. † . THE OPEN DOOR . † .

Spin Off di .†.FALLEN.†.

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  1. Phantom Rose
     
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    Eccomi qui. Ti chiedo umilmente perdono per l'enorme ritardo. Scusa, scusa, scusa, scusa.

    Commento al capitolo 16

    Non avendolo fatto prima, voglio spendere due parole al capitolo precedente. Soprattutto perchè te l'avevo promesso. In realtà non avevo commentato perchè non volevo farlo. Non perchè non mi piaccia il capitolo, ma perchè mi hai lasciato veramente senza parole. Ho provato anche a rileggerlo, oggi, ma la situazione non è cambiata. Quando nell'introduzione scrivi "Questo capitolo è il cuore di questa storia", secondo me hai detto tutto. E' veramente il cuore della storia. Anzi io lo vedo come il prolungamento di un altro di cuore. Il tuo. Perchè in questo capitolo, come in tutta la storia, c'è il tuo cuore, la tua anima e quanto di più profondo, meraviglioso e tormentato c'è in te. Credo di aver imparato a conoscerti un pò meglio attraverso questa storia, perchè questa storia sei tu. E credo non ci sia altro da aggiungere, se non che l'ho trovato un capitolo bellissimo.

    Commento al capitolo 17

    Forse tu mi vuoi male. O forse ti diverti a farmi soffrire. Non lo so. Questo capitolo ha fatto male. Molto male. Mi ha fatto piangere. Tanto. Troppo.
    La parte iniziale è un mix tra dolcezza e angoscia, l'anticamera perfetta al "dolore" che arriva dopo. La parte in cui parli dello scioglimento del gruppo.... Ecco, lì è arrivata la mazzata. Lì le lacrime hanno cominciato a scendere a volontà. Credimi, quella parte arriva giusta al punto. Ti colpisce il cuore lacerandolo. Provoca un dolore allucinante. Sono sicura che soffrirei, e molto, se succedesse davvero....se un giorno i Tokio Hotel mettessero la parola fine alla loro bellissima storia. Soffrirei perchè mi hanno dato tanto, perchè grazie a loro ho conosciuto delle persone fantastiche, perchè indirettamente loro c'erano e ci sono quando io sono a pezzi. Ma rispetterei comunque le loro scelte, non gli darei addosso, semplicemente li ringrazierei di tutto quello che hanno fatto, li ringrazierei di aver condiviso con noi un bellissimo sogno. Per quanto riguarda la storia, Bill fa delle scelte dettate dal cuore. Le sue priorità sono cambiate, la sua esistenza è cambiata, tutto grazie ad Aurora. Mi è molto piaciuto come hai "collegato" Bill e Aurora in questo capitolo. Tutto il dolore, la tristezza che Bill sentiva dentro e che non voleva, o non poteva, esternare, sono stati comunque "gridati" al mondo attraverso i pianti di Aurora, sua figlia, sangue del suo sangue. E quindi è come se quelle lacrime le avesse versate lui.
    La parte finale è dolcissima e io la vedo come un nuovo inizio, un voltare pagina e ricominciare.
    Non so più che altro dirti, mi hai letteralmente spiazzata.
    Leggere questo capitolo è stato vivere un turbinio di emozioni diverse, ma tutte devastanti. Solo chi sa vivere emozioni simili è in grado di descriverle così, alla perfezione. Solo chi sa vivere col cuore e con l'anima è in grado di mettere tutto sè stesso in una storia, ed è in grado di emozionarti dalla prima all'ultima parola. Grazie di cuore, non mi stancherò mai di dirtelo.
    E scusa se i commenti non sono un granchè, ma non è semplice trovare sempre le parole adatte ad esprimere quello che mi fai provare.
    TVB
    Ery
     
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  2. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (billintheheart @ 12/9/2011, 01:35) 
    I tuoi personaggi sono attori.
    Ognuno di loro possiede una meticolosa maschera, come in un ballo, danzano, con impeto, ostinazione, stremandosi; danzano finché hanno forza, coraggio, volontà.
    Hanno delle scelte precise da compiere; Lei col suo compagno, Bill con il suo gruppo, la sua passione.
    Hanno delle parti definite ed incatenate.

    Eccola.
    Appena ho letto l’incipit del tuo commento mi sono rilassata – ho avuto anche voglia di aprire un sacchetto di patatine - pronta a ri-leggere il capitolo con i tuoi occhi e la tua mente, la tua fantasia e la tua capacità di penetrazione della mia mente stessa. Come se fosse una storia che non conosco.
    Sono attori, oh è vero. Fai parallelismo immediato con Lei attrice ed estendi la caratteristica a tutti i personaggi, in particolare a Bill perché è vero, ed è anche nelle mie righe, anche lui è attore e per ogni prima ed ogni replica studia il copione e si prepara a dare di sé il meglio, perché il meglio è quello che infine da sempre.
    Questa storia – che credo dovrà assumere un titolo suo e diverso, infine – nella mia mente è altamente complessa, e probabilmente assomiglia in maniera nitida dichiarata eppure stupita al ballo della Maschera della Morte Rossa di Poe. Non so perché, ma appena ho letto delle maschere è quel racconto ad essermi venuto in mente. Il ballo del racconto è colorato, denso di ballerini e variopinto; è un ballo indetto per lasciare la morte della peste fuori dalle mura di un castello, è un ballo in maschera che ha lo scopo di proteggere, risollegare gli animi e dimenticare le brutture. Ma non potrà nulla, la Morte si infiltra tra gli invitati, danza lei stessa, e porta infine tutti alla loro triste fine.
    E’ così un po’, no? Loro, lei e Bill, si sono dati e autoimposti ruoli e passi, hanno coinvolto altri ballerini in questo ballo ma non riusciranno a proteggersi, perché il corso della vita è uno ed immodificabile.

    CITAZIONE
    La maschera che sin'ora indossava Bill, all'improvviso deve assorbire l’ influsso del candido cielo, per cedere. Persa altrove; deve svanire. Nera dell' inchiostro che tingeva quelle notti, profonde, passionali, segrete, sbagliate ed interminabili per le loro anime che senza respiro, hanno vagato nel silenzio dell'ingiustizia; diverrà d'un colore tutto nuovo.
    Ma sarà ancora lunga per Bill la notte, non concederà tregua. Dilanierà ancora i sensi, e non li annienterà.
    E quando quegli occhi scuri sopraffatti e pesanti come l’eternità annasperanno nel silenzio del canto e nel vuoto dei cuori spezzati, riceveranno in cambio le delicate carezze dell’aurora, che bacerà le palpebre socchiuse e li riporterà alla luce. Tingerà la sua essenza color glicine...

