. † . THE OPEN DOOR . † .

Spin Off di .†.FALLEN.†.

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  1. *HEILIG*
     
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    Non ci crederete mai, ma il capitolo sta arrivando.

    Se non oggi, domani <3
     
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  2. *HEILIG*
     
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    Ok. E' passato qualche giorno, ma sapete come va tra me e la scrittura. Una lotta.
    Finalmente ho vinto, ed ecco il capitolo.
    E' lungo, ma tutto sommato di passaggio, forse; questo non toglie che abbia qualche spina, ma soprattutto questo capitolo pone altre basi ancora, per l'inizio della Fine....

    Buona lettura <3




















    I walk by statues never even made one chip
    But if i could leave a mark on the monument of the heart
    I just might lay myself down for a little more hope than I had

    The last day
    The last day
    The last day

    Wait a time to spare these lies we tell ourselves
    These days have come and gone
    But this time it’s sweeter than honey





    . † . Capitolo 17 . † .



    Fa sempre uno strano effetto vedere un’attrice impersonare ruoli diversi.
    In due diversi film, per esempio, ma ancora peggio in due serie TV diverse.
    Crea confusione tra vero e falso.
    Reale e immaginario.
    Vita e finzione.
    Apparenze e contenuti.
    Mi sono sempre chiesta, irragionevolmente, come possa condurre la vita in due case diverse.
    In due tempi.
    In due spazi.
    Ma quella è finzione, diamine.
    E’ facile.
    Facilissimo.
    Io ci vivo, così.
    E a puntate alterne.
    Più di prima, più di sempre.
    Ogni mattina devo ricordarmi bene dove sono.
    Con chi sono.
    Chi sono.
    E soprattutto ricordarmi bene il riassunto delle puntate precedenti.
    Da due abbondanti e lunghi mesi non trasmette la tormentata, impetuosa storia d’amore con la rockstar.
    Solo trailer.
    Spezzoni.
    Anticipazioni.
    Ricordi.
    Ma nessuna puntata nuova.
    Nessuna interazione tra i personaggi.
    Nessun dialogo diretto.
    Nessun tocco.
    Niente che possa assomigliare al reale.
    Niente che ne abbia la bellezza.
    C’è la seconda stagione della mia prima vita in onda.
    Fatta di immobilità.
    Acuti silenzi.
    Un film muto in bianco e nero.
    Sbiadito.
    Imperfetto.
    Toccante.
    Geniale.
    Daniel.
    Le sue mute, indissolubili pretese.
    Il suo muto, immenso amore.
    Ma il canale è lo stesso.
    C’è qualcosa di terribilmente comune.
    Come se fosse una telecamera puntata.
    Che mi ricorda chi altro sono.
    Che esula dal personaggio.
    Dall’attrice.
    Dalle trame.
    Arriva a me.
    Esula anche da me.
    E’ destino e vita.
    E’ verità.
    La verità regina.
    Imparziale.
    Distante.
    Lontana da te.
    Lontana da lui.
    Nonostante tutto troppo lontana anche da me.
    Aurora.
    Eppure, tu mi dici che sono fortunata.
    Fortunata, che parola grossa.
    Ma tutto è relativo nella vita.
    E, Dio, se hai ragione.
    Perché ieri sera Aurora ha pianto.
    Ha pianto, pianto, pianto.
    Pianto tanto.
    Ci ha messo un tempo spropositato a riconoscere le tue braccia.
    Il tuo odore, il tuo tocco.
    Il tuo amore.
    Proprio tu.
    Suo padre.
    Santo cielo.
    E non è stato facile per nessuno stare a guardare i tuoi occhi.
    Incassando.
    Aspettando.
    Giustificando.
    Amando.
    Quindi penso tu abbia ragione, in fondo.
    E mi chiedo se quando tu te ne andrai di nuovo, tutto non diventerà più facile.
    Se quando avrò lasciato anche io Aurora e le mie braccia saranno estranee a lei, come le tue, tutto non diventerà più facile.
    In qualche modo.
    Perché ancora la nostra vita scorre su queste assurde follie.
    Su queste dannate speranze stupide.
    Ingiuste.
    E stiamo ancora aspettando simmetria, nei sentimenti.
    Per noi, per lei.
    Qualcosa di giusto e facile.
    Qualcosa di un po’ più semplice.
    Ma non è questo il giorno per pensarci.
    Stamattina, non mi sono neanche svegliata.
    Perché per svegliarti ti devi addormentare.
    E io non ho dormito.
    Non abbiamo dormito affatto.
    Perché questa è una puntata da prima serata e la nostra parte la dobbiamo imparare a memoria, e farla fino in fondo.
    Mi sollevo dal letto con calma.
    Il tempo non corre.
    Nnon ha corso per tutta questa notte.
    Le lenzuola leggerissime frusciano sotto di me.
    - Dove vai?
    - Di sotto, mi faccio una tisana. La vuoi anche tu?
    Mi giro.
    Provo a sorriderti, ma non sono certa del risultato.
    Scuoti la testa in silenzio.
    Socchiudi gli occhi.
    Io mi alzo.
    Prendo il cellulare in mano.
    Esco a piedi nudi sul parquet, e chiudo la porta dietro di me.
    Pianissimo.
    Così non c’è pericolo che Aurora si svegli.
    Chiudo gli occhi.
    Ho bisogno di qualcosa di caldo.
    Qualcosa di bollente che possibilmente mi ustioni i sensi.
    Farebbero meno male.
    Comincio a scendere le scale, la luce del telefonino guida i miei passi.
    La mia mano segue il corrimano senza creare nemmeno un fruscìo.
    Non è nemmeno l’alba.
    Arrivo al termine della scala di legno e qualcosa i miei occhi recepiscono prima che lo faccia la mia mente.
    Il divano letto è deserto.
    Qualcosa mi dice di non andare oltre, di non muovermi.
    Istintivamente alzo il viso e nello stesso istante chiudo lo sportellino del cellulare; dopo pochissimi secondi ogni parvenza di luce sparisce, se non quella flebilissima che filtra da qualche finestra.
    Scendo tutti i gradini, sorda alla ragione, e il mio sguardo si sporge oltre.
    Oltre al consentito, probabilmente, ma in perfetta linea con qualcosa che è umano, femminile e naturale: la curiosità.
    Perché anche se la disposizione interna è diversa, la stanza di Diana è esattamente sotto a quella del piano superiore, la porta quindi è davanti all’ingresso, in linea d’aria.
    Non è completamente chiusa, e ci deve essere una lampadina accesa.
