[Solo Etero? Non dipende da me.]

{G},AU, Adult Content, Slash, Twincest not related

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  1. annalaura
     
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    :cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry::cry:.....
    noooooooooooooo....
    non posso vedere bill così uffyyyyyyyyyyy...
    se si fa consolare in quel senso da julian non sarò consapevole delle mie azioni!!!!!!!
    ti prego falli ritornare insiemeeeeeeeeeeeeeeeeeeee.... ç____________ç
    BITTEEEEEEEEEEE.... :cry:
     
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    Non credevo di riuscire a postare così presto, ma... Dannazione, ce l'ho fatta! Sono qui con un bellissimo e sadico capitolo, che mi ha portato via metà pomeriggio e anche tante lacrime...
    Mi ci sono impegnata molto, spero vi piaccia in modo particolare ^^
    Non ho nulla da dire, se non G R A Z I E... Di essere ancora qui.
    Vi voglio bene <3


    46 CHAPTER



    Ero steso sul divano di Kraus.
    Sua madre non c’era, in casa era rimasta solamente sua sorella che stava giocando con delle bambole. Era riccia come il fratello e con quei capelli biondo sole. Era molto carina, per essere una femmina.
    << … E quando poi si metteranno insieme, il principe la porterà nel castello e vivranno per sempre felici e contenti! >>, mi spiega leggendomi il tema che gli hanno assegnato a scuola. Sto steso sul divano, per lungo, con la testa sul poggiolo e la coperta addosso.
    << E tu come fai esserne sicura? >>.
    << Perché in ogni storia il principe sta con la sua principessa! >>.
    << Già… >>. Quanto vorrei che fosse così. Che il principe, Tom, stesse con la sua principessa, io. Essere bambini è così semplice. Quando sei piccolo non hai problemi d’amore. Non hai proprio problemi. Sei libero, entusiasta della vita. Ogni piccola cosa ti sembra fantastica, ogni strada sai che porta ad una nuova avventura. Quando corri, libero, verso l’infinito e cadi per terra, ti rialzi anche se fa un po’ male.
    Quando hai 16 anni e cadi, e fa male, difficilmente ti rialzi.
    << Mi leggi una storia Bill? >>.
    << Disastro, lascia stare il mio amico. Non lo vedi che sta male? >>. Ed ecco che San Jui arriva in mio aiuto.
    << Ha la febbre? >>. Sorrido amareggiato.
    << Una cosa del genere >>, le rispondo.
    << Te ne vai ora? Vorrei stare da solo col mio amico >>. La bimba mi sorride, si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia.
    << Ti voglio bene Billy >>. Ricambio il sorriso, ma i nostri sono così diversi. Il suo così allegro, gioviale, solare. Il mio così spento, deluso, amareggiato.
    Eppure… È solo un sorriso, come può significare tanto?
    << Come ti senti? >>. Kraus si accovaccia davanti a me e me lo domanda. Rispondo con un mugugno.
    << Male. Malissimo >>.
    << Dio Bill, sei uno straccio… Almeno non sei solo, io sono qui >>.
    << Tu sei qui, Tom no >>. Ribatto. Julian abbassa lo sguardo.
    << Mi dispiace di non essere lui, ma ripeto: almeno non sei solo. Hai me al tuo fianco e anche gli amici di Tom. Lui invece che cos’ha? >>.
    << Che cosa vorresti dire? >>, chiedo abbassando il plaid fin sotto il mento.
    << Non hai minimamente pensato come possa sentirsi lui? >>. Ci rifletto su.
    << … Sicuramente non peggio di me >>.
    << Ne sei convinto? Bill non so quanto questo possa rassicurarti, ma pensa alla sua situazione e rapportala alla tua: lui è solo, in un Paese dove non conosce nessuno e dovrà anche sforzarsi di parlare una lingua diversa. Inoltre, solitudine a parte, ha accanto la persona che l’ha portato via dalle cose più importanti della sua vita, l’ha sfrattato dalle sue radici, l’ha portato via da te >>. Continuo a riflettere mentre Kraus cerca di illuminarmi e risollevarmi il morale. << Tu invece? Tu sei qui, a causa tua, con una madre che accetta appieno la tua identità sessuale e che ha un debole per il tuo fidanzato. Tu non sei solo, sei qui con me, posso tirarti su il morale e possono farlo anche quegli altri cretini di Gismar, Sim e Robert… Quale situazione la vedi peggiore? >>.
    << Io… Io… >>, balbetto.
    << Dovresti smetterla di essere così egoista e pensare che, oltre te, anche gli altri possono soffrire. Solo perché Tom non ti piange davanti o non si lamenta e cerca di accettare quel che sta succedendo, ciò non implica che lui stia meglio di te >>.
    << Non… Non l’avevo mai vista da questo punto di vista… >>.
    << Lo so, tu hai il paraocchi come i muli >>, mi scimmiotta. << Vedi solo ciò che vuoi vedere >>.
    << Scusami tanto se sto soffrendo come se mi stessero calpestando di secondo in secondo! >>, sbraito sollevandomi dal divano.
    << Anche lui sta soffrendo. E anche io, a vederti così e mi fai sentire talmente impotente… >>.
    << Che vuoi dire Jui? >>, gli faccio posto sul divano. Si siede sul bordo e mi accarezza la schiena.
    << Pensi che non mi dia fastidio non poterti aiutare Bill? >>. Rido. << Ora che hai? >>.
    << Pensavo a quando mi odiavi, era bello sai?! >>, lo prendo in giro.
    << Ah sì, checca?! È questo che pensi?! >>, mi scimmiotta.
    << Ovviamente! >>, gli faccio la linguaccia e lui sale sopra di me, bloccandomi le braccia al poggiolo. << Lasciamiii! >>, grido ridendo.
    << Ora liberati dai, vediamo come fai! >>.
    << Jui daiiii! >>, strillo. Comincia a farmi il solletico e inizio a ridere come un pazzo. << Ti prego, ti prego, ti prego! Faccio tutto quello che vuoi, giuro! Lo giuro, basta bastaaaa >>. Julian rimane sopra di me senza infastidirmi e mi sorride.
    << Lo vedi? Questo sorriso… Lo devi tenere per sempre. Piace a lui e… Piace anche a me >>. Arrossisco.
    << Non tornare a provarci con me tesoro. Io ho Tom e non mi serve nient’altro >>. Il mio amico mi dà un bacio sulla fronte e scende dal divano.
    << Dai piccolo, torna fra tre giorni…>>.
    << Sì, ma… Poi? Quando ritorna? Non ritorna più… >>.
    << Questo non puoi saperlo >>, ribatte accarezzandomi il capo. Mi getto sul divano e comincio a sbraitare.
    << Io ho tanto bisogno di lui… Lo amo veramente >>.
    << Oserei dire che è la tua anima gemella >>. Lo guardo negli occhi e comincio a piangere ininterrottatamente. << Oddio, sono un disastro, non so mai che dire… >>. Julian mi abbraccia, ma io so che l’unica persona che può farmi stare bene è Tom.
    Dove sarà ora, che starà facendo, a cosa starà pensando? Vorrei tanto che fosse qui, adesso.
    Tre giorni sono un’eternità di tempo. Quanto possono scorrere lentamente se sto così male? Più stai male, più il tempo te lo fa pesare il dolore.
    E il tempo, almeno con me, è sempre stato stronzo.