    A-ri-eccola.
    Dico, neanche nelle mie più rosee e lucide fantasie avrei potuto pensare che tu mi spiegassi anche perché io ho messo quel color glicine @.@. Perché io abbia scelto il colore nascivo di una tonalità così ben associabile al nero. A volte – come questa – mi fai seriamente paura. Perché poi io ci penso, ti seguo, ci arrivo, concordo e scopro. Aiuto.

    CITAZIONE
    Per l'ultima volta, in questo capitolo - che per certi versi è una capitolazione - Bill indosserà quel suo ruolo perfetto, ossessivamente studiato ed inconsciamente riuscito e si presenterà ad un appuntamento importante.
    Lascerà la sua musica, e le note che permeano la sua pura essenza, senza alcuna corruzione, prive di qualsiasi alchimia; e con una forza strenue senza pari riprenderà quel passo fiero, sfidando qualsiasi ostacolo possa intralciare la serenità dei suoi amori. Avanzerà con quel passo deciso e barcollante insieme, di chi ha vissuto o visto troppo, e parrà un ballerino classico, dal corpo elegante ed esile, dai muscoli sottili ma forti e tesi, ed i capelli neri e belli ad incorniciare un viso ancora da bambino.

    E’ proprio lui in questa descrizione; è proprio luiiii *-*

    CITAZIONE
    E sembra quasi che si possa ricostruire il suo percorso a ritroso, ora. Ora che un cerchio si è chiuso.
    Sorrideva e sorrideva, Bill. Ma ogni suo sorriso sapeva essere triste e malinconico come i primi giorni di settembre, che l'avevano visto nascere, e poi l'avevano accompagnato a dissolversi sull’orizzonte, con un sacco in spalla e dietro l'anima di lei, allacciata alla sua ombra sagomata. Sorrideva, e sorrideva, e le raccontava le sue favole un po’ gotiche, scegliendo le parole. Di re e fantasmi buoni, di dame e cavalieri, di vecchi castelli scricchiolanti.
    E lei percepiva il suo amare ogni cosa, ogni pulsione e stimolo vitale, ogni respiro acquistato e perso. Come il mare, che sicuramente aveva bevuto tutto con lo sguardo; acqua, vele e sale. Il mare che gli si agitava dentro, gli scorreva nelle vene, rubino e caldo, indomabile. Si lasciava guidare e distruggere da esso e, come lui, non aveva una precisa forma, né una casa. In pochi anni tutto il mondo era suo, e lo aggrediva, lo inondava potente, continente dopo continente con onde di gigantesca furia e creste candide, pure, con le labbra e con il corpo. E non trovava pace, nel suo continuo e pazzesco vorticare, mosso da desideri e volontà estranei agli umani. Spirito d’oceano e d’aria, accarezzava e poi fuggiva, senza sapere né da cosa, né per dove.
    Sorrideva, e sorrideva, e quando ha avvertito tra le ciglia lunghe, nel petto colmo e tra le braccia vuote il vento freddo, ha issato quel suo sacco strappato in spalla, e col suo cappotto lungo, si è allontanato, lasciando dietro se una scia di sassi fermi e spettatori. Vivi pezzi di roccia e carne che hanno rotolato con lui ad ogni mareggiata e secca.
    Ma lei lo sapeva, lo sapeva bene che il mare non può morire. E allora l'ha ingoiato tutto, acqua, vele e sale.

    Boh, non lo so.

    Compro una vocale e una mascella nuova.

    Poi compro un divano e resto qui a rileggere questa analisi forever.

    Ti amo.

    CITAZIONE
    All'ombra di questo nuovo colore si accendono due nuove fiamme. Alimentate a loro volta dai protagonisti, in un'intimità similare, solo meno sbagliata, solo più consequenziale. Nascono e brillano due amori che volteggiano per forza di cose, in un ultimo strascico di tenebra.

    Diana e Tom non son altro che figli di una storia troppo grande e colma d'amore per restare unica. Gemelli tra loro, e gemelli nei sentimenti. Nel segreto, nell'intimo del sospiro e del sussurro nutrono passione e amore. In un abbraccio che è un gesto avvolgente che costringe le loro anime ad incontrarsi in un lasso di spazio finito e ristretto. Una fine ed un inizio, in questo capitolo. Come sempre, come nella vita e sul palco.
    Qualcosa che finisce, un cerchio che si chiude ed uno che si apre. Così se il sipario scende sul gruppo, sulla musica, ma non nei cuori dei fans; un'altra scena si apre su Diana e Tom. Un inizio che ha tutta l'aria di essere dolce e serio. Tenero e sensato.

    A ri-ri-eccola :D ti odio!! Per Dio! Anche perché ho reso così semplice, immediata e rosea la storia di Tom e Diana dovevi spiegarmi? Sai cosa credo? Che tu sia pazza come me, ma forse sei anche peggio. Io lo so, lo so benissimo perché scrivo le cose, cosa ne penso, cosa sento mentre le scrivo, se ci rifletto so anche perché scrivo i colori, metto gli oggetti, metto una virgola, ecc ecc… ma tu, nonostante tutto, cerchi prima esattamente quello che a me è sfuggito di me… e completi il quadro! Assurdo!!

    CITAZIONE
    Ancora una volta un capolavoro di logicità, di sentimento intriso di tragicità e allo stesso tempo colmo di dolcezza. Ho voglia di scavare ancora, di leggere e scoprire di più su questo nuovo amore.

    Ecco, questo non posso promettertelo; loro due resteranno le ombre sorridenti e vive degli altri due, perché in fondo è questo che sono. Di riflesso il loro amore. Ho scelto che per Diana e Tom tutto andasse bene. Certo, scopriremo l’evoluzione che già conosciamo della loro storia, ma sarà solo uno sfondo azzurro di un soggetto molto più nero. Perché io è nel nero colloso che si trova la consistenza di questa storia. Purtroppo per voi ù.ù

    CITAZIONE
    Grazie per ciò che hai scritto. Grazie per come lo scrivi.

    Grazie per ciò che hai letto. Grazie per come lo capisci.

    CITAZIONE
    Grazie per avermi personificata in un personaggio dolce come Diana.

    Grazie si esistere davvero.

    CITAZIONE
    Grazie per ciò che hai scritto su di me. Lo sai che sei nel mio cuore.

