne vado, però prima.. Ottimo lavoro, Marti! : ))))))

    quelle due oche XDDD haha e dillo che ti sei addormentata leggendo u_u ricordati che I'm behind your wall! come Gustav XD ok scusate l'ot XD
    e comunque mi sa che hai ragione: hanno proprio bisogno di... redeeeeeen
     
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  2. Gaf;
     
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    Oddio ma io sono rimasta indietrissimo ç-ç


    Dai, appena trovo un po' di tempo, mi metto in pari! **
     
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  3. saretta_96
     
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    Uuuuuuuup *-*
     
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  4. »Chemma«
     
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    E riecco la Giulietta :') non ti preoccupare, prenditi il tempo che ti serve, anche perchè penso che posterò domenica prossima; le idee ci sono ma dell'ispirazione neanche l'ombra :/
     
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  5. lime !
     
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    Ma io mi faccio schifo da sola. Cioè tanto per farti capire dove sto con la testa: io avevo letto domenica scorsa, subito dopo che avevi postato, ed ero pure convinta di aver commentato. E invece no. Complimenti a me, allora D:
    Meglio rimediare allora, uhm? Beh, per prima cosa ti potrei amare solamente per aver citato Lady Gaga. A me lei piace veramente un sacco, non si era capito, ovviamente (LOL). Sai cosa mi è piaciuto di questo capitolo? Il crescendo in musica. Perché io l’ho recepito come un pianoforte che suonava note acute per una ballerina sulle punte per poi stravolgersi completamente verso la fine. Tutto merito di Bill,ovviamente. E questo Bill mi piace un sacco, lui si sta mettendo in gioco, ci sta provando. E Tom questa volta invece ha fatto un passo indietro. E non lo scuso per via del telefono, se una persona vuole rimanere, ma rimanere sul serio. Rimane, senza troppi giri di parole. Sostanzialmente credo che questo sia stato veramente uno dei capitoli che ho amato, ma amato veramente tanto. Spero di leggere presto il nuovo capitolo, non ne ho mai abbastanza.
     
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  6. »Chemma«
     
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    XD non c'è bisogno di scusarsi,Drops tanto sta sempre qui e vi capisco se non avete il tempo di leggere o commentare, anche a me succede e so che è brutto :/ però direi che ne vale sempre totalmente la pena, soprattutto se sei tu, Limona ♥ non è solo perchè sai leggere tra le righe e non ti lasci sfuggire neanche una virgola, è la tua sensibilità che non smetterà di stupirmi, per questo amo leggere i tuoi commenti, soprattutto il Lapsus. Per dirti: al pianoforte non ci avevo affatto pensato, però è stata proprio la melodia di Bad Romance a far nascere l'intero capitolo, anche se non avevo affatto pensato al 'crescendo in musica'. Tom che si tira indietro... decisamente sì. Non è da lui, e questo lo spaventa. Ormai Tom se ne va per conto suo mentre scrivo, non so dirvi neanch'io cosa dovreste aspettarvi da lui XD
    Grazie mille Limona, anche se anche a te non so mai come chiamarti XD ♥
     
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  7. saretta_96
     
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    Uuuuuuuup *-* <3
     
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  8. »Chemma«
     
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    10. Come as you are
    Take your time, hurry up,
    The choice is yours, don’t be late,
    Take a rest, as a friend.

