[Conclusa] E se volessi un bacio?

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  1. sere96*
     
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    voglio il 1° capitolo.... :nghè:
     
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  2. lastay
     
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    ovviamente ci sono anchio non me lo perdo XD se famo 4 risate XD
     
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    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥

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    Ho finito di scrivere u___ù
    Ora correggo x)
     
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  4. ohsun!
     
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    Sono curiosa *O*
    Attendo il primo capitolo u.u
     
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    Se ricevo in fretta tre UP, posto perchè ho finito
     
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  6. -sensationell
     
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  7. Nacht.
     
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  8. Ioly21
     
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    uuuuuup
     
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  9. -sensationell
     
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    UP!
    UP!

    ecco, siamo a 3 solo miei *-*

    Edited by -sensationell - 1/7/2010, 19:24
     
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  10. Nacht.
     
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    *tossisce* Rainy? u.u
     
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    #1. Ti eccita la principessa?





    "Ti faccio una domanda sola, e so che andrai in crisi;
    ma se mi hai scritto, significa che hai bisogno di chiarimenti.
    E allora dimmi: Ti basto come fratello?" *






    - Vieni con me a vedere un film, Kat? – le domandò sensualmente in un orecchio.
    Katherine, seduta sulle sue gambe, sorrise, consapevole della miriade di quesiti sottointesi a quella domanda, e gli lasciò un umido bacio sul collo abbronzato. – Non posso. Ho già un impegno -, rispose, sussurrando nel suo orecchio.
    - Per esempio? – chiese accigliato il ragazzo. Lo rifiutava così, come se niente fosse?
    La mora si staccò dal suo collo e sorrise raggiante. – Vado a fare shopping con Bill -, trillò entusiasta, lasciando al biondo un bacetto sul naso.
    Adam alzò gl’occhi al cielo. – Oddio! Vado a fare shopping con la principessa! – la scimmiottò ponendo qualche personale modifica.
    Katherine aggrottò la fronte, guardandolo severa. – Lo sai che non voglio che lo chiami principessa -, lo rimproverò.
    Il biondo alzò le braccia, esasperato, facendo roteare i grandi occhi azzurri. – Non so se ti rendi conto, tesoro, ma io, in teoria, dovrei venire prima della principessa -, insisté.
    - Bill è il mio migliore amico -, ribatté la ragazza, con tono fermo.
    - E io sono il tuo ragazzo! –
    - Tu mi puoi lasciare, lui, invece, ci sarà sempre per me -, lo rimbeccò la ragazza.
    - Va bene, va bene, ho capito – . Era impossibile cercare di farla ragionare. Bill veniva sempre prima di tutto per lei. - Cosa andate a comprare? – chiese poi, cercando di mostrarsi un minimo interessato. Katherine era molto suscettibile quando si parlava del suo migliore amico, e Adam sapeva che era meglio se faceva finta di amare quel ragazzo alla follia tanto quanto lo amava lei.
    Gl’occhi della bruna si illuminarono. – Vestiti! Bill ha un appuntamento! – esclamò entusiasta.
    - Un appuntamento -, ripeté il biondo, scettico.
    - Sì! Con un figo da paura, oltretutto! –
    Adam la fulminò con lo sguardo e Katherine sorrise colpevole. – Tu sei più bello -, aggiunse poi.
    - E ci mancherebbe! –
    La ragazza ridacchiò e si spostò, lasciandosi cadere sul divano, di fianco al suo ragazzo. – Avresti dovuto esserci in quel locale! – esclamò, quasi sognante. – Si sono contesi Bill in cinque! In cinque, ti rendi conto?! Quel ragazzo è troppo per gli occhi di quei poveri malcapitati -, scherzò, ricordandosi di quella sera.
    Il moro e Katherine avevano l’abitudine di passare tutto il loro tempo assieme. Erano amici di infanzia e, qualche anno prima, avevano deciso di comprarsi un appartamento tutto per loro e di sfuggire ai pregiudizi e alla monotonia di quel paesino in mezzo ai campi di nome Loitsche.
    Due sere prima erano stati in un locale nel centro di Berlino, come al solito, e, nel giro di due secondi, si erano ritrovati circondati da ragazzi dallo sguardo lungo e languido.
    Stabilito che no, Bill non era una ragazza, un primo ragazzo si era fatto avanti e gli aveva chiesto di ballare, ma, quando il moro era stato in procinto di accettare, ne era giunto un altro, con la pretesa di essere lui il suo cavaliere. Nel giro di due minuti Bill si era ritrovato con cinque mani tese di fronte a lui.
    - Ho scelto io per lui! – continuò la ragazza. – Era così intimidito che ad un certo punto l’ho spinto contro un ragazzo castano dal sorriso mozzafiato. Tanto sapevo che voleva ballare con quello -.
    - E da cosa l’avresti capito? – chiese Adam, cercando di nascondere lo schifo.
    - A Bill piacciono, più o meno, sempre lo stesso tipo di ragazzo -, rispose.
    Il biondo la guardò perplesso e Katherine sorrise. – Billy è sempre quello passivo nella coppia, per cui, prima cosa, bisogna trovarne uno che sia in grado di ricoprire il ruolo attivo. Quel ragazzo aveva un sorrisetto furbo che parlava per lui. In secondo luogo, il più bello dei due deve essere sempre e comunque Bill. Sai che è vanitoso -.
    Adam forzò un sorriso sbilenco.
