[CONCLUSA] A long summer

NC17-twc not rel-au-slash-lenguage-ooc-lemon-drug use-angst-voyeurism-bondage -fluff

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  1. Hey You.
     
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    CITAZIONE
    kappese

    ok ora questa parola entrerà ufficialmente nel mio vocabolario xD
    *waiting Friday u.u*
     
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  2. Redda
     
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    xD ma dai, pensavo che kappese fosse già conosciuta come parola
     
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  3. Hey You.
     
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    io non la conoscevo xD
     
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  4. carly.
     
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    Posticchia Redduccia!
     
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  5. Hey You.
     
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    venerdìvenerdìvenerdì!
     
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  6. Redda
     
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    questo pomeriggio appena torno dall'ospedale
     
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  7. Redda
     
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    TK89: Una Gibson tutta mia


    10. Capitolo




    Non voleva ammetterlo, ma era fin troppo palese… aveva una paura fottuta!
    Quel tipo era un pazzo, chi gli dava la certezza che non si sarebbe intrufolato nella sua stanza per ucciderlo nel sonno?! Ok, stava viaggiando decisamente con la fantasia, ma il fatto era che il suo fratellastro era un tipo imprevedibile e non sapeva cosa aspettarsi da lui.
    Nei due giorni successivi controllò ogni suo movimento, da quando si alzava a quando andava a letto, ma Bill gli era sembrato tranquillissimo; né un insulto, né un minimo cenno di malizia, sembrava quasi essere tornato invisibile, di nuovo.
    I suoi incontri mattutini erano ripresi e lui si era tenuto occupato in tutti i modi possibili: aveva falciato il prato, ridipinto la staccionata, portato a spasso il cane; avrebbe evitato in qualsiasi modo di essere ribeccato in flagrante dal moro.
    Aveva addirittura creato un calendario sul quale segnava i giorni che mancavano al rientro nella sua amata Berlino.
    Non aveva nemmeno più la compagnia di Andreas, partito il giorno precedente per andare a far visita alla nonna malata; dunque al mattino faceva la donna delle pulizie e alla sera si annoiava, mentre il suo fratellastro usciva con i suoi amici snob.
    Aveva pensato di chiamare Kristal, ma se fosse stata una trappola del moro? Un tentativo per fargli pagare l’umiliazione subita, oltre a quello che gli aveva già inferto.
    «Aspetta», disse all’esagitato Labrador, mentre tentava di liberarlo dal guinzaglio. «Ecco, ora puoi andare.»
    Scotty abbaiò felice e corse verso la ciotola dell’acqua.
    Il moro estrasse le chiavi ed aprì la porta. Rimase un attimo in silenzio, per captare eventuali rumori.
    «Tom, sei tu?»
    Sospirò di sollievo; era Doris.
    «Sì», rispose, appendendo il guinzaglio all’appendiabiti. «Ho portato Scotty a fare un giro.»
    «Oh, ma che carino.» La donna gli sorrise. «Ti ringrazio. Il pranzo è quasi pronto. »
    «Mi cambio e torno.»
    Salì le scale ed andò nella sua stanza.
    Quel cane gli aveva fatto sudare sette camice! Afferrò un lembo della maglia e lo sollevò verso l’alto, arrivando all’altezza del proprio naso. Sì, aveva decisamente bisogno di una doccia.
    Recuperò un cambio pulito e, fischiettando, raggiunse il bagno.
    Quando aprì la porta venne avvolto da una nuvoletta di vapore, che gli appannò per pochi secondi la vista.
    Ma, non appena i suoi occhi riuscirono ad abituarsi, il sangue gli si ghiacciò nelle vene.
    Fissò, immobile, la figura dentro alla doccia che gli dava le spalle, ignara della sua presenza.
    Il deodorante gli scivolò dalla mano e rotolò sul pavimento; quel rumore fece voltare il capo al moro, che abbassò il miscelatore.
    «Ciao», gli disse in tono divertito.
    «I… io non… non pensavo che fo… fosse oc… occupato», farfugliò il ragazzo, in preda all’agitazione.
    «Resta pure, tanto ho finito.» Bill aprì le ante, fregandosene di essere completamente nudo, e si legò un asciugamano attorno alla vita sottile.
    Gli occhi del moro disubbidirono al suo comando di perdere diottrie e scorsero ogni centimetri di quella pelle diafana, la quale sembrava appartenere ad una bambola di porcellana.
    Si soffermò prima sul piercing che ornava il suo capezzolo sinistro e, successivamente, sullo spuntone scuro all’altezza del basso ventre; l’asciugamano ne copriva la forma, ma doveva trattarsi sicuramente di un tatuaggio.