    Nirvana



    Tom non aveva potuto prevederlo, né tanto meno sapere cosa effettivamente passasse per quella testa complicata ed incasinata che Bill per fortuna o sfortuna si ritrovava, fatto stava che era quasi certo di aver combinato un mezzo guaio e che non aveva le forze necessarie per poterne uscire. Aveva imparato che con Bill non bisognava mai dare niente per scontato, eppure gli sembrava abbastanza naturale il fatto di aver bisogno di tempo per assimilare la cosa... e invece no. Era probabile che l’indole fondamentalmente insicura di Bill lo spingesse ad avere bisogno di certezze, ma se lui stesso non ne aveva, come poteva fornirgliene? Ricapitolando: nel bel mezzo del nulla era spuntato fuori questo ragazzo strano, eccentrico, infantile, meraviglioso, dolce, determinato.. insomma, aveva accidentalmente fatto irruzione nel suo percorso; aveva avuto modo di parlargli e provare a comprenderne orientativamente la psicologia e il tipo di persona con cui stava avendo a che fare. Non avendo avuto modo di reprimere la sua segreta amabilità davanti alla fragilità che Bill sembrava celare, gli aveva probabilmente dato l’impressione di essere coinvolto nella situazione al punto che dormire insieme per una notte ed un bacio fossero in pratica dei chiari segnali ad una prossima richiesta di matrimonio.
    E ora, dopo aver mandato a monte tutto – un po’ forse gli dispiaceva per la luna di miele –, si ritrovava con un senso di colpa inspiegabile, un Bill da capire e da riprendersi, un macigno al posto dello stomaco che da settimane non riusciva a demolire e una gara da vincere. Il tutto rigorosamente nella camera di Kim.
    «..Tomi?»
    «EH?!» urlò il moro, quasi cadendo dal letto come se fosse stato svegliato di soprassalto da un incubo.
    «Tomi, ma dove hai quella testa?!» esclamò Kim, prestando totalmente attenzione all’amico ed incrociando le gambe sul materasso su cui giacevano.
    «Non chiamarmi in quel modo. » rispose lui, voltando lentamente il capo in direzione della bionda.
    Cos’è, tutt’a un tratto si erano coalizzati contro di lui? Non bastava il senso di colpa che sentiva crescere immotivatamente ora dopo ora, per non parlare della consapevolezza di ciò che lui e Bill avevano costruito – e sommarlo all’attuale assenza del ragazzo non lo tranquillizzava affatto. Puntualmente c’era qualcosa – o peggio, qualcuno dai lunghi capelli biondi, distesa al suo fianco incurante dei conflitti interiori che turbavano Tom – a ricordargli che, no, non avrebbe potuto semplicemente ignorarlo. Non era per i baci che si erano scambiati, né per i momenti che avevano condiviso, né per il tempo che avevano passato insieme... era Bill. Ormai non poteva semplicemente far finta che non esistesse.
    «Non essere così melodrammatico, su,» disse con leggerezza «Cosa vuoi che sia.»
    «Non lo so, Nana» premette leggermente due dita sulle palpebre, desiderando che far vibrare le proprie corde vocali non fosse uno sforzo immane, ma ovviamente fallì. «Sono stufo di tutti questi casini.»
    La bionda alzò gli occhi al soffitto, senza lasciarsi annoiare dalla cosa. Sapeva di dover far tesoro dei momenti in cui Tom decideva di aprirsi con lei – se così non fosse stato, a quest’ora non sarebbero stati migliori amici.
    «Puoi rendere le cose più semplici di quanto credi,» cominciò con tutta la calma del mondo, trascinandosi maggiormente accanto a lui fino a posare la testa sulla sua spalla, entrambi distesi sul letto grande anche per due. «Ma devi essere tu a volerlo, sai.»
    «Sì, e in che modo? La fai sempre facile, tu.»
    «Tanto per iniziare la pianti di piangerti addosso.»
    «Non lo faccio!» esclamò il ragazzo tra lo sconvolto e il divertito.
