[CONCLUSA] A long summer

NC17-twc not rel-au-slash-lenguage-ooc-lemon-drug use-angst-voyeurism-bondage -fluff

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  1. `Megga
     
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    CITAZIONE
    Vorresti che fossimo soli per spingermi contro questo divano e scoparmi.
    Hai addirittura provato a tenere a bada la tua voglia di stare con me, di possedermi, e alla fine hai ceduto sotto ad una stupida minaccia. O per lo meno questo è ciò che dice la tua testa, in realtà volevi solo una banale scusa che ti permettesse di riavvicinarti a me.

    Hai detto tutto Bill :3
     
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  2. Mary-Joe
     
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    uuuuuuuppppppppp!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! sono una nuova lettrice ! hahahahahahahah questa twc e fortissima......è troppo fuori !!! hahahaha tom lo hai reso il povero scemo, lo stai mettendo in difficoltà che ridere hahahahaha.
    bill maligno, è proprio perfidio...
    scrittrice continua così voglio vedere come và a finire questa storia!
    riuscirà tom a resistere alle tentazioni di bill? riuscirà a nascondere questo segreto al suo migliore amico? e bil che intenzioni avrà? Bill è veramente così o è una maschera?
    postaaaaaaaaaaaaaa !!!!!!!!!!!!!

     
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    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥

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  4. Mary-Joe
     
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    domani posta :woot: siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
     
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  5. sara_green96
     
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    uff domani nn ci sonoooo!!! parto sto via una settimana e non potro leggere il capitolo ç__ç *me si dispera*
     
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  6. YaYa_Kaulitz
     
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    Nuova lettrice ♥
    Questa TWC è meravigliosa, anche se Tom mi cala parecchio u.u Ma cazzo fatti valere!

    Scemo sì, ma fesso no.

    Eh sì vede! xD

    Comunque mi piace anche moltissimo come scrivi complimenti davvero! Hai scritto qualche altra Long-TWC? **
     
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  7. Redda
     
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    Ragazze scusate se non ho risposto ai vostri commenti in questi giorni, ma, oltre ad aver passato un'intera giornata a letto per colpa dell'emicrania, mi sono portata avanti con il libro, visto che stavo parecchio indietro rispetto alla tabella di marcia. Oggi posterò verso le due circa, dipende da che ora finisco di pranzare.
    Yaya no, per ora questa è la mia prima long twc, tutte le altre sono solo one shot
     
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  8. YaYa_Kaulitz
     
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    La tua prima Long twc? Cavolo sei bravissima!!
     
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  9. Redda
     
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    XD eh sì, è la prima; fino ad ora ho scritto solo het long, comunque ti ringrazio (:


    TK89: Questo non è affatto divertente


    31. Capitolo




    «Davvero è stato Bill a proportelo?», domandò all’improvviso Tom, visibilmente stranito.
    «Sì, te l’ho detto», gli rispose Peter, mentre si sistemava il suo inseparabile bracciale di pelle. «Ne sembri stupito.»
    «Lo sono», ammise lui, sedendosi sul letto. «È strano che l’abbia fatto.»
    «Ha solo proposto un’uscita», gli fece notare il biondino, inarcando appena un sopracciglio, «non vedo cosa ci sia di così tanto strano.»
    «Da quando sono qui non mi ha mai chiesto di uscire con lui.»
    Peter lo fissò per un istante, sghignazzando poi divertito.
    «Ora ho capito tutto.» Si avvicinò a lui, dandogli un colpetto sulla spalla. «Sei geloso.»
    «Che cosa?!», strillò il moro, strabuzzando gli occhi.
    «Sei geloso T, ti rode il fatto che io piaccio a tuo fratello. Ma non devi prendertela, lo sai che io attiro le persone come il miele attira le mosche; è una questione di charme, c’è chi ce l’ha e chi no, e tu, evidentemente, ne sei sprovvisto.»
    Tom si accigliò appena. «A parte che mi stupisce il fatto che tu sappia il significato della parola charme…»
    «Ehi!», protestò il ragazzo.
    «Io non sono affatto geloso», precisò il moro, fingendosi addirittura offeso da quella supposizione. «Non me ne frega niente se non piaccio a Bill. Tsè, figuriamoci… La mia era solo una semplice constatazione, tutto qui, non c’è nient’altro sotto.»
    Peter sogghignò e finse di annuire.
    «Certo T, se lo dici tu, io ti credo.»
    «Lo conosco quel tono.» Il moro aggrottò le sopracciglia con disappunto. «Mi stai prendendo per il culo Pete, non credere che sia tanto stupido.»
    «Ero convinto del contrario.»
    Tom sollevò il dito medio in direzione del suo migliore amico, che scoppiò a ridere.
    «Ma come siamo volgari.»
    «Ho preso tutto dal maestro», rispose lui con sarcasmo.
    «E dire che un tempo eri un bambino così tranquillo, amato da tutti, il beniamino della maestra… e guarda ora come ti sei ridotto.» Peter scosse teatralmente il capo. «Oggi un dito medio sollevato e domani la galera. Che cosa dirà tua madre?»
    «Che devi sparare meno stronzate», gli disse Tom, lanciandogli addosso il suo cuscino, che colpì il ragazzo in pieno viso.
    «Oh Kaulitz, hai appena fatto la cazzata peggiore della tua vita; ora subirai la mia tremenda vendetta.»
    Il biondino gli si lanciò addosso ed i due cominciarono a picchiarsi per gioco.
    Non si accorsero però che qualcuno si stava godendo quella scenetta poggiato allo stipite della porta.
    «Bambini avete finito?¬»
    I ragazzi smisero di colpirsi e si voltarono verso Bill.
    Tom rimase a fissare la maglia a rete che il moro indossava sopra ad una canottiera aderente, dalla quale penzolavano tre catenelle in argento.
    «Siete pronti o avete bisogno di sfogare il vostro testosterone ancora per un po’?»
    «Stavo insegnando a tuo fratello come si incassano i colpi», gli spiegò Peter con un sogghigno, mentre aiutava l’amico a rimettersi in piedi.
    «È un ottimo pungi ball, non trovi?», gli domandò il moro.
    «Anche tu hai avuto il piacere di testarlo?»
    «Solo una volta, purtroppo», gli rispose il ragazzo, visibilmente dispiaciuto.
    «Vorrei farvi notare che io sono ancora presente nella stanza e fino a prova contraria ci sento benissimo.»
    I due ragazzi si guardarono e sghignazzarono divertiti.
    Dopo aver salutato Jörg e Doris, seduti sul divano a vedere la tv, uscirono tutti insieme da casa.
    Ma arrivati al cancelletto, Tom si sentì chiamare da qualcuno, e sapeva bene a chi appartenesse quella voce.
    «Ehi Andreas», lo salutò lui.
    «Non ti sei più fatto vivo», gli fece notare il biondino.
    «Sì, ho avuto un po’ da fare in questi giorni», gli spiegò lui.
    «Stai uscendo?», gli chiese il ragazzo, spostando poi lo sguardo oltre le spalle dell’amico, notando gli altri due. Non nascose il suo stupore nel vedere lì anche Bill.
    «Sì, noi… ehm… stiamo andando a bere qualcosa perché Peter, il mio migliore amico, è venuto a trovarmi.»
    Il biondino sollevò una mano in segno di saluto.
    «Ah, ho… ho capito, beh… divertitevi allora.»
    Andreas sorrise appena, ed il moro lesse nel suo sguardo che lo stava implorando di portarlo con loro.
    «Ci… ci vediamo allora», lo salutò frettolosamente, prima di allontanarsi da lui ed avvicinarsi ai due ragazzi che lo stavano aspettando.
    «Chi era quel tipo?», gli domandò Peter.
    Prima che Tom avesse il tempo di rispondere, Bill prese la parola.
    «È uno un po’ fuori di testa», gli spiegò il moro, facendo spallucce. «È parecchio strano, sicuramente è meglio non averci niente a che fare, e poi è anche uno sfigato senza speranze.»
    Tom si accigliò sentendo il suo fratellastro parlare a quel modo di Andreas.
    Non era affatto un tipo strano; ok all’inizio l’aveva pensato anche lui, ma poi si era subito ricreduto quando aveva avuto il modo di conoscerlo. Andreas era stato il primo, ed anche l’unico, ad averlo trattato come un amico, senza guardarlo come se fosse stato un alieno appena sbarcato da Marte.
    Bill non aveva alcun diritto di giudicarlo, soprattutto perché, nonostante fossero vicini di casa ormai da anni, non si era mai sprecato nemmeno una volta a scambiarci quattro chiacchiere.
    Avrebbe tanto voluto dirglielo, ma il moro lo stava completamente ignorando, troppo preso a discutere con Peter di un gruppo musicale di cui non aveva mai sentito nemmeno il nome.
    In un primo momento non capì dove Bill li stesse portando; non era mai passato da lì, ma di sicuro sapeva che non stavano andando al pub che frequentavano tutti i ragazzi di Loitsche.
    Forse non voleva che i suoi amici li vedessero insieme? Quel pensiero lo fece incupire appena.