    Grazie di tenermi al sicuro. Lo sai che sei la mia forza.

    CITAZIONE
    Aspetto buona buona il prossimo...

    Spero di dartelo il prima possibile… <3
     
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  3. billintheheart
     
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    Non credere che io sia pazza, abbiamo solo il cervello in sintonia ed i cuori nella stessa melodia.
    Adoro analizzarti e lo farei per tutta la vita. Quando questa storia sarà un libro, -e lo sarà- io scriverò a mia volta la sua critica. magari parallelamente, o anche prima; conosco a memoria ogni pensiero misurato, architettato e disegnato di questo copione, come se l'avessi scritto con te, e sai perchè?
    perchè so chi c'è dietro, so chi c'e dentro. La conosco meglio delle mie tasche!...
    Smettila di stupirti, siamo collegate mica per caso ù___ù
     
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  4. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (Phantom Rose @ 25/9/2011, 19:02) 
    Eccomi qui. Ti chiedo umilmente perdono per l'enorme ritardo. Scusa, scusa, scusa, scusa.

    Se dico che alle prossime scuse che leggo smetto di scriverla la storia, la finite???? ù.ù


    CITAZIONE
    Commento al capitolo 16

    Non avendolo fatto prima, voglio spendere due parole al capitolo precedente. Soprattutto perchè te l'avevo promesso. In realtà non avevo commentato perchè non volevo farlo. Non perchè non mi piaccia il capitolo, ma perchè mi hai lasciato veramente senza parole. Ho provato anche a rileggerlo, oggi, ma la situazione non è cambiata. Quando nell'introduzione scrivi "Questo capitolo è il cuore di questa storia", secondo me hai detto tutto. E' veramente il cuore della storia. Anzi io lo vedo come il prolungamento di un altro di cuore. Il tuo. Perchè in questo capitolo, come in tutta la storia, c'è il tuo cuore, la tua anima e quanto di più profondo, meraviglioso e tormentato c'è in te. Credo di aver imparato a conoscerti un pò meglio attraverso questa storia, perchè questa storia sei tu. E credo non ci sia altro da aggiungere, se non che l'ho trovato un capitolo bellissimo.

    Dio mio, grazie. Grazie perchè dicendo che hai trovato quel capitolo bellissimo per me vuol dire che vedi bellissima questa storia, il suo senso, la sua direzione, la sua funzione, la sua ideazione, la sua evoluzione e vedi bellissima anche la mia anima e la mia parte di cuore, che è proprio tanta qui.
    Mi ha profondamente colpita sapere che il commento non sia arrivato solo perchè non è riuscito a uscire dalle maglie della riflessione e della comprensione degli infiniti stati d'animo che quel capitolo attraversa. E comunque, sono sempre più convinta che voi che la leggete e capite così, questa storia, avete l'anima simile alla mia.
    Io vi trovo bellissime, infatti.
    <3

    CITAZIONE
    Commento al capitolo 17

    Forse tu mi vuoi male. O forse ti diverti a farmi soffrire. Non lo so. Questo capitolo ha fatto male. Molto male. Mi ha fatto piangere. Tanto. Troppo.
    La parte iniziale è un mix tra dolcezza e angoscia, l'anticamera perfetta al "dolore" che arriva dopo. La parte in cui parli dello scioglimento del gruppo.... Ecco, lì è arrivata la mazzata. Lì le lacrime hanno cominciato a scendere a volontà. Credimi, quella parte arriva giusta al punto. Ti colpisce il cuore lacerandolo. Provoca un dolore allucinante. Sono sicura che soffrirei, e molto, se succedesse davvero....se un giorno i Tokio Hotel mettessero la parola fine alla loro bellissima storia. Soffrirei perchè mi hanno dato tanto, perchè grazie a loro ho conosciuto delle persone fantastiche, perchè indirettamente loro c'erano e ci sono quando io sono a pezzi. Ma rispetterei comunque le loro scelte, non gli darei addosso, semplicemente li ringrazierei di tutto quello che hanno fatto, li ringrazierei di aver condiviso con noi un bellissimo sogno. Per quanto riguarda la storia, Bill fa delle scelte dettate dal cuore. Le sue priorità sono cambiate, la sua esistenza è cambiata, tutto grazie ad Aurora. Mi è molto piaciuto come hai "collegato" Bill e Aurora in questo capitolo. Tutto il dolore, la tristezza che Bill sentiva dentro e che non voleva, o non poteva, esternare, sono stati comunque "gridati" al mondo attraverso i pianti di Aurora, sua figlia, sangue del suo sangue. E quindi è come se quelle lacrime le avesse versate lui.
    La parte finale è dolcissima e io la vedo come un nuovo inizio, un voltare pagina e ricominciare.
    Non so più che altro dirti, mi hai letteralmente spiazzata.
    Leggere questo capitolo è stato vivere un turbinio di emozioni diverse, ma tutte devastanti.

    Forse io mi voglio male e forse mi diverto a soffrire, è vero e so che vi porto nel baratro con me. Questo capitolo deve far male. E' uno strappo secco, in ogni caso, è caduta senza paracadute e senza freni.
    Tutto quello che Bill vede attorno a sè, la sua donna e sua figlia, sono nuvole. Lui le vede, ci crede, da loro forme e significati diversi, ma se prova a toccarle per sentire la loro consistenza, non sente nulla, perchè il modo in cui lui le vede, l'appiglio e la speranza, il suo futuro e quanto care sono a lui, è fittizio. Non è immaginario, ma è temporaneo, di passaggio.
    Evanescente.
    Decisamente questo capitolo è tutto di Bill. Dentro ci sono le sue scelte e i suoi stati d'animo le sue prospettive, le sue aspettative e speranze, i suoi sentimenti, tormenti ma soprattutto le sue consolazioni.
    Questo capitolo è la chiudira del cerchio del capitolo 3 ; lì viene annunciata la fine del gruppo, qui diventa realtà. Lì Bill chiedeva qualcosa come premio di vita che compensasse questo male, qui vediamo lui con il suo premio in braccio. Non basterà, purtroppo. Ma per lui qui c'è decisamente un nuovo inizo e speranza, e la casa è lì a simoleggiarla perchè 4 mura comprate per loro sono una solida dimostrazione.
    Non c'è che dire; Bill ce la mette proprio tutta.
    E' che la Vita è un giudice ubriaco e inompetente.