    - Terzo… - ci pensò qualche secondo. - Deve essere bravo a fare pompini! – esclamò infine.
    Se il biondo fosse stato intento a bere qualcosa avrebbe sputato tutto sul tappeto sotto i suoi piedi, imbrattandolo completamente. Dato che, però, non aveva nulla di liquido in bocca, si limitò a sgranare gli occhi, guardando la sua ragazza terrorizzato. – E-e tu come lo sapevi che quello era bravo a… a fare quello? – deglutì.
    - Non lo sapevo -, rispose con semplicità la mora, alzando le spalle. – So solo che aveva un piercing alla lingua, e so che Bill ha sempre desiderato qualcuno che potesse fargli sentire quello che lui fa sentire agli altri -.
    - Ah -, si limitò a rispondere il ragazzo, sconvolto.
    - Quindi oggi andiamo a fare compere, perché stasera ci esce –, spiegò la mora.
    - Non capisco una cosa, però -, ammise Adam, guardando crucciato la sua ragazza.
    - Cosa? –
    - Voi due non uscite forse più o meno due volte a settimana a fare shopping? Non sarà un po’ troppo? –
    Katherine sorrise. – Non è colpa mia! E’ Bill che non indossa mai lo stesso capo per due appuntamenti diversi! –
    Il biondo ragionò sulle parole della ragazza. – Sarebbe a dire che andate a fare compere ogni volta che Bill cambia ragazzo? –
    - Esattamente -.
    - Cazzo, non solo è gay, è anche una troia -, borbottò il ragazzo schifato.
    Katherine non si lasciò sfuggire quel commento e lo guardò con aria minacciosa. – Che hai detto, Adam? –
    Il biondo la guardò negli occhi, seriamente preoccupato. – Ho detto che è una troia, Kat. E non riesco a capire come fai a parlare di certe cose così tranquillamente! Ti rendi conto che il tuo coinquilino si lascia scopare dalla metà della popolazione maschile di Berlino?! Dio, che schifo -.
    - Bill non è una troia, Adam. E’ il mio migliore amico e tu non hai il diritto di parlarne così -.
    - Sto solo dicendo la verità! – esclamò l’altro, - No, seriamente, Kat, io non ti capisco! Quello fa pompini alla gente nella vostra casa e non si vergogna nemmeno un po’! Senza contare che tu lo lasci fare e ne sei pure felice! –
    - E che dovrei fare?! Se io ti porto in casa mia e sto con te non mi pare lui dica qualcosa! –
    - Ma per noi è diverso! -.
    Katherine strinse i pugni, infuriata. – Cosa c’è di diverso tra lui e te, eh? Che tu sei etero e lui omosessuale?! Ma vai a farti in culo, Adam! –
    - E’ lui che ci va, non io, Kat. E ora non so nemmeno perché stiamo discutendo su un frocio del cazz- -
    Un sonoro schiaffo vibrò nell’aria, schiantandosi sulla guancia del biondo, che voltò repentinamente la testa verso destra. – Qui l’unico che fa schifo sei tu, Adam -, sibilò, delusa.
    Il ragazzo, che ormai aveva perso la pazienza, afferrò malamente i polsi di Katherine e, con un movimento veloce, la costrinse a rimanere incollata allo schienale del divano, ponendole le mani ai lati del viso. Si mise di fronte a lei, abbassandosi per raggiungere la sua altezza. – Ti fa schifo quando mi implori di fare più forte, Kat? Fa schifo quando ti faccio godere? EH?! – domandò retoricamente. Il suo tono era minaccioso.
    Katherine si sentì ferita da quelle parole. – Se avessi un minimo di tatto e buon senso -, rispose la ragazza, freddamente. – Ora non mi rinfacceresti queste cose. Io vengo a letto con te perché ti amo, non per godere -.
    Adam rise, di una risata ironica e scontenta. – Oh, quindi vorresti dirmi che non ne ricavi nessun piacere? Adesso capisco -. Rise ancora, come un pazzo, e la mora si spaventò davanti alla sua reazione. – E’ per questo che passi tanto tempo con quel frocio, eh?! – tuonò davanti al suo viso. – Così lo puoi vedere mentre viene scopato! E’ così che godi, non è vero?! –
    - Ma che diavolo stai di- - Il ragazzo la interruppe nuovamente.
    - Ti eccita la principessa? Eh?! Dimmi un po’, Kat: ti eccita?! –
    Qualcosa, in quell’istante, nel cuore di Katherine si spezzò.
    A volte è davvero curioso, come le cose vengono a galla.
    La ragazza cercò di divincolarsi, ma la presa di Adam era troppo forte.
    - RISPONDIMI! – tuonò. – Ti ecci- -
    La mora gli sputò in un occhio, e il ragazzo mollò la presa, portandosi le mani sul punto sensibile dove era stato colpito. Katherine cercò di scappare, spostandosi all’altro lato del divano, ma Adam la riafferrò per una caviglia e la fece cadere nuovamente, facendola urlare.
    - LASCIA- –
    Uno sparo.
    Quell’urlo rimase sospeso nel silenzio, mentre la guancia della ragazza prendeva a pulsare, rossa e calda come il fuoco. Davanti ai suoi occhi riusciva a scorgere solo la pelle chiara e leggermente rovinata di quel grande divano, più volte spettatore del loro amarsi.
    E ora? Di cos’era spettatore ora?
    Gli occhi di Katherine si riempirono di lacrime, mentre Adam, con la mano tremante, ancora in aria, osservava sconvolto la sua ragazza. Non poteva credere di averlo fatto veramente.
    La mora si voltò piano, l’orgoglio sul viso a ricacciare indietro le lacrime. I loro occhi si incontrarono giusto per una frazione di secondo, delusi e feriti, poi, la ragazza fece pressione sulle le braccia, e si mise a sedere, sfuggendo alla presa ormai inesistente del biondo.
    Adam avrebbe voluto scusarsi, ma dalla sua bocca non uscì un suono. Vide solo Katherine alzarsi, con apparente calma, fiera come un leone, poi, due secondi dopo, sentì la porta di quella che avrebbe dovuto diventare la loro casa coniugale chiudersi con un sibilo.
    Nessun botto di una porta che sbatte.
    Nessun “Inseguimi, sono solo arrabbiata”.
    No, quello era un vero e proprio addio.
    L’addio di chi lascia qualcosa alle sue spalle senza nessun rimpianto.


