[CONCLUSA] A long summer

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  1. (cocoon)
     
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    CITAZIONE (ohshit! @ 28/9/2010, 12:43)
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  2. Pink Sniper96
     
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    CITAZIONE ((cocoon) @ 28/9/2010, 14:19)
    CITAZIONE (ohshit! @ 28/9/2010, 12:43)
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  3. Redda
     
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    TK89: Allora i miracoli esistono per davvero!


    39. Capitolo




    Tom venne svegliato da un simpatico uccellino che aveva deciso di posarsi proprio sul davanzale della sua finestra, cinguettando allegramente.
    «Dannato animale», borbottò con la voce impastata dal sonno.
    Rotolò sul materasso, finendo a terra con un tonfo.
    Beh non c’è che dire, quella giornata era iniziata col piede giusto.
    Cercò di divincolarsi dalle coperte, agitando braccia e gambe, ed imitando un nuotatore probabilmente ubriaco.
    Qualcuno bussò alla sua porta proprio in quel momento, e quel qualcuno altri non era che Bill.
    «Tutto bene?», gli domandò con un sopracciglio inarcato, mentre lo osservava esibirsi in uno stile libero piuttosto discutibile. «Ho sentito un tonfo.»
    «Ero io che finivo sul pavimento», gli rispose ironico il moro. «Queste dannate lenzuola.»
    «Aspetta, ti aiuto», si offrì il ragazzo, avvicinandosi. Sciolse i nodi che lo stesso Tom aveva formato agitandosi a quel modo, e gli diede una mano per alzarsi.
    «Ti ringrazio», gli disse pigramente, massaggiandosi il viso stanco.
    «Figurati.»
    Tom si bloccò, ancora con le mani che gli coprivano la faccia; aprì un varco fra le dita e scrutò il fratellastro con attenzione.
    «Ti… sei veramente dimostrato… gentile?»
    Bill poggiò le mani sui fianchi, spostando tutto il peso su una gamba sola.
    «La cosa sembra stupirti.»
    «Parecchio», ammise lui con tutta sincerità. «Da quando vivo qui io ho cominciato a conoscere la tua lunaticità, dunque stamattina, quando mi sono svegliato, non sapevo se ti avrei trovato ancora gentile.»
    Il moro roteò gli occhi verso il soffitto.
    «Comunque la colazione è quasi pronta.»
    «Ok.»
    Tom si stiracchiò appena i muscoli intorpiditi ed indolenziti dalla caduta, prima di afferrare una maglia ed i suoi vecchi pantaloni della tuta.
    «Insegnami ad essere gentile… con gli altri», gli chiese Bill mentre scendevano le scale.
    «Ok, vediamo… potresti… mmh… chiedere a tua madre se le serve una mano per apparecchiare la tavola.»
    Il moro sbuffò un lamento. «Essere gentili comporta fatica fisica?», gli domandò con una smorfia.
    «Alle volte», rispose lui con un sorrisino.
    I due ragazzi si fermarono sulla soglia e rimasero ad osservare Doris che percorreva in lungo e in largo la cucina per preparare velocemente la colazione.
    «Prima di tutto salutala», gli bisbigliò Tom, «poi chiedile se vuole che l’aiuti.»
    Spintonò appena le spalle del suo fratellastro per farlo muovere, visto che sembrava essersi incollato allo stipite della porta.
    «Buongiorno mamma.»
    «’Giorno tesoro», gli rispose distrattamente Doris, mentre cercava di radunare le tazze.
    «Ti… ehm… serve una mano per caso?»
    Alla donna scivolò un piattino dalle mani, il quale andò a frantumarsi sul pavimento. Si voltò lentamente verso suo figlio, con un’espressione decisamente stupita.
    «Ti sei offerto di aiutarmi?», gli domandò incredula; magari stava rivivendo quel sogno dove Bill era gentile con lei e lo aiutava nelle faccende domestiche.
    «Certo.»
    «Oh Bill», singhiozzò Doris, seppellendo il viso nel grembiule a fiori.
    «Perché piangi?», le domandò il ragazzo, confuso. «Ti sei forse tagliata con una scheggia?¬»
    Doris scosse il capo e si asciugò gli occhi. «No, bambino mio. Sono solo tanto felice», gli spiegò con un sorriso lacrimoso. «Ho aspettato così a lungo di sentirti dire questa frase almeno una volta.»
    La cosa lo lasciò alquanto stupito; aveva reso sua madre così felice, arrivando anche a farla piangere, solo proponendole il suo aiuto.
    «Comunque sì, mi servirebbe una mano con la tavola, tesoro.»
    «Faccio io.»
    Si avvicinò alla cucina ed afferrò le tazze ed i piattini, sistemandoli ordinatamente.
    Doris rimase a guardarlo, mentre gli occhi le si erano riempiti nuovamente di lacrime.
    «Va bene così?»
    «È perfetto.»
    Tom osservò i due con un sorriso; Bill nemmeno immaginava quanto un suo gesto gentile potesse rendere felici molte persone.
    Si accomodò a tavola, mentre il ragazzo sistemava i tovaglioli colorati e le posate.
    In quel momento fece la sua comparsa Jörg, già immerso nella lettura del suo inseparabile quotidiano.
    «Buongiorno caro», lo salutò Doris, baciandogli affettuosamente una guancia.
    «’Giorno.»
    «Buongiorno papà.»
    «’Giorno Tom», salutò anche lui, mentre prendeva posto.
    Il moro sollevò lo sguardo sul proprio fratellastro, facendogli un breve cenno con il capo.
    «Buongiorno papà.»
    «Tom ti ho già det…» Jörg si bloccò all’improvviso. Poggiò lentamente il giornale sul tavolo, alzando gli occhi, fino ad incrociare quelli del moro. «Bill?»
    Il ragazzo rimase immobile, le mani strette attorno ad un tovagliolo arancione e giallo.
    «Che succede?»
    «Mi hai… tu mi hai…», farfugliò l’uomo, «mi hai… chiamato… papà?»
    Aveva forse sbagliato nel farlo?
    «Non dovevo?»
    «Oh no, no, no.» Jörg scosse il capo. «Mi… mi fa… piacere sentirtelo dire… non lo avevi mai fatto… prima.»
    «Oggi il nostro Bill è una vera sorpresa», commentò Doris, scuotendogli amorevolmente i capelli.
    «Lo vedo», le rispose Jörg con un sorriso.
    Tom constatò che era la prima volta che vedeva gli occhi di suo padre brillare a quel modo da quando era lì.
    Doveva aver aspettato così tanto quel “papà” da parte del suo figliastro; finalmente si sentiva a tutti gli effetti parte di quella famiglia.
    «Tom, mi servirebbe nuovamente il tuo aiuto per la macchina, ho una cena di lavoro questa sera ed è in condizioni disastrose. Ti spiace?»
    «Nessun problema», gli rispose il moro facendo spallucce, mentre addentava un biscotto al cioccolato.
    «Ti do una mano anch’io, se ti va», si propose Bill, osservando il suo fratellastro.
    «È molto gentile da parte tua; così finireste in un attimo.»
    «Per me va bene.»
    Continuarono a chiacchierare per il resto della colazione, fino a quando Jörg e Doris furono costretti ad andare per via del lavoro.
    «Ha per caso sbattuto la testa?», domandò alla donna in un sussurro, mentre, dal corridoio, osservavano il moro lavare le tazze, e Tom asciugarle.
    Doris scosse il capo, sorridendo. «Credo sia un miracolo.»
    «Mi ha chiamato papà», le ricordò con entusiasmo Jörg. «Papà! Te lo saresti mai immaginata?»
    «Ti vuole bene caro, prima o poi sarebbe accaduto», gli rispose lei, dando un’occhiata alla sua borsetta per controllare che ci fosse tutto.
    «Non ero molto ottimista a riguardo; tuo figlio non mi è mai sembrato un tipetto alla mano.»
    «Le persone ti stupiscono proprio quando meno te lo aspetti», commentò Doris, baciandogli le labbra. «Andiamo ora, o faremo tardi.»
    Diedero un’ultima occhiata ai due ragazzi, prima di uscire di casa.
    Bill e Tom, una volta finito di riordinare la cucina, salirono nelle loro rispettive camere per cambiarsi. Scesero poi in giardino, armandosi di secchi e spugne.
    Il moro ricordò cos’era successo l’ultima volta che aveva lavato l’auto di suo padre; l’atteggiamento di Bill e la sua non tanto velata minaccia.
    Ed osservandolo ora, intento a ripulirsi dalla schiuma che si era gettato addosso da solo, stentava a credere che fosse la stessa persona.
    «È divertente», commentò il ragazzo, mentre passava la spugna su uno dei finestrini.
    «È più divertente così», gli disse lui, prima di bagnarlo appena con la pompa dell’acqua.
    «Tom!», protestò il moro, strizzandosi la maglia zuppa. «Sei proprio un bambino!»
    «Però ammetti che è divertente.»
    Bill si morse il labbro, ma non riuscì a trattenere un sorriso.
    «Vediamo se anche questo è divertente», gli disse, mentre cercava di lanciargli addosso la grossa spugna.
    Tom si scansò agilmente, evitandola per un soffio.
    «Devi fare pratica di lanci», lo prese in giro, mostrandogli la lingua.
    Ben presto l’auto venne lasciata sola a se stessa, mentre i due ragazzi si divertivano ad inseguirsi e a bagnarsi a vicenda, ridendo come bambini.
    «Preso!», urlò vittorioso Tom, bloccando il fratellastro contro una delle portiere dell’auto con il proprio corpo.
    «Non vale», protestò quello, «sei stato scorretto.»
    «Non avevamo stabilito nessuna regola, dunque, tecnicamente, non sono stato affatto scorretto.»
    «Ma resti comunque un imbroglione.»
    Tom scoppiò a ridere, divertito. «Forse.»
    Afferrò una ciocca di capelli di Bill fra le dita, scostandogliela dalla guancia, contro la quale si era appiccicata per via dell’acqua.
    Sentì il proprio corpo mandargli un chiaro impulso, e a lui sarebbe tanto piaciuto soddisfarlo.
    Chinò il capo, con la chiara intenzione di volersi impossessare delle labbra del suo fratellastro, che, in quel momento, gli sembravano terribilmente invitanti, ma Bill mandò in fumo il suo pianto.
    «È meglio se smettiamo di giocare e ci diamo da fare seriamente; questa macchina non si pulisce mica da sola.»
    Tom, seppur a malincuore, si scostò da lui, riprendendo a lavare il finestrino con un mezzo broncio.