    Raggiunsero un altro locale, decisamente più tranquillo di quello in cui era andato fino ad allora. Praticamente c’erano solo una decina di persone, tutti uomini sulla cinquantina.
    Raggiunsero un tavolo e Tom seguì con lo sguardo il proprio fratellastro, che si andò a sedere accanto a Peter.
    Sentì una fitta attanagliargli lo stomaco.
    Un omone pelato e con i baffi brizzolati si avvicinò a loro. Nonostante stesse sorridendo incuteva un certo timore.
    «Cosa vi porto ragazzi?»
    «Birra per tutti», rispose Bill, prima di tornare a discutere con il biondino.
    Tom si sentì parecchio escluso.
    «Mi piacciono un sacco i tuoi tatuaggi», disse il moro, sfiorando con una mano il braccio nudo di Peter.
    «Ho cominciato a farli a quattordici anni. Questo», indicò un teschio sul polso, «è stato il primo. Lo feci per far imbestialire quel rompipalle di mio padre. Dio, era proprio fuori di sé quel giorno, ed io ero così fiero di me stesso per averlo fatto incazzare. Mi sentivo un vero ribelle. Poi dopo questo sono arrivati tutti gli altri; non hanno un vero e proprio significato, semplicemente mi piacevano. Me li sono fatti fare da mio cugino, è uno piuttosto conosciuto a Berlino, ma la parte migliore è che non mi ha chiesto il consenso dei miei genitori.»
    «Anche io ne ho uno», gli disse fiero il ragazzo, abbassandosi appena il bordo dei jeans per mostrare le tre stelle al biondino. «Regalo di compleanno. Poi dai quattordici ai sedici ho fatto anche i piercing.»
    «Io me li sono fatti tutti da solo», gli spiegò Peter, sfiorandosi il lobo con un dito.
    Finalmente Bill sembrò ricordarsi che anche Tom era seduto a quel tavolo con loro perché gli rivolse la parola.
    «Tu perché non ti sei ancora fatto un tatuaggio?»
    «Chi, Tom?!» Il biondino scoppiò a ridere. «Lui è un vero cacasotto; l’abbiamo dovuto tenere quando si è fatto i buchi ai lobi. Voleva scappare via come una femminuccia.»
    Il moro strinse il proprio ginocchio tra le dita, mentre il suo fratellastro lo derideva con lo sguardo.
    «Se solo vede un ago comincia a sudare e diventa paonazzo.»
    «Accidenti Tom… che cuor di leone», gli disse Bill con un sogghigno.
    Il ragazzo si morse l’interno della guancia per evitare di aprir bocca.
    Il barista tornò in quel momento con le loro ordinazioni e Tom gli fu grato perché almeno così poteva concentrarsi sulla propria birra.
    «Tom ti ha detto che abbiamo un gruppo?»
    «Non è un vero gruppo», borbottò il moro.
    «Non fare il puntiglioso; non ci ingaggeranno per suonare agli MTV music awards, ma restiamo comunque un gruppo.»
    «Che genere di musica fate?», gli domandò Bill.
    «Generalmente cover di gruppi rock; il signorino qui si rifiuta di passare a roba più seria, ma solo perché non ne sarebbe capace», lo prese un po’ il giro il biondino.
    «Tu che ruolo hai?»
    «Io sono la seconda chitarra e canto.»
    «Allora sei il leader del gruppo», commentò il moro.
    «Più o meno sì.»
    «Lo sapevo, hai proprio l’aria del frontman.»
    Perché cavolo non se n’era rimasto a casa a guardare la tv?! Era evidente che la sua presenza lì non era necessaria visto che lo avevano interpellato solo per prenderlo per il culo.
    Potevano anche dirglielo, li avrebbe lasciati da soli a chiacchierare come due vecchi amici.
    E Peter, era andato lì per trovare lui e passava tutto il suo tempo a parlare con il suo fratellastro.
    Perché Bill non gli aveva mai chiesto di uscire? Cos’aveva Peter che lui, a quando pare, sembrava non avere?
    Oh cazzo… era geloso del suo migliore amico…
    No, no, no, così le cose non andavano affatto bene.
    Lui non poteva essere geloso, perché la gelosia era roba da coppiette e lui e Bill non lo erano di certo.
    Aveva bisogno di restare da solo per cinque minuti.
    «Devo andare al bagno», disse ai due ragazzi, prima di alzarsi e correre verso la toilette degli uomini.
    Chiuse la porta dietro alle proprie spalle e si avvicinò al lavandino. Aprì il rubinetto e si riempì le mani d’acqua, bagnandosi poi il viso.
    Doveva solo calmarsi e ricollegare i neuroni.
    Non era geloso, non era affatto geloso; quella che aveva avuto era stata solo una reazione incondizionata.
    Bene, ora non gli restava che ripeterlo mille volte e magari sarebbe riuscito addirittura ad auto convincersi che fosse realmente così.
    Si spaventò quando sentì la porta aprirsi, ed i suoi occhi si sgranarono nel momento in cui videro che era stato Bill a farlo.
    «Che… che ci fai qui?», gli domandò lui.
    «È un bagno», gli fece notare il moro. «Cosa potrei farci qui dentro secondo te?»
    «Oh… oh già.»
    Tom tornò a fissare il lavandino ed espirò tutta l’aria che aveva nei polmoni.
    Quando rialzò lo sguardo vide, attraverso il riflesso dello specchio, che Bill si era fermato dietro alle sue spalle.
    Si voltò di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con il moro.
    Aveva uno strano sorrisetto sulle labbra.
    «C… che… che c’è?»
    «Hai ripreso a balbettare, vuol dire che sei nervoso.»
    «Se… sei venuto q… qui per dirmi… dirmi questo?»
    «No», ammise il ragazzo, allargando il proprio sorriso. «Sono venuto qui per dirti che non sei capace di mascherare i tuoi sentimenti.»
    Tom aggrottò la fronte. «C… che stai… stai dicendo?»
    «Oh andiamo, si vede lontano un miglio che sei geloso di Peter.»
    Merda!
    Scostò lo sguardo da quello di Bill, pregando tutte le entità presenti nel cielo di non farlo arrossire proprio in quel momento.
    «N… non… non dire i… idiozie.»
    «Sei terribilmente adorabile», lo prese in giro il moro, facendogli un buffetto sulla guancia.
    Tom scacciò via la sua mano con un gesto secco.
    «Ti… ti ho detto che non… non è vero. N... non me… me ne frega nie… niente se stai fli… flirtando con il mio mi… migliore amico.»
