Drops of Time.

AU, Twincest Not Related, Lemon, OC, Angst.

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  1. »Chemma«
     
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    oh Limona, ma non preoccuparti XD non ti mangia nessuno u.u
    Andreas troverò il modo per farvelo amare u_u haha grazie mille anche a te ♥
     
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  2. ;klick klack BOOM!
     
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    Ciao, sono la ragazza che ti ha scritto su formspirng. (DisasterpiecexX) v.v
    Ti avverto che sono qui ed utilizzo dopo mesi quest'account solo per la tua fan fiction.
    Quando si postaaa? *O*
     
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  3. »Chemma«
     
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    Ma *-* ti ringrazio Crilla. Probabilmente il 6, giovedì :')
     
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  4. saretta_96
     
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    CITAZIONE (»Chemma« @ 4/1/2011, 10:46) 
    Ma *-* ti ringrazio Crilla. Probabilmente il 6, giovedì :')

    siiiiiiiiiiiiiiiii *-*
     
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  5. ;klick klack BOOM!
     
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    Vogliamo il capitolo :3
     
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  6. »Lost Soul;
     
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    Oddio ma tu oggi dovresti postare *-*
    *si accampa* v.v
     
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  7. saretta_96
     
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    CITAZIONE (»Lost Soul; @ 6/1/2011, 18:51) 
    Oddio ma tu oggi dovresti postare *-*
    *si accampa* v.v

     
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  8. »Chemma«
     
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    8. Together
    Together, drop by drop, one by one
    till’ water falls.

    Elisa

    image
    banner by »Lost Soul; ! danke schön ♥



    Bill non avrebbe mai pensato di doversi paragonare ad una stupida valigia, ma evidentemente stare con Tom, o meglio, passare del tempo con lui, stava comportando anche quello. Sì, perché se non avesse avuto eventuali dubbi sulla sua importanza in quella specie di relazione a cui lui e Tom stavano giocando, non avrebbe seriamente pensato di contare meno di un oggetto a cui Tom si stava dedicando con più passione.
    «Ma perché no?» sbuffò, sedendosi sul bordo del letto e accavallando le gambe. Ringraziò che il moro non lo stesse guardando di rimando, perché probabilmente il suo sguardo lo avrebbe incendiato. Allo stesso modo, desiderò solo che la smettesse di trafficare con tutta quella roba inutile e notasse che Bill non stava affatto bene. «Un minuto potresti anche concedermelo.»
    Lo sguardo del traceur saettò istantaneamente sulla figura dell’altro che con la coda dell’occhio aveva visto alzarsi di scatto e guardarsi intorno confuso.
    «Bill?»
    Gli si avvicinò, cercando di far trovare alle proprie mani un appiglio sui suoi fianchi, ma quello si tirò di poco indietro, non abbastanza per impedire a Tom di tenerlo a sé. Trovò di sfuggita i suoi occhi, che l’altro si premurò poi di distogliere dal proprio volto, ma sentì di aver capito anche solo in quell’istante che qualcosa non andava. Inclinò di poco la testa, cercando i suoi occhi, ma quello glielo negò. «Che hai?»
    Bill lo fissò come se si fosse trovato davanti un alieno. Tentò di reprimere il moto di rabbia che si stava facendo strada dentro di lui, per cui espirò pesantemente, riacquistando lucidità. All’improvviso, il senso di inquietudine che lo aveva attraversato solo pensando di essere lì e aspettare solo che Tom andasse via si rimpossessò di lui.
    «Perché non posso venire anch’io?» sussurrò contro la sua spalla, poggiandosi con la fronte al collo di Tom, come a volersi nascondere e vergognandosi della propria richiesta. Fu ciò che provò quando sentì Tom espirare pesantemente e distogliere lo sguardo in un qualsiasi altro punto diverso dal ragazzo che ormai teneva tra le braccia.
    «Ne abbiamo già parlato, non..» si bloccò nel momento in cui Bill alzò quegli occhi di cui non seppe dire se fossero acquosi o semplicemente lucidi. L’ unica cosa certa fu che si perse in quello sguardo e poteva leggervi una miriade di emozioni tra cui riconobbe tristemente un qualcosa che stava generando una confusione non indifferente in Bill.
    «Ma non ti darò fastidio, vorrei solo poter rivedere Ashley, e poi ci saresti tu e..»
    «Non posso, Bill. E poi è solo per un paio di giorni.»
    Il traceur aveva appena incrociato le mani dietro il collo dell’altro, quando si vide costretto a ritirarle di scatto, dopo che Bill si era definitivamente allontanato da lui. Lo osservò recuperare il cellulare che giaceva sul letto, trovando poi di sfuggita i suoi occhi.
    «Fai buon viaggio e fatti risentire.»
    L’unica cosa che sentì, dopo, fu la porta dell’appartamento sbattere e la sensazione di un’assenza che, fino a quel momento, Bill aveva colmato.