    Quella sera, dopo una cena deliziosa – Doris sembrava aver dato fondo alla sua dote culinaria –, i due ragazzi decisero di portare Scotty a fare una passeggiata.
    «Non fate tardi¬», si raccomandò Doris, mentre guardava la replica della sua soap opera preferita.
    «Non preoccuparti», le rispose Tom, afferrando il guinzaglio, prima di uscire di casa.
    Bill aveva già messo la pettorina all’esagitato Labrador; come dargli torto? Era passato troppo tempo dall’ultima volta che il suo padrone lo aveva portato a fare un giro, ed ora lo riempiva di leccatine, dimostrandogli la sua contentezza.
    «Hai reso felice anche Scotty», gli disse il moro con un sorriso divertito.
    «Lo vedo», rispose Bill, mentre cercava di rimettersi in piedi, ma l’esuberanza del suo cane glielo impediva.
    «Che ne dici, andiamo ai giardini?», gli propose Tom.
    «Penso sia un’ottima idea.»
    Il moro gli cedette il guinzaglio, sicuro del fatto che Scotty avrebbe preferito essere portato da Bill.
    Chiacchierarono del più e del meno, godendosi quella rilassante serata.
    Bill sentì il proprio cellulare squillare. Lo recuperò dalla tasca ed osservò il display, che segnava un nuovo messaggio ricevuto.
    Era stato uno dei suoi amici a mandarglielo.

    Noi siamo al pub, tu che fai, ci raggiungi?

    Bill rimise a posto il telefono senza rispondere.
    «Chi era?», gli domandò Tom.
    «Nessuno», rispose il ragazzo, scuotendo il capo. «Solo un messaggio per la promozione di una nuova tariffa telefonica.»