    Qualcosa si intravede, da qui.
    Dovrei semplicemente farmi gli affari miei.
    Ma è più forte di me.
    Per un istante mi chiedo anche se non rischi di assistere a qualcosa di troppo intimo.
    Ma non è così.
    O forse sì, dipende da come la si vede.
    E’ strano, perché non vedo il viso di Diana, né quello di Tom, ma vedo le gambe di lei piegate, rannicchiate al petto, e la schiena di Tom, che è seduto sul bordo del letto, di fianco a lei.
    Percepisco dai movimenti del loro corpi che una mano di Tom è sul copriletto di fianco ai piedi di Diana.
    E che la mano di Diana è nella mano di Tom.
    Perché quando uno dei due muove un braccio, si muove anche quello dell’altro.
    Parlano.
    A voce bassissima.
    Provo ad ascoltare, lo so non dovrei farlo, ma comunque non sento quasi nulla.
    Per questo non li abbiamo sentiti.
    Anche se noi stanotte non abbiamo chiuso occhio.
    Perché parlavamo.
    Perché ci amavamo.
    Anche se piano.
    Più che pianissimo.
    Ed ora comprendo che nessuno ha dormito, stanotte, in questa casa.
    Nessuno tranne Aurora.
    Il suo nome, del resto, è l’unico che distinguo nelle loro frasi.
    Nel labiale della bocca di Diana che si sporge in avanti.
    Nel momento esatto in cui il busto di Tom scivola verso sinistra e più vicino a lei, io indietreggio di un passo.
    Trattengo il respiro.
    Mi sento decisamente invadente, decisamente scorretta.
    Ma non stacco gli occhi.
    Non ci riesco.
    E’ una scena incantevole.
    E’ una scena che sa di bello.
    Per una volta che sa di giusto.
    Semplice e facile.
    Penso che si baceranno.
    Lo reputo inevitabile, l’unica cosa che mi possa aspettare.
    E i loro visi si avvicinano, effettivamente.
    Si avvicinano.
    I loro nasi, i loro occhi.
    Le loro bocche, anche.
    Oh, se tu fossi qui a vedere.
    Il profilo di Tom è così simile al tuo che la cosa mi crea quasi uno scompenso.
    Ma non siete poi così uguali.
    Non quando vi si conosce così bene.
    Tom continua a parlare.
    A parlarle.
    Le parla sulla bocca.
    A un millimetro di distanza.
    Direi che si respirano addosso ed è una sensazione che conosco.
    Gli occhi chiari di Diana sono fissi sulle labbra di lui.
    Ne seguono apertura e chiusura.
    Le parole e il senso.
    Posso quasi sentire che effetto le fa.
    Il nodo che tira nello stomaco.
    Il calore che brucia sulla pelle.
    L’ossigeno al cervello.
    L’effetto di un fascino insopportabile.
    Conosco anche questo.
    Si guardano.
    E mi sento ancora più strana.
    Nel momento esatto in cui percepisco le loro labbra avvicinarsi allo stremo mi vorrei sotterrare per essere ancora qui a guardarli.
    Ma non si baciano.
    No.
    Non lo fanno.
    Succede un’altra cosa.
    Succede quasi a rallentatore.
    Con lentezza e una calma disarmante.
    Si abbracciano.
    Il busto di Diana quasi sparisce nelle braccia di Tom.
    Eppure è il viso di Tom a nascondersi quasi del tutto nell’incavo del collo di lei.
    Piegano entrambi la testa, quel tanto che basta a combaciare le proprie guance.
    E sentire un contatto tremendamente stretto.
    Tremendamente intimo.
    Sento lo stomaco farmi quasi male.
    Le mie viscere contorcersi.
    Il mio corpo tentennare.
    Indietreggio.
    E nonostante tutto non riesco a staccare gli occhi perché so quello che sta accadendo.
    So la ragione.
    So il motivo.
    So cosa alberga nel cuore di Tom.
    So perché l’ha cercata.
    So perché lei lo ha accolto.
    Indietreggio davvero, adesso.
    Mi giro prudente, risalgo i gradini.
    Smetto di starli a guardare.
    Benedico la fattezza robusta delle assi che non scricchiolano.
    Arrivo in cima che quasi non respiro, per timore di fare rumore.
    Riapro la porta piano.
    Le mani mi tremano.
    La mia faccia deve essere assurda.
    Tu mi sorridi.
    Non realizzi subito.
    Poi, quando mi siedo sul letto incerta e mi giro verso di te, senza nessuna tazza piena di tisana tra le dita, mi chiedi un po’ stranito:
    - Tutto bene?
    Ti rispondo in automatico.
    - Sì.
    La mente persa nei pensieri.
    Mi sistemo meglio sul letto.
    Vicino a te.
    Poi ti fisso.
    - Sono di sotto che parlano.
    Comincio incerta.
    Alzi un sopracciglio, con quel fare tipicamente tuo.
    Alzi anche un lato della bocca con malizia.
    Ma non pronunci nulla.
    - Tom ti ha detto qualcosa?
    Ritento.
    - Di cosa?
    - Di loro.
    Apri un sorriso larghissimo.
    Scuoti appena la testa, aggrotti un po’ la fronte, sarcastico.
    - Tom non ha bisogno di dirmi le cose.
    Ma questa volta accentui l’allusività e la malizia.
    Rido piano.
    Abbasso gli occhi.
    Comincio distrattamente a giocherellare con il lenzuolo su cui sono seduta.
    Guardo Aurora che dorme in braccio a te.
    Non abbiamo fatto altro che passarla dal tuo abbraccio al mio, dal mio al tuo e dal tuo al nostro, stanotte.
    Non riusciamo a perderci neanche un istante.
    Abbiamo bisogno di sentire questo odore di bimbo, vicino.
    L’odore della nostra creatura.
    Il suo respiro.
    La sua stessa esistenza che sta cambiando così tante cose.
    E influenzando così tante vite.
    - Non so se esserne felice o triste.
    - Neanche io.
    Mi rispondi subito.
    Sappiamo entrambi che la nascita di quel legame è qualcosa che ci rafforzerà incredibilmente.
    La doppia mandata.
    Lo scudo.
    La cavalleria.
    Ma ci dispiace conoscerne l’origine.
    Le sfaccettature.
    La causa, la colpa.
    Che forse è solo nostra.
    O di nessuno?
    Stendi il braccio verso di me.
    La mano verso il mio viso.
    Mi accarezzi la guancia, chiami i miei occhi.
    Allaccio il tuo braccio con il mio.
    Restiamo a fissarci per un tempo lunghissimo.
    Stanotte non abbiamo fatto quasi altro.
    Mi sbilancio verso di te.
    Ti poso un bacio sulle labbra.
    Un bacio lieve, dolce e veloce.
    Ci stacchiamo sorridendo.
