"Sembra Tom al Femminile" 2.0

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  1. •Cami;
     
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    Riletto :nghè: ç.ç
    Che beeeello Salatì ♥ Avevo proprio voglia di rileggere STAF
    Mi fa tornare in mente tante cose xD Oltre al fatto che è una dele FF migliori che abbia letto *u*
    Thank You
     
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  2. Ioly21
     
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    Bellissimo!!!!! *__*
     
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  3. SalatAlien
     
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    Anche per me Staf è un pozzo di ricordi *W*
     
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  4. Phantom Rose
     
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    Che bello!
    Una nuova "versione" di STAF! :ossì:
    Ho letto l'originale e sarò più che felice di leggere anche questa!
    Proprio una bellissima sorpresa!
     
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  5. °iL@Ry@°
     
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    L'ho letta qualche tempo fa, ma devo dire che non c'è paragone *w* Cioè, la trama si è quella, ma come l'hai riscritta, cioè....wow!
    Complimenti, davvero.
     
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  6. SalatAlien
     
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    Two ♣ Lunch with them.



    Una volta entrati nella palestra, la classe continuò a parlottare riguardo al graffito e alla reazione di Tom.
    Sapevano quanto lui fosse geloso del suo primato di Writer, e non stava facendo assolutamente nulla per nascondere il nervoso provocatogli da quel fantomatico ‘H’.
    Si stava letteralmente scervellando, cercando di capire il significato di quella maledetta firma.
    Hospital? Ospedale? Ma che razza di nome sarebbe?, si chiese imprecando mentalmente, mantenendo un’espressione dura e rabbiosa.
    Corse in cerchio per la palestra, mantenendo una velocità tale da poter restare per i cavoli suoi.
    Athena, dal canto suo, se la rideva dentro, terribilmente soddisfatta. Oh, l'avrebbe stuzzicato a dovere!
    Terminata l'ora di educazione fisica, si cambiarono e tornarono tutti in classe.
    Tom sbatté la borsa sul banco con una faccia scura, quasi soffiando dalle orecchie.
    Athena sorrise fastidiosamente – Allora ... – cominciò allusiva.
    Tom le rivolse uno sguardo infuriato, che parlava da solo.
    Un sorriso di scherno si piazzò sulle labbra della ragazza - Volevo sapere come ci si sente ad essere secondi. -
    Lui le lanciò uno sguardo carico di odio - Ma che cazzo vuoi?! Fai tutta la figa, ma non dimostri un cazzo. Proprio tu non puoi parlare. – sbottò velenoso.
    Athena rise compassionevole – Eh, già, povera Athena che non va in giro a rovinare muri. – lo schernì annuendo e simulando un cipiglio dispiaciuto.
    - Io non li rovino, il Writing è arte, tu che ti vesti in quel modo dovresti saperlo! – sbraitò Tom gesticolando.
    - Ma io lo so. I tuoi graffiti però, non sono arte. – spiegò Athena con finta pazienza.
    - Il fatto che non siano perfetti non vuol dire che non sono arte! Ma di cosa stiamo parlando, tu non capisci niente. – rispose decidendo di ignorarla.
    - Eh si, adesso sono io che non capisco niente, va bene, ok. – lo accontentò la ragazza.
    Lo trattava come un bambino che aveva bisogno di sentirsi dire ‘Si Tomi hai ragione, sei bravo, sai fare tutto’, e Tom stava seriamente cominciando a spazientirsi.
    Preferì non continuare quella stressante conversazione con quella ragazza altamente irritante e si sedette scompostamente nel banco che, ormai, condividevano.
    Durante un ora buca, Athena aveva già quasi terminato il lavoro per Artistica.
    Questa volta, aveva sfornato un disegno che esprimeva ansia, prigionia.
    Il corpo nudo di una ragazza ricoperta di graffi, col sangue che colava sulle mani trafitte da delle punte di metallo incastonate nella maniglia di una porta chiusa a chiave. Una porta che cercava disperatamente di aprire, facendosi solamente del male.
    La ragazza aveva i capelli arruffati, le lacrime copiose che scendevano lungo il viso ed il collo, la bocca aperta in un urlo disperato, ed ai suoi piedi delle manette attaccate al muro freddo, il ferro che le corrodeva le caviglie.
    Rinchiusa in una scatola senza via d'uscita.
    Quel disegno era a dir poco impressionante e suggestivo, tetro ma con quella voglia di evadere, di ricominciare pur di soffrire.
    Di tutto il disegno, Athena avrebbe colorato solamente quella donna, la sua pelle chiara e il suo sangue così scuro, i suoi capelli biondo cenere.
    Un personaggio inventato ma che, come in ogni disegno, la rappresentava.
    Lo fissò. Forse, come prima consegna aveva esagerato.
    Si sarebbero accorti di una certa somiglianza di mano ed idee fantasiose, ma prima o poi lo avrebbero scoperto.
    Lei avrebbe comunque continuato a tacere.
    Vide Tom tornare da una bella sigaretta di mezza mattina, e nascose momentaneamente il disegno.
    Fino a quando avrebbe potuto evitare di uscire allo scoperto, lo avrebbe fatto.
    Almeno con lui.
    Si sarebbe voluta divertire un po’, magari spargendo graffiti a destra e a manca, facendolo imbestialire ogni giorno di più.
    Tom alzò gli occhi al cielo quando la vide nascondere il disegno ma evitò di parlare; era ancora molto irritato, e conversare con lei non lo faceva sicuramente rilassare.
    - Kaulitz! –
    La professoressa di Tedesco, che era anche la coordinatrice della loro classe, entrò nella classe con dei fogli in mano.
    Tom si voltò curioso - Si? -
    - In presidenza hanno ricevuto la tua richiesta per non frequentare il mercoledì e ovviamente è stata accettata. Però devi stare al passo col programma lo stesso, mi raccomando. Ed evita di fare altre assenze. -
    Lui annuì - Va bene, grazie. -
    - A domani ragazzi. – salutò la donna, uscendo poi dalla classe.
    Athena si chiese il perché di quel privilegio, senza chiederne spiegazione.