    CITAZIONE
    Solo chi sa vivere emozioni simili è in grado di descriverle così, alla perfezione. Solo chi sa vivere col cuore e con l'anima è in grado di mettere tutto sè stesso in una storia, ed è in grado di emozionarti dalla prima all'ultima parola. Grazie di cuore, non mi stancherò mai di dirtelo.

    Che devo dire se non Grazie io? Grazie. Grazie.
    Grazie grazie grazie.

    Grazie.

    Grazie ancora <3

    CITAZIONE
    E scusa se i commenti non sono un granchè, ma non è semplice trovare sempre le parole adatte ad esprimere quello che mi fai provare.
    TVB
    Ery

    Non devono essre altro che quello che provate e pensate; questo è sempre "granzhè" ;)

    Grazie di cuore Eri, per sentire tutto così tanto e per provare così tanto insieme a me<333

    Tvb anche io <3
     
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  5. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (billintheheart @ 27/9/2011, 20:47) 
    Non credere che io sia pazza, abbiamo solo il cervello in sintonia ed i cuori nella stessa melodia.
    Adoro analizzarti e lo farei per tutta la vita. Quando questa storia sarà un libro, -e lo sarà- io scriverò a mia volta la sua critica. magari parallelamente, o anche prima; conosco a memoria ogni pensiero misurato, architettato e disegnato di questo copione, come se l'avessi scritto con te, e sai perchè?
    perchè so chi c'è dietro, so chi c'e dentro. La conosco meglio delle mie tasche!...
    Smettila di stupirti, siamo collegate mica per caso ù___ù

    Ma no io non mi stupisco mica.

    No cioè, sììì :minchia!mammavoglioillatte: :minchia!mammavoglioillatte:
     
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  6. ;tokiaholic
     
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    Io questa storia ancora non posso leggerla, ma lo farò quanto prima! Ti scrivo in spoiler per avvertirti che ho modificato la lista dei capitoli del primo topic aggiornandola e correggendo i link ai capitoli, che rimandavano solo alla pagina esatta. Ora, cliccando sopra il numero di un capitolo, i lettori verranno mandati direttamente al giusto messaggio, senza dover scorrere tutta la pagina per trovarlo.

    Un bacione, e continua presto che misa che c'è tanta gente che sta aspettando il capitolo 18 XD
     
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  7. *HEILIG*
     
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    Grazie Fe <3



    Il capitolo 18 arriva la prossima settimana ^-^


    AVVISO:
    RI-posto .†. FALLEN.† SUL SITO FF DEL DB corretta, betata, e con un Prologo inedito che sul forum non c'è mai stato!

    Se vorrete seguirmi lì ne sarò felicissima, ma se non ve la sentite di rileggere/commentare ecc, non c'è problema ^_-


    <3


    Simo



     
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  8. *HEILIG*
     
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    Ok just saying...

    Per le superstiti all'attesa volevo dire questo: il 2011 è stato veramente un anno complicato e mi ha portato un picco di impegni e stress lavorativi fuori misura.

    Ho avuto meno tempo del solito per scrivere e in questi mesi, quando ne ho...non ci riesco. Non perchè manchi l'ipriazione o la voglia,m per questa storia entrambe non mancano mai, ma perchè sono troppo stana e troppo nervosa, e proprio adesso che la storia è così pesante non ho purtroppo neanche mai il tempo adeguato e necessario per potermici dedicare; TOD non si scrive a colpi di 5 minuti alla volta, purtroppo. Se la scrivessi così la snaturerei, io lo so.

    Pertanto il punto è questo: entro domani vorrei finire la OS per il contest del DB (vedete che mi riduco sempre all'ultimo giorno a poter fare ste cose ç_ç) e poi devo collaborare per il sito aggiornando la bio del gruppo.

    Poi sarà di nuovo il turno di TOD. Mi rendo conto che mi potreste dire ma Fallen però la stai postando sul sito...lo so, ma betare e incollare non è come scrivere TOD da capo...questo è.

    Sono mortificata, ovviamente siete tutte libere di inveirmo contro, non leggere più, dirmene quante volete ma io non posso dirvi nè promettervi quando posterò.

    E credetemi è il mio cuore a piangere per primo, qui sopra.

    Vi voglio bene.
    Simo
     
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  9. *HEILIG*
     
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    I can feel you calling me
    I can see the cracks between these walls
    But this pain
    I choke on the words as they rise in me
    To survive, I lock down

    Say the words
    I can’t face the world
    If I could say the words
    Everything would be broken still
    And I know why





    .†. Capitolo 18 .†.








    Il sole filtra magnificamente da queste finestre.
    Sono alte, ben disposte.
    La luce non infastidisce gli occhi.
    Diffrange a larghi specchi sul pavimento.
    Aurora si tocca un piedino, gorgheggia.
    Io le parlo, cose senza senso.
    Sorrido e poi ti chiamo a voce alta.
    Quando sei qui, ti allungo la tazzina del caffè.
    Quando hai finito, metti la tazzina nel lavello.
    Io la prendo, la lavo.
    La metto a scolare nel ripiano dello sgocciolatoio.
    Mi asciugo le mani.
    Bevo un tuo dolce bacio per colazione.
    I tuoi occhi sereni.
    Sembra quasi una mattina normale, di una famiglia normale.
    Sembra quasi che questi gesti ci appartengano da sempre.
    Che tutto sia perfettamente al proprio posto.
    Quasi sento, però, una voce al mio orecchio.
    Presta attenzione.
    Non abbassare la guardia.