    *


    Bill non si premurò affatto di maneggiare ogni cosa con cautela e quindi evitare qualche rumore incriminante, visto che erano le undici passate del mattino e che non era più il sedicenne da tenere sotto controllo ogni volta che ritornava tardi la sera. Che poi, non era mai stato un cattivo ragazzo: era bastato che Simone sapesse che usciva con i soliti tre amici, che non bevesse troppi alcolici, che non fumasse qualcosa di diverso da una sigaretta e che tornasse a casa così come era uscito, quindi di quei problemi insulsi da ragazzini non ne aveva mai avuti. Bill non aveva tenuto in conto, però, che probabilmente sua madre era la donna più apprensiva che potesse esistere, e che dunque non era stato facile per lei trascorrere una nottata tranquilla sapendo che il suo bambino fosse da qualche parte in giro per una città - anche se Simone non immaginava che si trovasse praticamente dietro l’angolo – di cui ricordava appena il suo indirizzo, solo e spaesato e con persone che nemmeno conosceva appieno. Che poi fosse all’oscuro del fatto che Bill e Tom fossero appena qualcosa di più di semplici conoscenti, forse l’avrebbe saputo in un secondo momento, quando Bill in primis avrebbe capito cosa effettivamente passasse per la testa di Tom – e quello non era proprio un dettaglio trascurabile.
    «Bill, santo cielo!» strillò infatti la donna vedendolo prendere posto al tavolo della cucina. «Dove sei stato?»
    «A casa di Tom, mamma. Non hai letto il messaggio?»
    «Cos.. oh, sì, ma.. ero in pensiero. Insomma, è successo qualcosa?»
    Bill esitò. No, in effetti non era successo qualcosa. Ma non era neanche successo niente di indifferente. Era quello il punto: quella situazione piatta e quello stato di inerzia che bloccava entrambi.
    «No, mamma, davvero. Saresti la prima a saperlo, no?» la vide sospirare quasi sollevata. «Ha chiamato Ashley per caso?»
    Poteva solo immaginare la risposta, ma prima che Simone finisse di pronunciare quella sillaba dopo aver scosso debolmente il capo, era già sparito di sopra chiudendosi la porta alle spalle.
    Quando l’incessante suono della chiamata in attesa cessò ed udì la voce conosciuta dell’amica, si rilassò lasciandosi andare sul suo morbido materasso. «Hey, Ash.»
    «Oh, Bill, ciao.»
    La fronte di Bill si corrugò in un espressione confusa. «Posso parlarti o sei impegnata? Ti sento strana.»
    «No, sto camminando, cioè, praticamente correndo, sono in ritardo.» Bill si mise in ascolto prestando attenzione ad ogni rumore di sottofondo, non fu difficile immaginare la bionda indaffarata nel mantenere un passo accelerato senza rischiare di inciampare in qualcosa che non aveva visto da dietro quegli occhiali da sole scuri e reggendo sulla spalla la borsa strapiena con oggetti non strettamente necessari. «Ho un appuntamento con David
    Cercò qualcosa di sensato da dire, ma i secondi di silenzio del moro e probabilmente l’entusiasmo della ragazza la spinsero a continuare. «Ah, non te l’ho detto? Ci siamo messi insieme, alla fine. Cioè, ho ancora qualche dubbio, ma penso che..»
    Ma Bill aveva già smesso di ascoltarla, perché lo schianto che era sembrato provenire da qualche parte dentro di sé era stato piuttosto violento. La scioltezza con cui Ashley straparlava di quell’estraneo, il sorriso che immaginava si fosse formato sulle sue labbra mentre parlava di lui, la distanza che lo separava da lei, ciò che probabilmente ora avrebbe potuto dividerli, il pensiero di Tom, non erano di certo cose che avevano potuto attutire il colpo.
    «Hey, Bill, devo lasciarti, scusami. Ti richiamo io, così mi racconti di Tom, ok? Ciao, ti voglio bene!»
    Bill non sapeva più niente, se non che qualcosa dentro di lui non stava funzionando più come avrebbe dovuto.

