Narcizist

In fase di scrittura.

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  1. Linny;
     
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    Ho lo schermo del pc fuori uso, forse oggi salgo su un altro pc e vi spiego tutto meglio e vi rispondo una ad una.
    In ogni caso vi tengo informate, grazie a tutte! ^^
     
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  2. Linny;
     
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    Narcizist by Linny; is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.



    Narcizist.

    Capitolo 3.




    Tom era sdraiato sul letto di quella stanza fredda e vuota.
    Si chiedeva spesso perchè d'un tratto tutto fosse diventato freddo e vuoto, ma forse era lui ad essere diventato così.
    Perchè?
    Era meglio non porsela quella domanda, la risposta avrebbe portato certamente ad un nome che non voleva sentire.
    Eppure lui era lì, sdraiato su quel letto, in quella stanza, con premuto sul naso quel maledetto polsino.
    Cercava di inspirare il più possibile, cercava di odorarne l'essenza, di riconoscerne il profumo per poterne ricordare il vero proprietario.
    Per ricordare colui che l'aveva fatto amare e che ora lo stava uccidendo lentamente.
    Ma l'odore di quella persona era pressoché scomparso. Quell'odore, come tutto ciò che faceva parte di suo fratello del resto, viveva solo nei suoi nostalgici ricordi.
    Oramai quel pezzo di stoffa vecchia sapeva solo di lui, non più di suo fratello. Sapeva solo della sua pelle.
    La pelle di un peccatore. Un peccatore il cui unico delitto era stato quello di amare la persona più sbagliata ed al contempo la più giusta.
    All'improvviso sentì un colpo secco, poi un altro ed un altro ancora.
    Qualcuno stava bussando alla porta della sua stanza.
    Stette in silenzio ed attese che quel qualcuno si presentasse, cosa che avvenne in breve tempo: < Thomas?>
    Bill?
    < Thomas? > ripeté quella voce vellutata. Stava usando un tono di voce quasi fastidioso.
    Sembrava che stesse chiamando il suo maggiordomo.
    Sospirò pesantemente.
    Poi un lampo.
    Aspetta un secondo... Come lo aveva chiamato? Thomas?
    Ora non bastava più chiamarlo solo Tom al posto di Tomi, no. Ora pure Thomas!
    Con sarcasmo pensò che andando avanti di quel passo sarebbe giunto a chiamarlo per cognome e a darle del lei.
    Si alzò dal letto tenendo sempre stretto in mano quel polsino come sua unica ancora di salvezza da quel mondo che stava odiando con tutto se stesso ed aprì la porta.
    Lì, davanti a lui, vi era Bill. Era vestito di nero come al solito ed indossava quegli abiti aderenti che risaltavano il suo fisico snello e slanciato, poi c'era quella mano magra e dalle dita lunghe e sinuose appoggiata sul fianco destro sporto in fuori che rendeva la sua figura ancora più sexy, i capelli lunghi e neri come la pece che gli ricadevano morbidi sulle esili spalle, quel viso così dolce e dai tratti delicati ed innocenti che appartenevano a quella persona che di innocente non aveva proprio nulla, quel naso all'insù, quelle labbra rosee e carnose con gli angoli rivolti verso l'alto a creare uno strano sorriso, quegli occhi così profondi dello stesso colore della cioccolata calda contornati da un tratto spesso e preciso di matita nera.
    Era una visione meravigliosa.
    Non vi erano parole per descrivere la figura di suo fratello e, se possibile, ve ne erano ancora di meno per descrivere la sua voce, il suo sorriso, il suo carisma, la sua presenza. Tom viveva di ogni dettaglio di Bill.
    Non poteva immaginare un'esistenza senza il suo reale carattere, quello che era andato perso, ma neanche senza quello che era stato deformato dal narcisismo.
    Non poteva non amare anche quel Bill così insensibile e vuoto, il suo cuore batteva anche per quel ragazzo narcisista.
    Il suo cuore, semplicemente, batteva per lui. Non importava come fosse o cosa facesse, importava solo che era Bill.
    Quel semplice dettaglio bastava e cambiava tutto.
    Era proprio così. Era lui, il suo Bill. L'angelo del suo Inferno.
    Il moro tossicchiò forzatamente per richiamare il fratello dai suoi pensieri.
    Ultimamente era sempre molto pensieroso ma di certo ora l'avrebbe reso felice.
    Bill stava per dargli ciò che il biondo desiderava maggiormente al mondo da molto tempo ormai. Certo vi era un secondo fine sotto però finché Tom non l'avesse scoperto, sarebbe filato tutto liscio ed entrambi avrebbero ottenuto ciò che volevano.
    Occhio non vede, cuore non duole.
    Inoltre Tom non si sarebbe certamente lamentato del suo regalo.
    Insomma, quella era stata un'idea geniale.
    Quale altro miglior modo per aversi se non quello di possedere la persona più simile a lui sulla faccia della terra?
    Ovvio che non sarebbe mai stato come possedere veramente se stesso ma forse chiudendo gli occhi ed usando un poco di immaginazione ci si sarebbe avvicinato parecchio.
    Usare Tom per arrivare ad aversi era stata un'ottima trovata.
    Il biondo era così stupido ed accecato dall'amore che non avrebbe mai potuto sospettare una cosa simile, Bill ne era convinto. Non vi era una sola imperfezione nel suo diabolico piano, era perfetto, esattamente come ogni cosa che faceva.
    La perfezione nasce dalla perfezione.
    Finalmente Tom tornò a concentrare tutta la sua attenzione su di lui. Bill non riuscì a trattenere l'arrogante sorriso che subito dopo si impossessò delle sue labbra.
    < Scusa, Bill. Hai bisogno di qualcosa? > chiese incerto il biondo.
    < No, di che dovrei aver bisogno? Volevo solo approfittare di questa breve pausa per passare un po’ di tempo con te! E' da tanto che non stiamo un pò insieme, come ai vecchi tempi. >
    Il cuore del rasta rischiò seriamente di fermarsi per sempre. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito, eppure voleva.
    L'unica cosa che riuscì a fare fu annuire.
    < Bene. > proseguì il moro < Allora, mi accompagneresti a fare shopping? Così magari compriamo qualcosa di nuovo anche a te, ti servirebbe. E magari compriamo anche un nuovo polsino, eh? >
    < Polsino? > chiese confuso l'altro non capendo a cosa si riferisse.
    < Beh, questo... Coso. > rispose Bill strappando dalla mano di Tom il polsino nero vecchio e dalla stoffa sgualcita, lo osservò schifato mentre lo teneva sospeso in aria con due dita a debita distanza dal suo viso. < Te ne compro uno nuovo, ok? Questo ormai è da buttare. Se hai i soldi, spendili, dico io. Mica vorrai andare in giro con questo schifo puzzolente al polso, vero? > rise di gusto il moro.
    Quella risata ruppe il cuore di Tom, per l'ennesima volta.
    Oramai il biondo riusciva persino a sentire il rumore del suo cuore spezzarsi nel petto ogni volta.
    Era un suono familiare che creava quel fuoco dentro al petto e gli offuscava la vista.
    Suo fratello non si ricordava di quel polsino, non gli attribuiva alcun valore?
    Dov'era quel Bill, dov'era?
    < Allora, Tom? > lo incitò il gemello.
    Il chitarrista annuì sentendo ancora quel suono riecheggiare dentro di sè.
    Vide il moro avvicinarsi al cestino e sporgere la mano che teneva stretta il suo amato polsino.
    Chiuse gli occhi e li strizzò con rabbia. Non voleva vedere anche quell'ultimo pezzo dei suoi ricordi, della sua felicità, del suo Bill, morire miseramente.
    < Andiamo, Tom! > lo incitò Bill uscendo dalla stanza e dirigendosi verso l'ascensore.
    Tom lo guardò allontanarsi e poi corse dentro alla camera, raccolse il polsino dal cestino, lo annusò un'ultima volta e poi lo nascose accuratamente sotto il suo cuscino.
    < Tom? Non mi vorrai far aspettare oltre, vero? I negozi chiudono! > si lamentò suo fratello dal corridoio.
    < Eccomi! > urlò di rimando il biondo uscendo di corsa dalla camera e chiudendo la porta a chiave ma non prima di aver dato un'ultima occhiata al cuscino.
    Sorrise raggiungendo suo fratello.
    In fondo stava per passare una giornata con Bill. Da quanto non succedeva?
    Doveva godersela a pieno. Quando sarebbe ricapitata un'occasione simile? Forse mai più.
    Bill lo vide avvicinarsi a lui con un sorriso ebete stampato in volto. Dapprima lo fissò confuso, poi scosse la testa.
    Era Tom e Tom era sempre stato strano.
    Presero l'ascensore, uscirono dall'hotel e salirono sull'automobile che avrebbe condotto loro fino al centro commerciale.
    Dentro quell'auto vi era calato il silenzio.
    Tom tentò di spezzarlo domandando al fratello: < Quand'è che hai deciso di andare a fare compere? >
    < Beh, era ovvio che ci dovessi andare. In ogni città vi sono diversi negozi ed in ognuno di questi negozi vi è qualcosa che potrebbe riuscire a risaltare ancora di più la mia persona. Oggi non avevamo alcun impegno, mi sembrava l'ideale, non avevo altro da fare. Mi annoio negli hotel, lo sai, così ho deciso di approfittarne e fare un pò di shopping. Certo dovevo andarci da solo ma poi mi sei venuto in mente te e sono venuto a chiamarti per accompagnarmi. > rispose risoluto Bill tentando di non scoppiare a ridere alla sue stesse parole, o perlomeno alle ultime.
    Gli era venuto in mente Tom? Come no.
    Gli era venuto in mente solo se stesso, come sempre, e ci aveva pensato così tanto che aveva elaborato quel piano. Ma ora doveva rimanere concentrato, non si doveva distrarre, le cose andavano fatte bene. Tutto ciò che faceva lui doveva essere fatto bene, non si permetteva mai errori di alcun genere e quando capitava non si perdonava per giorni.