    *





    Arrivò l'ora di disegno.
    Purtroppo.
    - Ragazzi, voglio vedere la bozza del disegno che vi ho chiesto ieri. – annunciò il professore, mettendosi comodo dietro la cattedra e mostrando un sorriso fiducioso.
    Nella classe si sollevò un mormorio di disapprovazione.
    Una delle ragazze, la solita portavoce della situazione parlò – Professore, in un giorno non potevamo già avere tutto, dobbiamo comprare gli album, le matite giuste e tutte le altre cose! -
    Il professore sbuffò contrariato - Quindi nessuno ha fatto niente? La bozza si può fare anche su un foglio di quaderno! Alzi la mano chi ha almeno provato! -
    Solo due mani si alzarono nella classe.
    Athena e Tom sollevarono il braccio ricoperto fino al gomito da una lunga maglia a mezza manica e tutti si voltarono verso di loro, fissandoli con rabbia.
    Tom e Athena si guardarono.
    Lei scettica; lui ancora gelido e nervoso.
    Il professore sorrise soddisfatto, incrociando le braccia e poggiandosi sulla cattedra, con l'aria da figo.
    - Oh, bene, Kaulitz non si smentisce mai e Schultz promette bene. Per il resto, vedete di lavorare invece di inventare scuse già dai primi giorni di scuola. Portatemi le bozze, voglio vedere. -
    Athena tremò leggermente, sperando che non avrebbe mostrato nulla al resto della classe.
    Tom si alzò per primo, evidentemente sicuro della sua favolosa idea.
    Il professore diede uno sguardo velocissimo e annuì subito dopo - Bravo Kaulitz mi piace l'idea. -
    L'uomo in corsa che disegnava il giorno precedente stava prendendo forma dopo le mille cancellature.
    Correva verso un muro, trattenuto da qualcosa che gli stringeva i gomiti.
    Athena l'aveva visto poco prima, ed aveva constatato che quel disegno non riempiva pienamente gli spazi del foglio bianco.
    Era, appunto, vuoto in alcuni punti.
    Vide Tom tornare verso il banco e subito si alzò, cogliendo lo sguardo di sfida del rasta, che stava un po’ a significare ‘Visto? Gli è piaciuto, sei tu che non capisci un cazzo’.
    Col foglio tenuto piegato fra due dita arrivò alla cattedra, restando davanti al professore di modo che meno persone possibili avrebbero potuto sbirciare.
    Poggiò il disegno dinanzi al professore che sgranò gli occhi, avvicinando la testa al disegno, incredulo.
    Lei vide i suoi occhi saettare da una parte all'altra di quel foglio che, volutamente aveva ritagliato rendendolo di forma quadrata.
    Era finito. Si, l'aveva finito.
    Solitamente, terminava un disegno al giorno, a seconda della difficoltà e dell'ispirazione.
    Vide il professore alzare lentamente gli occhi verso di lei - Dove hai studiato prima di trasferirti qui? -
    - Sempre al classico. – rispose Athena sostenendo il suo sguardo.
    Lui sgranò ancora di più gli occhi - Non hai mai fatto corsi di Artistica o tecnica del disegno? -
    Lei scosse il capo, senza assumere nessuna espressione particolare – No. -
    Lui aprì le mani, allargando le braccia, fissando di nuovo il disegno.
    Muoveva il capo a destra e a sinistra con fare spaesato - Ma non è possibile. -
    Athena caricò tutto il peso sulla gamba destra, sfiancando un po’.
    Si stava scocciando. Ok, era brava, ma quel tizio stava esagerando, e a lei i tipi melodrammatici non piacevano. Per niente.
    Spostò lo sguardo verso la finestra.
    La classe era immersa nel silenzio più totale e vide alcuni che tentavano di sbirciare quel disegno così apprezzato.
    Di questo passo l'avrebbero scoperta in due giorni.
    - E tu non volevi fare vedere questo capolavoro alla classe? È un peccato. -
    Athena si voltò di scatto, con la paura di vederlo tutto ad un tratto in piedi sulla sedia col suo disegno in mano.
    Cercò di salvarsi con l'ultima carta che aveva - Quando sarà finito, lo farò vedere. -
    Lui annuì - Va bene Schultz. Complimenti comunque, Kaulitz ha finalmente qualcuno con cui confrontarsi. - Lei alzò un angolo delle labbra in un sorriso sghembo e furbo.
    Prese il disegno e tornò a posto.
    Se prima era incazzato, adesso Tom stava veramente andando fuori di testa.
    - Voglio proprio vedere che cosa hai disegnato a quel marpione per farlo sconvolgere. Fammi indovinare, tu e lui che vi baciate? - disse a voce bassa, proseguendo con una risata.
    Lei si sedette – Ahi, la gelosia cosa fa … -
    - Si, per essere geloso di te devo essere veramente messo male. – rispose lui facendo un cenno col capo e sbuffando rumorosamente.
    Athena si voltò verso di lui, con l'ormai solito sorriso.
    Gli serviva le smerdate su un piatto d'argento, che stupido.
    - Perché, non è così? – chiese inclinando il capo.
    Lui inspirò profondamente, come per contenersi - Ringrazia che sei una femmina. -
    - Donna, non femmina. - lo corresse.
    - Le donne son quelle che si comportando da vere donne, non come te, che ti comporti come uno scaricatore di porto. - rispose Tom con uno sguardo più che rabbioso.
    - Con te sono anche troppo gentile, ti meriteresti otto pugni in faccia per ogni parola che dici. – ribatté la ragazza assottigliando gli occhi.
    - Ha parlato quella che dice sempre cose giuste, ma scendi un po’, sei solo una scema che crede di essere non ho ancora capito chi. - rispose Tom alzando la voce.
    - Fino a prova contraria, sei tu il coglione che dà ad una ragazza dello scaricatore di porto e che si offende quando scopre che c'è qualcuno che gli fa il culo disegnando e facendo i graffiti. Ti rode il culo e sei un viziato, quello che deve scendere sei tu! - lo rimbeccò lei sfoggiando tutta la sua acidità. Le veniva particolarmente bene con quel Tom.
    - Sono cazzi miei e tu sei una rottura di coglioni, è automatico risponderti di merda. Facciamo una cosa, non parliamoci più così ho finito di farmi scartavetrare le palle da te e dalle tue cazzate, intesi? E cogliona a tua sorella. – sbottò tutto d’un fiato, quasi senza nemmeno rendersi conto di ciò che, effettivamente, stesse dicendo.
    Athena si voltò di scatto sentendo l'ultima frase, gli occhi sgranati dalla rabbia.
    Gli tirò un ceffone a mano aperta e rigida, voltandogli completamente la testa verso il lato opposto, alzandosi poi dalla sedia con uno scatto di nervosismo.
    Avevano litigato con voce non troppo alta ed il professore non era stato in classe durante il litigio e lo schiaffo.
    Solo due o tre compagni avevano ascoltato o visto quella scena.
    Athena uscì dall'aula con passo spedito, fermandosi nel cortile con il pacchetto delle sigarette in mano. Trovò lì il professore, che buttava la cicca per terra.
    - Professore posso restare fuori? Sto male e voglio prendere un po’ d’aria. -
    - Va bene, mando qualcuno a farti compagnia? -
    - No grazie. -
    Lui annuì e tornò in classe.
    Athena inspirò e contrasse la mandibola per la rabbia. Quel coglione non doveva permettersi, non doveva assolutamente nominare niente e nessuno della sua famiglia.
    Specialmente lei.