    C’è qualcosa di profondamente pacifico, nel fondo dei nostri occhi.
    Forse si chiama speranza.
    Forse si chiama solo amore e non c’è bisogno di un’altra definizione.
    I tuoi occhi si rabbuiano per un attimo.
    Come se un colpo di vento di avesse portato una folata di sabbia.
    - Tom come ti sembrava?
    - Cioè?
    - Stava male?
    I tuoi occhi sono spaventati e io d’istinto stringo le labbra.
    Ora la mia mente elabora le immagini.
    Ora c’è stato il tempo di attribuire loro tutto il significato dovuto.
    Il capo di Tom che sparisce quasi nel collo di Diana ha un significato preciso.
    Più di un significato preciso.
    - Non direi, no…
    Lascio la frase morire.
    Mento.
    Mento spudoratamente.
    Ma non so mentirti bene.
    Non ne sono mai stata capace.
    Non mi aspetto che tu mi creda.
    - Uhm.
    Fai un verso strano, che non è né approvazione né tristezza.
    Deglutisci amaramente.
    La fronte aggrottata.
    Ti alzi piano.
    Seguo i tuoi movimenti con lo sguardo mentre adagi Aurora nella culla di fianco al letto.
    E’ addormentata in un sereno sonno.
    Ti siedi sul letto, le gambe oltre il bordo, le mani con i palmi a premere questo spesso materasso.
    Il collo nascosto nelle spalle.
    Per un attimo penso tu stia per parlare, invece no.
    Stringi le labbra.
    Sigilli parole che so ti uscirebbero cattive e autolesioniste, adesso.
    Mi muovo sul letto.
    Sulle ginocchia, piano, mi sposto.
    Mi inginocchio dietro la tua schiena.
    Mi sollevo appena.
    Ti avvolgo il torace con le mie braccia.
    Ti fascio con il mio abbraccio.
    Appoggio la guancia destra sotto la tua nuca.
    Dove finiscono i tuoi capelli.
    E il mio occhio distrattamente registra il tatuaggio del simbolo della band, così vicino.
    Non posso capire neanche lontanamente quanto tu stia soffrendo, ne sono convinta.
    Hai questo gruppo tatuato addosso, alla base del capo, da sempre o quasi.
    La tua vita.
    Il tuo passato.
    Il tuo talento.
    Il tuo posto nel mondo.
    Ti percepisco immobile.
    Tranne una mano che si posa sulla mia, sul tuo petto.
    E ne intreccia le dita.
    Ho perso mille occasioni per chiederti davvero tutto di questo passo.
    Perderò anche questa.
    Lo so.
    - Sto evitando il problema.
    Non ti rispondo, non serve.
    Stringo solo di più la tua mano.
    - Ho parlato sempre solo di Aurora, con Tom, come se stamattina non dovesse succedere nulla di che. E lui anche. Non ne parla più. Non lo so…non ne parliamo. Non credo sia normale.
    Non lo so se è normale.
    Forse no.
    Ma forse è naturale che tu, voi, vi difendiate in qualche modo dalla sofferenza.
    Vorrei sapere Georg e Gustav cosa pensano.
    Cosa dicono.
    Cosa sanno.
    Forse è l’istintiva reazione della fan che vi vede come gruppo.
    Forse è perché loro non li conosco.
    So che per Tom la vita è dove ci sei tu.
    Non ho difficoltà a credere che per lui sia estremamente più semplice che per gli altri componenti farsene una ragione.
    - Lui ci è dentro quanto te. Ognuno di voi due lo sta affrontando come meglio può.
    Io non riesco ad immaginarvi mentre vi dite “beh, che vuoi che sia, sta terminando l’esperienza più importante della nostra vita” e mi sembra qualcosa di più simile al normale il fatto che stiate evitando l’argomento in modo diretto.
    Tu non dici nulla.
    Per qualche lungo istante.
    - David non si è mai fatto illusioni; per lui questa è la miglior fine che potesse esserci. E’ come una morte prematura.
    Mi si gela il sangue.
    - Non voglio dire che non gli importi, non fraintendere, ma solo che credendo da sempre che sarebbe finita molto presto, per lui va bene così. Crede che sia giunto il momento e crede che sia il meglio anche per noi perché ancora vivere di rendita. Quando una band si scioglie per calo di mercato, o se litiga, non ha più nulla da dire. Per noi è diverso…
    Ora invece mi sembra che la visione di David ti sia stata raccontata e fatta piacere a forza un bel po’ di volte.
    L’hai assorbita; la giustifichi.
    Io non ci riesco molto, anche se obiettivamente non fa una piega.
    - Gli altri?
    Tu di Georg e Gustav non parli quasi mai.
    Me li avrai nominati sì e no due volte da quando ci conosciamo.
    Anche perché noi delle nostre vite non ci siamo mai detti nulla.
    Ci sono infinite cose, che tu non sai di me.
    Del mio passato.
    Di chi mi circonda, o circondava.
    E non le saprai a meno che tu non me le chieda.
    Inspiri forte con il naso.
    - Io e Tom abbiamo sempre cercato di proteggere le loro, di vite normali. Ci siamo anche riusciti. Noi decidiamo, loro vivono. E’ sempre stato così, semplicemente.
    Inspiri ancora.
    Stringi le labbra.
    - Una volta sola proposero loro lo scioglimento, tanti anni fa. Non ci stavamo più dentro, troppo stress, ma poi è passato. C’è equilibrio, da sempre, ed è questo, sai … è questa la cosa più triste dello sciogliere i Tokio Hotel …
    La tua voce si è incrinata in mezzo alla o e alla acca.
    Nel centro del vostro nome.
    Nella pronuncia di un binomio di parole che significa troppo.
    Per te, per tutti voi.
    Per me, per tante persone.
    Me ne accorgo quasi dalla pelle del tuo collo, che il tuo viso si è mosso.
    Non devo neanche spostarmi per percepire le lacrime.
    Gli occhi stretti per non farle uscire.
    Alzi il viso, scansando il pianto.
    Hai l’impeto di chi ha imparato a domare le emozioni, se vuole.
    L’istinto di chi ha imparato a riversare altrove i pensieri.
    Siamo talmente uguali.
    - E poi penso a lei …
    Soffi fuori.
    Striscio la guancia contro di te, e sollevo il viso sulla tua spalla.
    Guardiamo dalla stessa parte.
    - E penso che siamo solo un gruppetto come tanti, alla fine.
    Apro un istintivo sorriso perché nella tua frase c’era sarcasmo.
    E perché è ovvio che mi faccia bene sentire quanto Aurora ti aiuti a relativizzare le cose.
    Ma è una bugia.
    Una bugia grande come una casa quella che hai appena detto.