    «Ti ha risposto?», chiese Dimitri, osservando l’amico.
    «Niente.»
    «Magari non l’ha sentito», azzardo qualcuno.
    «Impossibile», rispose il moro. «Bill vive in simbiosi con il suo cellulare; è più probabile che ci stia ignorando.»
    I ragazzi si guardarono l’un l’altro, in silenzio.
    «Qualcuno di voi gli ha fatto qualcosa?», chiese loro Kristal, intenta a leccare un chupa chups alla fragola.
    «Niente, ci siamo comportati come al solito.»
    «Non siamo noi la causa», intervenne Dimitri, poggiandosi sul tavolino la sua birra. «È lui.»
    «Che intendi dire?»
    «È da un po’ che noto il fatto che sia strano; l’altro giorno mi ha addirittura risposto male al telefono.»
    «Pensi che ci sia qualcosa sotto?»
    Il moro incrociò le dita fra di loro, mentre sentiva addosso gli sguardi dei suoi amici.
    «Non qualcosa… qualcuno.»
    «Di chi parli?»
    «Il suo comportamento bizzarro è cominciato all’arrivo di quel tizio…Come si chiama?»
    «Tom», gli suggerì Kristal; lei se lo ricordava molto bene il suo nome. Un po’ le dispiaceva non averlo più richiamato dopo il loro appuntamento, non era stato affatto male.
    «Esatto, Tom.» Dimitri prese un profondo respiro. «Da quando è apparso lui, Bill è diverso.»
    «Io non ci ho fatto caso, mi sembra lo stesso di tutti i giorni.»
    «Anche a me.»
    «All’inizio pensavo che fosse costretto a starci assieme, perché lo obbligavano i suoi, visto che comunque si tratta del suo fratellastro, ma ora non ne sono più così sicuro.»
    Sotto alcuni punti di vista, Dimitri poteva sembrare anche un tipo piuttosto ottuso, ma non quando qualcuno minacciava il suo territorio. Non divideva volentieri le sue cose con gli altri, era parecchio possessivo.
    Bill credeva che non sapesse dei suoi incontri “clandestini” con tutti quei tipi, ma fin quando nessuno lo sfiorava con un dito non importava. Lo lasciava divertire, esattamente come faceva lui con le altre ragazze. Ma da qualche tempo aveva smesso di avere questi incontri, e da lì la cosa aveva cominciato a puzzargli parecchio.
    Era diminuito anche il tempo che passavano insieme; ormai non ricordava nemmeno più l’ultima volta che avevano scopato.
    Non gli ci era voluto molto per fare due più due; Bill aveva qualcun altro che gli dava soddisfazioni da quel punto di vista.
    Se fosse stato qualche ragazzo che viveva lì a Loitsche, o comunque nei dintorni, lo avrebbe di certo saputo; aveva i suoi fidati informatori che gli riferivano ogni cosa. Ma non lo era, dunque era rimasta una sola ipotesi: il suo fratellastro.
    Aveva sperato che non gli creasse problemi; anche se Bill aveva detto di odiarlo, non avrebbe mai potuto alzare un dito su di lui per ovvie ragioni, dunque lo aveva sempre lasciato sfogare, suggerendogli di non prestargli alcuna attenzione perché non ne valeva di certo la pena.
    Ma, a quanto pare, aveva fatto il contrario, ed ora sembrava prestargli più attenzione del dovuto.
    Purtroppo non poteva far nulla, in quel momento aveva ancora le mani legate; fino ad allora non aveva avuto nessuna prova concreta, c’era solo la sua smisurata gelosia, ma se quel piccolo idiota aveva anche solo provato a guardarlo in maniera differente, avrebbe assaggiato sulla propria pelle le amare conseguenze che gli spettavano.
    «Che vuoi fare Dim?»
    «Aspettare», rispose calmo il ragazzo, mentre si poggiava contro la spalliera della sedia. «Se c’è qualcosa sotto state pur certi che lo scoprirò.»
    I ragazzi si guardarono tra di loro e sogghignarono.
    Gli avrebbe insegnato una giusta lezione: le cose altrui non si toccano, ma l’avrebbe imparata nel peggiore dei modi.




    Note finali: Salve a tutte! Sono tornata da Roma ieri, ma purtroppo ci sono tornata mezza scassata .-. perché mi son presa la febbre ed è anche piuttosto alta; sto facendo uno sforzo enorme a postare perché vi assicuro che non ci vedo una mazza, continuo a lacrimare in una maniera esagerata .-. dunque se per i prossimi due o tre giorni non mi vedrete la motivazione la sapete.

    Edited by Redda - 11/12/2010, 23:03
     
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  4. Pink Sniper96
     
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    che bello sono la prima ha commentare *_________* Bill è così dolce,finalmente mostra interesse verso la sua famiglia tutto merito di Tom...ma l'ultima parte mi fà preoccupare,Dimitri è un pericolo

    ah un'ultima cosa spero che tu guarisca presto ^^
     
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  5. •Kibi•ErOiNe•Kaulitz•
     
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    Bill è stato gentileeeeeeee *__________* Che bravo ragazzo!
    Dimitri deve stare buono a cuccia! Bill non è suo, dunque può fare quello che vuole.
    Anche perché scopare con lui, e poi divertirsi con altre ragazze, e poi scopare di nuovo con lui, non significa che sia di sua proprietà! Mica è il suo fidanzato!
    Voglio proprio vedere cos'è capace di fare quel...coso u_u
     
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  6. ohshit!
     
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    Ohmiodio qloar3suhfehbasfuedfseyfd2aeolizboezfir

    Bill ha fatto piangere anche me ç____ç

    Comunque Reds, stai tranquilla, riprenditi non appena puoi
    Bravissima.
     
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  7. sara_green96
     
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    che carino Bill ç__ç commovente!
    Doris mi fa tanta tenerezza :D ke amore si è messa anche a piangere haha
    Dimitri...che dire?...mi fa paura! cos'ha in mente??? O.O
     
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  8. Hey You.
     
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    Mmmmh.
    Dimitri mi sa tanto di ape regina. E tutti i suoi amici che gli vanno dietro leccandogli i piedi.
    Ma scendi da quel piedistallo -.-
     
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  9. ~ Nene •
     
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    Mi son sentita tanto Doris e Jörg in questo capitolo *-* E sono sicura che se avessi avuto la coda da poter scondinzolare mi sarei sentita anche un po' Scotty! Avevo una serenità addosso che ho agognato dal primo postaggio **
    Serenità che però è stata spazzata via in un batter d'occhio. Dimitri. Me lo sentivo che sarebbe tornato e temevo questo momento. Brutto non capire assolutamente nulla eh?! Se già prima non sopportavo il fatto che trattasse Bill come un giocattolo, un semplice oggetto con cui divertirsi, ora sono del tutto indignata. E terribilmente preoccupata per Tom. Dimitri sapeva del fatto che Bill si intrattenesse con altri ragazzi, ma finchè era suo, se ne restava tranquillo e ora che finalmente ha trovato una persona che voglia veramente stare con lui e prendersene cura progetta chi sa quali atrocità. E' di un egoismo e di una prepotenza che fanno schifo. Smetto di parlarne perchè altrimenti il nervoso e la rabbia mi salgono a mille e non ne ho voglia.
    A venerdì, sperando tu sia guarita. Già è brutto avere la febbre, poi quando sale appena tornati da un viaggio, trovo sia ancora peggio. Rimettiti presto e stai tranquilla (:
     