    Purtroppo per me, la felicità rende sordi alla ragione.
    Mi trovo abbracciata da te e mi giro.
    Mi abbracci, ti stringo.
    Ci baciamo in silenzio.
    Un bacio semplice e pieno.
    Ci stringiamo ancora.
    Sorridiamo.
    Non c’è niente di così urgente da fare.
    Non ora, non qui.
    E posso tranquillamente respirare.
    Profondamente.
    Sorridere.
    Stando a guardarti mentre giochi con tua figlia.
    Seduto al tavolo, adesso.
    Mentre io sorseggio con estrema lentezza la mia tazza di the.
    Tu sorridi.
    Aurora gorgheggia.
    Tu canticchi.
    Aurora ti risponde.
    Poi il tuo cellulare prende ad emettere bassi richiami.
    Vibra, discreto.
    Lo afferri con un movimento lento.
    Indolente.
    - Pronto.
    Solamente.
    Ma dalla tua espressione è una telefonata che aspettavi.
    Senza gioia.
    Resti ad ascoltare per un po’.
    Le palpebre si abbassano.
    Non vedo il tuo viso di fronte, ma ti vedo.
    Gli occhi perdono un po’ di luce.
    - Oh.
    Emetti.
    Non è un verso di stupore.
    Non è neanche tristezza.
    Aurora emette bassi richiami.
    Le prendi una manina.
    La muovi in fretta per distrarla.
    Ti giri verso di me.
    Mi guardi.
    Non capisco bene perché.
    Te lo chiedo con gli occhi, alzando le sopracciglia.
    Guardi Aurora.
    Rispondi a chi ti sta parlando.
    - Sì.
    Ascolti un altro po’.
    - No.
    Poi aggiungi.
    - Grazie.
    E interrompi la chiamata.
    Chi era?
    Ma non te lo chiedo subito.
    Ti guardo rilasciare il telefonino sul tavolo.
    Non lo appoggi, quasi lo lanci.
    L’iPhone si ferma a un centimetro dal bordo del tavolo nero.
    Ruota un po’ su se stesso.
    Espiri rumorosamente.
    Aurora si muove per richiamarti.
    Ma non strilla.
    Mi avvicino e non te lo chiedo, chi era.
    Ti metto una mano sulla spalla, mi chino su di te.
    Ti lascio un bacio sui capelli e la mia mano ti stringe un po’.
    Poi mi giro, prendo Aurora in braccio.
    La bacio.
    - Vieni angelo mio.
    Aurora gorgheggia di nuovo.
    Strilla.
    Sorride.
    Fa urletti estatici.
    Mi giro verso di te.
    Reagisci, Bill.
    Reagisci.
    Cos’è che non puoi cambiare? Cosa importa?
    A me non importa nulla, adesso, di cosa vorremmo fare.
    In questo momento va tutto bene.
    Non ci serve altro.
    Gli occhi parlano.
    Il sorriso convince.
    Mi sorridi.
    - Cosa avresti voluto fare, dimmi un po’!
    Ti chiedo sorridendo.
    Sdrammatizzando.
    - Non lo so nemmeno io, un giro al parco? Le altalene?? Ma Mike dice che non devo mettere piede fuori dal cancello.
    Ecco, adesso la frase esce più neutrale, è tutto meno drammatico.
    - Non importa, l’altalena è anche qui, lei è ancora piccola, ci basta.
    C’è tutto.
    E’ tutto qui quel che serve.
    Ti sorrido, mi giro, faccio per uscire dalla porta a vetri della cucina.
    Da sul giardino.
    Un giardino recintato in modo geniale.
    Una rete fitta verde brillante.
    Altissima, dietro la quale c’è un altro giardino di piante lungo tutto il perimetro, le più svariate.
    Quando è notte, la rete proprio non si vede.
    Come un giardino segreto.
    Solo all’esterno del tutto, le mura.
    Un muro alto e bianco come l’esterno delle casa.
    Impenetrabile.
    Prima di far scorrere il largo vetro della cucina, mi fermo, con Aurora in braccio.
    Mi giro.
    Tu sei ancora seduto.
    Troppo adatto a noi.
    - Non me la dirai mai la verità su questa casa, eh?
    Oggi è tutto più semplice da chiedere.
    Oggi è tutto più leggero.
    Storci le labbra in una smorfia quasi di scherno.
    Ridi.
    Ti alzi e mi raggiungi.
    Non rispondi.
    Ormai la risposta la so.
    Ci baciamo sulla porta del giardino.
    Un piede sull’erba, uno in casa.
    Aurora tra di noi.
    Il sole sul tuo viso.
    Un bacio luminoso.
    Un bacio alla luce del sole.
    Non credo neanche che sia mai successo.
    Non è mai accaduto.
    Casa?
    Casa.
    Casa nostra.
    Ci guardiamo e il sole è quasi scuro nelle tue iridi.
    Non regge il confronto.
    - Tu devi uscire?
    Mi chiedi.
    - Magari qualche ora prima di cena.
    Rispondo.
    - Va bene.
    Il tuo tono è tranquillo.
    Il mio anche.
    Annuisci sorridendo.
    Usciamo nel giardino.
    Il gattino grigio che hai portato ieri sera saltella su due zampe cacciando mosche.
    Aurora strilla, chiamandolo.
    Tu ti siedi su una poltrona sotto il gazebo.
    Una di quelle poltrone intrecciate di plastica scura.
    E imbottitura bianca.
    Elegante ma sobria.
    Tanto tua.
    Accavalli le gambe.
    Ci guardi.
    Mi avvicino al gattino.
    Avvicino Aurora e lei gorgheggia entusiasta.
    Le sue manine paffute tastano a vuoto l’aria intorno a lei.
    Chissà cosa prova.
    Cosa capisce.
    Apri il tablet.
    Se non stai con noi è sempre perché hai qualcosa di importate da fare.
