Do Your Own Choices

[NC17]- Twincest Not Related - Romantico, Angst, Lemon... e il resto ve lo leggete negli avvisi xDDD

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  1. *ValeryVampire*
     
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    fra poco postooo

    eccolooooooooooooooooo


    Capitolo trenta
    RED WINE & TRUE WOMAN



    Erano rientrati a casa già da un po’, però la serata si doveva ancora concludere per il meglio …
    Si era fatto parecchio tardi e dalle vetrate dell’attico penetrava solo la luce fioca della Luna, che quella notte faceva capolino tra le nuvole dense e grigie. Il mare rifletteva la sua luce, frastagliando ripetutamente l’immagine con l’impetuosità delle onde che s’infrangevano sugli scogli erosi dall’acqua salata.
    Nella stanza si propagava il suono basso della televisione e dietro, all’angolo della parete, un’abat-jour vintage illuminava i loro volti di una luce calda tendente all’arancio.
    Eva e Andreas stavano seduti sullo stesso divano, riscaldandosi con la stessa coperta e sfiorandosi ogni tanto sotto di essa. Entrambi si erano levati gli abiti immacolati appena erano arrivati a casa e adesso indossavano delle banalissime tenute da notte.
    Tra le mani tenevano due calici colmi per metà di vino rosso (come se non ne avessero bevuto abbastanza al ristorante), il fumo della sigaretta della mora aleggiava sopra di loro tracciando forme indefinite.
    Il braccio muscoloso del biondo aveva circondato le spalle di lei in un abbraccio caldo e senza pretese, aveva avvicinato lentamente il viso al suo capo inspirando il profumo delicato e dolce dei suoi capelli lisci.
    Sospirò posando le proprie labbra sulla sua tempia e carezzando il suo viso con i polpastrelli della mano libera sentendola rilassarsi man mano come un gattino che fa le fusa.
    La mora bevve un sorso di vino rosso dal calice di cristallo, sporcandosi le labbra di un color rubino intenso; una goccia scivolò verso il suo mento ed Andreas la catturò con la punta della lingua, posando poi un piccolo bacio sulla sua bocca carnosa.
    Eva sorrise e subito dopo si portò la sigaretta tra le labbra inspirandone il fumo grigio mentre la cenere ricadeva sulla coperta in pile bluette. Si allungò per prendere il posacenere sul tavolino e spense la cicca accartocciandola su se stessa, intanto Andreas le accarezzava la schiena nuda da sotto la maglietta a maniche corte.
    Si voltò verso di lui e sorrise, illuminando il proprio sguardo di finta dolcezza, si accoccolò a lui circondandogli il braccio e sospirando soddisfatta mentre l’altro la coccolava teneramente.
    Anche se quella tenerezza durò ben poco …
    La mano del biondo si avventurò dentro ai suoi pantaloncini per stringere tra le dita le sue natiche sode, l’altra gemette sorpresa lasciandolo fare e facilitandogli il lavoro sollevando appena il bacino. Si sedette sui talloni attendendo un’altra mossa di Andreas; il biondo si morse il labbro inferiore con forza e si abbassò per leccare con avidità la pelle lungo la carotide, l’altra portò il collo all’indietro offrendoglielo come fosse la vittima consenziente di un vampiro in cerca di sangue.
    Si mosse un po’ in avanti e tirò con i denti il piercing al lobo sinistro gemendo quando Eva allungò una mano per tastare l’erezione gonfia che premeva con insistenza sotto la tuta di Andreas.
    Lo strinse un po’ tra le dita e poi sollevo l’elastico spesso per infilarci dentro una mano, andando subito a stuzzicarne la punta scoperta; lui la attirò a sé baciando le sue labbra con violenza ed irrompendo nella sua bocca con prepotenza, cosa che ad Eva piaceva da morire.
    La mora strattonò giù lungo le cosce la tuta e i boxer di Andreas e continuò a masturbarlo con una lentezza esasperante; il biondo la guardò con aria superiore e le mise una mano dietro la nuca portandole il viso tra le sue gambe spalancate.
    -Apri la bocca, troia … - rise mentre si infilava tra le sue labbra aperte senza quasi nessun permesso.
    La mora alzò lo sguardo verso di lui e lo riabbassò subito dopo mentre riempiva, con l’intera lunghezza del biondo, la propria gola e la propria bocca.
    Deglutì cercando di fare più attrito sulla carne calda di Andreas e poi risalì lentamente succhiando con forza, aprì poi la bocca e stuzzicò con la mano il suo pene mentre riprendeva fiato ma subito dopo già percorreva con la punta della lingua il profilo della vena più in rilievo lasciando una scia di saliva per lubrificare.
    Il ragazzo allungò una mano sul viso di Eva e l’avvicinò con violenza per baciarla facendo scivolare la lingua all’interno della sua bocca, nel frattempo compieva gli stessi movimenti rapidi di polso e di dita intorno alla sua erezione dura.