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  10. Redda
     
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    Spero di non scrivere cavolate, perché la febbre tende a far delirare, dunque, nel caso, ignoratemi!
    Grazie a tutte per i commenti (:
    Beh Dimitri vede Bill come qualcosa di suo, non vi dovete comunque stupire se pensa a lui come ad un qualsiasi “oggetto”, anche perché il loro rapporto non è proprio da tipici fidanzati, e di certo lui non è innamorato di Bill, e se lo è diciamo che il suo “amore” non è per niente normale, ma è una forma contorta di amore, ecco diciamo pure così.
    Ci tenevo a mostrare il lato buono di Bill, soprattutto lui che chiede a Tom di aiutarlo ad essere gentile con gli altri, visto che prima di allora non lo aveva comunque mai fatto, ed in questo momento è proprio come un bambino che scopre le cose per la prima volta.
     
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  11. Phantom Rose
     
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    Prima di tutto....auguri di pronta guarigione Redda!
    Tornando al capitolo....mi piace molto il fatto che Bill stia cercando di comportarsi in modo gentile ed umano con le altre persone, Doris mi ha fatto tanto tenerezza.
    Per quanto riguarda la parte finale del chappy....Dimitri mi preoccupa, e molto. Speriamo solo che non riempia Tom di botte . Mi preoccupa sta cosa. Speriamo bene.
     
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  12. Lady Rock!
     
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    bhè che dire... un po' mi manca quello stronzetto xD
    ma apparte gli scherzi, la scena in cui aiuta doris ma soprattutto quando saluta il patrigno, chiamandolo papà, è stata davvero commovente.

    CITAZIONE
    Bill nemmeno immaginava quanto un suo gesto gentile potesse rendere felici molte persone.

    mi fa tenerezza e allo stesso tempo è spiazzante il fatto che voglia imparare ad essere una persona buona ma soprattutto l'incredulità per un apparente, insulso e piccolo gesto, per lui, possa in realtà, donare davvero gioia nelle persone.

    per quanto riguarda dimitri, inutile dire quanto sia infantile ed egoista la sua mentalità, spero che bill riesca a sistemare tale situazione e lasciarsi dietro il suo passato, spero che non avvenga nessuna rottura in questo nuovo rapporto appena sbocciato.
    anche se sono dell'idea che non sarà né lui né qualsiasi altro ostacolo a poter abbattere un rapporto così intenso.
     
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  13. Redda
     
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    TK89: Ho creato un mostro!


