[Solo Etero? Non dipende da me.]

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  1. Helly_Kaulitz
     
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    Dalla prima fila. Amo, io e te prime fila 4evaH <3 *___*

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    52 CHAPTER



    Il vuoto dentro di me è enorme.
    Sembra essere davvero un periodo schifoso.
    Ah, periodo. Diciamocelo, da quando è andato via Tom ogni istante è un periodo schifoso.
    Ho avuto forse dei momenti in cui pensavo che le cose sarebbero andate bene, ma… Non sono durati tanto, infatti li ho appena chiamati momenti.
    Basta, non devo parlare di Tom.
    E come faccio? Se non devo parlare di lui come vi dico che mi ha richiamato quella sera stessa, ma io non sono riuscito a rispondere? Non difendetelo, non se n’è curato tanto dopo una chiamata. Ha lasciato subito perdere.
    Dio, so io cosa stava facendo con quella tipa quando ha detto che non poteva parlare: sesso, ecco cosa stava facendo. Eppure, aveva promesso che non sarebbe andato così a fondo: ipocrita.
    Ormai sono giorni che piango, giorni che non esco di casa, giorni che cerco di convincermi di mettere tutta questa questione nel dimenticatoio. Ce la faccio? No, non ce la faccio, ma… Devo continuare a provare. Almeno se proprio non riesco a dimenticare, devo non dirlo ad alta voce: per me è davvero troppo sofferente.
    Io non sono una cattiva persona… Ammetto di aver avuto dei brutti momenti, con brutti pensieri e di aver fatto scelte sbagliate, ma… Chi non ha questi momenti? Siamo esseri umani, non possiamo fare tutto bene, a volte sbagliare è l’unico modo che abbiamo per dare una scossa alla nostra vita.
    Dio, non avrei mai dovuto lasciare che partisse. Prima che succedesse, io e Tom ci amavamo così tanto, eravamo fatti l’uno per l’altro.
    Rimpiango ancora Milano, non sarei mai dovuto tornare. Se non l’avessi fatto, io e Tom saremmo ancora assieme e non sarebbe finita in questo tragico modo.
    Beh, ora basta pensare, le cose sono quelle che sono e non c‘è modo di cambiarle.
    A parte Kraus con cui ho passato il pomeriggio ieri, non ho più parlato con nessuno dei miei “amici” di Niegripp.
    O meglio, nessuna parola con Gismar e Sim, mi è parso di essere stato abbastanza chiaro.
    Ovviamente non abbastanza con Robert che non fa altro che chiamarmi.
    Con lui ce l’ho ancora più che con Gismar. Non solo non mi ha detto ciò che sapeva, ma dopo tutto quello che abbiamo avuto lui era obbligato ad informarmi! Tra noi c’è stato un flirt e lui ha pensato solo ai suoi comodi, non ai miei bisogni.
    << Tesoro… Come va? >>, d’un tratto entra mia mamma in camera e interrompe il flusso dei miei pensieri. Le sorrido.
    << Meglio… Grazie >>.
    << Che ne dici se… Oggi usciamo, ci compriamo un gelato e andiamo a fare un po’ di shopping? È tanto che non lo facciamo >>. Scrollo le spalle stendendomi sul materasso.
    << Il gelato possiamo mangiarlo qui a casa e poi… Non ho tanta voglia di fare shopping >>. Mia madre sospira pesantemente e si siede accanto a me.
    << Ascolta… Hai provato a richiamarlo? Magari ora che… Ti ha già sentito, risponderà >>.
    << Perché dovrei? Se aveva qualcosa da dirmi ha avuto abbastanza tempo per farlo, ora è troppo tardi >>.
    << Tesoro… Non mi va di vederti così giù… Eppure quando tu hai avuto quella scappatella con Kraus tempo fa… Tom ti ha perdonato, non puoi farlo anche tu? >>.
    << No! >>, esclamo. << Era una cosa completamente diversa. Io poi sono andato lì, l’ho guardato negli occhi e gli ho detto cos’era successo. Lui non risponde alle mie chiamate per un motivo che neanche so dato che tra noi non era successo niente e… Io non ho niente da perdonargli, perché è fuori dalla mia vita >>, sbuffo girandomi di lato.
    << Bill, hai quasi 18 anni ormai, fai il grande… Pensaci, so che ci tieni da morire a lui >>. Mi alzo di scatto.
    << Anche se fosse? Lui non tiene abbastanza a me, quindi è finita! Per sempre! >>.
    << Okay… >>, risponde poco convinta.
    << Cioè mamma, tu credi che abbia ragione lui? >>.