    ☺♥☺♥☺



    L’appartamento dei due amici non era grandissimo. Da furori, oltretutto, sembrava ancora più piccolo, data la sua nascosta locazione. Di fatti, prendeva posto tra le villette di gente decisamente ben messa per quanto riguarda il contro in banca, cosa che non si poteva dire né della ragazza né dell’amico, entrambi camerieri. Dalla strada si riusciva giusto a scorgere la porta di legno di noce occupata da una variopinta vetrata di cattivo gusto, e un vaso dal diametro di una palla da basket, che ospitava una verdeggiante pianta di limoni. Aveva un bell’aspetto, sicuramente, peccato che in tutti quegl’anni, Bill e Katherine non avessero mai visto l’ombra di un frutto.
    La ragazza si abbassò verso il sottovaso e andò alla ricerca del mazzo di chiavi comune, che lei e l’amico avevano deciso di porre lì, al posto che sotto lo zerbino, in caso di emergenza.
    Svogliatamente, fece girare la chiave nella serratura sgangherata, e, una volta aperta la porta, pose nuovamente il mazzo al suo posto. Entrò in casa strascicando i piedi, senza nessuna voglia di muoversi, e si addentrò nello stretto corridoio dalla oscena tappezzeria a righe color pastello.
    - Bill? – chiamò, neanche troppo forte, consapevole dell’udito sopraffino dell’amico. Aveva l’orecchio da musicista Bill. Percepiva cose che altri non avrebbero notato nemmeno stando attenti.
    - Kathi! – trillò il moro dal piano superiore. – Sono in camera mia! –
    La ragazza sorrise nel sentire l’amico così allegro e salì le scale, di fronte alla porta d’entrata, superando la piccola cucina dai mobili bianchi e rigorosamente plastificati, e il salotto luminoso: l’unico spazio della casa veramente decente.
    Il piano superiore era piccolo tanto quanto quello inferiore, e ospitava giusto una stanza in più. C’erano due camere da letto e un bagno comune, che più che un bagno pareva un buco: una doccia, il water, un lavandino con lo specchio: tutto qui.
    Superò la sua camera sulla destra e il bagno a sinistra, e si diresse a quella di Bill: la più grande, in fondo al corridoio. Non c’era un motivo preciso per cui al moro fosse toccata la stanza più grande. Era successo e basta.
    - Bì? Posso entrare? – domandò la ragazza prima di aprire la porta. Di solito non domandava all’amico il permesso, ma, dato che era tornata in anticipo, non poteva sapere che cosa avrebbe trovato.
    - E me lo chiedi?! – ribatté il ragazzo dall’altra parte.
    La mora sorrise ed entrò nella stanza.
    Le tapparelle erano completamente abbassate, e la camera era appena rischiarata da una abatjour sul comodino di fianco al letto a una piazza e mezzo. E lui era lì, proprio accanto ad esso, davanti a due camicie praticamente identiche, indeciso sul da farsi.
    - Ehi, ben tornata! – la salutò con un sorriso, portando la sua attenzione sulla ragazza. I lunghi rasta gli sfiorarono dolcemente le spalle nude, procurandogli un leggero solletico.
    - Ancora non sei pronto?! – esclamò divertita Katherine, inarcando un sopracciglio e osservando il piccolo e asciutto petto diafano di Bill, lasciato scoperto.
    - Non pensavo tornassi così presto –, si difese il ragazzo. – Di solito quando sei da Adam ritardi sempre di una mezz’ora buona -.
    La ragazza sorrise e si avvicinò all’amico. – Beh, d’ora in poi non ritarderò più -.
    Bill la guardò scettico e la baciò su una guancia, come era solito fare quando rivedeva l’amica. – Certo, Kathi. E io ti credo -, ribatté ironico.
    La ragazza sospirò e si lasciò cadere di traverso sul letto del moro, suscitando un gridolino disperato dalla bocca di questi. – Kathi! I vestiti! –
    - Li stiro io, per cui ho il sacrosanto diritto di stare qui sopra –, si difese svogliatamente la ragazza.
    - Ma io li devo indossare, dopo! – protestò il moro, ma lei non gli diede ascolto e prese il secondo cuscino presente sul letto, stringendoselo al petto.
    - E’ un fottuto bastardo -, sibilò, affondando il viso nel soffice tessuto.
    Bill lasciò perdere la battaglia indetta per salvare i suoi vestiti e si sedette di fianco alla mora, poggiandole una mano su un fianco, mentre questa gli dava le spalle. – Chi? – chiese il ragazzo, accigliato. – Adam? –
    Katherine annuì, trattenendo le lacrime. Non voleva piangere per quel… quel… Non sapeva nemmeno come definirlo!
    - Che è successo, Kathi? – chiese dolcemente il ragazzo, facendo una leggera pressione per voltare la ragazza dal suo lato.
    La mora si raggomitolò su se stessa, portando le gambe attorno al cuscino, e rotolò verso l’amico, portando il suo viso vicino alla stoffa dei pantaloni della tuta di Bill, e afferrandola con le dita, mentre sul suo viso prendeva vita il broncio tipico del pianto.
    - Kathi… - sussurrò il ragazzo, carezzandole i lunghi capelli neri.
    La ragazza si trattenne dal piangere finché poté, ma la morsa attorno al suo cuore non l’aiutò, e ben presto dense lacrime rigarono il suo viso, rosso di frustrazione. Tirò su col naso più e più volte, mentre le calde mani di Bill le carezzavano la schiena, scossa dai singhiozzi.
    Il ragazzo non fece domande e cullò dolcemente l’amica, straziato nel vederla in quello stato. Purtroppo, doveva confessare di sapere che quella storia sarebbe finita in malo modo. Adam non gli era mai piaciuto, e aveva ragione di pensare che quell’antipatia fosse reciproca.
    Katherine era speciale.
    - Non ti ha mai meritata, Kathi -, le sussurrò dolcemente. – Tu sei tutta mia -.
    La ragazza sorrise nel pianto, e, ben presto, tranquillizzata dal calore del suo migliore amico al suo fianco, si addormentò.


