Diaro di un Kaulitz.

non è semplice amore fraterno...

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  1. tombillina
     
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    Titolo: Diario di un Kaulitz
    Autore: tombillina
    Genere: Malinconico, Triste,
    Raiting: PG
    Avvisi: Deathfic, Language, Lemon , Under-age erotica, Drug use
    Note: Ecco qui, provo a postare per la prima volta una storia basata solo sul twincest.
    Desclaimers: Il twincest non esiste e non ho scritto questa storia per guadagnare soldi. Non ci ricavo un ragno dal buco x°D L'ho scritta di getto, con tanti ma tanti colpi di scena...
    Cap: 1 / 2 / Riepilogo / Anticipazioni / 3 / 4 / 5

    CAPITOLO 1
    Lipsia, 1 settembre 1989
    I gemelli dormivano beati nelle loro cullette. Avevano un'ora di vita. Bill era nato 10 minuti dopo Tom. Erano tutti e due bellissimi: la mamma Simone non appena li ha visti si è messa a piangere per l'emozione, mentre il marito avvolgeva con le sue forti braccia moglie e figli. Dopo sono venute delle infermiere e li hanno messi in una teca di vetro illuminandoli con una piccola lampada. Avevano un liquido verde appiccicaticcio sparso lungo tutto il corpo. I loro occhietti chiusi, così come la boccuccia; segno che stavano dormendo. Il ventre si alzava e abbasava a ritmo del respiro, ogni giorno venivano dei dottori per visitarli e fare alcuni accertamenti. La mamma era distrutta, così come il padre, i due piccolini, infatti, avevano rischiato di brutto; se non ci fossero stati i medici e dottori esperti, a quest'ora sarebbero morti. Infatti i gemellini dovevano nascere attaccati, ovvero dovevano essere gemelli siamesi, ma ciò in Germania non veniva ben accettato, ed i genitori avevano paura per i bambini, per come avrebbero reagito i compagni d scuola vedendoli così, di come sarebbe stata complicata la loro vita. E così quell'operazione, quell'intervento subito dopo il parto. E così i gemelli erano stati separati, vivevano in due organismi differenti, uno lontano dall'altro anche se i loro corpicini giacevano a pochi centimetri di distanza.