    Si sistemò al meglio inginocchiandosi sul divano e spostandosi i capelli da davanti la faccia e Andreas si allungò con il busto per toccarle il sedere e stringerle forte le natiche. Portò due dita alla bocca di Eva – intenta ad ingoiare ripetutamente il suo membro – e gliele fece succhiare ed inumidire di saliva, subito dopo le abbassò i pantaloncini e le spostò di lato il filo del perizoma andando subito ad appoggiare le dita sopra la sua apertura. Esercitò una leggera pressione e lei rilassò totalmente i muscoli permettendosi di farsi penetrare, in una volta sola, fino alle nocche. S’inarcò involontariamente facendo scontrare le dita contro la prostata e gemendo di conseguenza, più lui continuava a spingere le dita al suo interno (che pochi istanti dopo divennero quasi quattro) e più lei continuava a lavorare di bocca e lingua sul suo sesso.
    Si staccò per un altro istante, sostituendo la bocca con la mano, e lo guardò con sguardo languido e malizioso sussurrando con voce da gatta morta:
    -Fammi tua …
    Andreas sorrise serafico e le schioccò un piccolo bacio, poi qualcosa nei suoi occhi parve ardere come il fuoco.
    Si strappò quasi di dosso la maglietta e la buttò in un qualche remoto angolo della stanza, dopodiché si gettò su Eva appropriandosi del suo corpo. La spogliò completamente trovandosi davanti quel corpo nudo che tanto lo faceva dannare durante i suoi sogni, la fece sdraiare sul divano e le aprì le cosce sistemandosi fra esse.
    Le baciò il collo con voracità scendendo sino ai seni e arrivando con lentezza fino ai suoi fianchi, dove sapeva essere il limite della ragazza. La strinse con forza al suo corpo strattonandola come una bambolina e dopo pochi istanti entrò in lei. Rude e virile come era lui.
    Eva serrò gli occhi nascondendo un’espressione di dolore rimanendo quasi del tutto immobile per qualche istante. Attese che il bruciore cessasse mentre osservava Andreas muoversi dentro di lei, accarezzò le sue braccia tese e poi si mosse leggermente migliorando l’angolazione delle spinte.
    Il biondo la guardò negli occhi senza dire nulla osservando ogni minimo cambio di espressione, chiuse gli occhi e percepì le labbra calde della mora posarsi sulla sua mandibola. Lei lo fermò e gli chiese di sedersi, perciò si sfilò dal suo corpo e si sedette sul divano aspettando una sua mossa. Lei gli salì in braccio dandogli le spalle e poco alla volta si fece scivolare sul suo sesso fino a penetrarsi del tutto trattenendo a stento un lungo gemito roco.
    Serrò gli occhi e boccheggiò lasciandosi andare sul suo petto con la schiena, Andreas le tenne le gambe aperte e aspettò una qualsiasi reazione da parte sua. Quando poi Eva si riprese stese le gambe e appoggiò le punte dei piedi sul pavimento freddo, piegò un po’ la schiena e si lasciò afferrare la vita dal biondo.
    Lui la avvicinò di nuovo a sé facendo combaciare i loro corpi sudati e caldi e ricominciò a muoversi rapidamente al suo interno ascoltando con attenzione ogni suo gemito o ansito. Andreas fece scivolare velocemente le mani sul suo seno sodo e lo strinse tra le dita con forza, Eva gridò quando la punta del suo pene sfregò con decisione contro la prostata.
    Appoggiò la nuca contro la sua spalla esponendogli il collo e voltandosi ancora per baciargli le labbra, tenne ancora gli occhi chiusi mentre sentiva con la punta della lingua il sapore della sua pelle calda. Nel frattempo mosse il bacino con un movimento rotatorio e si lasciò andare contro il suo petto appoggiando le spalle e il collo allo schienale del divano, Andreas si voltò leccando lascivamente la sua pelle fino ai lati del seno provocandole dei piccoli brividi lungo tutto il corpo.
    Il biondo, subito dopo, la afferrò per i fianchi e le fece curvare la schiena tenendola forte per la nuca continuando a spingere forte in lei; Eva si assecondò portandosi una mano tra le gambe toccandosi fino ad arrivare all’orgasmo, seguita subito dopo da Andreas.
    La mora cedette su di lui con gli occhi serrati e il fiatone, il biondo si sfilò da lei e si asciugò la fronte leggermente imperlata di sudore; spostò Eva al suo fianco e sospirò accasciandosi a sua volta contro il bracciolo del divano.
    Lei aprì lentamente gli occhi e lo guardò mentre un piccolo sorriso nasceva sulle sue labbra carnose e morbide.
    -Scopi come un animale! – commentò ridendo mentre si portava indietro un ciuffo di capelli neri.
    -Lo prendo come un complimento … - Andreas fece spallucce guardandola con la coda dell’occhio.
    -Lo è. – ribatté lei stiracchiandosi per poi appoggiarsi alla sua spalla.
    Il biondo la scostò subito da dosso e si alzò in piedi rimettendosi i boxer e la tuta ridendo dell’espressione infastidita e stupita della mora.
    -Mi lasci qui? – domandò con voce quasi preoccupata afferrandogli la mano, ma il biondo la scacciò via come fosse infastidito.
    -Esatto … - rise e uscì dalla stanza dirigendosi verso la sua camera per prendere la giacca e uscire fuori di casa urlandogli “Non so quando torno” dall’ingresso.
    Andreas chiuse la porta a doppia mandata e uscì di fretta e furia lasciandola lì da sola in casa senza uno straccio di spiegazione.