    A volte sembrava davvero ripetitivo con questa storia ma era semplicemente così, era ossessionato dalla perfezione e non lo negava di certo.
    Intanto, l'ignaro chitarrista si sentiva in paradiso. Gli era venuto in mente lui? Bill aveva pensato a lui?
    Era così felice che nemmeno si accorse dei minuti che passavano, poi l'autista annunciò che erano quasi arrivati.
    Una volta lì, Bill aprì la sua portiera e si voltò verso Tom: < Dobbiamo fare molte cose oggi, il tempo non potrebbe mai essere abbastanza per rinnovare il tuo guardaroba e renderlo accettabile, quindi muoviti. >
    Tom scese dall'auto senza nemmeno più stupirsi dei cambi d'umore del gemello. Bill era lunatico, sopratutto con lui.
    Il biondo si adattava continuamente alle esigenze del fratello. Oramai ne era abituato.
    Un attimo prima si trovava in paradiso, l'attimo dopo all'inferno e così via. Era la giostra del suo cuore, ogni tanto gli veniva il mal di mare ma, poi, si attenuava, il problema era che non spariva.
    Era proprio una giostra al cui centro vi stava il cuore di Tom che, ad ogni giro, oscillava su e giù, a destra e sinistra, stringendosi su se stesso per diminuire il dolore e bloccando così il respiro al suo proprietario e sulle sue navette spaziali sedevano tanti piccoli Bill che ridendo maligni tiravano le loro castagne bollenti sul cuore esposto del biondo facendolo sanguinare copiosamente.
    Immagine forte, forse ridicola, ma che rende l'idea.
    Tom scosse la testa come per voler cacciar via da essa quell'orrenda immagine molto da cartone macabro che gli era apparsa e seguì Bill come un cane fedele che riceveva solo bastonate dal padrone.
    Varcarono la soglia del negozio, prima il fratello e dopo lui, e subito due commessi, una ragazza ed un ragazzo, gli arrivarono incontro come una furia: < Oh! I gemelli Kaulitz! Prego, prego, entrate. Girate pure tutto il negozio, osservate e provate ogni singolo capo e se avrete bisogno d'aiuto ci potrete chiamare. >
    Bill non rispose e cominciò a vagare per l'enorme negozio come fosse casa sua, Tom prese a seguirlo e mentre si allontanava dai due ragazzi fece segno con la testa e disse a bassa voce rivolto a loro: < Grazie mille. >
    < Prego, prego! > rispose frenetica la ragazza ed il ragazzo gli sorrise, un sorriso pieno di disponibilità. Negli occhi della ragazza vi era ammirazione, mentre nei suoi il chitarrista non riusciva a scorgerla con chiarezza.
    Forse non gli andava tanto a genio la loro band, forse sì, ma almeno era stato educato, al contrario di Bill.
    Pensando ciò si allontanò dai due e si avvicinò al fratello.
    Bill cominciò a guardarsi attorno con occhio critico, camminava veloce tra le immense file di jeans, t-shirt, felpe, e studiava ogni singolo capo con precisione assoluta.
    Intanto Tom lo continuava ad osservare, osservava il modo in cui ruotava gli occhi davanti ad un capo a cui solo lui riusciva a trovar difetto, il modo in cui serrava le labbra e le arricciava in una smorfia quando vedeva dei jeans con la zip che non legava per niente con i bottoni, il modo in cui storceva il suo perfetto naso quando c'era qualcosa i cui colori -a sua detta- non si abbinavano nel modo più assoluto, il modo in cui sulla sua fronte liscia e bianca si formavano delle adorabili piccole rughe d'espressione quando scorgeva una t-shirt bella ma non perfetta, il tenero modo in cui batteva i piedi a terra quando notava che Tom era rimasto troppo indietro, il modo sexy in cui inarcava il sopracciglio destro quando si rendeva conto che il fratello lo stava fissando con sguardo ebete e la sua voce... La sua arrogante voce che lo richiamava dai suoi pensieri. Quella voce così melodiosa, sembrava appartenere ad un angelo. Bill non parlava, Bill cantava. La sua voce era pura musica, uno scroscio d'acqua argentea fresca e rigenerante, uno scampanellio di campanelli dorati, un arcobaleno di colori che ti illuminavo l'anima ed oscuravano senza pietà alcuna tutto il resto. Bill era inumano. Troppo perfetto per essere vero. Non c'erano parole per descrivere, anche solo minimamente, il caos che metteva in moto nel cuore di Tom. Bastava che parlasse o dicesse una sola parola, anche infelice, e dentro di Tom scoppiava una tempesta di emozioni, positive e negative, che per poco non lo stendevano a terra.
    Bill era perfetto, sì, ma per lui. Purtroppo il fratello era convinto di essere la perfezione fatta a persona in assoluto. Per Tom era davvero perfetto e lo era più di ogni altra cosa ma Tom era innamorato perso, lo ammetteva, il suo cuore rischiava di andare in tachicardia ogni volta che Bill lo sfiorava.
    Il cantante si bloccò di colpo senza apparente motivo. Poi si diresse in tutta fretta e furia verso una pila di maglie a manica lunga di cotone leggero.
    Cominciò a curiosarci in mezzo finché non ne estrasse una dai colori scuri con qualche disegno astratto delicato ed elegante. Il classico di Bill, pensò Tom.
    Di fatti sussultò un attimo quando il fratello si mise a camminare nella sua direzione e si rivolse a lui dicendo: < Vatti a provare questa in uno di quei camerini. >
    Tom rimase a fissare quella maglia per diverso tempo. Okay, non era male ma non era proprio nel suo stile. Quella maglia era più... Da Bill. Ma allora perchè il fratello voleva fargliela provare? Forse per prenderlo in giro e farsi quattro sane risate? No, non era da Bill, e non per la sua -oramai inesistente- coscienza ma più che altro perchè certe attenzioni non le avrebbe mai cercate da lui e Tom non sapeva se reputarsi fortunato di ciò o cos’altro. Ormai il mondo aveva preso una forma diversa per lui, ciò che avrebbe ucciso chiunque altro a lui faceva piacere; aveva una visione del mondo totalmente distorta ed al centro vi era suo fratello, era strano pensare che entrambi vedevano il mondo sotto la stessa luce, in modo così uguale ed allo stesso tempo così differente. Bill lo stava facendo impazzire, in tutti i sensi.
    Tom scosse la testa cercando di ritornare alla realtà. Ultimamente passava fin troppo tempo fra le nuvole, a pensare ad altro distaccandosi dal mondo reale.
    Prese la maglia dalle mani di Bill e senza pensarci troppo -era meglio così- entrò nel primo camerino che vide sotto lo sguardo compiaciuto di Bill ed il suo solito sorriso indecifrabile e cominciò a cambiarsi.
    Si tolse la larga felpa nera che portava quella mattina e la maglietta delle medesime dimensioni del colore della purezza: il bianco.
    Si guardò allo specchio, osservò il suo corpo, scolpito e tonico, per cui milioni di ragazze sarebbero impazzite ed altrettanti ragazzi -anche se non lo avrebbero mai ammesso- avrebbero giocato carte false. Sapeva di essere bello e di avere un fisico non da poco ma non riusciva a compiacersi davanti a quello specchio. Piaceva a tutti fuorché alla persona a cui solo gli interessava piacere e non capiva il perchè. Se Bill si credeva tanto bello, Tom che era praticamente identico a lui come poteva non apparirgli piacente almeno sul piano fisico? Inoltre, ad essere sinceri, non aveva neppure un così brutto carattere, appariva arrogante, sicuro di sè e forte ma con Bill si trasformava, diventava permissivo, comprensivo e...
    Bloccò il flusso dei suoi pensieri e sospirò pesantemente.
    La verità è che diveniva sottomesso.
    Fece salire lo sguardo fino al suo viso e prese ad osservarlo con noncuranza.
    I suoi vecchi occhi penetranti carichi di emozioni contrastanti fra di loro si erano svuotati come un deserto prosciugato da ogni sfumatura d'umore. Erano diventati due profondi pozzi di petrolio, illeggibili.
    Sotto di essi riposavano un paio di occhiaie leggermente violacee da far invidia ad un non morto, risultato di notti e notti insonne passate a riflettere su cose che rasentavano vicoli ciechi nella sua vita, notti passate a tirare pugni al materasso ed a versare lacrime senza nemmeno più darci un valore, scendevano come da un rubinetto rotto, rotto come il suo cuore.
    Prese la maglia che Bill aveva voluto fargli provare e se la mise addosso continuando a fissarsi nello specchio. A volte passava ore così a cercare di capirsi ma alla fine era sempre punto a capo. Finì di sistemarsela e si rimirò allo specchio. Per poco non gli prese un colpo.
    Okay, non gli stava male ma non era da lui, assolutamente.
    Continuò a fissarsi allo specchio, non voleva uscire, non voleva vedere la faccia di Bill dinnanzi a quella visione. Come avrebbe potuto reagire? Sicuramente si sarebbe spaccato in due dalle risate, ne era certo.
    Rassegnato e pronto ad esser preso in giro dal fratello per almeno i prossimi cinque giorni, uscì dal camerino a testa bassa continuando a torturare l'orlo della maglia.
    Bill che stava curiosando tra le pile di vestiti continuava a pensare che suo fratello fosse lento perfino nel cambiarsi d'abito, riusciva capace in almeno una cosa? Forse nel suonare la chitarra... Non se la cavava poi così male in quello, questa gliela concedeva ed era già tanto.
    Tom tossì per richiamare su di sè lo sguardo del bel moretto, il quale si girò già pronto a sputargli in faccia qualche parola velenosa ma, invece, fu costretto a tacere, forse per la prima volta.
    Il chitarrista attendeva mentre l'agitazione si impossessava del suo corpo. Perchè Bill non parlava? Perchè non rideva?
