[CONCLUSA] A long summer

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  1. Redda
     
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    Titolo: A long summer
    Autore: Redda
    Beta: SalatAlien
    Genere: Erotico, Commedia, Romantico (accenno)
    Raiting: NC17
    Avvisi: Twincest not related - AU - Slash - Language - OOC - Lemon - Drug use(accenno) - Angst(accenno) - Voyeurism(accenno) - Bondage - Fluff
    Riassunto: «Sarà una lunga estate», gli disse questo con fare sornione, prima di sollevare un angolo della bocca verso l’alto, in un sorrisino alquanto inquietante, tipo quello di un serial killer che aveva appena adocchiato la sua prossima vittima.
    Tom deglutì a fatica.
    Quella aveva tutta l’aria di essere una vera e propria minaccia.

    Capitoli: 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 36 | 37 | 38 | 39 | 40 | 41 | 42 | 43 | 44 | 45 | 46 | 47 | 48 | 49 | 50 | 51 (Cap finale)


    Disclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartengono, niente di quello che ho scritto è mai successo e non ci guadagno niente a farlo.

    Creative Commons License
    A long summer by Redda is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.

    Vietato copiare!


    TK89: Welcome to Hell!


    1. Capitolo



    Non poteva crederci: sua madre lo stava realmente obbligando a passare le vacanze da suo padre!
    Si sentiva ferito e profondamente offeso; come diavolo le era passato per la testa?! La sola idea di trascorrere tre mesi con quell’uomo, gli metteva i brividi.
    I suoi genitori avevano divorziato al compimento dei suoi dodici anni; sarà stato pure un bambino all’epoca, ma non era scemo ed aveva capito benissimo come avessero cercato di tenere incollato quel rapporto, ormai in pezzi da anni, solo per lui, per evitargli qualche trauma o altre stronzate simili che ti propinano gli psicologi.
    Le loro liti avevano cominciato a degenerare ogni giorno di più. Non ricordava nemmeno più quante volte la polizia fossa andata a far loro visita per gli eccessivi schiamazzi, quante volte fosse stato costretto a dormire da qualche compagno di scuola con una scusa, o dai nonni. Era sempre stato convinto che cose simili succedessero solo nei film, ma a quanto pare loro erano l’eccezione alla regola, perché a casa Kaulitz la parola normalità era stata bandita molto tempo prima. A scuola era addirittura cominciato un giro di scommesse; tutti puntavano la loro paghetta tentando di indovinare il totale dei giorni tra una chiamata e l’altra. E, se doveva essere sincero, anche lui ogni tanto ci aveva puntato su qualche spicciolo.
    Alla fine, si erano finalmente decisi a porre fino a quella finta relazione firmando le carte del divorzio; lui era stato affidato a sua madre, con cui si era poi trasferito a Berlino, e suo padre invece si era trasferito in un paesino del quale non ricordava mai il nome. Da allora si erano rivisti sì e no una volta all’anno, qualche telefonata, e per i consueti regali di Natale e per il compleanno. Ovviamente suo padre non aveva perso tempo: due anni dopo il divorzio si era risposato con una tizia che per lui non aveva né volto né nome.
    Dal canto suo, lui si era sempre domandato come avessero fatto i suoi genitori ad innamorarsi, essendo due persone completamente diverse.
    Simone, sua madre, era un’artista. Dipingeva, creava, si cuciva i vestiti da sola e aveva a che fare con praticamente tutte le associazioni umanitarie del mondo; insomma era un vero e proprio spirito libero. Era contraria ad ogni tipo di punizione e lo obbligava a seguire poche e semplici regole; lo aveva accompagnato lei stessa a farsi i rasta per la prima volta e, quando era tornato a casa con un piercing al labbro inferiore, lo aveva definito “veramente figo”. Con lei si poteva parlare di qualsiasi cosa, senza mai temere di essere giudicati. Le aveva raccontato della sua prima sbronza, della prima sigaretta, del primo bacio e della sua prima volta, e lei era rimasta lì, semplicemente ad ascoltare senza impartirgli le solite pallosissime lezioni di vita come avrebbe fatto un qualsiasi altro genitore. Lei non diceva questo si può fare e questo no, questo è giusto e questo è sbagliato. Gli lasciava campo libero, permettendogli di commettere i propri errori, dai quali avrebbe poi imparato da solo.