    «Sei veramente la persona più contraddittoria che io conosca», gli fece notare il ragazzo.
    Il moro strinse il bordo del lavandino tra le dita, fino a quando le nocche non gli sbiancarono.
    «È divertente.»
    «Que… questo non… non è affatto divertente», gli rispose lui, continuando a fissare il pavimento.
    «Oh, io invece dico di sì.»
    Tom sollevò lo sguardo quando sentì le braccia del moro intrecciarsi dietro al suo collo.
    «C… che fai?!»
    «Voglio farti una visita ai denti», gli rispose spazientito Bill, rotando gli occhi verso l’alto. «Certo che delle volte sei veramente ottuso.»
    «L… la de… devi smet… smettere di of… offendermi.»
    «Vuoi che vada da Peter?», gli domandò il ragazzo con un sorrisino suadente. «Sai penso di piacergli, nonostante questa mattina mi abbia dato del frocio.»
    No che non voleva che andasse da Peter, per la miseria! Voleva che rimanesse lì con lui in quel bagno, ma non aveva le palle per confessarglielo.
    «Allora?», continuò il moro, inclinando leggermente il capo.
    Tom fece per aprir bocca, ma non riuscì a pronunciare nemmeno una sillaba.
    Bill sciolse le braccia e si allontanò di un passo, ma il ragazzo lo afferrò prontamente per i fianchi, riavvicinandolo a sé.
    Il moro sorrise malizioso. «A parole scarseggi, ma per fortuna riesci a farti capire ugualmente.»
    Poggiò le labbra contro quelle di Tom, ridisegnandone i contorni con la punta della lingua.
    Il ragazzo dischiuse le proprie, invitandolo a continuare.
    Aveva quasi dimenticato quanto fosse bello baciarlo, e quanto fosse eccitante la sensazione di quella pallina di metallo contro il proprio palato.
    Insinuò le dita sotto alla canottiera di Bill, sfiorandogli la pelle calda con i polpastrelli.
    Lo sentì mugolare di piacere contro la propria bocca, mentre gli accarezzava la lingua con la sua.
    In quel momento non gli importava nemmeno del fatto che chiunque sarebbe potuto entrare in quel bagno in qualsiasi istante, beccandoli in flagrante. Nemmeno se fosse entrare Peter in persona avrebbe smesso.
    Sentì Bill strusciarsi contro di lui, e quel contatto cominciava a farlo eccitare.
    Lasciò scivolare le mani, fino ad arrivare alle natiche del moro, che strinse in modo possessivo, facendo nuovamente scontrare i loro corpi.
    Gemettero insieme e furono costretti a staccarsi leggermente per necessità di ossigeno.
    La bocca di Bill raggiunse il suo orecchio.
    «Ho intenzione di scoparti stanotte», gli sussurrò in tono lascivo, «fino a quando non mi supplicherai di smettere.»
    Sentirgli dire quelle cose gli fece schizzare il cuore in gola.
    Il moro si allontanò definitivamente, ma non prima di avergli baciato un’ultima volta le labbra.
    Lo seguì con lo sguardo fino a quando non uscì dal bagno.
    Fu costretto ad aggrapparsi al lavandino per non cascare giù sul pavimento. Gli sembrava di essere completamente ubriaco.
    Tornò al tavolo pochi minuti dopo, mentre un enorme sorriso da ebete gli stendeva le labbra.
    «Che ti è successo T? Al cesso hai trovato una che ti ha promesso i fuochi d’artificio stanotte?», gli domandò divertito Peter.
    «Ma che vai blaterando?», gli rispose lui. Solo in quel momento notò che il moro non era tornato. «Dov’è Bill?»
    «Ha detto di aver visto un suo amico ed è corso a salutarlo. Sai mi devo ricredere su di lui, è un tipo a posto.»
    «Ah sì?», disse il ragazzo, senza prestargli realmente attenzione.
    «Abbiamo molti interessi in comune, poi è divertente. È quasi un peccato che sia un ragazzo.» Il biondino scoppiò a ridere. «Se fosse stato la tua sorellastra… beh… a quest’ora penso che l’avrei già trascinata in bagno.»
    Tom riportò lo sguardo su quello di Peter.
    Lui lo sapeva a cosa stava pensando il suo migliore amico in quel momento, era ciò che tutti avevano pensato almeno una volta, lui compreso.
    Anche Peter era caduto nella rete del moro, ne era rimasto affascinato, e quasi immaginava la vocina dentro alla sua testa che gli ripeteva con insistenza che era un ragazzo e non poteva farci niente.
    Sperò che la coscienza del suo migliore amico fosse più forte della sua, perché sapeva bene che a Bill non sarebbe affatto dispiaciuto e non si sarebbe tirato indietro di fronte alla possibilità di un ménage à trois.
    La sola idea lo fece inorridire.
    «Che ti prende?»
    «Come?», domandò confuso.
    «Hai una faccia… sembri schifato.»
    Doveva imparare una buona volta a controllare i muscoli della proprio viso.
    «Nulla, pensavo a quella tipa del secondo piano.»
    «La rossa finta? Quella che ci prova con te da quanto, due anni?»
    «Esatto.» Annuì il moro.
    «Amico, ma non hai niente di meglio a cui pensare?!»
    Oh sì che ce l’aveva… ed era ciò che lo aspettava fra poche ore.
    Bill ritornò proprio in quel momento.
    «Di che parlavate?» domandò loro il moro, mentre si riaccomodava al suo posto.
    «Tom fantasticava su una sua vicina di casa», sghignazzò Peter.
    «Non è affatto vero!», protestò il ragazzo.
    «Che tipo è?»
    «È bruttissima, ti sanguinerebbero gli occhi se la guardassi. Mi spiace quasi per te T, è davvero un peso enorme essere il suo sogno erotico proibito.»
    Tom aggrottò la fronte contrariato, borbottando qualcosa sottovoce.
    «Sono queste le famose ragazze a cui piaci tanto?», gli chiese Bill con un sorrisino di scherno.
    «Ti sembrerà impossibile, ma attira anche delle belle ragazze. Ti ricordi di Lena?»
    «Lena?» Il moro inarcò un sopracciglio e fissò il fratellastro.
    Lena, come faceva a dimenticarsi proprio di lei…
    «È una fica pazzesca, non riesco ancora a capacitarmi del perché abbia scelto proprio lui.»
    L’aveva conosciuta ad una festa a cui Peter si era voluto imbucare.