    ***


    Sono passati tre giorni. Oggi Tom tornerà a Niegripp! Non vedo l’ora di vederlo, sto aspettando che mi mandi il messaggio per dirmi che è arrivato a casa così potrò schizzare da lui come un pazzo! Mi accompagna mamma e poi ci lascia soli, anche se Karola non vuole. Ma a questo punto, non me ne frega niente.
    Oggi sarà un giorno bellissimo perchè io rivedrò il mio stupendo ragazzo e… Non voglio pensare al poi. Probabilmente non ci sarà un seguito e io non voglio pensarci.
    Sono pronto già da due ore! Questa mattina mi sono svegliato presto e ho fatto la doccia. Ho lavato i capelli (che si sono riallungati molto da quella volta che me li hanno tagliati nel bagno della scuola) e ora diciamo sono a caschetto, con dei cuffi poco più lunghi sul davanti. Ho rifatto la tinta, la mia chioma è di un nero lucido e brillante. Mi sono depilato, la mia pelle è liscia come quella di un bambino. Mi sono messo la crema da viso così quando Tom mi abbraccerà dirà che ho un buonissimo odore e io potrò arrossire fra le sue braccia.
    Mi sono truccato per bene, con un filo di eyeliner allungato e un leggero strato di matita sotto l’occhio. Non volevo essere troppo volgare. Voglio essere bello per lui, bellissimo.
    Voglio essere ai suoi occhi come la prima volta: una creatura difficile da identificare. Gli voglio piacere, voglio… Che non si dimentichi mai di me.
    Comunque, dopo essermi truccato mi sono vestito mediamente leggero. Ho infilato un paio di jeans stretti, strappati e una canottiera attillata nera, a V, con qualche strass sul fianco. Mi sono messo una felpina sopra nel caso senta freddo, ma dubito sarà così.
    Sto scalpitando da ore, veramente, non ne posso più! Fisso il cellulare come un segugio!
    Ti prego, vibra!
    Mi tolgo le scarpe e aggiusto i laccetti tanto per fare qualcosa, ma non riesco ad aspettare. Sto fremendo, lo voglio troppo vedere.
    Scendo di corsa le scale e chiamo mia mamma.
    << Tesoro, è già arrivato? >>.
    << No, ma voglio fargli una sorpresa! Ti prego, accendi il motore e andiamo! >>, gli dico sorridente. Mamma ricambia il sorriso e fa quanto le ho chiesto.
    Non riesco più a controllarmi, tra poco vedrò il mio Tom, tante emozioni dentro me si confondono.
    Da una parte sono felice di vederlo in quanto è una settimana che non vedo il suo viso, non contorno le sue labbra e non mi sento suo. Dall’altra però, non so cosa la giornata di oggi mi riserverà, non so che cosa succederà dopo. Quando lo rivedrò? Come potrei rivederlo? Io lo so che non sarà facile, non so proprio cosa fare.
    Se continuo a stare con lui, starò male perché non potrò vederlo. Toccarlo. Baciarlo. Accarezzarlo. Non potrò passare il mio tempo con lui ed esser suo come abbiamo fatto per tutta l’estate. Ma se ci lasciamo, starò male comunque in quanto lui sarebbe il mio pensiero fisso. Il primo al mattino, l’ultimo alla sera. Nessuno potrebbe mai darmi ciò che mi dà lui e sarei intrappolato nel suol ricordo per sempre.
    In ogni caso starò male.
    Sospiro pesantemente mentre mamma svolta l’angolo.
    << Che c’è tesoro? >>.
    << Niente… Va tutto bene >>. Ed è proprio mentre ho mentito che il mio cellulare prende a vibrare e mentre mia mamma accosta accanto a casa sua, lo vedo arrivare.
    In macchina.
    Mentre la vettura di mia madre è ancora leggermente in movimento –e pure quella di Karola- apro lo sportello e salto fuori dalla macchina.
    << TOMIIII! >>, grido correndogli incontro. Lui fa la stessa cosa e, sorridente, si fa sempre più vicino. Quasi ci scontriamo. Lui da una parte, io da quella opposta: un abbraccio epico, da ricordare.
    Dal momento in cui le distanze si sono annullate è come se fossi stato travolto dall’amore più grande: Lui. Il suo odore mi si spalma addosso come nutella su una fetta di pane caldo. Non credo ci sia paragone gastronomico migliore. In fondo, la nutella è uno dei prodotti più dolci che ci siano. È come quando apri un barattolo: cominci ad annusarlo e inizialmente non senti nulla, poi il suo profumo ti sale su per le narici, diventa inebriante e non puoi farne a meno.
    << Dio Bill, mi sei mancato da morire… >>. Lui mi stringe forte mentre io –ridendo- sto piangendo sulla sua spalla.
    << Ti amo Tom, non devi dimenticarlo mai, mai… Una settimana è stata lunghissima! >>.
    << Anche per me, fidati >>. Karola disgustata da questo scenario romantico, si allontana da noi e ci lascia soli. Mia mamma si avvicina mentre io e lui ci stiamo ancora stringendo.
    << Ciao Tom, come è andato il viaggio? >>.
    << Tutto bene Simone! >>, risponde lui sorridente ancora tenendomi e io, felice, giaccio fra le sue braccia, come se ogni secondo fosse l’ultimo.
    << Sono contenta, ora vi lascio soli… Torno a prenderti dopo Bill, fate i bravi mi raccomando >>. Tom ride mentre io mi struscio contro di lui non mollandolo un secondo e ciondolando a destra e sinistra.
    << Certo Simone non preoccuparti! >>. Mia madre gli sorride.
    << Salutami Karola >>, spiega cordialmente.
    << Certo…BILL! >>, risponde lui distrattamente mentre gli sto mordicchiando un orecchio. Credo che Karola non esca fuori e non faccia una scenata perchè tanto devono trasferirsi e quindi nessuno saprà più niente del suo figlio gay che poi gay non è.
    È così sbagliato separare l’amore. Sarebbe come togliere il cuore da un organismo umano: questo non sopravviverebbe più, sarebbe troppo controllato dal cervello. Sarebbe solo mente e nessun sentimento. Solo ragione, intelletto e nient’altro. Nessun tipo di emozione, solo logica. L’uomo è già troppo razionale per comprendere le sfumature dell’amore, figurarsi togliere del tutto il cuore da un corpo umano.
    << Piccolo, mi sei mancato tantissimo… Hey, guardami… Guardami >>, sorride. << Quante volte dobbiamo ripetere questa scena?! >>, mi prende in giro.
    << Ti sto guardando >>, dico commosso. Tom mi accarezza una guancia.
    << Io e te stiamo una cosa sola. È stato duro stare senza di te… Veramente, anche solo una settimana >>. Rido emozionato e mi strofino contro la sua mano.
    << Io senza te non esisto… >>.
    << … Nemmeno io senza te >>, mi risponde avvolgendomi col suo corpo. << Vogliamo entrare in casa, ora? >>.
    << E tua madre? >>.
    << No preoccuparti per lei, vieni in camera mia >>.
    << No, ascolta… Io ho un’altra idea. Andiamo a casa di Gismar… Nella sua camera, come quando l’abbiamo fatto la prima volta… >>. Mi sorride, quel dannatissimo sorriso sghembo.
    << Non so se Gismar… >>.
    << Mi ha promesso che mi avrebbe aiutato, qualsiasi favore gli avessi chiesto. Ha detto di starmi accanto. Ora ho bisogno di un favore e lui non può non farmelo >>.
    << Ti ha promesso… Di starti accanto? >>.
    << Come amico ovviamente. Non mi piace Gismar, tranquillo >>. Sorride ancora.
    << D’accordo, ora lo chiamo, tanto dovevamo vederci stasera >>. Prendo la mano di Tom mentre lui, con l’altra, afferra il cellulare e compone il numero del suo amico. Parlano un po’, quasi come fossero fratelli, e lui ci dà il via libera.
    La casa è nostra, i suoi sono fuori. Segno del Destino? Forse qualcosa di buono sta facendo.
    Tom prende il motorino, mi dà il casco d’onore e io salgo dietro di lui, avvolgendolo saldamente.
    Prima di arrivare a casa di Gis mi porta a fare un giro in paese e io mi diverto come un pazzo, dietro di lui, abbracciato a lui, sentendo che se c’è qualcuno a cui posso aggrapparmi, lui è quel qualcuno. Il mio raggio di sole posteggia ad un lato del marciapiede e scende, lasciandomi sul motorino che a fatica sto sorreggendo.
    << Che cosa fai? Questa non è casa di Gismar! >>, gli sorrido beato.
    << Lo so >>, mi risponde come se tutto fosse normale. Si sistema i pantaloni e poi sale dietro di me, aiutandomi a reggere lo scotter.
    << Tomi, ma che stai facendo?! >>, domando felicemente voltandomi e fissandolo. Tom mi slaccia il laccetto del casco.
    << Andiamo, parti >>.
    << Che cosa? Io non so guidare un motorino! Non ho… Non so neanche reggerlo! >>.
    << Ti aiuto io >>, spiega mettendomi entambe le mani sulle mie. Dentro di me è come se tutto si splancasse per poi rinchiudersi in un tonfo. Ho avuto un colpo al cuore quando le sue mani hanno toccato le mie.
    << Ma… >>.
    << Andiamo, è facile. Devi solo… >>, spegne il motore. << Accenderlo qui mentre tieni premuta la frizione e acceleri leggermente >>.
    << Ma è troppo difficile! Sono tre cose da fare contemporaneamente! >>.
    << Ti aiuto io, dai… È facile. Però non devi lasciare che il motore si ingolfi, altrimenti rimaniamo a piedi >>.
    << Tomi io… >>.
    << Sono sicuro che tu possa farcela, fidati di me. Io mi fido di te >>, dice lui alzandosi la visiera e baciandomi sul naso come meglio può. Mi addolcisco teneramente.
    << D’accordo.. Ci provo >>.
    << Non preoccuparti se non riesci al primo tentativo, ti do una mano io >>. Gli abbasso la visiera e gli sorrido.
    << Ti amo >>, dico semplicemente perché… In effetti non c’è molto da dire ad una persona che ti sta facendo vivere un sogno. E prima che mi sveglio, voglio che lui lo sappia.
    Inizio, tossendo, a fare ciò che lui mi ha detto. Seguire le sue istruzioni.
    Tengo premuto il tasto rosso come mi ha suggerito, tengo la frizione (a sinistra) premuta e cerco di accelerare. << Devi farlo tutto assieme tesoro, capito? Non singolarmente >>.
    Penso a tutto quello che sto facendo e sorrido: devo farcela alla prima “botta”, penso.
    E così è. Come se già ne fossi capace, il motorino mi si accende ed io esulto.
    << Ce l’ho fatta Tomi! Ce l’ho fatta! >>.
    << Amore sei fatastico! Dai, andiamo a casa di Gismar! >>. Tom sta abbracciato a me solo dopo che si è assicurato che non può accadere nulla di male mentre guido e, dopo una decina di minuti, eccoci a casa di Gismar.
    << Hey, eccola la coppia felice! Cazzo, ma… Da quando Kaulitz sa cos’è un motorino? E soprattutto, Schumpeter! Da quanto glielo lasci toccare?! >.
    << Gismar! >>. Tom va verso di lui, dopo aver messo il cavalletto al suo scooter e si danno tipo mille pacche sulle spalle. << Tutto bene? >>.
    << Sìsì tutto apposto! Basta con le chiacchiere, salite! Non voglio rubarvi tempo! E poi… >>, dice indicandomi. << È troppo che non lo vedo così felice >>. Mi imbarazzo e lo ringrazio. Gismar ci lascia i nostri spazi mentre noi andiamo in camera del nostro amico.
    Una volta entrato, mi sdraio sul suo letto.
    << Ci pensi che per stare soli ed essere lasciati in pace dovremmo sempre venire qui? >>. Tom ride.
    << Già! Beh, almeno abbiamo un posto dove andare >>. Tom salta sopra di me, mettendosi seduto sul mio bacino e tenendomi i polsi sul materasso. Gli sorrido e lui si abbassa a baciarmi. << Mi mancava sentire le tue labbra… >>. Ammette continuando a baciarmi con passione. Sorrido nel bacio e lascio che le nostre lingue si tocchino, lascive e desiderose. << Però… Non voglio stare tutto il pomeriggio qui, devo portarti in un posto dopo >>.
    << E dove amore? >>, domando.
    << Non te lo dico, è una sorpresa >>. Tom si abbassa nuovamente su di me e continua a baciarmi. Mi lascio anadre e lo stringo a me. Gli accarezzo la schiena mentre Tom mi accarezza teneramente i capelli e mi spingo contro di lui.
    << Amore ti voglio… Un’ultima volta… >>.
    << Non sarà l’ultima volta >>, specifica alzandomi la canottiera. << Sei bellissimo comunque >>. Sorrido amareggiato.
    << Non farmi promesse che non puoi mantenere, so che sarà l’ultima volta… Vorrei tanto che non fosse così >>, mi vengono gli occhi lucidi e lo stringo ancora a me.
    << Io tornerò Bill, questa è una promessa. Ti avevo promesso che quando avrei fatto 18 anni noi saremo stati nella mia macchina a fare l’amore. Te l’ho promesso e non me lo rimangio >>.
    << Tom, va a capire dove starai fra due anni… Stai andando in un Paese diverso, conoscerai gente, ti farai una nuova vita, io… Non voglio che tu ti precluda alle cose per colpa mia >>. Tom mi bacia sul collo e domanda:
    << Cosa vorresti dire? Tu sarai sempre la mia vita… >>. Gli tolgo la maglietta e lo bacio sul petto.
    << E tu la mia, ma… Che cosa vuoi fare? Staremo lontani per ben due anni e… Io non sarò lì. Come faremo a stare insieme? >>.
    << Io… Non lo so… Ma so che non voglio lasciarti… >>.
    << Dobbiamo organizzarci Tom… Io non voglio rovinarti la vita… >>, mi faccio triste mentre lui abbassa i miei pantaloni e inizia a baciarmi sui fianchi, a mordermi.
    << Tu sei stato la mia benedizione Bill, non potresti mai rovinarti la vita. Io posso resistere per due anni >>.
    << E se non fossero solo due anni? Potresti innamorarti di nuovo >>. Tom si solleva a baciarmi con foga e io mi lascio andare interamente.