    Bill finse di non accorgersi degli sguardi che Tom gli stava lanciando – cosa che lo fece gongolare non poco – e si avvicinò allo specchio.
    Recuperò un secondo asciugamano, che sistemò attorno alle spalle, e cominciò a frizionarsi i capelli.
    «Beh?», chiese al moro, vedendo, attraverso il riflesso, che stava continuando a fissarlo.
    «N… non… non avevi finito?», gli domandò lui, imbarazzato.
    Bill cercò di non scoppiare a ridergli in faccia, ma era piuttosto difficile.
    «Non mi vorrai dire che ti vergogni?»
    Il silenzio di Tom fu piuttosto eloquente e lo fece sogghignare.
    «Me ne vado, sta tranquillo.» Scosse il capo mentre gli passava accanto, ed i polmoni del moro si riempirono del profumo che emanavano i suoi capelli e la sua pelle.
    Aspettò di sentire il rumore della porta che veniva chiusa prima di cominciare a spogliarsi.
    Gettò la maglia nel cesto della roba sporca e, quando si liberò dei pantaloni, constatò che si era leggermente eccitato.
    «E che cazzo.» Sbuffò, calciando via i boxer. «Non ha nemmeno le tette!», sbraitò contro la porta, la quale si riaprì improvvisamente.
    Tom ringraziò i suoi riflessi pronti che gli permisero di afferrare il tappetino per coprire la propria nudità.
    «Ho scordato la spazzola», disse Bill in tono innocente, mentre il moro indietreggiava verso il box doccia, rischiando di ruzzolare a causa dell’acqua presente sul pavimento. «Chiudi a chiave la prossima volta», gli suggerì tra le risate, che non era riuscito più a trattenere alla vista dell’espressione sul viso del ragazzo.
    Quando lo vide uscire corse subito a chiuderla, sempre tenendo addosso il tappetino, onde evitare la possibilità di farci una figuraccia colossale se il moro fosse rientrato nuovamente.
    «Mi manderà al manicomio.» Sbuffò seccato, chiudendosi le ante trasparenti dietro alla schiena.
    E come se la rideva!
    Afferrò con rabbia una delle spugnette appese e ci versò sopra il primo bagnoschiuma che gli capitò sotto mano.
    Quando l’avvicinò al naso lo storse leggermente; gelsomino, quello sapeva di gelsomino, ed in casa solo una persona lo utilizzava.
    «Che tu sia maledetto», ringhiò tra i denti, sciacquando la spugna sotto al getto dell’acqua e sostituendo il bagnoschiuma con uno dal profumo più classico.
    Era una congiura, ecco cos’era! Ora anche i prodotti da bagno si erano coalizzati contro di lui e a favore del moro malefico. Non c’era via d’uscita!
    Finita la doccia, si rivestì e tornò un attimo nella propria stanza, dove vide suo padre attenderlo seduto sul letto.
    «Tom», lo salutò l’uomo, alzandosi in piedi.
    «Che succede?», gli domandò lui, inarcando appena un sopracciglio.
    «Siediti figliolo, ho una sorpresa per te.»
    La testa di Bill su un piatto d’argento? Un fucile da cecchino?
    Jörg uscì dalla stanza, mentre il moro si andò ad accomodare nel posto in cui prima si era seduto suo padre.
    «Chiudi gli occhi», gli disse in tono gioioso.
    E se fosse stato un trucco? Magari quello non era nemmeno suo padre, ma Bill che si era travestito per tendergli un tranello.
    Finiscila, disse a se stesso, sei sinceramente ridicolo.
    «Chiusi», disse, abbassando poi le palpebre.
    Sentì Jörg adagiargli qualcosa tra le braccia. Era liscio e leggermente pesante, e dalla forma sembrava quasi una…
    «Aprili.»
    Riaprì gli occhi e si ritrovò a fissare una luccicante Gibson acustica nera con rifiniture color avorio e meccaniche cromate. Era un vero gioiello.
    «Ti piace?», gli domandò speranzoso l’uomo. «Ho sentito tua madre e mi ha detto che avevi scordato la tua a Berlino. E’ una…»
    «Gibson Dove Black», mormorò lui, rigirandosela tra le dita.
    «Sì, esatto.» Suo padre sorrise. «Qui da noi non abbiamo un negozio che le vende, così l’ho ordinata direttamente da Amburgo. Il figlio di un mio carissimo collega ha un negozio di musica lì e gli ho chiesto questo favore.»
    «È stupenda.» Gli occhi gli luccicarono per l’emozione.
    Aveva sempre amato la musica, a scuola era addirittura la sua materia preferita. Dopo che i suoi si erano separati aveva scoperto la passione per quel particolare strumento musicale, consigliatogli dal suo professore.
    Anche lui aveva una chitarra, ma non era nemmeno lontanamente paragonabile a quella; gliel’aveva regalata un suo vecchio vicino di casa prima che si trasferisse dalla sua fidanzata. Nonostante fosse mezza sgangherata ed il legno avesse perso la sua lucidità, senza contare i graffi e le bruciature, l’aveva amata fin dal primo momento in cui l’aveva stretta fra le mani.
    «Grazie mille.»
    Jörg gli sorrise e gli accarezzò il capo. «Te la sei meritata.»
    Tom gli restituì un sorriso radioso.
    «Nella mia stanza c’è anche una custodia nuova di zecca ed alcuni plettri. Ma la proverai più tardi, ora fila a mangiare.»
