[CONCLUSA] A long summer

NC17-twc not rel-au-slash-lenguage-ooc-lemon-drug use-angst-voyeurism-bondage -fluff

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  1. Ciù,
     
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    uppete u.ù
     
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  2. .Ema'
     
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    IP UP AP +.+
     
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  3. Redda
     
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    XD venerdì posterò il nuovo cap
     
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  4. .Ema'
     
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    :ossì:
     
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  5. ~ Nene •
     
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    *______*
     
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  6. »miky.}
     
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    CITAZIONE
    XD solo a mettere in evidenza il topic miki

    Chissà cosa mi aspettavo XD
    Ora a saperlo mi sento un'idiota ad averlo chiesto >.<
     
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  7. Phantom Rose
     
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    Redda!....E' bellissima, come ogni tua fiction del resto.
    Sono morta dal ridere quando quel maniaco di Tom ha sognato di portarsi a letto Bill!
    Bravissima, aspetto il prossimo chappy!
     
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  8. Redda
     
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    TK89: È uno strambo


    2. Capitolo



    Tom… Tom…
    Che strano, gli sembrava che qualcuno lo stesse chiamando, ma forse lo stava solo sognando.
    Dove si trovava? Non era mai stato in quel posto, per lo meno, così ricordava. Sembrava un lungo tunnel scuro e senza fine.
    Tom…
    No, lui doveva continuare a camminare, voleva scoprire dove portava quel cunicolo. Non avrebbe più ascoltato quella voce.
    Si bloccò all’improvviso, quando vide comparire di fronte a sé una mano, che galleggiava leggera nell’aria, come se dei fili invisibili la tenessero sospesa.
    Era forse finito nella villa degli Addams?
    La mano lo salutò e lui rispose un po’ incerto, muovendo leggermente le dita.
    Quella gli si avvicinò al viso, come se volesse scrutarlo con degli occhi che lui non poteva vedere.
    Ma non erano di certo le sue intenzioni; il moro lo scoprì due secondo dopo, quando la sentì schiantarsi contro la sua guancia destra, la quale si arrossò, laddove le dita l’avevano colpita, e cominciò a bruciargli.
    «Ma che diavolo…»
    Sollevò le palpebre e trovò un paio di iridi nocciola che lo fissavano con ilarità.
    «E’ vivo», annunciò il ragazzo, rimettendosi in piedi.
    Tom apparve confuso. Il suo sguardo si mosse velocemente sulla cucina, fino a quando non incrociò quello di suo padre, che lo fissava con apprensione.
    Perché lo stava guardando dal basso? Ma soprattutto, che diamine ci faceva steso sul pavimento?
    «Tom, stai bene?», gli domandò Jörg, aiutandolo a risedersi sulla sedia, miracolosamente rimasta in piedi.
    «Co… cos’è successo?», chiese lui confuso, tastandosi la testa per controllare eventuali bernoccoli.
    «Sei svenuto all’improvviso», gli spiegò suo padre, mentre si riaccomodava a tavola e Doris gli porgeva un bicchiere colmo d’acqua.
    Il moro tentò di fare mente locale e si ricordò il perché fosse finito per terra come un sacco di patate.
    I suoi occhi saettarono verso Bill, il quale continuava a fissarlo con una nota canzonatoria nello sguardo.
    Le sopracciglia gli si aggrottarono, così come la fronte, facendogli assumere un cipiglio contrariato.
    Era colpa sua! E quell’idiota se la rideva beatamente sotto i baffi.
    «Dev’essere stato il viaggio», mentì il ragazzo, bevendo un sorso d’acqua controvoglia, visto che Doris l’aveva fissato fino a quel momento. «Forse è meglio se riposo un po’.»
    «Ti mostro la camera», gli disse l’uomo, alzandosi.
    Recuperati i bagagli lo seguì al piano di sopra.
    Lungo il corridoio intravide una porta semi aperta, sulla quale spiccava un segnale di divieto di accesso.
    Le pareti erano tinte di nero e le lenzuola viola scuro davano quel tocco di macabro da cripta di un vampiro. Mancavano solo una bara ed un candelabro impolverato che penzolava dal soffitto.
    «Ecco qui». Jörg si fermò di fronte alla camera accanto.
    Aveva un aspetto decisamente diverso: pareti chiare, mobili color ciliegio, qualche quadretto alla parete; insomma era la tipica camera degli ospiti con lo stretto necessario.
    «Doris ti ha già cambiato le lenzuola», lo informò suo padre. «Se dopo vuoi farti una doccia, il bagno è proprio qui di fronte», disse indicando con un cenno del capo la porta dietro alle sue spalle.
    «Grazie», rispose lui, abbozzando appena un sorriso.
    «Io torno giù in cucina ad aiutare Doris, tu fa pure con calma.»
    «Ok.»
    Tom vide suo padre scendere le scale e sparire dalla sua vista.
    Caricò le due sacche sulle spalle e le poggiò sul letto, che cigolò appena sotto il loro peso.
    Dopo aver dato un’altra breve occhiata a quella che sarebbe stata la sua stanza per i prossimi tre mesi, si avvicinò alla finestra, scrutando il giardino sul retro. Era ben curato ed impeccabile, proprio come voleva suo padre.
    Un sospiro gli sfuggì dalle labbra; resistere lì dentro sarebbe stato alquanto difficile, se lo sentiva.
    Forse avrebbe fatto meglio a seguire sua madre in Africa, così magari qualche leone se lo sarebbe sbranato per cena.
    Il caso volle che il suo cellulare squillasse proprio in quel momento.
    La voce leggermente ovattata del rapper tedesco Samy Deluxe proveniva dalla sua tasca destra.
    Già sapeva chi fosse; recuperò il telefono ed aprì la chiamata.
    «Ciao mà.»
    «Tesoro, come stai? Sei già arrivato da tuo padre?»
    «Sì». Sbuffò lui, raggiungendo le sacche sul letto. Non ci provava nemmeno a mostrare un minimo di entusiasmo.
    «Andiamo Tomi, non fare così. Vedrai che tre mesi passeranno in un baleno.»
    «Staremo a vedere in che modo passeranno», le rispose ironico il moro.
    «Su che mi racconti? Com’è la nuova compagna di tuo padre?»
    «Il tuo è un interesse palesemente finto», le fece notare lui, sogghignando leggermente.
    «È un modo come un altro per mantenere viva la conversazione.»
    «Nulla di che, una tipa piuttosto ordinaria», le rispose con una scrollatina di spalle.
    «Ma…? Conosco bene quel tono.»
    «Ma la cosa che mi preoccupa è il figlio di questa donna.»
    «Cosa c’è che non va?»
    «E’ strambo!», si infervorò il moro, passandosi una mano sulle elaborate treccine. «Figurati che a prima vista l’ho scambiato per una ragazza. Si trucca, ha un piercing al sopracciglio, usa lo smalto nero e porta i capelli lunghi; per non parlare poi della sua stanza: è una catacomba! Non mi sorprenderei se appartenesse al KKK(1) o fosse un seguace di Satana.»
    Simone rise di gusto; quasi riusciva a vedere suo figlio di fronte a sé che gesticolava animatamente.
    «Hai una spiccata fantasia tesoro, ma cosa ti ho sempre detto? Non giudicare mai il prossimo a primo impatto. Sono certa che sotto tutto quel trucco c’è un ragazzo normalissimo, proprio come te. Diventerete grandi amici.»
    «Odio questa tua visione ottimistica di tutto», sbuffò il moro.
    «Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno.»
    «Prima o poi ti accorgerai che il mondo non è altro che un ammasso di spazzatura dalla forma sferica.» Sentì sua madre ridere di nuovo. «Ti devo salutare ora, credo proprio che andrò a farmi una doccia, ne ho decisamente bisogno.»
    «Va bene tesoro, ci sentiamo domani non appena mi sarà possibile.»
    «Ok.»
    «E fai il bravo», si raccomandò Simone.
    «Oh mamma andiamo, ho diciassette anni, sai bene che non lo farò.»
    «Lo so, ti conosco fin troppo bene. Un bacio enorme, mi manchi già un sacco.»
    «Ti voglio bene», le disse, addolcendo il tono della sua voce.
    «Anche io.»
    Terminò la conversazione con un sorriso sulle labbra ed abbandonò il cellulare sopra al lenzuolo azzurrino, frugando poi all’interno di una delle sue sacche militari, dalla quale estrasse un paio di boxer scuri e dei calzini puliti.
    Li strinse tra le dita e si avvicinò alla porta.
    Quando l’aprì per poco non urlò dallo spavento trovandosi di fronte Bill, sopracciglio destro alzato e braccia incrociate al petto.
    Quella sua postura gli ricordò in modo evidente quella di una diva del cinema.
    «Lo strambo voleva augurarti una buona permanenza.»
    Ahia, l’aveva sentito.
    Tom fece per aprir bocca, con l’intenzione non tanto di scusarsi, ma quantomeno di giustificarsi. Non ne ebbe il tempo; un’occhiataccia del moro gli fece morire le parole in gola.
    «Sarà una lunga estate», gli disse questo con fare sornione, prima di sollevare un angolo della bocca verso l’alto, in un sorrisino alquanto inquietante, tipo quello di un serial killer che aveva appena adocchiato la sua prossima vittima.
    Tom deglutì a fatica.
    Quella aveva tutta l’aria di essere una vera e propria minaccia.