    ☺♥☺♥☺



    Quando si risvegliò, di Bill non c’era la minima traccia.
    Si mise a sedere, tenendo di peso il busto sulle braccia, e si guardò in torno, spaesata. La stanza era buia, ma le tapparelle erano alzate, questo significava che era già sera.
    Barcollante, si alzò dal letto e si diresse alla porta, sfregandosi le palpebre, appiccicate una all’altra come incollate.
    Decise di fare una capatina al bagno, intenzionata a cancellare le salate scie, ormai secche, delle sue lacrime.
    Si sentiva decisamente meglio, se non metteva in calcolo il senso di smarrimento. Quando si risvegliava dopo una dormita pomeridiana si sentiva sempre così. Sembrava uno zombie.
    Giunse davanti alla porta del bagno, e notò che la luce al suo interno era accesa.
    - Bì? – domandò, con la voce impastata.
    Il ragazzo, intento a truccarsi dall’altra parte della tavola di legno, aprì la porta, con un sorriso luminoso, che lasciò un secondo senza fiato la ragazza. – Ehi, Kathi! Stavo giusto per venire a svegliarti -. Il moro la invitò a entrare, e la ragazza si lasciò cadere pesantemente sulla cesta del bucato da lavare, con aria confusa, accanto al lavandino.
    - Rimbambita, eh? – domandò divertito Bill, mentre si passava il mascara sulle ciglia già spropositatamente lunghe.
    - Già -, sbiascicò lei in risposta. – Che ore sono? Dobbiamo andare a fare shopping -, ricordò, sbadigliando.
    Bill ridacchiò. – Sono le otto e mezza, tesoro, e io sto per andare a quell’appuntamento –
    La ragazza sgranò gli occhi incredula. – Le otto e mezza?! – esclamò. – Porca miseria! Io devo uscire con Samy! – continuò, mettendosi in piedi e correndo fuori dal bagno per fiondarsi in camera sua.
    - Oh, sì, grazie per l’interessamento, Kathi. La camicetta l’ho comprata da solo. Mi sta bene, vero? Sì, lo so -, si disse da solo il ragazzo, mentre passava uno strato di burro cacao alla fragola sulle labbra.
    Ammiccò soddisfatto della sua immagine e del suo nuovo acquisto, dalle piccole borchie gotiche, mentre nell’altra stanza sentiva l’amica mettere a soqquadro il suo armadio.
    Sì, stava decisamente meglio.
    Contò fino a tre, a braccia conserte davanti al lavandino, e attese il richiamo d’aiuto da parte di Katherine, che, allo zero, risuonò forte e chiaro per tutta la casa.
    Bill sorrise e afferrò la falsa Luis Vuitton che aveva lasciato sulla tazza chiusa del water. – Arrivo! -


    ☺♥☺♥☺



    - Perdonami, Samy! Ti supplico, ti scongiuro! – pregò Katherine, di fronte all’amica, con le mani giunte davanti al viso.
    - Che cazzo, Kat! E’ più di mezz’ora che ti aspetto! – esclamò la rossa contrariata, rimasta fuori, al gelo del Novembre di Berlino ad attendere la ragazza.
    - Mi dispiace, mi sono addormentata! – spiegò la mora.
    - E ti sembra una scusa valida?! – tuonò l’amica infervorata e Katherine chiuse gli occhi.
    - E se ti dicessi che ho lasciato Adam? Questa sarebbe una scusa valida? – domandò aprendo un occhio soltanto.
    La rossa la guardò stupita, poi si ricompose. – Dipende! -, rispose. – Mi stai prendendo in giro o l’hai fatto seriamente? – chiese cauta.
    Kathi aprì entrambi gli occhi e sospirò. – Diciamo che non l’ho detto a voce, ma l’ho lasciato intendere. Non lo voglio più vedere -.
    Sul viso di Samantha nacque un sorriso a trentadue denti. – Era ora! – esclamò. Se c’era una persona che le era sempre stata sui cocomeri, quella era proprio Adam. Odiava l’aria di sufficienza con cui guardava la gente, credendosi figo solo perché aveva soldi da buttare. – Benissimo! Perdonata, amica mia! Su, Kat, Sali che si muore di freddo -, la ragazza rabbrividì ed entrò nella sua sgangherata volvo, accendendo immediatamente il riscaldamento, mentre la mora faceva il giro del veicolo per entrare dall’altra parte.
    - Non vuoi sapere cosa è successo? – chiese Katherine, quando fu dentro, mentre si stringeva su se stessa e affondava il viso nel suo lungo cappotto nero.
    Samantha mise in moto, cambiò la marcia, e portò un braccio introno alla parte alta del sedile dell’amica, guardando dietro per controllare l’avvicinarsi di altre vetture. Constatato che quella via era deserta come al solito, fece la retro e, con una sgommata, voltò la macchina, mettendosi in carreggiata.
    - I dettagli non sono importanti -, rispose quindi. – So solo che oggi si festeggia, baby -.
    Katherine ridacchiò, e le due si diressero alla solita discoteca del Sabato sera.