    << No, non ha ragione, ma l’unica cosa che non voglio è che tu ti chiuda a guscio come stai facendo, evitando la situazione e tutti i tuoi amici >>.
    << Io non ho più nessun amico, mi hanno tradito >>.
    << E tu pensi di essere perfetto? Hanno sbagliato, chi non sbaglia? Almeno a loro dovresti dare una seconda possibilità. Tom… Non so cosa gli stia passando per la testa, se non vuole avere a che fare con te… Nessuno lo obbliga, ma non voglio che tu rimanga tutta l’estate chiuso in casa e senza vedere nessuno. Quindi ora… Tirati su >>. Mamma mi dà una pacca sul sedere e se ne esce dalla camera.
    Forse non ha tutti i torti. Forse in un futuro lontano potrei anche pensare di perdonarli, in fondo… Non è loro la colpa se Tom ha deciso di non volermi più.
    Sbuffo alzandomi dal materasso e prendo il cellulare dalle mani.
    Compongo, svogliatamente, il numero di Robert e aspetto una risposta:
    << Bill! >>, esclama.
    << Mi hai chiamato? >>, faccio finta di niente.
    << Se ti ho chiamato? Ho consumato le dita a forza di premere il tasto di chiamata! Dio Bill, mi dispiace da morire, non voglio che tu ce l’abbia con me >>.
    << Questo volevi dirmi? Ti sei preoccupato per la tua integrità? >>, faccio il difficile. Sono consapevole che non dovrei comportarmi così: le persone come me, che fanno le superiori e le preziose possono attirare all’inizio, ma poi stancano. Non piacciono più.
    Pensare che questo atteggiamento l’ho acquisito dopo essere stato con Tom… Prima non ero nessuno.
    << Senti, io non ho mai chiamato Tom da quando è partito, te lo giuro, io non ne sapevo niente, sai che noi non andiamo tanto d’accordo, perché avrei dovuto chiamarlo? >>.
    << E perché no? Magari per dirgli di richiamarmi >>.
    << Ti pare avrei potuto mai farlo? >>.
    << Come? >>, domando basito.
    << Bill tu mi piaci, lo sai che mi piaci, pensi davvero che –razionalmente- se avessi chiamato Tom l’avrei fatto per dirgli di cercarti? Casomai il contrario, sai che sono geloso di lui!Ogni volta mi rinfacci di non essere come lui, come avrei potuto anche solo pensare di chiamarlo? >>.
    << Quindi stai dicendo che non ti interessa di me >>.
    << No, sto dicendo proprio il contrario Bì >>.
    << Non chiamarmi così >>, dico d’un fiato. Il cuore mi accelera al ricordo di qualcun altro.
    << Okay scusa, comunque ragionaci… Per quale motivo avrei dovuto chiamarlo? >>.
    << Se davvero tenevi a me, l’avresti fatto per me >>.
    << Chiamare l’ex ragazzo del mio ragazzo per dirgli di cercarlo? >>. Mi fermo a pensare.
    << Io non sono il tuo ragazzo >>.
    << Va beh, quello che sei. Non avrebbe logica da parte mia averlo chiamato, quindi se vuoi incolpare qualcuno incolpa Sim o Gismar, io e Tom non parlavamo già da un po’, credevo te ne fossi accorto. Quando eri suo non faceva che tenerti nella sua aura >>.
    << Ero? Io sono ancora suo, sono rimasto suo, io non sono tuo, noi non siamo fidanzati, noi non stiamo insieme, io non ricomincio una storia per stare come sto adesso >>, ribatto pungente. Il mio intento iniziale in realtà era quello di perdonarlo, ma non ne sta dicendo una giusta.
    << Bill… Non c’è bisogno che continui a sbattermelo in faccia >>, fa una pausa. << Poi ti ho detto che mi va bene anche così, io volevo solo farti sapere la verità… Che io a Tom non l’ho mai chiamato e mai con gli altri è uscito fuori il discorso. Solo l’altro giorno quando mi hanno detto della casa, io non l’ho saputo prima, volevamo dirtelo assieme… >>.
    << Mi stai chiedendo di perdonarti? >>.
    << Sì >>, afferma con fretta.
    << Perché? >>.
    << Perché ho bisogno di te… >>, sussurra a bassa voce. Sbuffo esasperato gettandomi sul letto e passandomi una mano fra i capelli.
    << Ma perché? Non lo capisci che sono innamorato di un altro? >>, inizio a piangere.
    << Sì, ma lui adesso non c’è e continuo a pensare di poter avere una possibilità. Sei così freddo quando parliamo di noi, come se non ti importasse davvero… >>. Le lacrime prendono il controllo di me.
