Un solo passo

ff by _Rocket_ & *Stern!*

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    uuuuuuuuuuuuuup
     
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    salvee, lo so, è immenso il ritardo, ma ora, con la fine della scuola penso di poter postare con molta più semplicità.
    Piccolo avviso, il prossimo capitolo è chilometrico, colpa di Ila che quando parte non la finisce più!
    Spero vi piaccia! Bacio!







    [ANNIKA]





    Parcheggio la mia Audi lungo la strada del quartiere in cui abita Andrea.
    Scendo rapidamente e con un lieve gesto premo il pulsantino presente sulle mie chiavi.
    Un lieve e piacevole suono mi avverte che il mio gioiellino è al sicuro.
    Entro all’interno del palazzo e vedo Annette, l’impicciona ed invadente moglie del portiere.
    La conosco fin troppo bene: Andrea me ne parla in continuazione e, senz’altro, se potesse, la farebbe fuori in un nano secondo. Nulla sfugge ai suoi occhietti malefici.
    La vedo salutarmi con un deciso:
    -Buongiorno- accompagnato da un lieve gesto del capo.
    Ma già il suo sguardo invadente che mi percorre intensamente e l’espressione di curiosità perennemente albergata sul suo volto mi informano che presto si inventerà qualche strana storia anche su di me, nonostante ormai mi conosca fin troppo bene.
    Le rispondo cordiale: con vecchiette supponenti come lei bisogna cercare di evitare al massimo tutti gli atteggiamenti che nella loro testolina bacata potrebbero essere causa di congetture strane.
    Salgo con calma le scale, mentre ripenso al messaggio che ho trovato stamattina sul mio cellulare, al mio risveglio.

    Cazzo! Adesso ho un ragazzo!



    La mia migliore amica si è fidanzata!
    Sono rimasta praticamente a bocca aperta, notevolmente felice, è ovvio, ma anche molto, molto stupita.
    L’urlo di eccitazione che ho lanciato è stato udibile, credo, fino a casa Kaulitz.
    Ma è stato decisamente ben motivato.
    Ho deciso, all’istante, di prepararmi e correre qui, da Andrea, per farmi raccontare tutto, ogni singolo dettaglio.
    E bravo Bill! Ci ha saputo fare, eh?
    Probabilmente i vestiti che ho scelto per lui gli avranno dato sicurezza!
    Salgo anche l’ultimo scalino, con un leggero fiatone, e suono il campanello di casa Linke.
    Nessun rumore dall’interno.
    Attendo qualche minuto e mi stupisco che il viso cordiale e sorridente di Eleonore ancora non sia apparso ad aprirmi.
    Nessun pianto di Kevin, nessun urlo di Matt.
    Sono morti tutti?
    Suono ancora una volta, stavolta per un tempo più prolungato.
    Finalmente sento un rumore sordo provenire dall’interno, seguito da un’imprecazione degna di Andrea.
    Scuoto la testa sconsolata, immaginandomi già la scena di un’assonnatissima Andrea che ha appena sbattuto con il piede contro lo stipite della porta e ha lanciato per aria una bestemmia.
    Dopo qualche istante infatti sento la serratura scattare e la porta aprirsi.
    L’immagine di Andrea, con i capelli scompigliati e il viso ancora del tutto addormentato, mi fa decisamente sorridere.
    La guardo per intero: un paio di mutande nere a pois rossi e una canottiera di microfibra nera.
    Stava dormendo, come supponevo, d’altronde.
    Rido divertita nel vederla grattarsi la testa con fare confuso.
    -Che cazzo ci fai qui a quest’ora?- sbotta lei, con la sua solita educazione.
    -Buongiorno anche a te, mia cara Andrea!- esclamo io felice, spostandola letteralmente ed entrando da sola in quella casa per me decisamente familiare- ti avverto che sono le dieci passate!- esclamo io avanzando lungo il piccolo ingresso di casa Linke, come se fosse casa mia da sempre, mentre sento Andrea sbattere la porta alle sue spalle.
    Trascina i piedi avanzando di qualche passo e guardandomi totalmente assonnata senza riuscire a dire nulla.
    -Non c’è nessuno in casa?- le chiedo guardando il vuoto attorno a me e, cosa stranissima in casa Linke, il silenzio.
    Lei scuote la testa cercando di aprire del tutto gli occhi.
    -Sono andati tutti a fare la spesa- mi annuncia mentre procede verso la cucina- almeno credo- aggiunge poi sbadigliando vistosamente.
    La seguo, appendendo la mia borsa Fendi allo schienale di una sedia in legno.
    Vedo Andrea sedersi scompostamente su una sedia e appoggiare un gomito sul tavolo.
    Posa la testa sul palmo della sua mano e sospira accorata.
    Rido nel vedere l’espressione di beatitudine mista a sonno presente sul suo viso.
    -Ti faccio un caffè?- le propongo non aspettando neppure la sua risposta e dirigendomi verso lo scaffale della sua cucina.
    -Se ne sei capace- mormora lei col suo solito sarcasmo.
    Le faccio una smorfia di rimando e mormoro convinta:
    -Il fatto che non lo faccio mai non significa che io non ne sia capace!-
    Lei mi guarda come per mandarmi a fanculo con gli occhi ed io ridacchio divertita.
    Tra me e lei è così praticamente da 17 anni.
    Afferro la caffettiera dal solito posto che io ormai conosco perfettamente e la svito.
    -Allora, sai perché sono qui, vero?- le chiedo io emozionata mentre verso qualche cucchiaino di caffè in polvere nell’apposito contenitore.
    -Per rompermi le palle di prima mattina?- tenta lei, voltandosi di poco verso di me e fissandomi con sguardo truce.
    Chiudo la caffettiera e la posiziono sul gas, dopo averlo acceso.
    Sorrido maliziosa guardandola.
    -Bill Kaulitz ti dice niente?- mormoro con aria da furbetta destando la sua immediata reazione- o magari devo ricordarti il messaggio di stanotte?- continuo poi con lo stesso tono, alludendo al messaggio che m’ha inviato stanotte alle 3:30.
    Immediatamente un sorriso eccitato si fa strada sul suo viso, accompagnato da un versetto acuto, e tutto il sonno, che la rendeva irascibile e sgradevole fino a trenta secondi fa, sembra essere scomparso in un attimo.
    I suoi occhi si trasformano i due cuoricini rossi che battono entusiasti, mentre lei sospira accorata e stringe le braccia al petto.
    -Quando avevi intenzione di dirmelo?- le chiedo io fingendomi offesa mentre mi siedo di fronte a lei e prendo a fissarla.
    Lei sorride maliziosa, con uno sguardo che, decisamente, la dice lunga.
    -Ero così agitata che non sapevo neppure se sarei sopravvissuta fino alla fine della serata!- esclama lei- volevo essere certa che fosse una cosa…seria, prima di dirtelo!- conclude poi con un’evidente emozione nella voce.
    Sorrido felice per lei.
    -Non sai quanto sono felice che la mia migliore amica abbia il ragazzo!- trillo io, quasi più eccitata di lei- ma soprattutto non avrei mai pensato di poter vedere te, Andrea Linke, con i cuoricini al posto degli occhi, totalmente innamorata!- esclamo io alludendo alla sua espressione assente e trasognante.
    -Bill è…così perfetto!- mormora, quasi in un sussurro, sospirando.
    Su questo avrei qualcosa da obiettare.
    Ma mi astengo dal riferirle lo sclero che Bill ha fatto ieri sera al telefono, con tanto di rovesciamento di tutto il calendario.
    Nello stato in cui sta ora Andrea non voglio affatto rovinarle la visione angelicata che ora ha di Bill.
    -Raccontami tutto, voglio sapere ogni dettaglio, e se ometti anche un solo particolare ti uccido!- esclamo io fingendomi minacciosa e puntandole l’indice contro.
    -Abbiamo trascorso una serata fantastica- comincia lei, completamente tra le nuvole- mi ha presa per mano e mi ha portato in un ristorantino romantico sul molo- continua lei, facendomi immaginare perfettamente ogni gesto, ogni istante- e poi…- si interrompe vedendo la caffettiera tremare leggermente sul gas e il rumore del caffè che sta uscendo perdersi nell’aria.
    -Il caffè!- esclamo io ricordandomene all’improvviso. Corro a spegnere il fornello e, facendo attenzione a non scottarmi, lo verso in due tazzine. L’aroma si perde nell’aria.
    Le porto a tavola, con tanto di zucchero e mi siedo di nuovo, molto velocemente.
    Ormai si è svegliata perfettamente la mia piccola Andy, tanto che non avrebbe neppure più bisogno di questa bevanda energizzante.
    Afferro la tazzina e me la porto alle labbra lentamente, mentre Andrea riprende il discorso lasciato in sospeso poco fa.
    -e poi…ci siamo baciati- mormora diventando tutta rossa.
    Mi lascio sfuggire un urletto eccitato.
    -E com’è stato?- le chiedo con la curiosità che quasi fuoriesce dai miei occhi.
    -Bellissimo- dice lei in un sussurro- Bill bacia veramente da Dio e…ti giuro che non avrei mai smesso di sentire quelle labbra sulle mie- aggiunge poi.
    Sorrido maliziosa e felice, nel vedere Andrea così tremendamente presa da lui.
    -Bill mi piace da morire, Annika, te lo giuro- mi confessa lei portandosi poi la tazzina alle labbra.
    Sorrido intenerita dalla dolcezza che nasconde Andrea dietro quell’aspetto così duro, diretto, scurrile.
    -Sono così felice- mormoro io prendendole una mano e stringendola forte- e come ti ha chiesto di diventare la sua ragazza?- le domando curiosa.
    -In un modo per niente banale, ma…dannatamente dolce- mi spiega lei- mi ha detto “Ti considero mia, Andrea e con il tuo consenso da oggi sei la mia ragazza”- mormora lei emozionata.
    Un altro urletto eccitato esce incontrollato dalle mie labbra. Il secondo di una lunga serie.
    -e tu?- le chiedo, avida di sapere.
    -L’ho baciato- esclama lei trasognante.
    La guardo sorridendo e mi sento felice come se fossi io al suo posto.
    Voglio talmente bene ad Andrea che vivo tutte le sue vicende come se mi riguardassero in prima persona.
    -Come devo comportarmi, secondo te?- mi chiede lei quasi intimorita- non avrei mai pensato di poter diventare la ragazza di Bill Kaulitz!- confessa lei incredula. Già so cosa sta passando per quella testolina da metallara: lei non è alla sua altezza.
    Conosco fin troppo bene Andrea, da sapere che non si sente adeguata a lui.
    -So che può sembrare banale, ma non devi fare nulla di particolare, semplicemente essere te stessa perché è così che l’hai conquistato no?- le dico io guardandola attentamente- e soprattutto non devi MAI, e dico MAI, pensare di non essere alla sua altezza!- le dico io, chiara.
    -Mi ha detto che è innamorato di me- mormora Andrea quasi in un sussurro, dopo qualche istante di silenzio.
    Sul mio viso si allarga un sorriso enorme e in un attimo mi butto addosso ad Andrea stringendola fortissimo.
    O mio Dio, sono troppo esaltata, misà!
    Torno a fissare Andrea ed esigo da lei che mi racconti ogni minimo dettaglio, ogni singola emozione e ogni più piccolo gesto compiuto ieri sera.
    E lei, con l’emozione evidente nella voce e con un velo di malizia, mi racconta esattamente ogni cosa: il modo in cui Bill la guardava, il modo in cui lei lo desiderava, il modo dolcissimo in cui Bill l’ha trattata.
    Sentendo le sue parole, mi sono convinta, sempre meglio, di quanto loro stiano dannatamente bene insieme.
    Andrea aveva assolutamente bisogno di un ragazzo come Bill che fosse tenero, dolce e che sapesse prenderla per il suo lato più nascosto.
    E poi Andy non ha mai avuto un vero ragazzo e per lei Bill significherà tanto, ne sono certa.
    Restiamo sedute a questo tavolo per un’altra mezzora, davanti a due tazzine di caffè ormai vuote, a raccontarci pensieri, emozioni, sensazioni, come non facevamo da tempo.
    Ed io mi sento davvero bene in questo momento, mi sento a mio agio con Andrea e uno strano stato di felicità si è impossessato di me, nel pensare la mia migliore amica felicemente fidanzata con un ragazzo con cui persino io mi trovo bene.
    D’un tratto vedo lo sguardo di Andrea abbassarsi leggermente per poi tornare a fissarsi su di me, colorato di una sfumatura scura, cupa.
    Il suo tono cambia, abbandonando l’esaltazione ed assumendo un senso di…negatività.
    La guardo intensamente e mille strani pensieri mi vengono in mente, rendendomi decisamente inquieta.
    -Sarebbe stata un giornata perfetta se nel pomeriggio non fosse accaduto…un piccolo inconveniente- mi spiega lei, con un leggera difficoltà e con un tono che non promette nulla di buono.
    Inizio a preoccuparmi.
    -Cosa?- le chiedo con un’inquietudine tangibile.
    Lei fa una pausa, rendendo questo silenzio pesante come un macigno.
    Poi alza lo sguardo verso di me e mi fissa, esordendo con un:
    -Io e Tom ci siamo baciati-
    Crack.
    Un peso enorme, insostenibile, mi cala sul petto, bloccandomi quasi il respiro.
    Le parole mi muoiono in gola e il mio cuore prende a pulsare all’impazzata come se non arrivasse più ossigeno al mio cervello.
    Sbatto le ciglia un paio di volte, totalmente…incredula.
    -Ma non abbiamo provato niente- aggiunge subito Andrea, concitata, per discolparsi.
    Vorrei dire qualcosa, ma in questo momento la voce sembra essermi andata del tutto via.
    Deglutisco un attimo, poi abbasso lo sguardo.
    Una risatina amara si impossessa silenziosamente di me.
    Dovevo immaginarlo, d’altronde.
    E di nuovo, Annika Stern è stata presa per il culo.
    Guardo Andrea con espressione assente: tutto mi sarei aspettata da loro due, meno che questo.
    -Lui era venuto a trovarmi, perché sapeva del mio appuntamento con Bill, e…- si blocca un attimo, in evidente imbarazzo-…poi è successo, ma è stato uno sbaglio, Annika! A lui piaci tu!- si affretta a dire, decisamente concitata.
    Rido leggermente, con una nota di evidente sarcasmo.
    -Non fa niente, Andrea- mormoro con una tranquillità che non convince neppure me stessa.
    Andrea lo capisce, ovviamente, e mi prende una mano guardandomi preoccupata e continua, tentando di discolparsi.
    -Ci siamo staccati subito, non ci siamo baciati sul serio, perché ci siamo resi conto tutti e due che era stato uno stupido errore! Io pensavo a Bill in quel momento e la loro somiglianza mi è stata fatale!- aggiunge poi.
    Penso alle sue ultime parole.
    Poi penso al “bacio” che c’è stato tra me e Bill: non è stata forse la stessa cosa?
    Si è trattato di un insulso errore.
    Io in quel momento pensavo a Tom, non certo a Bill.
    Guardo gli occhi chiari di Andrea e penso alle sue parole di poco fa: a lei piace sul serio Bill.
    -Non preoccuparti, non c’è bisogno che ti giustifichi, io e Tom non stiamo insieme- dico semplicemente, mostrandole un sorriso tirato.
    È vero, non stiamo insieme.
    Ma allora perché ci sono rimasta così male?
    Perché è come se mi avesse inflitto l’ennesima delusione?
    Perché la voglia di piangere si sta impossessando così prepotentemente di me?
    Mi faccio rabbia per questo: mi detesto per aver pensato di nuovo che a lui potesse importare qualcosa di me.
    Andrea lo ha baciato per errore, perché pensava, in un certo senso, a Bill in quel momento.
    Ed io le credo, glielo leggo negli occhi che è la verità.
    Ma Tom? Lui perché l’ha baciata?
    Perché è uno stronzo, ecco.
    Guardo Andrea con un’espressione che non nasconde il mio attuale stato d’animo.
    -Ci sei rimasta male?- mi chiede lei incerta.
    -No- mormoro io abbassando lo sguardo.
    Mento.
    Mento spudoratamente, pur sapendo che lei se ne accorge.
    -Annika, lo so che non ci crederai, data la situazione paradossale, ma a Tom interessi veramente tu!- prova a spiegarmi lei- io e lui non siamo nient’altro che amici! A lui piaci tu, ed io lo so per certo, devi credermi!- esclama lei avvicinandosi a me con la sedia- dopo che è successo lui ha pensato a te e mi ha detto che non aveva sentito assolutamente nulla!- continua lei guardandomi in viso.
    -Io credo a te, Andrea- le dico sincera, fissando il mio sguardo nel suo- ma non credo a lui- concludo poi.
    Lei sospira profondamente.
    La guardo negli occhi: anche in una situazione come questa io sento di essere legata a lei.
    Nonostante lei abbia baciato il ragazzo che, maledetto il giorno in cui è nato, mi interessa da sempre, io sento di non poter essere arrabbiata con lei.
    Ora è la ragazza di Bill.
    Ed è innamorata di lui: perché dovrebbe interessargli quel pezzo di merda di Tom?
    Lui può piacere solo ad una masochista come me.
    -Bill lo sa?- le chiedo dopo qualche minuto di silenzio.
    Lei annuisce.
    -Con lui ho chiarito subito- mi fa lei sorridendo leggermente- a me piace solo lui e gli ho detto che con Tom era stato solo uno stupidissimo errore e lui l’ha capito!- conclude poi sorridendo felice.
    Sorrido leggermente anche io: sono felice che tra loro due stia tutto apposto.
    Immediatamente ripenso al bacio che ci siamo dati io e Bill: lui glielo avrà detto?
    Io devo ammettere che non ci riesco a tenere nascosta una cosa del genere alla mia migliore amica.
    La guardo leggermente imbarazzata, meditando se dirglielo o meno.
    Bill mi aveva chiesto di non farlo, perché ci avrebbe pensato lui.
    Ma lo avrà fatto?
    Andrea, probabilmente, si accorge del mio imbarazzo e sorride leggermente.
    Si schiarisce la voce e mi guarda, come divertita.
    -E…- inizia lei incerta- tu? C’è niente che devi dirmi?- mi chiede poi con un’espressione vagamente divertita stampata in faccia.
    Il cuore prende a battermi furiosamente. Mi sento una traditrice, mi sento in colpa, mi sento una stronza.
    Devo assolutamente dirglielo, sennò esplodo.
    -Io e Bill…- inizio insicura, guardandola negli occhi- io e Bill ci siamo baciati- dico tutto d’un fiato diventando irrequieta all’improvviso.
    -Ma ti giuro che io non ho sentito niente e nemmeno lui, è stato un gesto d’istinto, irrazionale, senza senso!- esclamo io concitata per spiegarle- te lo assicuro, Andrea, lo so che può sembrarti strano ma si è trattato davvero di uno sbaglio!- esclamo io aggrottando le sopracciglia e guardandola pentita.
    Prendo fiato un attimo per vedere la sua reazione.
    Un sorriso sempre più deciso si fa strada sul suo volto.
    Una risata cristallina si perde per la stanza e il mio stomaco fa letteralmente una capriola.
    Ride?
    Sta ridendo dopo che io le ho detto di aver baciato il suo ragazzo (che tecnicamente al momento del bacio non era ancora tale)?
    -Andy stai bene?- le chiedo vedendola ridere tranquillamente.
    Ed io che mi stavo per far prendere da una crisi di panico!
    -Sisi, certo- annuisce lei interrompendo gradualmente la sua risata.
    La guardo con espressione interrogativa e lei se ne esce con un tranquillo:
    -Lo sapevo, me lo ha detto Bill ieri sera!-
    Sorride.
    Sorride?
    Il peso sullo stomaco pian piano si alleggerisce e un lieve sorriso si fa strada anche sul mio viso.
    -Davvero?- sospiro sollevata.
    La vedo annuire con vigore.
    -Sono contenta che te l’abbia detto lui per primo, l’importante è che ora tra voi due sia tutto apposto. Non voglio sentirmi in colpa- le confesso, sincera.
    -Non devi, infatti! Io ho capito che era stato un errore da parte vostra e per me non ci sono stati problemi! Tecnicamente quando è successo lui non era ancora il mio ragazzo!- dice poi Andrea sorridendo.
    Annuisco.
    -Scusa, comunque- mormoro abbracciandola.
    Lei ricambia il gesto stringendomi forte e scompigliandomi di poco i capelli.
    -Non devi scusarti di niente, Annika, è apposto!- mormora lei sciogliendo il nostro abbraccio.
    Nella confusione insostenibile che regna nella mia testa, una sola certezza c’è: che Andrea c’è e ci sarà sempre, nonostante tutto.
    E forse anche un’altra.
    Che Tom è un’immensa testa di cazzo.








