[Solo Etero? Non dipende da me.]

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  1. Helly_Kaulitz
     
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    Dalla prima fila. Amo, io e te prime fila 4evaH <3 *___*

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    49 CHAPTER



    Oggi è il mio fottutissimo compleanno.
    Non appena acceso il cellulare ho ricevuto vari messaggi di auguri: Jui, Gismar, Robert e Tom. Sim chiaramente se n’è scordato, ma lui è tutto nel suo mondo, se ne ricorderà quando lo inviterò ad uscire.
    Tom è stato il primo a mandarmi il messaggio, chiaramente. È stato così carino, solo che io… Devo parlargli.
    Non so, forse è il momento di confessargli le mie riflessioni.
    Ho fatto molti errori con Tom e lui mi ha perdonato, non ne farò altri. Voglio essere sincero con lui, è l’unico ragazzo che mi abbia mai amato veramente. Incondizionatamente.
    Accarezzo London alzandomi dal letto e dicendo:
    << Oggi è il compleanno del tuo fratellino, mi fai gli auguri amore? >>, mi abbasso in ginocchio sul pavimento e London comincia a leccarmi il viso dolcemente. << Ma che pulce adorabile, pulce! Ora devo fare colazione però >>. Vado in bagno sistemandomi i capelli quando lo specchio mi attira ad esso più vicino.
    << Ma che cazzo… >>. Lo vedo lì, bianco, a fissarmi. << Bello Bill, il tuo brufolo schifoso ti sta dicendo buon compleanno cazzo >>, sbuffo inorridito e scendo le scale.
    << Buon compleanno tesoro! Già sveglio? Volevo portarti la colazione a letto, ma… Visto che sei già in piedi >>.
    << È una giornata di merda >>, esordisco sfrontatamente.
    << Non hai sentito Tom? >>, domanda velocemente.
    << Sì, l’ho sentito. Grazie per il ringraziamento. L’essere cresciuto di un anno non mi ha fatto scordare di essere ancora un adolescente. Guarda, un brufolo >>, glielo indico roteando gli occhi. Mia madre si avvicina e mi carezza una guancia.
    << Sei sempre perfetto tesoro, bellissimo >>.
    << Sarà… >>, dico mettendomi a tavola con i miei allegri cereali cioccolatosi.
    << Hai programmi per stasera? Vogliamo festeggiare io e te? >>.
    << Senza offesa mamma, ma pensavo di andare a Niegripp a festeggiare >>.
    << Niegripp? Perché non qui? >>.
    << Perché i miei amici sono tutti di Niegripp magari? Volevo… Andare in discoteca, a ballare >>.
    << In discoteca? >>.
    << Sì perché, non posso andarci? >>, mi altero.
    << Bill comincia ad infastidirmi questo tuo nuovo comportamento, sono tua madre >>.
    << E io sono tuo figlio, madre e figlio non devono andare d’accordo per forza! >>, sbotto. Non avrei mai dovuto dire quanto ho detto. Mia madre abbassa lo sguardo e il mio tenero cuore percepisce una sensazione spiacevole dentro di sè. Mi alzo in piedi e l’abbraccio.
    << Scusami mamma, sono uno stronzo. Non volevo risponderti male… >>.
    << Io mi chiedo cosa ti ho fatto Bill, me lo chiedo! >>, si arrabbia sciogliendosi dall’abbraccio di Giuda.
    << Niente, non hai fatto niente… >>, abbasso lo sguardo.
    << Mi pare nella vita di aver dato tutto per te! Non volevi rimanere all’asilo con gli altri bambini e ho sempre tardato a lavoro per te, alle elementari se i compagni ti prendevano in giro ho fatto reclami al preside e scenate davanti a tutti i tuoi maestri, alle medie hai cambiato sezione per via dei pestaggi e io ho lottato per te, standoti accanto e medicandoti le ferite! Mi hai detto di essere gay e l’ho accettato, non è stato difficile farlo perché sei mio figlio! Ti ho fatto andare in Inghilterra come vacanza studio perché so quanto ci tenessi a cambiare aria! Sai quanto mi è costato quel viaggio Bill? Lo stipendio di quasi tre mesi! Sono sola, tuo padre è già tanto se si ricorda che io esista e non paga neanche gli alimenti completamente! Hai trovato un ragazzo e te l’ho fatto portare a casa, sua mamma non vi voleva assieme e siete stati qui a fare tutte le vostre porcherie! Sei scappato a Milano e ti ho accolto a braccia aperte al tuo ritorno, ti ho sempre accompagnato da Tom ogni volta, ho lottato per far restare quella donna in questo Paese e tu adesso non venirmi a dire che tra una madre e un figlio non ci debba essere un rapporto pacifico perché non me lo merito! >>. Mia mamma scappa via di sopra, forse piangendo, mentre io rimango in cucina come un’anima vuota.