    < Bill... > lo richiamò Tom.
    Bill ingoiò il piccolo groppo che gli si era formato in gola. Tom stava obbiettivamente bene con quella maglia. Per un attimo aveva seriamente rischiato di reputarsi fortunato che il fratello amasse i vestiti oversize altrimenti avrebbe potuto distogliere l'attenzione dal moro ma poi si riprese e ritornò lucido. Tom non avrebbe mai potuto rubare attenzione a lui, nessuno ci poteva riuscire.
    Calmatosi lo squadrò da testa a piedi. La tentazione di dire qualcosa di crudele -nonostante non lo pensasse veramente- era forte ma non poteva far affondare il suo piano sul nascere, così duramente si trattenne e cercò le parole migliori che potesse rivolgergli senza però sembrare finto: < Ti sta bene... Dovresti indossare più spesso maglie di questo genere. >
    Tom spalancò gli occhi a dismisura. Lo stava prendendo in giro? Non c'era altra spiegazione, o era così oppure tutta la lacca che riposava ogni giorno sui capelli di Bill gli era entrata nelle orecchie fino ad inquinargli il cervello a morte.
    < Fai un giro su te stesso. > gli disse il moro con fare di chi la sapeva lunga, l'altro obbedì. < Lentamente. > aggiunse poi.
    Il rasta si girò piano mentre il gemello lo scrutava con occhio critico, quando si fermò gli risistemò meglio i bordi stropicciati e poi aggiunse: < Con le maglie strette sei già meglio, con quelle larghe sembri troppo un... > Pinguino.
    Bill si bloccò all'istante, si era messo davvero in un bel guaio, che avrebbe potuto dire adesso? Per lui il modo di vestire di Tom era da pinguino, lo era sempre stato e spesso nella sua testa lo definiva tale.
    < Un? > domandò il biondo come per incitarlo a proseguire.
    < Un.... Ehm, un... > Pinguino. < Un, un... > Pinguino.
    Sarebbe bastato buttar fuori dalla bocca il primo aggettivo non offensivo che gli passava per la testa ma il suo cervello non voleva collaborare, l'unica parola che pareva volergli servire era quella.
    Pinguino, pinguino, pinguino.
    < Un... > Pinguino, un pinguino!
    Che situazione! Ma era mai possibile che la sua mente gli fornisse solo ed unicamente quella parola? Pinguino?
    Tom era Tom, mica un...
    Pinguino.
    < Oddio. > si ritrovò a pensare ad alta voce.
    < Bill, tutto bene? > gli domandò leggermente preoccupato il fratello.
    < Sì! > esclamò il moro e tentò di salvare il salvabile: < Comunque volevo semplicemente farti capire che se qualche volta vuoi indossare qualche capo della tua taglia non è un problema, è inutile nascondersi, no? >
    Bill si complimentò mentalmente con se stesso, era stato davvero geniale, se l'era scampata. Che genio, gongolò mentalmente.
    Tom annuì poco convinto, non tanto per ciò che gli era appena stato detto ma per il modo in cui il gemello gli si era rivolto.
    < La prendi? > continuò imperterrito l’altro per la sua strada.
    < Questa? > chiese il rasta indicandosi. < Non credo la porterei, non voglio prendere delle cose che so già non indosserei. >
    < La userai sicuramente ed anche se così non fosse, te l'ho già detto: hai i soldi? Spendili! Cosa te li tieni a fare? Come ricordo? >
    Il biondo sospirò. Bill aveva ragione, ovviamente entrando nella sua ottica, inoltre si era dimostrato così carino nei suoi confronti ed era una cosa che non accadeva da molto tempo, l'aveva reso veramente felice, e prendere quella maglietta avrebbe reso altrettanto felice Bill -o almeno così sembrava e lui lo sperava davvero-, quindi perchè no? Non gli sarebbe costato nulla, al massimo l'avrebbe indossata una o due volte in privato, a telecamere spente e porte chiuse, in un momento passato da solo con Bill giusto per dargli un pò di soddisfazione. Sì, poteva farlo, non era niente di che, dopotutto.
    Così acconsentì, il moro batté le mani felice e Tom non potè fare a meno di sorridere di fronte a quella scena, quella era una delle cose che faceva il vecchio Bill, una di quelle cose che negli ultimi anni faceva solo davanti ai mezzi di comunicazione di massa. Il biondo si guardò attorno e notando la totale assenza di telecamere, macchine fotografiche ed occhi indiscreti lasciò crescere il suo sorriso ancora di più.
    Bill sorrise a sua volta e continuarono il giro del negozio, quasi due ore dopo si ritrovarono alla cassa a pagare. Avevano preso molto più di quello che si aspettassero entrambi ma non furono problemi, il moro era riuscito a trovare perfino un nuovo polsino nero -a sua detta- identico a quello che possedeva suo fratello ma Tom sapeva benissimo che quel polsino non valeva la metà di quello che ora riposava sotto il suo cuscino, sorrise ancora e finse che tutto andasse bene, in fondo le cose non andavano così da tanto tempo. Era poco ciò che aveva ottenuto quel giorno ma lui lo considerava un vero e proprio miracolo, non si volle però illudere che qualcosa stesse iniziando a cambiare.
    Una volta pagato decisero di rimanere fuori a pranzare, Bill chiamò David per avvisare della loro assenza e poi, rivolgendosi al fratello accanto a lui, disse di conoscere un posto dove si mangiava davvero bene, Tom si fidò ciecamente, come sempre, come su ogni cosa, dalla più piccola alla più grande.
    Il rasta poi dovette ammettere che quella volta Bill ebbe avuto proprio ragione: in quel ristorante si mangiava benissimo.
    Tornarono in hotel nel pomeriggio inoltrato, il cantante aveva insistito per fare un secondo giro dei negozi col risultato che Tom ora possedeva una decina di maglie della sua taglia, sinceramente non ne capiva l’utilità ma finché annuire e fingere entusiasmo fosse servito per avere Bill per sé, vicino, anche solo per un attimo, avrebbe continuato a farlo senza alcun problema.
    Erano in ascensore e tra di loro era calato un irritante silenzio.
    Quando le porte si aprirono Tom non potè che tirare un sospiro di sollievo, odiava stare con Bill in silenzio, lo metteva in soggezione ed aveva sempre paura che l’altro pensasse fosse scemo, cosa che già normalmente credeva succedesse con molta frequenza.
    Uscirono dall’ascensore ed il rasta decise di seguire Bill fino alla sua stanza, sarebbe risultato un gesto carino e gentile aiutarlo con gli acquisti portandoli al posto suo, forse l’avrebbe apprezzato.
    Una volta lì il cantante aprì la porta con la tessera magnetica ed entrò nella camera seguito dal fratello pieno di borse che appena dentro le sistemò per terra, vicino al grande letto al centro della stanza. Bill le svuotò con poca grazia sul letto, prese le maglie nuove di suo fratello e le mise con ordine in una delle borse vuote, gliela porse iniziando a sistemare distrattamente con una mano i suoi acquisti sparsi un po’ dappertutto da lui stesso. Tom afferrò la borsa e sospirò malinconico, non voleva che quel qualcosa finisse lì ma sapeva che era così, doveva svegliarsi da quel sogno amaro, doveva ritornare nella sua stanza in solitudine portando con sé solo delle stupide maglie che non avrebbe mai messo. Sinceramente, avrebbe voluto portarci ben altro.
    Avrebbe voluto portarci Bill.
    Avrebbe voluto portarci il suo cuore.
    Ma non poteva, non avrebbe mai potuto, a sua detta.
    < Io vado… Ciao, Bill, e grazie per la bella giornata. > pigolò fissando la schiena del moro.
    Stava quasi per voltarsi definitivamente ed uscire da quella stanza quando l’altro gli rispose: < Grazie a te, sono riuscito a trovare delle belle cose. > Ed era vero.
    Il rasta sorrise, lo stava davvero ringraziando e non ironicamente.
    Il cantante gli si avvicinò ed ostentando sicurezza gli stampò un bacio veloce e leggero sulla guancia, nella parte alta, praticamente sullo zigomo. Sembrava averlo solo sfiorato da quanto era stato superficiale quel contatto, si staccò e lo salutò con la mano mentre il rasta usciva dalla stanza.
    Tom si ritrovò poco dopo nella sua camera senza nemmeno ricordarsi come ci fosse arrivato, non gli importava, si lasciò cadere sul letto buttando le maglie sul comodino e prese ad osservare il soffitto.
    I suoi occhi si erano fatti lucidi e non capiva il perché ma nemmeno se ne curava, le sue guance stavano andando a fuoco, si sentiva caldo, si sentiva piacevolmente pieno, riusciva perfettamente a sentire il suo cuore battere dentro il petto con un ritmo irregolare, gli faceva quasi male ma era un male così bello che non voleva far altro che goderselo a pieno, il suo respiro era lento e pesante, il suo stomaco formicolava come se all’interno vi stessero volando decine e decine di farfalle, le sue mani erano sudate e strette al lenzuolo fresco e pulito dell’hotel.
    Chiuse gli occhi inspirando profondamente e sentendo impresso ancora nelle sue narici l’odore di Bill, non sentiva più l’odore del suo vecchio polsino, sentiva l’odore di suo fratello. Ci era riuscito, era riuscito ad odorarne l’essenza, gli sembrava ancora più dolce, il suo profumo era in armonia con tutto il resto.
    Sulle sue labbra si allargò un gran sorriso che non accennava a volersi spegnere, era invaso da una gioia inspiegabile.
    Si toccò la guancia su cui pochi istanti prima si era posate le labbra del suo Bill, sì, perché quello era un pezzo del suo Bill, non del mostro narcisista. Tom sentì la mano prendere fuoco a quel tocco, la testa gli girava, era come in un altro luogo, un luogo fatto di ricordi, di risate, di sorrisi, di carezze, un mondo fatto del suo piccolo fratellino…