    *









    Ore 14:56
    Il sole splende, deciso e violento, su tutta Amburgo, rendendo decisamente caldo ma piacevole questo pomeriggio di fine giugno.
    Avvolta nel mio nuovissimo costume Burberry dalla tipica e nota fantasia a quadri, sto sdraiata sul lettino in giardino, lungo il bordo della piscina.
    Potevo non approfittare di una giornata come questa?
    E così, la missione abbronzatura perfetta è ufficialmente partita.
    Indosso un paio di occhialoni vintage Tom Ford, calati sugli occhi, mentre sto beatamente sdraiata a godermi il sole dell’estate appena iniziata.
    Nel frattempo, sorseggio un leggerissimo cocktail fruttato alla pesca e appago i miei sensi contemplando il petto decisamente ben scolpito del mio giardiniere Frank.
    Indossa solo un paio di jeans scuri, mentre innaffia la nuova pianta di rose che ha innestato la settimana scorsa.
    Il petto nudo, dagli addominali evidenti è leggermente lucido a causa del sudore.
    Lo osservo interessata, nonostante sia assolutamente consapevole che si tratta di un uomo, sui trentacinque anni ormai.
    Non è per me, ovviamente.
    Ma guardare non guasta.
    Sorseggio ancora la mia bibita fresca mentre mi compiaccio nel vedere che si è messo di lato, permettendomi di osservare meglio i suoi bicipiti allenati.
    Sento il mio cellulare squillare e senza neppure vedere di chi si tratta, premo il pulsante portandomelo all’orecchio.
    -Pronto?- la mia voce è limpida, chiara e serena.
    -Annika- quella voce maschile, tremendamente sensuale, mi giunge chiara al cervello.
    È lui: maledetta me e quando non ho osservato lo schermo del mio I- phone prima di rispondere.
    Mi schiarisco leggermente la voce.
    -Tom- mormoro sorpresa di sentirlo.
    Che fa? Prima bacia Andrea e poi chiama me?
    Cosa vuole?
    Giuro che stavolta lo mando dritto a ‘fanculo.
    -Ti disturbo?- mi chiede, fingendosi gentile.
    -Ehm…stavo prendendo il sole in piscina- gli spiego con tono vagamente distaccato.
    Cosa avrei voluto dirgli?
    “Si, mi disturbi, brutto pezzo di merda”.
    Ma mi contengo.
    -Wow- esordisce lui con un tono di voce dalla sfumatura leggermente maliziosa- avrei bisogno del tuo aiuto- esordisce d’un tratto, facendomi preoccupare non poco.
    -Del mio aiuto?- chiedo scettica.
    Vorrà conquistare Andrea, forse?
    E magari vuole che io ci metta la buona parola.
    Ah, ma può scordarselo!
    -Si- mormora lui convinto- tra due settimane ci sarà la festa della Universal in cui si presenterà il nuovo cd ed io dovrò andarci per forza- aggiunge poi con tono cupo.
    -E ti dispiace?- gli chiedo io non capendo.
    -So già che mi annoierò a morte- se ne esce lui- sono stato a centinaia di feste del genere e alla fine finisco sempre per contemplare Bill addormentato su un divanetto- mi dice lui, causando una mia leggera risatina.
    Vedo Frank voltarsi di poco verso di me, non appena sente la mia risata.
    Lo guardo, beandomi di quello spettacolo mentre sento la voce di Tom riportarmi alla realtà.
    -Va’ al punto- lo esorto io.
    -Devo vestirmi elegante- dice lui tutto d’un fiato- ed io non so neppure cosa significa vestirsi elegante- aggiunge poi facendomi ridere ancora.
    -L’ho notato sai?- mi lascio sfuggire io, alludendo al suo solito abbigliamento, decisamente contrario alle comuni regole dell’eleganza.
    -Bene, per questo…ho bisogno del tuo aiuto, Annika- mi dice lui con qualche difficoltà.
    Ma cos’è?
    M’hanno preso tutti per la loro consulente di moda??
    Sono importante solo per questo io?
    Tom si ricorda di me solo perché è nella merda?
    -Cosa dovrei fare io, scusa?- gli chiedo decisamente poco predisposta.
    -Accompagnarmi a fare shopping, questo pomeriggio, se puoi- mormora lui con voce vagamente gentile.
    Mi schiarisco la voce.
    -Non lo so- esordisco io, con aria da superiore.
    Ha pur sempre baciato Andrea, cavolo!
    Ed io ci sono rimasta malissimo.
    -Ti prego- mormora lui- solo tu puoi aiutarmi- aggiunge poi, pregandomi letteralmente.
    Inevitabilmente mi compiaccio del tono che sta usando con me.
    Ma perché dovrei?
    Mi sembra che non abbia nessuna intenzione di dirmi che ha baciato Andrea, no?
    Ed il bello è che lui pensa che io non lo sappia.
    -Perché dovrei, Tom?- gli chiedo poi, mettendomi a sedere per bene.
    -Perché te lo sto chiedendo per favore, Annika- mi dice lui con tono….dolce.
    Sospiro profondamente.
    Gli do una possibilità: voglio solo vedere se mi dice quello che è successo con Andrea.
    Ormai sta diventando un chiodo fisso.
    -Per stavolta ti concedo il mio aiuto- esordisco io fingendomi una vip dalla vita impegnatissima.
    Lo sento ridere dall’altra parte del telefono e ringraziarmi.
    -Ti passo a prendere tra un’ora, mi raccomando, non darmi buca- mi informa lui dando alla frase una lieve intonazione maliziosa.
    -Non ci giurare- gli dico io ironica- e sappi che mi farò aspettare, Tom- mormoro io ridendo, prima di chiudere la chiamata.
    Prendo a rigirarmi il telefono tra le mani.
    Vedo Frank osservarmi, col getto dell’acqua ancora aperto, e sorridermi.
    -Era il tuo ragazzo, non è vero?- mi domanda alzando la voce.
    Avrà già capito tutto?
    Rido scuotendo la testa.
    -Solo un tipo che detesto ma che non riesco a togliermi dalla testa- gli confesso tranquillamente, guardandolo.
    Mi alzo e mi infilo le mie infradito ai piedi.
    Vedo l’uomo annuire e sorridermi: tra me e lui c’è sempre stato un buon rapporto, di confidenza, quasi.
    Lo saluto con un cenno della mano e rientro in casa.
    Adesso viene la parte difficile.
    Che cosa devo mettermi?







    *








    Sento il mio I-phone squillare sul mio letto, segno che mi è appena arrivato un messaggio.
    Poggio il mascara viola che stavo spalmando sulle mie lunghe ciglia scure e afferro il mio cellulare.
    Sblocco la tastiera e leggo il mittente: Tom Kaulitz.
    Eh già: chiaro e diretto. Senza tanti doppi sensi.
    È per questo che ho deciso di registrarlo così: semplicemente il suo nome seguito dal suo celebre cognome.
    Apro l’SMS e lo leggo:

    Ehi, principessa, io sono giù ad aspettarti!
    Fai con comodo eh!;)
    Tom



    Un lieve sorriso mi nasce spontaneo nel leggere quelle brevi righe.
    Principessa.
    È la seconda volta che mi chiama così.
    L’ironia che usa nel pronunciare quell’appellativo è tangibile.
    Ma….mi fa comunque un certo effetto, non posso negarlo!
    Guardo l’ora.
    Sono le 16:14.
    Il nostro appuntamento era esattamente un quarto d’ora fa.
    Sorrido compiaciuta: farlo aspettare è il minimo.
    Deve imparare cosa vuol dire frequentare una Stern.
    Torno dinanzi al mio specchio, senza nessuna fretta, e finisco di sistemarmi le lunghe ciglia con il mio nuovissimo mascara viola.
    Decido di usare un semplice lucidalabbra rosa, leggermente brillantinato, giusto per darmi un tocco di raffinatezza.
    Mi guardo allo specchio sistemandomi una ciocca di capelli lisci che mi ricade accanto al viso.
    Mi osservo attentamente: ci ho messo tre quarti d’ora per scegliere cosa indossare.
    Non sapevo veramente dove sbattere la testa: se scegliere qualcosa di semplice e pratico o magari di più altolocato.
    Alla fine ho optato per qualcosa che fosse una via di mezzo, tra l’ora (è pieno pomeriggio) e la persona in questione.
    Minigonna bianca a balze, decisamente corta, e top rosa, leggermente scollato, ricamato sul seno e piuttosto lungo.
    Ho scelto un paio di sandali rosa di Guess, aperti avanti e piuttosto alti, e il mio bauletto Gucci bianco, cui ho appeso un foulard rosa di Alviero Martini che gli conferisce un tocco di classe.
    Indosso il mio orologio Gucci in acciaio, decisamente vistoso, regalo dei miei 18 anni (non ricordo più da parte di chi, ovviamente).
    Infilo un anello di Guess con una serie di ciondoli carini di forme diverse e una collana lunga di Tiffany con un paio di ciondoli a forma di cuore.
    Mi guardo ancora, inforcando i miei occhialoni vintage marrone di Tom Ford.
    Non posso assolutamente fare brutta figura.
    Ma non è per Tom, è per la boutique nella quale entreremo!
    Non posso di certo presentarmi in maniera inadeguata!
    Afferro la mia borsa Gucci, vi infilo il mio cellulare all’interno e, finalmente, decido di non far aspettare oltre Tom.
    In un attimo esco di casa, urlando ad Hanna che torno per cena e chiudo l’enorme portone in ferro battuto e vetro colorato alle mie spalle.
    Intravedo l’R8 di Tom parcheggiata all’ingresso della mia villa, in prossimità del cancello.
    Il motore è spento.
    Sorrido leggermente: si sarà stufato di aspettare e avrà pensato che ne avessi ancora per molto!
    Dentro di me mi sento terribilmente compiaciuta: brava, Annika, questo è l’atteggiamento giusto!
    Sono sadica?
    Forse con Tom c’è n’è realmente la necessità.
    Man mano che mi avvicino lo vedo con sempre più precisione.
    I grandi occhiali scuri Gucci calati sul naso.
    Un cappellino bianco leggero, leggermente calato, gli copre le treccine lasciandogli intravedere la fronte spaziosa.
    Una canottiera bianca niente male (abbastanza attillata) gli lascia scoperta la parte superiore del petto che già prelude a ciò che è nascosto sotto la sottile stoffa bianca.
    Il colletto di una camicia azzurro chiaro è ben disteso e leggermente alzato.
    Sento i suoi occhi scuri addosso.
    Tiene un braccio poggiato sul bordo del finestrino aperto, e mi osserva attentamente man mano che procedo.
    Il vistoso Rolex d’acciaio che impreziosisce il suo polso sinistro.
    L’avambraccio allenato scoperto dalla camicia tirata fin sul gomito che gli conferisce un’aria incredibilmente attraente.
    Wow, ha optato per la modalità “dannatamente sexy” oggi.
    Lo fisso intensamente mentre mi avvicino alla sua auto.
    -Adesso ho capito perché ci hai messo tanto- esclama lui malizioso, osservandomi per intero.
    Riesco a percepire il suo sguardo posarsi in particolare sulle mie gambe scoperte ed analizzarle per bene.
    Ecco, tipico di Tom.
    Meno male che mi aveva detto che non ci avrebbe provato.
    Ma non mi dispiace affatto che lui mi trovi sexy.
    Anzi, ne sono compiaciuta.
    Incurvo le mie labbra in un leggero sorrisetto, dopo aver percepito il doppio senso della sua battutina.
    Faccio il giro dell’auto, notando il suo sguardo seguirmi, e salgo dalla parte del passeggero.
    -Se vuoi frequentare una Stern, queste sono le condizioni- esclamo io dandomi quell’aria da altolocata che, ne sono certa, a Tom è sempre piaciuta.
    Lo vedo fissare il suo Rolex ed esordire con un:
    -Venticinque minuti di ritardo: ti sei superata, Annika!-
    Rido divertita vedendo il suo sguardo posarsi velocemente su di me.
    Si sporge pericolosamente nella mia direzione e il cuore mi perde un battito, all’istante.
    Sento le sue labbra morbide e leggermente umide posarsi sulla mia guancia, fin troppo vicine alle mie, forse.
    Un tocco leggero ma deciso, dolce ma sensuale.
    Un contatto che mi manda fuori di testa.
    Lo guardo leggermente imbarazzata mentre lo vedo riprendere la propria posizione ed accendere l’auto.
    Perché questo piccolo gesto mi sta facendo sentire così…strana?
    In un attimo ingrana la marcia e parte, immettendosi nella via principale di Amburgo.
    Mi guarda ancora, con quell’espressione che oggi mi sta dando letteralmente alla testa.
    Eh va bene.
    Gli ho dato l’opportunità di uscire con me.
    Ma ora voglio proprio vedere se mi dirà quello che c’è stato tra lui ed Andrea.








    *









    Ed eccoci arrivati in centro.
    Tom ha appena parcheggiato la sua R8 lungo il ciglio della strada, dopo aver appurato con attenzione che non vi siano individui equivoci nei paraggi.
    Avere una macchina come la sua può comportare dei rischi, è ovvio.
    E prima di parcheggiarla abbiamo praticamente girato tutta Amburgo per cercare un posto, a suo dire, adatto ad ospitare il suo gioiellino.
    Mi sembro io alle prese con la mia A3, che, in confronto alla sua R8, è praticamente da rottamare.
    Finalmente troviamo il parcheggio perfetto e scendiamo entrambi dall’auto.
    Mi appendo la borsa all’avambraccio, dandomi un’aria elegante e sventolo i miei capelli, sistemandomeli di poco.
    Vedo Tom raggiungermi con quella sua tipica camminata da playboy.
    Oggi indossa un paio di jeans decisamente molto…avvenenti.
    Non i soliti jeans larghissimi, ma un paio a vita decisamente bassa e strappati in più punti, che cadono su delle semplici sneakers bianche.
    Mi si affianca, dopo avermi lanciato un’occhiata delle sue.
    È terribilmente più alto di me ed io, accanto a lui, mi sento una bambina.
    Probabilmente lui non se ne accorge neppure: ma ogni suo gesto emana una carica erotica spaventosa.
    E su di me ha una presa altrettanto spaventosa.
    O forse sono io che interpreto tutto come ricoperto da un sottile velo di malizia?
    Passa il suo braccio destro attorno alle mie spalle nude, tirandomi a sé e prendendo a camminare.
    O Santissimo!
    Per lui è normale?
    Vado letteralmente a fuoco sentendo il calore del suo corpo contro il mio.
    La pelle liscia della sua mano sfrega contro la mia spalla nuda, facendomi venire i brividi.
    Il suo profumo buono e dolcissimo mi sta davvero inebriando.
    Ok, devo riprendere il controllo di me stessa, cacchio!
    Devo pur sempre tener presente che lui ha baciato Andrea!
    Ma quando sento la sua mano sfiorare la mia spalla e tirarmi ancora più a sé, me ne dimentico totalmente.
    In questo momento sento solo le farfalle allo stomaco.
    Noto distintamente che molti dei passanti si fermano a guardarci.
    Infondo lui tiene semplicemente un braccio sulle mie spalle.
    Che c’è di tanto scandaloso?
    Vedo Tom abbassarsi a guardarmi.
    Alzo il mio viso verso di lui e mi ritrovo a pochi centimetri di distanza dalle sue labbra.
    Mi osserva con un lieve sorriso ed io ricambio, sentendomi una vera demente.
    -Ti faccio notare che ci stanno guardando tutti!- esclamo io alludendo ai numerosi sguardi indiscreti puntati su di noi.
    Tom Kaulitz non passa mai inosservato, a quanto pare.
    -Sei tu che attiri l’attenzione- sussurra lui al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
    Poi mi guarda sorridendomi malizioso e mantenendo sempre quella presa attorno alle mie spalle che mi fa sentire…di sua proprietà.
    Rido leggermente per l’assurdità di quanto ha appena detto.
    Quindi sarei io a destare l’interesse dei passanti?
    Scuoto la testa, in disaccordo con quanto lui ha appena detto.
    Ripenso all’istante al “complimento” che mi ha fatto ieri sera Adam e lo paragono a ciò che mi ha appena detto Tom.
    Era un complimento, suppongo.
    E Tom ha un modo tutto suo di farmi i complimenti, questa ne è la prova.
    Quello che è certo è che mi fa sentire piccola così e tremendamente in suo potere.
    Nonostante il male che mi ha fatto io non ci riesco a stargli lontana, non ci riesco a non andare in iperventilazione quando mi guarda e quando mi tocca.
    È più forte di me.
    Mai nessun ragazzo ha mai avuto tanto potere su di me, come Tom.
    D’un tratto fa scivolare la sua mano lungo i miei fianchi e si ferma, di colpo.
    Mi volto e vedo un’insegna blu in alto, a caratteri cubitali, recante la scritta: NEIL BARRETT.
    Uno dei negozi da uomo più costosi di Amburgo.
    Mio padre ci viene spesso.
    -Che ne dici di dare un’occhiata qui?- mi chiede Tom indicando la vetrina del negozio.
    Annuisco convinta.
    Decisamente ottima scelta.
    -Va bene!- annuisco io- di solito qui ci sono sempre cose carine- esclamo io sorridendo convinta.
    Lui si allontana da me, lasciando scivolare via il suo braccio dalla mia vita, sale i tre scalini ed apre la porta della boutique, entrando.
    Lo seguo e, non appena sono dentro, un piacevolissimo profumo mi entra nel naso.
    Profumo di buono, profumo di…qualità.
    Mi guardo attorno: ci sono già stata qui, un sacco di volte con mio padre, e devo dire che nulla è cambiato.
    Il parquet scuro atterra, sempre ben lucido, qualche divanetto dalla stoffa color ocra e dal design classico, scaffali in legno scuro, numerosi clienti che si muovono da un lato all’altro del negozio e…commessi capaci e gentilissimi.
    Essendo un negozio maschile, ovviamente il personale è completamente maschile e praticamente sempre…sessualmente ambiguo.
    Vedo un ragazzo sui venticinque anni, credo, venirci incontro cordiale.
    È altissimo, magro, e tiene i vaporosi capelli scuri alzati in aria.
    Indossa semplicemente un paio di pantaloni blu a sigaretta che gli evidenziano le gambe magre, e che ricadono su un paio di mocassini beige chiaro.
    Una semplice camicia bianca, lasciata libera e dall’aspetto solo apparentemente trasandato.
    Si avvicina verso di noi e ci saluta gentile.
    -Buonasera, posso aiutarvi?- ci chiede.
    Il suo sguardo saetta su di me e sulle mie gambe scoperte: lo noto distintamente mentre mi sfilo gli occhiali da sole e scopro i miei occhioni celesti.
    Wow, il primo commesso non gay, né tanto meno effeminato!
    Anzi, decisamente attraente, nel suo stile classico.
    Il suo sguardo poco…carino non sfugge neppure a Tom che si sfila i suoi Gucci appendendoseli alla canottiera bianca che indossa e lo fissa con aria poco amichevole.
    -No, grazie- esordisce con tono duro.
    Il ragazzo non nasconde la sua sorpresa nell’udire la risposta decisamente poco cordiale di Tom.
    -Ehm…- decido di intervenire io- diamo un’occhiata in giro e lo aiuto io a scegliere- spiego io, gentile, al commesso accennandogli poi un sorriso.
    Lui mi guarda incurvando le labbra in un leggero sorrisetto.
    -D’accordo, se avete bisogno sono comunque a vostra disposizione- esclama lui educato, sorridendomi ancora.
    -Sono certo che non avremo bisogno - mormora Tom rivolto verso il commesso, mostrandogli un sorriso decisamente falso.
    Gli do una gomitata vistosa e mi scuso con il ragazzo, che, dopo aver ancora guardato Tom, si congeda con un live gesto del capo (rivolto a me) e si volta per allontanarsi.
    Guardo Tom con espressione di rimprovero.
    Ma gli sembra questo il modo di trattare un commesso che ci aveva semplicemente offerto il suo aiuto?
    Lui mi guarda e mi sussurra:
    -Mi sta sul cazzo!-
    Scuoto la testa contrariata, facendolo scoppiare a ridere.
    A volte proprio non lo capisco, perché si comporta così.
    Lui poggia una mano dietro la mia schiena spingendomi leggermente verso gli scaffali.
    -Ho portato te proprio per farmi aiutare, non ho bisogno di quel pariolino- mi sussurra in un orecchio, alle mie spalle.
    Sorrido leggermente, compiaciuta da quella frase.
    Se le mie doti sono risultate particolarmente evidenti con Bill…non falliranno con Tom, anche se devo ammettere che la vedo dura.
    Mi giro a guardarlo, e lascio scorrere il mio sguardo su tutto il suo corpo.
    Davvero niente, niente male.
    Fisico decisamente…da brivido.
    Ed io ho avuto il piacere di provare, dunque so per certo quello che dico.
    Mi manca?
    Si, purtroppo.
    Mi mordo il labbro inferiore con fare pensoso, in un gesto che accende la fantasia di Tom (lo noto dal suo sguardo).
    Sarà difficile farlo vestire elegante, anche per una sola sera, già lo so.
    -Hai in mente qualcosa?- gli chiedo io tanto per cominciare.
    -Assolutamente no- esordisce lui tranquillamente, alzando le spalle.
    Bene, iniziamo alla grande.
    Il tono sarcastico si legge tra le righe vero?
    -Quanto elegante dovrai essere?- gli chiedo per cercare di capire almeno un minimo su cosa orientarmi.
    -Ci sono diversi gradi di eleganza?- mi chiede lui cadendo dalle nuvole.
    Sospiro profondamente.
    Mi stanno cadendo le braccia.
    -Ok, lasciamo perdere- mormoro rassegnata, voltandomi ed avvicinando al primo scaffale.
    Eleganza uguale camicia.
    È una massima, senz’altro.
    Mi avvicino allo scaffale della Ralph Lauren, scorrendo le varie pile di indumenti.
    Concentro la mia attenzione sulle L: per Tom una LARGE andrà più che bene.
    Passo in rassegna tutte le camicie che sono qui piegate.
    Il primo colore che mi colpisce è il bianco: perfetto per una serata di gala.
    Afferro l’indumento e glielo porgo, decisa a trovare poi dei pantaloni adatti.
    -Una camicia?- mi chiede Tom scettico guardando l’indumento nelle mie mani, come se ne fosse schifato.
    -Ti sembra così strano?- gli chiedo io alzando un sopracciglio- per un ragazzo la camicia è d’obbligo in una serata importante!- gli spiego io col fare di chi se ne intende.
    Penso a mio padre: lui indossa SOLO camicie, come ogni uomo d’affari che si rispetti.
    Al massimo può accontentarsi di qualche polo Lacoste, ma solo quando sa di dover stare a casa e di non essere visto in giro.
    Tom guarda il capo ancora indeciso ed io glielo poggio letteralmente in mano.
    -Adesso te la provi- gli ordino indicandogli il camerino chiuso da una tenda rosso scuro in velluto.
    Si avvicina a me e una strana luce compare nei suoi occhi.
    -Amo quando le ragazze mi danno ordini- sussurra al mio orecchio con tono suadente, facendo sussultare.
    Arrossisco completamente e mille brividi si fanno strada, veloci, sul mio corpo.
    Vedo Tom guardarmi ancora più malizioso per poi allontanarsi verso il camerino.
    Perché oggi è così dannatamente sexy?
    O sono io ad essere una pervertita?
    Sento una strana sensazione impossessarsi di me, mentre lo vedo sparire nel camerino.
    Scuoto la testa come per scacciare quei pensieri che si sono insediati nel mio cervello e mi dirigo verso lo scaffale in cui sono piegati tutti i pantaloni.
    Dopo aver scelto la misura giusta, ne afferro alcuni dal taglio classico ma giovanile allo stesso tempo.
    Opto per un color tortora, un marrone-grigio scuro, su cui far risaltare la camicia bianca e sotto cui mettere un paio di mocassini dello stesso colore dei pantaloni.
    Dopo circa cinque minuti, mentre sto afferrando i pantaloni scelti, sento il mio nome perdersi nell’aria.
    -Annika-
    Mi giro intorno e mi accorgo subito che è Tom che mi chiama dall’interno del camerino.
    Poggio i pantaloni sul tavolo in vetro lì posizionato e mi avvicino allo spogliatoio, senza entrare.
    -Che c’è?- gli chiedo.
    -Entra- mi esorta lui, convinto.
    Mi guardo attorno con aria circospetta: cosa penserà la gente vedendomi entrare nel camerino in cui si sta spogliando un ragazzo?
    Noto che nessuno mi sta osservando e quindi mi decido ad entrare.
    Sposto la tenda e mi introduco nel piccolo spazio.
    La scena che mi si para davanti mi fa arrossire di botto.
    Vedo Tom, di fronte a me, con la camicia bianca addosso, sbottonata, che gli lascia intravedere il petto perfettamente scolpito e quegli addominali così invitanti.
    Ricordo le volte in cui ho avuto il piacere di assaporarli con la lingua, di toccarli con le mie mani.
    Ricordo le volte in cui il suo corpo è stato sopra il mio, facendomi impazzire del tutto.
    Non riesco ad evitare che il mio sguardo cada sul suo addome leggermente abbronzato e così terribilmente sexy.
    L’ho sempre trovato eccitante da morire.
    -Non riesco ad abbottonarmi le maniche- mormora lui, semplicemente, porgendomele.
    Mi stava per far prendere un attacco di cuore perchè…non riusciva ad abbottonarsi le maniche della camicia?
    Ed io che già galoppavo con la mia fantasia.
    Sbatto un paio di volte le ciglia e cerco di far finta di nulla, riprendendomi dallo stato vegetativo in cui ero entrata.
    Sono certa che in questo momento gli sembro tanto una ragazzina alle prime sollecitazioni amorose.
    -Ah- mormoro io riprendendomi.
    Evitando accuratamente il suo sguardo, imbarazzata all’inverosimile, afferro con delicatezza i bordi della camicia, facendoli combaciare.
    Abbottono entrambe le maniche e poi alzo lo sguardo verso di lui, notando quel sorrisetto malizioso che è perennemente stampato sul suo viso.
    Che c’è di tanto strano in me?
    Gli sembro così tremendamente idiota?
    -Abbottonatela ed esci fuori, voglio vedere come ti sta- gli dico facendo per uscire.
    Sento la sua mano afferrare la mia e fermarmi.
    -Perché non me la abbottoni tu?- il suo tono è terribilmente ambiguo e…sensuale.
    Leggo la malizia pura nei suoi occhi.
    Le sue labbra rosse carnose, umide mi eccitano e catturano la mia attenzione fin troppo.
    E non nascondo che gliela toglierei quella camicia più che abbottonargliela.
    Ma non posso permettermi di fare pensieri del genere.
    Mi schiarisco la voce e mi impongo mentalmente di smetterla di fissare quegli addominali da paura.
    -Perché hai le mani, Tom- gli rispondo a tono, non con poca difficoltà, esibendo poi un sorrisetto falso prima di uscire da quello spazio in cui, non so perché, iniziava a mancarmi l’aria.
    Tiro un respiro profondo e mi accerto che non mi abbia visto nessuno, come se abbia commesso chissà quale vergognosa azione.
    Mi sembra quasi di sentire la sua risata divertita.
    Lo fa tanto ridere il suo corteggiamento spudorato?
    E meno male che voleva solo essermi amico.
    Afferro il pantalone dal tavolo e me lo appendo ad un braccio aspettando che lui esca dal camerino, stavolta col petto coperto.
    Nel giro di un paio di minuti lo vedo fare la sua trionfale uscita, avvolto in quella camicia Polo Ralph Lauren bianca, splendida ed elegantissima.
    Si muove come un pinguino, facendomi ridere.
    -Ti sta benissimo!- esclamo io avvicinandomi a lui e guardandolo.
    Gliela sistemo leggermente sulle spalle, per poi passare al colletto.
    -Mi sembro un cameriere- asserisce lui con aria contrariata guardandosi allo specchio.
    -Non dire sciocchezze- lo riprendo io- è una camicia bianca ed è classica! Non c’è nulla che non va!- gli dico io convinta.
    Tutti i ragazzi hanno almeno una camicia bianca nel loro armadio.
    Ma forse….tutti tranne Tom, a quanto pare.
    -E poi è troppo stretta, non respiro- si lamenta lui, notando che non arriva al ginocchio come, di solito, tutti gli indumenti che indossa lui.
    Scuoto la testa divertita. Certo che è impossibile trasformarlo in un ragazzo…perbene.
    -Stretta secondo i tuoi canoni, Tom! È perfetta, in realtà- gli faccio notare io cercando di essere convincente.
    Lui arriccia il naso, deciso a crearmi problemi, quest’oggi.
    -Ti avevo preparato anche i pantaloni- mormoro io delusa indicandogli il bellissimo modello Burberry da uomo, classico, che tengo tra le mie mani.
    Tom mi guarda come se gli avessi appena mostrato il demonio in persona ed alza un sopracciglio.
    -Questi te li scordi- asserisce lui risoluto.
    Sbuffo.
    -Allora me lo spieghi tu cosa intendi per eleganza, ok?- gli dico io poggiando i pantaloni al loro posto, leggermente scoraggiata.
    Deve vestirsi elegante?
    Una camicia bianca e un pantalone classico marrone sono perfetti!
    Ma evidentemente lui ha una concezione distorta della parola “eleganza”.
    -Io intendevo qualcosa di più…normale, più da me!- esclama poi- non da mio nonno!- se ne esce poi.
    Mi offendi, Tom Kaulitz, sai?
    Un vestito classico non deve essere per forza antiquato!
    Scuoto la testa, ma la sua espressione da innocente mi fa sorridere.
    E poi mi guarda in un modo così…magnetico.
    Mi sento terribilmente a disagio oggi con lui.
    -Lascia fare a me, ok?- gli chiedo io.
    Credo di aver capito cosa intende lui per…elegante.
    Mi allontano un attimo dopo avergli chiesto di non muoversi da lì.
    Mi sposto nella zona “casual”, forse per lui questo termine è il corrispettivo di “smart”, non c’è altra spiegazione.
    Dopo una strenua ed ardua ricerca tra vestiti sicuramente alla Tom, scelgo alcuni capi meno…sportivi ed un po’ più raffinati.
    Torno da lui e lo vedo seduto su un divanetto dall’aspetto decisamente elegante, a gambe divaricate, con quella sua solita postura che lo rende così terribilmente attraente.
    Quella camicia bianca gli dona particolarmente, devo ammetterlo.
    Io adoro i ragazzi vestiti in modo elegante e devo riconoscere che Tom, già attraente con una semplice t-shirt, con una camicia bianca è da mozzare il fiato.
    Lo guardo mostrandogli la pila di vestiti che tengo su un braccio.
    Gli faccio segno di avvicinarsi e poggio tutto sul tavolo.
    Per quanto riguarda i pantaloni ci ho rinunciato: mi sono dovuta rassegnare a scegliere un paio di jeans.
    Glieli mostro: leggermente larghi (secondo il suo stile) ma non troppo.
    Ho scelto un modello lontanamente elegante, con qualche strappo leggero, poco evidente, e a vita bassa.
    Vedo gli occhi di Tom illuminarsi nel vedere questo paio di jeans che senz’altro è il suo genere.
    Gli mostro poi una semplice t-shirt bianca, dal tessuto sottile, leggermente larga e lunga fino alla vita, dallo scollo a V.
    Molto semplice, ma addosso a lui avrà l’effetto desiderato, ne sono sicura.
    E dulcis in fundo, il vero tocco di eleganza.
    Una giacca NEIL BARETT blu, decisamente raffinata.
    Appena l’ho vista ho subito avuto un’illuminazione e mi è sembrata assolutamente perfetta per Tom.
    Gliela mostro: una giacca leggera blu, stile trench primaverile- autunnale, con una cinta in vita chiusa da una fibbia dello stesso colore dell’indumento.
    Il doppio petto è evidenziato da una serie di bottoni, posizionati sul davanti, tondi e dalla sfumatura dorata, esattamente come i dettagli presenti sulle maniche e sulle spalle.
    Guardo Tom, in attesa della sua reazione.
    -Non è bellissima?- gli chiedo io toccando l’indumento e percependo la qualità della stoffa.
    Già me lo immagino: jeans sexy,t-shirt bianca fina che gli lascia intravedere gli addominali e giacca elegante sbottonata, portata con disinvoltura.
    Vedo un sorriso sul viso di Tom.
    -Si!- esclama lui come sorpreso. Non pensava che io fossi tanto brava in fatto di moda?- mi piace un sacco- ammette poi continuando a guardarla.
    -Dai, inizia a provare i jeans, così vediamo se vanno bene!- gli dico io porgendoglieli.
    Lui li afferra e, dopo avermi rivolto un sorriso mozzafiato, torna in camerino.
    Misà che stai perdendo un po’ troppo la testa, Annika.