    Sua madre lo aveva sempre esortato a pensare con la sua testa, a seguire i suoi ideali e a non badare mai al giudizio altrui. Non voleva che diventasse un automa, che si unificasse a quella massa di gente gretta ed ignorante, che si muoveva come se fossero un blocco unico, che dicevano e pensavano solo quello che gli veniva inculcato in testa dal sistema.
    Se fosse stato più grande, ed ovviamente non fosse stato suo figlio, l’avrebbe sposata lui.
    Quando cercava di capire il motivo che l’aveva spinta a scegliere suo padre tra sei miliardi di persone non riusciva mai a trovare una risposta valida.
    Jörg era una tale noia che anche l’uomo più noioso del mondo sarebbe scappato via a gambe levate trovandosi accanto a lui. Era terribilmente attaccato alle regole e provava un piacere subdolo a farle rispettare tutte, nessuna esclusa. Lavorava in banca, ergo era un gran pignolo, oltre ad essere anche parecchio tirchio.
    Suo padre gli aveva sempre impedito di fare qualsiasi cosa: non poteva giocare a pallone in giardino, sedersi a tavola senza essersi prima lavato per bene le mani, guardare la tv dopo le dieci di sera, ascoltare la radio ad alto volume…
    Conosceva una sola parola: no!
    Ed in più era palloso da morire; lo costringeva a parlare di cose che, alla sua età, non dovevano nemmeno interessargli: politica, borsa, guerra, insomma tutta roba estremamente divertente.
    Le risate erano bandite come se fossero state alla stregua delle parolacce, e povero lui se, malauguratamente, gliene scappava una, perché suo padre non lo picchiava, oh no quello sarebbe stato addirittura piacevole! Gli faceva un cazziatone che poteva andare dalle due alle quattro ore, e non stava mica esagerando. Quella punizione era sicuramente peggiore di un calcio nel culo, almeno quello durava due minuti, piangevi un po’ per il dolore e poi via, tutto passato. Eh no, lui doveva sorbirsi quei minestroni apocalittici sul perché non bisogna utilizzare un linguaggio scurrile, sul portare rispetto, ecc… ecc… ecc…
    Per dodici anni, i pochi attimi di vera vita che aveva vissuto, erano rappresentati da quelli in cui suo padre era lontano per questioni di lavoro e lui restava a casa da solo con sua madre. Era un po’ come andare a Disneyland.
    Ed ora lei lo stava spedendo direttamente nella tana del lupo.
    «Vado per tre mesi(1) in Africa», gli aveva detto una sera a cena, come se stesse parlando delle previsioni del tempo. «Passerai le vacanze da tuo padre.»
    Aveva seriamente rischiato di morire a causa di un fagiolino che gli era andato di traverso.
    A nulla erano valsi i suoi tentativi di dissuaderla; l’aveva addirittura minacciata di un immediato sciopero della fame, ma lei gli aveva sorriso bonariamente e gli aveva adagiato sulla mano un biglietto del treno.
    Due giorni dopo lo aveva accompagnato personalmente alla stazione, facendo sfumare il suo piano di fuga.
    Ed ora eccolo lì, seduto sul sedile posteriore di un taxi che lo stava portando dritto verso l’abitazione di suo padre. Osservava il paesino con lo sguardo di un condannato a morte prossimo al patibolo.
    Loitsche.
    Quel posto poteva essere grande quanto un quartiere di Berlino; uno di quelli brutti, si intende.
    Berlino, la sua amata Berlino; lì aveva lasciato il suo cuore, i suoi amici ed una schiera di ragazze pronte a soddisfarlo in qualunque momento.
    Con la fortuna che si ritrovava, lì ad accoglierlo ci sarebbe stato solo un allevamento di cozze con i baffi e i porri al naso.
    Sospirò sconsolato; tre mesi di astinenza… avrebbe preferito patire la fame piuttosto.
    Osservò lo schermo del notebook che aveva sulle gambe ed attese che la pagina di internet che aveva aperto caricasse.
    Era stata un’idea di sua madre, nonostante disprezzasse qualsiasi cosa avesse a che fare con la tecnologia, perché, a suo dire, non sarebbe riuscita a resistere tutto quel tempo senza vedere il faccino del suo bambino.
    Digitò l’indirizzo di Twitter e scrisse un messaggio nel suo profilo personale.