    < Tomi, ti ho finito i compiti ma forse era meglio se li facevi da solo! > rise imbarazzato il moretto.
    < L’importante è farli. > rispose saccente il biondino con un sorriso di chi la sapeva lunga.
    < Ora possiamo andare sulla casetta? > chiese speranzoso.
    Gordon aveva appena terminato da qualche giorno di costruire quella casetta sull’albero che i due gemelli desideravano tanto, per tutto quel giorno Bill aveva pensato solo al momento in cui sarebbe finalmente salito su quel piccolo rifugio assieme al suo fratellone ed ora che aveva finito i compiti per entrambi l’avrebbe scoperto.
    Scesero correndo per le scale spintonandosi e ridendo, uscirono dalla porta d’ingresso e giunsero sotto l’ombra della grande quercia che stazionava al centro del loro modesto giardino.
    Bill rimase a fissare per qualche istante quella casetta di legno chiaro illuminata dai delicati raggi del sole di maggio, poi strattonò il gemello per una manica della maglietta: < Tomi, vacci prima tu, io ho paura. > spiegò facendosi piccolo. Maledette le sue vertigini, anche il biondino ne soffriva ma non lo dava a vedere.
    Tom sorrise di fronte a tutto quel timore e, sentendosi il fratello coraggioso, cominciò a salire le scalette di legno che consistevano in semplici assi inchiodate al tronco.
    Una volta giunto all’ultimo pezzo di legno si voltò verso il fratellino: < Vieni! > lo incitò porgendogli una mano che l’altro accettò poggiando un piede sulla prima asse di legno, al contatto tra le loro piccole mani sulle loro labbra si dipinse lo stesso identico sorriso.
    Il moro prese coraggio trovandolo nello sguardo sicuro e rassicurante del gemello e cominciò a salire quei pochi scalini, erano solo cinque in fondo.
    Alla fine riuscirono ad arrivare nella piccola casetta, era così graziosa, umile ma ordinata.
    Si sedettero vicini guardando fuori dal piccolo buco da cui erano entrati che faceva da porta, poi si guardarono e sorrisero.
    Poco dopo un tuono squarciò il cielo e delle piccole gocce di pioggia cominciarono a precipitare sul suolo.
    Bill si spaventò per l’improvviso rumore e nascose il viso nell’incavo del collo del fratello, il quale lo strinse goffamente fra le proprie braccia.
    < Non devi aver paura. Non dobbiamo aver paura finché siamo insieme. >
    Il moro si staccò qualche istante dopo rimanendo pur sempre fra le sue braccia e lo guardò in viso:
    < Allora non avrò mai più paura. > disse serio.
    < E’ una promessa: mai più paura! > chiarì il piccolo Tom di appena nove anni.
    < Mai più paura. > ripeté l’altro.
    Si sorrisero teneramente e con l’ingenuità che solo due bambini riescono ad avere, quell’ingenuità che ti permette di credere ancora nelle piccole e grandi promesse eterne.
    Infine si abbracciarono e non per timore dei tuoni, non c’era più motivo di averne, semplicemente si abbracciarono perché ne sentivano il bisogno.
    Ma la paura non esisteva più, era scomparsa.
    La loro era una promessa eterna.
    Mai più paura.