    [TOM]





    Sono nel camerino e questa si sta rivelando una giornata davvero produttiva.
    Annika ha accettato di accompagnarmi a fare shopping per la festa della Universal.
    E le cose si stanno mettendo benissimo, devo ammetterlo.
    Dover scegliere il vestito adatto per la festa imminente che ci sarà tra due settimane al Plaza è essenzialmente un pretesto.
    Certo, una presenza femminile come Annika, esperta di moda e assolutamente mai fuori luogo, mi è decisamente d’aiuto, ma…ciò che m’ha spinto a telefonarle per chiederle di venire con me è stata effettivamente la voglia di vederla e di passare qualche ora con lei.
    Non so che cavolo mi sta prendendo in questi giorni, ma quel faccino dolce ed impertinente, quegli occhioni azzurri e quel sorrisetto misterioso mi fanno pensare continuamente a lei.
    Mi sfilo con brama la camicia bianca che mi aveva costretto ad indossare.
    Non appena la appendo all’apposito aggeggio mi sento finalmente libero e riprendo a respirare.
    Quella cosa era terribilmente stretta e decisamente inadatta a me.
    Non sono un pariolino, e né tanto meno ho intenzione di esserlo.
    La curiosità si impossessa di me: mi sporgo ed afferro il suo cartellino.
    Sotto la scritta Polo a caratteri cubitali, compare il sottotitolo in caratteri più piccoli recante la scritta Ralph Lauren.
    Lascio scorrere lo sguardo sul prezzo: 119 €.
    Sgrano gli occhi: per Bill sarebbe un modico prezzo, ma per me, o meglio, per una camicia del genere, è fin troppo.
    Rimetto il cartellino apposto e mi sfilo i miei jeans, per poi infilarmi, con precisione, quelli che mi ha scelto Annika.
    Decisamente meglio dei pantaloni alla anni ‘30 che mi aveva scelto prima.
    Mi abbottono la breve chiusura, per poi passare al bottone principale in ferro.
    Mi guardo allo specchio, a dorso nudo, osservando i jeans leggermente slavati e strappati in più punti che ricadono lenti sulle mie gambe non troppo sottili.
    -Annika- la chiamo alzando di poco la voce.
    Non so perché, ma oggi che c’è lei con me, non mi sento sicuro come mio solito ed ho continuamente bisogno di sapere cosa ne pensa lei.
    Dopo qualche istante lei si avvicina.
    -Ecco la maglietta- mi dice lei scostando di poco la tenda, quel tanto necessario per infilare la sua mano e porgermi la t-shirt bianca di Neil Barrett.
    Sorrido della sua pudicizia.
    Annika a volte sa essere così tenera.
    -Entra- le dico io sistemandomi il bordo superiore dei jeans.
    La vedo entrare con prudenza, stringendo la maglietta nelle sue mani.
    La fisso attraverso lo specchio e riesco a scorgere distintamente il rossore farsi strada sul suo viso a forma di cuore.
    Sorrido malizioso dentro di me.
    Piccolo dettaglio: sono completamente a dorso nudo, lo avevo dimenticato.
    Vedo il suo sguardo posarsi su di me, sui miei addominali, sui miei bicipiti allenati, sul mio ventre piatto, perfettamente scolpito.
    -Allora? Come mi stanno?- le chiedo mettendomi di lato per osservarmi al meglio.
    -Ehm…- balbetta lei, deglutendo.
    La guardo, voltandomi verso di lei.
    La imbarazzo così tanto?
    Eppure siamo stati a letto insieme più di una volta.
    Dovrebbe conoscere il fisicaccio che ho!
    Ma spesso mi dimentico che le ragazze sono strane, ed Annika non è l’eccezione.
    -Bene!- esordisce lei annuendo vigorosamente ed accennandomi un sorriso.
    Noto perfettamente l’imbarazzo nella sua voce.
    Mi avvicino a lei, fermandomi a pochi centimetri dal suo corpo.
    -Dici?- il mio tono è roco, sensuale.
    Le scosto una ciocca di capelli indietro, puntando lo sguardo sul suo seno, sodo ed evidente sotto la maglietta scollata e sottile.
    Mi sta venendo voglia, con lei così bella e così…vicina.
    Alza il suo sguardo ghiaccio fino ad incontrare il mio.
    Annuisce debolmente, perdendosi nei miei occhi che la fissano intensamente.
    Lascio scorrere una mia mano sulla sua spalla nuda, accarezzandola con quella delicatezza che mi sento di avere solo quando sono con lei.
    Imprigiono la spallina della sua maglietta tra l’indice e il medio della mia mano, abbassandola leggermente.
    Vedo un’espressione di sorpresa farsi strada sul suo viso.
    Mi guarda, come non aveva mai fatto prima, forse.
    So di farle un certo effetto, me ne accorgo da come si comporta quando io mi avvicino pericolosamente a lei.
    Sento il suo respiro dolce sulla mia pelle e avvicino la mia mano al suo viso, carezzandolo lievemente con il pollice.
    In quell’esatto momento lei abbassa lo sguardo e si allontana da me.
    Si rialza la spallina dl top che indossa e mi porge la maglietta che teneva tra le mani.
    -Mettitela- mi dice prima di voltarsi ed uscire dal camerino.
    Sorrido malizioso.
    Eh già: sapevo che non poteva resistermi a lungo.
    Il modo in cui s’è imbarazzata quando mi sono avvicinato a lei mi dà la misura di quanto io le piaccia.
    Noi due ci piacciamo, ci siamo sempre piaciuti.
    E pensare a lei che arrossisce, e che fissa in quel modo i miei addominali scolpiti e la mia pelle abbronzata mi manda fuori di testa.
    So che lei mi desidera e la voglia che ho di lei si palesa in ogni mio singolo gesto.
    Mi infilo la t-shirt, deciso poi ad uscire e a concludere quello che ho appena iniziato.
    Farla cadere nelle mie braccia.
    Ma stavolta, sul serio.