    *






    Dopo il litigio, Athena aveva sprecato una delle cinque possibilità quadrimestrali per uscire in anticipo.
    Era entrata in classe per chiedere il permesso della professoressa di italiano, loro coordinatrice.
    Le regole erano ferree, solo la coordinatrice della classe o il delegato della scuola poteva accordare quei permessi, visto che gli uffici del preside e del vice preside erano in un altra sede.
    Ottenuto il permesso, Athena aveva preso la borsa dal banco senza guardarsi attorno, fumando di rabbia.
    Tom l'aveva guardata per un po’, ed il suo non era stato uno sguardo arrabbiato, ma indagatore.
    Come se avesse voluto capire se Athena fosse veramente così infuriata per l'ultima frase che le aveva detto o per qualcos’altro, che a lui, evidentemente, era sfuggito..

    Tom ci aveva pensato per tutta la mattina alla fine.
    Forse se fosse stata lei a dirgli ‘Coglione a tuo fratello’ l'avrebbe frustata con i rasta, donna o non donna.
    Il litigio avrebbe dovuto restare fra loro due.
    Ma alla fine ... chi se ne frega! Non sarebbe mai andato a chiederle scusa, lei era solamente una bambina irritante e terribilmente altezzosa, che lo giudicava senza sapere un cazzo.
    Tom assunse un espressione imbronciata per tutta la durata delle lezioni, disegnando a raffica ed attendendo con impazienza la fine delle lezioni. Non vedeva l'ora di tornare a casa, pranzare e stare un po’ in pace, magari strimpellando la sua chitarra classica.