    Nessuno dei suoi amici sapeva che lo aveva, perché loro erano convinti che fosse roba da ragazzine e superstar annoiate che volevano far sapere i cavoli loro al mondo, e poi si lamentavano perché non avevano più un briciolo di privacy. Dato che lui non apparteneva a nessuna di queste due categorie, aveva saggiamente tenuto la bocca chiusa a riguardo. Era la sua personale valvola di sfogo, ma non valeva la pena farlo sapere agli altri, che lo avrebbero certamente preso per il culo fino alla fine dei suoi giorni.
    L’autista si fermò di fronte ad una semplice villetta bianca con un tetto di tegole rosse.
    «Siamo arrivati», gli annunciò, voltando appena il capo per poterlo guardare.
    Tom chiuse il PC ed estrasse una banconota da venti euro da una delle tasche dei jeans oversize, porgendola poi all’uomo.
    «Tenga il resto», gli disse funereo mentre apriva lo sportello, nonostante il suo cervello gli urlasse di non farlo.
    Il tassista lo aiutò a scaricare i bagagli e sgommò via, verso il suo prossimo cliente.
    Lui rimase lì immobile, con le due sacche militari ai lati dei piedi.
    Una forza invisibile gli impediva di muovere un solo passo verso la bocca dell’Inferno.
    Forse faceva ancora in tempo a salvarsi; poteva chiamare un altro taxi, tornare in stazione e prendere il primo treno di ritorno per Berlino, dove avrebbe trascorso tre mesi di bagordi.
    «Ehi!». Una voce poco distante lo fece tornare con i piedi per terra.
    Voltò il capo e vide un ragazzo alto e biondo accanto al cancelletto di legno della casa confinante.
    «Tutto ok?»
    «Sì, perché?». Ecco, quel posto non gli piaceva affatto, la gente gli faceva già delle domande.
    «E’ da cinque minuti che stai lì fermo come una statua», gli rispose il biondo, fissandolo come se fosse un pazzo appena evaso da un manicomio criminale.
    «Non vedo nessun cartello che mi impedisca di farlo», ribatté lui.
    Invece di offendersi, il ragazzo biondo gli sorrise, anzi, sogghignò letteralmente.
    «Stai cercando qualcuno?»
    «Jörg Kaulitz».
    «Allora sei nel posto giusto, quella è casa sua».
    Avrebbe tanto voluto dirgli che lo sapeva bene che quella era casa sua, altrimenti non sarebbe sceso lì, ma preferì tacere.
    «Io comunque sono Andreas.»
    «Tom.»
    «Non ti ho mai visto da queste parti», continuò il biondino.
    «Sono di Berlino, starò qui solo per l’estate», gli rispose lui, già stanco di aprir bocca per parlare.
    «Capito, i tuoi sono divorziati. Anche i miei non stanno più insieme da un pezzo; mio padre è scappato alle Bahamas con il suo personal trainer, Arturo.»
    Tom lo osservò sconvolto; ma in quel posto erano tutti fuori di testa per caso? Gli sembrava di essere finito in una puntata di Roswell.
    «Beh devo andare ora, ci si vede presto.»
    Il biondo sventolò una mano per salutarlo, ed entrò in casa.
    Tom sospirò di puro sollievo. Ci si vede presto un corno! Quel tipo lo avrebbe rivisto in una sola maniera, ovvero con un cannocchiale.
    Dopo aver borbottato per altri cinque minuti, si ricordò del perché si trovasse lì, così sistemò il computer ed afferrò le sacche.
    Con un po’ di fatica riuscì ad aprire il cancelletto di legno; non si domandò nemmeno perché fosse già aperto. Ma riuscì a fare solo due passi, perché un ringhio improvviso lo fece bloccare sul posto.
    Da dietro una catasta di legna tagliata sbucò un Labrador dal pelo scuro.
    L’animale lo fissò per cinque secondi prima di abbaiare e corrergli incontro.
    «Oh cazzo!»
    Gettò all’aria i suoi bagagli e cominciò a correre, ma il cane era più veloce di lui, anche perché i jeans di due taglie più grandi non sono il capo più consigliato per fare dell’esercizio fisico.
    Gli balzò addosso ed il ragazzo riuscì già ad immaginare i titoli del giornale del giorno successivo:

    Bellissimo giovane sbranato a morte da un cane pulcioso



    Ma la “belva” si limitò a far scorrere la lingua ruvida e bavosa sulla sua guancia, abbaiando felice.
    Il moro sollevò cautamente una palpebra, ritrovandosi ad un centimetro dal naso umidiccio del Labrador, che continuava a fiutarlo, sbattendo contento la coda di qua e di là, frustandogli le gambe.
    «B… b… bra… bravo bello.»
    Gli diede dei leggeri colpetti sul capo, augurandosi che non gli azzannasse un braccio.
    Quello abbaiò di nuovo, leccandogli anche l’altra guancia, che cominciava lentamente a riprendere colore.
    Sentì una porta aprirsi; sicuramente tutto quel trambusto doveva aver allarmato qualcuno.
    «Tom?». Una voce maschile lo chiamò.
    Il ragazzo, completamente schiacciato dal cane, sollevò una mano in alto.
    «Ciao papà», lo salutò.
    Jörg corse in suo soccorso, levandogli l’allegro produttore di bava dallo stomaco.
    «Perdona Scotty», gli disse mentre lo aiutava a rimettersi in piedi, «è un tantino esuberante.»
    Lui avrebbe avuto da ridere sul tantino, ma lasciò perdere.
    «Vieni, entriamo.»
    Recuperò le sacche che aveva gettato per terra e seguì suo padre dentro casa. Però… si trattava bene il vecchio, quel posto non era affatto male.
    «Hai fatto buon viaggio? Hai fame? Non ti aspettavo prima di domani.»
    Tom scrollò appena le spalle. «Sai com’è fatta la mamma.»
    «Lo so bene», commentò lui con un mezzo sorriso. «Lascia pure qui la tua roba, voglio presentarti Doris.»
    Dio, il momento delle presentazioni, quanto lo odiava; doveva provocarsi una paralisi facciale, che la gente solitamente scambiava per un sorriso di cortesia, ed essere educato. Per anni lo aveva dovuto fare con tutti i colleghi di suo padre, gente noiosa quanto lui.
    «Doris», la chiamò l’uomo. «Doris, vieni per favore.»
    Dalla cucina apparve una donna. Non doveva avere più di quarant’anni, aveva i lunghi capelli castani legati in una treccia e gli occhi color nocciola.
    Li osservò incuriosita, mentre si puliva le mani sul grembiule a fiori che portava legato in vita.
    «Doris lui è Tom, mio figlio.»
    La donna gli si avvicinò e sorrise, prima di stringerlo tra le braccia. Profumava di bucato fresco e pavimenti appena puliti.
    «E’ veramente un piacere caro, non vedevo l’ora di fare la tua conoscenza.»
    «Pia… piacere mio», disse il moro, rispondendo goffamente all’abbraccio.
    «Sei cresciuto dall’ultima volta che ti ho visto», constatò suo padre, mentre si metteva al suo fianco per misurarsi, risultando più basso di almeno dieci centimetri. «E queste cosa sono?», gli domandò poi, indicando le treccine.
    Tom si passò una mano sulla nuca. «Cornrows; avevo voglia di cambiare pettinatura.»
    «E tua madre ti ha addirittura permesso di tingerli?», gli domandò scettico, quasi convinto del fatto che avesse fatto tutto di nascosto prima di andare lì.
    «Certo, me l’ha fatta lei.»
    Jörg fissò sbalordito suo figlio, scuotendo il capo.
    «Come mai non è qui?», domandò poi a Doris, voltandosi verso di lei.
    «Lo sai che ascolta la musica a tutto volume con le cuffie, magari non ha sentito.»
    «Beh allora va su e diglielo.»
    Il moro li fissò confuso; di chi o cosa stavano parlando?
    Vide Doris salire le scale che portavano al piano superiore, mentre suo padre lo accompagnava in cucina, lo faceva sedere a tavola e gli versava il caffè.
    «Mi fa piacere che tu abbia deciso di passare qui le vacanze.»
    Deciso non era proprio il termine giusto, obbligato era quello che calzava a pennello.
    «Come va la scuola?»
    «Va», rispose lui, versandosi lo zucchero dentro alla tazzina. «Me la cavo.»
    «Ed il karate?»
    «Papà non frequento più il corso da tre anni…»
    «Oh… è un vero peccato; non lo sapevo.»
    Beh se si fosse minimamente interessato alla sua vita lo avrebbe saputo.
    Continuò a porgli domande fino a quando Doris non riapparve nella stanza.
    «Eccoci qui.»
    Sorrise a Tom, mentre si accomodava accanto a suo marito.
    Il moro spostò lo sguardo verso la porta e vide comparire una figura sulla soglia.
    La sua mente viaggiò alla velocità della luce, portandolo all’instante su un grande letto matrimoniale dalle candide lenzuola bianche; lui e lei vi si rotolavano sopra, completamente nudi ed intenti a riproporre ogni figura del Kamasutra, conosciuta o meno.
    Era una ragazza, forse la più bella che avesse mai visto in vita sua. Alta e slanciata, forse eccessivamente magra. L’assenza di un seno prosperoso era compensata da un sedere adorabile. Le linee del suo viso erano talmente delicate e la pelle così chiara da farla sembrare una bambola di porcellana. Le labbra carnose, leggermente imbronciate, il nasino grazioso e gli occhi nocciola contornati da del pesante trucco scuro completavano il tutto. Ogni centimetro di quella creatura eterea gli ispirava sesso.
    Dentro al suo cuore si accese una luce di speranza; forse non si sarebbe dovuto sottoporre ad una castità forzata!
    Il suo cervello, ossia i suoi soli neuroni ancora funzionanti, cominciarono a ballare la conga, mentre i suoi occhi la spogliavano letteralmente.
    Lei sembrò accorgersi di quell’interesse da parte sua e gli sorrise in modo malizioso, rendendo i suoi neuroni ancora più ubriachi.
    «Tesoro lui è Tom. Ricordi? Te ne abbiamo parlato; resterà qui con noi per tutta la durata delle vacanze.»
    «E’ un vero piacere», azzardò il moro, tirando fuori il suo miglior sorriso da seduttore.
    «Piacere, io sono Bill.»
    Bill.
    Gli angoli della sua bocca cominciarono una lenta e triste discesa verso il basso.
    B… Bill?
    I suoi occhi sembrarono notare solo in quel momento alcuni dettagli che prima avevano deliberatamente ignorato.
    I peli sulle braccia.
    Nemmeno un accenno di curve.
    L’assenza di tette sostituita dal pacco che spuntava chiaramente sulla parte sinistra dei suoi jeans.
    L’occhio destro cominciò a muoversi stranamente, come se gli fosse venuto un tic nervoso.
    Lui…
    Lui aveva…
    Aveva immaginato di scopare…
    Con un…
    Maschio.
    Fissò un’ultima volta il ragazzo, che lo osservava palesemente divertito.
    E poi il buio.