    *









    Ci avviciniamo alla cassa e un signore sulla sessantina, il proprietario del negozio, ci sorride cordiale.
    Ha l’aspetto distinto ed indossa una giacca in lino beige, sotto cui si intravede una camicia chiara.
    Annika poggia tutto ciò che abbiamo scelto sul bancone, con non poca fatica.
    Dopo circa due ore e mezzo abbiamo trovato l’abbinamento perfetto: jeans non troppo larghi, t-shirt bianca leggermente lunga, giacca Neil Barrett blu, elegante al punto giusto, e un paio di sneakers bianche.
    Per scegliere le scarpe ho dovuto discutere con Annika per circa quaranta minuti: pensava di potermi convincere ad indossare un paio di mocassini o addirittura un paio di Hogan.
    Ma alla fine ha capito che un paio di scarpe da ginnastica sarebbero andate benissimo.
    La guardo, sorridendole di poco, mentre il proprietario del negozio batte alla cassa tutti i prezzi.
    Jeans della Diesel, 183€, l’ultimo modello.
    T-shirt di Neil Barrett semplicissima, 78€.
    Giacca di Neil Barrett, 689 €.
    -Quanto?- mi lascio sfuggire io, come se avessi sul serio problemi economici e non fossi in grado di arrivare a fine mese.
    Il tizio dietro la cassa mi guarda alzando un sopracciglio.
    È una rapina, cazzo!
    Solo mio fratello farebbe una follia del genere!
    Annika mi lancia un’occhiata molto eloquente che sembra dirmi “Sta’ zitto, ci penso io!”.
    Mi ammutolisco all’istante e vedo che lei rivolge un sorriso da mozzare il fiato all’uomo dietro il bancone, mormorando un dolce e raffinato:
    -Signore, non mi riconosce? Sono Annika Stern, la figlia di Derick Stern!-
    Quelle poche parole bastano per far accendere il viso dell’uomo, su cui compare un sorriso smagliante.
    A dire il vero gli è bastato sentire il nome Derick Stern per saltare in aria.
    L’uomo esclama un “Ah” prolungato, seguito poi da una lieve risatina.
    -Si ricorda di me, ora?- gli chiede Annika sventolando i capelli con fare vanitoso.
    -Certamente, signorina!- esclama il proprietario con tono quasi reverenziale.
    Sto a guardare, curioso, tutta la scena per vedere cosa succede.
    Annika gli sorride e, senza dire nient’altro, l’uomo mormora:
    -Per lei, il 30% di sconto sulla giacca-
    Guardo Annika sorridere e farmi un occhiolino, complice.
    Ricambio il gesto e ridacchio leggermente.
    Di solito riconoscono me, non le ragazze che mi porto dietro.
    Ma con Annika è diverso!
    -482€!- esordisce l’uomo battendo il prezzo- va bene?- si accerta poi, guardando Annika, prima di inviare la cifra.
    La biondina al mio fianco annuisce compiaciuta.
    Wow, sono senza parole.
    L’uomo continua a battere il prezzo dei restanti indumenti fino ad inserire gli 89€ delle scarpe.
    -Sono 832€- esclama l’uomo facendomi venire un colpo al cuore, quasi- per voi vanno bene 830- conclude poi, includendo in quel voi solo Annika.
    Pago in contanti e afferro la busta tra le mie mani.
    -La ringrazio è stato davvero gentilissimo- esclama Annika rivolgendosi all’uomo che quasi si inchina in sua presenza- riferirò a mio padre- aggiunge poi voltandosi definitivamente ed uscendo dal negozio.
    La seguo, affiancandomi a lei, dopo aver sceso i pochi scalini.
    La guardo e lei scoppia a ridere.
    La seguo a ruota.
    -Dovrò portarti più spesso con me- esclamo io con tono evidentemente ironico.
    Lei ridacchia divertita prendendo a camminare.
    -Sul serio, grazie dell’aiuto- aggiungo poi avvicinandomi a lei e passandole un braccio sulle spalle.
    Voglio che la gente che cammina lungo questo marciapiede e rimane imbambolato a fissare le sue gambe e le sue tette da sogno sappia che lei…sta con me.
    Non in quel senso, ma nel senso che io la considero mia, in un certo senso.
    -Figurati Tom, è stato…vagamente divertente!- esclama lei, dopo un’iniziale incertezza, ridendo.
    Ripenso alla scena in cui abbiamo iniziato a litigare perché lei voleva a tutti i costi che io provassi un paio di mocassini marroni.
    Ridacchio leggermente anche io.
    -Se non fossi venuta avrei di certo optato per una semplice t-shirt scura e per un paio dei miei soliti jeans larghi- le dico io, convinto- così almeno quella sera David non si vergognerà vedendomi con una giacca!- esclamo pensando già alla scena.
    Annika ride e la sua risata cristallina e sincera mi entra in testa, risultando così piacevole.
    -Lo immagino, visto quant’ho faticato oggi per farti scegliere qualcosa di vagamente…elegante- pronuncia quest’ultima parola quasi con riluttanza.
    Sorrido guardandola dall’alto.
    Lei alza lo sguardo verso di me ed io rimango a fissarla.
    -Grazie principessa- le sussurro in un orecchio, sorridendo divertito.
    Lei fa lo stesso e il suo sorriso dolce mi manda fuori di testa.
    Mi avvicino alla sua guancia e le lascio un leggero bacio, molto vicino alle sue labbra.
    Voglio che lei senta la voglia che ho di lei.
    La vedo arrossire leggermente e distogliere lo sguardo dal mio per continuare a guardare dinanzi a sé.
    Sorrido tra me e me, stringendo ancora di più la mia presa attorno alle sue spalle e continuo a camminare.
    -Mi riaccompagni a casa?- mi chiede lei d’un tratto.
    Guardo il Rolex d’acciaio sul mio polso sinistro, che segna le sette e dieci minuti.
    Il tempo questo pomeriggio è letteralmente volato ed io sono stato…bene, con lei
    Anche senza andarci a letto, cosa strana per me.
    La guardo: la voglia di chiederle di restare ancora si impossessa di me.
    Vorrei averla ancora vicina per guardarla, sentire il suo profumo e…perché la voglio.
    Sto per chiederle di cenare con me, quando vedo un tizio decisamente fuori dal normale venirci incontro.
    Ma chi è?
    Un personaggio uscito da uno di quei film in bianco e nero degli anni 50?
    Un ragazzo alto, magro e decisamente impacciato sta letteralmente correndo verso di noi.
    O meglio, verso di Annika.
    Indossa un paio di pantaloni grigio scuro, a vita bassa, stretti e tipicamente classici, con un risvolto in fondo alla caviglia che lascia intravedere una stoffa bianca a righe blu.
    Un paio di mocassini neri lucidi, rigorosamente senza calzini.
    Una polo bianca, con il colletto blu, abbottonata fino all’ultimo bottone, fin sul collo, dall’aria tremendamente da idiota.
    Una giacca elegante blu elettrico, aperta sul davanti con una pochette ed un risvolto alle maniche che lascia intravedere la stessa stoffa a righe bianche e blu dei pantaloni.
    O mio Dio.
    Se fossi religioso mi verrebbe da fare il segno della croce.
    Grandi occhialoni da vista neri, calati sul naso, capelli vaporosi scuri ed una faccia da idiota quattordicenne.
    Ma chi è questo qui?
    Lo vedo andare incontro ad Annika e fermarsi di botto.
    Io e lei ci blocchiamo, non appena intuiamo che sta venendo verso di noi ed io mollo la presa che tenevo attorno alle spalle di Annika.
    -Buonasera, Annika!- esclama lui rivolto verso la mia biondina, col fiatone e con un insicurezza evidenti.
    -Ehm…- balbetta Annika. Sembra davvero in difficoltà- ciao, Adam!- esclama poi sorridendo.
    Sbaglio o quel sorriso smagliante è falsissimo?
    Guardo il tipo da capo a piedi e trattengo una risata per come è vestito.
    Altro che ciò che voleva farmi comprare Annika.
    Questo qui è decisamente peggio!
    -Come procede la tua vita?- le chiede sistemandosi gli occhiali sul naso.
    Aggrotto la fronte.
    Che cazzo vuol dire “Come procede la tua vita”?
    -Ehm….bene!- esclama Annika annuendo con vigore- sto bene, Adam, e tu?- gli chiede lei, sembrando interessata.
    Annika conosce questo tizio insulso?
    -Oh, a me anche le vicissitudini quotidiane proseguono a ritmo regolare e senza nessun imprevisto alcuno- dice lui annuendo.
    Una lieve risata si impossessa di me.
    Che cazzo ha detto?
    Ma come parla questo?
    Annika annuisce e poi si volta verso di me, fulminandomi con lo sguardo.
    Non avrei dovuto ridere, forse?
    -Ehm, Tom, ti presento Adam, un mio amico- mi informa lei, dando una strana sfumatura all’ultima parola.
    Sono amici?
    Annika è amica a questo qui?
    Vedo il ragazzo porgermi la mano con energia, ed io la stringo decisamente molto titubante.
    -Mi chiamo Adam Leibniz, e sono davvero onorato di fare la tua conoscenza! È un immenso piacere per me stringerti la mano come si suole fare durante i più illustri incontri- dice lui stringendo la mia mano energicamente.
    Lo guardo scettico, decisamente stupito dal suo modo di parlare e di atteggiarsi.
    -Tom- dico io semplicemente, guardandolo quasi con riluttanza e riappropriandomi della mia mano.
    Ma si può sapere chi diavolo è questo?
    Mi rifiuto di pensare che Annika possa essere amica di un tizio del genere.
    La mia espressione di schifo misto a ribrezzo non sfugge ad Annika vista l’occhiata che mi lancia.
    Il ragazzo, Adam mi sembra di aver captato -dal mare di parole sono uscite dalla sua bocca nel giro di cinque secondi- che si chiami così, inizia a fissarmi insistentemente, come alla ricerca di qualcosa.
    Incurvo le sopracciglia e mi chiedo che cazzo abbia da guardare.
    Sto per sbottare, quando lui alza un indice in aria ed esclama:
    -Io ti ho già avuto modo di vedere il tuo viso, e le tue fattezze fisiche tutte!-
    Eh?
    -Ti ho visto durante una di quelle rappresentazioni musicali trasmesse in uno dei mass media più diffusi e comunemente considerati fonte di notizie, finalizzati alla divulgazione di quest’ultime allo scopo di diffondere una maggiore cultura tra gli strati popolari!- esclama, con un fiume di parole.
    Aggrotto la fronte.
    -In tv?- gli chiedo io scettico.
    -Esattamente!- annuisce lui con vigore- tu eri partecipe di una di quelle manifestazioni musicali a carattere collettivo in cui è oltremodo evidente l’esternazione dell’entusiasmo e della gioia estatici attraverso la fuoriuscita di suoni molto simili ad urla da parte di coloro che si accingono ad assistere allo spettacolo strumental-musicale!- esclama lui annuendo, convinto.
    Guardo Annika, come per chiederle la traduzione.
    Ma lei sorride semplicemente: sembra stare dalla parte di Adam, è incredibile!
    -Un concerto?- sputo io, poco convinto, riassumendo quel mare di parole in una sola, in grado di rendere l’idea.
    Adam annuisce, scuotendo con vigore la testa perfettamente pettinata.
    -da ciò deduco che tu faccia parte di un raggruppamento corale di individui che esplicano il loro interesse culturale verso il linguaggio strumentale attraverso quelli che comunemente ma impropriamente definiamo strumenti musicali- commenta lui fissandomi.
    Faccio saettare il mio sguardo incerto su Annika, per poi farlo tornare su questo…individuo che mi sta di fronte.
    -Una band?- chiedo io dubbioso.
    -Se vogliamo così volgarmente chiamarla!- esclama lui stringendosi nelle spalle.
    Ma questo qui è scemo o cosa?
    Cos’ha a che fare Annika con lui?
    La voglia di saperlo mi sta lacerando dentro.
    D’un tratto il coso in questione torna a guardare Annika, sorridendole.
    Un sorriso che non risulta neppure lontanamente seducente.
    Eppure vedo la biondina sorridere con fare vanitoso, fissandolo di rimando.
    -Mi piace la tua giacca, Adam- mormora lei, all’improvviso, avvicinandosi a lui e carezzando con una mano il tessuto di quell’indumento orrido, squallidissimo e terribilmente antiquato.
    È una mia impressione o il suo tono di voce mi sa tanto di civettuola?
    -Da…davvero?- balbetta lui sistemandosi gli occhiali sul naso aquilino- ho avuto modo di acquistarla durante uno dei numerosi viaggi di carattere culturale che ho compiuto con coloro che mi generarono- spiega lui quasi in estasi per il complimento che gli ha fatto Annika.
    Presumo che per “coloro che lo generarono” lui intenda i suoi genitori.
    Non pensavo che nel XXI secolo esistesse ancora qualcuno in grado di parlare in questo modo osceno.
    Non ha detto neppure una parolaccia in oltre dieci minuti di conversazione.
    Lo guardo attentamente.
    Ma è normale?
    Il modo in cui parla ad Annika ed il modo in cui la guarda non mi piacciono: si vede lontano un miglio che è totalmente cotto di lei.
    Ma un pariolino idiota del cazzo non mi preoccupa, ancor meno se è demente come lui poi, ma…mi da fastidio il modo in cui Annika parla a lui.
    -Allora, passa quando vuoi, Adam- mormora Annika molto vicina a lui.
    Il sangue mi sta salendo al cervello.
    Che vuol dire “passa quando vuoi”?
    Lo sta invitando a casa sua per scoparselo?
    E lo sta facendo davanti a me?
    Serro inevitabilmente le mascelle per la rabbia.
    -Magari ci facciamo un bagno in piscina- aggiunge lei con tono seducente, destando l’immaginazione del deficiente che annuisce di fronte a lei.
    -Assolutamente al più presto- mormora Adam, deglutendo e annuendo con vigore.
    Già me lo immagino: non vede l’ora di scoparsela.
    Tanto idiota ma…ha anche lui gli occhi per guardare e per accorgersi di quanto Annika sia bella e…seducente.
    Mi schiarisco la voce, come per ricordare loro che ci sono anche io.
    -Andiamo- mi lascio sfuggire io, non riuscendo più ad assistere ad una scena del genere.
    Sta civettando con questo scemo del cazzo davanti a me?
    Annika mi guarda con un’espressione strana, come sorpresa da ciò che ho appena detto.
    Poi si volta verso il damerino infiocchettato e, alzandosi sulle punte, gli lascia un bacio sulla guancia.
    Noto perfettamente la sua mano smaltata di rosa posarsi leggermente sul suo petto.
    Perché mi sta venendo voglia di staccarli e poi dare un cazzotto a lui e smontarlo?
    -Allora ciao Adam, a presto- mormora Annika con fare suadente.
    Lei non ha mai usato quel tono con me.
    -A…arrivederci Annika- balbetta lui, sistemandosi meglio gli occhiali e non staccando un attimo gli occhi di dosso da lei.
    Gli rivolgo uno sguardo come per abbatterlo con la sola forza del pensiero e, volutamente, passo una mano attorno alla vita di Annika stringendola a me.
    Lo faccio con più decisione del solito, tanto per mettere le cose in chiaro.
    Lei non è la mia ragazza.
    Ma per adesso sta con me.
    Riprendiamo a camminare, sotto lo sguardo imbambolato di quell’idiota del cazzo che, solo perché conosce Annika, già mi sta sulle palle.
    Lei alza lo sguardo verso di me, con uno strano sorrisetto stampato sulle labbra.
    La fisso con sguardo interrogativo.
    Ho una voglia sovrumana di sbroccare con lei perché ha fatto così la civetta con quello.
    Ho una voglia sovrumana di dirle che non sopporto che lei abbia a che fare con altri ragazzi.
    Ma mi contengo, in fondo che diritto ho io su di lei?
    Praticamente nessuno.
    Ma…teoricamente, ce l’ho eccome, cazzo.