    Sono solo, le parole che ha appena pronunciato non so se mi hanno ferito, però mi hanno fatto capire di essere solo un ingrato.
    << Ora non mi va di parlare con te… >>, sussurro al vuoto.
    Esco da casa con gli occhi lucidi e prendo in mano il cellulare.
    Non so perchè, ma sono quasi arrabbiato.
    << Pronto? >>, risponde Robert dall’altro capo del telefono.
    << Ciao. Sono Bill… Mi aiuti a fare quella cosa di cui abbiamo parlato? >>.
    << La festa? Vuoi farla stasera? >>, domanda gentilmente.
    << Sì è il mio compleanno oggi, voglio farla oggi stesso >>.
    << Ma che hai, ti sento strano… >>.
    << Niente, ho litigato con mia madre… Passerà. Comunque, sai di qualche locale? >>.
    << Guardo le serate del Burn e poi ti faccio sapere >>.
    << Burn? Non è quella roba che si beve? >>. Lo sento ridere.
    << Anche, ma è anche un locale. Chi c’è? >>.
    << I soliti più Kraus >>.
    << Ah, quello >>.
    << Senti è uno dei miei migliori amici, voglio che ci sia. Fatemi il favore di andare d’accordo… >>.
    << Certo piccolo, ti faccio sapere e ti richiamo… Okay? >>.
    << Grazie, fortunatamente ci sei tu >>.
    << Non preoccuparti, dai… Vedrai come ci divertiremo stasera >>. Non sapevo però quanto fosse vera questa frase.
    << Vabbeh d’accordo, a stasera >>. Chiudo la chiamata ancora un po’ nervoso e so che c’è un unico modo per farmi passare lo scazzo. Ancora col cellulare in mano compongo un altro numero, un numero che conosco altrochè a memoria.
    << Bill! >>, esclama lui.
    << Ciao Tomi… >>, sorrido felicemente: sentirlo mi fa sempre un bellissimo effetto, anche se tante cose cambiano in due mesi di assenza.
    << Buon compleanno! Non li hai ricevuti gli auguri? >>.
    << Sì, ma non ho risposto a tutti altrimenti finivo i soldi! >>.
    << Aaaaah capisco, la teoria del risparmio! >>. Risi.
    << Ahahah, già. Senti… Come stai? >>.
    << Mmh potrebbe andare meglio; mamma cerca di farmi uscire con la figlia della sua nuova amica con cui lavora >>.
    << E tu, ci uscirai? >>, domando un po’ ingenuo.
    << Mmh, non so. Dovrei uscirci? >>.
    << Stiamo sotterrando le nostre vite sociali, vero? >>. La sua risata arriva forte al mio orecchio: è così bella, così felice.
    << Un po’, forse. Un po’. Sei uscito con qualcuno? >>. Ed eccola arrivare: la domanda tanto temuta. Qual è la giusta risposta da dare? In fondo no, non sono uscito con nessuno, ma l’intenzione c’è.
    << Cosa preferisci ti risponda? >>, temporeggio. Lo immagino sorridere con quel bellissimo sorriso sghembo e sollevare le spalle.
    << Solo la verità >>. Sospiro.
    << No, non sono uscito con nessuno. Stasera però… Do una festa, credo pagherò da bere >>.
    << Uh davvero? Mi piacerebbe esserci >>.
    << Mi piacerebbe che tu ci fossi >>. Forse però, è meglio se non viene. Del resto, non so ancora quali saranno le conseguenze della festa.
    << Lo credo… Beh, sarò lì con il cuore. Immagina che ti stia stringendo la mano >>. Chiudo gli occhi e mi siedo a terra, sull’erba.
    << Credimi… Io sento ancora la sensazione della tua mano incastrata nella mia, anche se ne è passato di tempo… >>.
    << Vorrei davvero essere lì a festeggiare il tuo compleanno Bill, davvero… Giuro che ho chiesto a quella stronza di mia madre, ma… Per lei tu non esisti più >>. Abbasso lo sguardo stringendo le ginocchia al petto.
    << Tom… >>.
    << Cosa? >>.