    ☺♥☺♥☺



    Rientrò in casa scocciata e stanca. Non avrebbe pianto una lacrima per quel pezzo di merda. Nemmeno mezza!
    L’appartamento era avvolto dal buio, e Katherine decise di non accendere la luce. Camminava su quel finto parquet da tanto di quel tempo che avrebbe saputo benissimo localizzare tutte le macchie presenti sulla tappezzeria anche in quelle condizioni.
    Salì le scale, intenzionata a raggiungere camera sua e a rinchiudersi dentro per le successive dodici ore, senza pensare a nulla se non a quanto fosse bello il soffitto.
    Arrivata al piano superiore, però, i suoi piedi si scontrarono con qualcosa di morbido, e si attorcigliarono attorno ad esso, facendo cadere la mora sul pavimento con un tonfo sordo.
    Imprecò mentalmente, mettendosi a gattoni.
    - C… c’è… qualcuno -, bisbigliò una voce, in fondo al corridoio.
    Katherine la riconobbe come quella del suo migliore amico, e rimase sconcertata nel venire a sapere che era in casa. Significava solo una cosa…
    - Shh… Non c’è nessuno -, rispose un’altra voce maschile.
    Katherine si portò una mano sul viso stanco per poi sospirare. Ecco, li aveva anche colti in flagrante.
    Controllò in cosa era inciampata e, tastando, riconobbe una camicia. A giudicare dagli spuntoni che sentiva di tanto in tanto rigirandosela tra le mani, doveva trattarsi di quella di Bill che aveva comprato quel pomeriggio.
    Cazzo, non hanno neanche atteso si essere in camera, pensò, sorridendo un poco. Bill passava più tempo nudo che vestito; ormai non si stupiva più di nulla.
    Si rialzò preoccupandosi di prendere il capo d’abbigliamento con sé, e si accinse ad entrare nella sua stanza.
    - Ah… - un gemito roco la fece arrossire e rabbrividire allo stesso tempo. Dio… Quello era Bill, vero?
    In realtà era la prima volta che lo beccava in compagnia. Solitamente il moro era molto discreto e portava a casa ragazzi solo quando era sicuro che lei sarebbe rimasta impegnata fuori tutta la notte. Prima che lei tornasse, poi, si preoccupava di far sparire tutte le prove, compreso il suo compagno di giochi.
    Sentirlo ansimare così pesantemente l’aveva fatta imbarazzare non poco.
    - Ah… Chris… fa’ piano… -
    Katherine rabbrividì nuovamente, incapace di entrare semplicemente in camera sua e ripiombare nel silenzio.

    Così puoi vedere mentre viene scopato! E’ così che godi, non è vero?!


    La voce di Adam le rimbombò nella testa, facendole stringere la presa sulla maniglia della porta, che ancora attendeva di essere abbassata.
    L’aveva accusata di cose che non stavano né in cielo né in terra! Lei non si eccitava per certe cose! E poi da dove veniva la predica? Da uno che si era consolato come se niente fosse con tre biondine la sera stessa? Cazzo, si era anche fatto beccare!
    La ragazza voltò il viso verso la camera dell’amico, e, munita di tutto il suo orgoglio ferito, si avvicinò silenziosamente, intenzionata a dimostrare a se stessa e ad Adam (anche se non poteva vederla) che diceva solo un mucchio di stronzate.
    Man mano che si avvicinava, riusciva a percepire più chiaramente quei lievi suoni. C’era buio, e questo non faceva che acuire il suo udito.
    Ansimi, gemiti, un lento strofinio, il respiro corto e spezzato, lo schiocco bagnato di labbra avide e impazienti: la melodia della lussuria.
    Nel corridoio c’era ancora la scia di un profumo dolce e stuzzicante, che la ragazza riconobbe immediatamente come quello di Bill. Aveva qualcosa di particolare. Ti attaccava le papille gustative come una pioggia di missili, e ti faceva salire l’acquolina in bocca, facendoti pregare per avere di più.
    La ragazza si ritrovò ad annusare l’aria a occhi chiusi, senza neanche accorgersene. Quel profumo, mescolato all’odore della pelle di Bill era un concentrato di passione. Bill era sesso. Lo sapevano bene tutti.
    Si avvicinò ulteriormente, cercando di non cedere al leggiero mal di testa che accusava. Una cosa era certa: quel profumo stordiva. Era come un afrodisiaco.
    La porta della camera del moro era appena socchiusa, e la debole luce lunare illuminava appena qualcosa che si muoveva, attaccata al muro, proprio davanti agl’occhi di Katherine.

    Dimmi un po’, Kat: ti eccita?!