    Un padre impegnato.
    Una madre, un giardino, un bambino, un gattino.
    Domenica mattina.
    Chi potrebbe dire che siamo una famiglia strana?
    Ma chi ci accetterebbe mai come famiglia?
    Mentre accarezzo il gattino, lui mi guarda con i suoi occhietti blu.
    La risposta è proprio lui.
    E’ tanto semplice.
    Ti piacciono tutti gli animali, ma il tuo animale è il cane.
    E invece hai portato un gatto.
    Sono stata vicina al chiederti perché.
    Ci ho messo un secondo a focalizzare.
    Ma non ho chiesto.
    Per non infierire.
    Poi ho capito.
    E’ tutto logico.
    Perché non puoi portare fuori il cane.
    E invece il gatto si arrangia da solo.
    Resta tutto sospeso.
    Per circa mezz’ora.
    Io gioco con nostra figlia in ginocchio sul prato.
    Tu lavori, credo.
    Anche se con un silenzio un po’ anomalo.
    Ti percepisco immobile.
    - Vieni un momento?
    Chiami a un certo punto.
    Il tono è incerto.
    Basso e flebile.
    Tra la scusa e l’imbarazzo.
    Mi sistemo meglio Aurora addosso.
    La stendo appena nelle mie braccia.
    Mi alzo in piedi e ti raggiungo.
    - E’ caldo al sole, si sta così bene, dopo vieni anche tu.
    Cerco di tenere alta l’atmosfera.
    Sento arrivare il nero.
    - Sì.
    Adesso il tono è del tutto negativo.
    - Comunque, Aurora ha fame.
    Sfiato.
    Come se dovessi sollevarti dall’imbarazzo.
    Sorrido.
    Mi siedo.
    Non mi guardi.
    Mi scopro il seno piano.
    La avvicino.
    Chiude gli occhi.
    Stringe i pugni.
    E comincio ad allattarla.
    E’ diventato semplice.
    Ma è sempre straordinario.
    La guardi anche tu.
    Lei, adesso.
    Mi trovo per la seconda volta ad allattarla mentre mi parli del tuo futuro.
    Me lo sento.
    Io ci credo alle coincidenze, ma fino un certo punto.
    Alzo il viso verso di te.
    Ti ascolto, Bill.
    Ti appoggi di peso all’indietro contro lo schienale della poltrona.
    - Devo pensare allo show di addio.
    Rilassi le braccia, ma con un moto di resa rabbiosa.
    Sei stizzito.
    Inspiri.
    Profondamente.
    - Ci siamo dati tre mesi, al massimo.
    Poi i tuoi occhi si perdono nel vuoto.
    Come se li percepissi come secoli.
    O come frazioni di secondo.
    Stringo le labbra.
    Respiro, penso.
    Non capisco bene quale sia il problema.
    A parte l’evento stesso e il suo motivo.
    Non chiedo.
    Di nuovo.
    Ti guardo in viso.
    Fisso.
    Io e te funzioniamo così.
    Ti ascolto, Bill.
    Inspiri di nuovo.
    - Penseranno a tutto loro, comunicati stampa, sito, social network, ma a me non sta bene.
    - In che senso?
    - Non lo so neanche io. Non è abbastanza. Sono responsabile di questa cosa e c’è qualcosa di tremendamente sbagliato.
    Attendo prima di rispondere.
    Per assorbire ogni significato.
    Per un attimo, si sente solo il rumore delle labbra di Aurora che prende il latte.
    Mi fa un po’ male, tira.
    Ma non importa.
    E’ tutto in linea.
    - Cosa vorresti fare?
    Curioso, è la seconda volta che ti faccio la stessa domanda.
    La tua vita è scandita dai condizionali.
    Non attendo che tu mi risponda.
    Voglio essere chiara.
    Del resto, tu sei perso, silenzioso.
    Da qualche parte.
    Dentro di te.
    Devo raggiungerti.
    - Dimmi cosa sogni.
    I Tokio Hotel non sono il tuo lavoro.
    Sono la tua vita.
    Sono il tuo riflesso.
    L’unico specchio in cui ti rifletti.
    Davvero.
    Non possono essere pensieri normali.
    Sogni da poco.
    Qualcosa di distaccato.
    Riverserai in questo addio lo strappo della tua vita.
    Di cui ancora non conosco ogni senso.
    Di cui ancora non voglio prendermi le giuste responsabilità.
    Alzi il viso.
    Gli occhi si perdono nel cielo.
    Diventano grigi.
    Mentre il marrone divora l’azzurro.
    Il cielo precipita, dentro i tuoi occhi.
    - Qualcosa di intimo e allo stesso tempo universale. Vorrei bisbigliare addio, ma ad una folla enorme, vorrei che ci fossero tutte. Vorrei lasciare solo io, ma vorrei che i Tokio non vivessero senza di me. Vorrei stare dietro le quinte. Vorrei essere un fan. Vorrei cancellare tutto, quel che è stato dei Tokio Hotel, ciò che ho fatto e che non ho fatto. Vorrei aver perso la voce. Vorrei cantare per sempre. Vorrei sparire. Vorrei non sparire mai. Vorrei non vederle mai più, nessuna di loro.
    Resti così.
    Con il viso al cielo.
    Pronunciando con più fermezza l’ultima frase.
    - Eppure vorrei stare in mezzo a loro per sempre.
    Accarezzo la testa di Aurora,
    Volendo sfiorare la tua.
    Sento un brivido.
    E’ tutto troppo più grande di te e di me.
    Contemporaneamente tutto è troppo piccolo davanti a te.
    Io, di nuovo.
    Da fan, da donna.
    La tua donna, la tua fan.
    Ho la pelle d’oca della commozione e della paura.
    Del terrore e della passione.
    Come faremo senza di te?
    Come faranno?