    - Non è vero, ma è lo stesso.
    Rispondo con la stessa ironia.
    Credo che tu lo percepisca il mio sorriso affianco al tuo collo.
    Espiri ironico e stringi la mia mano.
    Hai la pelle calda.
    Sposti il peso indietro contro di me.
    In realtà ti stai stendendo sulla schiena.
    Mi sposto, facendo leva sulle mani.
    Ti faccio posto, ti affianco, mi alzo sulle ginocchia e mi metto a cavalcioni su di te.
    Mi guardi, non dici niente.
    Alzi un lato delle labbra, e un sopracciglio.
    Rido.
    Mi chino verso di te.
    Mi sostengo solo sui palmi delle mani.
    Qualche ciuffo di capelli ribelle scivola attorno al mio collo, dalla crocchia scomposta della notte.
    Ti solletica il viso.
    Mi abbasso ancora.
    Avvicino i nostri occhi.
    Mi guardi, spostando lo sguardo nei miei.
    - E cosa sono i Tokio Hotel? Cosa sono stati?
    Assottiglio gli occhi davanti ai tuoi occhi assottigliati.
    Lucidi, ansiosi, profondi e scuri.
    Come quelli di un bambino, quando chiede da dove viene il sole.
    Indaghi nei miei e io in questo momento non sono la tua donna.
    Non è a me che lo stai chiedendo.
    Alla tua amante, o la madre di tua figlia.
    E’ una domanda seria ma soffro di questo tempo passato che hai già usato.
    Ti fisso insistentemente.
    Esistono solo parole assolute e totalizzanti.
    Tu ti dovrai sforzare di leggere tra le righe.
    - Meraviglia.
    Lo soffio fuori, con tutto l’affetto che ho.
    Non l’amore per te.
    Non la devozione cieca, non la nostra vita.
    Ma la gratitudine e la felicità di avervi avuti.
    I nostri Tokio Hotel.
    E stare quei a guardare gli occhi della loro anima fa male.
    Non ho mai visto una stella spegnersi in cielo.
    Non è per niente un bello spettacolo.
    Lo capisco nei tuoi occhi che ci sono forse troppe domande che vorresti farmi.
    Vorresti sapere se si arrabbieranno.
    Vorresti sapere come andrà.
    Io credo che forse, più di tutto, tu vorresti tornare indietro.
    Ti prendo il viso tra le mani.
    Lo stringo impercettibilmente fasciandolo nella mia pelle.
    Isolandoti dal mondo.
    Vorrei chiederti perché non hai almeno smesso di fumare.
    Sinceramente.
    Perché non hai davvero tentato di tutto per il tuo sogno.
    Io so che se solo tu avessi voluto, avresti potuto.
    Tu sì.
    Perché allora no?
    Eppure non ci riesco.
    C’è qualcosa, una specie di vocina, che mi trattiene dal chiedertelo.
    Perché ho provato sulla mia pelle che a volte non ci sono perché.
    O se ci sono, si nascondono anche a noi stessi.
    Non sarò io ad estorcerti dolore.
    Stringo le labbra, e anche gli occhi.
    Ti bacio sulla bocca.
    Le tue braccia mi avvolgono completamente.
    Il tuo viso si nasconde nel mio collo.
    Tra i miei capelli.
    E stringi.
    Me lo sussurri piano, vicino all’orecchio.
    Così piano che a stento lo sento.
    - Ti amo.
    Scanso appena il viso.
    Ti guardo.
    Quasi stupita.
    Mi sorridi.
    - Tu no?
    Ridi.
    Rido anche io.
    Oggi è davvero difficile.
    Oggi una parte di me avrà orecchie per sentire.
    Occhi per vedere.
    Cuore per sentire e soffrire.
    E come ormai troppe volte nella mia vita, come tutti i giorni dovrò solo arrivare a sera.
    E la notte, benedetta, calerà di nuovo.
    Abbasso le palpebre, e anche lo sguardo.
    Un parte di me, nel profondo, no.
    Non ti ama.
    Ti odia come si odia chi ti da la vita poi te la toglie.
    Ti promette speranze e poi te le ruba.
    La tua mano mi accarezza il viso e me lo alza.
    - Mi odieranno tutte, vero?
    E non posso evitare un tombale, enorme, consenziente silenzio.
    Sì, lo faranno.
    Non potrebbe essere diversamente.
    Ma non è solo questo che succederà.
    Succederà di peggio.
    Più di quanto tu creda.
    Io già la sento, quella crepa nella loro forza.
    Deglutisco, e gli occhi li abbasso lo stesso, anche se tu non vuoi.
    Non ti guardo, quando lo dico.
    Non ci riesco.
    - Moriranno dentro. Almeno un po’.
    Appoggio la guancia adesso io, nell’incavo del tuo collo.
    Le tue braccia scivolano intorno a me, strisciando sulla mia pelle, mi avvolgono.
    Completamente.
    E mi sento in colpa.
    Perché penso che dovrei sostenerti.
    E invece ti sto intristendo.
    Perché vorrei sentirmi parte viva della tua vita.
    E invece mi sento abbandonata anche io.
    La verità è che mille volte di noi io ho avuto nelle orecchie musica.
    La tua.
    La vostra.
    Perché è così che sei diventato ciò che sei.
    Che io sono diventata ciò che sono.
    E’ per quello che adesso siamo qui.
    - Le facevate sentire vive …
    E non sai quante cose ci siano dietro questa semplice frase.
    Quante persone.
    Quante esperienze.
    Quante amicizie.
    Quante vite intrecciate.
    Increspo il labbro inferiore.
    Le tue dita sottili solleticano quasi la linea del mio viso.
    In una concentrata silente carezza.
    Le nostre labbra si incollano.
    Non ricordo di aver spostato il viso.
    Non sbatto gli occhi, questa volta.
    Non mi stupisco più.
    E’ tutta la notte che quando lei dorme, noi facciamo l’amore.
    Semplicemente l’amore.
    Ogni volta con un significato diverso.
    Alito bollente è quello che riesco a soffiare nelle tue orecchie, quando mi tocchi.
    E quando il tuo sesso penetra fino in fondo il mio corpo che ti cade addosso, premi i polpastrelli al mio bacino.
    Tiri.
    Le tue labbra avvolgono fameliche il mio seno.
    Nel respiro mozzo.
    Nel brusco possesso.
    Nei tuoi occhi.
    So che non è me che scopi, stanotte.
    Non è me che cerchi di soddisfare con tutto questo fuoco.
    Non è me che stai dimostrando di amare.
    Non solo me.
    Vorrei dirti di fare piano, vorrei dirti che di sotto ci sentirebbero.
    Ma qualcosa mi dice che non importa.
    Che di sotto c’è un’altra musica.
    Se non la stessa, la sua gemella.
    Perchè stamattina io e Diana siamo le uniche donne sulla terra.
    E insieme, tutte quelle che vi amano.