    Loitsche, 4 dicembre 2000
    Eccoli lì. I gemelli provavano nel garage di casa, la mamma Simone ne era molto soddisfatta. La sera avrebbero dovuto tenere un mini-concerto nel salotto di casa, avevano già sistemato poltrone e sedie, e Gordon si era assicurato il posto in prima fila insegnando a Tom un assolo di chitarra da mozzare il fiato. Il patrigno, infatti, aveva notato il talento del ragazzo già all'età di sei anni, quando gli aveva regalato la prima chitarra e strimpellava per casa le note di "Stille nacht", mentre il fratello Bill cantava le dolci parole con la sua voce soave. Avevano finito di provare, dovevano suonare la stessa canzone, in fondo Natale si avvicinava e dovevano dimostrare di cavarsela in fatto di musica. Ora riposavano, tutti e due stesi sullo stesso letto, le gambe intrecciate. La mano di Bill carezzava i dread di Tom, e così faceva quest'ultimo sfiorando con un dito il piercing sul sopracciglio del gemello. Bill gli passava un dito sul naso, ricalcando i dolci lineamenti di quel viso da duro che nascondeva però un carattere dolce e sensibile. Il loro sguardo era perso nel vuoto, erano immersi nei pensieri. Era arrivato al contorno della bocca, ora giocherellava con il piercing di metallo. Si avvicinò alle sue labbra dischiuse e vi posò sopra le sue. Sentiva il caldo delle labbra roventi, e il freddo del piercing sull'angolo sinistro. Tom pareva dormisse, era in uno stato di trance profondo. Bill dischiuse le labbra dolcemente, mentre il gemello ne imitava i movimenti. Le loro lingue si unirono in una lunga e lenta danza, i fiocchi di neve cadevano con frequenza sui vetri appannati della camera, posandosi sul davanzale, sull'asfalto e sugli alti pini. Il chitarrista strinse ancora di più a sè il fratello, fino a quando potè sentire i battiti accelerati del cuore, invitandolo a fare lo stesso con il suo corpo rovente, che traboccava di piacere. Il rasta obbedì conficcando le unghie perfettamente laccate di nero nel braccio del fratello, che urlò di piacere inarcando la schiena e ridendo divertito. Pensava al suo rapporto con Tom. Non stava andando un po’ troppo avanti? All’improvviso gli rimbombò in mente una parola, che gli faceva così male quando i suoi compagni la pronunciavano, soffriva così tanto quando negava, e piangeva…
    Checca. Il poverino si staccò dal fratello, che gli si avvicinò ancora di più, ma che venne subito rimandato indietro con un sonoro pugno nello stomaco. Cadde a terra non capendo, molto confuso. Ora si era alzato e si guardavano negli occhi, dello stesso identico colore nocciola, i suoi truccati e con un piercing sul sopracciglio destro; ora pieni di odio, rabbia e frustrazione. Stringeva le mani a pugno chiuse, con le unghie conficcate nei palmi, le nocche bianche per la stretta così forte, il corpo scosso da forti tremiti per la pressione delle stesse unghie laccate di nero che avevano provocato al piccolo ferite dolorosamente profonde. Le mani erano imbevute di un liquido rosso, così intenso. Il gemello lo osservava atterrito.
    -Bill, ma che cazzo hai fatto?-
    Ripeteva, mentre guardava le ferite dalle quali usciva sangue a fiotti, che cadeva sul pavimento creando una pozza che sporcava pantaloni, scarpe e lenzuola. Alzò lo sguardo ancora incredulo e lo guardò negli occhi, dove pian piano si accumulavano le lacrime. Anche lui poi si guardò le ferite, che, con indifferenza, si pulì sulla maglia. Ritornò a guardarlo negli occhi, con occhi gelidi e pieni di risentimento, con uno sguardo che voleva dire: “Che mi hai fatto, Tom? Proprio tu che non mi avresti mai fatto una cosa del genere, proprio tu che non mi avresti tradito mai… La mia anima gemella, la mia metà…” Gli disse, con la voce rotta dal pianto:
    -Tom, proprio a me dici che cazzo ho fatto? Ma tu pensi prima di agire? Io non sono una bambola che puoi manovrare e utilizzare quando ti conviene, neanche una ragazza che puoi scopare e mollare il giorno dopo! Mi hai rovinato la vita! Ti odio! Ora sparisci dalla mia vista prima che compia qualche gesto del quale pagherò amaramente le conseguenze!-
    Il gemello abbassò la testa, prese uno zaino e gettò tutti i suoi vestiti lì dentro. Lo richiuse con fatica, quasi con rabbia e se lo mise in spalla. Bill osservava la scena con rigetto, con sguardo gelido, con occhi di ghiaccio. Se ne stava in un angolino della stanza, osservando la scena a braccia conserte. Non appena finì di prepararsi, Tom chiuse la porta dietro di sé sbattendola e provocando un sonoro rumore. Scese le scale saltando due gradini alla volta, la madre lo vide, chiese spiegazioni, cercò di fermarlo.
    -Vaffanculo.- disse il figlio, correndo per le fredde vie tedesche.
    Simone abbassò la testa sconsolata, rientrando e rannicchiandosi sul divano.
    Intanto Bill aveva osservato tutto dalla finestra. Aveva anche notato il breve dialogo tra la madre e il fratello e le lacrime correvano libere sulle guance, sciogliendo il trucco e creando dei disegni e delle sbavature sul viso bianco. Si gettò sul letto dove erano stati pochi minuti prima lui e il gemello. Annusò il cuscino e potè sentire, percepire il suo odore. Già gli mancava. I singhiozzi prendevano “forma”, si facevano sempre di più tanto che la madre li sentì dal piano inferiore e si precipitò nella stanza.
    -Vaffanculo.- le disse Bill non appena chiese spiegazioni. La madre chiuse la porta e scese lentamente, trascinando i piedi.



    Vi prego non siate crudeli con me :minchia!mammavoglioillatte: e soprattutto commentate in tanti!

    Edited by tombillina - 7/9/2010, 16:48
     
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74 replies since 7/6/2010, 14:09   972 views
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