    40. Capitolo



    Tom fissava il soffitto della propria stanza, quasi lo stesse contemplando con devota ammirazione.
    In realtà stava riflettendo; le rotelle dentro alla sua testa giravano ad una velocità supersonica, provocandogli un leggero mal di testa.
    «Non credevo che cucinare fosse tanto divertente», commentò Bill.
    Ah già, c’era anche Bill lì con lui.
    Era steso sul suo letto, accoccolato pigramente contro il suo busto.
    Aveva cominciato ad accarezzargli involontariamente gli addominali, mentre parlava di questo o di quello.
    Tom aveva scollegato le orecchie e si limitava a pronunciare qualche sì o un mh mh ogni tanto, illudendolo di essere attento a ciò che gli diceva.
    Era proprio a questo che pensava – no, non le chiacchiere infinite di Bill –, al suo nuovo atteggiamento.
    All’inizio era stato orgoglioso di se stesso; aveva spinto una persona a voler migliorarsi, e di certo non era roba da poco. Non gli spettava un Nobel o qualcosa del genere? Comunque, il suo orgoglio era durato giusto un paio di giorni; Bill sembrava aver assimilato bene il gene della gentilezza, forse troppo bene.
    Apparecchiava e sparecchiava, aiutava sua madre a cucinare di tanto in tanto, metteva sempre in ordine la sua camera, portava Scotty a fare delle lunghe passeggiate, e questo non era che l’inizio del lungo elenco di cose che aveva cominciato a fare.
    Anche con lui era diverso. Parlavano un sacco, ridevano, gli faceva dei gran sorrisi, un mare di coccole. Ecco, il suo elenco personale terminava lì.
    Cosa c’era che non andava? Beh, la risposta era piuttosto ovvia, e forse anche scontata: niente sesso!
    Da quando Bill era diventato la personificazione di un santo c’erano stati tanti abbracci, tante carezze, tanti teneri bacini, ma niente sesso! Nemmeno l’ombra di un preliminare.
    Ora, ok voler essere buono e gentile, ma non sapeva che questo comportasse automaticamente l’astinenza forzata.
    Anche se dirlo lo avrebbe fatto risultare un’ipocrita, cominciava a sentire la mancanza del vecchio e stronzo Bill, quello per il quale ogni occasione era buona per una scopata.
    Lui aveva creato un mostro!
    Non che tutte quelle effusioni gli dispiacessero; era bello guardare Bill addormentato sopra al suo petto, o Bill che lo abbracciava con tenerezza, ma era pur sempre un ragazzo di diciassette anni ed aveva le sue esigenze fisiche.
    Ogni volta che cercava di spingersi un po’ più in là, il moro lo bloccava, quasi fosse tornato improvvisamente vergine e non si sentisse pronto per affrontare quel passo.
    Tutta quella situazione era frustrante, perché lui si eccitava anche solo con le sue carezze, ma andando avanti di quel passo rischiava una lussazione al polso destro.
    «Hai capito?»
    «Sì, sì», rispose vago.
    «Tom non mi stai ascoltando», lo accusò il ragazzo, sbuffando appena.
    «Scusami, stavo pensando ad una cosa.»
    «Va bene, sei perdonato.»
    Il vecchio Bill si sarebbe vendicato se solo avesse osato non prestargli attenzione, e poi sarebbero finiti a far sesso sul pavimento.
    «Non perdonarmi.»
    «E perché non dovrei?», gli domandò confuso, sbattendo le palpebre. «Non l’hai mica fatto apposta.»
    «Sì che l’ho fatto apposta, dannazione», si infervorò il moro.
    «Ma che dici?»
    «Insultami, per la miseria. Dimmi che sono uno sfigato, un idiota, quello che ti pare, ma insultami!»
    E chi l’avrebbe mai detto? I ruoli si erano invertiti; solo poco tempo prima era stato lo stesso Bill a chiedergli di prenderlo in giro per averlo beccato mentre lo spiava, mentre ora era lui ad implorarlo.
    «Non dire assurdità, perché dovrei insultarti se non hai fatto niente di male?»
    «Ti sto deliberatamente ignorando.»
    Il moro scosse il capo e gli diede una leggera pacca sulla spalla.
    «Picchiami, non trattarmi come uno affetto da infermità mentale e bisognoso di sostegno morale.»
    «Me lo dici che ti prende? È da stamattina che sei strano.»
    Tom si morse a sangue il labbro, scostando lo sguardo da quello del fratellastro.
    Doveva dirglielo? Era stato lui a volerlo gentile ed ora doveva dirgli che lo preferiva quando era stronzo e meschino?
    «Parlami Tom, se c’è qualcosa che ti disturba confidati con me.»
    «Sei tu», sbuffò il ragazzo.
    «Io?», gli domandò il moro, inarcando un sopracciglio. «Che cosa ho fatto?»
    «Niente, è questo il punto. Non hai fatto niente!»
    Bill poggiò una mano sulla fronte del fratellastro, controllando se per caso non stesse delirando a causa di un febbrone da cavallo.
    «Sembri fresco.»
    «Non ho la febbre», sbuffò seccato, scostandosi di dosso la mano del moro.
    «E allora che ti prende?»
    «Il troppo stroppia.»
    «Continuo a non capire», gli confessò Bill, aggrottando la fronte.
    «Tu sei troppo… gentile.» Ecco, gliel’aveva detto.
    «Ma sei stato tu a dirmi che avrei fatto meglio ad esserlo.»
    «Lo so», commentò sconsolato il ragazzo. «Ma ora lo sei fin troppo.»
    «Non ti seguo», ammise lui.
    «Nel senso che va bene essere buono, stai facendo un ottimo lavoro, veramente, ma a me manca anche quel tuo lato da stronzo.»
    Bill si mise a sedere e lo fissò decisamente incredulo.
    «Io avrei fatto tutto questo per niente?»
    «Non l’hai fatto per me, ma per te stesso, per essere una persona migliore.»
    «Sei stato tu a rompermi le palle con questa storia che se avessi avuto un carattere migliore tutto il mondo ne avrebbe gioito, ed ora vengo a sapere che mi preferivi prima. Ma si può sapere cosa cavolo vuoi da me?»
    «Uhm… metà e metà?», gli disse Tom con un sorrisino tirato.
    Il moro provò l’impulso di picchiarlo con tutta la forza che aveva in corpo, ma si limitò solo ad alzarsi dal letto.
    Tom, però, lo afferrò per un braccio, impedendogli di allontanarsi.
    «Non andartene, per favore.»
    «Se non me ne vado subito rischi seriamente un occhio nero», lo minacciò lui.
    «Fallo, ma resta qui.»
    Bill tornò a sedersi con uno sbuffo.
    «Lascia che ti spieghi.»
    «Ti conviene», gli rispose glaciale, incrociando le braccia al petto.
    «Trovo grandioso che tu sia diventato così in poco tempo, non sto affatto mentendo; tua madre non fa che piangere di gioia, mio padre cammina a due metri da terra e pure Scotty sembra tornato ad essere un cucciolo. Anche a me piace il nuovo Bill, perché è veramente piacevole chiacchierare con te, ma mi mancano anche i nostri battibecchi, perfino le nostre litigate.»
    Bill lo fissò con serietà negli occhi, scuotendo poi il capo; sembrava deluso.
    «A te manca scopare.»
    Ahia, preso e affondato.
    «Anche», ammise, arrossendo appena.
    «Sei esattamente come Dimitri», lo accusò il ragazzo con amarezza. «Hai messo su tutto questo teatrino per niente, ed alla fine ciò che volevi da me era solo quello.»