    Ogni singola fan.
    Ogni singola ragazza.
    Ogni singola donna che lascerete sola.
    Spingo la fronte contro la tua testa.
    Stringo forte le tue spalle.
    E fisso d’istinto il disegno geometrico delle lenzuola.
    E sorrido.
    Perché questo disegno l’ho già visto.
    Queste pareti ci hanno già visti.
    Questo letto sa di noi.
    Queste lenzuola erano già scalzate.
    Mi lascio andare giù.
    Quando i muscoli cedono.
    Vieni dentro di me.
    E io ti seguo.
    E poi stringo gli occhi.
    Per noi ripetere una cosa due volte, è quasi casa.
    Ma noi non possiamo permettercelo.
    Noi, non dobbiamo proprio.
    Non dovremmo.
    E nonostante tutto, senza giustificazioni, ripetiamo incessantemente gli stessi tremendi, amati errori.
    - …il preservativo…
    Ti sibilo nell’orecchio.
    Un’inutile memorandum.
    Un rimprovero.
    Un accessorio.
    Soffi come un gatto.
    Come hai già fatto e rifarai.
    E so già cosa mi dirai.
    - Faremo un altro figlio.
    Con il tono di una semplice constatazione.
    Una domanda.
    Un fatto.
    Un accessorio.
    E poi ridi.
    Ridi e rido anche io nel tuo collo.
    Ci tiene diritti solo l’incoscienza.
    Per fortuna, o sfortuna.
    Finché non ci si sveglia.
    Accadono due cose contemporaneamente, un solo istante dopo.
    Tom ti chiama a gran voce da fuori la stanza.
    Aurora comincia a piangere.
    I nostri corpi sono ancora incastrati.
    Chiudiamo gli occhi tutti e due.
    Purtroppo è il maledetto giorno.
    Ci diamo il cambio nel tenerla in braccio.
    Infastidita e molto nervosa.
    Non vuole smettere di strillare.
    E non vuole saperne di stare ferma.
    Mi siedo sul letto, la cullo un po’.
    Scopro il seno,ma non c’è niente da fare.
    Non si attacca.
    Mia figlia mi sente.
    Tua figlia ti sente.
    Sente il sangue che ribolle.
    Diana bussa, dieci minuti dopo, e chiede se abbiamo bisogno di aiuto.
    Le apro io, mentre tu sei sparito in bagno.
    Stringo le labbra, mentre la dondolo con vigore, anche se mi sembra che serva a poco.
    - Non vuol saperne. Sembra che capisca santo cielo…non riesco a calmarla. Eppure stanotte ha dormito…
    Mugolo.
    Mi rendo conto di avere la voce lamentosa.
    Non le ho dato neanche il buongiorno.
    Diana ha l’aria seria.
    Triste e anche un po’ depressa.
    Tutti sulla stessa barca.
    Si avvicina.
    Le accarezza la testa e per un attimo Aurora smette di strillare.
    La guarda.
    Poi ricomincia.
    Strilla come una matta.
    Diana tende le braccia.
    - Dai, dammela, provo a portarla giù.
    Prima che io possa protestare me la prende dalle braccia e scende di fretta le scale.
    Mi sporgo appena.
    Di sotto, Tom la guarda scendere, poi si volta e mi fa un cenno con la testa.
    Gli sorrido.
    - Ha dormito?
    E non mi sta chiedendo di Aurora.
    - Per niente.
    Rispondo secca.
    E’ inutile mentire con lui.
    - Andiamo bene. Sembreremo due cadaveri.
    Mi risponde e si è già girato, scocciato, accomodandosi su uno degli sgabelli del bancone alto della cucina.
    Di fianco a lui Diana sta dondolando Aurora, che ha smesso miracolosamente di urlare.
    Gorgheggia.
    Ma non felice.
    E’ più come un costante, sommesso borbottio.
    Aurora non approva.
    Non approva proprio.
    Torno dentro la stanza.
    Sei uscito dal bagno e non sei neanche del tutto vestito, di fianco al letto.
    Hai solo i jeans.
    - Come vorrebbero che mi vestissi, secondo te? Nero?
    Questa domanda mi stupisce.
    Mi prendo qualche minuto per pensarci mentre tiro fuori i miei, di vestiti.
    - Mettici un colore che dia forza, qualcosa che sostenga il tuo sorriso. Il rosso, per esempio.
    Te lo dico quasi distrattamente, come se fosse un consiglio per andare in ufficio.
    Ma non è così.
    Proprio per niente.
    Tu resti assorto.
    Mi avvicino a te, mentre cerchi cosa metterti..
    Ti prendo un braccio e ti costringo a guardarmi.
    Sono ancora senza tacchi.
    Sei tremendamente alto.
    Mi sento tremendamente piccola.
    Mi sento il cuore impazzare nel petto.
    Una ragazzina che sta per vedere il suo idolo scomparire.
    Equilibrio distorto.
    Ti guardo negli occhi, tenendoti le braccia.
    So che il mio viso si modifica, in un’espressione compassionevole.
    Mi fissi.
    Concentrato e recettivo.
    - Sorridi. E’ l’unica cosa che vogliono da te. Devono sentire. Devono sapere che non le state abbandonando.
    Ho gli occhi fissi nei tuoi.
    Come quando cantavi.
    Ma adesso mi vedi.
    E mi ascolti anche.
    - Cosa darete loro in cambio?
    Chiedo con gli occhi sbarrati.
    Tu li sbatti.
    - In che senso?
    - Il blog di Tom, il vostro sito, la tua gallery…un twitter, non lo so…le interviste, un video…devono sapere come tenersi in contatto con voi. Questa sarà l’unica cosa che gli interesserà davvero. Diteglielo, mi raccomando.
    Scuoto appena il tuo braccio.
    Aggrotti la fronte.
    Stringi le labbra.
    Te le mordi con l’aria di chi sta elaborando un’informazione.
    - Sì.
    Sussurri, abbastanza convinto.
    Deglutisco e tu ti stacchi da me.
    Non ho dubbi che qualcuno ci abbia già pensato.
    Forse e di sicuro anche tu.
    Ma era importane comunque che io te lo dicessi.
    Ci vestiamo in uno strano silenzio.
    Assorto, meditabondo.
    Quando esco dal bagno hai di nuovo tu Aurora in braccio.
    Non strilla più.
    Aggrappata a te non strilla affatto oggi.
    Le poche preziosissime ore notturne hanno riallacciato il sangue.
    E oggi vorrebbe solo te.
    Resto a guardarvi, un po’ distante.
    Quando ti giri hai gli occhi umettati d’amore.
    E l’aria triste.
    - Devo andare, facciamo tardi.
    Non ti rispondo neanche.
    Apro le braccia.
    Me la dai con una indolenza sofferta.
    Aurora fa un verso contrariato.
    - Ciao amore…
    Glielo soffi sulla fronte, prima di baciarla piano.
    Ma quando la parola amore finisce, è me, che guardi.
    Ti sorrido.
    - Ciao…
    Ti sorrido, costringendomi a farlo.
    Consapevole di rimandare il mio personale crollo a quando nessuno mi vedrà.
    Come è sempre stato.
    Scendi le scale quasi di corsa.
    Ti vedo sparire oltre la porta laterale che va direttamente nel garage interrato.
    Non ti sei girato più.
    E hai fatto bene a non farlo.
    Mi sporgo dal parapetto delle scale.
    Non c’è più nessuno.
    La casa mi sembra enorme.
    Altissima.
    Troppo chiara.
    Troppo vuota.
    C’è silenzio.
    Anche Diana non c’è.
    Dov’è?
    Quando sento il motore della macchina accendersi, Diana compare.
    Cammina piano sul parquet di legno.
    Era chiusa in camera sua, direi.
    Si guarda intorno e poi alza la testa, percependo la mia presenza.
    Ci guardiamo per qualche istante.
    Immobili.
    Non c’è bisogno che ci diciamo nulla.
    Deglutisco, e mi rendo conto di non riuscire ad estrarre dagli occhi neanche una lacrima.
    Scendo le scale lentamente.
    Mi siedo su un divano letto rifatto da poco.
    Il rumore della macchina di tua madre che si allontana si fa sempre più fioco.
    Poi scompare.
    Guardo Diana.
    Aurora fa qualche smorfia, e muove i pugni chiusi.
    - Schhh…
    La dondolo, più convinta del solito.
    Non voglio proprio che pianga.
    So che ha anche fame.
    E adesso non sopporterei di sentirla piangere di nuovo.
    Proprio no.
    Mi scopro il seno, lentamente.
    Aurora chiude gli occhi e questa volta si attacca subito.
    Mi impietrisco in un freddo silenzio assorto.
    Dobbiamo aspettare.
    Aspettare soltanto, amore mio.