    *





    Athena era tornata a casa e si era concessa un po’ di relax.
    Aveva mangiato e si era preparata per una guida.
    La scuola guida aveva riaperto dalle ferie estive e dopo quattro o cinque guide avrebbe sostenuto l’esame pratico.
    Aveva lavorato tutta l'estate riducendosi ad uno straccio ma ora aveva ben tremila euro messi da parte lavorando ininterrottamente da metà maggio a metà settembre.
    Aveva cercato di sbrigarsi con la scuola il prima possibile, dando tutte le interrogazioni e chiedendo di fare i compiti scritti entro il 15 di maggio.
    Si era veramente fatta in quattro, quei soldi le servivano e aveva sudato tanto per guadagnarseli.
    Una vecchia signora le aveva dato trecento euro al mese per pulirle casa e prepararle il pranzo tutti i giorni tranne la domenica. Tutte le mattine da una vecchia megera che puzzava di gatto.
    Ma solo quelle, le fruttarono milleduecento euro.
    Aveva poi fatto da lavapiatti in un ristorante per centocinquanta euro al mese, per cinque giorni alla settimana; una miseria, ma erano altri seicento euro.
    Gli altri milleduecento euro se li era guadagnati soprattutto grazie a delle serate in un villaggio turistico, dove lei doveva disegnare per dei bambini indiavolati che facevano le richieste più assurde, oltre a dover gonfiare palloncini a tradimento per accontentarli.
    Non era un lavoro molto adatto a lei, ma era ben pagato, e pur di avere quei soldi avrebbe anche riso ininterrottamente come un'idiota.

    Ritornando dalla scuola guida, Athena si era fermata per ordinare i libri per scuola.
    Costavano tanto ma aveva già fatto richiesta per ottenere degli aiuti dalla scuola, visto che era una ragazza di diciannove anni che viveva da sola ed era disoccupata.
    Gliel’avrebbero sicuramente assegnata.
    Ma c'era il rischio che i professori cominciassero a spiegare e lei non avesse nemmeno un libro, così aveva deciso di prendere più libri che poteva in comodato d'uso ed i restanti in libreria.
    Di prenderli di seconda mano non se ne parlava, avrebbe dovuto passare per le classi, parlare con altra gente e non aveva voglia di sbattersi a destra e a manca.
    Appena tornata a casa, si preoccupò di guardare il cellulare, per una volta in tutto il giorno.
    E fu una grande sorpresa quando vi trovò una chiamata persa.
    Aveva meno di dieci numeri salvati in rubrica, e non scambiava mai messaggi o telefonate con nessuno dei contatti.
    Lesse il nome sul display ed il suo cuore fece un balzo: ‘Julian’.
    Cercò di richiamarlo con i pochissimi soldi che aveva nella scheda, fortunatamente con successo.
    - Finalmente cazzo sto cercando di chiamarti da ieri! -
    - Julian non rompere le palle. - rispose Athena scrollando le spalle.
    - Ma porca puttana sai che mi preoccupo! Certo che potresti dire almeno a me dove cazzo sei! -
    - Neanche morta. Hai scoperto qualcosa? – chiese mordendosi le labbra.
    - ... Niente – rispose Julian sospirando dispiaciuto.
    Athena buttò giù le spalle, triste - Va bene. -
    - È difficile non so più dove sbattere la testa. -
    - Nemmeno io ... È passato troppo tempo ... – confessò sospirando.
    - La rivedrai prima o poi. - cercò di rassicurarla Julian.
    - Certo. Devo chiudere. Ci sentiamo -
    - Va bene e guarda questo cazzo di cellulare ogni tanto. -
    - Va bene, ciao. -
    Julia era rimasto l'unico, anche se debolissimo, punto di contatto fra lei e una fantomatica ‘famiglia’.
    Aveva trentun’anni, una ragazza con la quale conviveva e un lavoro discreto.
    Era suo fratello maggiore e, come lei, aveva troncato i rapporti con i loro genitori.
    Con un leggero malincuore per il papà che, anche se freddo, non era nulla a paragone con la madre.
    Forse quella famiglia era stata destinata a smembrarsi fin dall’inizio …


    *





    Il giorno dopo a scuola, Tom non c'era. Era mercoledì.
    E per Athena fu una scusa in più per maledirlo. Magari in quel momento era spaparanzato sul letto nel bel mezzo di una dormita secolare, accompagnata da sbavamento sul cuscino.
    Ma la cosa buona era che non l'avrebbe avuto in mezzo alle palle all'ora di disegno.
    Avevano cambiato continuamente gli orari, come ogni dannata prima settimana di scuola.
    Athena aveva consegnato il disegno, ottenendo il primo 2 dell'anno.
    Aveva immediatamente cominciato qualcosa di nuovo e si era resa conto di disegnare sempre situazioni infelici.
    La sua vita stava trascorrendo lenta, triste ed ... incompleta.
    Era quello il termine più giusto.
    Pezzi di un puzzle che si erano persi nel trasloco da una casa all'altra, come succede sempre.
    Ma qualche volta succede di ritrovare il tassello mancante da qualche parte nelle scatole accatastate, che completa proprio la parte centrale del puzzle.
    E basta togliere la cornice incompleta per renderlo bello e originale.
    Così è la vita.