    << Lo sai che… Ti amo? >>. Cerco di non dirglielo mai, o poco spesso, oppure glielo scrivo solamente. Cerco di dimenticarmi che è così, cerco di non chiamarlo o di non rispondere al telefono perché… Ogni volta che accade, io sento che mi manca, sento che lo amo e sento che è un sentimento che non sparirà mai. Sarò giudicato per ogni mia azione, sarò giudicato se il mio cuore deciderà di lasciarlo nascosto, se sceglierò di andare oltre, ma… Io non mi giudicherò mai perché nel profondo so che sono troppo innamorato di lui per fare del suo ricordo polvere.
    << Oh amore… Anch’io >>.
    << Scusami se… Se non te lo dico spesso >>.
    << Credimi, capisco bene il perché. Io solo quando lo penso esplodo… Mi sembra di non riuscire ad andare avanti, sono ancora troppo legato a te… >>.
    << Io… Non so cosa dire… Se fossi qui adesso, se fossi stato qui per questi due mesi… Sarebbe tutto diverso… >>.
    << Lo so, ma… Che dire, non hanno voluto e ora io… Non posso fare niente… >>.
    << Vorrei tanto rivederti >>, ammetto timidamente.
    << Anche io… Mancano giusto un paio di anni >>.
    << Farò in modo che volino… >>.
    << Amore non ti starò facendo spendere troppo? >>.
    << Naaah, per le chiamate ho il costo ridotto >>.
    << Okay okay… Allora, stasera festa eh? >>.
    << Già >>, affermo semplicemente.
    << Vai con gli altri? Dove andate? >>.
    << Vado io a Niegripp e andiamo in discoteca, siamo i soliti… Non ho una gran cerchia di amicizie io! Ti sei fatto degli amici piuttosto? >>.
    << Sìsì, alcuni sanno anche di te >>.
    << Oh! E cosa… Sanno esattamente? >>.
    << Sanno che stavamo assieme, tutto qua. Gli ho raccontato di com’è nata >>. Non ho potuto fare a meno di notare quel verbo al passato.
    << Stavamo? >>. Silenzio dal capo opposto.
    << Bill, io… Cioè intendevo che comunque è complicato >>.
    << Lo so, comincia a… A diventare complicato anche per me… Volevo giusto parlartene… >>.
    << Dimmi >>. Ed ecco che sempre io devo parlare.
    << Io ti amo >>, inizio.
    << Anch’io >>.
    << Sì lo so… Ma… Questa distanza comincia a pesarmi… Cioè Tomi, cosa facciamo, stiamo in questa situazione da schifo per i prossimi due anni? Francamente io… Non so, mi sembra di impazzire. Non dico che devo mettermi con qualcuno perché non mi va particolarmente, ma… Forse se mi stacco un po’… Riuscirò a tornare a vivere… >>. Tom rimane in silenzio. << Le cose da quando non ci sei vanno male, io e mia madre… Non facciamo altro che litigare e… Non so, si sente da morire che non ci sei >>.
    << Anche io lo sento e… Mi sembra di impazzire pure a me. Un’amica mi ha riferito che c’è qualcuno che mi viene dietro, ma… Io ho lasciato correre perché c’eri tu e non sapevo che fare… Cioè io non voglio ferirti, ti amo veramente… >>.
    << Lo so… Perché non proviamo… A prenderci una pausa? Cioè, non una pausa, pausa… Cioè… >>.
    << Frequentarci con altri e vedere come va? >>, propone.
    << Magari riusciamo a… A smettere di stare male. Io lo sento… Che stai male anche tu >>. Nuovamente silenzio.
    << Come l’hai capito? >>.
    << Sei sempre stato bravo a recitare, ma colgo ogni sbaglio nella tua voce… Io non voglio che si soffochiamo. C’ho pensato molto Tom, non hai idea di quanto c’ho pensato e forse… Forse dovremmo provare. Poi quando tornerai in Germania, io ti assicuro che da parte mia non sarà cambiato nulla >>.
    << Sei sicuro di quello che dici? Cioè riuscirai a fare quello che dici? >>.
    << Certo, ne sono sicuro >, ammetto.
    << Okay… Allora proviamo a frequentare nuove persone, se capita. Però Bill, niente sesso. Chiaro? >>.
    << Ovvio! Non voglio andare con nessuno carnalmente! Solo te. Un ‘altra cosa: se capitasse, che fossi ubriaco o… Qualcosa… Non venire dentro nessuno o nessuna senza preservativo, solo me >>.
    << Te l’ho promesso prima di partire e te lo prometto anche adesso >>.
    << Veramente? >>. Delle lacrime mi rigano il volto e io tiro su col naso tristemente.