    Eva rimase a bocca aperta, nuda e infreddolita sul divano con diecimila idee differenti che si aggrovigliavano in ogni anfratto del suo cervello.
    Ecco, se lo sentiva: aveva fatto l’ennesima stronzata della sua vita ad andare là, non vi era altra plausibile spiegazione a tutto.
    Come aveva potuto fidarsi di uno stronzo simile? Era cascata nel suo tranello da ottimo attore ancora una volta. Lo sapeva, diamine, ad Andreas mancava solo il suo culo del resto non gliene fregava proprio nulla.
    La sua stupidità ed ingenuità non si smentivano mai …
    Si alzò in piedi digrignando i denti con la rabbia che cresceva in petto e scottava più del fuoco, raccattò la propria biancheria intima che giaceva scomposta in terra ed entrò nella stanza da letto di Andreas.
    Si rimise in fretta e furia le mutande e il reggiseno e indossò i primi abiti che trovò nel borsone con tutta l’intenzione di uscire da quella casa il prima possibile.
    Questa volta aveva chiuso. Definitivamente.


    *




    Tom era parecchio stanco dopo un’intensa nottata di lavoro, erano quasi le tre e mezza del mattino e non aveva fatto nessuna pausa da quando aveva cominciato il suo turno.
    In quel momento il locale si era quasi svuotato, eccetto alcune persone che stavano finendo il proprio drink e altre che stavano aspettando di pagare il conto alla cassa.
    Lui stava come suo solito dietro al bancone a pulire il piano in marmo e le mensole colme di bottiglie di ogni genere, accanto a lui, Shelly, era impegnata a lavare i bicchieri per poi metterli nella lavastoviglie e Lukas stava ripulendo i tavoli vuoti.
    -Che serata! – commentò la ragazza per cominciare una conversazione con Tom, almeno da porre fine a quel silenzio un po’ imbarazzante.
    Il moro si voltò verso di lei sorridendo radioso come suo solito, si avvicinò a lei con la scusa di doversi sciacquare le mani e la osservò più da vicino.
    -È stata abbastanza stancante. – si stiracchiò le braccia e dandogli le spalle le chiese - Ti va un bicchierino?
    -Ok, scegli tu – rise lei – Ma niente di troppo forte che se no poi mi perdo per tornare a casa!
    -Sei in macchina? – domandò mentre versava della grappa alla pera in due piccoli bicchieri.
    -No, sono a piedi. Ho l’auto dal meccanico da tre giorni, credo che prenderò il pullman …
    Tom si voltò porgendole uno dei due bicchieri e si appoggiò al bancone per poterla guardare : quella sera aveva un cerchietto nero in testa che le teneva indietro i lunghi capelli biondo chiaro, gli occhi chiari tendenti al verde erano contornati da una sottile linea blu e sulla pelle e sulle labbra non vi era quasi alcuna traccia di trucco. Indossava una maglietta bianca a maniche corte con una scritta sul retro e un semplice paio di jeans chiari un po’ strappati sulle ginocchia.
    … Era veramente carina quella sera …
    -Ti accompagno io a casa. – proferì dopo essersi scolato il contenuto del suo bicchiere.
    -No! Abito lontano, non è il caso. Grazie comunque … - cercò di voltarsi per nascondere il lieve rossore che le aveva colorato le guance.
    -Non importa, non mi sentirei sicuro a sapere che sei in giro da sola a quest’ora della notte. Ti accompagno io e non accetto repliche, tanto non ho nulla da fare.
    -Non mi lasci altra scelta … - sussurrò lei sorridendogli di rimando.

    Tom si allontanò per un momento dicendole che avrebbe fatto una telefonata, così si infilò la giacca e uscì nel retro estraendo il cellulare dalla tasca.
    Si sedette sul gradino della porta chiusa e si accese una sigaretta sotto la luce fioca di un lampione lì vicino, per la strada correvano poche macchine e si accorse che stava piovendo solo sentendo il particolare suono delle ruote sull’asfalto bagnato.
    Prese il cellulare e cercò nella rubrica il nome della mora, lo sapeva che era tardi ma aveva voglia di sentirla dato che lei non le aveva nemmeno più inviato un messaggio da quando era arrivata ad Amburgo.

    Inspirò un po’ del fumo della sigaretta mentre attendeva che lei rispondesse alla chiamata, visto che il cellulare risultava libero.
    Dopo alcuni istanti finalmente sentì la voce di Eva sussurrarle un debole “Ciao amore”.
    -Ehi, ti ho svegliata? – domandò lui mentre gettava la cicca in terra.
    -No, tranquillo, ero sveglia. – rispose con tono un po’ distaccato, cosa che Tom avvertì subito.
    -Ti ho preso in un brutto momento? Non mi sembri per niente felice di sentirmi … - disse lui con un tono quasi provocatore, non tanto di lamentela.
    Eva si sentì subito in colpa e tentò di rimediare in qualche modo. In effetti non era molto contenta di sentirlo, più che altro aveva paura di venire scoperta e perciò di tradirsi con le sue stesse parole e poi temeva quasi che Andreas varcasse la soglia di casa da un momento all’altro.
    -No, Tomi! Che dici? Sono solo un po’ stanca, scusa se ti ho risposto così … - si sedette sul letto nella stanza immersa nel buio e sospirò – Allora, come stai?
    -Io sto come al solito, tu piuttosto! Non mi hai più fatto sapere niente, temevo quasi che ti avessero rapito gli alieni . – altra frecciatina non puramente casuale.
    -Io sto bene, cioè stavo bene fino a dieci minuti fa ... – si lamentò lei.
    -Che è successo? – le domandò con il suo solito tono comprensivo e rilassante.
    Eva si sdraiò sul letto e si mise una mano sugli occhi maledicendosi da sola per essersi, appunto, tradita con la sua stessa maledetta boccaccia.
    -Niente tesoro, tranquillo. – cercò di non sospirare troppo pesantemente e quindi fare la figura di quella che sta nascondendo qualcosa – Lo sai che hai una bellissima voce al telefono? – sviò l’argomento.
    -Sì, lo so … comunque non cambiare argomento. Conosco quel tono. – Tom non le era mai sembrato così serio.
    -Tom! Te l’ho già detto, non è successo niente di niente! – s’innervosì.
    -Ok , ok. Ho capito, ci sentiamo un’altra volta magari.
    -No, dai! Non volevo … - lasciò la frase in sospeso forse perché c’erano troppe cose che “non voleva” o “non doveva”.
    -Eva, dai ci sentiamo. Torna pure con lui … - disse col suo solito tono pacato.
    -Eh? Tom? Ma che dici?? Non ti sto tradendo!
    -Ma io non ho mica detto che mi stai tradendo, tu hai tratto subito le conclusioni …
    -Tom tu sei ubriaco! – esclamò agitata.
    -Forse un pochino. Buonanotte, salutamelo mi raccomando!
    -Tom?
    -Dimmi
    -Vaffanculo .