    Ovviamente non era la prima volta che la vedeva; frequentava il suo stesso liceo, ma lei, essendo di un anno più grande, non lo aveva mai degnato di una sola occhiata.
    Non ricordava nemmeno com’era riuscito ad attaccare bottone, visto che era sempre circondata dalla sua fedele schiera di amiche, ma si erano ritrovati entrambi su un divanetto; una parola tira l’altra ed erano finiti a chiacchierare del più e del meno.
    Lena si era rivelata una ragazza molto diversa da come veniva dipinta a scuola. L’avevano soprannominata la mantide religiosa.
    Con lui invece era stata molto spontanea a divertente; l’aveva addirittura vista arrossire quando a lui era scappato un complimento.
    Si erano scambiati i numeri di cellulare ed avevamo cominciato poi ad uscire insieme. C’erano volute due settimane per arrivare al primo bacio; lui si era sentito tremendamente felice, ma altrettanto impacciato in quanto non faceva che fare una gaffe dietro l’altra.
    Ciò di cui non riusciva a capacitarsi era il perché avesse deciso di frequentarlo; lei era indubbiamente bellissima, mentre lui era quello a cui gridavano sfigato nei corridoi della scuola.
    Si era dimostrata estremamente carina nei suoi confronti e quando era arrivato il fatidico giorno, la sera in cui lo avevano fatto per la prima volta, si era sentito il ragazzo più fortunato del mondo.
    Si era affezionato a lei, ma pochi mesi dopo quella specie di favola che stava vivendo era stata bruscamente interrotta.
    Lena si era dovuta trasferire in Austria con i suoi genitori; per un breve periodo avevano continuato a sentirsi, ma alla fine entrambi avevano cominciato a frequentare altre persone.
    «Fatto sta che il tuo fratellino se l’è spassata parecchio.» Peter sogghignò divertito, dandogli un colpetto al braccio. «Non è vero T? Da quando avevate cominciato a frequentarvi non ti si vedeva più in giro. Troppo impegnati a fare acrobazie a letto, no? In fin dei conti stavi con la mantide religiosa.»
    «Mantide religiosa?», domandò Bill, confuso.
    «Sì, la chiamavano così perché aveva l’abitudine di rompere con i ragazzi subito dopo aver soddisfatto i propri bisogni, era un po’ come se mozzasse loro la testa. Tom è stato l’unico ad aver stabilito un record con lei, e ancora non mi ha voluto svelare il suo segreto.»
    Il moro evitò lo sguardo del suo migliore amico, concentrandosi sulla propria bottiglia.
    Nessuno aveva conosciuto Lena come l’aveva fatto lui.
    «Che ne dite di tornare a casa?», propose loro Bill. «Questo posto comincia ad essere deprimente.»
    «Direi che è un’ottima idea», rispose Tom, alzandosi e lasciando i soldi del conto sul tavolino.
    I ragazzi uscirono insieme dal locale e si avviarono verso casa.
    Peter e Tom si chiusero nella camera di quest’ultimo.
    «Allora T, me la fai provare quella meraviglia che tieni nascosta nella custodia?», gli domandò il biondino, mentre distendeva il suo sacco a pelo sul pavimento.
    «Scordatelo», rispose categorico il ragazzo, sfilandosi i jeans. «Tieni quelle tue manacce luride lontane dalla mia bambina, non sei degno di toccarla.»
    Peter gli fece una smorfia. «Non volevo mica farci sesso, esagerato.»
    «Con te non si può mai sapere», commentò il moro, mentre indossava una vecchia maglia come pigiama.
    «Comunque T, dimmi la verità.» Il biondino incrociò le gambe sopra al sacco a pelo e fisso l’amico. «Te ne sei già fatto qualcuna da quando sei arrivato? Fratello non mentirmi, avresti già il polso fasciato a quest’ora.»
    Beh qualcuno si era fatto, ma di certo non poteva dirlo a Peter.
    «Sono stato con una ragazza», ammise il ragazzo.
    «Cazzo, lo sapevo.» Peter scoppiò a ridere. «Mi rendi così fiero di te! Hai sparso il seme Kaulitz anche in campagna. Andiamo, non fare lo stronzo e racconta. Com’è stato?»
    Beh, se solo fosse riuscito a ricordarselo…
    «Non male.»
    «Il solito modesto; spero che almeno tu l’abbia fatta gridare per bene.»
    «Ovviamente», mentì lui.
    «Sei un bravo discepolo.» Sghignazzò Peter, allungandosi per potergli fare pat pat sulla testa. Gli sbadigliò poi in faccia, senza preoccuparsi di coprirsi la bocca con la mano. «Direi che ora è arrivato il momento di dormire. Notte T, e vedi di non strusciarti contro di me stanotte.»
    «Piuttosto me lo taglio», gli rispose lui, divertito. «Notte Pete.»
    Tom spense la luce e rimase a fissare il soffitto, mentre poco a poco il respiro del suo migliore amico si faceva più pesante, segno che si era già addormentato.
    La casa era avvolta nel silenzio, non si sentiva volare nemmeno una mosca.
    I suoi occhi, di tanto in tanto, si spostavano sulla porta, ma di Bill non vi era nemmeno l’ombra.
    Possibile che se ne fosse dimenticato? E se si fosse trattato di uno scherzo? Lui ci era cascato in pieno come un povero allocco e alla fine la cosa non lo sorprendeva più del dovuto.
    Dopo alcuni minuti il sonno ebbe la meglio ed anche lui si addormentò, imbronciato come un bambino.
    Qualche secondo più tardi un’ombra fece capolino nella stanza.
    «Tom», bisbigliò il moro, nella speranza che il ragazzo lo sentisse.
    Ma niente.
    Possibile che quell’idiota si fosse addormentato? Eppure gli sembrava di essere stato abbastanza chiaro dentro a quel bagno.
    «Tom», lo chiamò nuovamente, ma il risultato fu lo stesso.
    Oh beh, a mali estremi…
    Si avvicinò cautamente al letto e sollevò il lenzuolo, scoprendo una gamba nuda del moro.
    Afferrò una manciata di peli e glieli tirò con forza verso l’alto.
    Tom si svegliò di colpo, ma prima che avesse il tempo di urlare per il dolore vide la sagoma di suo fratello, che sembrava fargli cenno di seguirlo.
    Si asciugò con il dorso della mano gli occhi e scese dal letto, facendo attenzione a non svegliare Peter, che in quel momento stava beatamente russando.