    La ragazza scosse la testa scacciando quella voce, e si lasciò cadere, attenta a non fare il minimo rumore, di fianco alla porta, laddove riusciva a spiare da quella piccola fessura, che sembrava essere stata lasciata lì appositamente, proprio per invitare qualcuno ad ammirare lo spettacolo.
    E quel qualcuno, quel giorno, era proprio lei.
    Cercò di riordinare quel groviglio indefinito aguzzando la vista ed evitando accuratamente di concentrarsi sui suoni. La imbarazzavano non poco, e non sapeva perché.
    Piano piano quella strana figura prese forma, assumendo un capo e una coda, mentre la ragazza cercava di mantenere la calma e di non scappare scandalizzata. In fondo era una cosa normale, no? Perché avrebbe dovuto vergognarsi? Stavano solo…
    Quando l’ennesimo gemito nacque nella gola di Bill sopraffatto dal piacere, e questi portò indietro la testa, come tirato da una forza invisibile, la ragazza fu in grado di riconoscere la linea sensuale del suo collo, dove piccole goccioline di sudore brillavano, scivolando lente verso il suo petto o verso la sua schiena nuda, inarcata in una posizione di pura estasi.
    Fece vagare qualche secondo i suoi occhi, il cuore che batteva forte, un po’ per la paura di essere scoperta, un po’ per la situazione anomala.
    Doveva solo dimostrare che non le piaceva ciò che vedeva. Sarebbe rimasta lì giusto un po’, poi, dopo aver constatato di essere perfettamente tranquilla, si sarebbe alzata e se ne sarebbe andata. Sì, avrebbe fatto così…
    Lo sguardo risalì pudico verso l’alto, prima che si potesse avventurare in territori non esplorabili, mentre la ragazza si sentiva riscaldare tutto il corpo. Il sangue pulsava caldo nelle labbra e tra le cosce; proprio lì dove non avrebbe dovuto.
    Ripercorse il collo sudato in attesa di essere marchiato da un rovente bacio, e incontrò lo spigolo del mento, fino alle labbra dolcemente schiuse, incapaci di trattenere suoni proibiti, rosse, gonfie e umide di saliva.
    Senza rendersene conto, Katherine si passò la lingua sulle labbra, improvvisamente fattesi aride.
    Gl’occhi di Bill erano il vero specchio di ciò che stava provando: lucidi di lussuria, socchiusi e vitrei. Era in’altra dimensione, in un altro mondo: era nel suo Eden proibito.
    Il petto del moro si alzava e abbassava velocemente, con un ritmo irregolare e l’aria usciva dalle sue labbra calda come se queste fossero state le porte di un inferno di fuoco.
    L’ansimare del ragazzo riempì la testa di Katherine, che prese a respirare irregolarmente tanto quanto lui, mentre il suo sguardo tornava giù, laddove, improvvisamente, non riusciva più a non andare a posarsi.
    Superò, leccandosi le labbra, il piccolo anello che perforava il suo turgido capezzolo sinistro, e giunse all’ombelico. Le mani fremevano, stringendo convulsamente il suo vestitino da sera, scelto proprio da Bill sono qualche ora prima.
    Stando con lo sguardo al livello del ventre piatto del moro, riusciva a vedere i capelli sbarazzini del castano che lei stessa aveva scelto per essere lì in quel momento, muoversi, insieme al suo capo.
    Scese ancora, e i suoi occhi si strinsero velati da una nuova violenta sensazione di impotenza.
    Il sesso scivoloso e retto di Bill svettava nell’aria intrisa dell’odore sublime della pelle del ragazzo, lussuriosamente leccato e baciato dalla giocosa lingua dell’altro, mentre, con le mani, questi gli teneva le cosce divaricate, e gli stimolava i testicoli con le dita esperte, facendo sibilare di piacere il moro.