    Anche lei sta aspettando, adesso.
    Aspetta stasera anche lei.
    Tutto sarà passato.
    Non proprio, ma fa lo stesso.
    Diana si siede di fianco a me, sulla prolunga del divano.
    Ha la schiena rigida.
    Il viso marmoreo quanto il mio.
    Guarda il pavimento.
    Mi guarda allattare.
    In silenzio.
    Guarda Aurora.
    Io le accarezzo la testa.
    Ogni tanto il respiro di Diana si ingrossa.
    Il mio anche.
    Sospira.
    Io pure.
    Mi godo questo momento il cui mia figlia prende la vita da me.
    In cui tutto sembra andare come dovrebbe.
    Quando Aurora si addormenta nelle mie braccia, una lacrima riesce a scendere.
    Mi trovo le braccia di Diana intorno un secondo dopo.
    La sua guancia sulla mia spalla.
    E non credo che i suoi occhi siano illesi.
    Guardo l’orologio.
    Ci ripetiamo due volte un programma che conosciamo a memoria.
    Ci guardiamo intensamente prima che io me ne vada.
    Ci sorridiamo.
    A casa mia non c’è nessuno, quando arrivo.
    Daniel è sveglio, e sua madre se n’è andata da un po’ credo.
    Tutto come previsto.
    Vorrei andare da lui e dirgli tutto.
    Ma proprio tutto.
    Chi sei.
    Cosa fai.
    Cosa farai.
    Come sto.
    Come sta.
    Come stai.
    Come se al mondo ci fossimo solo noi.
    E lei.
    E lui??
    E quindi no, non lo faccio.
    Non posso farlo.
    Ho già deciso da tempo immemore che non posso rendere partecipe Daniel della nostra alienità.
    Devo ancora scontare di averlo ancora qui.
    Le ore passano.
    Inesorabili ma lentissime, oggi.
    Ho lo sguardo incollato all’orologio, così tanto che il tempo sembra vada più piano di me.
    Non passa mai.
    Mi ritrovo almeno dieci volte con il pollice sui tasti del telefonino pronta a scriverti.
    Poi non lo faccio.
    La consumata attrice che veste i miei panni, oggi ha ripassato la parte meno del solito.
    Chiamo Diana.
    C’è Simone a casa sua.
    Le chiedo di passarmela.
    Ci scambiamo strane frasi.
    Distorte.
    - Ha dormito?
    E non sono io che chiedo di Aurora.
    Ma lei che mi chiede di te.
    - Un po’.
    E’ la risposta che le devo.
    Non voglio che si preoccupi troppo.
    Succederà lo stesso.
    Oggi Daniel sa che ho un giorno di ferie per recuperare straordinario.
    Ovviamente non è vero.
    Le ore che di solito sa che dedico all’ufficio, sono per Aurora.
    Tutti i giorni.
    Finchè posso.
    Oggi l’andamento della giornata è inverso.
    Sto qui tutto il giorno.
    A far finta di lavorare e tentare di spostare il cervello da te.
    Mi sposterò solo verso sera.
    Con la scusa di una cena aziendale.
    Perché il messaggio video è stato annunciato per le diciannove esatte.
    Ora europea.
    Così colpirà più fan possibili, tutte insieme.
    Anche l’America sarà già ben sveglia.
    Anche l’Asia potrà svegliarsi.
    Mal comune, mezzo gaudio?
    Non credo proprio.
    Sveglie, ma non pronte.
    Infine, il tempo passa.
    Esco di casa con un margine di tempo non troppo ampio.
    Perché ho il terrore dell’attesa.
    Un terrore enorme.
    Simòne non c’è già più.
    E’ già da voi.
    E questa è una enorme consolazione.
    Appoggio la mia borsa all’ingresso, la casa è quasi intrisa di silenzio.
    Il televisore è già acceso.
    Ma su un altro canale, un’altra trasmissione.
    Aurora gorgheggia masticando come può un giocattolino gommoso, nel dondolino sul tavolo.
    Diana sta mettendo sul tavolino del salotto una bottiglia d’acqua.
    Quando entro mi sorride tranquilla.
    Le rispondo lo stesso sorriso.
    Prendo in braccio la mia stupenda figlia.
    La saluto.
    La bacio.
    Gioco con lei.
    Diana mi riferisce dei pastie poi parliamo di lavoro.
    Di mia madre.
    Della sua.
    Come un giorno normale.
    Tutto come se fosse un giorno normale.
    Mille volte vorrei chiederle se ha sentito Tom, ma non credo e non voglio turbarla.
    I nostri occhi sembrano flipper impazziti.
    A cadenza regolare ed elevata si fissano sull’orologio.
    Sia al polso o appeso al muro.
    Finchè il tempo, arriva.
    Quando mancano pochissimi minuti Diana cambia canale.
    Nello stesso istante ci sediamo una di fianco all’altra, sul divano.
    Non c’è bisogno di cambiare discirsi.
    Non c’è bisogno di spiegarsi nulla.
    Aurora tra le mie braccia.
    So che VIVA lo trasmetterà in diretta tv.
    Me l’hai detto tu.
    Così si vede meglio.
    Sarà più grande e farà solo più male.
    C’è la pubblicità.
    Ma poi finisce.
    E’ agghiacciante come sapere le cose in anticipo amplifichi qualsiasi sensazione.
    E’ un po’ come quando aspettavamo un nuovo singolo.
    Un nuovo video.
    Un nuovo shoot.
    Qualsiasi cosa di vostro.
    Solo ricordare fa sgorgare lacrime dagli occhi.
    Inevitabili.
    La conduttrice del programma comincia un discorso.
    Che sa di voi.
    Che sa di te.
    Di carriera, di successi, di fan, di storia, di anni.
    Di anima e musica.
    Quando le immagini del video di Schrei appaiono, sento Diana scoppiare in singhiozzi e so che sarà molto peggio di quello che mi aspettavo.
    Gli occhi mi si appannano, e mentre scorrono le immagini della vostra crescita e dei vostri passi, io non vedo più nulla.
    Eppure sento il tuo sguardo come se tu fossi qui.
    Sento una fitta lancinante allo stomaco come se sentissi quello che stai pensando.
    E poi, prima che io riesca a realizzare, il tuo viso compare.
    Voi.
    Seduti su un divanetto, in quattro, schierati come è sempre stato.
    Georg seduto sul bracciolo, Gustav con lo sguardo a terra.
    Tom che guarda te, e tu col il microfono in mano.
    Non stai per fare un ringraziamento o un semplice saluto.
    Non sentiremo “We are” e quel “Tokio Hotel” ripetuto in coro come sempre.
    Lo so.
    Mi hai preparata anche a questo.
    Dettagli da poco.
    O forse no.
    Aurora si agita, tra le mie braccia.
    E comincia a strillare e piangere.
    Mi costringe ad alzarmi per cullarla.
    E allora la cullo, in piedi, dondolandola con il viso rivolto allo schermo.
    Il mio viso si piega nella disperazione.
    Nostra figlia reclama attenzione.
    La tua felicità, reclama.
    E proprio quando la guardo e mi perdo nei suoi grandi occhi gonfi di lacrime, la tua voce mi raggiunge.
    E so che è un’altra volta il destino, a graffiarci con le sue lunghe unghie rotte.
    Sento il tuo annuncio con il viso della mia bambina affondato nel mio collo.
    Le sue salate lacrime che solcano la mia pelle.
    I singhiozzi che si infrangono nelle mie orecchie.
    Coprono i suoni che lei per prima non vuole sentire.
    Mi allontano, perché Diana possa seguire seppure sappia che è l’ultima cosa che vorrebbe.
    Vedere l’espressione inquadrata sul viso di Tom.
    Una espressione di finta, plasticata, imposta tranquillità.
    .
    Una mia scelta.
    .
    Condivisa e accettata.
    .
    Altre strade.
    .
    Altri progetti.
    .
    Scioglimento.
    .
    Scioglimento.
    .
    Scioglimento
    .