    E così pose fine alla conversazione senza nemmeno prendersi il fastidio di incazzarsi perché forse non ne valeva nemmeno la pena. Lei gli aveva detto che i corsi sarebbero durati dalle 10 del mattino alle 19, perciò avrebbe potuto avere tutto il tempo anche solo per scrivergli un cazzo di messaggio. Eppure non l’aveva fatto!
    Era quello che lo faceva più incazzare di lei. A volte non aveva una minima attenzione per le piccole cose e i piccoli gesti, da qualche settimana ormai sentiva come un campanello d’allarme che lo avvisava. Vedeva davanti a sé un grosso cartello con scritto “The End” e tutto ciò non faceva altro che convincerlo maggiormente al fatto che si sarebbero sicuramente lasciati, anche se lui continuava a provare sempre gli stessi forti sentimenti per lei. Il fatto che non gli avesse mai detto esplicitamente “ti amo” era solo perché temeva una risposta ma cercava di dimostrarlo in ogni gesto e ogni attenzione che gli regalava.
    In quell’istante era quasi sicuro che lei non fosse ad Amburgo per uno stage di acconciatura e taglio – come lei gli aveva detto – ma di sicuro perché lì c’era qualcuno da andare a trovare. Anche se la parte meno razionale del suo cervello voleva convincersi che non era così.

    Decise di rientrare nel locale spegnendo il cellulare, che tanto non sarebbe servito proprio a nulla, e si avvicinò lentamente a Shelly.
    -Tu sei pronta? – le chiese con tono soave e dolce.
    -Mi manca poco, ma se hai fretta tu vai pure! – disse subito lei quasi imbarazzata.
    Tom si tolse la giacca e la posò su di una sedia andandosi a sedere sullo sgabello davanti al bancone proprio di fronte alla ragazza, che stava finendo di pulire.
    -Io ti aspetto, tu mettici pure tutto il tempo che vuoi … - disse guardandola negli occhi, e giocherellando con una delle cannucce dentro il barattolo di latta – sta sera non ho fretta … - sussurrò lasciando la frase in sospeso.
    Shelly avvertì che evidentemente c’era qualcosa che era andato storto ma preferì non indagare e farsi gli affari suoi, si avvicinò a lui con un sorriso tenero e lo squadrò pizzicandogli una guancia.
    -Potrei prendere l’abitudine e finirai per viziarmi! – ridacchiò – Comunque ho finito, se il Cavaliere volesse partire la Principessa è pronta …
    Il moro scese dallo sgabello e s’infilò la giacca di pelle, andando a recuperare dentro il guardaroba anche la felpa pesante della ragazza; si avvicinò a lei e gliela mise addosso incitandola ad uscire dal locale, in cui era rimasto solo il proprietario per fare i conti della serata.
    Una volta fuori si ritrovarono a correre sotto la pioggia per raggiungere la macchina senza inzupparsi di pioggia e subito dopo si gettarono a capofitto sopra i sedili asciutti.
    Entrambi si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere e una volta pronti uscirono dal parcheggio e si avviarono per la strada bagnata e Tom si fece dire dov’è che abitasse lei di preciso.
    -Posso accendere la radio? – domandò lei sempre con il suo modo di fare delicato e solare.
    -Certo, non devi nemmeno chiedere … - rispose lui voltandosi appena per guardarla.
    Lei accese lo stereo e cominciò a scegliere quale stazione radio da lasciare, alla fine optò per una che a quell’ora mandava in onda solo musica anni Ottanta. La voce dello speaker informò i radioascoltatori che la canzone seguente sarebbe stata la famosa hit dei Dead or Alive …
    Tom sgranò gli occhi e si affrettò a spegnere la radio, forse con un gesto troppo affrettato e sgarbato ma non aveva la minima intenzione di ascoltare nemmeno la prima nota di quella canzone. Shelly lo guardò perplessa, sapeva che quella canzone era la stessa che gli aveva dedicato quella stangona con i capelli neri – la sua ragazza – la sera del suo compleanno. Facendo due calcoli mentali e a giudicare dalla sua espressione affranta aveva capito che evidentemente le cose tra loro non andavano a gonfie vele. Con un po’ di menefreghismo appoggiò la mano sul suo ginocchio facendolo passare per un gesto naturale e di semplice affetto, aspettò una qualche reazione brusca da parte del moro ma non vi fu. Perciò lasciò lì la sua mano e sospirò voltandosi verso di lui.
    -Grazie per quello che stai facendo … - disse cercando di intavolare una conversazione sensata.
    Lui si girò appena e fece spallucce continuando a guidare, abbassò leggermente lo sguardo su di sé per osservare la mano curata e priva di smalto appoggiata sul suo ginocchio.
    -Stai tranquilla, ti ho già detto che per me non è un problema. Anzi sono contento, almeno mi distrai un po’ dai miei pensieri stupidi …
    -Anche a me fa piacere stare un po’ con te, alla fine uno non parla mai al di fuori del lavoro, no?