    Le sembrava di sentire il sapore delizioso e pungente sulla lingua, mentre la pallina del piercing di Chris lavorava sul glande bagnato del moro.
    - T-ti prego… - sfiatò Bill tra gl’ansimi; la voce impastata, roca e impaziente.
    I brividi scorsero sulla schiena della mora.
    L’altro ragazzo lo torturò ancora un po’, prendendo tra le labbra calde solo la punta imbrattata di liquido pre-seminale e il moro inarcò ulteriormente la schiena, portando una mano dietro il capo del castano, mentre l’altra artigliava la parete alle sue spalle, e obbligandolo a ospitarlo più a fondo.
    Chirs sorrise, mentre Katherine prese a tremare convulsamente, gli occhi sgranati.
    Bill cominciò a muovere ritmicamente il bacino, scopando la bocca dell’altro, che lo lasciò fare, giocando con la lingua all’interno della sua cavità, per stimolarlo ulteriormente.
    I gemiti non risparmiati del moro si infransero sulle pareti della stanza.
    Avanti, indietro…
    Avanti, indietro…
    Avanti, indietro…
    Il frusciare della stoffa che Bill portava ancora, abbassata alle caviglie, ipnotizzò la ragazza, che divaricò le gambe, presa dalla foga del momento e dalla confusione nel suo stomaco, e poggiò la testa al muro dietro di lei, con il respiro corto, le labbra pulsanti di muto desiderio, e gli occhi lucidi appena socchiusi.
    Si sentiva bollente.
    Sentiva l’odore del sesso, penetrarla fino alle ossa.
    Chris prese a succhiare avidamente e con forza, e Bill boccheggiò, trattenendo un urlo sorpreso. Strinse ulteriormente i capelli del castano; sicuramente non si stava preoccupando di non fargli male.
    Katherine si ritrovò ad ansimare, la mente appannata da una sensazione totalmente nuova.
    Quella bocca… Quella che stava portando il suo migliore amico al limite, non era altro che la sua, in quell’assurdo momento.
    Sentiva il suo membro tra le labbra, scivoloso, viscido e bollente nella sua cavità orale. La riempiva come nient’altro al mondo.
    E lo sentì, forte e chiaro, anche quando venne, imbrattando tutto di quel liquido bianco capace di far andare in Tilt le sue papille gustative.
    L’urlo di Bill riecheggiò nella sue orecchie, come il più delizioso dei suoni, e lei deglutì, ingerendo soltanto aria, mentre per il suo esofago percepiva scorrere tutt’altro.
    Lo vide sorridere al soffitto, sfinito dal piacere, mentre Chris tornava in posizione eretta, ponendosi di fronte a lui.
    Si scambiarono uno sguardo complice, respirando qualche secondo l’uno sull’altro, poi, il castano unì le sue labbra sporche a quelle di Bill, facendogli assaggiare la sua stessa essenza, che il moro si preoccupò di raccogliere totalmente, leccando lascivamente ogni goccia sulle labbra dell’altro.
    La ragazza gemette, incapace di mantenere il silenzio e si accorse di ciò che stava facendo, solo quando Bill invertì le posizioni con il compagno, e lo fece sbattere contro a porta, chiudendola con uno scatto.
    Si risvegliò dal suo stato di trans ritrovandosi sudata e calda, il respiro mozzo e lo stomaco dolente, come attorcigliato su se stesso.
    Deglutì strizzando gli occhi per recuperare lucidità, e, faticosamente, si rialzò, trascinandosi alla sua stanza, nella quale si rinchiuse, lasciandosi scorrere sulla porta, fino a trovarsi nuovamente a terra.