    Tom si rigirò nel suo letto e si mise di lato, aprì lentamente gli occhi ed osservò per un attimo il pavimento della camera d’hotel, poi strizzò le palpebre e le tenne serrate.
    Una lacrima solcò il suo viso, non una di più. Si sentiva felice ma al contempo malinconico.
    Mai più paura. Si ripeté e tentò di rilassarsi stendendo le gambe su tutto il materasso.
    Intanto in un'altra stanza di quello stesso hotel Bill si era rifugiato nel bagno ed ora si stava fissando nello specchio.
    < Come ho potuto? Come ci sono riuscito? > continuava a ripetere al freddo vetro accarezzando il riflesso del suo viso con amore e devozione. < L’ho fatto solo per me, l’ho fatto per il mio bene. >
    Si sentiva in colpa con se stesso, era tradimento?
    Scosse la testa come per scacciar via quegli insulsi pensieri da psicopatico.
    Tom non era niente, niente, per lui non contava nulla, meno di zero. Lui amava solo se stesso.
    Doveva stare tranquillo, se sarebbe andato avanti così ben presto avrebbe ottenuto ciò che desiderava: sarebbe riuscito ad ottenersi, in un modo strano e contorto ma ci sarebbe riuscito.
    L’importante era mantenere la calma, usare la fredda logica e ragionare, ponderare bene ogni passo, ogni mossa, ogni decisione. L’importante era solo quello e per il resto sarebbe filato tutto liscio.
    Facile, no?
    < Tom è solo una marionetta. > disse rivolto allo specchio e nel vetro vide il riflesso di uno strano sorriso sghembo a metà fra il diabolico e l’inquietante.