    Si ritrovarono entrambi in corridoio e Bill lo spinse verso le scale.
    «Potevi anche chiamarmi», bisbigliò il moro, protestando per quei metodi poco ortodossi.
    «L’ho fatto, ma tu dormivi», ribatté il ragazzo, incrociando le braccia al petto. «Dovevo pur svegliarti in qualche modo.»
    «Avresti anche potuto essere un pochino più delicato, non trovi?»
    «Preferivi un bel bacio sulla fronte?», gli domandò ironico il moro.
    Tom ringraziò il buio perché gli permise di celare le proprie guance in fiamme.
    Bill continuò a trascinarlo giù per le scale, ma alla fine lo bloccò.
    «Si può sapere dove stiamo andando?»
    Il ragazzo roteò gli occhi, palesemente infastidito. «In salotto, mi pare logico», gli spiegò lui, «o preferisci che il tuo amico senta tutto?»
    Essere beccato da Peter era l’ultima cosa che voleva.
    «Hai ragione.»
    «Come sempre, del resto.»
    «Non fare il saputello adesso.» Il moro gli pungolò il fianco con un dito e Bill, in tutta risposta, lo sbatté con le spalle al muro. Ancora non si capacitava di quanto potesse essere forte alle volte.
    Tom strinse le palpebre, quasi certo di ricevere uno schiaffo per aver osato prendere in giro il suo fratellastro, ma percepì solo le sue labbra premere contro le proprie.
    Lasciò che il moro si divertisse un po’ a stuzzicare il suo piercing con la lingua, prima di approfondire quel bacio.
    Sentiva il cuore martellargli furiosamente in petto e una strana sensazione, come di vuoto, all’altezza dello stomaco.
    Era paura; paura di essere visti da qualcuno, ma quella sensazione non faceva che amplificare il tutto, rendendolo incredibilmente eccitante.
    Avvertì le mani di Bill insinuarsi sotto alla sua maglietta, la quale, pochi istanti dopo, finì dietro alle spalle del moro.
    Lo sentì mugolare dentro alla sua bocca quando prese ad accarezzargli la schiena ed i fianchi.
    Continuava a far strusciare volutamente i loro bacini ed era più che sicuro che se non si fossero spostati da lì avrebbero finito per far sesso sulle scale.
    A malincuore si dovette staccare dal moro.
    «È meglio allontanarci», gli spiegò lui con un leggero fiatone.
    «Il divano», gli suggerì il ragazzo, afferrandolo per un braccio e trascinandolo verso il salotto come se fosse stato un sacco di patate.
    Lo fece cadere sui cuscini e gli si sedette sopra, riprendendo poi a baciarlo.
    Una mano di Bill si insinuò tra di loro e prese a stuzzicare il membro del proprio fratellastro attraverso il tessuto dei boxer.
    Tom gli gemette contro le labbra e la sua presa si fece più ferrea.
    Premette il corpo del moro contro il proprio, tanto che tra loro due non rimase nemmeno un piccolo spiraglio di spazio.
    L’inguine cominciava a dolergli; i boxer erano ormai diventati solo un ingombro fastidioso, così fece per invertire le posizioni, ma Bill gli morse con forza il labbro inferiore.
    «Sono io a portare questa volta», gli sussurrò lascivo, leccandogli quel poco sangue che era fuoriuscito dal taglio che gli aveva procurato.
    Con Dimitri certe libertà non poteva prendersele; lui era il maschio alfa e non rinunciava alla sua supremazia, insomma di stare sotto non se ne parlava proprio. E a poco erano serviti gli occhi languidi ed il labbro tremolante.
    Era per questo motivo che non avrebbe rinunciato a Tom, perché lui era come una di quelle mammine che straviziano i proprio figli e gli lasciano fare tutto quello che vogliono, e a lui questo piaceva, parecchio.
    Si sollevò leggermente dal bacino del moro, liberandosi dei boxer, che finirono chissà dove; la stessa sorte toccò poi a quelli di Tom pochi istanti dopo.
    Riprese a baciargli le labbra, ma il ragazzo lo bloccò.
    «Che ti prende?», gli domandò confuso.
    «Non dovrei… ecco… insomma… prepararti?», gli domandò lui, completamente in imbarazzo.
    Bill provò l’irrefrenabile impulso di coccolarlo, ma si trattenne.
    «Ho già provveduto», lo informò lui, risedendosi lentamente sul suo bacino.
    Non riuscì a trattenere una smorfia di dolore. Non era poi così comodo come aveva immaginato, si sentiva un po’ impalato.
    La prospettiva da dominatore non lo allettava più così tanto, ma non sarebbe tornato indietro. Lui era un tipo che portava sempre avanti ciò che cominciava, anche se si trattava di una cazzata titanica.
    Tom percepì la tensione del moro, i suoi muscoli sembravano una morsa d’acciaio.
    «Tutto ok?», gli domandò.
    Bill fu visibilmente colpito da quella sua domanda. Se n’era accorto…
    «Io… sì… ho solo bisogno di un… minuto», gli spiegò lui un po’ imbarazzato.
    «Nessun problema.»
    Il moro cercò di non muoversi di un solo centimetro, anche se la pelle del divano gli stava facendo sudare il sedere e non era una sensazione particolarmente piacevole.
    Cominciò ad accarezzare la schiena di Bill con la punta delle dita, senza rendersene conto, ed il ragazzo tremò di eccitazione sotto al suo tocco.
    La sua testa ormai non pensava più al dolore, voleva solo che Tom continuasse ad accarezzarlo a quel modo.
    Si morse appena il labbro e azzardò un piccolissimo movimento.
    Gli faceva ancora male, ma sicuramente meno di prima, era addirittura accettabile.
    «Non smettere», sussurrò all’orecchio del fratellastro, mordendogli appena il lembo di pelle che si trovava sotto al suo lobo.
    Tom eseguì gli ordini e continuò ad accarezzarlo.
    Il moro mugolò di piacere e si sollevò leggermente sulle ginocchia, riabbassandosi poi di colpo sul bacino del ragazzo.
    Provò come la sensazione di fuochi d’artificio che avevano preso ad esplodergli dentro allo stomaco, e davanti ai suoi occhi sembrarono formarsi dei piccolissimi pallini bianchi, cha apparivano e scomparivano.
    Per la miseria, era stato… sconvolgente!
