Diaro di un Kaulitz.

non è semplice amore fraterno...

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  1. tombillina
     
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    Premetto che non mi piace proprio. Ma eccovi accontentate :D

    CAPITOLO 2
    Il giorno dopo Bill si svegliò presto. Erano soltanto le due di notte. In
    tutta casa si sentivano rintoccare gli orologi a pendolo del padre. Tom, per tranquillizzare i genitori, aveva detto che dormiva da Andreas, Bill sapeva che non era vero. Si alzò dal letto e si stese su quello del gemello, ancora impregnato dal suo odore, che non se ne voleva andare. Incominciò a picchiarsi da solo, un pugno, due, poi un calcio, un graffio, ed ecco, un altro pugno. Continuò così fino a che non sentì un caldo liquido scendere sulla guancia. Si tastò con prudenza tutta la faccia. Cadde a terra distrutto, lasciando che il sangue scorresse caldo e si mischiasse alle lacrime. Poi si precipitò in bagno, si strappò i vestiti da dosso e si infilò nella doccia. Rimase per un bel po´ sotto l´acqua scrosciante perché nessuno potesse vedere le lacrime e nessuno potesse udire i singhiozzi che facevano sussultare quel corpicino innocente. Lasciò che l´acqua fredda gli coprisse la faccia e i brividi corressero liberi lungo la schiena. Quando tornò nella camera si vestì e decise di uscire. Di andare via.


    ***
    Presa la giacca e indossati dei vestiti pesanti, Bill si incamminò per le
    fredde viuzze addobbate da enormi fiocchi di neve che continuavano a cadere ininterrottamente ormai da una settimana. Il solo rumore che udiva era quello dei suoi scarponcini marroni che a contatto con la neve scricchiolavano, gli stessi con i quali aveva partecipato a "Star Search" a settembre. "Maledetto, sono solo un maledetto" si diceva Bill mentre, con passo insicuro e traballante, correva senza meta sull´asfalto ricoperto da un morbido manto bianco. Il vociare lontano all´interno di qualche locale ancora aperto terrorizzava il ragazzino, che sussultava non appena vedeva l´ombra di qualche
    topo o perfino la sua stessa stagliarsi lungo i muri o lungo i mattoni
    lastricati di marmo. Questo scenario era il più lugubre che il ragazzino avesse mai visto, percepiva movimenti dappertutto, perfino in aria, e sentiva strane presenze intorno a sé. Con la coda dell´occhio scorgeva degli spostamenti non appena si voltava e ciò lo spaventava; era sempre più tentato a fare dietrofront e correre verso casa, dormire tranquillo e cancellare Tom dalla memoria, dimenticarlo per sempre. Era struggente per lui tutto ciò, l´unica
    persona che lo consolava e lo capiva, l´unica che lo rassicurava, con lui si sentiva protetto. Perché lui era la sua anima gemella, l´unica persona in grado di confortarlo dopo un litigio, e sapere che l´unica persona in grado di poterlo fare era proprio la persona con la quale aveva litigato, faceva sentire ancora più male il ragazzo. Camminava a passo veloce in un piccolo vicoletto quando sentì aprire una porta sul retro di un pub. Si nascose velocemente dietro un bidone della spazzatura, e osservò la scena. Un uomo grasso e alto, sulla cinquantina, con un piccolo pizzetto che scendeva fino al mento e
    pendeva, fermato da un piccolo elastico, aveva anfibi neri alti fino al
    ginocchio con borchie argentate, dentro a quest´ultimi c´era un paio di pantaloni stile militare verdi e gialli. La parte superiore del corpo era coperta semplicemente da una maglietta a maniche corte nera strappata e sopra un gilet di jeans nero macchiato. Con il buio non si riusciva a distinguere di cosa fossero le varie macchie sparse per l´indumento, la luce dei lampioni che illuminavano il vicolo era fioca e se si fosse sporto un po´ di più c´era il rischio che qualcuno lo vedesse. L´uomo era sicuramente ubriaco, barcollava ai
    lati e quando sembrava stesse per cadere, si aggrappava ad un mattone più in avanti degli altri che erano ben incastrati nei muri. Si fermò ad annusare l´aria. Le braccia nude facevano rabbrividire il ragazzo solo alla vista, che non appena ebbe notato il movimento dell´uomo, trattenne il respiro. Aveva paura, tremava come una foglia. Se solo ci fosse stato Tom! Ad un certo punto il vecchio si chinò e vomitò sul freddo asfalto. Chi schifo, i conati riecheggiarono per minuti che parvero interminabili. Quando ebbe finito,
    incominciò a camminare guarda caso nella direzione dove era nascosto il ragazzo. Una paura fottuta si impossessò di lui, il corpo incominciò a tremare.
    Il vecchio era ormai a pochi passi da lui, quando, all´improvviso, si fermò in preda ad un altro conato. Si piegò e, massaggiandosi lo stomaco, vomitò ancora. Dopodichè si girò e lo vide.

     
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74 replies since 7/6/2010, 14:09   972 views
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