    «Certo, continui solo a ripensarci. Poi potresti anche decidere di pensare un po’ di più al gruppo» e qui Tom poté giurare di aver sentito una nota malinconica nella voce di Kim «..così da allenarti per bene, vincere quella gara del cavolo e poi dedicarti al tuo bel principe.»
    «Se aspetterà, il principe.» rise all’ironia di quella metafora così reale, chiedendosi se non fosse lui stesso a dover aspettare.
    Kim roteò gli occhi, ma il momento dopo il suo sguardo si accese al ricordo che le era riaffiorato. «Puoi sempre farti perdonare entrando in piena notte dalla sua finestra e fargli una qualche specie di dichiarazione tale da fargli venire il diabete e poi passare la notte con lui. Ti ricorda qualcosa?»
    Il moro rise, intendendo senza dubbi ciò a cui Kim si riferiva. Risaliva alla notte precedente al loro esame di maturità, quando lui e Kim, lo stesso giorno, erano stati sul punto di lasciarsi definitivamente, tanto che il ragazzo aveva pensato di lasciare Lipsia, una volta superato l’esame. Quella stessa sera – o meglio, quella notte – dopo una giornata in cui aveva sconclusionatamente provato a ripetere la sua tesina, senza pensarci due volte aveva raggiunto di corsa casa di Kim, aveva irrotto nella sua stanza incurante del fracasso che aveva provocato nell’aprire la finestra, e poi senza darle il tempo di pronunciare una parola, avevano fatto l’amore.
    «Beh, sarebbe carino» continuò la bionda, come se gli avesse letto la mente «Se è un romantico. Oppure potrebbe denunciarti per stalking.»
    Il moro sorrise quasi amaramente, stancandosi subito di quell’espressione e abbandonandola. «E come la metti con Kirsten? Non posso di certo lasciare tutto da un giorno all’altro e finire chissà dove in Inghilterra.»
    L’espressione di Kim si rabbuiò, accentuata dalle sottili sopracciglia incrinate. «Non sapevo avessi davvero pensato di farlo..»
    «È pur sempre mia madre, Kim» rispose stancamente. «Ma non credo che ce la farei davvero ad andarmene da qui. Insomma, siete voi la mia famiglia.»
    Kim dovette reprimere l’istinto di soffocare l’amico in un abbraccio senza fine, prima di limitarsi a sospirare.
    «Hai ancora tempo per pensarci, no?» la bionda studiò l’espressione dell’altro, vedendolo annuire poco convinto. Lasciò morire il discorso abbandonandosi completamente sul materasso, sapeva che comunque il moro non la stava realmente ascoltando – aveva l’apatia stampata in volto. Eppure Tom credeva davvero che più che del tempo per decidere, aveva bisogno di un po’ di tempo da passare da solo. Non era raro che sentisse questa necessità, ma in genere non ne aveva mai l’occasione perché Kim o Georg non resistevano più di dodici ore senza parlargli. Ovunque, in un certo qualmodo, si sentiva se Tom non c’era, e non perché fosse particolarmente abile nel parlare senza sosta e di qualsiasi argomento – quello era il primato di Kim. Era come se la sua sola presenza illuminasse quel grigio lì intorno.
    «Ma a te Bill piace
    Tom sobbalzò, guardando poi con la confusione in volto la bionda al suo fianco.
    «Uhm..sì?»
    «No, non era una domanda» rispose l’altra, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «Lui ti piace. Mi chiedo che diavolo ci stai a fare ancora qui.»
    «Oh, grazie tante Kim,» disse retorico strascicando le parole, l’ironia appena visibile nella voce. «Mi sei di grande aiuto in questo modo.»
    «Intendo,» proseguì esasperata «dovresti dirgli questo. Almeno è un passo in avanti, no? E poi è limpido come l’acqua, Tomi. Sei strastra-»
    «Ho capito, ho capito!» Tom si stava frustando mentalmente pur di trattenersi. Non avrebbe risposto delle sue azioni.
    «...Stracotto