    << Robert! Non lo capisci che soffro a parlare di lui? Anche solo a sentirlo nominare, a non sentirlo? Lui è stato il mio grande amore >>, mi poso una mano sul cuore sentendo qualcosa scivolarmi sulle dita. << Io non potrò mai dimenticare nemmeno un momento di quelli che abbiamo passato assieme e nessuna delle storie che avrò sarà mai comparabile a quella che ho avuto con Tom! >>, singhiozzo. << Ora ti prego possiamo non parlarne più e chiuderla qui? Non riesco più ad interpretare quel ruolo >>.
    << Che… Ruolo? >>, domanda titubante dopo essere stato in ascolto per tutto il tempo.
    << Il ruolo di quello stronzo a cui non frega un cazzo di niente e nessuno se non di sé stesso e che finge di stare bene! Io non ce la faccio… >>, comincio a singhiozzare ripetutamente e soffoco le lacrime contro il cuscino. Lacrime e grida soffocate, ecco le uniche cose rimaste a farmi compagnia.
    << Okay, tranquillo, ora però… Non piangere, dai >>.
    << Non ce la faccio, non ce la faccio... Per mesi ho aspettato, finto che tutto andasse bene e ora… Io… Io >>, non finisco la frase e continuo a singhiozzare contro il cuscino perdendo il fiato.
    << Tu cosa?... Dai, sfogati >>.
    << Io… Non so più cosa voglio, cosa aspettarmi… Non ho più un cazzo a cui aggrapparmi… >>, frigno. Lo sento ridere.
    << Credimi, uno ce l’hai >>. Comprendendo il doppio senso rido anch’io mentre copiose lacrime mi rigano le guance.
    << Deficiente! Dai… Mi hai fatto ridere >>.
    << E io voglio vederti ridere >>, afferma sicuro. << Non sentirti piangere >>.
    << Sei così gentile con me… >>.
    << Ci tengo a te >>. Sorrido e tiro su col naso, calmandomi.
    << Okay… Sto meglio adesso >>.
    << Vuoi che venga da te? >>.
    << No… No, sto bene, davvero… È stato solo un momento di debolezza >>.
    << Sicuro? Perché io vengo subito se lo vuoi! >>.
    << No, davvero, va bene così… Anzi, grazie… Scusami se me la sono presa con te, non c’entravi niente… >>.
    << Tranquillo, è tutto passato ora… Tranquillo >>, mi ripete. Vorrei che venisse qui qualcun altro, lui potrebbe davvero farmi passare questo umore.
    Che scemo, sto male per lui, ma è l’unica persona che ho bisogno di vedere.
    Per quanto lo odi, mi passerebbe tutto se lo vedessi. Riuscirei a dimenticarmi tutto.
    << Okay, credo che… Andrò a fare un giro ora… È un bel po’ di giorni che non esco, sai com’è… >>, dico sul vago.
    << Okay, allora… Quando vuoi chiamami, sai dove trovarmi >>.
    << Certo… E grazie… Ciao Robert… >>. Chiudo la chiamata e mi fermo a riflettere.
    Sono così debole, quando comincerò a rafforzare il mio cuore?
    Dio, neanche la mia coscienza mi dà più risposte.
    Scendo le scale e giungo al piano inferiore, mia mamma mi osserva curiosa.
    << Tesoro? Hai cambiato idea? >>.
    << Ho chiamato Robert, abbiamo fatto pace >>. Devio la domanda con qualcosa di più interessante.
    <<veramente? Oh bene! Piano piano farai pace con tutti e quanti, vedrai! >>.
    << Certo… Esco un po’, non torno tardi, prometto >>.
    << Ma dove vai? >>.
    << Qui in giro, tranquilla… Prendo il motorino sennò è troppo caldo >>.
    << D’accordo tesoro, ma stai attento… Sicuro di stare bene? >>.
    << Mmh mmh, tranquilla! Dà un’occhiata che London non mi rincorra in strada >>. Una volta essermi assicurato che il mio cane non comincerà a fare il pazzo dietro il mio scooter, parto e vado spedito alla mia meta: Niegripp.
    Sì, avete capito bene. Credo che d’ora e in poi controllerò che quel cartello ci sia sempre, così almeno avrò la sicurezza che nessuno comprerà la casa.
    Una volta giunto là davanti, lui è lì, minaccioso, rosso fiammeggiante.
    Mi provoca.
    << È la nostra sfida, stronzo >>, sussurro scendendo e poi dandogli un calcio. << Nessuno comprerà questa casa, me ne assicurerò io personalmente >>. La osservo e faccio un sospiro enorme.