    *





    Uno, due, tre, quattro, cinque giorni passarono da quella telefonata.
    Athena e Tom non si rivolgevano mezzo sguardo, se almeno in quei primi due giorni lei aveva potuto sfogarsi prendendosela con lui, ora non aveva più neanche quello.
    Come se non bastasse, era anche particolarmente nervosa per l'esame della patente che avrebbe sostenuto il giorno successivo.
    I professori avevano cominciato a spiegare ed Athena si era ripromessa di studiare già dall'inizio.
    La maturità la spaventava non poco, odiava parlare in pubblico e si stava violentando per avere la forza di dare per prima le interrogazioni orali.
    Le piccole soddisfazioni non mancavano.
    Il professore di disegno, tralasciando le esplicite avances che le rifilava con i suoi sorrisini seducenti, aveva letto la lista dei voti dei disegni, che aveva voluto con una settimana di anticipo.
    Ovviamente, quasi tutta la classe aveva preso voti insufficienti, non avendo consegnato nulla o avendo scarabocchiato qualcosa.
    Esclusi Tom e Athena.
    Competizione iniziata.
    Un po’ tutti erano curiosi di sapere i voti dei due - Kaulitz 2/3. -
    Lui contento si alzò e mostrò il disegno alla classe, come avevano fatto tutti, scatenando varie risate quando uno di loro alzava un foglio completamente bianco.
    La classe applaudì complimentandosi.
    Athena rimase indifferente.
    -Schultz 2.- E lì si che scoccò uno sguardo al rasta.
    La classe taceva. Volevano vedere il disegno, erano terribilmente curiosi.
    Lei si rassegnò, doveva farlo.
    Prese il disegno, lo mostrò e tenne lo sguardo sul pavimento.
    Alcuni trattennero il fiato rumorosamente.
    E quando incontrò per un attimo gli occhi di Tom, lo vide sbalordito, con la bocca semiaperta, gli occhi che saettavano da una parte all'altra del foglio.
    Ma anche lei poco dopo rimase sbalordita.
    Lui ricomponendosi dopo la stangata cominciò ad applaudire seguito dal resto della classe.
    Lei tornò a posto, senza dire una parola.
    Il ghiaccio sarebbe stato più caldo a confronto.
    Si sedette e sprofondando sulla sedia con le braccia incrociate incatenò il suo sguardo fuori dalla finestra.
    Tom squadrava ancora il disegno.
    Ora aveva capito perché Athena lo giudicava sempre, dicendo che i suoi disegni facevano schifo.
    Lei era allucinante! E non aveva mai studiato da quanto aveva sentito qualche giorno prima!
    Ma non era comunque un motivo per ricominciare a parlarle.
    Restava sempre una stupida ragazzina, era già stato troppo l'applauso.

    *




    Non riusciva a crederci: libertà! Era finalmente riuscita a prendere la patente, ed aveva subito comprato un'utilitaria di seconda, terza o forse quarta mano. Non le importava quanto potesse essere vecchia, ma aveva una macchina! Niente più pullman, niente più rasta mattutino che si sbaciucchia vomitevolmente la bionda tettona e niente più camminata dalla fermata alla scuola!
    Le dava così tanta soddisfazione passare davanti a Tom, che spesso perdeva il pullman e si ritrovava da solo alla fermata! Poteva avere una stupida macchina che faceva i capricci, ma lui era a piedi e lei no. E quella novità sicuramente non contribuì alla situazione già abbastanza complicata che si era creata fra i due, visto che lei, durante le lezioni tirava fuori accidentalmente le chiavi del catorcio, cosa che lo irritava alquanto.
    E, no, non si erano più rivolti la parola.
    Continuavano ad accogliere quella tacita sfida fra i banchi di scuola, a colpi di voti altissimi, e questo spronava Athena a distruggere quell'idiota, visto che anche gli orali cominciavano ad andare meglio del solito.
    Erano ancora agli inizi, metà Ottobre era passato, ma al classico dovevano correre senza sosta per non finire impantanati nel fango.
    Le giornate passavano così. Studio, scuola, graffito notturno, soddisfazione, tristezza, sfida perenne.
    E sorprese.
    Tante sorprese.