    << No Bill, piacermi altre persone è possibile, ma… Innamorarmi di nuovo mai. È possibile farlo soltanto una volta, ricordatelo sempre >>.
    << Okay… Non voglio pensarci, baciami, vieni qui… Facciamo l’amore >>. Sfilo i jeans al mio ragazzo coi piedi e lo sento premuto contro di me. Ogni suo muscolo addosso a me, sento il suo cuore battermi addosso e sono certo che valga lo stesso per lui con il mio.
    Tom infila le mani fra i miei capelli, baciandomi, e prima l’uno poi l’altro ci dimentichiamo anche dei boxer e sentiamo i nostri peni scontrarsi e indurirsi dal piacere.
    << Come vuoi farlo? >>, domanda col fiatone.
    << Come la prima volta, amore. Io, te e nient’altro.. >>. Una lacrima mi scivola dal volto e lui me la bacia via.
    << Con te, sarà sempre io, te e nient’altro… >>. E dopo quelle parole, facciamo l’amore. Forse potrei soffermarmi più nei dettagli, ma perché farlo? Per soffrire ancora di più?
    Dovrei dirvi del modo in cui ricorderò sempre quando Tom mi ha spostato i capelli da davanti il viso con la sua esemplare delicatezza? Dovrei rendervi noto il momento in cui il suo odore mi è entrato dentro tanto quanto il suo sesso? Dovrei raccontarvi e tentare di spiegarvi come niente aveva più ragione di esistere quando lui era dentro di me e ogni sensazione, ogni odore si confondevano in me e ciò che di più chiaro c’era erano i miei sentimenti? Dovrei dirvi quanto l’ho sentito addosso che il modo in cui mi amava era vero, unico, incondizionato? Non posso raccontarvi tutti i particolari, ci morirei.
    I dettagli sono l’essenziale, il generale è solo una routine. Se ripercorressi tutti i momenti vissuti con Tom in dettaglio, morirei di troppo amore.
    Dopo che io e Tom abbiamo finito di farlo, rimaniamo nudi stretti l’uno contro l’altro. Lui mi abbraccia da dietro, accarezzandomi una spalla e baciandomela di tanto in tanto.
    << Sei perfetto >>, ammette accarezzando ogni muscolo del mio corpo.
    << No… Tu lo sei di più. A cosa stai pensando? >>, lo interrogo. Forse per la prima volta pronto a sapere cosa sta provando.
    << A cosa sto pensando? >>, ripete baciandomi una guancia con delicatezza.
    << Sì >>, annuisco.
    << Posso davero dirtelo senza che tu ti rattristi? >>.
    << Tu puoi dirmi tutto, lo sai… Io sono il tuo diario segreto >>, gli sorrido voltandomi e posandogli una mano sul petto. Lo accarezzo sospirando felice.
    << D’accordo >>, rimane un attimo in silenzio prima di continuare. << Sto pensando che ho paura >>.
    << Di cosa? >>.
    << Ho paura di perderti andandomene via. Lasciandoti qui. Non vorrei mai farlo, lo sai no? Ma… Ho una paura assurda di perderti, non voglio che tu stia male per me, non lo meriti. Non… Io voglio saperti felice, voglio sapere che ti lascio qui in mani sicure, che non sei solo… Non voglio che tu abbia esaurimenti nervosi o altro, voglio saperti al sicuro. Di chi posso fidarmi Bill? Come posso lasciarti qui? >>.
    << Oh Tom… Anche io voglio tutto questo e ho le tue stesse paure. >>. Il mio cuore batte all’impazzata: non siamo ancora alla resa dei conti, ma sento la pazzia entrare dentro le mie vene e mischiarsi col mio sangue, prosciugandolo tutto e rimanendo solo lei a dominarmi. E ripenso al passato, ripenso com’era all’inizio e mi chiedo se…
    << Tom. Possiamo ancora farlo. Possiamo ancora scappare. Possiamo ancora andarcene! Torniamo a Londra, in fondo è lì che tutto è iniziato! Perché non ce ne andiamo e non ci lasciamo indietro tutto? >>.
    << Bill… L’abbiamo già fatto una volta. Tu non sei pronto, altrimenti saremmo rimasti a Milano >>.
    << Io ho paura a lasciarti eppure mi… Mi sento così costretto >>. Inizio a piangere contro di lui e Tom mi accartezza, mi abbraccia, cerca di calmarmi. Ma non riesco io a farlo.
    << Amore non piangere, non ci pensare… Noi troveremo il modo di trovare un equilibro, passeremo anche questa… Siamo più forti di prima, no? Io non cambierei niente se potessi tornare indietro perché ogni momento con te è stato memorabile. Niente di quello che ho fatto con te, è stato un caso. Ho voluto tutto, ti voglio ancora e ti vorrò sempre… Se dovessi, per ipotesi, trovare qualcun altro io so che sarà qualcuno di sbagliato perché quello giusto sei tu e in loro cercherei soltanto una parte di te per sentirti ancora qui, come adesso. Perché tu sei l’unico ragazzo, l’unica persona che io voglio sentire >>. Piango nuovamente e gli confesso il mio amore stringendo e baciarlo.
    Non so quanto tempo passiamo assieme su quel letto, in quell’oasi d’amore che per questo pomeriggio ci è concessa, ma tutte le cose belle finiscono prima o poi. Il tempo non si ferma quando sei felice, accelera. Il tempo è sadico, gli piace vedere il nostro dolore al rallentatore e la nostra velocità in accelerazione. Il tempo non ha tempo per vederci gioire, deve scorrere. Inevitabilmente.
    Ci vestiamo più o meno volentieri e usciamo da casa di Gismar, più o meno felici.
    << Ora? Torniamo a casa? >>, domando triste.
    << No amore, c’è ancora quella sorpresa >>. Tom sale sullo scooter e, aggiustandosi il casco e aggiustando anche il mio, partiamo.
    << Dove adiamo? >>, grido mentre sta guidando.
    << Due minuti e lo scoprirai >>. Posteggia velocemente e mette il fermo al motorino.
    << Dove andiamo Tomi?! >>, domando nuovamente. Lui mi prende la mano e poi lo vedo: un negozio di animali. E tutto torna indietro.
    Eravamo sul treno, di ritorno da Milano e c’era quel cucciolo di barboncino. Il pelo bianco e soffice. Era un amore. Io gli ho chiesto se mi avrebbe mai comprato un cucciolo e ricorderò la sua risposta per ogni istante della mia vita: “Bill, io ti comprerei il mondo”.
    << Non lo stai davvero facendo! >>, esulto felice.
    << Oh sì che lo sto facendo, andiamo vieni! >>. Entriamo dentro il negozio e ci sono un’infinità di cuccioli che potrei amare almeno la metà di quanto amo lui. Non so quale scegliere e Tom cerca di aiutarmi. Il cuore mi batte all’impazzata mentre i miei occhi squadrano tanti cuccioli di cane, tanti cagnolini dentro quelle gabbiette.
    Sono così teneri e carini.
    Poi eccolo, questo in particolare mi fa tanta tenerezza.
    Non so che razza sia, ma mi sta già simpatico. Allungo la mano verso la gabbia e il cagnolino mi lecca il dito, morsicchiandomi l’unghia.
    << Questo Tomi, è come te! >>. Il suo pelo è color beige e le sue orecchie medio-lunghe. Credo sia un meticcio, ma è adorabile. Ha una chiazza nera sulla zampa sinistra e lo troivo dolcissimo. << Mi piace lui, ha qualcosa di mio e di tuo >>. Dico riferendomi al color del pelo e alla chiazza nera.
    << Tutto quello che vuoi amore mio >>.
    E così va ragazzi, il mio fidanzato mi ha comprato un tenero cagnolino per ricordarmi di lui. Proseguiamo sulla banchina, da un lato della strada ai 20, mentre io ho questo cucciolo di cane dentro la gabbietta.
    Sento di amare Tom più della mia stessa vita. Non so perché adesso, non so perché i questo momento, ma lui era qui quando non c’era nessuno ed è qui anche adesso. Ha mantenuto ogni promessa, è ancora qui e mi fa più felice che un tempo.
    È mio e sarà sempre mio, qualsiasi cosa succederà.
    Arriviamo davanti a casa sua e ancora la macchina di mia mamma non si vede.
    Sospiro felice scendendo dalla sella, dopo essermi teneramente accomodato contro la sua schiena, respirandolo mentre il suo odore si confondeva con quello del vento che voleva portarmelo via.
    << Dovrò dargli un nome >>, gli sorrido accarezzando il cane sotto il mento.
    << Sì, credo di sì. Qualche idea? >>.
    << Voglio che ci rappresenti >>.
    << Non chiamarlo come me eh! >>, ribatte ironico. Sorrido ancora.
    << No, qualcosa di noi. Non solo tuo >>. Lo vedo riflettere.
    << Magari qualcosa che rappresenti un inizio e non un fine >>. Poi eccola, l’illuminazione. La famosa lampadina di Edison.
    << London >>, dico come se fosse la cosa più scontata.
    << Come nome per il cane? >>.
    << Esistono molte persone con nomi di città, non vedo perché al piccolo non dovrebbe andare bene >>. Mi avvicino a lui e lo abbraccio, lasciando il cane ai miei piedi, per controllare che almeno lui on mi abbandoni.
    << London… >>, ripete guardando lui e poi fissandomi negli occhi, quasi entrandomi dentro. << London mi piace tantissimo… >>. La sua frase risulta spezzata da una lacrima e mi stringe forte. << Oh Bill >>. Per la prima volta anche lui crolla e io sono quasi costretto a sorreggerlo.
    << Io e te saremo insieme per sempre, nel cuore… >>, dico prendendogli entrambe le mani e posandogliele sul mio petto. << Lo senti? Batterà fino alla morte, ma in questo modo e con questa frequenza batterà solo per te, te lo prometto Tomi >>. Sento il rumore del motore dell’auto di mia madre avvicinarsi e lo stringo. << Sarò per sempre tuo, te lo giuro, promettimi che non scoperai nessuno senza preservativo. Promettimi che sarai sempre mio, che penserai a me ogni giorno, che mi cercherai come adesso, che… Che ti farai una vita anche senza vedermi… Promettimi che una cosa come me e te non esisterà mai più, in nessun’altra parte della Terra >>. Piango sui suoi rasta, sciogliendoli e accarezzandoli per l’ultima volta.
    << Una cosa come me e te non esisterà mai Bill e non ci conto a scopare nessuno senza preservativo, solo tu puoi sentirmi davvero in te. Non mi innamorerò mai più Bill, il mio cuore ti appartiene. Tranquillo >>. Scoppio in un pianto disperato mentre Tom accosta il mio viso alla sua spalla e mia madre scende dalla macchina, lasciandoci il nostro momento di intimità.
    << Tom ti amo… Sei la cosa più importante della vita. Senti il mio cuore, sentilo… Ora prendilo e tienilo tuo. Non dimenticarti mai di me amore… >>.
    << Mai >>, mi giura baciandomi a lungo.
    << Bill, dobbiamo andare dai… >>, mi richiama mia mamma.
    << Arrivo >>. Guardo Tom, conscio che sarà l’ultima volta che poserò i miei occhi dentro i suoi. Le nostre mani ancora unite, i nostri cuori ancora legati da un doppio filo… Come posso separarmi da lui se io e lui non siamo più due persone distinte, ma una cosa sola?
    Sono diventato suo dal primo giorno in cui l’ho visto.
    << Ti amo >>, gli ripeto. Mi volto prendendo in braccio London, consapevole che se mi giro a guardarlo di nuovo non tornerò mai alla macchina di mia madre. Piango camminando a testa a bassa e salto in macchina.
    << Piccolo… Mi dispiace >>. Dice lei. Mi mordo le labbra cercando di trattenere i singhiozzi e mamma accelera, comincia a partire. Passiamo dinanzi a casa sua e lui inizia a correre dietro la macchina.
    << BILL! >>, grida con tutto il fiato che ha in corpo. Abbasso il finestrino e dico a mia madre di rallentare. Esco con metà del mio corpo fuori dal finestrino aggrappandomi al porta bagagli scopa l’auto e lo guardo. << MI SONO DIMENCATO DI DIRTI CHE TI AMOOO! >>, urla sorridendomi. Mi porto una mano sulla bocca e soffoco le lacrime, sorridendo e muovendo la mano in un segno di saluto.
    << ANCHE IO TOOOOM! >>, grido commosso. Gli sorrido scuotendo la testa per il suo gesto romantico e non rientro in macchina finchè mamma non volta a sinistra per tornare a Loitsche e lui sparisce dietro quella casa enorme, ma non così tanto da racchiudere tutto il nostro amore.
    Tornato a casa mi accorgo che ogni senso comincia a perdersi, che non c’è più motivo di fare niente perché Tom non sarà più con me.
    Ma ripenso a tutta la giornata passata con lui. Quando ci siamo rivisti, quando mi ha abbracciato, quando mi ha baciato, quando mi ha insegnato a guidare lo scooter, quando mi ha regalato London, quando ci siamo lasciati.
    Io lo amerò per sempre, sono sicuro. Niente di quello che succederà nella mia vita mi sconvolgerà come la sua presenza. Tom è la persona più importante del mio mondo, lui ha scombussolato la mia esistenza e il solo pensiero che domani svegliandomi lui non sarà al mio fianco mi ferisce come ferisce una ferita fisica o la morte di una persona cara,
    cerco di non vedere questo abbandono come un addio, ma solo come un semplice arrivederci, ma mi rendo conto che è molto difficile riuscire ad essere razionali in un momento come questo.
    Lui è stato tutto ciò che di meglio potessi chiedere e la cosa davvero buffa e che continua a farmi sorridere, è che io non l’ho mai chiesto esplciitamnte.
    Lui è arrivato nella mia vita così, senza motivo, come un seme trasportato dal vento che stagiona a terra e mette lì le sue radici.
    Tom è stato come quel seme: è arrivato da me e ha messo le radici nel mio cuore e ora che è nato… Crescerà e morirà con me. Per sempre.
     