    Così, dopo circa tre quarti d’ora di macchina si ritrovarono sotto casa della ragazza, che si trovava in un tranquillo quartiere di periferia in un piccolo palazzo a tre piani.
    -Beh, allora ci vediamo lunedì al pub. – disse lui mentre parcheggiava la macchina vicino al portone.
    -Ma come? Non sali?
    -Si è fatto tardi ormai, sono quasi le cinque! – ribatté lui.
    -Appunto, dai! Dormi con me, tanto abito da sola e domani è domenica – tentò di persuaderlo e alla fine cedette.
    -E va bene … - disse scendendo dall’auto e seguendola nell’atrio.
    Quel momento gli ricordava tanto la prima sera in cui era salito a casa di Bill di fretta e furia e poi erano finiti a fare l’amore sul letto.
    Salì le scale dietro di lei fino al secondo piano e poi entrò in casa lasciando le scarpe fradice nell’ingresso, lei accese la luce e salutò con entusiasmo il suo gatto nero che aveva cominciato a miagolare e strusciarsi contro le loro gambe.
    -Mica ti da fastidio? – domandò prendendolo in braccio e chiudendo a chiave la porta d’ingresso.
    -No, anzi, mi piacciono molto i gatti … - disse accarezzandogli il musetto macchiato di bianco.
    -Ti va di bere qualcosa? – chiese lei mentre entrava in cucina seguita a ruota da Tom, il quale subito si sedette sul piccolo divano di fronte al tavolo.
    Il moro scosse la testa come per dire “no”, appoggiò la schiena contro i cuscini soffici del divano e allargò leggermente le gambe assumendo la sua solita posa scomposta.
    La ragazza gli passò davanti tirando una sedia da sotto il tavolo e gli si sedette di fronte appoggiando le mani sullo schienale, lo guardò per qualche istante negli occhi e poi si accese una sigaretta, soffiandogli un po’ di fumo sul viso.
    -Beh? Non dici nulla? – disse lei inarcando il sopracciglio, la stessa solita espressione da stronza provocatrice che aveva perennemente Eva stampata in faccia, solo che su Shelly risultava decisamente più artefatta.
    -Che devo dire? – si accese anche lui una sigaretta facendo così mischiare il proprio fumo con quello di lei - … Mi sento un po’ teso, non so come dire.
    Shelly rise e si alzò dalla sedia posando metà cicca accesa nel posacenere che si trovava sul davanzale, si lavò le mani per togliere via l’odore ed entrò nella stanza da letto chiamando Tom.
    -Vieni, aiutami a fare il letto per favore!
    Il moro entrò in camera senza fare troppo rumore e tolse i cuscini colorati dal letto e li poggiò sulla poltroncina vicino al comò, ancora con la sigaretta tra le labbra.
    -Dormiamo insieme? – domandò senza nessuna inflessione nel tono di voce.
    -Perché? C’è qualcosa che ti preoccupa? – ribatté lei mentre sistemava la piega del lenzuolo lilla – Se vuoi dormo sul divano, non è un problema.
    -No! Non importa, sta tranquilla, dormo qui con te. Tanto sta notte fa pure freddo …
    Shelly lo guardò con la coda dell’occhio e si assentò una decina di minuti per andare in bagno, così lo lasciò lì da solo a riflettere sul da farsi : temeva veramente la bella biondina in quel momento.
    Sinceramente aveva paura di ciò che avrebbero mai potuto fare; il suo lato maschile che ragionava col cazzo continuava a suggergli di fottersene – e fottere, in ogni senso – di tutto, ma la sua parte innamorata si sentiva in colpa già solo per essere lì. Anche se da qualche giorno sentiva ormai una sorta di peso alla testa che pareva essere provocato da due presunte corna, per lui ancora parecchio ipotizzate.
    Si sedette sul letto e si prese la testa fra le mani massaggiandosi le tempie e cercando di respirare più regolarmente per calmarsi e smettere di farsi troppi inutili film mentali.
    Shelly entrò nella stanza vestita con un pigiama stretto nero e rosa e senza più un po’ di trucco, era graziosa ugualmente ed emanava una sorta di freschezza e pace nell’aria.