    Era riuscito a centrare in pieno la propria prostata al primo colpo, ma non era stato come le volte precedenti, l’effetto sembrava mille volte superiore.
    Sentiva i muscoli fremere vogliosi.
    Dovette ricredersi, la prospettiva da dominatore… gli piaceva da morire.
    Tornò a risollevare il bacino, arrivando quasi all’estremità del membro del moro, e si calò nuovamente giù in un colpo solo.
    Gemettero all’unisono, e nessuno dei due si premurò di abbassare il volume della voce.
    Tom gli strinse con forza il fianco, quasi conficcandogli le unghie nella carne; lui sorrise compiaciuto e gli leccò famelico le labbra. Ne voleva ancora.
    I polpacci gli dolevano terribilmente per lo sforzo e sentiva gli addominali contrarsi con forza, ma eseguì nuovamente quel medesimo gesto. A mano a mano riuscì anche a velocizzarsi, ignorando volutamente i crampi che gli straziavano le gambe.
    Graffiò il poggiatesta e premette le labbra contro il collo di Tom, succhiandogli e mordendogli la pelle, leggermente salata dal sudore.
    Anche lui cominciò a spingere il bacino in alto, per quanto gli era possibile, ed il suo “contributo” non fece che rendere il tutto ancora più incredibile.
    Si muovevano con una sincronia perfetta, quasi non avessero fatto altro durante i loro diciassette anni di vita.
    Bill poggiò la fronte imperlata di sudore contro quella del proprio fratellastro, mentre quest’ultimo gli donava le attenzioni di cui aveva bisogno, facendolo fremere maggiormente.
    Ansimò pesantemente contro il suo viso e quasi riusciva a vedere gli occhi di Tom che fissavano i suoi.
    Si mosse inconsciamente; gli baciò teneramente le labbra, prima che un gemito gli scaturisse prepotente dalla gola.
    Al moro parve di sentire dei passi al piano di sopra, ma era ancora troppo scioccato da ciò che suo fratello aveva appena fatto.
    Non riusciva a spiegarsi lo sconvolgimento emotivo che quel bacio gli aveva provocato; seppe solo che voleva risentire quelle labbra sulle sue ancora una volta.
    Afferrò con la mano libera il mento di Bill e lo baciò nuovamente, senza tentare di andare oltre.
    Il moro rimase per un attimo interdetto, ma successivamente intrecciò le braccia dietro al suo collo, aumentando la pressione tra le loro labbra.
    Rimasero così per alcuni minuti, ad assaporare la sensazione che quel bacio aveva fatto scaturire in entrambi.
    Ma quando Bill gli leccò le labbra, Tom capì che quel momento era giunto al termine.
    Il moro riprese a muoversi sopra al suo bacino, ma la luce del corridoio del piano di sopra si accese.
    Le scale vennero illuminate dal fascio di luce ed i due ragazzi si fissarono allarmati.
    Tom fece cenno al fratellastro di restare in silenzio.
    «C’è qualcuno?» Era Jörg.
    Il ragazzo decise di rispondere, vedendo che suo padre aveva già sceso uno scalino.
    «Papà sono io», gli disse, cercando di mantenere un tono di voce normale.
    Se li avesse visti erano fottuti.
    «Tom?», domandò confuso l’uomo. «Ma che ci fai qui?»
    «Io non… non riuscivo a dormire», mentì, deglutendo a fatica.
    Bill gli sorrise in modo malizioso ed il moro sgranò gli occhi terrorizzato quando capì le sue intenzioni.
    Scosse il capo, bisbigliandogli di stare buono, ma ovviamente il ragazzo non gli diede ascolto. Si aggrappò al poggiatesta del divano e riprese a muoversi, imprimendo maggiore profondità alle proprie spinte.
    Tom fu costretto a tapparsi la bocca per impedire a suo padre di sentirlo gemere e poco dopo dovette farlo anche col moro.
    «Ho sentito dei rumori strani prima, che succede?»
    «I… io sta… ahh… stavo guardando la… la tv.»
    «Abbassa il volume allora, o sveglierai tutti.»
    «Scu… scusa», gli disse il ragazzo, visibilmente in difficoltà, soprattutto visto che Bill aveva cominciato a leccargli le dita. «Va… va pu… pure a dor… dormire.»
    «Va bene, buonanotte.»
    Tom gli sentì spegnere la luce e richiudere la porta della sua stanza.
    Ma non solo, udì anche il moro sghignazzare.
    «La cosa ti diverte?»
    «Non immagini quanto», gli rispose tra gli ansiti il ragazzo. «Non mi dire che non ti è piaciuto, che non è stato eccitante… la paura di essere scoperti.»
    Odiava dargli ragione in questi casi, ma era piaciuto un sacco anche a lui, e non ci fu bisogno di dirlo perché Bill sembrò capirlo da solo.
    «La prossima volta potremmo fare sesso al parco.»
    «Tu sei pazzo», gli rispose lui, mordicchiandogli appena una spalla.
    «Non dirai così quando lo faremo¬», commentò lui, con un sorrisino. «Ho in mente molti giochini divertenti da fare.»
    C’era da dire che quel ragazzo avrebbe fatto impallidire un attore porno, era la perversione fatta a uomo.
    Gemette quando lo sentì stringere con forza gli sfinteri attorno alla base del suo membro. Voleva farlo venire per primo, ma lui non ci stava affatto.
    Aumentò i movimenti della sua mano ed entrambi instaurarono una lotta all’ultimo colpo. Diedero fondo a tutto il loro autocontrollo, ma alla fine fu Bill a cedere.
    Il moro avvertì qualcosa di caldo colpirgli lo stomaco e, poco dopo, venne anche lui.
    Poggiò esausto il capo contro il poggiatesta, cercando di regolarizzare il respiro.
    «Ho vinto», gli disse con un debole sorriso.
    Il ragazzo non rispose, si limitò a giocare pigramente con una delle sue treccine, facendolo rabbrividire.
    Ma quando tentò di alzarsi, Bill gli premette le spalle contro il divano, impedendogli di muoversi. Rimase leggermente sbalordito da quel gesto; possibile che si fosse arrabbiato per davvero quella volta?
    «Che succede?»
    Avvertì i capelli del moro sfiorargli il petto e le sue labbra poggiarsi leggere sulle proprie.
    «Voglio la rivincita», gli disse in un sussurro, prima di baciarlo.