    Il moro, seppur a malincuore, lo seguì al piano di sotto.
    Cercò di ripulire velocemente il piatto per poter tornare il più presto possibile da quella meraviglia.
    «Posso alzarmi?», domandò a bocca piena, una volta che ebbe finito.
    Doris rise divertita e Jörg gli diede il suo consenso.
    «Sembra proprio contento,» commentò la donna, «sei stato molto carino a regalargliela.»
    «Che cosa?», chiese il moro, osservando sua madre.
    «Una chitarra», gli rispose lei.
    Bill inarcò un sopracciglio. «E c’è bisogno di essere tanto eccitati per uno strumento musicale così banale? Che cosa stupida.»
    «Beh tesoro, a lui piace molto.»
    «Resta comunque una cosa stupida», le rispose il ragazzo, scrollando le spalle. Era un oggetto inanimato, non capiva tutta quell’eccessiva euforia. Se si fosse trattato della nuova Louis Vuitton sarebbe stata ovviamente un’altra storia, ma una chitarra…
    «Molte persone hanno altri interessi oltre a se stessi.»
    Bill la fissò sconvolto. «Mamma!»
    «Oh Bill smettila», lo rimproverò Doris. «Solo perché tu non hai un briciolo di interesse per altre cose se non per te stesso, non significa che ciò che piace agli altri debba per forza essere stupido. Ti stai comportando proprio come un bambino.»
    Il moro indurì la mascella e strinse le mani a pugno sopra al tavolo. Si alzò, furioso, ed uscì dalla cucina, senza dire una parola; salì al piano di sopra con passo pesante.
    Era la prima volta che sua madre si rivolgeva a lui in quel modo; era sempre stato il suo bravo ometto, quello del quale si vantava con le sue amiche dal parrucchiere, ed ora invece gli dava del poppante, e tutto per colpa di quell’idiota con le treccine.
    Marciò verso la propria stanza, ma si bloccò quando sentì della musica provenire dalla camera accanto.
    Si avvicinò in punta di piedi e sbirciò al suo interno.
    Tom era seduto sul letto; teneva la chitarra in grembo e continuava a muovere quelle piccole manopole grigie che si trovavano in cima.
    Strinse il plettro fra i denti e pizzicò nuovamente le corde; sorrise soddisfatto quando sentì che finalmente il suono veniva fuori pulito e armonioso.
    Ancora non poteva crederci, stava davvero stringendo una Gibson tra le mani, una vera Gibson!
    Quanto l’aveva desiderata… Non che sua madre non se la potesse permettere, ma odiava chiederle soldi per cose di quel genere, già gli dava la paghetta settimanale e lui cercava sempre di rimetterle i soldi che gli erano avanzati nel taschino, senza però farsi vedere dato che sapeva che, altrimenti, lei si sarebbe arrabbiata.
    Sulla via che percorreva ogni mattina per andare a scuola c’era un negozio di musica, ed in vetrina erano esposte alcune chitarre simili a quella; più di una volta si era ritrovato a fissarle affascinato, arrivando, poi, irrimediabilmente in ritardo. Erano il suo sogno proibito, ma costavano un occhio della testa; ora invece ne possedeva una tutta sua, le sue dita la stavano stringendo proprio in quel momento, e lui si sentiva felice come un bambino.
    La musica era qualcosa che lo affascinava profondamente e per lui suonare era come fare l’amore con una bella ragazza. Bisognava pizzicare le corde giuste per farla miagolare come una gattina.
    A scuola aveva imparato le nozioni base sulle note musicale, ma non aveva mai seguito uno spartito, anche perché non lo sapeva leggere; aveva la capacità di riprodurre a memoria una melodia dopo averla sentita solo un paio di volte. Quella poteva essere considerata una dote naturale e non gli sarebbe dispiaciuto fare il chitarrista di professione, fare le tournee insieme alla band; insomma vivere una vita tutto sesso, droga e rock’n’roll!
    Eseguì il riff più popolare di ‘Smoke on the water’, quello che anche i bambini conoscevano, ma non si azzardò a canticchiare il ritornello; nonostante sua madre gli ripetesse che aveva una bella voce lui non si sentiva affatto un usignolo, e poi si vergognava terribilmente. Canticchiava solo sotto alla doccia o quando un pezzo lo prendeva particolarmente.
    Mosse appena il capo su e giù, come se stesse annuendo, e seguì il ritmo della melodia.
    Sbuffò seccato quando sbagliò un accordo ed il suono uscì fuori parecchio stridulo.
    «Cavolo», borbottò, riaccordando leggermente una delle corde.
    Il plettro gli sfuggì dalle mani e, quando si piegò per raccoglierlo, si accorse di un’ombra.
    Spostò il capo verso la porta, per vedere di cosa si trattasse, e lì trovò Bill che, una volta accortosi di essere stato beccato, si rintanò velocemente nella sua stanza.
    Tom si grattò appena il capo, confuso.
    Ma… lo stava spiando per caso? Gli venne da sorridere.
    Allora al suo fratellino non gli era poi così indifferente…