    -Tom, tutto bene? – domandò preoccupata accarezzandogli con lentezza le treccine nere.
    Il moro annuì e “tornò in sé” , alzò il capo verso di lei e con una semplice occhiata le fece capire che era tutto a posto, Shelly camminò intorno al letto fino a raggiungere il suo lato e poi vi gattonò sopra per sedersi dietro di lui. Posò le proprie mani calde sopra le spalle di Tom e le massaggiò piano parlandogli sottovoce, in quel momento Shelly non gli era mai sembrata così bella.
    -Shelly io non so cosa abbia tu in mente in questo momento ma non mi vergogno di dire che ho un po’ paura …
    La ragazza si fermò e lo abbracciò come poté cingendogli la vita con le braccia sottili e poggiò il mento sulla sua spalla larga e accogliente.
    -Sinceramente non lo so neanche io, credo che tutto dipenda dalla situazione, non credi?
    -Sì anche se … se dovesse succedere qualcosa, lo so che posso sembrarti stronzo ma … so che non potrebbe esserci ciò che vorresti.
    -Lo so … - mormorò cercando di nascondere un tono triste.
    Non si dissero nulla per un po’. Rimasero così nel buio della stanza, illuminati dalla luce della Luna che penetrava dalla finestra.
    Senza dire nulla le mani della ragazza si fecero più audaci e scivolarono sotto la t-shirt di Tom per accarezzargli il petto nudo e caldo, sfiorando gli addominali leggermente tesi con la punta delle dita. Prese i lembi della maglia e gliela tolse senza che lui opponesse nessuna resistenza, nemmeno quando le sue labbra si posarono lievi lungo la spina dorsale e sulla nuca scoperta.
    Lei lasciò da parte l’imbarazzo e si lasciò dominare dai propri sensi, dimenticando che sarebbe stata – forse – la prima e l’ultima volta in cui avrebbe potuto averlo solo per sé.
    -Shelly … - la chiamò lui facendo sì che si fermasse.
    -Non …?
    -No, dipende solo da te. Sei tu a decidere, non è per togliermi uno sfizio perciò spero che tu sia sicura.
    -Sssht … lo so – sussurrò lei facendolo poi voltare.
    Senza dire niente si avvicinò alla sua bocca e lo baciò, assaggiando il sapore dolce delle sue labbra, attese che lui ricambiasse il gesto e poi chiuse gli occhi lasciandosi andare tra le sue braccia.
    Tom si fermò per un istante , speso a guardare i suoi occhi chiari e luminosi, e la fece sdraiare sul letto adagiandosi sul suo corpo minuto e armonioso, subito dopo le accarezzò i capelli e continuò a baciarla.
    -Sinceramente preferisco godermi un momento insieme a te e soffrire dopo piuttosto che soffrire senza aver fatto nulla con te … - sussurrò lei contro la sua pelle.
    Forse era lui che in quel momento stava facendo la cosa sbagliata?
    Quali conseguenze avrebbe provocato tutto ciò?
    Doveva forse fermarsi e andare via?
    -Tom, smettila di farti mille domande se hai veramente intenzione di farlo con me , per favore.
    Il ragazzo la guardò, assentì con il capo e poi premette le labbra sotto la sua mandibola facendo una lenta e straziante discesa fino all’incavo del collo magro che profumava di lavanda. Le tolse la maglietta e scoprì il suo seno nudo e la pancia piatta su cui vi era disegnato uno strano tatuaggio intorno all’ombelico. Ne tracciò il profilo con l’indice e vi posò un bacio sopra facendola fremere, lei portò le mani sul suo viso facendo incontrare i loro sguardi e sussurrò:
    -I need you tonight … ‘Cause I’m not sleeping
    -There’s something about you girl, that makes me sweat … - continuò lui abbassandole i pantaloni.
    Lei rimase nuda e tremante sotto di lui, sentiva il suo calore sulla propria pelle e non aspettava altro che sentirlo finalmente dentro di sé, Tom si levò i jeans e i boxer facendoli cadere in terra accanto al letto.
    Si inginocchiò su di lei e le accarezzò i fianchi mentre baciava con lentezza l’incavo tra i seni …
    … era così strano stringere di nuovo il corpo di una donna, una donna vera