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  3. Humanoid_Tomi Lover
     
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    :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: è bellissimo.....non ho altro da dire...sto soffocando le lacrime ma non ci riesco è troppo bella questa storia......
    Bravissima <3
     
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  4. annalaura
     
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    :cry: nooooooo.... non mi dire che finisce così?!?!?!?!?!? no per favore questa fan fiction è iniziata in un modo meravigliosamente meraviglioso e non può finire male per favore :cry:
     
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  5. Ioly21
     
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    Non ho parole...wow!!! Ho pianto come una bambina!!!
     
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    Cme al solito sono una sega >.<
    Grazie mille ragazze per i commenti, li avevo letti tutti subito, soltanto che la casella mail non funzionava e non vedendo la notifica sulla posta mi sono dimenticata che dovevo rispondere!
    Grazie ancora, l'Angst non è che appena cominciato, ma ho tante idee xD
    Ora posto, spero questo capitolo non deprima troppo! Un bacione e buona lettura, Helly ♥


    47 CHAPTER



    Mi sono svegliato come se non avessi mai dormito stanotte. Forse perché non ho dormito? Già, questo discorso non ha proprio tanto senso.
    Tom è partito da soli tre giorni, ma a me sembra essere un periodo eterno.
    È mezzogiorno, forse un po’ tardi per alzarsi. Del resto, non ho neanche dormito quindi un’ora vale l’altra. Potrei semplicemente alzarmi e fare qualcosa invece di perdere il mio tempo, ma come occupare il tempo in maniera produttiva? Perché alzarmi? Il mio corpo è così pesante, il mio cuore poi… Non parliamone.
    È come un macigno nel mio petto, un masso troppo soffocante perché io possa alzarmi. Ho quasi paura che cadda se solo mi muovo.
    Sbuffo esasperato cambiando posizione per la millesima volta in un materasso ormai scomodo per contenermi.
    London sta accoccolato sul mio cuscino, come fosse un peluche.
    Lui non sa, ma è il pegno del nostro amore. Lui non sa che quello spledido ragazzo che gli ha permesso di avere una casa è il mio ragazzo e ora non lo rivedrò più per non so quanto tempo.
    Prendo il cellulare in mano e lo accendo: l’avrtò fatto duemila volte questa mattina per vedere se Tom mi aveva mandato un messaggio o qualcosa, tanto non ho nulla da fare.
    Inserisco il codice di sicurezza e attendo.
    Nuovo messaggio, ma non è Tom. È Gismar.
    Vibra nuovamente, stavolta è Tom.
    Sospiro amareggiato e leggo prima il suo, per vedere cosa ha scritto di bello.
    “Buongiorno amore mio, come stai? Qui va di merda, mamma è una stronza del cazzo e la Spagna fa schifo. Ho una gelateria sotto casa, ma i gelati non sono dolci tanto quanto te. Mi manchi… Spero tu stia meglio”. Sorrido tirando su col naso e apro un nuovo SMS per rispondergli.
    “Amore mio, buongiorno a te. Sei così dolce… Io lo sai come sto, non farmelo ripetere… Continuo a chiedermi il perché, mi manchi da morire e non so come occupare il tempo… Vogliono farmi uscire, ma… Non mi va… Dio amore, torna :(. Mi mordo le labbra per non piangere ulteriormente e stringo forte il cuscino, quando London si avvicina col muso sulla mia mano, leccandomela.
    << Oh London… Mi manca da impazzire >>, dico al mio cagnolino che lo vedo fissarmi nella penombra della stanza.
    Apro il messaggo di Gismar con l’altra mano mentre il mio cucciolo inizia a leccarmi teneramente una guancia. Sorrido.
    “Ciao Bill, tutto okay? Oggi io e gli altri andiamo a fare una partita di basket… Vuoi venire a vederci così dopo ci mangiamo una pizza insieme? Fa sapere ed esci da quella cazzo di casa!”. Faccio per dire di no, quando Tom mi risponde al messaggio.
    “Amore non puoi stare così… Lo sai che non ti lascerò mai, dobbiamo solo… Essere forti. E vai a fare un giro con gli altri, non stare dentro casa, d’accordo? Non voglio che ti isoli. Ti amo amore, ora vado a pranzo… Mi manchi da morire, lo sai… Ti amo <3 “.
    Mi sollevo goffamente dal letto e strizzo gli occhi: sono così stanco. Fisicamente e non.
    Ora tutto è proprio come una volta: non ho niente da fare, la mia vita perde di ogni senso e sono solo come una nuvola in mezzo ad un cielo completamente azzurro e acceso.
    << Che vita di merda >>, mi alzo e mi fiondo in bagno con London appresso. Lo accarezzo e me lo stringo al petto, così come farei se Tom fosse qui adesso. Mi sistemo un po’ e poi scendo di sotto, in cucina.
    << Buongiorno raggio di luna! Dormito bene? >>, mi accoglie mia mamma.
    << Non ho dormito. Buongiorno anche a te >>.
    << Orsù stellina, fammi un sorriso! >>. Abbozzo un qualcosa di poco simile ad uno dei miei soliti sorrisi e mi siedo a tavola.
    << Che c’è per pranzo? >>.
    << Ho provato a fare le lasagne, so che ti piacciono tanto quando le fa la nonna! Magari ti tireranno su il morale! >>.
    << Grazie mamma… >>, abbasso tristemente lo sguardo prima di alzarmi e prendere il mio piatto. Mamma deve avere già mangiato.
    << Dai Bill, un po’ di vita! Non riesco a vederti così, è da quando… >>.
    << Lo so da quando è! E poi è appena successo mamma, che cosa dovrei fare? Fare finta che lui non sia mai esistito e andare avanti? Niente sarà come prima! >>.
    << No tesoro, semplicemente… Andare avanti >>. Mi si avvicina sedendosi accanto a me. << Non tutto nella vita va a gonfie vele, guarda me e tuo padre. Lo sai cosa è successo eppure io sto bene adesso e sono qui con la cosa più importante della mia vita e vederti stare male mi fa soffrire >>.
    << Ma io non riesco a stare meglio, non riesco a smettere di pensarlo… >>, ammetto.
    << Piccolo, molte cose succedono nella vita che tu non vorrresti sarebbero mai successe, ma non puoi cambiarle e non devi fare altro che acettarle >>.
    << Quindi devo arrendermi al fatto che io e Tom… >>, mi blocco.
    << No amore, ma vedila da un altro punto di vista… Tu ami Tom, no? >>.
    << Certo, io sono innamorato di lui >>. Mi sorride.
    << Allora se ciò che c’è tra voi è vero amore, non si brucerà con la distanza che vi separa. Tornerà da te appena maggiorenne, no? Se è quello che vuoi, devi solo crederci e aspettarlo. Tormentarti non lo farà tornare indietro prima del tempo >>. Sorrido amaramente e l’abbraccio.
    << Grazie mamma >>, mi dà un buffetto sulla guancia.
    << Vedi di uscire un po’ con i tuoi amici, okay? Non voglio vederti in casa per un bel po’! >>, esclama. Io inizio a mangiare la porzione e a parlare a bocca piena.
    << In realtà… Gismar mi ha chiesto di uscire oggi, però non mi va di andare là solo… >>.
    << Potresti chiedere a Kraus, è sempre così disponibile e gentile con te >>.
    << Chiedergli di venire con me? >>.
    << Sì, posso accompagnarvi io verso le 15 diciamo >>.
    << … Magari gli faccio un telefonata >>, rispondo dopo averci riflettuto su. Finisco il mio pranzo più o meno svogliatamente e salgo in camera. Silenziosamente.
    È tutto così strano, sono giorni perennementi bui. Mi chiedo solo se… Lo saranno sempre.
    Dopo essermi vestito confermo la mia presenza a Niegripp a Gismar e chiamo Kraus per chiedergli, gentilmente, di accompagnarmi.
    Continuo ancora a pensare a quanto è strano: prima io e lui ci odiavamo e lui era un omofobo di merda, alla fine invece… Me ne ha fatte passare tante, ma è l’amico più vicino e sincero che io abbia.
    Arrivano le 15 e mamma ci porta al campo, a vedere la partita di Basket improvvisata dagli altri miei amici. Gismar e Kraus non si sopportano, ma credo che per me faranno un’eccezione.
    << Ciao Bill! Ciao… Coso, sededetevi pure qua noi finiamo fra un po’. Anzi, se volete giocare… >>, dice rivolgendo a Kraus uno sguardo torvo e a me un sorriso. Io ricambio gentilmente.
    << Non gioco, lo sai. Tu Kraus? >>, gli domando tanto per dire. Kraus scuote la testa e storce le labbra.
    << Nah, sto qui con te. Voi giocate ragazzi >>.
    << Mmh d’accordo >>, afferma Gis. << Noi non finiamo tardi promesso, poi ci facciamo un giro >>. Sono sicuro che non mi ha detto niente per il fatto che sto male per Tom e mi trattano benissimo, altrimenti avrebbe sclerato sul fatto che l’ho invitato. So in che rapporti sono lui e Kraus, ma io non so se ce l’avrei fatta a venire qua solo.
    Sono a Niegripp e Tom non c’è, è tutto così strano.
    Robert è venuto a salutarmi poco fa e Sim credo non si sia neppure accorto che sta giocando ad una partita di basket, fumato com’è.
    I ragazzi giocano, gridano e con le loro tute si passano la palla.
    Eppure qualcosa manca.
    << È così strano Jui… >>, ammetto torturandomi le mani a testa bassa.
    << Cosa? >>, chiede sovrappensiero.
    << Sono a Niegripp con te e gli amici di Tom, eppure… Lui non c’è >>. Sospiro.
    << Dai piccolo… Non devi pensare a lui in ogni minima cosa, sennò non vivi >>.
    << Eppure io penso a lui in ogni minima cosa… >>.
    << Dai Bill, pensi che lui vorrebbe questo? >>.
    << Dio smettetela di dirmi tutti la stessa cosa! Mi impazzisco! >>, grido esasperato. Julian ci rimane male e mi mette una mano sulla spalla.
    << Hey… Tutto bene? >>. Sbruffo.
    << Dio santo scusami, è che veramente… È davvero difficile >>. Kraus mi rivolge un sorriso.
    << Dai, stai tranquillo >>.
    << Vorrei tanto avere una sfera di cristallo e vedere se e quando tornerà… >>.
    << Ti ha chiamato da quando è andato via? >>.
    << Certo, tutte le sere per la buonanotte e un messaggio al mattino per il buongiorno. Più quelli durante il giorno… >>.
    << Ci tiene a te >>, afferma.
    << Lo so >>. Mi mordo le labbra. << Ma adesso è lontano… >>.
    << Tieni duro Bill, ne varrà la pena >>.
    << Mmh... Sì, lo so >>, annuisco poco convinto.
    Forza Bill, sono passati ancora tre giorni. Non fare la checca!
    Guarda chi si fa risentire! Ciao coscienza del cazzo, dov’eri quando avevo più bisogno di te? E poi cos’hai da criticare?! Sono passati ancora tre giorni! Devo abituarmi!
    Certo, come no. Ti conosco Bill. Tempo un mese e tu lo lascerai.
    NO! Io non lo lascerò mai. Mai finchè non sarà lui a farlo.
    Questo è molto discutibile.
    << Vaffanculo >>.
    << Eh? >>, domanda Kraus.
    << N-niente… Pensavo ad alta voce >>. Mi giustifico. Ora pure da solo in mezzo a tanta gente mi metto a parlare. Devo dire che sono sano, cazzo.
    Una volta finita la partita io, Kraus, Sim, Robert e Gismar facciamo un giro per il paese e stagioniamo al bar dove Robert mi paga una pizzetta.
    Lo ringrazio, ma non mi sbilancio più di tanto: so che lui ci prova con me e non intendo accontentarlo. Facciamo quattro chiacchiere in compagnia e verso le 18.30 mia madre ci viene a prendere di modo da tornare a casa per l’ora di cena.
    Accompagniamo Kraus alla sua dimora e poi giungiamo alla nostra.
    Vedete? È tutto così piatto senza Tom. Prima avrei raccontato ogni minimo dettaglio delle mie giornate stupende, avrei avuto tante cose da raccontare solo per il fatto che i protagonisti eravamo io e lui, adesso invece… Non c’è più niente da dire.
    Lui non c’è, le mie giornate sono solo noia. Nient’altro.
    Prima quando passavo le ore assieme a lui, notavo tante cose che illuminavano la mia vita. Ogni piccola cosa mi sembrava meravigliosa perché la condividevo assieme a lui.
    Ora cosa faccio? Mi sveglio col mio cagnolino, mangio, vegeto sul letto con delle vaschette di gelato, la sera Tom mi chiama, piango tutta la notte finchè non riesco a calmarmi e addormentarmi e poi quando apro gli occhi, è di nuovo mattina.
    È tutto così schifosamente orribile. Vorrei che ci fosse qualcosa in grado di cambiare questa orribile situazione, ma non trovo niente che sia in grado di farlo.
    È di nuovo apatia. Sì, proprio come quando lui mi ha lasciato e non sentivo niente se non quel senso di incompletezza, di mancata fusione. Quel senso di vuoto incolmabile che, seppur in apparenza non conteneva niente, pesava incredibilmente.
    Eh sì, la sua mancanza pesa. E tanto. Devo ancora capire come colmarla però e se riuscirò ad andare avanti in questo modo.
    È sera ormai e mentre sono in camera che ascolto “Thunder” dei Boys Like Girls, il mio telefonino inizia a vibrare: era la chiamata che aspettavo.
    << Pronto? >>.
    << Amore. Ciao >>. Sorrido imbarazzato mentre aumentano le palpitazioni del mio cuore.
    << Tomi… Pensavo non avresti più chiamato >>.
    << Sciocchino, lo faccio ogni sera. Come stai? >>. Mi domanda mentre io mi getto sul letto accanto a London che mi fa compagnia.
    << Sinceramente questo è l’unico momento buono della giornata. Perché hai chiamato tu >>.
    << Bill, non fare così ti prego… >>. Evito ciò che mi ha raccomandato.
    << E tu invece? Come stai? >>.
    << Non male… >>, afferma. Lo punzecchio.
    << Credevo di mancarti >>.
    << Amore mi manchi da morire, sto solo cercando di non pensarci >>.
    << Di non pensarmi? >>.
    << No >>, specifica. << Di non pensare al fatto che non ti ho qui e non posso stringerti e… Ho una voglia matta di baciarti >>, sospiro gettando la testa sul cuscino.
    << Anch’io… Voglio venire da te >>.
    << Non puoi >>, mi ricorda.
    << Sì, lo so. Ma lo vorrei tanto… >>.
    << Che hai fatto oggi? >>, mi domanda.
    << Sono uscito con gli altri… Era strano essere a Niegripp senza te >>.
    << Immagino… Ti sei divertito? >>.
    << Mmh… Non è la stessa cosa senza te… >>.
    << Bill, per favore >>.
    << Scusami, so che abbiamo detto di cercare di rendere questo rapporto il più duraturo e tranquillo possibile, ma io non riesco ancora a capacitarmi di dove sei tu e dove sono io, perché non siamo più nello stesso posto. Non lo capisco >>.
    << Lo so amore, ma in un paio d’anni tutto sarò cambiato… >>.
    << Quasi tutto. Il mio amore non cambia per te >>.
    << E neanche il mio, lo sai >>, mi assicuro. Tiro un sospiro di sollievo.
    << Lo sai, mi sono fatto una sega pensando a te che me lo succhiavi, prima >>.
    << Tom! >>, esclamo cominciando a ridere. << E com’ero? >>.
    << Oh eri bravissimo… Mi s’è alzato in un minuto >>.
    << Fai schifo, sei uno schifoso! >>. Inizio a ridere.
    << Sì, ma almeno tu ridi. Voglio sentirti e saperti ridere sempre. Lo sai, sei più bello quando lo fai… Ti fanno le fossette le guance >>. Mi imbarazzo, arrossendo.
    << Dai… >>.
    << Cosa credi, ho memorizzato ogni lineamento di te >>.
    << Ti amo Tomi >>, ammetto sincero.
    << Anch’io Virgin, ma… Ora devo andare, volevo darti la buonanotte >>.
    << D’accordo, allora… Ci sentiamo domani e non dimenticarti il messaggio mattutino >>. Mi raccomando lievemente preoccupato.
    << Figurarsi, non me lo dimenticherei mai. Notte stellina >>.
    << Notte amore, ti amo… >>.
    << Anch’io Bì >>. Ed è così che si conclude la chiamata, col dolore nel cuore e delle lacrime silenziose che mi scorticano il viso.
    E inizio a piangere, provando a dormire. Solo, senza di lui.
    Come ogni notte.

     
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  7. Humanoid_Tomi Lover
     
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    :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: :cry: non ce la faccio....è troppo bello ma non riesco a vedere Bill così...spero che Tom ritorni presto....se la coscienza di Bill si fa sentire sono guai.....posta presto
     
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  8. Nessie_Trümper
     
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    Helly posticchi?? :cry:
     
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    48 CHAPTER



    << Non andare Tom >>.
    << Devo farlo… Non possiamo più continuare, lo sai anche tu >>. Lo stringo al polso saldamente e lo guardo con gli occhi lucidi.
    << Ti prego, non mi lasciare. Ti prego >>.
    << Non sono stato io Bill, sei stato tu >>.