    *


    Berlino forse poteva essere il sogno di molti, ma mai come in quel momento, Tom aveva seriamente amato la sua città. Non che vi fosse particolarmente legato, ma non gli piaceva quel senso di irrequietezza che percepiva persino dall’aria che sentiva essere diversa. Il pensiero di Bill in una metropoli come quella, sapendo di non poterlo più trovare lì, e immaginando che se non fosse stato per il suo trasferimento non lo avrebbe mai incontrato, non era affatto confortante. Eppure sembrava l’unico pensiero a tenergli compagnia, in quel momento, più di quella Marlboro ormai consumata di cui sentiva ancora il piacevole sapore sulle labbra. Persino un gesto distratto come quello di portarsi la sigarett alle labbra bastò a riportargli alla memoria la scena di qualche sera prima: le morbide labbra del moro che sfioravano le sue dita, nel tentativo di aspirare quanto bastava dalla sigaretta di Tom, mentre il proprietario lo osservava rapito, sentendo quasi il dolce sapore di Bill mischiato alla nicotina quando aveva riavvicinato il filtro alle proprie labbra. Sentì una fitta all’altezza del petto che non seppe distinguere quanto fosse dolorosa o piacevole, ma pensò che fintanto che fosse a causa di Bill, non poteva essere così tremendo. Era in quei momenti che Tom credeva di essere troppo umano per potercela fare da solo. Estrasse senza attenzione il cellulare dalla tasca solo per controllare l’ora, quando l’avviso di una messaggio ricevuto lo fece trasalire.
    «Noi siamo pronti, tu hai fatto?» Georg lo raggiunse porgendogli l’enorme bicchiere che conteneva il suo caffè, mentre Gustav si era già apprestato a raggiungere l’auto a pochi metri di distanza.
    Il moro annuì distrattamente tenendo lo sguardo fisso sullo schermo, improvvisamente più tranquillo e sicuro di qualche minuto prima.
    Volevo.. uhm, scusarmi, per essermi comportato in quel modo, ieri. Salutami Berlino e goditela almeno un po’ (:”
    “..è okay, non c’è da scusarsi. (: Probabilmente sente la tua mancanza. Berlino, intendo.” Tom sorrise fievolmente, sentendosi tanto un quindicenne alle prese con un qualche tipo di corteggiamento via sms. Non si era mai trovato in situazioni del genere, specie dal momento in cui non era un grande amante dei cellulari e della tecnologia, ma se era l’unico modo per mantenere i contatti e capire qualcosa di più su Bill, beh...
    “Oh, anche tu mi manchi, mia amata ç_ç e un certo ragazzo che in questo momento passeggia per le tue strade. Solo che lui non può saperlo, chissà se almeno tu gli ricordi un po’ me.”
    ...poteva anche fare un’eccezione.
    “Beh, dice che se questo ragazzo è un tizio piuttosto strano, con quattro treccine in testa, un buco sul labbro e che vorrebbe essere da tutt’altra parte, sì, tutto qui gli ricorda fottutamente di questo ragazzo moro e bellissimo che lo sta mandando fuori di testa. E con cui vorrebbe scusarsi per essere stato un emerito coglione, e a cui ricorda di non vedere l’ora di tornare per poterlo rivedere.”
    L’idea di essere stato eccessivamente melenso e prolisso non aveva per niente attraversato la mente di Tom. Aveva solo minimamente provato ad esprimere ciò che sentiva, ed usare un giro assurdo di parole e servirsi del nome di quella città per arrivare ad ammettere di sentire la mancanza di Bill gli era sembrato una buona scusa per riprendere quanto meno la parola con Bill – nonostante quel ‘litigio’ che avevano avuto non gli quadrava appieno. L’unica cosa che sapeva era che trentadue ore fuori Lipsia erano troppe, e che l’unica cosa che voleva era trovarsi già lì per non sprecare più neanche un secondo con Bill.