    Edited by Redda - 11/12/2010, 22:30
     
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    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
    사랑해, 바보 ♥

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    Bill, sei fottuto.
    Lo sei, lo sei, lo sei! *risata diabolica*

    Oddio, Reds. TI AMO!
    Questo capitolo è fantastico ç.ç
    Non so perché ma nonostante abbiano fatto sesso come le altre volte è stato... diverso. C'era qualcosa di diverso tra le loro interazioni. Bill era diverso.

    Mi piace, mi piace!
    Scusami se i miei commenti non rendono mai giustizia, ma, davvero, non riesco mai a tirare insieme un post decente, quando leggo certe cose X'D

    Aspetto Martedì, ora U.U
     
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  11. DiANaReN
     
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    <3 che bello
     
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  12. ohshit!
     
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    Oh Buon Cristo
    Questo capitolo è...è...è...
    Non lo so dire cos'è
    Appena riavrò la capacità di espressione, commenterò decentemente
     
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  13. Ema‚
     
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    ho caldo D:
     
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  14. YaYa_Kaulitz
     
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    Che meraviglia ♥
    Bill cavolo non ne ha mai abbastanza! Ma stavolta sono sicura che non c'era solo sesso, mi ci gioco tutto. Quel bacio che Bill ha dato a Tom è stato fantastico. Amo questa storia!

    Ora voglio che Bill ammette di provare qualcosa u____ù


    CITAZIONE
    «Non dirai così quando lo faremo¬», commentò lui, con un sorrisino. «Ho in mente molti giochini divertenti da fare.»

    PoVcone e.è
     
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  15. ~ Nene •
     
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    Sarò ancora sotto l'effetto dei video e delle foto di questi ultimi giorni, ma leggendo il capitolo la temperatura è salita molto velocemente ò_____ò
    Devo dire però che, quando i bollenti spiriti si sono raffreddati un po', ho notato un atteggiamento diverso di Bill. Già quando è quasi scappato dal locale perchè Pete e Tom parlavano di quanto si desse da fare, la cosa mi puzzava, come se anche lui fosse geloso. Poi questo suo voler passare a tutti i costi la notte con Tom, ormai tutti abbiamo capito che lo fa perchè lo vuole davvero. Nessusa ripicca, nessuna minaccia. Lo vuole, punto. E poi Tom in quei momenti si prende cura di lui, si accorge di cosa non va, cerca di farlo stare bene e a Bill piace sentirti in un certo qual modo coccolato. Che ci sia anche la semplice voglia di fare sesso non lo metto in dubbio, ma aspetto solo che capiscano che c'è anche altro (:
    Mi sono piaciute tanto sia le carezze di Tom, che il tenero bacio di Bill. Sono piccoli gesti che, personalmente, mi fanno impazzire *-*
    Ottimo lavoro come sempre (:
    CITAZIONE
    Cos’aveva Peter che lui, a quando pare, sembrava non avere?

    Tutto! Gli andrà bene come risposta? Nella parte iniziale, prima che le coronarie mi abbandonassero, è riuscito perfino a farmi stare simpatico Tom! E quando poi si è unito a lui lo stronzettino a rete abbiamo raggiunto l'apice xD
     
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1181 replies since 5/3/2010, 18:17   69479 views
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