    Con un tonfo mi sollevo dal letto, la mano sul cuore.
    London abbaia stanco, forse più di me.
    << Oddio… >>, mi passo una mano fra i capelli e mi getto di colpo sul materasso. << Oddio… >>, ripeto angosciato. Prendo in mano il cellulare: le 4 di notte. Faccio per mandargli un messaggio, ma ad un certo punto qualcosa mi blocca.
    Che cosa significa che sono stato io? Perché questo sogno? Ho fatto qualcosa di sbagliato? È premonitore? Farò qualcosa di sbagliato? Mi mangio le unghie nervosamente e fisso il soffitto nel buio della mia stanza.
    Un tempo non avrei avuto motivo di esitare se o meno mandare un messaggio al mio ragazzo, ma ora siamo alla fine di agosto, sono passati già mesi e la sua non presenza è diventata un’abitudine.
    È talmente normale ora che lui non ci sia, che se ci penso un attimo di più di quando me ne rendo conto, scoppio.
    Non è diminuito il nostro tempo, i nostri riti.
    Messaggio al mattino per il buongiorno, quelli infragiornata e la chiamata alla sera prima di andare a letto.
    Fondamentalmente le cose sono sempre le stesse, eppure… La sua distanza mi pesa.
    Domani è il mio compleanno, avrò 17 anni e lui non ci sarà.
    Diciassette. Mi sembra talmente assurdo come numero. Come ci sono arrivato? Beh me li ricorderò questi anni, i 17 anni in cui lui non c’è stato.
    Mi rigiro a letto e prendo il cellulare, di nuovo. Forse potrei mandare un messaggio a Gismar. Ci rifletto un po’, ma decido non sia il caso di rompergli. Stessa cosa Kraus, sta attraversando un periodo difficile a casa. La madre è malata, spesso è in ospedale, non mi va di dargli preoccupazioni quando non ne ha. Sbuffo arrabbiato e scelgo Robert come destinatario. “Meglio di niente”, mi dico.
    “Ciao… Scusa se ti mando un messaggio nella notte. Ero solo, ovviamente, ho fatto una… Una specie di incubo e… Ho bisogno di qualcuno, non sapevo chi chiamare”. Mi mordo il labbro e premo invio. Non so, magari Robert dorme e non dovevo disturbarlo oppure... Oppure si rivelerà utile.
    Tengo ancora un po’ il telefonino in mano e questo prende a squillare.
    << Ma che fa? >>, chiedo nel nulla. << Sono le 4… >>. Mi butto totalmente sotto le lenzuola e rispondo alla chiamata. << Pronto? >>.
    << Ciao Billy! >>.
    << Hey… Ciao! >>.
    << Che fai, sei a letto? >>. Sento un rumore di sottofondo e abbasso il volume della chiamata per evitare che mia mamma possa svegliarsi. Faccio piano.
    << Sì, infatti devo parlare così perché potrebbe svegliarsi mamma… Ma dove sei? >>.
    << Sto uscendo da un locale, sono stato ad una festa, un compleanno… Che succede? >>.
    << Robert io… Non volevo disturbarti però, non sapevo chi cercare… >>.
    << Stai tranquillo! Dai, che succede? >>.
    << Non so, è che… Con Tom non va >>.
    << Non va? >>.
    << Cioè… Ci sentiamo sempre, ma… Ora è diverso. È come se adesso mi fossi veramente accorto che lui non c’è e mi sembra di sprecare la mia vita a stare qui a… >>. Mi fermo.
    << Ad aspettarlo? >>.
    << Già… Credevo sarebbe stato più facile gestire tutto, ma… Non lo so, forse dovrei uscire… >>.
    << Infatti, non esci mai. Perché domani, anzi oggi, non ci vediamo e ne parliamo? >>.
    << Ma se tu ancora devi tornare a casa… Ti sveglierai nel pomeriggio >>.
    << Perché non ci vediamo adesso? >>.
    << Adesso?! Sono le 4 passate Robert, cosa dici? >>, ridacchio divertito.
    << Dai, faccio un salto da te… Ci vediamo ai giardini? >>.
    << Robert, sono le 4 passate >>. Cerco di farlo ragionare, ma sembra non arrivarci.
    << Vestiti, mettiti una felpa ed esci dalla finestra. Tua mamma non se ne accorgerà >>.
    << Ma se si sveglia per andare in bagno e non mi trova le prenderà un colpo! >>, sorrido.
    << Dai, staremo fuori solo un paio d’ore. Ci vediamo tra un quarto d’ora, sono nelle vicinanze, vengo col motorino >>. Esito un istante prima di rispondere.
    << Okay… Prendo una felpa e scendo. A fra poco >>. Lo sento ridere e chiude il telefono. Mi sollevo lentamente dal letto scostando le coperte in fondo ad esso. Lentamente poggio i piedi a terra –senza far scricchiolare il parquet- e mi dirigo verso l’armadio. Mi lascio in pigiama e mi copro soltanto con la felpa che mi ha lasciato Tom, quella blu scuro.
    Sospiro.
    Non so cosa sto facendo, come mi sento.
    Sto per fare 17 anni e mi sento così cambiato… Non lo so forse… È solo il tempo.
    Carezzo il mio cagnolino e discendo piano le scale.
    Spero mamma non si svegli anche perché uscire di casa, solo, con il mio aspetto, alle 4 di notte non è proprio il massimo.
    Non appena varco la soglia della porta, una brezza fredda mi accarezza il viso.
    È ancora molto buio, ma ai giardini posso arrivarci facilmente.
    In fondo, non c’è nessuno per strada. Farò in fretta.
    Mi stringo addosso la felpa di Tom e al mio cuore manca un battito.
    Dopo tutti questi mesi, sento ancora il suo odore salirmi su, nella cavità nasale: non credo se ne andrà mai via.
    Sospiro ripetutamente nel giungere al parco e una volta arrivato lì, mi siedo sull’altalena. Ancora solo.
    Aspetto un paio di minuti e vedo Robert arrivare con una bottiglia di birra in mano. Gli sorrido tenendo le mani alla catena dell’altalena.
    << Ciao >>, dico.
    << Hey… Birra? >>.
    << Un sorso >>, dico strappandogliela di mano mentre lui si siede nell’altalena accanto a me. << Grazie >>, sorrido porgendogliela.
    << Wow, non credevo l’avresti fatto davvero >>.
    << Che cosa, bere dalla tua stessa bottiglia?! >>, domando inclinando la testa leggermente.
    << No, uscire per vedermi a quest’ora della notte >>. Lo guardo e abbasso delicatamente il capo.
    << Anche tu l’hai fatto >>, ribatto.
    << Era per una… Buona causa, credo >>. Si abbassa dall’altalena per cercare il mio volto ed entrambi rimaniamo a fissarci. Mi sollevo.
    << È che… Ho davvero bisogno di qualcuno con cui parlare >>. Mi sistemo un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. << Tom non è qui e… Kraus ha dei problemi in casa, non sapevo davvero… >>.
    << Tranquillo >>, mi ferma. << Sono qui ora… Dai, che succede? >>. Sbuffo pesantemente e rimango in silenzio per qualche istante.
    << Non so… Mi sento così cambiato. Mesi fa, quando stavo ancora con Tom, quando ci stavo… Davvero intendo, io ero diverso >>.
    << Diverso come? >>.
    << Mi sento… Cresciuto, maturato… Non so se ciò che volevo prima è ciò che voglio anche ora… Mi sento più sicuro, mi stimo di più… C’è però un po’ di amarezza… Il fatto è che lui… >>.
    << Cosa vuoi farne di lui? Lo vuoi lasciare? >>.
    << No io… Non… Non vorrei doverlo lasciare, però… Mi sento così stretto adesso che forse… So di poter fare di più, di valere di più >>.
    << Hey… Ma tu sei sempre valso di più… >>.
    << Grazie, ma… Non intendo dire che voglio qualcosa di più di Tom perché >>, scrollo le spalle. << È alquanto impossibile per me, lo amo dopotutto, solo che boh… Ho bisogno che le cose cambino, che io stesso faccia qualcosa per cambiare… Continuo a pensare al mio compleanno che si avvicina e… Non volevo fosse un compleanno come tutti gli altri, un giorno da non celebrare perché tanto non succede niente di interessante… >>.
    << Ma quest’anno non dev’essere per forza così! Perché non festeggi a Niegripp? Ci facciamo un giro di bevute, una pizza, discoteca… >>.
    << Non l’ho mai fatto >>. Ammetto dondolando con l’altalena.
    << Posso aiutarti, se vuoi >>. Dio è tutto così cambiato. Robert non è più il ragazzo con la parlata da sfigato di prima e io non sono più timido come una volta. Non sono solo, ho tanti amici attorno a me.
    Siamo cresciuti. Sì, lo siamo. Anche io lo sono, anche senza Tom.
    << Ti ringrazio, magari… Mi ci faccio un pensiero >>. Io e Robert rimaniamo da soli, seduti su quelle altalene fino alle 6 del mattino. A parlare, semplicemente.
    << Ora però… Devo andare… Fra poco mamma si alzerà e non voglio che non mi trovi, poi sono guai >>.
    << D’accordo >>, sorride. << Del resto io sono già nei guai e sono sveglio da quasi un giorno! >>.
    << Vuoi dormire da me? >>, propongo.
    << Ora? Sarebbe strano se tua madre mi trova a dormire da te, si chiederebbe come e quando è potuto succedere >>.
    << Magari posso… >>, inizio alzandomi e sistemandomi la felpa. << Posso spiegarle che eri ubriaco, nelle vicinanze, mi hai chiamato di mattina presto e… Sei finito lì >>.
    << Naaah tranquillo, torno a casa >>.
    << Ma sei in motorino, hai sonno… Potresti fare un incidente >>.
    << Ti preoccupi per me? >>, si avvicina abbracciandomi.
    << No, è che… Sei venuto fino a qui e volevo ricambiare il favore >>.
    << Magari passo stasera, o domani… >>.
    << O passo io in giornata >>.
    << Già >>, ribatte stringendomi. << Va a dormire Billy o prenderai freddo >>.
    << D’accordo… Sicuro che non ti va di restare? >>.
    << Grazie, magari un’altra volta… >>, si scosta da me. Continuo a guardarlo preoccupato. << Stai tranquillo, non succederà niente! Hey dai… Se hai bisogno chiamami, okay piccolo? >>.
    << O-okay… Buonanotte… Anche se è mattino >>, sorrido.
    << Notte Bì >>. Lo saluto e lo guardo partire, assicurandomi che sia abbastanza sano da poter guidare.
    Mi ha chiamato Bì. Bì. C’era solo una persona che poteva chiamarmi così, prima…
    Torno a casa sempre più silenziosamente. Tolgo le scarpe prima di entrare, estraggo le chiavi, le inserisco nella serratura e lentamente apro la porta. Mi faccio ancora più taciturno e la richiudo, ma non appena mi volto… Mia mamma è lì che mi fissa.
    La guardo e sforzo un sorriso.
    << Hey! Mamma, buongiorno! Vuoi che ti prepari un muffin?! >>. Mi guarda inviperita, con le braccia incrociate e London ai suoi piedi.
    << Dove sei stato? >>, domanda arrabbiata.
    << Ero… Solo uscito un secondo… >>.
    << Dov’eri Bill? >>.
    << Te l’ho detto, sono solo uscito un secondo a prendere un po’ d’aria >>.
    << Non raccontarmi bugie >>.
    << Non è una bugia, che palle… >>, sbuffo andando in cucina e sedendomi sulla sedia con le gambe tirate su e le braccia ad avvolgerle.
    << Bill, per l’ultima volta, dove sei stato? >>. La fisso. Non credo di aver mai mentito a mia mamma, ma come ho già ripetuto tante cose sono in cambiamento.
    << Sono uscito, che altro vuoi? >>.
    << Da quanto sei fuori? Come diavolo ti è saltato in mente di sparire così, senza dirmi niente? Io me ne accorgo sai! Non puoi nascondermi nulla! >>. Sbuffo e mi rialzo prendendo il cartone del latte e versandomene un po’ nella tazza, misto ai corn-flakes.
    << Rispondimi Bill o sarà costretta a… A metterti in punizione! >>.
    << Punizione?! >>, ripeto ridendo. << Non puoi, non l’hai mai fatto e poi andiamo, ho 17 anni, a cosa mi serviranno mai le punizioni? >>. Mia mamma sbuffa e si siede accanto a me, cercando di mantenere la calma.
    << Non mi interessa quanti anni hai signorino, finchè non imparerai cos’è la disciplina per me potrai averne anche 10! >>.
    << Ma… Mamma! >>.
    << Devi dirmi dove sei stato >>.
    << Cosa ti fa pensare che sia stato in qualche posto in particolare? >>.
    << Su andiamo Bill! London grattava alla mia porta perché aveva fame, significa che era un po’ che eri via! Ti vedi con qualcuno forse? Chi è questo ragazzo? >>.
    << Non è nessuno, non mi vedo con nessuno >>.
    << Perché non vuoi dirmelo? Perché non vuoi parlarmi più? Capisco che sei depresso per Tom, ma santo cielo Bill non puoi cominciare ad assumere questi atteggiamenti da ragazzo ribelle! >>.
    << Cosa stai dicendo… Cazzo mamma, ero solo fuori con Robert, okay? >>.
    << Non rivolgerti a me in questo modo, capito? E chi è Robert? Non sarà… >>.
    << Sì lui >>. Roteo gli occhi: non so che diavolo mi stia prendendo, è tutto così strano. Non mi ero mai comportato così prima; sono stressato, ho bisogno di uscire.
    << Da quando Robert ha sostituito Tom? >>.
    << Robert non ha sostituito Tom! Non mi piace Robert, avevo solo bisogno di vedere qualcuno! >>.
    << In piena notte? >>.
    << Sì dannazione, sono sempre chiuso in questa cazzo di casa! >>.
    << Io ti ho sollecitato ad uscire, tutti i tuoi amici l’hanno fatto, sei tu che non volevi cacciar naso fuori di qui! >>.
    << Non era ancora il momento, io non ero pronto! >>, grido arrabbiato.
    << Oh quindi nel pieno della notte ti sei reso conto di esserlo e te ne sei uscito? >>. Sbuffo esasperato.
    << Potrà sembrare strano, ma sì, è questo quello che è successo >>.
    << Quindi è finita con Tom? >>.
    << No! Io… Io ci tengo ancora a lui, gli voglio bene >>.
    << Se Tom fosse stato qui non avremmo avuto questa discussione, di questo sono sicura >>.
    << Sì, ma Tom non c’è! Non c’è e non ci sarà più e io non posso rimanere tutta la vita ad aspettarlo, ecco! >>. Mi alzo velocemente in piedi e, afferrando la mia colazione, corro in camera. Delle lacrime mi scivolano lungo le guance, non cerco di fermarle, lascio semplicemente che seguano il loro corso. Entro in camera, poggio la colazione sul comodino e mi getto a letto, piangendo.
    Forse mamma ha ragione, se Tom fosse stato qui non avrei sentito il bisogno di uscire alle 4 di notte da casa. Non sarei scappato. Se fosse qui non sentirei il bisogno di parlare di lui con Robert perché sicuramente le cose fra noi andrebbero benissimo e io sarei troppo felice per parlarne, le starei vivendo.
    Starei vivendo tutte quelle belle emozioni che sono sicuro lui mi darebbe…
    Ma lui non c’è! No, Tom non c’è e io non posso rimanere qui fermo ad aspettarlo.
    Sono ormai tre mesi che sono depresso, non esco, non mi va di vedere nessuno e sono diventato una specie di misantropo con in mano solo vaschette di gelato che si consumano in meno di due ore.
    Ora sono stanco di fare questa vita, non voglio più stare male. Fra un giorno –ribadisco- sarà il mio compleanno e io voglio godermi appieno quel giorno, sentirmi di nuovo vivo, fare una festa, andare ad un locale, divertirmi, qualsiasi cosa… Ma il giorno del mio compleanno non dovrà segnare un anno in più alla mia esistenza, ma anche un cambiamento di essa stessa perché adesso Bill si è stancato di farsi spezzare il cuore e rattaccare a forza i suoi pezzi. Ora Bill, ovvero io, vuole ricominciare a vivere.
    Tiro su col naso dopo la mia lunga riflessione e il mio cellulare inizia a vibrare.
    Credendo sia Robert lo afferro e vedendo un messaggio ne leggo velocemente il contenuto.
    Il messaggio esiste, ma il mittente non è quello che avevo creduto essere.
    “Buongiorno stellina… Inizia bene la giornata, pensami un po’, ma non troppo e… Niente… Stai bene… Ti amo, Tomi”. E dopo la let
    tura di quel messaggio così impersonale crollo di nuovo nel mio pianto e mi ci soffoco nel sonno.
     