    *


    Sospiro. Sbuffo. Respiro molto, molto profondo. Controllo all’unghia. Distruzione dell’unghia. Ennesimo sospiro.
    Che Bill fosse nervoso lo aveva capito sin da quando, aprendo le palpebre, quella mattina, si era ritrovato addosso un’irrequietezza immotivata. Sentiva il peso della sua stessa ombra sulle spalle, una tenaglia stringergli la gola, teneva le sopracciglia corrugate senza nemmeno rendersene conto. Non aveva ragione di spiegarsene i motivi, perché non poteva essere che per via di Tom e Ashley, il tutto sommato alla sua carriera da studente che stava praticamente mandando a puttane e alle usuali paranoie di cui era sempre stato vittima, ma che in quei giorni si erano moltiplicate in un modo non indifferente.
    Tre giorni. Erano passati solo tre dannatissimi giorni, nonostante avessero le sembianze di interi secoli, da quando aveva rovinato ancora tutto con il suo stupido orgoglio e quel fottuto egoismo che faceva parte di lui senza che lo volesse. Non si capacitava di come avesse resistito tre giorni barricato in casa rifiutandosi persino di vedere la luce del sole, parlando a monosillabi, mangiando il minimo indispensabile alla sopravvivenza, nonostante sembrasse sinceramente l’ultimo dei suoi pensieri. Ma poi si diceva che, in fondo, era sua la colpa, e spettava a lui venire fuori da quel groviglio in cui stava cacciando. E anche se sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto prima di impazzire, sarebbe uscito da quel labirinto in cui non ricordava come fosse riuscito a cacciarsi.
    La ‘questione Tom’ era approssimativamente chiara: si era comportato da bambino, trovando la più banale delle scuse per prendersi una questione inutile con il traceur, dimenticandosi che forse anche lui aveva una vita da mandare avanti oltre quella specie di relazione con quel combina guai, ma non si spiegava perchè, dopo tre giorni di ininterrotte telefonate, Ashley avesse deciso di non rispondere a nessuna delle sue chiamate. Non aveva apparentemente nessun motivo per non dovergli parlare, e se avesse avuto qualche inconveniente, conoscendola, lo avrebbe contattato in qualsiasi modo possibile anche tramite internet, invece nulla: si scollegava vedendo Bill entrare in msn, aggiornava il suo profilo Facebook, ma scompariva dalla chat appena Bill stava per contattarla, non rispondeva a nessun e-mail e a nessun messaggio di posta. Dopo tre giorni, anche il ragazzo aveva iniziato a farsi qualche domanda, e una vaga risposta portava il nome di quel ‘David’ che evidentemente lo stava rimpiazzando. Sperava che non fosse così, insomma, Ashley non poteva essere così corruttibile, e non avrebbe potuto mandare a monte sette anni d’amicizia per un motivo così banale... giusto?
    Era sul punto di buttare giù anche quella chiamata, che si promise sarebbe stata l’ultima, quando la voce della ragazza lo colse di sorpresa, facendolo sobbalzare.
    «Pronto?»
    «Ashley? Sono io, Bill.»
    «Hey, Bì ! Da quanto, come stai?»
    Il ragazzo rimase perplesso, non sapendo come reagire alla tranquillità con cui la bionda parlava – ma in fondo era lui a farsi un sacco di paranoie, non poteva neanche dire che la colpa fosse unicamente dell’altra. «Io… bene, credo. Ma tu, che fine hai fatto? Non rispondi mai al cellulare.»
    «Devi scusarmi, ho avuto da fare in questi giorni
    Odiava doverlo pensare, ma nella maggior parte dei casi, quando Bill aveva un brutto presentimento, quello si realizzava in breve, e in quel momento sentiva qualcosa di più di un tono freddo nella voce di Ashley. «Hm, okay. Hai qualche minuto per parlare, o..»
    «Non proprio, in realtà. Come va con Tom?»
    «Bene,» rispose scocciato. Era palese che dall’altro capo del telefono l’amica stesse usando un tono forzato e probabilmente non gli interessava davvero quello di cui stavano parlando. «Senti, mi spieghi cos’hai? Sono settimane che non parliamo, più provo a chiamarti e più mi eviti, cosa c’è che non va?»
    «Non sono io quella che di punto in bianco è andata via, Bill
    Quella risposta lo ferì molto meno di una pugnalata nello stomaco. Aveva voluto escludere quella possibilità prima di tutte, nonostante fosse stata la prima cosa a cui aveva pensato, e invece non si era sbagliato affatto. Ashley aveva reagito male alla lontananza dell’amico e probabilmente alla presenza di Tom nella sua vita.
    «Cos.. perché dici questo? Sai meglio di me come stanno le cose!»
    «Lo so, ma cosa vuoi farci ora? Non ci sei e non ci sarai se non tra più di due mesi. Non posso solo aspettare, Bill
    Bill non credeva alle sue orecchie. Non riusciva a realizzare le parole che la sua presunta amica gli stava rivolgendo né tantomeno che dall’altro capo del telefono stesse parlando proprio quella Ashley Evans.
    «Cazzo, Ash, non ci sto! Perché diavolo fai così? E poi lo sai che a ottobre tornerò a Berlino-»
    «Non significa niente, Bill. Senti, devo lasciarti, David mi sta aspettando
    «Certo, tanto David è più importante di un idiota che conosci da otto anni.»
    «Anche tu ti comporti così con Tom
    Bill si sentì ferito, umiliato da quelle parole che avevano un doppio peso, sia per la loro verità che per il pulpito dalle quali erano pronunciate. Se quello da parte di Ashley era un tentativo per umiliarlo o farlo sentire in colpa per star provando a costruire con Tom qualcosa di più dell’amicizia che aveva avuto con i tre Berlinesi, beh, ci stava riuscendo completamente.
    «Senti, basta litigare. Sono solo.. mi manchi, e tanto. Ma passerà, lo sai. Ho solo bisogno di un po’ di tempo per..»
    «Fottiti, Ashley.»
    Fu con queste ultime due parole che Bill, stremato dal susseguirsi degli eventi, stanco di tutti quegli stupidi drammi, congestionato in volto nel tentativo di reprimere le lacrime, si lasciò andare sul letto, impedendosi di versare una sola lacrima. Non avendo coscienza nel sonno, cacciò via tutta la frustrazione che aveva conservato, inondando e tormentando i suoi stessi sogni.