    *


    Che Kim fosse una persona logorroica, Bill lo aveva già appurato da tempo, ma nei tre quarti d’ora che avevano anteceduto il ritorno di Tom, che lui stava aspettando impazientemente – con sua grande sorpresa per aver realizzato la cosa –, era rimasto stupito dall’instancabilità con cui la ragazza poteva parlare. Era addirittura difficile seguire una parola dietro l’altra, fu probabilmente per questo che dopo un po’ aveva distolto con facilità l’attenzione dal chiacchiericcio continuo e l’ansia aveva iniziato a prendere possesso di lui.
    «Kim, durerà ancora molto questa pausa?»
    Bill voltò di poco il capo, osservando Gustav rivolto alla bionda con tanto di cenno con il braccio. La vide sbuffare divertita e balzò giù dal muretto con un movimento agile.
    «Ci vediamo dopo» il moro osò dire che quello fosse un tono quasi dispiaciuto, ma l’adrenalina che sembrava averla invasa controproduceva il rammarico per dover lasciare Bill da solo.
    Il moro quindi si limitò a seguirla con lo sguardo, la vide allontanarsi per poi esibire un elegante Lazy Vault per superare il muretto parallelo a quello su cui sedeva lui e raggiungere il resto del gruppo poco distante da lì. Bill realizzò di non avere nessun pensiero concreto quando capì di starsi guardando intorno senza realmente osservare ciò che lo circondava. Non vedeva quello che era intorno a sé, ma più che altro la serie di immagini casuali e poco definite che scorrevano nella sua mente. Talmente casuali, da raffigurare proprio Tom per la maggior parte di esse. Erano stati separati da trenta ore scarse, eppure lui sentiva come se il peso di ogni minuto valesse per un anno intero – inutile dire quanto questo accentuasse la nostalgia che non riusciva ad impedirsi di provare. Era in un certo qualmodo insensato, un concetto primitivo che non avrebbe saputo descrivere con altri termini: teneva a Tom e in quel momento sentiva la sua mancanza. Sentiva di non essere riguardato dal fatto che si conoscessero da così poco tempo e che probabilmente non sarebbe stato neanche tanto saggio fidarsi di lui in quel modo, ma più di una volta Bill si era ritrovato a dover seguire l’istinto e il ragionamento e non il cuore, ed erano state quelle le occasioni in cui aveva poi realizzato di aver sbagliato. Questa volta lo sentiva: poteva fidarsi di Tom. Se poi sarebbe stata solo l’ennesima illusione, avrebbe saputo chi incolpare e probabilmente avrebbe deciso di chiudere in definitiva qualsiasi ponte che conduceva ai suoi sentimenti o diavolerie del genere.
    Fu quando fu costretto ad alzare lo sguardo dalle scarpe bianche che vedeva oscillare avanti e indietro, fino a scontrarsi con i mattoni rossastri sotto di lui, che realizzò di non essere più solo. I suoi pensieri dovevano comporre un gran bel labirinto, per essersi perso tra di essi tanto di non notare l’imponente figura di Tom davanti a lui. Cercò in qualsiasi strada qualche parola da dire, ma tutto quello che riuscì a trovare fu l’ombra di un sorriso che portò sulle proprie labbra. Quando vide Tom allargare le braccia in un messaggio più che chiaro, non ci pensò due volte prima di balzare a terra e raggiungerlo in una sola falcata avvolgendo il suo collo con le lunghe braccia.
    «Tom.. mi..»
    Il moro si prese la libertà di respirare a pieni polmoni il profumo dolciastro del traceur, le parole che avrebbe voluto pronunciare si incespicavano nella sua stessa mente, non trovando quindi alcun modo di uscire.
    «Mi sei mancato.»