    (1) Ku Klux Klan (KKK in acronimo) è il nome utilizzato da numerose organizzazioni statunitensi, di stampo spesso terroristico, che propugnano la superiorità della razza bianca.

    Edited by Redda - 7/12/2010, 20:40
     
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  9. .Ema'
     
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    eccome se sarà una lunga estate.
    ok, capitolo splendido, sono curiosa da morire ora! non vedo l'ora di leggere il prossimo *-*<3
     
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  10. Redda
     
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    Grazie Emuccia arriverà venerdì prossimo
     
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  11. DiANaReN
     
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    Belissima come al solito, scritta perfettamente, mi chiedo ancora cosa aspetti a pubblicare qualcosa avresti un enorme successo!
    questo lato un po "catacombico" di Bill è valorizzato all'ennesima potenza cosa comprensibile per il povero Tom che se lo ritrova per coinquilino XD
    Posta al più presto, o comunque quando lo ritieni giusto!!!
    baci
     
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  12. s3xg0tt!n@483
     
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    Ohoh..ne vedrò delle belle, vorrei proprio sapere che cosa combineranno quei due...
    Reds hai fatto un bellissimo capitolo (non c'è più bisogno di dirlo). Non vedo l'ora di leggere il prossimo.
    Un bacio
     
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  13. Redda
     
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    danke XD eh devo solo vedere cosa mandare per farlo leggere
     
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  14. »miky.}
     
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    *wwww*
    Tom è stato avvertito XDDD
    non vedo l'ora di leggere il prossimo! XD
     
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  15. Ciù,
     
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    *OOOOOOOOO*

    Sì, Tom u.ù
    penso che sia proprio una minaccia u.ù

    : D

    oh, donna divina u.ù
    Tu mi farai pigliare un infarto, credevo che tom stesse morendo u.ù
    Segui quella luce, segui la luuuuceeee
     
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1181 replies since 5/3/2010, 18:17   69479 views
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