    *





    Un altro giorno di scuola stava cominciando, prima ora informatica, seconda educazione fisica.
    Erano già tutti nella palestra, mentre Athena era ancora intenta ad infilarsi la tuta Adidas nera e bianca.
    Con i vestiti che aveva tolto tutti appallottolati su un braccio, uscì dal bagno e si diresse nuovamente verso l’aula. Aveva lasciato la borsa con dentro il cellulare ed il borsellino in classe.
    Avvicinandosi , sentì distintamente la voce del rasta che spiegava qualcosa al professore, con voce tremante e forse un po’ troppo alta. Stavano dentro la classe, da soli. Athena doveva assolutamente prendere la borsa, era necessario che entrasse nella classe. Ma nonostante Tom le stesse veramente sulle palle lei non voleva annullare il suo essere comunque discreta rispetto agli altri, in altre parole fare al prossimo quello che vorresti fosse fatto a te stesso. Non entrò mentre loro parlavano, visto che c'era sicuramente un motivo per quel colloquio improvviso, quindi decise di accostarsi all'uscita di sicurezza vicina alla porta della classe. Tom stava alzando ancora la voce e sembrava sul punto di piangere.
    Athena avvicinò le sopracciglia in una smorfia stranita.
    Tom che piangeva? Ma no, si stava sicuramente sbagliando. Scosse il capo e si ricompose. Odiava a morte le pettegole ed ogni sorta di atteggiamento da bigotta, ma non era voluto il fatto che avesse sentito un singhiozzo del rasta e la sua voce alzarsi ancora di più, facendole cogliere parte del discorso.
    - Lei sa cos'è successo a mio fratello, non posso restare qui per altre quattro ore, devo tornare subito da lui, sta urlando e piangendo a casa, mia madre è disperata e solo io posso farlo calmare, cazzo! - sbraitò disperato.
    - Kaulitz il linguaggio! Ti ho già spiegato che mi dispiace, ma io non posso farti uscire perché oggi non c'è né il coordinatore della vostra classe né il collaboratore della scuola e non posso assumermi la responsabilità di mandarti a casa! -
    - Sono maggiorenne la responsabilità è mia! Porca puttana mi deve lasciar andare mio fratello potrebbe farsi male cazzo! – ribatté il ragazzo, quasi isterico.
    Il professore sospirò rumorosamente.
    Tom piangeva ancora, come un bambino.
    Dopo alcuni secondi di silenzio, il professore parlò di nuovo - Va bene Kaulitz. Esci. Ma come hai intenzione di arrivare a casa? -
    - In pullman, la macchina ce l'ha mio padre e non può spostarsi dal lavoro. –
    Si sentì il rumore della sua borsa trascinata sul banco.
    Tom tirò rumorosamente su col naso, ed Athena cercò di decidere se restare lì o nascondersi, guardandosi intorno con frenesia.
    - Kaulitz ci metterai mezz'ora! - gli urlò dietro l'uomo, ma Tom era già uscito dalla classe, cercando di levare alla meno peggio le lacrime che ancora scendevano prepotenti.
    Athena gelò. Si sentiva in imbarazzo, aveva fatto la figura della pettegola che origliava dietro le porte.
    Rimase a fissare il rasta con la bocca semi aperta e gli occhi pieni di compassione, cosa che non pensava avrebbe mai provato per lui.
    E lui la guardò a sua volta con sguardo duro ma così stanco e stressato da non avere la forza di essere incazzato. Tom scosse la testa schifato, poi fece qualche passo e posò una mano sull'uscita di sicurezza che fungeva come porta normale.
    Athena, spinta dalla compassione per quel dolore che lei poteva capire, lo fermò – Tom. - disse con tono insicuro.
    Lui si girò di scatto con la stessa espressione dura e frustrata - Che cazzo vuoi?! – chiese puntandole addosso gli occhi rossi e gonfi di lacrime.
    Lei abbassò lo sguardo.
    Era consapevole che nella stessa situazione, lei avrebbe reagito esattamente come lui.
    Inclinò il busto verso il lato destro per arrivare al fondo della tasca dei pantaloni.
    Estrasse le chiavi della sua macchina e gliele porse senza quasi pensarci - Prendi la mia macchina. -
    Il rasta sbarrò gli occhi. Si era aspettato di tutto tranne quel gesto.
    Qualcosa si sciolse all'altezza del diaframma, donandogli un benessere momentaneo.
    Athena rialzò lo sguardo, facendogli un cenno con la testa che gli intimava di afferrare le chiavi.
    Lui si decise e impugnò il mazzo.
    - È parcheggiata davanti a scuola, tanto sai quale è. -
    - Grazie mille. - la ringraziò Tom, con uno sguardo più che grato.
    Lei annuì in risposta e si diresse subito verso la classe, sentendo dietro di sé, la porta che si apriva e richiudeva velocemente.
    Per il resto della giornata, Athena ripensò a quello che aveva sentito del discorso di Tom.
    Doveva essere successo qualcosa di veramente grave da quanto aveva detto.
    Sentì di aver fatto una buona azione prestandogli la macchina, anche se qualche preoccupazione volò verso quello che era già un povero rottame. Pensare che fosse nelle mani di Tom non la rassicurava molto.
    Pensò però anche che avrebbe ringraziato per sempre quel qualcuno che avesse fatto per lei un gesto simile.