    Fu solo un sussurro, ma Bill lo percepì con la stessa forza di un urlo che aveva definitivamente fatto esplodere qualcosa dentro di sé, nella sua mente e all’altezza del petto. Tom aveva trovato le sue parole in quel groviglio infinito che erano i suoi pensieri, e il semplice atto che stava compiendo, di sfiorargli appena i fianchi stringendoli debolmente, bastò a generare un calore doloroso nel suo stomaco.
    Aveva poggiato la guancia sulla spalla del traceur, osservandolo di sottecchi mentre l’altro, allo stesso modo, cercava il suo sguardo, ma doveva limitarsi ad osservare i suoi lunghi capelli corvini. E poi inspirava la fragranza indefinita e dolce di Tom, beandosi di quel momento tanto agognato. Ripensò alle parole che aveva realmente pronunciato, corruciandosi conscio che Tom non avrebbe potuto vederlo, data la sua posizione, approfittandone poi per sussurrare il suo pensiero direttamente sul collo dell’altro. «Tomi.»
    Lo sentì ridere e sentì la sua gola vibrare, e non poté fare a meno di fremere. «Tomi?»
    «Troppo melenso?»
    Tom arricciò il naso in un’espressione divertita, abbassando le palpebre solo per poter scorgere qualcosa del viso di Bill. Quando trovò il suo sorriso e i suoi occhi brillanti dietro le lunghe ciglia, sentì chiaramente qualcosa dolere dentro di sé.
    Bill si staccò di poco da lui, il minimo per trovarsi di fronte al ragazzo ed osservarlo meglio; la prima cosa che non si mancò di trovare furono le sue iridi: brillanti, vive. Non voleva continuare a illudersi, ma per un attimo pensò che fosse lui la causa di quello. Allo stesso modo, non riusciva a credere che fosse quello il motivo per cui si sentiva inebriato ed assuefatto da tutto ciò che risultava essere suo, sentiva di aver perso il controllo su tutto: sarebbe potuta crollare la terra sotto di lui e non gliene sarebbe importato, d’altro canto, ci pensavano gli occhi di Tom a tenerlo fermo, incatenato a lui.
    Tom non pensava. Non riusciva a pensare: la vicinanza di Bill gli annebbiava la mente, per questo si era limitato ad osservarlo aspettando qualcosa da parte sua, perché non sapeva cos’altro avrebbe potuto fare se non lasciarsi andare a quella tentazione che bramava forse da quando lo aveva visto per la prima volta oltre il vetro dell’Oblivion. Fu per questo che senza neanche realizzare cosa stesse per succedere, inclinò di poco il capo, facendo congiungere alla perfezione e con una cautela studiata le sue labbra con quelle di Bill. Il cuore sembrò schizzargli via dalla paura quando lo vide allontanarsi con uno scatto, come se si fosse scottato col fuoco, e già immaginava lo schiaffo che avrebbe ricevuto per aver osato tanto; ma quando l’altro gli si riavvicinò con più lentezza tirò un impercettibile respiro di sollievo, abbandonandosi al gesto. Inizialmente si limitò a sfiorare le labbra dell’altro testandone la consistenza e solo provando ad indovinare il sapore che possedevano. Ormai spinto dalla curiosità e sicuro di non poter tornare indietro, cercò il permesso di Bill per potersi spingere oltre, limitandosi a leccare i contorni delle sue labbra piene e morbide. Lo sentì sorridere e quando lo sentì rilassarsi, nel momento in cui anche lui inclinò di poco il capo si concesse di lasciarsi andare, chiudendo le palpebre e dimenticando il resto del mondo, tanto da non percepire neanche la goccia fredda proveniente dal cielo che gli sfiorò la guancia al posto di quelle calde che avrebbe voluto versare lui stesso.