    «Non è affatto come dici», si discolpò il moro, tenendolo per un braccio, prima di vederlo scappare via. «Ciò che voglio dirti è che mi piace ciò che facciamo, ma mi manca anche avere un contatto più… fisico.»
    «Abbiamo dormito insieme stanotte», gli ricordò lui, inarcando un sopracciglio. «Più contatto fisico di quello.»
    «Non hai capito, mi manca il vero contatto fisico, il sentirti addosso a me.»
    Beh, effettivamente, anche a lui mancava. Sentire Tom su di sé e dentro di sé, le sue carezze poco pudiche, anche la sua goffaggine da sesso.
    «Dunque dovrei continuare ad essere così, ma non tenere nascosta la mia vera indole?»
    «Esattamente, trovare un equilibro tra le due cose.»
    «In questo caso…»
    Bill sollevò una mano e la schiantò contro la guancia del suo fratellastro, il quale di tutto si sarebbe aspettato, meno che un simile gesto.
    «Ma ti sei bevuto il cervello?», gli chiese, tastandosi la guancia indolenzita.
    «Te lo sei meritato, non ti sei mai proposto di fare i piatti al posto mio, sei semplicemente rimasto a guardare.»
    «Ma io…»
    «Ma tu un cazzo!», gli rispose il moro, spintonandolo per le spalle. «Vivi anche tu qui dentro, dunque vedi di smuovere il culo di tanto in tanto, invece di far fare tutto a me. Mi si sono rotte tre unghie, tre! E tu lo sai questo cosa significa?»
    «Co… cosa?», gli domandò impaurito, mentre già si aspettava di ricevere un cazzotto.
    «Che ora dovrai subirne le conseguenze.»
    Bill cominciò a graffiargli il collo, e Tom gemette, ma non per il dolore, il moro non gli stava affatto facendo male; gemeva per il piacere, perché le sue unghie sulla pelle gli provocarono i brividi lungo tutta la spina dorsale.
    «Ti piace così, non è vero?», gli sussurrò il ragazzo all’orecchio, prima di leccargli il contorno del lobo.
    Tom non rispose, si limitò a gemere più forte. Bill, sentendolo, ridacchiò appena, scuotendo poi il capo.
    «Devi aver vissuto attimi terribili a causa dell’astinenza», gli disse, sfregando la punta del naso contro la guancia che gli aveva colpito. «Il mio nuovo animo gentile mi suggerisce che dovrei aiutarti.»
    «Dagli ascolto», sembrò implorarlo il moro.
    «Lo faccio in nome della pace nel mondo, contro l’inquinamento e per i bambini dell’Africa.»
    «Basta che lo fai», gli disse febbrilmente il ragazzo.
    «Non ti agitare troppo, bel culetto, altrimenti va a finire che poi spari subito le tue cartucce.»
    «Non prendermi in giro», sbuffò Tom, gonfiando le guance.
    Bill rise vedendolo in quella maniera e gli afferrò il viso fra le mani, baciandolo.
    Tom gli avvolse la vita con le braccia, stringendolo maggiormente a sé. Lasciò scivolare una mano lungo il suo fianco, raggiungendo la zip dei jeans.
    «Tom… aspetta», lo fermò lui, afferrandogli il polso.
    «Hai già cambiato idea?», gli domandò con sofferenza il ragazzo, osservandolo in viso.
    Bill scosse il capo. «No, solo… non voglio farlo qui.»
    «E dove allora?»
    Il moro sorrise malizioso e si sollevò da lui, rimettendosi in piedi. Allungò una mano verso il suo fratellastro, muovendo appena le dita, come a volerlo invogliare ad afferrarla.
    Tom si lasciò aiutare e lo seguì fuori dalla stanza. Solo pochi secondi dopo capì che lo stava portando in bagno.
    Lo sentì spingerlo dentro con delicatezza, chiudendo poi la porta a chiave.
    «Perché quella faccia? Non l’hai mai fatto dentro alla doccia?»
    «A dire il vero… no.»
    Bill gli si avvicinò, cingendogli il collo con le proprie braccia.
    «Allora bisogna rimediare subito», gli sussurrò con un sorriso, prima di baciargli appena le labbra.
    Scese lungo la linea del mento, soffermandosi sul pomo d’Adamo, che si divertì a stuzzicargli con il piercing, facendo tremare appena Tom; si era accorto che lo faceva ogni volta che lo baciava lì, doveva essere un punto particolarmente sensibile.
    Lasciò scivolare le mani sul tessuto della sua maglia, afferrandone poi il bordo inferiore, che sollevò lentamente, scoprendogli il ventre. Inarco un sopracciglio, osservando il ragazzo con un sorrisino.
    «Vuoi aiutarmi o devo strappartela di dosso?»
    Tom sollevò all’istante le braccia verso l’alto, agevolando così il moro, che lanciò la maglia oltre le sue spalle.
    Ridisegnò la linea dei suoi addominali con un dito, soffermandosi poi sulla fibbia della cintura, che tirò verso di sé.
    Si liberò ben preso anche di quella e, nel giro di pochi secondi, anche i jeans finirono sul pavimento, insieme al resto dei vestiti.
    Spinse il moro verso il box doccia, mentre si toglieva i suoi abiti, lanciandoli nel mucchio.
    «Non troppo calda», suggerì a Tom, mentre lo vedeva sollevare il miscelatore dell’acqua, «ho una pelle sensibile.»
    «Sei proprio una ragazzina», lo prese in giro il ragazzo, scuotendo appena il capo.
    Ma Bill lo bloccò improvvisamente con le spalle contro al muro, avvicinando il proprio viso al suo. Tom si ritrovò a boccheggiare, mentre sentiva le unghie del moro premere contro la sua clavicola, come se volesse perforargli la pelle.
    «Chi è adesso la ragazzina?», gli domandò in un sibilo minaccioso, e Tom rimase completamente ipnotizzato dal suo sguardo. Se in quel momento gli avessero domandato il suo nome non sarebbe stato in grado di rispondere.
    L’espressione di Bill mutò, e le sue labbra si arricciarono in un sorrisetto divertito.
    «Ti ecciti anche con le minacce?»
    «Co… come?», gli domandò il moro, tornando sulla terra solo in quel momento.
    Il ragazzo gli fece un cenno con il capo, indicandogli il basso, e poté constatare che, effettivamente, sembrava essersi veramente eccitato con una minaccia, ma non erano state di certo le parole del suo fratellastro a fargli quell’effetto.
    Arrossì appena, imbarazzato da quella situazione, ma Bill non continuò a prenderlo in giro, come avrebbe fatto in passato, bensì gli accarezzò una guancia.
    «In certi casi è un bene», commentò, ridacchiando appena.
    «Ma sembro un vecchietto», sbuffò lui, storcendo il naso. «Uno di quelli che si eccita per qualsiasi cosa che ricordi, anche solo vagamente, il sesso.»
    «Nonno Tom a me la cosa non dispiace affatto», gli rispose il moro, facendo spallucce. «Almeno sei sempre pronto per l’uso», aggiunse poi in tono scherzoso.
    Tom abbozzò un sorriso e gli portò i capelli indietro, che con l’acqua gli si erano appiccicati al viso. Si chinò poi verso di lui, baciandogli a stampo le labbra.
    Lo sentì poggiargli una mano dietro al collo per approfondire quel contatto.
    Se gli avessero detto, all’inizio di quella vacanza, che si sarebbe ritrovato, un giorno, con Bill dentro alla doccia, avvinghiati a quel modo, si sarebbe fatto una grossa risata. Ed invece eccolo lì… eccoli lì.