    *


    Non avrebbe saputo dire quanto tempo aveva sprecato, seduto su quel letto a pensare quale fosse la cosa migliore da fare, analizzando forse superficialmente tutte le possibilità e soprattutto le possibili reazioni, dalle più scontate alle più assurde, che avrebbe potuto avere Bill, fin quando, quasi con disperazione, aveva osservato meglio, notando in un momento di distrazione, la moneta da un euro che se ne stava inanimata su quell’angolo del comodino. Aveva iniziato a rigirarsela tra le dita lunghe e lisce con fare quasi maniacale, fino a quando, tra tutte le opzioni che aveva valutato, ne aveva scartate due, attribuendo una risposta affermativa al suo problema nel caso in cui la moneta sarebbe caduta sul lato del numero uno, mentre se fosse capitato il lato con l’aquila, avrebbe rinunciato a quella follia e se ne sarebbe semplicemente rimasto chiuso in casa. In ogni caso, aveva funzionato forse più del dovuto: nelle frazioni di secondo in cui la moneta ruotava velocemente poco più sopra la sua testa, Tom sapeva esattamente cosa stesse sperando che uscisse. Dopo averlo realizzato, non si era neanche preoccupato di vedere il reale risultato che la fortuna aveva scelto per lui, ed era praticamente saltato giù dal letto, sapendo con esattezza cosa dover fare.
    Così facendo, non aveva avuto modo di vedere quel luccicante numero uno color oro e argento brillare sul lenzuolo immacolato del suo letto.
    Aveva poi istantaneamente cancellato l’episodio dalla mente, mentre, con passo rapido, si era apprestato a percorrere l’ormai nota BalzacStraße, senza pensare a nulla di pratico. O meglio, preferiva soffermarsi su dettagli irrilevanti, come al fatto di non aver neanche avvisato Georg o Andreas della sua impresa folle, o di recuperare le chiavi di casa o il cellulare, o di non aver neanche controllato il proprio aspetto – probabilmente quello che avevano tutti gli esseri umani dopo aver passato due giorni senza dormire ed essersi uccisi per reggersi quantomeno in piedi durante un allenamento. In quel momento non gli importava niente di più che raggiungere casa di Bill, e risolvere la questione che per un paio di notti lo aveva tenuto sveglio e durante il giorno lo aveva tormentato insieme agli inspiegabili sensi di colpa.
    Stava di fatto che ora, trovandosi davanti al punto pratico della situazione – ovvero davanti la porta di casa Trümper –, tutte le sue certezze erano crollate e aveva realmente pensato di essere ancora in tempo per lasciare perdere e pensare ad un modo più civile di riappacificarsi con Bill. Ma Tom sapeva di essere prima di tutto un folle e di agire per istinto, quindi, la prima cosa che pensò di fare – memore dell’esperienza che aveva avuto con Kim –, fu cercare il modo più semplice per raggiungere la finestra di Bill, che si materializzò sottoforma di albero, proprio alla sua sinistra. Con la sola speranza che quei rami fossero abbastanza resistenti, e che per qualche assurdo motivo la luce del lampione bastasse per fargli distinguere lo stretto indispensabile, cominciò la sua scalata sulla povera pianta, ringraziando il fatto che nessuno si trovasse a passare nei paraggi, o avrebbe rischiato una buona volta di essere denunciato.
    Non seppe mai se la sua era stata fortuna o una semplice coincidenza – ma Tom non credeva alle coincidenze –, ma giurò che l’unica stanza ad essere illuminata da una debole luce biancastra, probabilmente quella di un computer, al secondo piano, non poteva essere che di Bill; pertanto, non esitò oltre a raggiungere quel davanzale vuoto.
    Per la prima volta dall’inizio di quella ‘missione’ cominciò a sudare freddo. Non soffriva strettamente di vertigini, ma in una situazione come quella – di notte, in una strada buia se non per un lampione malandato, sulla finestra di un ragazzo quasi praticamente a lui estraneo, senza avere la minima idea del perché stesse facendo tutto quello –, non poté impedirsi di avere un minimo di timore. Decise che quella sarebbe stata una sfida più personale che altro, se avesse funzionato, tanto meglio sia per lui che per Bill.
    Cercando di non lasciarsi distrarre da quei pensieri, in una posizione quasi inumana posò il piede sul davanzale della finestra, fortunatamente socchiusa. Aprì cautamente l’anta destra, cercando di fare meno rumore possibile e soprattutto tenendo gli occhi bene aperti su ogni minimo movimento che stava compiendo. Quando sentì dei passi rapidi nella sua direzione, capì di essere praticamente fottuto.
    «Chi diavolo..»
    «Bill, Bill, sono io. Tom.» Si affrettò a dire, per evitare che lo scambiasse per un ladro o cose del genere.