    Note Finali. Eccomi qui, perfettamente puntuale, nonostante tutto!
    Il problema –come alcuni sapranno- è che inspiegabilmente il monitor del mio PC non si è più acceso, ho chiamato mio padre e dopo averci dato un’occhiata ha detto che serviva un pezzo di ricambio (di cui non ricordo il nome XD), ha chiamato e hanno detto che non sarebbe arrivato entro settimana, speravamo in Lunedì (ovvero oggi) ma niente, così ho convinto mio padre a portarmi a casa il monitor di uno dei PC del negozio di mia madre. La cosa, dunque, è momentanea, ma perlomeno ho postato in tempo.
    Mi scuso se, quindi, non risponderò ad alcuni commenti, mi dispiace molto ma mi rifarò! Intanto questo capitolo è già più lungo degli ultimi due e dal prossimo sono completamente nella me*da! Ebbene sì, sono finiti i capitoli pronti da secoli che marcivano nella memoria del mio computer, il quarto è solo a metà fatto ed ora ci dovrò dare dentro! Lo farò u.ù
    Ok, chiudo qua che stasera mi sembro più logorroica del solito ò-ò

    Prima però vi mostro altri due lavoretti che tobi_kaulitz (ribadisco: per me Tobai u.u) ha fatto in onore del secondo capitolo. Quella grazia è impazzita, sono tutti così belli! <3

    SPOILER (click to view)




    La smetto di rompervi, a voi la parola, bye! *-*
     
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  3. Gaf.
     
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    CITAZIONE
    < Tom è solo una marionetta. > disse rivolto allo specchio e nel vetro vide il riflesso di uno strano sorriso sghembo a metà fra il diabolico e l’inquietante.

    :nghè: non è possibile!! povero tom! T___T io lo sapevo che andava a finire male! :minchia!mammavoglioillatte: ma sicuramente poi, eheh Bill ancora non l'ha capito ma le cose si riempiranno di zucchero!*spera* **

    oddio ricomponendosi, il capitolo è fantastico! *-* quando descrivi dettagliatamente le emozioni di Tom è qualcosa di...*adora* :cazzomuoiodifelicitààà!: complimenti davvero questa twincest mi piace un monte! grazie di essere riuscita a postare puntuale! :D

    *prende il suo posto in sala d'attesa per il porssimo capitolo*

    *------------* quelle immagini sono bellissime!

    *WWWWW* sono la prima acommentare! u.u
     
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  4. toki_doki
     
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    Tu sei una donna santa! Stai tranquilla per i capitoli che dovrai scrivere. Per tua fortuna non sappiamo dove abiti quindi di certo non veniamo a romperti a casa tua!!!! (scherzo eh!).
    La storia mi incuriosisce troppo davvero! Questo Bill diverso, cattivo ed egoista è proprio stronzo però è contorto e voglio capire perchè si comporta così. Tom, d'altraparte, mi sembra troppo inattivo e troppo spento: cacchio se azioni quel tuo cervellino bacato magari la smetti di farti sottomettere! E' una twinchest quindi è normale che i protagonisti siano i gemelli, ma i G&G sono scomparsi? ç_ç Vabbè... Stupendo il capitolo ma a pensare che devo aspettare una settimana per il prossimo (se non di più) mi sento male! Ci sentiamo *prega per lo schermo del pc*! Baci,
    -Vero-
     
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  5. Linny;
     
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    Gaf, mi dispiace ma questa twincest è un cumulo di angst! XD
    Grazie per ciò che hai detto sulle descrizioni dei sentimenti di Tom. Riesco a scrivere bene le sue emozioni, non so perché, ma il dolore di Tom mi dà ispirazione o.O

    Ah, mi sono ammazzata mezza per postare in tempo u.ù
    I banner sono di Tobai! *w*

    Grazie mille per aver letto e commentato, sono felice che ti sia piaciuta! : )
     