    Edited by Redda - 7/12/2010, 21:32
     
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  8. `Ashley
     
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    E' bellissimo. Come gli altri, del resto. Mi sto affezionando troppo a questa twincest [: è un'ossessione ahah. Tra l'altro adoro il tuo modo di scrivere, ho letto anche altre cose che hai scritto *-*
     
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  9. camcambe
     
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    e ora che mi sono presentata posso finalmente commentare questa ff che seguo da quando è cominciata... c'è soltanto un aggettivo possibile: STRABILIANTE!!
    Tom sfigatello è un mix vincente e Bill lo stritolerei con le mie mani <_<
    Scrivi benissimo e l'ultimo capitolo, beh, non poteva essere più perfetto!!
    Grande Doris fai capire a quella prima donna che è Bill che è odioso quando fa così!!
     
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  10. s3xg0tt!n@483
     
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    *O* una Gibson... anche io la vogliooooo.
    Comunque...Bill che no si comporta come al solito? strano, starà nascondendo qualcosa?
    Tom per la miseriaccia...possibile che ti ecciti sempre? Ma dico, era solo nudo. u.u
    E Bill è stato scoperto che lo spiava, Bill è stato scoperto che lo spiava.
    Ora anche Tom ha un'alibi per prenderlo in giro...muahah

    Ok, in conclusione: il capitolo è b-e-l-l-i-s-s-i-m-o.
    Non vedo l'ora che sia venerdì prossimo
     
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  11. Hey You.
     
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    CITAZIONE
    Allora al suo fratellino non gli era poi così indifferente…

    Ah! Sei una checca, Kaulitz!
     
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  12. ~ Nene •
     
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    Che ventata d'aria fresca è stato questo capitolo!
    Bill, inutile dirlo, ha sempre la meglio. Pendo ormai da ogni sua parola o gesto e approvo tutto ciò che fa, giusto o sbagliato che sia! E poi, l'aver dimenticato la spazzola è stato davvero un tocco di classe xD
    Tom qui ha avuto il suo momento di gloria, una piccola ed apparentemente innocente rivincita. E in effetti, quando Tom suona ed evita facce e comportamenti da scemo, è anche un bel vedere. Bill pure in questo caso ha il mio pieno appoggio, non c'è nulla da fare xD
    Doris infine è stata grandiosa. Poche ma efficaci parole. Grande donna!
    Il prossimo venerdì mi sembra così lontano però ç_ç
     
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  13. carly.
     
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    Commento decentemente domenica ç__ç
    Chiedo perdono!
    L'ho amato sappilo!
     
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  14. Isy88
     
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    che bellissimo regalo gli ha fatto!
    bibi, te lo sei meritat stavolta XD
    ruoli invertiti in questo capitolo... mi piace!
     
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  15. O__o Flammy o__O
     
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    in questo chappy hai invertito i ruoli yeaaaaaaaaaaaaaa tom con la sua adorata gibson è stupendo ^^ e finalmente doris ha sgridato bill come si deve ù.ù così impara...... è proprio una donnaccia XD brava brava e ancora bravaaaaaaaaaaaaaaaa ^^ * si siede felice e aspetta il prossimo chappy ^^ *
     
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1181 replies since 5/3/2010, 18:17   69479 views
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