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    49 CHAPTER



    Oggi è il mio fottutissimo compleanno.
    Non appena acceso il cellulare ho ricevuto vari messaggi di auguri: Jui, Gismar, Robert e Tom. Sim chiaramente se n’è scordato, ma lui è tutto nel suo mondo, se ne ricorderà quando lo inviterò ad uscire.
    Tom è stato il primo a mandarmi il messaggio, chiaramente. È stato così carino, solo che io… Devo parlargli.
    Non so, forse è il momento di confessargli le mie riflessioni.
    Ho fatto molti errori con Tom e lui mi ha perdonato, non ne farò altri. Voglio essere sincero con lui, è l’unico ragazzo che mi abbia mai amato veramente. Incondizionatamente.
    Accarezzo London alzandomi dal letto e dicendo:
    << Oggi è il compleanno del tuo fratellino, mi fai gli auguri amore? >>, mi abbasso in ginocchio sul pavimento e London comincia a leccarmi il viso dolcemente. << Ma che pulce adorabile, pulce! Ora devo fare colazione però >>. Vado in bagno sistemandomi i capelli quando lo specchio mi attira ad esso più vicino.
    << Ma che cazzo… >>. Lo vedo lì, bianco, a fissarmi. << Bello Bill, il tuo brufolo schifoso ti sta dicendo buon compleanno cazzo >>, sbuffo inorridito e scendo le scale.
    << Buon compleanno tesoro! Già sveglio? Volevo portarti la colazione a letto, ma… Visto che sei già in piedi >>.
    << È una giornata di merda >>, esordisco sfrontatamente.
    << Non hai sentito Tom? >>, domanda velocemente.
    << Sì, l’ho sentito. Grazie per il ringraziamento. L’essere cresciuto di un anno non mi ha fatto scordare di essere ancora un adolescente. Guarda, un brufolo >>, glielo indico roteando gli occhi. Mia madre si avvicina e mi carezza una guancia.
    << Sei sempre perfetto tesoro, bellissimo >>.
    << Sarà… >>, dico mettendomi a tavola con i miei allegri cereali cioccolatosi.
    << Hai programmi per stasera? Vogliamo festeggiare io e te? >>.
    << Senza offesa mamma, ma pensavo di andare a Niegripp a festeggiare >>.
    << Niegripp? Perché non qui? >>.
    << Perché i miei amici sono tutti di Niegripp magari? Volevo… Andare in discoteca, a ballare >>.
    << In discoteca? >>.
    << Sì perché, non posso andarci? >>, mi altero.
    << Bill comincia ad infastidirmi questo tuo nuovo comportamento, sono tua madre >>.
    << E io sono tuo figlio, madre e figlio non devono andare d’accordo per forza! >>, sbotto. Non avrei mai dovuto dire quanto ho detto. Mia madre abbassa lo sguardo e il mio tenero cuore percepisce una sensazione spiacevole dentro di sè. Mi alzo in piedi e l’abbraccio.
    << Scusami mamma, sono uno stronzo. Non volevo risponderti male… >>.
    << Io mi chiedo cosa ti ho fatto Bill, me lo chiedo! >>, si arrabbia sciogliendosi dall’abbraccio di Giuda.
    << Niente, non hai fatto niente… >>, abbasso lo sguardo.
    << Mi pare nella vita di aver dato tutto per te! Non volevi rimanere all’asilo con gli altri bambini e ho sempre tardato a lavoro per te, alle elementari se i compagni ti prendevano in giro ho fatto reclami al preside e scenate davanti a tutti i tuoi maestri, alle medie hai cambiato sezione per via dei pestaggi e io ho lottato per te, standoti accanto e medicandoti le ferite! Mi hai detto di essere gay e l’ho accettato, non è stato difficile farlo perché sei mio figlio! Ti ho fatto andare in Inghilterra come vacanza studio perché so quanto ci tenessi a cambiare aria! Sai quanto mi è costato quel viaggio Bill? Lo stipendio di quasi tre mesi! Sono sola, tuo padre è già tanto se si ricorda che io esista e non paga neanche gli alimenti completamente! Hai trovato un ragazzo e te l’ho fatto portare a casa, sua mamma non vi voleva assieme e siete stati qui a fare tutte le vostre porcherie! Sei scappato a Milano e ti ho accolto a braccia aperte al tuo ritorno, ti ho sempre accompagnato da Tom ogni volta, ho lottato per far restare quella donna in questo Paese e tu adesso non venirmi a dire che tra una madre e un figlio non ci debba essere un rapporto pacifico perché non me lo merito! >>. Mia mamma scappa via di sopra, forse piangendo, mentre io rimango in cucina come un’anima vuota.
    Sono solo, le parole che ha appena pronunciato non so se mi hanno ferito, però mi hanno fatto capire di essere solo un ingrato.
    << Ora non mi va di parlare con te… >>, sussurro al vuoto.
    Esco da casa con gli occhi lucidi e prendo in mano il cellulare.
    Non so perchè, ma sono quasi arrabbiato.
    << Pronto? >>, risponde Robert dall’altro capo del telefono.
    << Ciao. Sono Bill… Mi aiuti a fare quella cosa di cui abbiamo parlato? >>.
    << La festa? Vuoi farla stasera? >>, domanda gentilmente.
    << Sì è il mio compleanno oggi, voglio farla oggi stesso >>.
    << Ma che hai, ti sento strano… >>.
    << Niente, ho litigato con mia madre… Passerà. Comunque, sai di qualche locale? >>.
    << Guardo le serate del Burn e poi ti faccio sapere >>.
    << Burn? Non è quella roba che si beve? >>. Lo sento ridere.
    << Anche, ma è anche un locale. Chi c’è? >>.
    << I soliti più Kraus >>.
    << Ah, quello >>.
    << Senti è uno dei miei migliori amici, voglio che ci sia. Fatemi il favore di andare d’accordo… >>.
    << Certo piccolo, ti faccio sapere e ti richiamo… Okay? >>.
    << Grazie, fortunatamente ci sei tu >>.
    << Non preoccuparti, dai… Vedrai come ci divertiremo stasera >>. Non sapevo però quanto fosse vera questa frase.
    << Vabbeh d’accordo, a stasera >>. Chiudo la chiamata ancora un po’ nervoso e so che c’è un unico modo per farmi passare lo scazzo. Ancora col cellulare in mano compongo un altro numero, un numero che conosco altrochè a memoria.
    << Bill! >>, esclama lui.
    << Ciao Tomi… >>, sorrido felicemente: sentirlo mi fa sempre un bellissimo effetto, anche se tante cose cambiano in due mesi di assenza.
    << Buon compleanno! Non li hai ricevuti gli auguri? >>.
    << Sì, ma non ho risposto a tutti altrimenti finivo i soldi! >>.
    << Aaaaah capisco, la teoria del risparmio! >>. Risi.
    << Ahahah, già. Senti… Come stai? >>.
    << Mmh potrebbe andare meglio; mamma cerca di farmi uscire con la figlia della sua nuova amica con cui lavora >>.
    << E tu, ci uscirai? >>, domando un po’ ingenuo.
    << Mmh, non so. Dovrei uscirci? >>.
    << Stiamo sotterrando le nostre vite sociali, vero? >>. La sua risata arriva forte al mio orecchio: è così bella, così felice.
    << Un po’, forse. Un po’. Sei uscito con qualcuno? >>. Ed eccola arrivare: la domanda tanto temuta. Qual è la giusta risposta da dare? In fondo no, non sono uscito con nessuno, ma l’intenzione c’è.
    << Cosa preferisci ti risponda? >>, temporeggio. Lo immagino sorridere con quel bellissimo sorriso sghembo e sollevare le spalle.
    << Solo la verità >>. Sospiro.
    << No, non sono uscito con nessuno. Stasera però… Do una festa, credo pagherò da bere >>.
    << Uh davvero? Mi piacerebbe esserci >>.
    << Mi piacerebbe che tu ci fossi >>. Forse però, è meglio se non viene. Del resto, non so ancora quali saranno le conseguenze della festa.
    << Lo credo… Beh, sarò lì con il cuore. Immagina che ti stia stringendo la mano >>. Chiudo gli occhi e mi siedo a terra, sull’erba.
    << Credimi… Io sento ancora la sensazione della tua mano incastrata nella mia, anche se ne è passato di tempo… >>.
    << Vorrei davvero essere lì a festeggiare il tuo compleanno Bill, davvero… Giuro che ho chiesto a quella stronza di mia madre, ma… Per lei tu non esisti più >>. Abbasso lo sguardo stringendo le ginocchia al petto.
    << Tom… >>.
    << Cosa? >>.
    << Lo sai che… Ti amo? >>. Cerco di non dirglielo mai, o poco spesso, oppure glielo scrivo solamente. Cerco di dimenticarmi che è così, cerco di non chiamarlo o di non rispondere al telefono perché… Ogni volta che accade, io sento che mi manca, sento che lo amo e sento che è un sentimento che non sparirà mai. Sarò giudicato per ogni mia azione, sarò giudicato se il mio cuore deciderà di lasciarlo nascosto, se sceglierò di andare oltre, ma… Io non mi giudicherò mai perché nel profondo so che sono troppo innamorato di lui per fare del suo ricordo polvere.
    << Oh amore… Anch’io >>.
    << Scusami se… Se non te lo dico spesso >>.
    << Credimi, capisco bene il perché. Io solo quando lo penso esplodo… Mi sembra di non riuscire ad andare avanti, sono ancora troppo legato a te… >>.
    << Io… Non so cosa dire… Se fossi qui adesso, se fossi stato qui per questi due mesi… Sarebbe tutto diverso… >>.
    << Lo so, ma… Che dire, non hanno voluto e ora io… Non posso fare niente… >>.
    << Vorrei tanto rivederti >>, ammetto timidamente.
    << Anche io… Mancano giusto un paio di anni >>.
    << Farò in modo che volino… >>.
    << Amore non ti starò facendo spendere troppo? >>.
    << Naaah, per le chiamate ho il costo ridotto >>.
    << Okay okay… Allora, stasera festa eh? >>.
    << Già >>, affermo semplicemente.
    << Vai con gli altri? Dove andate? >>.
    << Vado io a Niegripp e andiamo in discoteca, siamo i soliti… Non ho una gran cerchia di amicizie io! Ti sei fatto degli amici piuttosto? >>.
    << Sìsì, alcuni sanno anche di te >>.
    << Oh! E cosa… Sanno esattamente? >>.
    << Sanno che stavamo assieme, tutto qua. Gli ho raccontato di com’è nata >>. Non ho potuto fare a meno di notare quel verbo al passato.
    << Stavamo? >>. Silenzio dal capo opposto.
    << Bill, io… Cioè intendevo che comunque è complicato >>.
    << Lo so, comincia a… A diventare complicato anche per me… Volevo giusto parlartene… >>.
    << Dimmi >>. Ed ecco che sempre io devo parlare.
    << Io ti amo >>, inizio.
    << Anch’io >>.
    << Sì lo so… Ma… Questa distanza comincia a pesarmi… Cioè Tomi, cosa facciamo, stiamo in questa situazione da schifo per i prossimi due anni? Francamente io… Non so, mi sembra di impazzire. Non dico che devo mettermi con qualcuno perché non mi va particolarmente, ma… Forse se mi stacco un po’… Riuscirò a tornare a vivere… >>. Tom rimane in silenzio. << Le cose da quando non ci sei vanno male, io e mia madre… Non facciamo altro che litigare e… Non so, si sente da morire che non ci sei >>.
    << Anche io lo sento e… Mi sembra di impazzire pure a me. Un’amica mi ha riferito che c’è qualcuno che mi viene dietro, ma… Io ho lasciato correre perché c’eri tu e non sapevo che fare… Cioè io non voglio ferirti, ti amo veramente… >>.
    << Lo so… Perché non proviamo… A prenderci una pausa? Cioè, non una pausa, pausa… Cioè… >>.
    << Frequentarci con altri e vedere come va? >>, propone.
    << Magari riusciamo a… A smettere di stare male. Io lo sento… Che stai male anche tu >>. Nuovamente silenzio.
    << Come l’hai capito? >>.
    << Sei sempre stato bravo a recitare, ma colgo ogni sbaglio nella tua voce… Io non voglio che si soffochiamo. C’ho pensato molto Tom, non hai idea di quanto c’ho pensato e forse… Forse dovremmo provare. Poi quando tornerai in Germania, io ti assicuro che da parte mia non sarà cambiato nulla >>.
    << Sei sicuro di quello che dici? Cioè riuscirai a fare quello che dici? >>.
    << Certo, ne sono sicuro >, ammetto.
    << Okay… Allora proviamo a frequentare nuove persone, se capita. Però Bill, niente sesso. Chiaro? >>.
    << Ovvio! Non voglio andare con nessuno carnalmente! Solo te. Un ‘altra cosa: se capitasse, che fossi ubriaco o… Qualcosa… Non venire dentro nessuno o nessuna senza preservativo, solo me >>.
    << Te l’ho promesso prima di partire e te lo prometto anche adesso >>.
    << Veramente? >>. Delle lacrime mi rigano il volto e io tiro su col naso tristemente.
    << Te lo giuro amore >>.
    << Non trattare nessuno come tratti me, non fare l’amore come con me… Non farlo proprio… Niente sesso, solo lingua e preliminari >>.
    << Probabilmente penserò a te mentre succederà >>. Rido divertito, piangendo allo stesso momento.
    << Grazie Tomi… Ora però dovrei lasciarti, devo andare a scusarmi con mamma >>.
    << Certo cucciolo, ci sentiamo presto. Divertiti stasera! >>.
    << Okay, anche tu. Fammi sapere presto della tipa e… Fatti sentire, quando puoi >>.
    << Non è un addio Bill, non piangere >>.
    << Lo so lo so, scusa… È che è strano >>.
    << Interrompiamo subito se continuiamo a stare male. Dai, tranquillo, va tutto bene… Noi ci amiamo >>. Sorrido e mi decido a chiudere.
    << Okay, a presto allora Thomas >>.
    << A presto, Wilhelm >>.
    << Ti amo >>, ripeto.
    << Anch’io >>. Chiudo la chiamata e corro in casa scoppiando in un pianto isterico. Mi dirigo in camera e mi getto sul letto, soffocando le lacrime nel cuscino. Mia madre –preoccupata- si adagia sul materasso e mi mette una mano sulla schiena, accarezzandomi. Mi ripete che “andrà tutto bene”, ma io ho bisogno di questo momento per stare male una volta e per tutte, sperando poi… Che le cose vadano a buon fine.