    *



    -Vaffanculo. – aveva appena sibilato a denti stretti al suo ragazzo, dall’altro capo del telefono.
    Eva aveva scaraventato in terra il telefono dalla rabbia, il quale ovviamente si era aperto facendo saltare la batteria fin fuori dalla stanza.
    Ci si era messo pure Tom a farle saltare i nervi quella sera, pareva quasi che lui fosse al corrente di tutto, quelle frecciatine la avevano spiazzata totalmente.
    Al di là di tutto, era passata più di mezz’ora e Andreas non si era più fatto vivo. Così, con la rabbia in corpo che ammontava sempre di più, rimontò il telefono e si infilò la giacca e le scarpe, prese il borsone e cercò le chiavi di casa per aprire il portone.
    Quando ci riuscì si precipitò fuori di casa e prese l’ascensore fino ad arrivare al piano terra, corse fin fuori dal palazzo senza quasi accorgersi della pioggia che cadeva fitta sopra di lei.
    Fuori era totalmente buio, la strada davanti a lei era trafficata e quando si fermò si accorse di avere già i capelli fradici, faceva freddo e lei aveva indosso solo una giacca sottile.
    Fanculo, ora doveva aspettare pure un taxi o qualcuno che l’avrebbe accompagnata alla stazione, così avrebbe potuto prendere il primo treno per Berlino e tornarsene finalmente a casa, magari da sua nonna.
    Una macchina rallentò …
    -Ehi bambolina, che ci fai lì tutta sola? – domandò un tale accostando con la macchina qualche metro più in là di dove si trovava lei - La notte è buia e fuori fa freddo, perché non vieni a farti un giro con me? Io saprei sicuramente come riscaldarti!
    Eva lo ignorò totalmente, si calò il cappuccio sulla testa e guardò al di là dell’auto. Aveva una fottuta paura che potesse capitarle qualcosa.
    -Ehi bambolina!
    Si sentiva di nuovo Bill in quel momento. Il Bill spaesato ed impaurito, quello che non aveva forza di combattere e tenere testa alle altre persone.
    -Vaffanculo puttana! – gli urlò l’uomo in macchina accelerando e tornando sulla propria strada.
    Eva rimase ancora qualche istante immobile finché non vide più l’auto di quello stronzo e poi tirò un lungo respiro di sollievo.
    La pioggia pareva scendere sempre più fitta e ormai sentiva il gelo dell’aria fin dentro le ossa, i capelli neri si erano appiccicati alle guance ma non aveva voglia di spostarli di lì perché teneva le mani in tasca.
    Se fosse rimasta da Tom tutto questo non sarebbe mai successo …
    Un’altra macchina accostò ma questa volta il guidatore scese camminando a passi veloci, lei si voltò ma nel buio di quella notte non riusciva più a distinguere bene le figure.
    -EVA CHE CAZZO CI FAI QUA FUORI? – esclamò Andreas ad alta voce.
    La mora rabbrividì e si girò verso di lui con l’espressione più che scazzata, più lui si avvicinava e più lei indietreggiava.
    -Sei uno stronzo! – gli urlò lei quando si era fermata ad un punto del vialetto – Lo sapevo che non dovevo venire qui! Lo sapevo che non dovevo fidarmi di te!
    Fortunatamente pioveva, così non avrebbe dato la soddisfazione ad Andreas di vederla piangere.
    Il biondo le si avvicinò tanto da sentire il suo alito freddo sulla pelle, un’istante prima di essere colpito abbastanza forte da un suo schiaffo.
    Fermò Eva per i polsi e la guardò negli occhi senza dire nulla, ridacchiò e poi si fece di nuovo più serio.
    -Non ti ho abbandonata, cretina! Volevo solo farti una sorpresa ma non hai avuto la minima pazienza … Ora torna dentro casa insieme a me o ti beccherai qualcosa! Da quanto cazzo è che sei qui fuori?! – domandò incredulo notando che era tutta completamente zuppa di pioggia
    Andreas camminò lentamente superandola, poi si voltò quando capì che l’altra non si era mossa nemmeno di un millimetro ed invece se ne stava immobile con le braccia conserte e l’espressione furiosa.
    -Io con te non ci torno … - disse con stizza
    -Va bene, allora rimani pure tutta la notte qui. Gli autobus non passano fino alle cinque e ora sono solo le quattro meno un quarto, i taxi non passano e gli automobilisti di quest’ora sono tutti in cerca di sesso… Buona notte tesoro! – la salutò con un cenno della mano mentre socchiudeva la porta dell’atrio e prendeva l’ascensore fino al suo piano.
    Eva fece finta di non sentirlo e rimase lì senza nemmeno degnarsi di girarsi, era furibonda ed infreddolita ma anche curiosa.
    Ma diamine, non doveva cedere perché sapeva che in quel momento doveva finire lì quella storia tormentata. Per sempre!
    Passò altri cinque minuti …
    Poi alla fine cedette. Prese il borsone in mano e torno indietro dal vialetto, aprì la porta dell’atrio e salì fino all’ultimo piano dove si trovava l’attico di Andreas.
    Rimase qualche istante a fissare la porta e poi suonò il campanello in attesa che lui le aprisse.
    -Chi è? – domandò sarcastico Andreas da dietro la porta.
    Girò la chiave nella serratura e aprì il portone trovandosi un’Eva tutta gocciolante e con l’epressione ancora stizzita.
    -Eva! Qual buon vento! Che ci fai qui? Non ti aspettavo mica … - la mora lo fulminò con lo sguardo e gli diede una spallata per poter entrare in casa.
    -Non ti ricordavo così maleducata, Trumper! Comunque spogliati o mi sgocciolerai per tutta la casa…
    -Lo so, Andreas. – esclamò irritata – E comunque vaffanculo.
    Il biondo si avvicinò a lei con una vestaglia tra le mani dato che si stava spogliando nell’ingresso lasciando cadere in terra i vestiti bagnati. Gliela mise in dosso e poi l’abbracciò da dietro e posò le sue labbra sulla sua guancia, anche se sapeva che tutto ciò non avrebbe fatto altro che incrementare la sua rabbia.
    -Dai, vieni di là che c’è una cosuccia anche per te.
    La prese per il polso e la trascinò fino al salotto dove un’oretta prima avevano fatto sesso, si sedette sul divano e si trascinò lei sulle ginocchia tamponandole i capelli con un asciugamano che aveva portato prima.
    -Sei ancora incazzata con me?
    -Sì!
    -Anche se ti mostro la sorpresa? – domandò divertito.
    Eva fece spallucce e poi si abbracciò a lui come fa una bimba piccola, con il viso premuto contro il suo collo.
    -Comunque sono semplicemente andato a comprare un po’ di fumo, dato che a te piaceva fumare dopo aver fatto l’amore … - disse accendendosi la canna che subito aveva riempito l’aria di quell’odore particolare.
    La mora lo guardò perplessa, gli strappò via la canna dalle labbra e fece un lungo tiro chiudendo gli occhi.
    -Sai cos’è che amo di te? – disse Eva con gli occhi ancora socchiusi ed il fumo che le usciva dalle labbra chiare.
    Andreas dissentì con il capo guardandola incuriosito.
    -… Che sai sempre come farmi cedere …



    notee:

    ecco ce l'ho fattaaaaaaaa!!!
    sta volta sono stata bravissima, cioè ho scritto tantooooo e ci ho messo relatvamente poco >.< mi complimento da solaaa^^


    il capitolo mi piace sisi!!!