    (1) So che le vacanze estive in Germania durano solo sei settimane, ma non mi sarebbero bastate per lo svolgimento della storia.

    Note finali:
    Yeye ce l'ho fatta :behappy: Non so nemmeno quante volte l'abbia risistemato sto post, ora, sicuramente, quando lo posto mi accorgo che c'è qualche errore di battitura xD Tipico.
    Beh ve l'avevo detto che sarei tornata con una nuova FF ed eccomi qui con questa twincest, la mia prima long twincest :cazzomuoiodifelicitààà!: *si commuove* Che vi devo dire? XD spero che vi piaccia, io mi sto divertendo un sacco a scriverla.
    U___U ah sì, un'ultima cosa...questa FF è dedicata ad una persona :zuzu: Chi è? Chi è? Chi è? Ma la Ricuzza :behappy: xD Non te l'aspettavi vero stronzetta? E io invece te la dedico. Con tutto l'amore dalla tua Mallo <3
    Ok direi che basta così xD non mi dilungo ulteriormente, anche perché non so che altro scrivere. Ordunque bye u__u
    Ah sì ecco, XD mi è venuta un'ultima cosa in mente. I titoli dei cap, l'avrete capito sì che provengono dal Twitter di Tom, vero? xD se non l'avevate capito ve l'ho detto ora. Non metterò sempre quando scrive, ma voi immaginate che lo faccia ad ogni capitolo, l'immaginetta che ho messo era puramente dimostrativa.
    Ok, ora basta per davvero XD a ri bye

    Edited by Redda - 22/7/2012, 21:18
     
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  2. SalatAlien
     
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    Perchè sembrava più corto quando l'ho betato? '-' forse perchè mi perdo nella lettura e voglio leggere sempre di più, non mi basta mai. U_U
    Redda,ma che ti devo dire? *behappa
    promette bene ... MOLTO BENE(sorratemi per il caps.)
    Se ne vedranno delle belle!
    *sghignazza e fugge
     
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  3. .Ema'
     
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    oddio in alcuni punti mi sono scompisciata xD tipo quando Tom scopre che la "ragazza" è Bill AHAH xD
    Redda è la prima cosa tua che leggo o.ò, e penso di essere l'unica a non aver mai letto qualcosa di tuo, bene ora cel'ho fatta xD
    e mi piace un sacco come scrivi e in particolare l'inizio della storia, la seguirò sicuramente.
    posta presto! *w*
     