    Per quante parole tu possa dire, è quella che continua a frullare.
    Il nome Tokio Hotel finisce con te.
    E tu hai deciso di assumertene tutta la colpa.
    Masochista fino in fondo.
    Protagonista.
    Capro espiatorio.
    Pungiball.
    Muro di gomma.
    Determinato e solo.
    Fino in fondo.
    Mi sembra passi una eternità.
    Per un attimo tutti e tre ti hanno guardato.
    Hanno annuito.
    Il mondo si è fermato.
    Poi tutto ricomincia a scorrere.
    Ma Aurora si è calmata.
    E adesso posso stare in piedi, immobile, davanti a questo televisore a guardare in faccia l’uomo che amo strattonare la vela della propria vita, e cambiare rotta.
    Lasciare il mare aperto, le onde azzurro e il brillìo.
    Cambiare destinazione.
    Per quanto terribilmente ed enormemente ignota.
    Stringo Aurora al petto.
    E ancora di più.
    E allora me ne accorgo.
    Che c’è qualcosa che tormenti tra le dita.
    Mentre qualcuno fa domande e tu rispondi ciò che puoi.
    E non è un pezzo di carta ciò che tormenti.
    Non è un braccialetto, come sembra.
    Ma una fascetta, ripiegata e coperta.
    Di cui riconosco la forma e la lunghezza.
    E soprattutto il piccolo pallino fucsia alle estremità.
    Arriccio le labbra.
    Stringo nostra figlia e tento di sorridere abbracciata a lei.
    Di prendere da lei la stessa forza che prendi tu.
    Di guardare avanti.
    Di credere.
    In qualcosa, santo Dio.
    Come tu mi hai sempre chiesto di fare.
    Diana mi guarda, e non credo capisca.
    Non lo sa probabilmente.
    Non può saperlo.
    Io non gliel’ho detto.
    Eppure basta, averlo notato.
    Per calmare me.
    E lei con me.
    Mi siedo sul divano, di fianco a Diana, e guardiamo insieme la conclusione di questo scempio.
    La mia mano nella sua, la sua nella mia.
    Non c’è bisogno d’altro ed ogni parola volessimo dirci non c’è più.
    Non trova coraggio.
    Rispondete a poche domande concertate, con poche risposte sentite.
    I contatti, gli appuntamenti.
    Una data.
    Un posto.
    Un addio definitivo.
    A tre mesi da oggi, circa.
    Tempo per organizzare.
    Metabolizzare.
    Analizzare.
    Reagire.
    Partecipare.
    Gli darete voi, tutto di voi per l’ultima volta.
    E poi finirà.
    Come tutto finisce.
    Come finisce questa intervista.
    E nel sorriso su cui la telecamera stacca, io non ti riconosco.
    E poi non ci sei più.
    E lì dove sei sparito, come sempre, i miei occhi restano.
    Aspettiamo il tempo di un’altra pubblicità, ma cambiano argomento, e io d’istinto spengo la tv.
    - Non oso pensare cosa succede in rete.
    Mormoro immobile.
    Ma Diana non mi ascolta.
    Rigira tra le mani il suo telefono e lo fissa.
    Irrequieta sulle gambe.
    Non ho cuore di insistere oltre.
    In questo momento è come un piccolo lutto che ognuna di noi nel mondo, vivrà per sé.
    Sola come ogni fan lo è.
    Sola tra le altre.
    Catena concatenata, ma forgiata singola.
    Il telefono comincia a squillare tra le mani di Diana.
    Lei sorride, subito, e poi risponde.
    Mi sento ancora un’intrusa, perché so che è Tom.
    E ancora di più, perché si parlano a monosillabi.
    Ed è la cadenza del dolore, quella.
    La cadenza degli impegni.
    E di chi non è padrone del proprio tempo.
    Non ancora.
    Io la conosco.
    Mi alzo e mi allontano da qui.
    Non sono sicura di voler sapere come sta Tom.
    Non sono sicura di voler sapere come stai tu.
    Vado di sopra, cambio Aurora.
    La lavo.
    In un tombale, pacifico, silenzio.
    In questa camera.
    Che sa di noi, famiglia.
    Sa di lei, dei nostri baci.
    Guardo l’ora, e poi la adagio in mezzo al lettone.
    Preparo la sua borsa, e i miei vestiti.
    Poi scendo di nuovo di sotto.
    E Diana ha gli occhi rossi e gonfi.
    Una tisana calda tra le mani.
    Una tazza pronta per me proprio di fronte a lei.