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  6. ~Rocker_
     
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    Sono completamente innamorata di questa Fan Ficition
    SPOILER (click to view)
    DA NOTARE che io odio le twincest, ma questa mi ha preso terribilmente

    Mi piace tremendamente il tuo stile, usi parole appropriate non molto ricercate, ma nemmeno scontate. Il racconto scorre rapido e la storia sta prendendo una piega decisamente eccitante xD
    I personaggi, finalmente, non sono scontati come in tutte le fan fiction o twincest (io le odio, ma leggo di tutto... sono masochista, ma amo leggere xD) finalmente non è Tom il cattivone, ma è Bill a far prevalere la sua parte cattiva, quella che alcuna fan si aspetterebbe. Il tuo Bill è davvero affascinante, il suo profilo psicologico è contorto e di conseguenza attrae moltissimo il lettore nella continuazioe della storia.
    Tom è tenerissimo, davvero meraviglioso, questa sua paura di fronte ad un sentimento immensamente grande è tenera e attraente, riesci a far sentire il peso delle loro anime con una mestria che poche persone possiedono.
    In poche parole, mi piace davvero tanto e sono sorpresa visto che questa è una twincest xD
    Volevo solo, da persona pignola e rimpi scatole che sono, precisare alcune cose che nel secondo capitolo non mi sono chiare:

    CITAZIONE
    Tom non amava Bill, non ancora, ma ne era innamorato, questo sì.
    Certo non ci sarebbe voluto molto per fargli amare suo fratello completamente. Sarebbe bastato davvero poco.
    Ma in sè sperava ardentemente di non ricevere mai quella spinta. Perchè una volta ricevuta, una volta innamoratosi realmente del fratello, sarebbe morto per davvero.
    Ogni attimo in presenza di quel mostro che aveva ucciso il suo piccolo Bill lo avvicinava ad una morta interiore, e se l'avesse amato in modo così completo sarebbe stata definitivamente la sua fine.
    Solo a pensarci sentiva lo stomaco arrovellarsi ed il cuore diventare dolente, ogni battito pareva una pugnalata che provocava fitte di angoscia.
    Angoscia allo stato puro.
    Ma dentro Bill, davvero, doveva ancora esserci quel ragazzo incredibile che era in origine!
    Non poteva aver dimenticato quei momenti, quegli abbracci, quelle parole... Quel sentimento.
    No, non poteva.
    Tom non se li sarebbe potuti scordare in alcun modo. Nessuno se li sarebbe mai potuti scordare e tantomeno Bill. O almeno così sperava il rasta.
    Lui non pretendeva di essere amato da suo fratello come faceva lui ma almeno essere amato come si ama il proprio gemello o perlomeno come si ama un caro amico.
    Voleva solo sentirsi ancora parte della vita della persona che amava.

    Può darsi che sono scema io, ma qui sembra che il concetto sia un contro senso, c'è contrapposizione tra i due periodi, o sono io che sono sbadata? xD

    CITAZIONE
    < Merda! >
    < Che c'è, Tomi? Tutto bene? > chiese preoccupato il moretto facendo sbucare la testa dalla porta della camera.
    < Ho perso il polsino bianco che ho preso ieri in quel negozio. Volevo indossarlo per suonare alla festa della scuola! >
    < Aspetta, torno subito! > disse Bill uscendo di corsa dalla stanza del biondo.
    Ritornò poco dopo con in mano qualcosa e lo porse al fratello sorridendo raggiante: < Ecco, Tomi! Ti regalo il mio. >
    < Ma no, Bill. Anche tu lo volevi mettere. L'abbiamo preso insieme. E' colpa mia se l'ho perso, tienilo. > il rasta cercò di restituirlo al fratello ma Bill non ne volle sapere.
    < Io voglio che ce l'abbia tu. Sapere che indossi qualcosa di mio mi riempie il cuore. Se lo indossi non ti potrai mai dimenticare di me! >
    < Io non potrei comunque dimenticarmi di te. > borbottò Tom indossando il polsino nero del gemello mentre sulle sue gote si andava a creare un tenero rossore.
    < Lo so. Nemmeno io, Tomi. > sorrise di nuovo Bill.

    Tom si toccò istintivamente il polso e sentì la stoffa vecchia e leggermente rovinata sotto i suoi polpastrelli.
    Abbassò lo sguardo sul suo avambraccio e con gli occhi trovò quel polsino nero. Lo accarezzò un paio di volte lentamente.

    Forse è un semplice errore di distrazione o, come ripeto, sono io che ho capito una cosa per un'altra xD
    Comunque sia spero non te la prenda per queste due precisazioni, sono una rompi scatole e per di più anche idiota, visto che sono la prima a fare errori del genere nelle mie storie xD
    SPOILER (click to view)
    Solo che i miei errori sono più gravi: un giorno il protagonista osserva i fiori sbocciare e il giorno dopo nevica O_O
    Non mi so controllare quando scrivo xD
    Quindi spero non lo prenda come un gesto di presunzione, quando commenterò non sarò così pignola perchè probabilmente non avrò sempre tempo di stare così attenta ai minimi particolari xD

    Posta presto!

     
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  7. Linny;
     
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    Sono di corsa, sto andando a teatro con la scuola quindi lascio solo delle risposte sui vostri dubbi! XD

    Allora, le due G in questa twincest sono importanti, specie una che non avete notato ma già vi ha parlato molto. Ci sarà anche David ed anche Simone. Per il momento va analizzata la psiche dei due gemelli sennò non capite una cippa! XD

    Poi... Parto dal polsino perché se leggi bene capisci. Il polsino di Tom è bianco, quello di Bill nero. Tom perde il suo, e così Bill gli dà il suo nero che Tom conserverà con amore.
    Rileggi il flashback e vede che capisci, almeno credo, era chiaro a tutti finora ò.ò Fammi sapere perché ci tengo ad esser chiara! XD

    Per il fatto di amare è un pò complicato. Io sono dell'idea che amare una persona ed esserne innamorata siano due cose parallele ma diverse, una viene dopo l'altra e può esistere amore senza innamoramento anche. Per quanto riguarda la storia, Tom non ama Bill ma ne è innamorato, resta però il fatto che lo ami come fratello e non come oggetto di desiderio. Non so se mi sono spiegata. Ora sto scrivendo veloce! XD
    Comunque sono felice che ti piaccia e grazie per il commento ed i complimenti! *-*
     