    Il ragazzo nella camera era letteralmente senza parole, tanto che impiegò una decina di minuti per realizzare ciò che stava succedendo, il tempo sufficiente affinché Tom riuscisse, senza il suo prezioso aiuto, ad aprire completamente la finestra, e ad irrompere nella stanza con uno pseudo Lazy Vault.
    «Che.. che ci fai qui? A quest’ora poi. E dalla mia finestra.»
    Se si fossero trovati in un cartone animato, a Tom sarebbe caduta la mandibola: non si aspettava che Bill lo accogliesse a braccia aperte, che urlasse dalla gioia o scoppiasse a piangere dalla commozione per il gesto romantico degno della stima di Romeo Montecchi, ma neanche aveva pensato che Bill potesse essere così cinico e impassibile anche in quel caso. Ma quella era una situazione reale e di comico aveva ben poco, per cui si limitò a guardare l’altro dritto negli occhi, pensando attentamente a cosa dover dire.
    Bill sperava che da suoi occhi non trasparisse nessuna delle emozioni che dentro lo stavano sconvolgendo, o sarebbe finita lì. In fondo e in teoria doveva essere arrabbiato con Tom, o meglio... la verità era che l’unica cosa che voleva era non aver reagito in quel modo infantile e far finta che non fosse successo niente, quindi tornare ad essere la neo-coppietta felice e spensierata fino a quando non sarebbe dovuto ripartire per Berlino – ma Tom non sembrava della stessa opinione, o meglio, il suo sguardo fermo non dava quell’impressione.
    «Mi piace stare con te. Mi piace guardarti, hai così tanti particolari che spero mi concederai un po’ di tempo per memorizzarli tutti. Mi piace baciarti, il tuo sapore, il tuo odore. Mi piace ascoltarti e mi piace la tua voce. Mi piaci tu, Bill. Per quello che sei.»
    Boccheggiò una volta. Poi un’altra e un’altra ancora, finché non fu sicuro che il suo volto fosse diventato blu per la mancanza di ossigeno. Abbassò lo sguardo, desiderando solo seppellirsi per la vergogna, per aver trattato male il ragazzo che probabilmente meritava molto di più di lui.
    Tom gli aveva appena detto che a lui piaceva così com’era. Avrebbe tanto voluto sapere se c’era qualcosa di più giusto del silenzio in quel momento, perché fu ciò che si limitò infantilmente a fare: abbassò lo sguardo, mentre già iniziava a vedere i loro piedi troppo vicini e troppo sfocati.
    «Uhm.. dì qualcosa. Per favore. Lo so che sono un idiota, ma vedi..»
    Non seppe mai come, ma con tutta la calma del mondo gli si avvicinò, non dovendosi neanche sforzare più di tanto, e posò le labbra su quelle del traceur, dopo quelli che sembravano essere stati secoli. Strizzò gli occhi nel tentativo di placare quel bruciore agli occhi causato da lacrime inesistenti, lasciando che Tom lo sovrastasse, alzando quindi di poco il capo, nonostante le loro altezze pressoché identiche.
    «Scusa.» Mormorò tra un bacio e l’altro. «Scusami, io..»
    Ma Tom non gli diede modo di continuare, premendo le proprie labbra con più forza su quelle di Bill e approfondendo il bacio, in un modo tutto suo per dire che, sì, lo stava perdonando, ma che voleva essere ripagato per quello che aveva dovuto passare durante l’assenza di Bill.
    Senza rendersene conto, lo aveva invitato ad indietreggiare, premendogli le mani sui fianchi, mentre lui si occupava delle sue labbra e del suo piercing, come a prendersene cura, mentre con delicatezza accarezzava la sua lingua, stringendo gli occhi in un’espressione di estasi quasi dolorosa. Tom era sicuro di non poter più resistere davanti ad una visione del genere, lui stesso si ritrovò a pensare di potersi permettere di poter abbandonare tutta la razionalità che aveva in corpo e di prendersi Bill in quel preciso istante, ma qualcosa, nel momento in cui si trovò sopra di lui, lo costrinse a fermarsi e a osservarlo davvero. Bill lo guardava con occhi lucidi, senza pretesa e forse senza espressione, in una maschera che aveva l’arduo compito di nascondere tutte le emozioni che dentro di lui stavano generando un disordine quasi piacevole. Tom lo scrutò attentamente, incapace di fare altro e forse non desiderando che rimanere così ancora a lungo, se avesse potuto. Si stava imprimendo a fuoco nella mente i dettagli più impensabili, perché sapeva che avrebbero valso qualcosa di più, quando Bill non sarebbe stato al suo fianco.
    «Grazie.»
    Fu l’ultima parola che sussurrò Bill prima di sporgersi per sfiorargli le labbra lasciando poi che Tom ricadesse al suo fianco, stremato da tutte le sensazioni che avevano provato insieme . Fu così che, fino al mattino seguente, i loro battiti avevano continuato a pulsare connessi tra di loro.