    [ANNIKA]








    Salgo in macchina, seguendo con lo sguardo Tom che, dopo aver fatto il giro dell’auto, entra all’interno dell’abitacolo.
    Non mi ha minimamente detto del bacio che c’è stato tra lui ed Andrea.
    Lo osservo di sottecchi: indossa la cintura di sicurezza e ruota la chiave nel quadro dell’auto, mettendola in moto.
    Stranamente si è ammutolito da quando abbiamo incontrato Adam e…io ho approfittato della situazione.
    Solo lui ha il diritto di fare quello che vuole senza darmi minimamente spiegazioni?
    Anch’io posso, allora!
    E, dunque, ho approfittato dell’incontro con Adam, per…farlo stare un po’ sulle spine, diciamo.
    Ok, d’accordo, ho fatto la civetta con lui per…far ingelosire Tom.
    E, a quanto pare, il mio intento è riuscito.
    Non ha spiccicato più parola da quando ci siamo congedati con Leibniz.
    E il modo in cui mi ha stretta a sé davanti ad Adam m’ha confermato la sua possessività.
    È stato un gesto che, devo ammetterlo, mi ha decisamente fatto piacere.
    Amo questo lato di Tom ed amo il mio in cui lui pretende di avermi tutta per sé.
    Ma deve capire che anche io posso fare quello che voglio, con chi voglio.
    Lui non è il mio fidanzato.
    -Come conosci quell’idiota?-
    La sua voce fredda mi arriva chiara alle orecchie, rompendo quel silenzio pesantissimo.
    Mi volto di poco verso di lui.
    -Non è un idiota- lo difendo io, mentendo. Oh si che lo è, invece! Io sono la prima a considerarlo tale. - ed è un mio vecchio amico- gli spiego, alterando un po’ la realtà dei fatti.
    Non posso di certo dirgli che è un cretino che detesto e che sono costretta a sopportare a causa dell’amicizia che lega i miei ai Leibniz.
    -Vecchio amico?- ripete Tom scettico, non credendo alle mie parole.
    -Si!- esclamo io convinta- problemi?- aggiungo poi, fingendomi indispettita.
    -No!- esclama lui senza neppure voltarsi e continuando a mantenere il suo sguardo fisso sulla strada d’Amburgo che corre sotto di noi.
    -Se non ne avessi non useresti questo tono!- aggiungo io, con fare provocatorio.
    Vedo le mascelle di Tom serrarsi e la presa farsi più forte sul volante della sua auto sportiva.
    Continuo a guardarlo, in attesa di una qualche risposta da parte sua.
    Il suo sguardo abbandona per un attimo la strada e mi fissa velocemente, quel tanto per farmi capire che gli da tremendamente fastidio.
    Ma io voglio che sia lui a dirmelo.
    -Ci vai a letto, non è vero?- se ne esce dopo qualche minuto di silenzio.
    Ridacchio scuotendo la testa.
    Io a letto con Adam Leibniz?
    Neppure se fossi sotto l’effetto di droghe!
    E poi…io non sono mai stata a letto con nessuno a parte Tom.
    Lui è stato l’unico, finora, a toccarmi in quel modo.
    Nessun altro ragazzo ha mai avuto il piacere.
    E non sarà di certo Adam il primo.
    -Non sono affari tuoi, Tom- gli dico fingendomi risentita- la mia vita privata è mia ed è personale- gli spiego io chiaramente, rafforzando il concetto.
    -Come fa ad interessarti un pariolino del cazzo come lui?- mi chiede poi, con tono sprezzante.
    Tom odia non essere il primo, questo l’ho capito molto bene, ormai.
    -I ragazzi non devono essere per forza dei bastardi maleducati e cafoni per essere attraenti, sai?- esclamo io guardandolo come se non avessi ormai più niente da perdere con lui- ci sono anche altre cose, Tom- aggiungo poi spostando lo sguardo da lui e fissandolo sulla mia destra, verso il finestrino.
    -Tipo essere perfettini, vestirsi per bene e parlare come un cretino uscito dal Settecento?- sbotta lui alzando un po’ troppo la voce- per me questo si chiama essere dei deficienti sfigati- aggiunge poi con tono sprezzante.
    -Ma qual è il tuo problema, Tom?- gli chiedo io alzando visibilmente la voce, per vedere dove diavolo ha intenzione di arrivare.
    -MI DA FASTIDIO, OK?- sbotta d’un tratto a voce alta, facendomi rimanere interdetta.
    Rallenta vistosamente con la sua auto, come se, all’improvviso, avesse sfogato quello che lo rendeva instabile.
    Lo guardo profondamente, mentre un leggero sorrisino si fa strada sulle mie labbra.
    Gli da fastidio.
    -Non sopporto che tu faccia la civetta con un altro ragazzo- ammette dopo qualche secondo di silenzio- davanti a me, poi- aggiunge infine, continuando a fissare la strada.
    Un compiacimento sempre più evidente si impossessa di me.
    Non mi sono mai sentita così, come adesso.
    -Tom io non sono la tua ragazza, e lo sai anche tu! Quindi, in teoria, posso fare la civetta con chi mi pare- esclamo io con tono di voce deciso- perché dovrei rendere conto a te di quello che faccio con altri ragazzi?- decido di provocarlo ancora di più.
    In fondo è così: io sono libera.
    Come lo è anche lui, d’altronde.
    E, nel suo caso, si è visto: ha baciato Andrea e me lo sta tenendo nascosto.
    Lo vedo mantenere il silenzio, mentre la sua presa sul cambio si fa sempre più decisa.
    -Ma questo vale anche per te- aggiungo poi, girando attorno alla questione, nella vana speranza che lui mi confessi quello che ha fatto- non devi rendere conto a me del rapporto che hai con altre ragazze-
    -Ma io non voglio altre ragazze, non lo capisci?- esclama lui alzando ancora la voce.
    E allora perché cazzo hai baciato la mia migliore amica?
    Glielo urlerei in faccia, se solo fossi più spontanea e diretta.
    Ma rimango semplicemente in silenzio, sempre più convinta che tutto ciò che sta accadendo sia terribilmente sbagliato.
    Vedo la mia residenza avvicinarsi sempre di più e l’R8 di Tom rallentare progressivamente, fino a svoltare a destra.
    Si ferma dinanzi al cancello chiuso e si volta verso di me e stavolta, finalmente, riesco ad incrociare il suo sguardo.
    -Vieni qui- mi sussurra lui avvicinandosi al mio viso e lasciandomi un bacio deciso sulla guancia, o meglio, sarebbe più preciso dire, sull’angolo delle mie labbra.
    Mi vengono i brividi a quel tocco.
    Quanto vorrei dimenticarmi tutto e stare con lui.
    Ma purtroppo tutto è troppo difficile.
    Mi allontano da lui, vedendo la sua intenzione di avvicinarsi sempre più a me e di non staccarsi.
    -Ci vediamo, Tom- mormoro io tristemente, poggiando la mia mano sulla maniglia della portiera.
    La possibilità gliel’ho data, ma se l’è giocata.
    Mi volto, ma mentre sto per uscire sento la sua mano prendermi per un fianco.
    Immediatamente mi giro verso di lui e vedo una strana luce nei suoi occhi.
    Lo guardo, per cercare di capire il motivo per cui mi ha fermata.
    -Devo dirti una cosa- mormora lui con tono serio.
    Il cuore mi perde un battito ed il mio respiro sembra fermarsi.
    -Ho baciato Andrea- dice tutto d’un fiato, e qui il mio mondo crolla.
    È bruttissimo sentire questa frase uscire dalle sue labbra.
    È bruttissimo vedere l’espressione pentita con cui mi sta osservando.
    E fa malissimo immaginare una scena che mi fa sentire, inevitabilmente, sempre seconda ad Andrea.
    Già, potrà sembrare il contrario, ma in realtà io so di essere sempre venuta dopo di lei per tutti.
    Lei è quella col cervello, lei è la ragazza decisa e col carattere.
    Io sono sempre stata la bionda svampita che pensa solo a vestiti e trucco.
    E a quanto pare, sono questo anche per Tom, visto che ha avuto il coraggio di baciare la mia migliore amica.
    Abbasso lo sguardo, bloccando all’istante le lacrime che si preparano per uscire.
    Ho una voglia matta di piangere, di urlare e di sfogarmi.
    Fa così male.
    La sua mano si poggia sulla mia, e la stringe con decisione.
    -Ma è stato uno stupido sbaglio, ce ne siamo resi conto subito entrambi e ci siamo staccati- dice lui tutto d’un fiato- io non ho provato niente, te lo giuro, non ho sentito il minimo…- lo interrompo, non ce la faccio a sentire questo mare di stronzate che mi fanno solo stare peggio.
    Lo guardo negli occhi, e mi sento letteralmente morire.
    -Lo sapevo, Tom- dico semplicemente, allontanando la mia mano dalla sua. Tento di evitare che la voce mi si incrini.
    Sul suo viso si dipinge un’espressione di stupore.
    -Non hai minimamente pensato che Andrea, la mia migliore amica- sottolineo queste ultime parole, tanto per rendere l’idea di quanto io ci sia rimasta male- potesse dirmelo?- gli chiedo, terribilmente arrabbiata.
    -Si, ma io sentivo comunque il bisogno di dirtelo, Annika, non sai quanto mi sento in colpa- mormora guardandomi e cercando di discolparsi in un modo davvero insulso.
    -Tu ti senti in colpa- ripeto io annuendo, ma non credendo minimamente a quelle parole- e io? Io come dovrei sentirmi?- gli chiedo mantenendo una calma che cela una rabbia spaventosa.
    -Mi dispiace, Annika, io so solo che quando mi sono reso conto di quello che avevo fatto ho pensato subito a te- mi dice lui concitato- mi sei venuta in mente tu e mi sono sentito uno stupido per aver agito senza pensare- continua lui.
    Intanto ha agito e l’ha baciata, cazzo.
    Ha sentito le labbra di Andrea sulle sue, l’ha baciata.
    E io in quel momento dov’ero?
    Poi sbaglio a pensare che a lui non freghi un cazzo di me?
    Abbasso lo sguardo, scuotendo la testa.
    -Perché lo hai fatto?- gli chiedo d’un tratto con apparente tranquillità.
    -Perché era lì, vicina a me e m’è venuto spontaneo, ho agito d’istinto, senza pensare- mormora lui aggrottando la fronte- io non ho mai avuto a che fare con una ragazza che fosse semplicemente mia amica, come Andrea, e quindi l’ho baciata senza pensarci- continua a ripetere lui- ma quando ce ne siamo accorti, entrambi ci siamo staccati e lì io ho capito che non avevo provato niente- esclama lui concitato- mentre con te….è diverso, mi sento stranissimo-
    Abbasso lo sguardo, incredula.
    Sta riprendendo a parlare, quando io lo interrompo.
    Non ne posso più di sentire i particolari.
    -Tom non mi devi spiegazioni, non stiamo insieme- dico semplicemente, alzando le spalle.
    La tristezza nella mia voce quasi mi spaventa.
    La freddezza mi fa sentire ancora peggio e sento solo il bisogno di andare in camera mia e di piangere per ore.
    Vedo Tom rimanere a fissarmi.
    -Fa’ quello che vuoi della tua vita, perché tanto lo so che non cambierai mai- mormoro totalmente disillusa.
    Afferro la mia borsa e me la appendo al braccio.
    -Mai nessuna riuscirà a farti mettere la testa a posto, ormai ne sono sicura- concludo io, certa, prima di aprire la portiera ed uscire da quell’abitacolo che era diventato all’improvviso troppo stretto.
    Il suo sguardo che mi inchiodava.
    La sua voce che tentava di discolparsi.
    Non ne posso più di sentirmi sempre più inadeguata.
    Tra noi non c’è niente, ma sto soffrendo più di quanto avrei mai immaginato.




    ed eccoci qui, come detto un capitolo chilometrico! spero vi piaccia!
    :lol: :lol:

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    Sono due mesi che non ho la connessione internet e finalmente sono riuscita a venire qui. Cioè vi rendete conto? Vi penso.
    Penso a questa meraviglia e spero caldamente che posterete un altro capitolo, anche più chilometrico di questo, al più presto. Vi prego ç.ç
    E ora, al commento xD
    Adam è troppo da scasso AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH ommioddio una cosa tremenda! E Tom che traduceva/riassumeva tutto lol
    Bellissime le confessioni di Andrea e Tom, sembra quasi che si siano messe c'accordo su cosa dire xD
    Amo la vostra FF e, per favore, postate prestooo <3
    Complimenti ** <3
     
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  5. Black_Sunshine
     
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    Grazie davvero! Ci fa piacere che tu ti fermi a pensare di tanto in tanto a quello che scriviamo! Tranquilla, abbiamo altri capitoli chilometrici! :)
     
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  6. _Bl@ck_Sparks!_
     
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    Che bella notiziaaa ♥
    Quando postate?
     