    Serrò gli occhi, cercando di riprendersi, e imprecò a denti stretti, lasciando scivolare lacrime amare sulle sue guance.



    Era tutta bagnata.










    E’ così che godi, non è vero?






















    Ti eccita la principessa?















    * Citazione al mio diario personale.


    Note finali: Cioè... Cioè!
    Io non so nemmeno cosa dire! E' la prima volta che scrivo una cosa simile e ho paura che vi abbia fatto schifo
    *cerca di calmarsi*
    No, non ce la faccio
    Vi chiedo solo di essere sincere, perchè sono agitata come una cretina e non riesco a fare un periodo di senso compiuto ç_ç
    E sono anche in anticipo, grazie ai vostri UP! x)



    *scappa prima che lancino i pomodori*


    Note finali #2: Io mi dimetico sempre le cose .-.
    Il pezzo principale (sapete tutte di che parlo) è dedicato alla donna Gretütz

    Edited by .Nightmare; - 3/2/2011, 17:54
     
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  12. Nacht.
     
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    io.non.capisco.più.niente.
    ho il cuore che batte a non so quanto, brividi ovunque e un nodo allo stomaco allucinante.
    non so esattamente cosa dire, sono meravigliata.
    mi ha fatto schifo? stai scherzando vero? hai descritto tutto in modo così sensuale che, cavolo, non riesco a pensare..sono incantata.
    se potessi ti quoterei tutta l'ultima parte dicendo che è tutto, davvero, eccitante u___u
    che dire di questo capitolo? non è una meraviglia, è molto, molto, ma molto di più.
     
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  13. makes me feel alive ~
     
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    Rain, ti amo *scappa*

    adam morto. bill e kathi.
    fine ù_ù
     
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  14. DiANaReN
     
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    bravaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
     
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  15.  
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    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥

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    CITAZIONE (DiANaReN @ 1/7/2010, 20:17)
    bravaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

    Tu sei sempre molto essenziale, nei commenti AHAHAH XD
    Grazie, Rei ♥

    CITAZIONE (makes me feel alive ~ @ 1/7/2010, 20:02)
    Rain, ti amo *scappa*

    adam morto. bill e kathi.
    fine ù_ù

    Amore mio amante dell'NC17
    Ti amo anch'io u_ù

    CITAZIONE (Nacht. @ 1/7/2010, 20:01)
    io.non.capisco.più.niente.
    ho il cuore che batte a non so quanto, brividi ovunque e un nodo allo stomaco allucinante.
    non so esattamente cosa dire, sono meravigliata.
    mi ha fatto schifo? stai scherzando vero? hai descritto tutto in modo così sensuale che, cavolo, non riesco a pensare..sono incantata.
    se potessi ti quoterei tutta l'ultima parte dicendo che è tutto, davvero, eccitante u___u
    che dire di questo capitolo? non è una meraviglia, è molto, molto, ma molto di più.


    Ti amo, Angi ♥
    Spero che sia stato eccitante, tesoro! Altrimenti non è uscito come avrei voluto x)
    Senza contare che mentre scrivevo sembravo un forno a microonde o.ò
    Ero bollente x''D
    Scriverle è quasi peggio che leggerle, certe cose. Passi più tempo a immaginartele x'D
     
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792 replies since 30/6/2010, 18:22   22805 views
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