    Sul pullman un pensiero le passò per la testa.
    ‘Le chiavi di casa sono nel mazzo di chiavi che ho dato a Tom, ma porca puttana!’
    Imprecò mentalmente fino alla fermata e si diresse verso la casa del rasta.
    Vide la sua macchina parcheggiata proprio davanti al portoncino.
    Era probabilmente un momento delicato per quella famiglia ma se non voleva restare tutto il giorno accampata fuori casa, doveva suonare.
    O forse no?
    Fece mente locale della pianta della casa.
    Non trovò soluzioni ma decise comunque di provare a scavalcare e trovare qualche modo per entrare in casa, per culo. Si guardò intorno e lanciò la borsa oltre il portoncino.
    Cominciò ad arrampicarsi, ed arrivata a far passare una gamba nell'altro lato, sentì delle risate dietro di lei.
    Alzò gli occhi al cielo, quel giorno non gliene andava bene una.
    Si voltò e vide i fratelli Kaulitz che dal piccolissimo giardino della loro casa se la ridevano osservandola.
    Lei scese di nuovo in strada, dirigendosi verso casa Kaulitz.
    Tom aprì il portoncino.
    - Ciao Athena! – disse Bill allegro.
    Lei si sorprese del fatto che lui ricordasse ancora il suo nome, l’aveva vista solamente una volta prima d’allora.
    E ringraziò la sua buona memoria quando gli rispose - Ciao Bill. - cercando di essere più pacata possibile.
    Mamma Kaulitz si affacciò alla porta di casa - Ragazzi il pranzo è pronto! Oh, ciao io sono Simone. - disse una bella signora dal viso dolce.
    - Salve, sono Athena. -
    Pensò subito che non assomigliava per niente alla mamma che aveva lei.
    Aveva non perché fosse morta, ma perché lei la aveva cancellata.
    - Ciao Athena vado a mangiare! - salutò allegro Bill.
    Athena si sforzò di fare un mezzo sorriso, salutandolo. Sembrava ... un bambino.
    - Che cacchio ci facevi sopra il portoncino? - chiese Tom divertito.
    - Stavo scavalcando mi sembra. - rispose ironica.
    - Non potevi suonare per chiedermi le chiavi invece di appenderti? -
    Athena scrollò le spalle - Ho pensato che forse non era il caso rompere le palle visto quello che ho sentito stamattina. -
    - Davvero? - Lui sorrise, ma non con strafottenza, lo fece dolcemente, con uno sguardo che ringraziava senza bisogno di parole - Mi sa che sei più umana di quanto pensavo- -
    Athena lo guardò sorridere ancora, stupendosi di essere felice di non vederlo più disperarsi in lacrime.
    Scacciò immediatamente quel buon pensiero e rispose.
    - Non mi conosci, non mi conosce nessuno. Comunque ridammi le chiavi, sto morendo di fame e devo preparare il pranzo. -
    Tom rimase immobile per un istante, la bocca socchiusa - Aspetta un momento. – disse infine, cimentandosi in una corsa maldestra verso casa.
    Athena aveva pensato che lui e suo fratello fossero usciti per renderle le chiavi, ma forse le aveva ancora in casa.
    Tom tornò dopo pochi secondi riavvicinandosi a lei - Vuoi restare a pranzo? -
    Athena sgranò gli occhi - Cosa? No, no, dammi le chiavi, vado a casa. - disse imbarazzata dal fatto di poter pranzare in compagnia.
    - E dai non fare l'acida ti devo un favore! - disse interrompendosi un secondo per farsi serio - Un favore grande. -
    Lei scrollò le spalle, la pancia brontolava.
    - Va bene. Prima e ultima volta però. -
    Tom sorrise lasciandola passare, poi la guidò nella sala da pranzo, che corrispondeva anche alla cucina.
    - Athena siediti qui! - disse con gentilezza Simone.
    Lei sibilò un ‘grazie’ imbarazzato.
    Non era abituata ai pranzi familiari, a casa sua erano sempre stati rari e fatti solo per litigare e sparlare.
    Si guardò intorno. Era una casa modesta, con mobili in legno scuro, vecchio stile.
    Nonostante non vi fossero tappezzerie e mobili di lusso, la casa era veramente carina ed accogliente.
    Sul frigo erano appesi dei disegni con le calamite, rappresentanti i vari componenti della famiglia, con la solita tecnica poco raffinata.
    Erano di Tom, ormai Athena avrebbe potuto riconoscere la sua mano fra mille.
    Subito un sorriso sghembo le dipinse il volto.
    - Prova a dire qualcosa sui miei disegni e ti faccio volare a casa tua. - disse Tom tentando di sciogliere un po’ quel maledettissimo ghiaccio.
    Athena alzò le sopraciglia , con sguardo da superiore - Hai solo paura delle critiche. -
    - No non ho voglia di sentirti ancora a rompermi le palle sui miei disegni. -
    - È la verità! -
    - Solo perché sai disegnare bene non è che mi devi stressare ogni volta che disegno qualcosa! -
    - Non ci parliamo da un paio di settimane e comunque è divertente prenderti per il culo. -
    - Concordo. - s'intromise improvvisamente Bill.
    - Bill! - sbraitò Tom con la fronte corrugata.
    Athena si ritrovò a sopprimere una pura risata di gusto.
    Curvò le labbra in un sorriso che le fece assottigliare gli occhi in due mezzelune grigiastre, fissando un punto del pavimento con una mano sulla bocca.
    - Stai ridendo. - disse Tom guardandola con gli occhi un po’ sgranati, quasi impaurito.
    Lei lo guardò, cercando di ritornare seria - Non sto ridendo. -
    Lui rimase serio, proprio per costringerla a scoppiare.
    Lei sentiva l'angolo sinistro delle labbra tirare verso l'alto.
    Resistette pochi secondi poi scoppiò a ridere.
    Tom in quel momento si rese conto che non l'aveva mai vista né sentita ridere così, senza sarcasmo e strafottenza, ma solo per il gusto di ridere.
    Anche Bill rise, creando un po’ di trambusto generale.
    Tom era incredulo. Dopo vari secondi però, anche lui si unì alla risata.
    - Ma cos’avete da ridere? – chiese mamma Simone, una padella fra le mani.