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  8. ~Rocker_
     
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    CITAZIONE (Linny; @ 20/4/2010, 18:56)
    Sono di corsa, sto andando a teatro con la scuola quindi lascio solo delle risposte sui vostri dubbi! XD

    Allora, le due G in questa twincest sono importanti, specie una che non avete notato ma già vi ha parlato molto. Ci sarà anche David ed anche Simone. Per il momento va analizzata la psiche dei due gemelli sennò non capite una cippa! XD

    Poi... Parto dal polsino perché se leggi bene capisci. Il polsino di Tom è bianco, quello di Bill nero. Tom perde il suo, e così Bill gli dà il suo nero che Tom conserverà con amore.
    Rileggi il flashback e vede che capisci, almeno credo, era chiaro a tutti finora ò.ò Fammi sapere perché ci tengo ad esser chiara! XD

    Per il fatto di amare è un pò complicato. Io sono dell'idea che amare una persona ed esserne innamorata siano due cose parallele ma diverse, una viene dopo l'altra e può esistere amore senza innamoramento anche. Per quanto riguarda la storia, Tom non ama Bill ma ne è innamorato, resta però il fatto che lo ami come fratello e non come oggetto di desiderio. Non so se mi sono spiegata. Ora sto scrivendo veloce! XD
    Comunque sono felice che ti piaccia e grazie per il commento ed i complimenti! *-*

    Ecco vedi, ora ho capito xD
    Grazie per la precisazione, te l'ho detto che sono scema O_o
    Comunque per il secondo punto, sull'amore... ecco ora ho capito ciò che intendevi, ma forse nella storia l'hai dato per scontato, non l'hai descritto bene... ma chissene xD
    Cioè, se stiamo a sentire a tutte le regole che ci impone la scrittura italiana saremo sempre bloccata in quelle che io reputo vere e proprie catene, davvero riesci ad esprimere benissimo le emozioni dei personaggi quindi complimeni vivissimi, vai avanti così!
    Spero continuerai prseto, ma non ti voglio assillare xD
     
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  9. 'Megga
     
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    O_O amo questa twincest.
    Nel primo capitolo non si capisce subito cosa cela questa storia ma, con l'avanzare dei capitoli diventa tutto più dettagliato e si comprende il fatto che Bill ha un preblema serio... inutile dire che mi si è stretto il cuore quando da una parte Tom era al settimo cielo per l'improvviso cambiamento di Bill e quest'ultimo affermava che suo fratello è solo una marionetta... io di solito sfotto Tom XD però nelle fanfiction dove lo fanno soffrire provo per lui una tenerezza immensa, cucciolo *-* Invece il personaggio di Bill lo amo sempre e comunque, con ogni sfumatura caratteriale XD Quindi anche questo Bill narcisista mi attira da morire, la scena del bagno in cui pianifica di usare Tom è tra le più hot che ho letto fino ad ora *ç* cosa ci riserverai in futuro?? *____*
    Non sono solita a scrivere commenti lunghi, ma spero che apprezzerai comunque il mio impegno XDD scherzo!
    Aspetto con impazienza il tuo prossimo aggiornamento *-* ti sei guadagnata una lettrice in più!!
     
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  10. toki_doki
     
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    CITAZIONE
    Sono di corsa, sto andando a teatro con la scuola quindi lascio solo delle risposte sui vostri dubbi! XD

    Allora, le due G in questa twincest sono importanti, specie una che non avete notato ma già vi ha parlato molto. Ci sarà anche David ed anche Simone. Per il momento va analizzata la psiche dei due gemelli sennò non capite una cippa! XD

    Ahaha!! Bene allora, scusa se rompo su queste cose ma ci tengo che anche solo su storie concentrate sui gemelli appaiano tutti (componeni, familiari e altri). Lo preferisco perchè mi sembra più completa e più relaistica. Grazie di tutto Linny! Baci!
     
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  11. Linny;
     
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    Sono d'accordo con te ed in questa twincest troverai tutto ciò, te lo assicuro! XD
    È dall'inizio che mi sto trattenendo a riguardo per non svelarvi nulla ma appena uscirà fuori qualche spiegazione vi farò notare una cosa che nessuno ha notato xD
     
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  12. Gaf.
     
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    CITAZIONE
    Gaf, mi dispiace ma questa twincest è un cumulo di angst! XD
    Grazie per ciò che hai detto sulle descrizioni dei sentimenti di Tom. Riesco a scrivere bene le sue emozioni, non so perché, ma il dolore di Tom mi dà ispirazione o.O

    Ah, mi sono ammazzata mezza per postare in tempo u.ù
    I banner sono di Tobai! *w*

    Grazie mille per aver letto e commentato, sono felice che ti sia piaciuta! : )

    ok, accidenti ame e a quando non leggo gli avvisi, avrei potuto evitare la figuraccia xD comunque la twincest rimane bellissima anzi, vista da un altro puntodi vista è ancora più bella! ;D grazie i avermi riavvisata! Continua presto!
     
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  13. 'Megga
     
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    CITAZIONE (Linny; @ 20/4/2010, 22:48)
    È dall'inizio che mi sto trattenendo a riguardo per non svelarvi nulla ma appena uscirà fuori qualche spiegazione vi farò notare una cosa che nessuno ha notato xD

    Oddio cosacosacosacosa? çOç *rilegge altre 2219323 volte*
     
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  14. Linny;
     
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    Vi giuro, ogni volta mi vien da ridire. Avete una nozione fondamentale sotto al naso! XD
    Quando amo questa cosa. Speravo nessuno la notasse e così è stato. Così quando lo scoprirete vi mangerete jè unghie u.u
    È così... No, basta. *si tappa la bocca e saluta tutte con la manina*
    PS: Siete fantastiche quando fate tutti quei giri mentali! *-*
     
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  15. Gaf.
     
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    O_____O mmmmm a me non viene in lenente niente eppure l'ho riletta dall'inizio tipo 5 volte *si sente un po' scema* ...... Allora Tom ama Bill, Bill ama se stesso e quindi usa Tom come se fosse lui, e fin qui ci siamo tutte.... Mi sfugg questo dettaglio che per è tanto faciel trovare! ò.ó

    sarà che adesso sono stanca morta perché sono tornata dall'allenamento ma non mi viene in mente altro quindi la chiudo qui.. Aspetterò che lo scriverai con tipodelle frecce luminose attorno! (mi raccomando fallo senno c'è il rischio che non me ne accorga u.u)
     
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487 replies since 5/4/2010, 21:49   7231 views
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