    << Te lo giuro amore >>.
    << Non trattare nessuno come tratti me, non fare l’amore come con me… Non farlo proprio… Niente sesso, solo lingua e preliminari >>.
    << Probabilmente penserò a te mentre succederà >>. Rido divertito, piangendo allo stesso momento.
    << Grazie Tomi… Ora però dovrei lasciarti, devo andare a scusarmi con mamma >>.
    << Certo cucciolo, ci sentiamo presto. Divertiti stasera! >>.
    << Okay, anche tu. Fammi sapere presto della tipa e… Fatti sentire, quando puoi >>.
    << Non è un addio Bill, non piangere >>.
    << Lo so lo so, scusa… È che è strano >>.
    << Interrompiamo subito se continuiamo a stare male. Dai, tranquillo, va tutto bene… Noi ci amiamo >>. Sorrido e mi decido a chiudere.
    << Okay, a presto allora Thomas >>.
    << A presto, Wilhelm >>.
    << Ti amo >>, ripeto.
    << Anch’io >>. Chiudo la chiamata e corro in casa scoppiando in un pianto isterico. Mi dirigo in camera e mi getto sul letto, soffocando le lacrime nel cuscino. Mia madre –preoccupata- si adagia sul materasso e mi mette una mano sulla schiena, accarezzandomi. Mi ripete che “andrà tutto bene”, ma io ho bisogno di questo momento per stare male una volta e per tutte, sperando poi… Che le cose vadano a buon fine.

    ***



    Sono al locale con i miei amici, non ho detto a nessuno della mia chiacchierata con Tomi in cui ci siamo praticamente lasciati, neanche a Kraus.
    Non mi va di parlarne, potrei scoppiare a piangere e non voglio.
    Questa è la mia festa e mi voglio divertire.
    Il locale è molto carino, la musica passabile e sono felice di festeggiare –finalmente- un compleanno in compagnia.
    Siamo seduti ad un tavolino a bere vodka liscia che mi sono fatto comprare da qualcuno più grande di me, altrimenti la mia tenera età non me lo concede.
    Stiamo mascherando la vodka con l’acqua, speriamo nessuno venga a controllare.
    Ingurgito un bicchiere dopo l’altro: credo sia pronto per fare una sbronza di quelle atomiche, voglio scordarmi tutto. Anche di esistere.
    << Hey Bì, non credi di stare esagerando? >>, mi blocca Julian.
    << Mmmmmmh noooo, dai voglio bere! E non chiamarmi Bì… Solo Tom può chiamarmi così >>. Robert ride e mi passa un altro bicchiere.
    << Dai Kraus fallo bere, vuole solo divertirsi >>.
    << Tu la fai facile, non sei tu che starai in macchina con lui e sua madre >>. Gismar ride forse per la prima volta ad un’affermazione di Jui e butta giù altro alcol.
    << Hey, ma… Che sta facendo Sim?! >>, chiedo sbronzo.
    << Oh, ricordi il ragazzino a cui stava dietro? È riuscito a conquistarlo e ora non fa altro che stare al telefono! >>.
    << Uffa >>, barcollo sollevandomi in piedi. << Tutti hanno un ragazzo tranne me >>. Kraus mi sorregge, ma Robert prende il suo posto.
    << Ma che dice?! >>, farnetica Gismar.
    << Lo porto a prendere un po’ d’aria, è meglio >>. Nessuno nota il fatto che Robert vuole stare da solo con me e ci lasciano andare.
    << No non voglio uscire, non voglio… Voglio stare alla festa >>.
    << Solo una boccata d’aria >>. Prendo a ridere e mi butto in pista, trascinandolo.
    << Balla con me Robert! >>, rido e gli cingo le braccia attorno al collo. Lui, totalmente imbarazzato, sorride improvvisando qualche passo e portandomi fuori a prendere un po’ d’aria ed evitando gli sguardi omofobi diretti verso di noi.
    << Allora signorino, sei un po’ brillo? >>. Spalanco gli occhi.
    << Che cosa? No no, io so stare in punta di piedi, cioè, in piedi con un piede solo, cioè… >>, rutto. << Ops! Ahahah, ho fatto il ruttino >>. Robert ride e mi dice di aspettarlo lì, andandomi a prendere un bicchier d’acqua. Rido solitario e prendo il cellulare fra le mani.
    << Mandiamo un messaggio a Tommaso >>, deliro. Invio un semplice testo con scritto “sono sbronzo, ahahah” prima che Robert torna a raggiungermi.