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  4. ~ Nene •
     
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    Passavo di qui e zac, colpita! Vista la mia attuale voglia d'estate, il titolo mi ha catturata subito e per fortuna ho aperto la pagina. Non me lo sarei mai perdonata altimenti! >.<
    Ho adorato questo capitolo e, con mia somma gioia, mi ha messo di ottimo umore. Poi, notando anche i vari avvisi, non dovrebbe essere un malloppazzo di problemi, dubbi, angoscia e chi più ne ha più ne metta, perciò altro punto in più. E sommato a quelli che ha accumulato con l'ultima scena, la cifra è ormai esorbitante!
    E' stata uno spasso tutta l'introduzione di Tom sulla famiglia e sul com'era stato costretto ad andare all'inferno, ma l'apice l'ha raggiunto quando scopre che quella ragazza che sprizza sesso da tutti i pori è in realtà un ragazzo, e che ragazzo aggiungerei! E' iniziato bene il suo soggiorno devo dire xD Bravo Tom, ottimi gusti!
    Davvero meraviglioso! Non vedo l'ora di sapere le sue prime reazioni dopo essersi ripreso xD
     
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  5. Redda
     
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    XDDD Murru secondo me è il forum che allunga, ho sempre avuto sta impressione io.
    Nah nada problem, a parte quelli semplicissimi che potrebbero capitare a nulla, niente roba straccia palle insomma XD io mi sto divertendo come una matta a scriverlo, alle volte mi do pure della scema da sola.
     
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  6. =Rei=
     
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    ahahahahahhahhhaha fantastica gia mi piaceee
     
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  7. Ciù,
     
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    Oddio *O*
    Ok, prometto che stasera leggo tutto e domani mi connetto e commento *O*
    Giuro!!
     
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  8. ~ Nene •
     
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    CITAZIONE
    Nah nada problem, a parte quelli semplicissimi che potrebbero capitare a nulla, niente roba straccia palle insomma XD io mi sto divertendo come una matta a scriverlo, alle volte mi do pure della scema da sola.



    Io adoro questo tipo di storie, anche se il tuo stile è molto particolare! Diventerà la mia pillola del buon umore *___*
     
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  9. °Ric@
     
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    CITAZIONE
    U___U ah sì, un'ultima cosa...questa FF è dedicata ad una persona Chi è? Chi è? Chi è? Ma la Ricuzza xD Non te l'aspettavi vero stronzetta? E io invece te la dedico. Con tutto l'amore dalla tua Mallo <3

    image Oh Tom Kaulitz!(tipica espressione Ricuziana) ma...ma...ma... mallo grazie!!Non sò che altro dire,lo sai che io non sono brava ad esprimere quello che sento ne a parole e tantomeno scrivendolo...sò n'impedita insomma GRAZIE,GRAZIE,GRAZIE!!!!Bella stronzona mia ah!Avviso tutte le lettrici che questa storia... :shifty: mhhhhh :shifty: e poi frrrrr :shifty: e anche ghghghg :shifty:
    Ai lov iu malloreddus al sugo!!!
     
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  10. Redda
     
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    xDDDD scemotta di una ricotta!
     
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  11. Isy88
     
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    *me legge domani cuasa cinema ^^ *
     
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  12. Redda
     
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    no problem ;D
     
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  13.  
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    Twincest not related

    *ama*
    Che dire,mi incuriosisce molto come storia.
    Mi sono immaginata la faccia di Tom passare da uno stato all'altro quando scopre che Bill è un maschio e non ti dico come me la ridevo XDDD
    Non vedo l'ora di leggere il continuo...
     
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  14. Ciù,
     
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    Awwwwwwwww *O*
    ok, ho letto, chiedo infinitamente scusa per il ritardo o.ò
    Per adesso, la adoro *O*
    Devo conoscere, devo sapeeeeere *O*
    Tom si farà Bill u.ù Gli dò minimo una settimana, massimo due. Per i suoi standard deve solo capire che il suo cervello precede le sue mosse da macho u.ù
    Fantastico, Tom è il solito PoVco, Bill è la solita checca isterica che adoro *O*

    - Bondage -
    Ti stimo!
     
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  15. Redda
     
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    XD il bondage mi è venuto all'improvviso, mi sono immaginata di colpo la scena e volevo troppo metterla
     
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