    Athena pensò di starsi lasciando andare un po’ troppo.
    Quei due però erano effettivamente eccentrici e … indivisibili.
    Questa era solamente la seconda volta che Athena vedeva Bill.
    E solo ora che li aveva entrambi di fronte si accorse che loro erano … gemelli.
    Fece finta di niente, ma un velo di tristezza le attraversò il cuore.
    Durante il pranzo, Athena fu attirata da Bill.
    Era … strano.
    Spesso si perdeva fissando un punto indefinito della tovaglia, oppure non rispondeva alle domande di Simone e Tom.
    Loro facevano finta di niente, quasi non volessero fargli pesare il fatto che fosse così assente.
    Cambiava improvvisamente argomento, e tutti lo seguivano, ripeteva la stessa cosa a distanza di dieci minuti.
    Lo trattavano quasi come un bambino … malato … autistico.
    Si chiese se quell’ipotesi fosse fondata, senza chiederne conferma.
    Alle due e dieci arrivò Gordon, il padre dei gemelli.
    Athena non poté non notare la dolcezza con la quale lui e Simone guardavano i loro figli.
    Una dolcezza che, un po’ per indifferenza, un po’ per vergogna, lei non aveva mai ricevuto.
    I suoi genitori erano diventati per lei persone dalle quali girare al largo, alle quali non assomigliare mai.
    Sua madre … meglio lasciar perdere. Era solo una grandissima stronza.
    E suo padre … bè, lui le aveva dato sempre quello ciò voleva, ma non aveva modo di dimostrare l’affetto.
    Al momento di prendere ogni decisione importante per lei, lui le andava contro, tarpandole le ali.
    Diceva sempre ‘Chiedi a mamma.’ e questo significava ‘Neanche per idea’.
    Finirono di pranzare e Athena si dileguò immediatamente, ringraziando per il pranzo e ricevendo altri mille grazie da Tom.
    Era stato un pomeriggio diverso dal solito e, con sua grande sorpresa, piacevole per tutti.
    Loitsche riservava delle sorprese per Athena, e l’avrebbe scoperto molto presto.
     
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  7. Saralux
     
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    Mamma mia ç_____________ç
    è sempre un piacere leggere questa storia.
    Mi ha segnato un sacco.
    La amo completamente.
    Questo capitolo poi lo adoro particolarmente **
    E non vedo l'ora di rileggere il capitolo del Black Out *_____*
    è troppo, troppo, bello quello *_____*
     
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  8. SalatAlien
     
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    ahahah quel capitolo si chiama proprio Blackout XD
     
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  9. Saralux
     
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    Che mito che sono U___U
     
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  10. » Enigmatic __™
     
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    Bellissimo questo capitolo, ma ormai lo sai già =)
    Quanto sono contenta di rileggerla, non puoi capire =)
    Bacione.
     
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  11. SalatAlien
     
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    grazie *W* Waaaa io amo Lime *sangokeggia
     
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  12. < Kleiner Android >
     
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    Un nuovo capitolo! *-*
    Che emozioni rileggerli, mi sento come a casa ^^
    Finalmente le cose fra i due iniziano ad andare meglio, che carini **
    Poi Bill fa una tenerezza..

    CITAZIONE (Saralux @ 27/4/2010, 12:17)
    E non vedo l'ora di rileggere il capitolo del Black Out *_____*
    è troppo, troppo, bello quello *_____*

    E chi se lo scorda quello! Cavoli quant'era bello ç_ç
     
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  13. KLEINE ENGEL
     
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    *^* ma io quanto amo leggere questa meravigliosa ff??????taaaaanto taaaaaaaaaaaaaaaantoooo *O*
    dio quanto mi mancava ç___ç che bello *O* mi mette di buon umore *^*
    SPOILER (click to view)
    porcaccia la miseria i banner della compara sono incredibili *^* <3<3 amo quella donna ù.ù
     
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  14. SalatAlien
     
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    grazie ragazze *W*
     
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  15. valery13
     
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    stupendissimoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!! continuaaa!!! posta posta =) =) =) *__________*
     
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485 replies since 25/4/2010, 16:02   22237 views
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