    Avvertì la mano del moro scendere lungo il suo ventre, ma lo bloccò. Bill sollevò le palpebre ed aggrottò appena le sopracciglia, osservandolo piuttosto confuso.
    «Che succede?», gli domandò, inclinando leggermente il capo.
    Tom lo fissava con serietà, mentre prendeva una decisione in quel momento.
    «Questa volta… voglio essere io a fare qualcosa… per te.»
    Il ragazzo sembrò non capire e rimase ad osservarlo mentre lo faceva poggiare con la schiena contro alle mattonelle umide.
    Realizzò le sue intenzioni solo quando lo vide poggiare un ginocchio sul piano della doccia.
    «Tom, Tom aspetta». Lo afferrò per un braccio, costringendolo a sollevare il viso. «Non voglio che tu faccia qualcosa di cui magari ti potresti poi pentire.»
    Il moro scosse il capo, sorridendogli appena.
    Era proprio per quel motivo che voleva farlo; al vecchio Bill non sarebbe importato di ciò che sentiva in quel momento, pensando solo a soddisfare le proprie voglie. Ma al nuovo Bill voleva mostrare ciò che si provava nel ricevere quel tipo di piacere, anche se sicuramente Dimitri lo aveva già preceduto, però con lui sarebbe stato diverso, o almeno lo sperava.
    «Sei sicuro?»
    «Sì.»
    Il ragazzo si mordicchiò il labbro, mentre lo sentiva baciargli il ventre, concentrandosi poi sulle sue tre stelle.
    Tom avvertì le proprie viscere contorcersi; non aveva mai fatto prima di allora qualcosa di simile, era sempre stato dall’altra parte.
    Ad essere sincero aveva una fottuta paura di far completamente schifo o di sbagliare qualcosa.
    Deglutì a vuoto un paio di volte e serrò gli occhi, smettendo addirittura di respirare.
    Afferrò il membro di Bill, mentre la mano prese a tremargli leggermente, e dischiuse le labbra, spingendosi in avanti.
    Sentì il suo fratellastro sussultare ed emettere un gemito strozzato, mentre lui percepiva l’enorme quantità di calore sprigionata dalla sua pelle.
    Serrò appena le labbra attorno al suo membro e, con l’aiuto della mano, cominciò a muovere il capo, seguendo un ritmo lento.
    Poté chiaramente avvertire le proprie guance andare a fuoco per l’enorme imbarazzo ed il suo cuore sembrava del tutto impazzito, martellava talmente veloce che non si sarebbe stupito di sentirlo rimbombare dentro al bagno; non aveva nemmeno il coraggio di guardare Bill in viso.
    Il moro, dal canto suo, aveva occhi e bocca semiaperti ed il capo inclinato verso le mattonelle; ringraziò il cielo che i suoi non fossero in casa, perché così non era costretto a trattenersi, ed i suoi gemiti si fecero, via via, sempre più rumorosi, e questo non faceva che aumentare ulteriormente l’imbarazzo di Tom.
    Era una sensazione così nuova per lui, come se qualcosa gli avesse agganciato l’ombelico e stesse tirando con forza. Sentiva ogni muscolo del corpo, anche il più piccolo, in preda ad un formicolio, quasi si stesse risvegliando da un intorpidimento. Era… bellissimo.
    Bill fece scorrere la dita lungo le elaborate treccine del fratellastro, facendolo tremare appena.
    Tom cercò di ricordarsi ciò che il moro aveva fatto a lui quella notte nella sua stanza e, un po’ goffamente, tentò di rifarlo passo per passo. Doveva fare di sicuro schifo, ma Bill sembrava apprezzare comunque, visti i suoi mugolii.
    Avvertì una delle sue mani posarsi dietro alla sua nuca; sembrava volerlo guidare, imponendogli un ritmo più veloce.
    Lo sentì ripetere il suo nome tra un gemito e l’altro, e questo gli fece attorcigliare piacevolmente lo stomaco.
    Cercò di spingersi più a fondo, ma il suo corpo non sembrava essere pronto a tanto, perché sentì la gola contrarsi, come in preda ad un conato. Meglio non sfidare la sorte, che figura ci avrebbe fatto altrimenti?
    Lo stuzzicò con la lingua e Bill gli conficcò le unghie dietro al collo, facendogli anche un po’ male, ma doveva significare che gli era piaciuto, così continuò, ignorando il dolore.
    «Tom», lo chiamò, ansimando pesantemente. «To… Tom… spo… spostati.»
    Finalmente si decise ad aprire gli occhi e sollevò lo sguardo, osservando il viso del suo fratellastro; era bellissimo. Le guance arrossate, le palpebre socchiuse, la bocca dischiusa e l’acqua che scorreva sulla sua pelle, appiccicandogli i capelli al collo; non avrebbe mai potuto immaginare che un’una persona potesse essere talmente perfetta.
    Si staccò da lui, giusto qualche secondo prima che il moro venisse con un gemito strozzato.
    Si rimise in piedi con una certa difficoltà, visto che le ginocchia sembravano essersi addormentate, e rimase ad osservarlo mentre riprendeva fiato. Lo stava fissando ed i suoi occhi sembravano brillare come due diamanti.
    Lo sentì afferrargli un braccio e tirarlo verso di sé, prima di baciargli teneramente le labbra.
    «Grazie», gli mormorò. «È stata la miglior prima volta che mi potessi mai immaginare.»
    Prima volta? Tom aggrottò appena la fronte.
    «Ma Dimitri…»
    Bill scosse il capo. «A lui interessa soddisfare solo i suoi piaceri, non gli importa affatto i miei.» Intrecciò le braccia dietro al collo del suo fratellastro e gli sorrise. «Ma ora è tempo di pensare ai tuoi, in fin dei conti te lo meriti.»
    Gli leccò le labbra con la punta della lingua, fissandolo poi con uno sguardo malizioso. Gli diede le spalle, voltando appena il capo verso di lui.
    «Io sto aspettando», gli sussurrò lascivo.
    Tom sentì un piccolo crampo contorcergli lo stomaco; cavolo, era talmente bello in quel momento da fargli quasi rabbia.
    Attacco il proprio petto alla schiena del moro e piegò appena le ginocchia, per facilitare l’entrata e non fargli eccessivamente male.
    Lo sentì gemere e cingergli il collo con un braccio.
    Poggiò le mani sui suoi fianchi magri e cominciò a spingere. Ben presto si accorse che i polpacci gli facevano tremendamente male e le ginocchia gli tremarono leggermente; fare sesso in piedi non era proprio una passeggiata, ma era incredibilmente eccitante.
    Lo scroscio dell’acqua non riusciva a coprire i pesanti ansiti di suo fratello, il quale continuava a muoversi e lo incitava a spingere più a fondo.
    Poggiò una mano contro alle mattonelle scivolose e, con il braccio libero, cinse la vita del moro; in quel modo gli era più facile soddisfare le sue richieste, e Bill sembrava gradire, visto che i suoi gemiti si erano fatti più acuti.
    Gli baciò il capo e la spalla, ma avvertì le dita del suo fratellastro bloccargli il mento, voltandolo verso di lui. Rimase a fissarlo per pochi secondi, i quali gli sembrarono interminabili, ed infine lo baciò.
    Niente di rude o passionale, si trattava solo di un semplice bacio a fior di labbra.
    Lo vide poi sorridergli, prima di poggiare la fronte contro alla parete.