    non so a voi, ma a me me gusta mucho xDù

    diciamo che Eva alla fine non riesce a farsi valere, si è capito no??

    tom ha intuitooo mooooolte cose... ha fatto bene secondo voi??
    beh secondo me si xD
    anche perchè, non è tanto per ripicca dato che non è sicuro che eva lo abbia tradito. no? xD

    Andreas comincia a piacermi...

    :MOLLIE139.gif:


    poi, se non si fosse capito,quando si riparla di Bill si è appena conclusa la conversazione telefonica con tom, perciò mentre eva se ne sta al freddo e al gelo tom sta con la bella biondina... U.U


    beeeeeeeeeeeeeneeeeeee


    lo sapete che ho cominciato questa twincest il 5 febbraio 2010??? oddioooo
    e sono SOLO al capitoloo 30 o.o


    boh, xDD un bacio a tutteee tesoree mie e fatemi sapere che ne pensate pleassssss

    CITAZIONE
    -I need you tonight … ‘Cause I’m not sleeping
    -There’s something about you girl, that makes me sweat …

    Per chi non lo sapesse è un pezzo della canzone degli INXS "Need You Tonight", che ha rifatto anche Professor Green da poco...



    :uyu: :uyu: :uyu: :uyu: :uyu:
     
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  2. barby's
     
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    E' palese quanto Eva sia insicura di se, sta cercando di capire chi è utilizzando le altre persone, per me sta continuando a sbagliare perchè deve guardare dentro se per capire chi è e cosa vuole, non guardarsi negli occhi degli altri, perchè vedrà solo come loro vogliono vederla...
    Andreas non mi sta simpatico perchè lo vedo troppo rude ed irrispettoso, mentre Tom mi fa un pò pena, si sente che vuole la sua Eva, ma la sente sempre piu' lontana, quindi si lascia trasportare dagli eventi senza riflettere piu' di tanto
     
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  3. *ValeryVampire*
     
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    CITAZIONE (barby's @ 27/2/2011, 12:50) 
    E' palese quanto Eva sia insicura di se, sta cercando di capire chi è utilizzando le altre persone, per me sta continuando a sbagliare perchè deve guardare dentro se per capire chi è e cosa vuole, non guardarsi negli occhi degli altri, perchè vedrà solo come loro vogliono vederla...
    Andreas non mi sta simpatico perchè lo vedo troppo rude ed irrispettoso, mentre Tom mi fa un pò pena, si sente che vuole la sua Eva, ma la sente sempre piu' lontana, quindi si lascia trasportare dagli eventi senza riflettere piu' di tanto

    già è così ^^

    insomma... tom ha capito che se non cambia lei, il rapporto non potrà andare avanti perchè lui ce la sta mettendo tutta è eva che non s'impegna...

    perciò vedremo come andrà a finireee =)


    graziee milleeeeeeeeee <3<3
     
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  4. Mary-Joe
     
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    letto tuttooooooooooooooooo!!!! bellloooooooooooooooo mi piace....sta EVA AH CHE FURBAAAAAAA!!!
    UUUUP ASPETTO IL PROSSIMO!
     
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  5. *ValeryVampire*
     
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    grazieee tesorooo^^
     
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  6. *ValeryVampire*
     
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    ragazze^^

    allora volevo dirvi che credo che non posterò più qui dato che mi sono iscritta al sito...
    perciò sto risistemando la storia dall'inizio e nel caso vi andrebbe di rileggerla la troverete poi anche lì, fra poco tempo...

    comunque i capitoli dopo il 30 continuerò a postarli in altri forum, perciò se volete sapere quali mandatemi un MP oppure andate sulla mia firma e dove ho scritto "HERE" SONO TUTTI I FORUM IN CUI POSTO^^

    UN BACIOONEEEEEEEEEE


    P.S. per ora comunque non è ancora UFFICIALEE ne!!
     
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  7. *ValeryVampire*
     
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    io ho postato il trentuno, i forum in cui lo trovate sono nella mia firma... basta andarvi a cercare DYOC

    =)
     
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  8. *ValeryVampire*
     
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    ho postato il 32, sapete dove trovarlo... =)
     
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  9. *ValeryVampire*
     
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    postato anche il 33
     
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  10. *ValeryVampire*
     
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    postato il 34=)
     
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  11. *ValeryVampire*
     
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    postato anche il 37
     
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  14. Mary-Joe
     
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    grandeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
    mi mancava solo quel capitolo ><....
    scusa se non mi sono fatta sentire, ma eccomi qua :)
     
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  15. *ValeryVampire*
     
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    ehi ciaoo =)


    tranquillaaaa ^^
     
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1342 replies since 26/5/2010, 18:18   13992 views
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