    Note: Pioggia+Letto caldo+ computer sulle gambe= la giornata adatta da dedicare a Drops u____u ed eccomi qui, FINALMENTE D:
    Innanzitutto scusate il ritardo mostruoso, ma penso che la lunghezza del capitolo possa in qualche modo compensare l'attesa, e poi, se avete passato due settimane strapiene di compiti/interrogazioni/incazzature varie a-causa-di-compagni-di-classe-poco-intelligenti, neanche vi sarete accorte che sono passati quindici giorni dall'ultimo capitolo, e neanche avrete sentito la mancanza di queste due oche u_u [cit. Ylèccappa]
    Beh, che dire... non potete immaginare quanto ami questo capitolo... già, solo per la canzone XD è attualmente una delle mie preferite e senza di essa non sarebbe mai esistito questo capitolo - il fatto che ci abbia messo una settimana per trovarla e due giorni per scriverlo è irrilevante, ma è una cosa che non dimenticherò mai, perchè è stata una pariata u_u e comunque vi invito a fare attenzione alle parole del testo, specie quelle riportate, nel caso non vi sia stato chiaro qualcosa (ovviamente escludendo il "And I swear that I don't have a gun..."... a questo livello di follia non credo sia il caso di arrivarci, almeno non in Drops).
    In questo capitolo - me ne rendo conto solo ora - c'è, anche se un minimo accenno, di tutto, veramente tutto: il rapporto di Tom e Kim, Tom, Ashley, la rappresentazione dell'egoismo dettato dalla lontananza; e poi c'è Bill, che... beh, rileggendo, ha sorpreso persino me, spero abbia avuto lo stesso effetto su voi XD Tom che, pur essendo un traceur, quindi dotato di un'abilità incredibile e tutto il resto, inizia a sudare freddo e ad avere paura di cadere dall'albero la dice lunga u_u forse perchè teme ciò che lo aspetta.
    Ed è tutto, spero vi sia piaciuto :3 credo che ci rivedremo tra altre due settimane, perchè dovrei iniziare seriamente a studiare (inoltre devo ancora scrivere il cap 13), ma quello che so di sicuro è che non vi libererete di me nè di questi due tanto facilmente u___u muahuah. Passate una buona domenica :3
     
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  9. »Lost Soul;
     