    Note: Ed eccomi, scusate il ritardo ma fino ad ora ho avuto a che fare con un certo Gaio Giulio Cesare, e poi mi hanno chiamato per la cena, e c'erano un sacco di corsivi e soprattutto di errori inoltre scusate la cacofonia nella parte in cui ho voluto descrivere il flashback che attraversava la mente di Tom mentre fumava (ho ripetuto labbra circa ventisette volte) ma non riuscivo a fare altrimenti XD e non potevo omettere quella scena troppo AW. ♥
    Comunque, ewh... wow. XD continuo a credere che siano troppo, uhm.. sdolcinati, vero Rachele? XD faccio il possibile per non metterci troppo zucchero, ma mi sa che tra gli avvisi mi converrebbe anche metterci "Alta percentuale di Paranoie", per non dire vere e proprie pippe mentali. Mentre scrivevo questo capitolo ero totalmente in trance, era come se i personaggi facessero tutto da soli, quindi ringraziate/maledicete Bill XD
    E qui vi lascio, spero che sia valsa la pena aspettare. Non so dirvi di preciso quando posterò la prossima volta, spero tra una settimana e non due, scuola permettendo :/ passate una buona serata :')

    Edited by »Chemma« - 7/1/2011, 09:49
     
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  9. »Lost Soul;
     
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    Allora *-*
    Partiamo dal fatto che ho avuto un sorriso ebete stampato sulla faccia per tutta la durata della lettura XD e poi.. diamine finalmente si sono decisi! Era ora *-*
    Mentre leggevo, parola dopo parola, mi sentivo sempre più piena dell'amore che prova l'uno nei confronti dell'altro. Sono una coppia stupenda e soprattutto invidiabile çwç ma è tutto troppo perfetto quindi mi metto sulla difensiva in attesa di chissà quale inconveniente.
    CITAZIONE
    Comunque, ewh... wow. XD continuo a credere che siano troppo, uhm.. sdolcinati, vero Rachele?

    Tranquilla, almeno per me, sono ancora nei limiti u.u te lo dirò quando arriverano al limite (:
    Complimenti cara, alla prossima ** ♥
     
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  10. ylè k.
     
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    Cioè, per tutto il capitolo avevo stampato in faccia un assurdo sorrisetto ebete. Adoro il modo in cui descrivi il contatto fisico, il bacio, lo stato d'animo dei protagonisti. Sei meravigliosa! Basta, io ti rapisco e ti sposo. Addio.
    SPOILER (click to view)
    Appena finirà la storia la stampo e la faccio rilegare.
     
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  11. »Chemma«
     
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    Scusa? ma anche no, tipo XD haha, va bene che ti piace, ma non è la Bibbia, affatto. Mi fa piacere farvi sorridere (:
    Grazie mille ad entrambe, specie a te, Rache (: non so mai come chiamarti, uff XD
     
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  12. »Lost Soul;
     
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    oddeo quanto mi fa strano vederlo lì çwç hahah nemmeno io tesoro XD odio "marti" .__.
    basta grazie eh ç.ç <3
     
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  13. »Chemma«
     
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    Non ci chiamiamo XD we don't belong to anyyoooone u_u (?)
    Ma grazie a te ♥
     
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  14. saretta_96
     
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    CITAZIONE (»Lost Soul; @ 6/1/2011, 21:05) 
    Allora *-*
    Partiamo dal fatto che ho avuto un sorriso ebete stampato sulla faccia per tutta la durata della lettura XD e poi.. diamine finalmente si sono decisi! Era ora *-*
    Mentre leggevo, parola dopo parola, mi sentivo sempre più piena dell'amore che prova l'uno nei confronti dell'altro. Sono una coppia stupenda e soprattutto invidiabile çwç ma è tutto troppo perfetto quindi mi metto sulla difensiva in attesa di chissà quale inconveniente.
    CITAZIONE
    Comunque, ewh... wow. XD continuo a credere che siano troppo, uhm.. sdolcinati, vero Rachele?

    Tranquilla, almeno per me, sono ancora nei limiti u.u te lo dirò quando arriverano al limite (:
    Complimenti cara, alla prossima ** ♥

    Condivido tutto tutto tutto *-*
    Non riuscirei a farti un commento decente tanto,quindi ci rinuncio ._.

    Posta presto <3
    Un bacio!
     
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  15. »Chemma«
     
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    Grazie per esserci, Sara :')
     
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125 replies since 14/9/2010, 23:05   4277 views
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