    Passa tantissimo tempo.
    Gli uccellini cinguettano.
    Il gattino corre in tondo.
    Le api ronzano vicino ai fiori.
    Il vento accarezza le foglie degli alberi.
    Aurora chiude gli occhi.
    Io la guardo.
    Un attimo nuovamente sospeso.
    - Adesso capisci perché ne devo parlare?
    L’incantesimo è spezzato.
    Ti sei alzato, più stizzito di prima.
    In piedi, le mani che si agitano nell’aria.
    - Ma mi prenderebbero per folle, non posso dire a nessuno queste cose.
    - A me le hai dette.
    - Con te è diverso.
    Grazie.
    Non mi guardi.
    Sei voltato di spalle, parli al nulla.
    - Dille a Tom.
    - Tom le sa da solo.
    Penso.
    Certo.
    Non era quello che intendevo.
    - Intendo, scrivile.
    Inspiri.
    - Scrivile.
    Espiri.
    - Con Tom.
    Lo ripeto.
    Forse scandisco ancora meglio le parole.
    Le tue braccia si abbassano.
    E voglio che i miei pensieri corrano più veloci dei tuoi.
    Voglio trascinarti.
    Voglio convincerti.
    - Scrivi una canzone meravigliosa. L’ultima canzone, un inedito per l’addio. Mettici te stesso. Cantala per loro sole. Nessuno deve saperlo prima, arrangiala solo con Tom. Come fu per In Die Nacht, ma sarà per loro. Cogli tutti di sorpresa, quanto ci vorrà? Cinque minuti di tempo. Non creerà nessun problema ad alcuna loro tabella di marcia. Nessuno.
    Voglio trascinarti, è così.
    Voglio trascinarti nel loro mondo.
    Nel mio.
    Nel mondo delle tue fan, nei loro cuori, nelle loro menti.
    Questo è il Bill che sognano, che vogliono.
    Questo è il Bill che devi lasciare loro.
    Quello vero.
    I tuoi veri sogni, i tuoi veri pensieri.
    Tutta la tua verità.
    Se sei pronto a farlo, fallo.
    Rompi la maledizione della tua vita una volta per tutte.
    Non mi hai ancora risposto.
    Non ti sei ancora mosso.
    Io inspiro forte.
    Lo dico forte.
    - Se non ora, amore, quando??
    Basta così.
    Non dirò altro.
    Ho detto tutto.
    Con tutta la mia passione.
    Ho tirato il tuo cuore.
    Con l’amore.
    Aurora dorme tra le mie braccia.
    Inspiro.
    Espiro.
    Dimmi qualcosa.
    Dimmi che ho ragione.
    Che lo farai.
    Amati.
    Assolviti.
    Cammini.
    In avanti.
    Te ne vai.
    La tua sagoma mi lascia e nello stesso istante una nuvola copre il cielo.
    Coincidenze, certo.
    Resto un po’ allibita.
    Non scappi da me, di solito.
    Respiro profondamente.
    Non so se seguirti.
    Accarezzo la testa di Aurora.
    Calma più me che lei.
    - Bill?
    Ti chiamo.
    Adoro dire il tuo nome.
    Adoro chiamarti.
    C’è qualcosa di così sicuro nel pronunciarlo.
    Guardo la porta finestra del giardino.
    Un istante.
    Ma te ne sei davvero andato?
    Un altro.
    Ricompari.
    Una bottiglia di birra ghiacciata in mano, ricoperta di condensa.
    Il viso alto.
    Sembra che la conversazione non ci sia mai stata.
    Aspetto che ti riavvicini a me.
    Il mio sguardo è trepidante e mortificato.
    Tu mi guardi.
    Serio.
    Sereno.
    Fermo.
    Ti siedi di nuovo dove eri prima.
    - Non preoccuparti.
    Dici mentre stappi la bottiglia.
    - E’ un’idea stupenda, devo solo berci su… Vuoi?
    Me la porgi con un sorriso.
    Ti sorrido anche io.
    I tuoi occhi sono lucidi.
    Densi.
    Prendo la birra, sorrido e bevo.
    Poi bisbiglio.
    Con aria di intrigo.
    - Dicono anche che aiuti a fare il latte.
    E rido piano.
    E anche tu.
    Ti restituisco la birra, tu ne bevi un lungo sorso.
    Poi la appoggi al tavolino.
    Non è finita.
    Serve ancora.
    - Chiamo Tom.
    Mi dici estraendo il telefono dalla tasca.
    - Va bene.
    Ti dico mentre mi alzo piano per non svegliare Aurora e mi avvio dentro casa.
    Ti lascio fuori.
    A parlare con tuo fratello.
    Il mio compito per oggi è finito sull’argomento.
    Non ho intenzione di invaderlo di più.
    Non me lo merito.
    Non mi compete.
    A Tom, che vivrà questa morte come te, è dovuto.
    Lo è per diritto di nascita, dal principio alla fine.
    La Morte, assume così tante forme.
    Scaccio questi pensieri cupi mentre salgo le scale.
    Aurora dorme e la porto di sopra, nella stanza da letto.
    La adagio nel lettino, regolo l’interfono e lascio socchiusa la porta.
    La luce filtra dall’abbaino rotondo.
    Il nostro angelo dorme in un sogno.
    Sorrido.
    Torno di sotto.
    Sbrigo qualche faccenda in cucina.
    La tua voce arriva bassa, ma tesa, dal giardino.
    Con la coda dell’occhio ti vedo.
    Sei ancora sotto il gazebo.
    Seduto, proteso in avanti.
    Guardo meglio.
    Della birra è rimasto qualche millimetro sul fondo.
    Hai una mano sulla fronte.
    Una disperazione concentrata.
    Mi allontano, mi siedo sul divano.
    Improvvisamente, per la prima volta, ho il tempo di riflettere.
    Su questa situazione.
    Ora, che facciamo?
    Che sensazione orribile.
    Come hai potuto vivere così?
    Non poter decidere dei propri movimenti toglie l’aria.
    Non possiamo uscire di qui senza allertare preventivamente la security.
    Che anticorpi dovete avere.
    A me manca l’ossigeno ed è ancora mattina.
    Non può andare avanti così per sempre.
    Non puoi volere questo.<i/>
    Inspiro pesantemente e fisso gli occhi sulla culla bianca.
    Ancora tre mesi.
    L’atmosfera è rarefatta.
    Per ciò che ti stai dicendo con Tom.
    Per le proiezioni del mio cervello.
    Finirà tutto.
    Finirà?
    Perché mi sento questo divano addosso?
    La stanza di sopra come un sogno?
    La cucina come se fosse mia?
    Il giardino quel che ho sempre voluto?
    C’è qualcosa di tremendamente sbagliato.
    L’hai detto.
    Non importa a cosa fosse riferito.
    Ci stiamo facendo troppo male?
    Ci curiamo le ferite prima di provocarcele?
    Pensiamo forse di evitarle?
    Mi alzo di scatto.
    Mi giro e muovo verso il giardino.
    Ho paura, dell’aria rilassata di questa casa.
    Ho paura, dei pensieri che mi muovono questi muri bianchi.
    Ho paura, del respiro regolare di mia figlia.
    Paura, del suo sonno infantile.
    Il giardino, non riesco a raggiungerlo.
    Ho un capogiro.
    Come passare da inverno ad estate.
    Dal ghiaccio al fuoco.
    Brividi.
    Condensa.
    Differenza.
    Mi concentro su di te.
    In qualche modo esco.
    Ma devo comunque appoggiarmi al vetro.
    Sento di nuovo l’aria.
    Il sole.
    Il calore.
    L’azzurro.
    Il cielo.
    Respiro.
    Luce.
    <i>Un vampiro immerso nella luce.