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  7. *Stern!*
     
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    [TOM]






    Rientro a casa sbattendo la porta.
    Il suo suono sordo si perde per la casa apparentemente vuota.
    Butto le chiavi dell’auto contro un mobiletto facendo fare la stessa fine al mio cappello di maglia.
    Maledizione!
    Quella ragazza riesce a farmi rimanere decisamente di merda.
    Che poi, come si è permessa di fare la cascamorta con quel coso, com’è che si chiama? Adam, ecco!
    Sembra un damerino uscito da un cazzo di libro del Seicento, che sia maledetto!
    Avanzo nella perfezione del nostro atrio e prendo la strada del salotto.
    Devo ammettere che Elsa, la domestica, fa davvero un bel lavoro qui.
    Mi lascio ricadere sul divano sorprendentemente morbido, e mi porto le mani al viso.
    Ma come mi sono ridotto?
    Perché mi sento ribollire il sangue nelle vene quando la vedo con un altro?
    Cazzo, sto diventando un’altra persona.
    O lo sono già?
    Non so nemmeno io cosa pensare, mi sento solo estremamente confuso.
    Più per me che per Annika, anche se lei ci mette una buona parte delle sue forze a farmi andare in bestia.
    Apro gli occhi quando sento una porta sbattere, più precisamente, quella della cucina.
    Bill sta entrando nella stanza, in mano una Red Bull, gli occhi a forma di cuoricini.
    Mi scappa un sorriso.
    L’appuntamento deve essere andato davvero bene!
    Questa notte ho avuto la conferma di quello che sapevo da un po’: Andrea e Bill sono fatti per stare insieme.
    E il messaggio di Andrea mi ha fatto capire che anche loro due lo hanno capito.
    -Ah, sei tornato- mi dice quando esce dal suo mondo rosa e torna alla realtà.
    È in tuta, segno che si sta godendo il suo giorno libero mentre io, Gustav e Georg abbiamo sgobbato da questa mattina alle sette.
    Dalla tasca della felpa Adidas vedo, chiaramente, la forma del suo nuovo Smath Phone.
    È anche scalzo.
    Annuisco –Sì, cinque minuti fa-
    Mi si siede accanto e accende la tv.
    Guardo distrattamente Bill che fa zapping e mi trasformo, ancora, nel Tom Kaulitz amica pettegola.
    Mi giro con tanto di sorrisino malizioso verso di lui che si sente, inevitabilmente, osservato.
    -Che c’è?- mi chiede guardandomi da circa dieci centimetri di distanza.
    -Questa mattina sono uscito presto, ti sei risparmiato l’interrogatorio, ma ora…- lo guardo attentamente e malignamente –com’è andata con la nana metallara?-
    Lui sa che Andrea mi avrebbe detto tutto.
    Da quando sa del nostro piccolo patto ha accettato anche che lei mi dicesse tutto quasi fossi la sua migliore amica.
    In effetti mi comporto da tale, a parte il bacio.
    Bill sorride facendo luccicare i suoi occhioni di ambra identici a miei.
    Eh sì, è andata davvero bene.
    -Benissimo- sospira trasognante –Non avrei mai potuto progettare di meglio, è stato davvero… fantastico-
    -Te la sei scopata?- gli chiedo.
    In realtà mi interessa solo quello, voglio sapere se quella piccola verginella metallara ha finalmente buttato l’unica cosa che ha in comune con una suora.
    La cosa strana è che, effettivamente, Andrea non ha niente di male nell’aspetto fisico, a parte qualche problema con la sua irascibilità.
    Perde la pazienza per niente, specialmente con me.
    Sorrido nel vedere mio fratello diventare rosso –TOM!- mi richiama.
    -Avanti, a me puoi dirlo…- lo esorto con aria maliziosa.
    Lui scuote la testa –No, era solo il primo appuntamento-
    Sospiro.
    Mio fratello è così… rincoglionito.
    -Perché?-
    Lui mi fissa, le labbra serrate –Perché io voglio aspettare-
    -Perché invece non dici che non hai avuto le palle di chiederle di fare sesso?- lo accuso sorridendo –Non devi vergognarti di dirlo a me-
    -Non mi vergogno di chiederle di fare l’amore- si difende incrociando le braccia.
    -Ma sentilo, l’amore…- lo prendo in giro alzandomi dal divano –Bill non esiste l’amore-
    -Oh Tomi, invece esiste, sei solo tu che stai tentando di chiuderti alla sua dolce carezza- cinguetta mio fratello –Io farò l’amore con Andrea, quando sarò pronto a darle tutto, nonostante la desidero in modo assurdo, fino a quel momento io…-
    -Andrai avanti a seghe, certo- lo canzono con aria maliziosa.
    -Oh certo, parli proprio tu, quante te ne sei fatte da quando se stato a letto con Annika l’ultima volta?-
    Mi blocco per poi girarmi lentamente verso di lui.
    Ha lo sguardo angelico mentre unisce le mani sul ginocchio che ha appena piegato dopo aver accavallato le gambe.
    Posizione decisamente irritante perchè mi ricorda la Shneider, quella vecchia troia inacidita della mia professoressa di matematica che mi rovinava, puntualmente, la media a fine anno.
    Bill sa essere l’essere più seccante dell’intero pianeta senza aprire bocca.
    E provoca, il bastardo.
    Avrei aggiunto figlio di puttana, ma sua madre è anche, inesorabilmente, la mia.
    -Non sono affari che ti riguardano- rispondo piccato da quella provocazione, stupendomi anche io di come Bill ci abbia azzeccato.
    Sono settimane, per non dire un intero mese, che sto in astinenza.
    L’ultima scopata che ho fatto risale a quel maledettissimo giorno in cui Bill ha fatto la parte della zitella cinica con Annika.
    Poi, nessun’altra.
    Ed è strano, tremendamente strano.
    Bill sorride –Colpito e affondato!- trilla trionfante –Comunque Tom, non prendertela, sono tuo fratello, certe cose le sento-
    Certo, certe cose le sente lui!
    Maledetto.
    -Non voglio andare troppo veloce con Andrea, nonostante le abbia chiesto di essere la mia ragazza e lei abbia accettato, perché voglio godermela a passi lenti, voglio scoprirla piano piano, gustarmela affondo assaporando tutto di lei, sono sicuro che se me la fossi fatta ieri sera mi sarei stancato subito di lei-
    -Questo, però, non toglie il fatto che le avresti strappato i vestiti a morsi se ne avessi avuto la possibilità, no?- lo guardo intensamente –Te la saresti scopata tutta la notte, vero?-
    Bill abbassa lo sguardo –Avrei rovinato l’appuntamento-
    -No- gli sorrido –Bill, l’attimo va colto, lo dici sempre anche tu, non ti è mai capitato di far sesso solo perché ne avevi voglia, senza le cazzate sull’amore?- mi faccio ricadere vicino a lui –Lo so che sei innamorato perso di Andrea Bill, ma non ti è mai passato per la testa di andarci a letto solo perché ne hai il bisogno e non per esprimerle quello che senti?-
    Mi guarda ancora.
    -Insomma Bill, Andrea ci sarebbe stata e come se avrebbe apprezzato- visto che non ha modo di confrontare Bill con nessuno vorrei aggiungere, ma mi tengo bene dal dirlo –E tu saresti stato bene, tremendamente bene questa mattina-
    Bill ci pensa per un lungo attimo, poi mi guarda fulminandomi –Questo va bene per te Tom, io non riesco ad andare a letto con qualcuno solo perché ne ho voglia, io devo amare la persona con cui lo sto facendo, per me sarebbero solo corpi vuoti dove infilarlo se non ci fosse… niente da provare- mi guarda attentamente –Sentimentalmente parlando-
    Sospiro scuotendo la testa.
    Bill proprio non capisce il concetto di “Soddisfare i propri bisogni” –Comunque- riprendo –Dove l’hai portata?-
    -A “La Vela” quel ristorante al Molo, presente?-
    Annuisco.
    -Tutto è stato tremendamente perfetto…- sospira –A parte…-
    Avete presente quando il mondo si apre sotto i vostri piedi? Beh, lo sguardo inquisitore di Bill ha lo stesso effetto su di me.
    Conosco l’ira di mio fratello, è comparabile a quella di Achille nell’Iliade.
    -Tu che baci Andrea- conclude lui.
    Ecco.
    Mi pareva strano che la metallara non glielo avesse detto.
    Mi stampo in faccia il mio sorriso più convincete e dispiaciuto del mondo e lo guardo.
    -Perché lo hai fatto?- mi chiede cupo.
    -Istinto Bill- rispondo sinceramente –Eravamo molto vicini e non ho potuto fare a meno di baciarla- lo guardo –Che poi non l’ho nemmeno baciata come si deve, è stato solo un bacio a stampo-
    Bill mi guarda con un sopracciglio alzato.
    Lo so, la storia del bacio a stampo, nonostante sia vera, non regge se pensi che la dico io.
    -Non è piaciuto né a me né a lei, siamo solo amici Bill- continuo a giustificarmi –Mi dispiace davvero che sia successo, ma sappi che non l’ho fatto per farti male, era anche un modo di… ehm… dimostrare il mio affetto per lei-
    Le labbra di Bill si increspano.
    Lo guardo ancora mentre aspetto una sua reazione che avviene dopo pochi secondi, mentre sorride.
    Bill sta sorridendo?
    Dio, mi sono salvato.
    -Sembra che tu la stia prendendo bene- balbetto alquanto impaurito dall’imprevedibilità di quella testa mora.
    Lui scuote la testa –Sì, ma credo che ad aiutarmi molto sia stato il fatto che io ho baciato Annika-
    Crack.
    Sbarro gli occhi nello stesso istante in cui il mio cuore viene solcato, senza un preciso motivo, da una profonda crepa.
    Guardo stupito il mio gemello cercando di capire se mi sta prendendo per il culo.
    Ma quando lui sospira un:
    -Non te l’ha detto vero?-
    Capisco che non sta scherzando.
    Scuoto la testa incapace di aprire bocca senza mandare una sonora bestemmia o chiamare giù l’intero paradiso compreso di Angeli ed Arcangeli.
    Sospira ancora –Ieri sera, prima dell’appuntamento, ero in crisi e tu non c’eri, l’ho chiamata e l’ho fatta venire qui, mi stava sistemando la sciarpa ed è… come dire… successo- mi spiega Bill con la testa bassa –Ma è stato istinto anche il mio, non ho provato niente-
    Mando un ringhio basso serrando i pugni –Non mi ha detto un cazzo quella…-
    Bill, dopo aver fissato i miei pugni serrati, scuote la testa –In fondo, se ci pensi bene, non deve dare spiegazioni a te- sentenzia –non state insieme, per quanto io sappia-
    Quella… Dio, ha fatto una storia tremenda per costringermi a dirle di Andrea e lei che fa? Non mi dice un cazzo di Bill?
    Mi fa stare di merda per una cosa che ha fatto anche lei?
    Perché allora dovrei dargliela vinta?
    -Tom, smettila di fare la parte del fidanzato incazzato, l’unico che dovrebbe esserlo sono io- protesta –hai baciato la mia ragazza!-
    -Tecnicamente- lo correggo in fretta –Al momento del bacio non era ancora la tua ragazza-
    Mi guarda fulminandomi –Hai capito perfettamente quello che intendevo-
    Sì, lo so.
    Ma non riesco a calmarmi.
    Perché non mi ha detto nulla? Perché si comporta come una stronza viziata?
    Mi rizzo in piedi di colpo, facendo sobbalzare Bill e comincio a salire le scale velocemente.
    -Dove vai?- mi urla dietro –Che vuoi fare?!?!-
    Ma non lo sento, mi affretto a chiudermi in camera, sbattendo la porta alle mie spalle.
    Infilo la mano con prepotenza, quasi, nella tasca dei miei jeans scuri.
    Afferro il mio I- Phone blu elettrico ed apro la rubrica.
    Cerco il suo nome: Annika;)
    Senza pensarci neppure per un istante, premo l’apposito pulsante ed avvio la chiamata.
    Devo avere le risposte che voglio, anche a costo di mostrare una parte di me poco gradevole.
    Mi porto il telefono all’orecchio e serro la mascella.
    Sono terribilmente incazzato.
    Mai nessuna ragazza è stata capace di farmi sbroccare in questo modo: di solito non ci penso due volte a mandarle a ‘fanculo, non appena mi fanno girare le palle.
    Ma Annika ha la straordinaria capacità di farmi innervosire così tanto da entrare nella mia testa senza abbandonare i miei pensieri neppure per un attimo.
    Attendo un bel po’ di squilli, cosa che mi aumenta ancora di più il nervoso.
    Dopo tanto la sua voce metallica raggiunge il mio orecchio.
    -Pronto?- mi sembra di percepire una nota di tristezza nella sua voce, ma non ci do affatto peso.
    -E poi tra noi due lo stronzo sarei io, eh?- sbotto, senza neppure salutare, andando dritto al punto.
    Devo assolutamente tirare fuori tutto quello che mi passa per la testa in questo momento, sennò rischio di esplodere.
    -Tom che cosa stai dicendo?- mi chiede lei, allarmandosi.
    Adesso fa anche finta di niente?
    -Perché non me l’hai detto?- le chiedo con tono di voce visibilmente alto ed infastidito.
    -Che cosa?- mi chiede lei, cominciando ad agitarsi.
    Un moto di nervoso si impossessa di me, fino a farmi stringere i denti con forza.
    -Che hai baciato mio fratello- ringhio io, con evidente rabbia nella voce.
    Vediamo se adesso fa ancora finta di nulla.
    Silenzio.
    Il nervoso mi sale alle stelle.
    -Allora?- la incalzo io, con prepotenza.
    -Perché avrei dovuto dirtelo, scusa?- la sua voce arriva alle mie orecchie impertinente, beffarda.
    Una risatina amara si impossessa di me.
    È la rabbia che mi fa quest’effetto.
    -Per lo stesso motivo per cui tu t’aspettavi che io ti dicessi del bacio con Andrea- esclamo io con tono di voce alto.
    Il ragionamento fila, non c’è che dire.
    -Noi non stiamo insieme, Tom- alza anche lei la voce, ricordandomi quello che mi ha detto Bill poco fa.
    -E allora, se non stiamo insieme, perché cazzo ti sei incazzata tanto appena ti ho detto del bacio tra me e Andrea?- le chiedo io con irruenza.
    Non fa altro che contraddirsi da sola.
    Perché non ammette una buona volta che io e lei non siamo semplici amici?
    Silenzio.
    Silenzio che mi da ragione.
    -Non mi sono incazzata- mi contraddice lei, con evidente difficoltà.
    -Continui a dire stronzate, Annika?- alzo ancora di più la voce- tu non mi hai detto che hai baciato mio fratello, cazzo!- urlo, evidentemente sbroccato- ma pretendevi che io ti dicessi di aver baciato Andrea!- continuo io, urlando.
    -Senti, io non ti devo rendere conto di nulla, Tom- sbotta lei, facendomi salire il nervoso all’inverosimile- lo capisci o no che io sono libera?-
    Un moto di rabbia mi rende particolarmente pericoloso, in questo momento.
    -E allora fa’ quello che cazzo ti pare- sbotto infine, con tono sprezzante, chiudendo di colpo la chiamata e scagliando il telefono sul letto.
    È libera?
    Ma che cazzo significa?
    È solo un’idiota se non ammette quello che ormai è evidente.
    È un attimo.
    Sono preda di un istinto omicida e sferro un pugno contro la parete.
    Tutto per colpa sua.








    *







    [ANDREA]









    Ehi piccola mia, che fai?






    È possibile abituarsi a un ragazzo del genere?
    La risposta è no.
    Bill è l’uomo perfetto.
    Questa mattina, dopo che Annika se ne è andata, sconvolta, da casa mia, ho potuto sfogarmi con il mio ragazzo.
    È strano pensare che io, Andrea Linke, abbia finalmente un ragazzo.
    Ho sempre fatto la parte dell’eterna single vicino ad Annika, odiando, come la peste, tutti i suoi ragazzi.
    Quelli che mi piacevano o non mi notavano o, nel caso di Alex, erano gay.
    Sono sempre stata sfigata in amore fino all’arrivo di Bill.
    Ha sconvolto davvero tutto quello che, fino a quel momento, era stata la mia vita.
    È il motivo per cui, da questa mattina, non smetto di sorridere.
    E per cui ho trovato, vagamente, decente una canzone di Avril Lavigne vista di sfuggita mentre passavo da modalità contatti umani a zombie che cammina dopo che Annika se ne era andata.
    Più che la canzone, dannatamente commerciale, sono state le sue parole a colpirmi.



    You said “Hey, what’s your name?” (Tu hai detto “Hey, quel’è il tuo nome?”)
    It took one look (C’è voluta un’unica occhiata)
    And now I’m not the same (E ora non sono più la stessa)

    Yeah, you said “Hey” (sì, tu hai detto “Hey”)
    And since that day, (E da quel giorno)
    you stole my heart and you’re the on the blame (hai rubato il mio cuore e sei l’unico da incolpare)
    yeah, and that’s why I smile (Sì, questa è il motivo per cui sorrido)

    And suddenly you’re all I need (E all’improvviso sei tutto quello di cui ho bisogno)
    The reason why I smile (la ragione per cui sorrido)





    Bill mi ha chiesto chi ero, mi ha fatta salire sulla sua macchina sconvolgendomi.
    Lui ha demolito tutte le mie convinzioni, ha tolto da me ogni briciolo di complesso solo baciandomi.
    Lui che mi saluta con un “Hey” prima di ogni frase, facendomi rigirare lo stomaco.
    È lui che mi ha rubato il cuore con il suo sguardo, rendendomi schiava delle sue labbra e del suo magnetico sorriso infantile e dolce.
    Ed improvvisamente, per vivere, ho bisogno di lui.
    Del suo amore.