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    Cavolo, leggere riesce sempre a farmi sorridere. Oggi sono particolarmente apatica, un po' per il tempo, un po' perché domani è già di nuovo lunedì e anche un po' perché questa sera mi aspetta il battesimo di mia cugina e non ho proprio voglia di muovermi di casa, ma soprattutto di stare tra i miei parenti.
    Leggendo questo capitolo, Chem, sei riuscita a passarmi un pizzico di buonumore.
    La canzone che hai linkato non la conoscevo, l'ho ascoltata e mi è piaciuta tantissimo :3 infatti l'ho già aggiunta tra i video preferiti di youtube (:
    Ora passiamo al capitolo.
    Quello che più ha saputo stuzzicarmi il cuore è stato Tom, in ogni suo gesto riuscivo a cogliere il dispiacere, la malinconia, la mancanza di Bill e ciò che, alla fine, ha deciso di fare per farsi perdonare mi ha fatta sorridere a 939202 denti.
    Penso che un gesto di questo tipo, fatto nonostante il timore di un rifiuto, valga più di tutti i "ti amo" di questo mondo. Mentre Tom cercava di raggiungere la finestra di Bill, avrebbe tranquillamente potuto mandare tutto a quel paese visto ciò che stava provando - che tra l'altro ha anche corso il rischio di cadere e mandare a put*ante il parkour.
    Diamine ce ne ha messo di tempo, Bill, per metabolizzare la presenza di Tom! Parlando da lettrice avrei voluto che avesse reagito subito, ma parlando da persona molto simile a lui, penso che io ci avrei messo anche molto di più. La scena in camera di Bill mi ha mandato lo stomaco sottosopra e quanto adoro questa sensazione :3
    Ciò che davvero non ho mandato giù è stato il comportamento di Ashley, qui c'è sotto altro u.u
    Cercherò di aspettare pazientemente il prossimo chap, Chem.
    Un bacione :*
     
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  10. saretta_96
     
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    [QUOTE«Mi piace stare con te. Mi piace guardarti, hai così tanti particolari che spero mi concederai un po’ di tempo per memorizzarli tutti. Mi piace baciarti, il tuo sapore, il tuo odore. Mi piace ascoltarti e mi piace la tua voce. Mi piaci tu, Bill. Per quello che sei.»[/QUOTE]

    Non so neanche spiegare i brividi che ho avuto mentre leggevo questo pezzo.
    Sei fantastica,come sempre!
     
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  11. Humanoid_Tomi Lover
     
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    dunque....finalmente il dannatissimo cellulare di Tom non si è fatto vedere infatti si sono riappacificati
    Le parole di Tom mi hanno lasciato veramente a bocca aperta come nei cartoni animati (come nel capitolo per l'appunto ) sooo Romantic *.*

    bravaaaaaaa
     
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  12. saretta_96
     
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    Up up up up *w*
     
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  13. ylè k.
     
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    CITAZIONE (»Chemma« @ 30/1/2011, 11:47) 
    e neanche avrete sentito la mancanza di queste due oche u_u [cit. Ylèccappa]

    Beh nzomm, che onore :ècosìbellochemitraumatizzo:

    Il capitolo è.. è Miao. E, mi spiace dirlo, ma Tom è troppo miao, quasi mi piace ._. No, non va per niente bene.
    Beh poi Bill mi piace poco eh :ciao,iosonounpuffo!: Mi ha fatto impazzire la sua decisione nei confronti di Ashley, che lo sta trascurando e non poco, non mi aspettavo un Bill così schietto e diretto, mi piace
    Ok, non so che dire e forse ho messo troppe faccine XD quindi me ne vado u.u Prometto solennemente che la prossima volta non mi ridurrò all'ultimo giorno per leggere ._.
    Ah, quasi mi dimenticavo.. Brava Chemmush ♥ *applausi*
    SPOILER (click to view)
    PAPPAMOLLI. Vedete di togliervi le mutandine la prossima volta.
     
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  14. HURRICANE;
     
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    up *-*
     
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  15. »Chemma«
     
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    XD grazie Yle, mi sa che per le mutande dovrai aspettare un po'. Domani comunque posto lo stesso, anche se non sono andata avanti - o meglio, non sono potuta andare avanti :/ maledetta scuola. vabbe, appuntamento a domani mattina, e grazie a tutte per esserci ancora (:
     
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125 replies since 14/9/2010, 23:05   4277 views
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