    ***



    Sono al locale con i miei amici, non ho detto a nessuno della mia chiacchierata con Tomi in cui ci siamo praticamente lasciati, neanche a Kraus.
    Non mi va di parlarne, potrei scoppiare a piangere e non voglio.
    Questa è la mia festa e mi voglio divertire.
    Il locale è molto carino, la musica passabile e sono felice di festeggiare –finalmente- un compleanno in compagnia.
    Siamo seduti ad un tavolino a bere vodka liscia che mi sono fatto comprare da qualcuno più grande di me, altrimenti la mia tenera età non me lo concede.
    Stiamo mascherando la vodka con l’acqua, speriamo nessuno venga a controllare.
    Ingurgito un bicchiere dopo l’altro: credo sia pronto per fare una sbronza di quelle atomiche, voglio scordarmi tutto. Anche di esistere.
    << Hey Bì, non credi di stare esagerando? >>, mi blocca Julian.
    << Mmmmmmh noooo, dai voglio bere! E non chiamarmi Bì… Solo Tom può chiamarmi così >>. Robert ride e mi passa un altro bicchiere.
    << Dai Kraus fallo bere, vuole solo divertirsi >>.
    << Tu la fai facile, non sei tu che starai in macchina con lui e sua madre >>. Gismar ride forse per la prima volta ad un’affermazione di Jui e butta giù altro alcol.
    << Hey, ma… Che sta facendo Sim?! >>, chiedo sbronzo.
    << Oh, ricordi il ragazzino a cui stava dietro? È riuscito a conquistarlo e ora non fa altro che stare al telefono! >>.
    << Uffa >>, barcollo sollevandomi in piedi. << Tutti hanno un ragazzo tranne me >>. Kraus mi sorregge, ma Robert prende il suo posto.
    << Ma che dice?! >>, farnetica Gismar.
    << Lo porto a prendere un po’ d’aria, è meglio >>. Nessuno nota il fatto che Robert vuole stare da solo con me e ci lasciano andare.
    << No non voglio uscire, non voglio… Voglio stare alla festa >>.
    << Solo una boccata d’aria >>. Prendo a ridere e mi butto in pista, trascinandolo.
    << Balla con me Robert! >>, rido e gli cingo le braccia attorno al collo. Lui, totalmente imbarazzato, sorride improvvisando qualche passo e portandomi fuori a prendere un po’ d’aria ed evitando gli sguardi omofobi diretti verso di noi.
    << Allora signorino, sei un po’ brillo? >>. Spalanco gli occhi.
    << Che cosa? No no, io so stare in punta di piedi, cioè, in piedi con un piede solo, cioè… >>, rutto. << Ops! Ahahah, ho fatto il ruttino >>. Robert ride e mi dice di aspettarlo lì, andandomi a prendere un bicchier d’acqua. Rido solitario e prendo il cellulare fra le mani.
    << Mandiamo un messaggio a Tommaso >>, deliro. Invio un semplice testo con scritto “sono sbronzo, ahahah” prima che Robert torna a raggiungermi.
    << Tieni >>. Rimaniamo fuori per gran parte della serata, in attesa che mi passi un po’ di sbornia . Ci vuole un’oretta piena, ma poi comincio a tornare lucido.
    Fuori siamo soli, seduti sulla panchina del retro del locale.
    << Hai freddo? >>, domanda.
    << Non particolarmente… >>, affermo.
    << Non ti avevo mai visto così… Allegro >>.
    << Di solito non bevo >>, mi giustifico.
    << E chi te l’ha fatto fare? >>. Sbuffo e faccio un amaro sorriso.
    << Tom… >>.
    << Qualcosa non va? >>.
    << Ci siamo lasciati >>, dico d’un fiato. Robert rimane zitto e mi mette un braccio attorno alle spalle per coprirmi dall’aria fresca che soffia su di noi.
    << Cazzo… Mi dispiace… Quando è successo? >>.
    << Dopo che ti ho chiamato >>, rido amareggiato. << La cosa divertente è che l’ho proposto io di farlo. Di frequentare altre persone! Cioè… Stiamo troppo male per… Continuare >>.
    << Capisco >>, dice semplicemente. Di lì in poi odo solo la musica della sala alternarsi e le macchine allontanarsi veloci per concludere al meglio una serata.
    Ci sono minuti nulli, senza parole, fino a che…
    << Gli altri lo sanno? >>. Scuoto il capo desolato.
    << Non ho voluto dirlo, avevon paura di dirlo ad alta voce… Per questo ho bevuto >>.
    << Ora… Che vuoi fare? >>. Mi volto verso di lui.
    << Non lo so… Voglio solo divertirmi. Fare qualche cazzata >>. Robert mi si avvicina.
    << Sei sicuro? >>. Con una mano mi accarezza i capelli e con l’altra cerca di stringermi per un fianco.
    << Sì… Ormai… Tutto è finito >>. Continuiamo a guardarci per lunghi istanti. Lui si avvicina senza che io faccia niente e strofina il suo naso contro il mio, baciandomi poi delicatamente una guancia.
    << Mi dispiace davvero Bill >>.
    << Ho bisogno di non rimanere da solo… >>.
    << Siamo al tuo compleanno, non sei da solo >>, sussurra al mio orecchio. Sorrido. Un brivido mi percorre la schiena, ma non è lo stesso brivido che sentivo con Tom. Tutt’altra cosa.
    << Grazie… >>, sorrido cercando il suo naso con la punta del mio e strofinandomi contro di lui. Rimaniamo a fare naso a naso per tantissimo tempo, la notte si fa fredda e sempre più buia. Le sue mani si incastrano fra i miei capelli e mi carezzano un fianco. Mi avvicino di più contro di lui, continuando a guardarlo e non facendo nulla.
    Quando meno me lo aspetto però, le sue labbra si posano sulle mie e io mi sento… Strano.
    È la prima volta che bacio qualcuno dopo aver baciato Tom, l’ultima volta.
    Quasi non mi ricordavo come si facesse.
    Robert rilascia un semplice bacio a stampo sulle mie labbra e poi si scosta, tornando a fissarmi. Io sorrido lievemente e lo guardo, un po’ estasiato.
    << Tutta questa attesa per un bacino? >>, dico mordendomi il labbro inferiore. Robert si avvicina irruentemente alle mie labbra e cominciamo a baciarci davvero.
    Chiudo gli occhi.
    Vedo Tom che mi guarda, mi sorride malizioso, si avvicina e mi avvolge a lui baciandomi avidamente sul collo. Sento il piercing di Tom strofinarsi contro la mia pelle, sento le sue mani insinuarsi sotto la mia maglietta. Sento il suo odore, il suo sapore. Vedo Tom baciarmi con passione, amarmi in silenzio, desiderarmi fisicamente.
    Mi abbandono a lui e mentre stiamo per gettarci su un letto… Tutto viene ad interrompersi perché Robert non mi sta più baciando e ciò che stavo immaginando con Tom, si sfalda come un sogno al mattino interrotto da un rumore improvviso o un tono di voce troppo grave.
    << Oh… >>, dico semplicemente. Ma non sto parlando con Robert, sto parlando con la mia coscienza, il mio inconscio che, per un attimo, mi ha fatto talmente tanto desiderare di riavere qualcosa di Tom che… Mi ha costretto a baciare un altro, fingendo fosse lui.
    E quella sera dunque rimane così, sospesa, come un sogno interrotto, colma di sensazioni incomplete, indeterminate e ingannevoli.