    << Tieni >>. Rimaniamo fuori per gran parte della serata, in attesa che mi passi un po’ di sbornia . Ci vuole un’oretta piena, ma poi comincio a tornare lucido.
    Fuori siamo soli, seduti sulla panchina del retro del locale.
    << Hai freddo? >>, domanda.
    << Non particolarmente… >>, affermo.
    << Non ti avevo mai visto così… Allegro >>.
    << Di solito non bevo >>, mi giustifico.
    << E chi te l’ha fatto fare? >>. Sbuffo e faccio un amaro sorriso.
    << Tom… >>.
    << Qualcosa non va? >>.
    << Ci siamo lasciati >>, dico d’un fiato. Robert rimane zitto e mi mette un braccio attorno alle spalle per coprirmi dall’aria fresca che soffia su di noi.
    << Cazzo… Mi dispiace… Quando è successo? >>.
    << Dopo che ti ho chiamato >>, rido amareggiato. << La cosa divertente è che l’ho proposto io di farlo. Di frequentare altre persone! Cioè… Stiamo troppo male per… Continuare >>.
    << Capisco >>, dice semplicemente. Di lì in poi odo solo la musica della sala alternarsi e le macchine allontanarsi veloci per concludere al meglio una serata.
    Ci sono minuti nulli, senza parole, fino a che…
    << Gli altri lo sanno? >>. Scuoto il capo desolato.
    << Non ho voluto dirlo, avevon paura di dirlo ad alta voce… Per questo ho bevuto >>.
    << Ora… Che vuoi fare? >>. Mi volto verso di lui.
    << Non lo so… Voglio solo divertirmi. Fare qualche cazzata >>. Robert mi si avvicina.
    << Sei sicuro? >>. Con una mano mi accarezza i capelli e con l’altra cerca di stringermi per un fianco.
    << Sì… Ormai… Tutto è finito >>. Continuiamo a guardarci per lunghi istanti. Lui si avvicina senza che io faccia niente e strofina il suo naso contro il mio, baciandomi poi delicatamente una guancia.
    << Mi dispiace davvero Bill >>.
    << Ho bisogno di non rimanere da solo… >>.
    << Siamo al tuo compleanno, non sei da solo >>, sussurra al mio orecchio. Sorrido. Un brivido mi percorre la schiena, ma non è lo stesso brivido che sentivo con Tom. Tutt’altra cosa.
    << Grazie… >>, sorrido cercando il suo naso con la punta del mio e strofinandomi contro di lui. Rimaniamo a fare naso a naso per tantissimo tempo, la notte si fa fredda e sempre più buia. Le sue mani si incastrano fra i miei capelli e mi carezzano un fianco. Mi avvicino di più contro di lui, continuando a guardarlo e non facendo nulla.
    Quando meno me lo aspetto però, le sue labbra si posano sulle mie e io mi sento… Strano.
    È la prima volta che bacio qualcuno dopo aver baciato Tom, l’ultima volta.
    Quasi non mi ricordavo come si facesse.
    Robert rilascia un semplice bacio a stampo sulle mie labbra e poi si scosta, tornando a fissarmi. Io sorrido lievemente e lo guardo, un po’ estasiato.
    << Tutta questa attesa per un bacino? >>, dico mordendomi il labbro inferiore. Robert si avvicina irruentemente alle mie labbra e cominciamo a baciarci davvero.
    Chiudo gli occhi.
    Vedo Tom che mi guarda, mi sorride malizioso, si avvicina e mi avvolge a lui baciandomi avidamente sul collo. Sento il piercing di Tom strofinarsi contro la mia pelle, sento le sue mani insinuarsi sotto la mia maglietta. Sento il suo odore, il suo sapore. Vedo Tom baciarmi con passione, amarmi in silenzio, desiderarmi fisicamente.
    Mi abbandono a lui e mentre stiamo per gettarci su un letto… Tutto viene ad interrompersi perché Robert non mi sta più baciando e ciò che stavo immaginando con Tom, si sfalda come un sogno al mattino interrotto da un rumore improvviso o un tono di voce troppo grave.
    << Oh… >>, dico semplicemente. Ma non sto parlando con Robert, sto parlando con la mia coscienza, il mio inconscio che, per un attimo, mi ha fatto talmente tanto desiderare di riavere qualcosa di Tom che… Mi ha costretto a baciare un altro, fingendo fosse lui.
    E quella sera dunque rimane così, sospesa, come un sogno interrotto, colma di sensazioni incomplete, indeterminate e ingannevoli.

     
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