    Questa, forse, è la differenza.
    Mi copro gli occhi con le mani e ti raggiungo.
    La birra è finita.
    La telefonata anche.
    Sei seduto.
    Non nel divano, non sulla poltrona.
    Non per terra, non sull’erba.
    Sul tavolino di metallo.
    Non vuoi proprio stare comodo.
    Io mi siedo sulla poltroncina dove stavo prima.
    Non mi guardi.
    Fumi.
    In questo momento potrei dirti molte cose.
    Che sento.
    Che credo.
    Che voglio.
    Che temo.
    Ma c’è qualcosa in questo tuo profilo.
    Qualcosa di magico e innaturale.
    La tua testa è china, le mani sono unite in grembo.
    Non so se rifletti, se componi, o se solo ti rilassi.
    Non so gestire queste differenze.
    Non so gestire la normalità.
    Questa, tua, anomala, normalità.
    Mi fa paura.
    - Ti fa paura?
    Ma come fai?
    - Cosa?
    Non fingo neanche stupore.
    Il mio tono è calmo.
    - La mia vita. Stare con me. Stare così.
    Butti la cicca a terra.
    La schiacci.
    La raccogli.
    La butti via.
    Non mi guardi.
    Fingerò? Servirebbe?
    Inspiro forte.
    Ho aspettato troppo a rispondere.
    - E’ normale che faccia paura.
    Torni seduto sul tavolino.
    Ma davanti a me.
    - Non ti biasimo se non capisci. Io sono difficile da capire. Fa girare la testa vero?
    Il mio cuore perde un battito.
    I tuoi occhi si socchiudono.
    Le mie mani ti rincorrono.
    E prendono le tue.
    Non parlo, non subito.
    Mi sto godendo quest’uomo.
    Che sei diventato.
    Il mio.
    - Non sei tu.
    Dico sussurrando appena.
    Allora mi guardi dritta negli occhi.
    Quel cioccolato che scalda e brucia.
    Deglutisco e stringo le labbra.
    - E’ questo periodo.
    E stringo più forte le tue mani.
    Molto forte.
    Annuisci.
    Sai di cosa parlo.
    Però sorridi.
    Mi sorridi.
    Aggrotti solo un po’ la fronte.
    - Io riesco a vederci. L’ho sognato.
    Spalanco gli occhi.
    - L’hai sognato? Cosa?
    E mi viene da ridere.
    Ridi anche tu.
    - Lo sai. Noi!
    Santo cielo.
    Noi.
    Mi avvicino a te.
    Mi sporgo sul bordo della poltroncina.
    Tu sei più alto di me, anche così.
    Sei sempre più alto di me.
    Chini il viso.
    I nostri nasi si toccano.
    Sorridiamo di nuovo.
    - Noi.
    Sussurro.
    - Allora devo fidarmi.
    Sussurro ancora.
    - Devi.
    Sussurri tu.
    E quella parola verrà con me.
    Nella mia testa, nelle mie orecchie.
    Nella mia macchina, nel mio cuore.
    Quando per l’ennesima sera me ne vado via.
    Via da questa casa.
    Via da questa normalità rarefatta.
    Per entrare in un’altra ancora.
    Più rarefatta ancora della nostra.
    Perchè è questa la verità.
    Non siamo noi a stare male.
    Sto quasi per uscire dalla porta.
    L’ho già salutata, ti ho già salutato.
    Ma mi fermi
    - Eri seria?
    Mi volto.
    Sei in cima alle scale, un piede sul gradino più alto, uno più in basso.
    Alzo il viso.
    - Quando hai detto che vuoi portargli Aurora, eri seria?
    Trasalgo.
    Mi hai preso davvero di sorpresa.
    Non ci stavo pensando, ora.
    Non subito, almeno.
    - Io,…sì, Bill lui lo sa.
    - Va bene e di me nulla, vero?
    Mi interrompi subito.
    - Esatto.
    Rispondo veloce.
    Inchiodi gli occhi nei miei e scendi di qualche gradino.
    Aiuto.
    Mi serve aiuto.
    Non capisco immediatamente perché ne stai parlando ora.
    Ma sei inaffrontabile.
    Sei pericoloso quando fai così.
    - Che ha un padre lo sa?
    - In che senso??
    Rispondo anche un po’ stizzita.
    Mi serve tempo.
    Lascio cadere la borsa.
    Sbuffo.
    Non è il momento, Bill.
    Mi appoggio di peso alla porta.
    Credo che tu stia per uccidermi.
    Con la tua diabolica astuta eleganza.
    Eppure la mia mente ragiona.
    Intanto hai sceso le scale.
    Sbatti la mano a palmo aperto sulla porta.
    Dii fianco al mio viso.
    Il braccio teso, ma le labbra vicine.
    Gli occhi di fuoco.
    Ma non mi fai paura.
    Non sei arrabbiato con me.
    Non davvero.
    Ho capito cosa sta accadendo.
    - Lo sa che il padre di Aurora esiste?
    - In che senso?
    - Che ti ama? Che è qui con te?
    Non mi reggono le gambe.
    Ho i brividi.
    Stringo gli occhi.
    Inspiro.
    Non posso permetterti di rovinarti le cose belle.
    Abbiamo già avuto una discussione simile.
    Non mi illudo neanche che questa sia l’ultima.
    Ma non posso comunque permettertelo.
    In fondo, la scorsa volta sei stato tu a scuotere me.
    Ora tocca a me farlo.
    Alzo gli occhi nei tuoi.
    La mia intenzione è di essere dura e ferma.
    Ma sono lieta di metterci la dolcezza.
    Prendo il tuo viso tra le mani.
    Non parlo subito.
    Ti do il tempo di leggere anche il mio corpo.
    Non solo la mia voce.
    - Bill io non sto tornando da lui. Non tornerò con lui. Non perderai anche tua figlia.
    Ti fisso gli occhi.
    Prima uno e poi l’altro.
    Ho parlato pacatamente.
    Non serve forzare.
    Sai di cosa sto parlando.
    Le mie mani sono sempre lì, sulle tue calde guance.
    - E’ così adesso ma finir, e quella idea era, lo sai, per far apparire tutto più normale. Tu ci difendi, Bill, ma anche io devo farlo. Non non sa nulla di te e non lo deve sapere. Mia figlia deve essere solo mia. Non lui ma la sua famiglia, non devono cercare nessun altro. Capisci? Ti prego fidati di me. Io mi sto fidando di te...
    Ti fisso.
    Ti bacio.
    Voglio solo farti passare questo attimo.
    Di pura paura.
    Non stai rimanendo solo al mondo.
    Anche se la tua terra chiamata musica si sta sbriciolando sotto i tuoi piedi.
    Appoggi la guancia alla mia e mi stringi.
    E io stringo te.
    Forte.
    - Scusa.
    Sussurri impercettibilmente al mio orecchio.
    - Sono solo nervoso.
    - Lo so.
    Restiamo qualche istante così.
    Minuto più minuto meno, non cambia nulla ormai.
    Quando sciogliamo l’abbraccio mi sorridi.
    - Sushi stasera?
    Mi chiedi sorridendo.
    - Sarebbe perfetto.
    Ti rispondo felice.
    - Vino rosato?
    - Di nuovo perfetto.
    Ci baciamo.
    La nuvola è di nuovo passata.
    Sorridiamo nel bacio.
    Esco dalla porta.
    Supero lo spiazzo davanti alla casa.
    Poi il portone nel muro.
    Salgo sulla mia macchina.
    Percorro il vialetto erboso limitato dai pioppi.
    Lungo, molto lungo.
    Poi finalmente esco dal cancello.
    C’è ancora la strada privata da fare.
    E ancora qualche tortuosa curva.
    Poi, solo poi.
    Di nuovo il mondo.


















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