    Afferrò la mano che il moro teneva poggiata sulla parete per sostenersi, ed intrecciò le dita con le sue, come a voler suggellare ulteriormente quella loro unione. Sentì Bill stringerle appena, e non riuscì a trattenere un sorriso.
    Affondo il naso nei suoi capelli bagnati e, con un’ultima spinta, venne dentro di lui. Fu un bene che Bill fosse attaccato al muro, perché gli crollò praticamente addosso; le sue ginocchia avevano dato forfait.
    «Sei proprio un vecchietto», lo prese in giro il moro, ridendo divertito.
    Tom, come punizione, gli morse una spalla, ma il suo fratellastro, invece di sbraitargli contro, serrò gli sfinteri attorno al suo membro, impedendogli di uscire da lui.
    «Stiamo un po’ così», gli sussurrò, avvolgendosi la vita con le braccia del moro.
    «Chiudi l’acqua però o rischiamo di affogare.»
    Bill ridacchiò ed obbedì; passarono i minuti successivi in silenzio, ognuno intento ad ascoltare il respiro calmo e regolare dell’altro.
    Il moro si sentiva incredibilmente bene in quel momento; riusciva a percepire il battito del cuore di Tom dietro alla propria schiena e, non sapeva nemmeno lui il perché, ma quel suono gli dava un senso di pace interiore.
    Non si era mai soffermato a pensare a cose di quel genere, cazzate troppo romantiche che andavano bene per gli etero o nei film; eppure da un certo periodo a quella parte anche lui aveva cominciato a pensarci. Forse questo significava che lui riteneva Tom una persona… speciale?
    Non riuscì a darsi una risposta perché qualcuno busso alla porta proprio in quel momento.
    «Bill, amore, ci sei?»
    «È mia madre», sussurrò terrorizzato, voltando il capo verso il suo fratellastro. «Che faccio?»
    «Rispondigli, ti avrà sentito», gli suggerì Tom, mentre si allontanava da lui.
    «S… sì mamma», urlò contro la porta.
    «Tesoro, per favore, ti dispiace aprirmi? Ho bisogno di usare il bagno.»
    I due si fissarono e pensarono contemporaneamente alla stessa cosa: oh merda!
    «E adesso che facciamo? Se ci vede qui dentro insieme vorrà sicuramente una spiegazione, e di certo una bugia non reggerebbe.»
    Bill si guardò febbrilmente attorno, fino a quando non scorse la finestra.
    «Devi uscire da qui.»
    Tom seguì il suo sguardo e poi tornò a fissarlo. «Sei impazzito per caso? Se mi butto da lì potrei morire.»
    «Se mia madre ci becca insieme potresti morire, al massimo ti romperai una gamba, ma quella si aggiusta.»
    «Tesoro, ma con chi parli?», gli domandò Doris, che aveva sentito quei bisbigli.
    «Da solo mamma», le urlò il ragazzo, aprendo le ante e spingendo fuori il fratellastro. «Sbrigati!»
    «Ma sono fradicio, e nudo!», gli fece ben notare Tom.
    «Ti sembra il momento di pensare ai vestiti? Fila via.»
    Il moro riuscì giusto ad infilarsi i boxer, prima che Bill lo dirigesse verso la finestra che dava sul cortile davanti.
    «E se mi vedesse qualcuno?», gli domandò lui, con una gamba già fuori dal davanzale.
    «Chi se ne frega degli altri, l’importante è che non ti veda mia madre.»
    «Bill.»
    «Arrivo mamma», le disse, mentre spingeva la schiena di Tom. «Aggrappati alla grondaia e poi lasciati cadere.»
    «La fai facile tu», protestò il moro, mentre tentava di non scivolare a causa delle tegole, che fra l’altro gli stavano lessando le piante dei piedi.
    Bill afferrò alla svelta i suoi vestiti e glieli lanciò fuori, richiudendo poi la finestra ed avvolgendosi un asciugamano attorno alla vita. Andò poi ad aprire a sua madre.
    «Ci hai messo una vita.»
    «Scusami, mi stavo sciacquando i capelli dal balsamo», mentì lui, stirando le labbra in un sorriso.
    Doris emise un sospirò di sollievo quando riuscì finalmente a far pipì.
    «Ma tu non eri uscita a fare la spesa?»
    «Dovevo pur tornare a casa, non credi?», gli disse, mentre tirava l’acqua ed andava a lavarsi le mani. «Oppure preferivi prepararlo tu il pranzo?» Bill scosse vigorosamente il capo. «Lo immaginavo. Tesoro, hai per caso visto Tom? Ho provato a cercarlo nella sua camera, ma non l’ho trovato.»
    «Lui… è uscito», le rispose suo figlio, e in quel momento si sentì distintamente un’imprecazione.
    «Cos’è stato?», domandò allarmata Doris, ma Bill si frappose tra lei e la finestra.
    «I vicini, lo sai quanto sono volgari. Di sicuro staranno di nuovo litigando.»
    Doris sembrò convincersi ed uscì dal bagno, lasciando il moro lì da solo, il quale si precipitò subito alla finestra. Ma non trovò nessun cadavere e nessuna pozza di sangue, dunque Tom doveva essere vivo… più o meno.
    Sentì il campanello suonare e si avvicinò alla porta del bagno, per sentire chi fosse.
    «Arrivo», disse Doris, mentre scendeva le scale.
    Quando aprì la porta si ritrovò di fronte Tom zuppo, pieno di terra e con i vestiti sgualciti.
    «Caro, ma cosa ti è successo?»
    «Temporale», mentì lui, mentre entrava in casa.
    Doris osservò il giardino, ma c’era un sole caldo e accecante.
    «Non si direbbe che ha piovuto.»
    «Avrò beccato l’unica nuvola.»
    «Ti conviene fare una doccia calda», gli suggerì come un’amorevole mamma, evitando gli fargli altre domande. «Il pranzo sarà pronto fra poco.»
    «Già, mi conviene.»
    Si congedò con un mezzo sorriso e salì le scale con una cerca fatica; ogni scalino era un’agonia.
    Trovò Bill fermo sulla soglia del bagno ad aspettarlo.
    «Cos’è successo? Ti abbiamo sentito.»
    «Per seguire il tuo genialissimo piano, mi sono quasi rotto l’osso sacro, in più ho dovuto lottare con Scotty perché pensava che fossi un ladro, e mi ha riempito di bava quando mi ha riconosciuto.»
    Il moro non riuscì a trattenere una risatina, che nascose dietro ad un finto colto di tosse.
    «Sono ridotto da schifo.»
    «Una doccia?», gli propose il ragazzo, con un sorrisino malizioso.
    «Da solo!», precisò Tom, trascinandolo fuori dal bagno.
    Prima che Bill riuscisse a protestare, si vide sbattere la porta in faccia. Le docce in due erano abolite da quel preciso istante; non volevano affatto la sua salute, soprattutto quella del suo povero sedere dolorante!



    Edited by Redda - 11/12/2010, 23:03
     
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  14. Pink Sniper96
     
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    ohhh *______* bellissimo ,questo Bill stronzo ma gentile è ancora meglio :ossì: e poi Dimitri non è apparso
     
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  15. ohshit!
     
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    Okokokokokokokokokokokok.
    Questo capito è.








    SPOILER (click to view)
    Nonriesceadirealtroperora
     
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1181 replies since 5/3/2010, 18:17   69479 views
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