     
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    50 CHAPTER



    Sono passati tre mesi da quel bacio con Robert e le cose non sono che andate peggiorando.
    Il giorno dopo l’avvenimento l’ho subito raccontato Tom, ma la sua risposta è stata tutt’altro che consolante: mi ha confessato di essere andato con quella ragazza di cui mi parlava e da lì ho capito che questa relazione a distanza non avrebbe potuto funzionare.
    Siamo a Natale ormai, tante cose sono cambiate.
    I rapporti tra me e mia mamma sono sempre pessimi, la mia coscienza mi fa continuamente sentire in colpa di tutto, London è cresciuto, io e Robert ci siamo messi assieme e… Io e Tom non ci sentiamo praticamente più.
    Avrebbe dovuto chiamarmi… Vediamo, 2 mesi fa? Beh, non l’ho fatto e io sto ancora aspettando quella chiamata. No aspettate, non datemi della troietta, anche io ho preso in mano il telefono per chiamarlo, ma… Tom non mi ha mai risposto e me la sono più che presa.
    Non avrei mai immaginato che sarebbe finita così male.
    Insomma, sono incazzato con lui per quelle chiamate a vuoto, ma io sono ancora innamorato di lui nonostante il mio passatempo con Robert.
    Sì, passatempo. Non ho mai fatto sesso con Robert e non mi sono neanche mai immaginato di farlo, sto solo aspettando passivamente che il tempo scorra.
    Sto solo… Passivamente aspettando il suo ritorno.
    Sim e Kraus si sono sistemati rispettivamente con due tipe. Cioè, Sim con il suo ragazzino e Kraus con una di scuola.
    Io, ovviamente, sono rimasto accanto a Robert, ma… Non me ne interessa davvero.
    Lui vorrebbe passare a cose più fisiche, io gli ho palesemente detto che può scordarselo.
    Ho fatto l’amore con Tom per la prima volta e non desidero fare l’amore con nessun altro.
    Almeno questo gliel’ho promesso e voglio mantenerlo.
    << Che ne dici di vederci dopo il tuo pranzo? >>, mi domanda Robert accompagnandomi a casa dopo una nottata difficile. Una nottata soffocata nell’alcol. Io scrollo le spalle, annoiato.
    << Non lo so… Dovrei sentire con mia madre >>, mento. Non mi va di averlo troppo fra i piedi.
    << Almeno possiamo stare insieme! Sembra quasi che ti annoi a stare con me >>.
    << Non mi annoio Robert, è solo… È uno strano periodo Natale, lo sai >>.
    << Per via di Tom? >>. Colpito e affondato.
    << Senti la smetti sempre di tirarlo in mezzo alle palle una volta che non lo nomino? Ti ho detto mille volte che non voglio parlare di lui, ti ho detto mille volte che non c’entra niente! Ti ho detto basta cazzo! >>, mi altero. Io non sono più quello di una volta.
    Non sono più come quando stavo con Tom. Io non sono più felice.
    << Okay stai tranquillo cazzo, volevo sapere saperne di più… >>.
    << Sei forse il mio migliore amico o la mia cazzo di coscienza Robert? Non hai alcun diritto di sapere niente >>.
    << Certo che più passa il tempo più sei stronzo Bill >>.
    << Ora che cazzo vorresti dire? Che non ti piaccio più? Puoi andartene a fanculo eh! Sai quanti ne rimedio sfigati come te? >>, urlo in mezzo alla strada. Robert, ormai bello che spazientito, mi trascina di lato.
    << Insomma la smetti di trattarmi così? Finiscila, lo sai che mi piaci tu >>.
    << Eppure non mi sembra, critichi tutto quello che faccio! Tom non si è mai permesso di giudicarmi >>.
    << Non eri tu quello che non voleva parlare di lui? Non voleva nemmeno sentirlo nominare? >>, mi sbeffeggia.
    << Lo nomino quanto cazzo mi pare, lo nomino se devo fare un ottimo paragone che lo rappresenta con una persona di merda come te >>, lo accuso cattivamente. Dal momento in cui Tom se n’è andato il mio vocabolario conosce solo parolacce, io sono completamente cambiato e sono sempre nervoso.
    << Senti mi hai veramente stancato. Se non vuoi avere niente a che fare con me basta che tu lo dica! Nella testa hai ancora Tom, si vede benissimo. Se non vuoi stare con me, sta con lui! >>, sbotta. Non ci vedo più dal nervoso.
    << Sei una testa di cazzo Rob, sai benissimo che non posso! Continui ad infilare il coltello nella piaga, continui a farmi male! Ci tornerei subito se fosse qui! >>.
    << Oh quindi non te ne frega un cazzo di me? Torneresti subito da quel coglione? Se ti voleva davvero rimaneva in Germania e non si metteva con nessuna! Invece… Pff. Dai Bill, fatti delle domande >>. Le lacrime cominciano a scendere velocemente dai miei occhi e mi agito non poco. Iniziano a tremarmi le mani e comincio ad avere un principio di crisi isterica.
    << Senti Robert vaffanculo! Io c’ho messo tempo! Tempo per ricominciare a vivere, tempo anche per mettermi con te, tempo per dimenticarlo! E tu sei uno stronzo a rinfacciarmi tutto questo perché io ti ho dato una cazzo di possibilità! >>.
    << Se sono solo un rimpiazzo di Tom posso andarmene >>, dice lasciandomi le braccia che poco fa mi aveva braccato. << Non me ne faccio niente >>. Rimango a piangere fuori di casa mia mentre lui se ne va, poi essendomi calmato rientro in casa. Fingo che non sia successo niente con mia mamma, ma non attacca.
    << Bill? Tutto bene? >>. Ed ecco che inizia una lunga serie di bugie.
    << Certo, perché? >>, scrollo le spalle come se niente fosse successo.
    << Non so, hai… Gli occhi lucidi >>. Mia madre ci va molto piano con me da quando i litigi sono all’ordine del giorno e più mi rendo conto di essere diventato uno stronzetto, più continuo ad esserlo e peggioro.
    << Non ho gli occhi lucidi, mi è solo entrato qualcosa… Polvere o boh, forse gira qualche brutta allergia >>, sostengo il suo sguardo. Eppure lei non cede.
    << Non andavi a fare un giro con Robert stamattina? Dov’è? >>.
    << Niente, mi ha accompagnato e ora sta tornando a casa >>.
    << Davvero? Poi vi rivedrete? >>. Faccio un sospiro per non scoppiare.
    << Certo, ora se vuoi scusarmi vado in camera mia >>, mi dirigo verso le scale.
    << Okay tesoro, ma dà da mangiare a London, oggi non vuole saperne >>.
    << Mmh, okay… Sarà il Natale >>.
    << Hai fatto gli auguri a Tom? >>. Il mio cuore sembra bloccarsi, la gola mi si secca.
    << Certo >>, mento.
    << Bravo… Appena lo risenti salutamelo >>.
    << Ovviamente mamma, scusa London piange, vado a dargli da mangiare >>, mi appropinquo in camera mia con una morsa al cuore. Do da mangiare al mio cagnolino e, sospirando ancora, mi siedo sul bordo del letto.
    << Oddio… >>. Mi porto le mani fra i capelli e cerco di non piangere.
    È così difficile da quando Tom se ne è andato, così difficile da quando Tom ha cessato di farsi sentire, così complicato da quando ho cominciato a darmi a Robert in un modo o nell’altro, così complicato quando arrivano le feste.
    Ricordo benissimo lo scorso Natale.
    Io e Tom stavamo assieme da circa tre mesi. Era tutto così felice allora, prima che ci lasciassimo la prima volta intendo. Ricordo anche il momento in cui Tom è venuto qui a Loitsche. In Inghilterra ci eravamo messi d’accordo per vederci: lui aveva promesso di chiamare, che non ci saremmo persi.
    Quando però non aveva ancora chiamato io mi ero angosciato da morire… Ai tempi, Kraus mi dava ancora la caccia. Come se io fossi una bestia da malmenare.
    Poi però… Non potendo chiamare è venuto diretto alla mia scuola. È venuto per me e mi ha salvato dall’ira di Jui. Che buffo, pensare che ora è il mio migliore amico.
    E quando quel giorno stesso l’ho portato a casa? Gli ho domandato se fossi o no il suo ragazzo? Non potrei mai dimenticarmi quella risposta, così sicura, diretta, così sincera.
    Ero così felice allora… Adesso non faccio altro che sprofondare nella depressione più profonda.
    Che cosa davvero ha fatto cambiare il nostro rapporto? È stata davvero la Spagna? Siamo stati noi? Sono… Sono stato io?
    Scoppio a piangere nel silenzio della stanza, London mi guarda come se non capisse ciò che sto facendo, ma il guaio è che nemmeno io lo so.
    Non so più niente di ciò che sto facendo. Non capisco cosa sto facendo nella mia vita, cosa dovrei fare, cosa ho sbagliato, qual è la mia strada.
    Forse io sono stato solo una piccola parentesi della vita di Tom, forse l’ho solo confuso e lui ora è tornato nella retta via.
    Forse io, semplicemente, è come se non fossi mai significato niente.
    Prendo il cellulare e compongo il numero di Tom: non riesco a togliermelo dalla memoria. Lo lascio squillare, ma non arriva nessuna risposta.
    << Cazzo Tom, rispondi! >>. La chiamata non ha alcun esito, così compongo nuovamente il numero e –in preda ad una crisi isterica- piango pesantemente, ma ancora una volta niente. Continuo a chiamarlo, riprovo più volte, ma non mi risponde.
    Avanti Bill… Non vuole più saperne niente di te!
    << No, non è vero! Stai zitta! >>, grido alla mia coscienza. La testa fra le mani: mi sembra di diventare pazzo.
    Ma sì che è vero, lui ora sta con quella ragazza… Perché dovrebbe fregargli qualcosa di te?!
    << No, no! Io e Tom siamo speciali, io e Tom… Ci siamo solo presi una pausa >>.
    È quello che ha voluto farti credere Bill, lui non tiene a te.
    << No, lui mi ama, io lo amo! Io, io… Io sono Bill innamorato di Tom e noi… Dio! >>, getto il cellulare per terra. << Perché si comporta così? Perché? Perché? Che cosa gli ho fatto? >>, mi butto con le ginocchia sul pavimento e piango disperato. London si avvicina, mi lecca le mani per consolarmi, ma io non riesco a fermarmi.
    Sento qualcuno fare le scale e mia madre spalanca la porta della mia camera.
    << Bill! Tesoro, cosa è successo? >>.
    << Oh mamma… >>, striscio fino ad arrivare alle sue gambe e mi incollo ad una di esse. << Perché non mi vuole? Perché? Cosa gli ho fatto? >>.
    << Chi non ti vuole? Dio tesoro calmati, tirati su >, singhiozzo forte mentre mia mamma mi carezza la testa, ma non riesco a placare il mio dolore.
    << Voglio andare via, voglio morire… >>, singhiozzo.
    << Bill, no! Ma cos’è successo ? Hai litigato con Robert? >>.
    << NON ME NE FREGA UN CAZZO DI ROBERT! >>, strillo. << Io voglio Tom mamma, voglio Tom, fallo tornareeee… >>. La mia disperazione prende il sopravvento, la calma si è nascosta da qualche parte della mia mente dove non riesco più a vederla.
    Divento matto.
    << Bill, io… Calmati amore, si aggiusterà tutto >>.
    << No, niente si aggiusterà… Lui sta con quella tipa, lui non mi ama più… >>.
    << Tom si è fidanzato con un'altra? >>.
    << Sì mamma… >>, piango. << E io… Non ho fatto niente per impedirglielo >>. Mia madre mi carezza il capo, ma la vedo perplessa.
    << Non capisco tesoro, credevo tu stessi con Robert >>.
    << No, non più. Lui mi ha lasciato! Abbiamo litigato oggi pomeriggio >>.
    << Mi dispiace amore… >>.
    << NO A ME NE NON FREGA INVECE! >>, piagnucolo. << Io lo usavo solo per non pensare a Tom >>.
    << Oh… Non sono cose che si fanno tesoro, ogni persona ha dei sentimenti… >>.
    << E perchè nessuno pensa ai miei? Perché Tom non è qui? Robert lo sa che lui per me è solo un passatempo, l’ha sempre saputo! Io… Io >>, singhiozzo. << Per lui non conto niente, sono solo un suo capriccio. Lo so io come lo sa lui! Perché Tom non mi chiama? Perché non risponde alle mie chiamate? >>. Passo tutto il tempo a piangere in camera con mia madre, quando poi è il momento di ricomporsi e scendere per il fantomatico pranzo di Natale, dove tutti devono mostrarsi felici e spensierati.
    Su di me però capeggia una grandissima nuvola nera e non la smette più di piovere.

    ***


    È ormai sera, il pranzo è stato abbondante e spiacevole.
    È venuto a farci visita mio padre e questo non ha fatto altro che rattristare la mia giornata.
    Non è contento né di mamma, né di me, né dello stile di vita che conduciamo.
    Beh, può andarsene a fanculo. Io ho ben altri problemi qui.
    Rientro in camera dopo aver aiutato l’unico genitore nella mia famiglia che abbia un po’ di buon senso. Mi siedo sul letto, tolgo le scarpe e London mi salta addosso. Mi butto indietro sul materasso e gioco un po’ con lui, che mi lecca dolcemente il viso.
    << Siamo solo io e te, vero London? Nessuno potrà separarci >>, lo accarezzo. << Nessuno, non è vero? >>. Il cane abbaia e mi strappa di dosso un sorriso. Sospiro apparentemente felice col cucciolo in grembo. << Vorrei non fossimo soltanto io e te, Tom… Cioè! London… >>, sussurro. Il cagnolino mi osserva perplesso. << Oggi ho provato a chiamare Tom, ma non mi ha risposto e… Con Robert ho combinato un gran casino, mi sento in colpa… Dici che dovrei chiamarlo? In fondo sono io lo stronzo, lui non ha fatto niente per meritarsi quegli insulti >>. London mi abbaia di risposta. << È un sì? Massì dai, lo chiamo! Al massimo non mi risponde >>, ribatto scocciato sollevandomi dal letto. London comincia a girarmi intorno e mentre compongo sul telefonino il numero di Robert, gli lascio qualche croccantino nella sua ciotola.
    Chiaramente non si affanna a rispondere quest’impertinente.
    << Pronto? >>.
    << Hey, so che hai tutto il diritto di non volermi parlare… >>, inizio dolcemente, con l’intento di farlo sciogliere poi: con Tom funzionava sempre.
    << Già >>.
    << E so anche perché >>, mi mordo le labbra e attendo. Lo sento sospirare pesantemente.
    << Perché? Sentiamo >>.
    << Sono stato uno stronzo… >>.
    << Mmh, davvero? >>.
    << Sì, e mi dispiace… >>, dico sincero.
    << Bill ne ho abbastanza di tutte queste cose, cioè io ce ne ho fin quassù delle tue scuse, bisogna che cambi perché… Io non ce la faccio a stare con te in queste condizioni! Cioè ogni volta mi sbatti in faccia il fatto che Tom era migliore di me! >>.
    << Rob, io… >>.
    << E sì, lo so che non posso competere con lui, però cazzo! Qualcosa vorrò pur dire per te! Io mi sono rotto di perdonarti sempre per la stessa cazzata! >>.
    << Allora non vuoi più perdonarmi? >>, domando spaventato. Silenzio dal capo opposto.
    << Non è che non voglio più perdonarti, è che… >>.
    << Mi dispiace amore, mi dispiace… >>.
    << Come… Mi hai chiamato? >>. Silenzio da parte mia.
    << Dai che hai sentito >>, ribatto.
    << … Non mi c’hai mai chiamato amore >>.
    << Lo so, ma… Ho pensato che… Dovrei farlo, del resto tu… Non mi hai mai buttato in mezzo alla strada >>.
    << Ovvero? >>.
    << Cioè hai sempre fatto cose buone per me e io… Non ti ho apprezzato >>. Silenzio ancora, mi massacro le dita. << Allora… Mi perdoni? >>.
    << Ma sì cazzo… >>.
    << Vuoi ancora lasciarmi? >>.
    << No… Lo sai che non voglio, ero solo arrabbiato… Solo, non trattarmi di merda come oggi, cioè Bill… Io ci tengo a te, ti voglio bene. Cioè magari all’inizio quando stavi con… Con lui, ti volevo solo per giocare, però poi mi ci sono affezionato davvero… Insomma io… Ti voglio bene davvero >>. Sorrido piacevolmente sorpreso e col cuore leggermente accelerato.
    << Oh… Anch’io. Davvero. Tom è ancora una ferita aperta per me, ma… Ci sei tu adesso e… Devo accettarlo. Cioè, devo accettare il fatto che tu non sei Tom chiaramente e non puoi comportarti come lui e fare le cose come faceva lui. Scusa, ma… Lo sai: lui è stato la mia prima storia seria >>.
    << Certo che lo so, infatti di tempo te ne ho dato per metabolizzare la cosa, ma sembra che a te se non ti si sbatte con le spalle al muro non capisci! >>, ride. Lo imito anch’io.
    << Eh oh, sono una testa dura! >>.
    << Lo vedo, hai una corazza! Quando ti metti in testa una cosa!... >>.
    << Ahahah, lo so… Beh dai, sono… Contento comunque che abbiamo chiarito. Non volevo perderti, ti ho fatto passare un Natale di merda >>. Lo immagino scrollarsi le spalle.
    << Già, ma… Ora è passato fortunatamente quindi non voglio più pensarci! >>. Io e Robert rimaniamo a chiacchierare per un po’, fino a che non ci salutiamo e ripongo il telefono da dove l’ho preso.
    << Sai London… Forse adesso, proprio ora, in questo momento, penso che questo ragazzo possa piacermi davvero >>, sorrido gettandomi sotto le coperte stanco morto. Spengo la luce e fisso per un istante il soffitto. << E tu che ne pensi Tom? >>, domando al vuoto. << Credi che potrei ricominciare esattamente come hai fatto tu? >>. E chiudendo gli occhi sogno nuovamente il nostro incontro dopo questa fase di stacco, un sogno che ormai… Faccio da tantissimo tempo.
    Io, lui e niente più.

     
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