    Penso a te, tu?





    Qualche tempo fa mi sarei sentita patetica ma…
    Ora no.
    È vero, Bill è il mio pensiero fisso da questa mattina.
    Mi lascio ricadere, decisamente estasiata, sul letto, fissando il soffitto.
    Dio, il mio cinismo sta svanendo.
    Il mio cellulare vibra e con una velocità che non pensavo di avere apro il messaggio.



    Pensavo di essere l’unico patetico a pensare costantemente alla sua ragazza ma, wow, sono felice di essere nella tua testolina perché anche tu sei nella mia!:) Andy, non sai quanto sono contento di averti!




    Mi lascio andare a un sospiro beato.
    Cazzo, sono innamorata cotta di lui, me ne accorgo ogni ora che passa.
    E mi piace che lui mi riempia di complimenti e frasi da mozzare il fiato, mi fa sentire… importante.



    Sei dolcissimo Bill! Io, beh, sono innamorata di te, mi basta sapere che la cosa è reciproca per stare bene!:)





    Accendo la tv e afferro il mio pacchetto di patatine iniziato la mattina presto e mi soffermo a guardare un stupido telefilm d’amore.
    Non li ho mai capiti, né tanto meno, ho mai cercato di farlo.
    Fino a ieri sera per me l’amore era una perdita colossale di tempo.
    Gli uomini erano tutti dei grandissimi stronzi e le ragazze che passavano da un fidanzato all’altro solo delle puttane.
    Il mio cinismo allontanava la gente.
    Forse è per questo motivo che non ho mai avuto un ragazzo, prima di Bill.



    Ne sono felice :) Comunque, ho parlato con Tom.





    Gli rispondo immediatamente:



    Oh, davvero? Come l’ha presa?





    Un tonfo.
    Volto la testa di un lato e mi ritrovo davanti una maschera di rabbia che una volta doveva essere stato Tom Kaulitz.
    È alla mia porta, ansima.
    Sicuramente si è fatto tutte le scale correndo.
    -Nessuna ragazza mi ha mai fatto incazzare come Annika!- esordisce sbattendo la porta della mia camera.
    Sento tremare la scrivania.
    -Cristo, Tom, non distruggermi la camera!- sbraito mentre Bill mi risponde quello che ho ben capito adesso.



    Davvero male!





    -Io… Io non la capisco proprio- continua ignorandomi –Prima si incazza perché non le dico che ti ho baciato e poi lei non mi dice…- mi guarda –Tu lo sapevi che la tua migliore amica ha baciato il tuo ragazzo?-
    -Sì- ammetto alzando un sopracciglio –Me lo ha detto Bill-
    -Ah bene, l’unico coglione a non sapere che Annika ha baciato mio fratello sono io, bene!- commenta sarcastico e irato.
    Un suo calcio va a colpire una delle travi nel mio letto facendomi balzare in piedi –‘Fanculo!-
    -TOM!- urlo –Sei pregato di non distruggermi la camera-
    Cala il silenzio.
    Lo vedo muoversi nervosamente misurando lo spazio della mia camera, camminando avanti e indietro imprecando e bestemmiando.








    *








    [TOM]







    -Mi fa terribilmente incazzare!- sbotto io sedendomi finalmente sul letto, dopo aver percorso a grandi falcate tutta la sua stanza per una decina di volte.
    Mi sono precipitato a casa di Andrea perché avevo bisogno di parlare con qualcuno.
    Qualcuno che non fosse mio fratello.
    E poi, visto ormai il suo aperto schieramento dalla parte di Annika, con Bill non si possono più fare discorsi del genere.
    Vedo Andrea ridere di poco alle mie parole e scuotere la testa, mentre prende a camminare nella sua stanza con le braccia incrociate sotto il seno.
    -Ti fa ridere?- le chiedo io alzando la voce, visibilmente irritato.
    Lei continua a mantenere quell’espressione di compiacimento sul suo viso, facendomi andare ancora più in bestia.
    -La gelosia ti sta divorando, Tom- dice semplicemente lei, alzando le spalle e continuando a sorridere beffarda.
    Sbatto le mie mani sulle ginocchia e scuoto la testa.
    Un moto di rabbia si impossessa di me.
    Perché quella parola mi da così tanto fastidio?
    Gelosia.
    Io non sono mai stato geloso di una ragazza.
    Non so neppure come si fa ad esserlo, a dire il vero.
    -Ma che cazzo stai dicendo?- sbotto io alzando la voce- non è assolutamente…- la mia voce si blocca immediatamente, nell’esatto momento in cui la porta si spalanca e la figura di Annika mi appare, chiara, davanti agli occhi.
    -Tom è un pezzo di merda- sbotta lei, entrando.







    *





    [ANNIKA]







    Ho i nervi a fior di pelle.
    Una morsa di rabbia mi prende alla bocca dello stomaco e mi sento irrequieta come non lo ero da tempo.
    Perché Tom riesce a farmi incazzare così tanto?
    Mi ha chiuso il telefono in faccia quello schifoso maleducato.
    Ripenso alle parole che mi ha urlato al telefono poco fa.
    Secondo lui io avrei dovuto dirgli del bacio con Bill?
    E per quale motivo?
    Lui non è il mio fidanzato, è questo che forse non è ancora riuscito a capire.
    E poi mi sembra che lui non si sia fatto scrupoli a provarci con la mia migliore amica.
    Suono con forza il campanello di casa Linke.
    Ho assolutamente bisogno di parlare con Andrea.
    Ho bisogno di sfogarmi e soprattutto di tranquillizzarmi.
    Sono stufa, veramente stufa, di dover avere a che fare con Tom.
    Non facciamo altro che crearci problemi a vicenda: ne vale la pena, se non stiamo neppure insieme?
    Il visino dolce ma vivace di Matt mi appare davanti agli occhi, facendomi intenerire.
    Certo che questo ragazzino non ha proprio nulla a che fare con la sorella, eh!
    Abbasso lo sguardo verso di lui e lo vedo sorridermi dolce: mi guarda con quegli occhioni scuri che ho sempre amato.
    Gli sorrido di rimando, mettendo per un attimo da parte la mia rabbia.
    Mi chino verso di lui e gli scompiglio di poco i capelli scuri, lisci.
    -Ciao- esclamo io- tua sorella è in casa?- gli chiedo poi, andando subito al punto.
    Lui annuisce, facendomi spazio.
    -è in camera sua- aggiunge poi con quella vocina adorabile.
    Se non avessi dieci anni più di lui, probabilmente me lo sposerei.
    Mi avvicino al suo visino, gli sorrido e gli stampo un bel bacio sulla guancia paffutella, prima di rialzarmi.
    Lo ringrazio e percorro il corridoio, diretta in camera di Andrea.
    Improvvisamente tutta la rabbia mi sale di nuovo su per lo stomaco.
    Mi avvicino alla lastra di legno e sento delle voci provenire dall’interno.
    È in compagnia.
    Ma di chi?
    Apro con forza la porta, pronta a fare una scenata assurda per sfogare tutta la rabbia che ho in corpo, ed urlo, sbottando:
    -Tom è un pezzo di merda-






    *






    [TOM]







    La voce mi muore in gola e fermo il mio sguardo su di lei.
    Un’occhiata tanto decisa quanto fulminante.
    Il suo sguardo saetta su di me, poi su Andrea, poi ancora su di me, restando a fissarmi per qualche secondo.
    La sua espressione si tinge di delusione, di rabbia, di incredulità.
    L’agitazione mi sale ancora di più nel vederla.
    -Allora avevo ragione a pensare male- asserisce lei, con tono di voce basso e distaccato.
    Sembra…delusa.
    Fa per andarsene, voltandosi, quando Andrea si alza all’istante dal letto, urlando:
    -Fermati Annika- la prende per un polso, bloccandola e facendola voltare di nuovo- non farti venire strane idee in mente, Tom è venuto solo per sfogarsi dopo aver discusso con te al telefono- le spiega Andrea.
    Lo sguardo di Annika resta fermo sulla sua amica.
    -E doveva farlo proprio con te?- la voce di Annika è dura, decisa.
    Decido di intervenire.
    -Si- sbotto io alzandomi- ti da fastidio?- le chiedo io impertinente, imitando il suo atteggiamento.
    Il suo sguardo si punta immediatamente su di me, fissandomi intensamente.
    Dopo qualche istante di silenzio esclama:
    -No!- il suo tono è falso- tanto ormai l’ho capito che ti piace Andrea, non mi sorprendo più di trovarti a casa sua- sbotta lei.
    Non posso fare a meno di ridere.
    Non c’ha capito proprio niente: tutto ci faccio qui, tranne che provarci con la ragazza di mio fratello.
    -Annika- esclama Andrea risentita- lo sai che io sto con Bill!- esclama lei, come per ricordarglielo.
    -Si, ma Tom è un bastardo e da lui mi aspetto di tutto ormai- continua la bionda fissandomi con aria sprezzante.
    -Ah io sarei il bastardo eh?- sbotto avvicinandomi a lei- ti ricordo che tu hai baciato mio fratello e non me l’hai detto!- le punto un dito contro pungendola sul vivo.
    Lei mi lancia uno sguardo fulminante.
    -Sentite, vi lascio soli- si introduce Andrea sventolando le mani in aria- ma cercate di non scannarvi- aggiunge poi uscendo dalla stanza e chiudendo la porta alle sue spalle.
    In questo momento il fatto di essere a casa di Andrea e di averla letteralmente costretta ad uscire dalla sua camera sembra non importare né a me, né ad Annika.
    La vedo incrociare le braccia sotto il suo seno e distogliere lo sguardo da me.
    -Adesso non parli?- le chiedo io con aria provocatoria, fissandola.
    La vedo sospirare profondamente e sciogliere le braccia, lasciandosele ricadere lungo i fianchi fasciati da dei jeans chiari strettissimi.
    -Che cosa vuoi da me, Tom?- mi chiede quasi con tono scocciato.
    -Sapere perché non mi hai detto di aver baciato mio fratello- dico io semplicemente, attendendo da lei una risposta che sia almeno un minimo soddisfacente.
    Non so perché insisto così tanto.
    Ma so che il fatto che lei non me lo dica mi fa terribilmente incazzare.
    -Perché io non sono la tua ragazza, lo capisci o no? Non sono tenuta a dirtelo, se non voglio!- esclama lei a voce alta, convinta di avere ragione.
    -Ma ti aspettavi che io ti dicessi del bacio con Andrea!- esclamo io ovvio- perché io avrei dovuto dirtelo, allora?- le chiedo io, andando dritto al punto.
    Lei tentenna un attimo.
    -Non dovevi dirmelo per forza- se ne esce poi, facendomi salire il nervoso alle stelle.
    -Ma io te l’ho detto- le faccio notare, urlando- e tu hai fatto un casino comunque- esclamo io alludendo al modo in cui c’è rimasta male ed è uscita dalla mia macchina.
    -Non ho fatto nessun casino- continua a contraddirmi lei.
    Mi sbatto le mani lungo i fianchi e sospiro pesantemente.
    Le do le spalle, scuotendo la testa.
    -è impossibile parlare con te, Annika- mormoro io, pensando a quanto sia testarda e irragionevole.
    -Tom ma perché ti da così tanto fastidio?- mi chiede lei curiosa e impertinente nello stesso tempo, abbassando per un attimo il tono di voce.
    Chiudo per un istante gli occhi.
    Perché mi da così tanto fastidio?
    Perché odio pensare che lei abbia baciato un altro ragazzo, mio fratello, per di più.
    Perché odio pensare alle sue labbra su quelle di un altro che non sia io.
    Perché odio pensare che lei possa stare con qualcuno che non sia io.
    Mi volto, guardandola negli occhi.
    Sospiro.
    -Perché io ti sento mia- dico tutto d’un fiato, stupendomi poi di quello che ho appena detto- in un certo senso- aggiungo poi, insicuro.
    Il suo sguardo si tinge di una nota di sorpresa.
    -è vero, non sei la mia ragazza, ma….- mi interrompo, sentendomi un vero idiota in questo momento-…non ti considero neppure solo un’amica, al pari di Andrea. E l’idea che tu abbia baciato un altro e che non me lo abbia detto mi manda fuori di testa- le spiego io con audacia.
    -Lo capisci che anche tu hai fatto lo stesso con Andrea?- mi fa notare lei.
    -Si, ma io te l’ho detto e…mi sono pentito, cazzo! Non ho provato niente e ho pensato a te in quel momento. E tu? Tu non me lo hai neppure detto- le faccio notare, con una vena di rabbia nella voce.
    La vedo abbassare lo sguardo e non mi risponde.
    Lei avrà pensato a me mentre baciava Bill?
    -Tu mi interessi terribilmente, lo capisci?- sbotto io, irruento, fissandola- e non sopporto l’idea che tu ti consideri libera e faccia quello che ti pare, senza calcolarmi minimamente- ammetto io.
    Forse ha ragione Andrea.
    La gelosia mi sta divorando.
    Lei alza lo sguardo verso di me.
    -Conquistami, allora- mormora a voce bassa, facendo un passo verso di me con incertezza.
    Nei suoi occhi una strana luce.
    Sulle sue labbra un lieve sorriso, impercettibile, quasi.
    Conquistami, allora.
    È una sfida?
    Dovrebbe sapere che io amo le sfide.
    La guardo inclinando leggermente il capo.
    Ho capito bene?
    Vuole che io la conquisti?
    Lei annuisce lievemente, continuando a fissarmi con quel sorrisetto misterioso che mi manda letteralmente fuori di testa.
    Sulle mie labbra si fa strada, lentamente, un leggero sorrisetto, mentre un brivido mi corre dentro.
    Mi sento strano.
    Terribilmente strano.
    Faccio un passo verso di lei, fino a ritrovarmela di fronte.
    -Sta attenta allora, perché io ti prendo in parola- la avverto io in un sussurro.
    Poggio un dito sotto il suo mento, alzando il suo viso verso il mio.
    Guardo i suoi occhi ghiaccio che fissano i miei.
    Sarai mia, Annika Stern.

    Capitolo scritto in collaborazione. :asd:
     
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  8. valybaby
     
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    cavolo!!! mi ci sono voluti 2giorni per leggere tutto e è stra bella!!!
    quindi CONTINUAAAAA!!!
     
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  9. _Bl@ck_Sparks!_
     
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    Ciiiiiiiiiiiiiiiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaao ♥
    Vi ricordate ancora della cara vecchia Ale? Da un anno non frequento regolarmente i forum, ma appena ho avuto sufficiente tempo libero mi sono fiondata qui <3 quando continuate che, ve lo assicuro, sono in astinenza?
     
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578 replies since 23/7/2010, 15:56   8966 views
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