    << Dio… Perché mi hai fatto questo? >>. Tocco il cartello come se fossi improvvisamente pazzo e osservo la casa. Mi mordo nervosamente le labbra e mi avvicino alla casa di Tom. << Non può farmi troppo male >>, mi dico. Salgo le tre scale che mi separano dall’entrata principale e mi blocco. Ricordo perfettamente il giorno in cui, disperato, ho suonato a questa porta e quell’arpia di Karola mi ha aperto. Ero così deciso sul mio da farsi: dovevo conquistare sua madre affinchè mi permettesse di rivedere Tom. Le avevo detto che suo figlio non era per forza gay solo perché mi frequentava e anche se lo fosse stato, e se fosse proprio ciò che più la preoccupasse, non era una brutta cosa. Avevo decantato suo figlio come la persona più brava, buona e paziente al mondo.
    Avevo confessato davanti agli occhi di lei di amarlo, poi… La porta era leggermente aperta e l’avevo visto discendere le scale e poggiarsi allo scorrimano, come se mi avesse sentito in precedenza. Mi ero bloccato e avevo sussurrato il suo nome. Lui era corso fuori e mi aveva stetto forte al suo corpo. Una dannata sensazione che non dimenticherò mai per tutto il resto della mia vita.
    Sospiro toccando il pomello della porta e provo ad aprirla: ovviamente è chiusa.
    Rimango un po’ lì a ricordare il passato, poi –scendendo le scale- mi porto nel retro della casa e provo ad aprire la porta di servizio. Nulla.
    Eppure, qualcosa continua a dirmi che devo entrare là dentro.
    Mi guardo in giro e cerco qualcosa per rompere il vetro. Lo so che pensate che io sia impazzito, ma l’unico modo per dimenticare che lo odio troppo per non aver mantenuto la sua promessa è tornare indietro nel passato e cercare tutto ciò che me lo ricorda.
    Questa casa è la cosa più sua che mi rimane.
    Prendo un sasso e lo lancio contro il vetro, allontandomi. Sforzo la porta dall’interno con molta difficoltà e riesco ad aprirla. Mi sono leggermente tagliato il polso, ma non fa poi così male da impedirmi di entrare.
    L’odore che è rimasto qui dentro è così familiare. Non dico che la casa in sé porti proprio ricordi felicissimi, eppure… Lui è stato qui tutto questo tempo e ora qua non sono rimasti che pochi mobili.
    Mi addentro nel salotto e comincio a sfiorare tutto ciò che di lui è rimasto, pensando a come siamo giunti a questo punto.
    So che dovrei smettere –da una parte- di tornare indietro, ma è troppo difficile.
    Mi pare di aver già detto che dimenticare qualcosa è impossibile: per quanto tu possa accantonarlo nei meandri della tua memoria, non riuscirai mai a disfartene.
    È come se i ricordi fossero organizzati in piccole scatole.
    E per quanto tu nasconda quella scatola piena di ricordi tristi e dolorosi dietro tutte le altre, saprai comunque andarla a cercare e trovarla quando vorrai rivangarli e piangerci un po’ su.
    Per la seconda volta mi domando chi verrà ad abitare in questa casa, ma un secondo dopo penso che farò di tutto per evitarlo. Ho già in mente svariati piani. Devo solo combinare un po’ di guai qua dentro, come scalfire le pareti, fare in modo che rimanga un odore nauseabondo tale da fare pensare che l’impianto idraulico non funzioni, lasciare dei topi dentro la casa, sfasciare i vetri… Renderò la casa un tale inferno che nessuno vorrà più metterci piede.
    Questa casa è di Tom e basta e nessuno deve osare metterci piede.
    Respiro per un po’ l’odore di essa e mi getto sul divano, a riflettere.
    Quella stronza era seduta su questo divano il giorno che ha detto che a lei poteva andare bene, lo stesso giorno in cui probabilmente ha deciso che tutto sarebbe dovuto finire portando suo figlio lontano da me.
    Mi mordo le labbra nervosamente e scoppio a piangere con le mani in mano.
    Niente di quello che è stato potrà mai essere cambiato, è vero.
    Ma nessuno, dico nessuno mi impedisce di mutare il futuro: uno stupido cartello con scritto “vendesi proprietà” non avrà la meglio su di me.
    Tom se n’è già andato una volta e io non permetterò che qualcuno mi porti via un’altra parte di lui. Oramai ho deciso: è la mia battaglia e ho deciso di giocare tutte le armi in mio possesso per vincerla.
    Ho già perso una volta perché non ho combattuto abbastanza per tenermi ciò che mi apparteneva: non succederà di nuovo.
     
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