    Adagio Aurora nell’ovetto.
    Gorgheggia tranquilla.
    Sorseggio la tisana, e guardo la mia migliore amica.
    - Aveva la fascetta di Aurora tra le mani prima.
    Diana alza lo sguardo dalla tazza.
    Gli occhi stanchi.
    - Bill.
    Preciso come se ci fosse la possibilità di sbagliare soggetto.
    - Sì?
    Annuisco.
    - Quella della clinica, di quando è nata. E’ coperta di raso nero, ma la riconosco perché gliel’ho data io così, perché potesse portarla con sé…senza che…
    Non vado oltre.
    Diana sorride, ed espira.
    - Allora è servita.
    - Già.
    Diana mi guarda sorridendo.
    E io di nuovo rispondo altrettanto.
    E nostra figlia ha fatto un altro miracolo, se riesce a far uscire oggi un raggio di luce.
    - Tom verrà qui, dopo.
    Dice lei.
    E io sorrido ancora.
    Altro sole.
    Sono tremendamente felice per loro, adesso.
    E non mi interessa come e perché stiano insieme.
    O fino a che punto.
    Gli occhi di Diana brillano.
    Questo basta.
    Perché so che ti renderà felice sapere che anche Tom ha una sua isola in cui naufragare.
    Quando tu naufraghi con me.
    Guardo l’orologio di nuovo e mi muovo.
    - Vado, non voglio fare tardi.
    Diana annuisce, da piccoli baci sulle manine di Aurora.
    E Aurora gorgheggia.
    Prendo la mia borsa, un piccolo trolley e l’ovetto di Aurora.
    Saluto Diana e anche se io non ho le braccia libere, mi abbraccia lei.
    Stretta.
    - Salutamelo.
    Mi sussurra all’orecchio.
    - Anche tu.
    Le rispondo io.
    Quando sono in macchina, tiro fuori dal cruscotto le indicazioni che avevo stampato.
    Mi metto in viaggio e il percorso si rivela più lungo di quanto sembrasse.
    Ci metto quasi un’ora ad arrivare.
    Controllo il numero civico, e la via, e poi provo a schiacciare il telecomando arrivato via posta.
    Il cancello si apre.
    Parcheggio la macchina dietro all’altissimo muro di pietra, solcato da un glicine che farebbe invidia ad una antica dimora vittoriana, ed esco nel piccolo giardino antistante la casa bianca, bassa, che mi trovo di fronte.
    Lascio la portiera aperta, ed Aurora in macchina.
    Prima voglio vedere esattamente dove siamo.
    Non si sa mai.
    Il profumo che arriva dal giardino.
    La luce.
    I colori.
    L’intensità di questo posto scavalca quasi il mio respiro.
    E’ un incanto.
    Un semplice incanto.
    Tiro fuori le chiavi arrivate nella stessa busta anonima a casa di Diana, una settimana fa.
    Girano perfettamente; la porta si apre.
    Mi trovo in una casa d’epoca appena ristrutturata.
    Perfettamente, elegantemente, finemente ristrutturata.
    Lo capisco dagli intarsi che incorniciano le pareti.
    Dagli stucchi perfettamente imbiancati.
    Dall’alto soffitto
    Dalle luminose, lunghe e strette finestre.
    Dall’odore che c’è.
    E’ una casa quasi spoglia.
    Ha la struttura particolare.
    Alternativa, moderna, giovane, eppure ha una storia dietro di sé e la dimostra tutta.
    Mi ricorda qualcuno.
    Avanzo in un salone grande, dove giace solitario un nero pianoforte a coda.
    Un divano angolare, anch’esso nero.
    E non c’è nient’altro.
    In fondo, una porta aperta, piena di sole.
    C’è una cucina, bianca e modernissima.
    Grande.
    E una modernissima macchina per il caffè.
    Nera pece.
    Sbatto le palpebre.
    Esco dalla cucina e mi accorgo che sotto la scala che sale non so dove, c’è una porta, un passaggio.
    E’ un piccolo arco.
    Al di là una parte quasi nascosta della casa.
    Una stanza vuota.
    Quasi.
    Una libreria.
    Nera pece.
    Libri.
    Non resisto ed entro.
    Sono pochi, ma grossi.
    Corposi.
    Interessanti.
    Ci sono anche dei CD, appoggiati alla rinfusa in una scatola di cartone.
    Li prendo in mano.
    Sorrido.
    Placebo, Aerosmith, Coldplay.
    Nena.
    Nena e ancora Nena.
    Li ripongo dove li ho trovati.
    Inspiro forte ed esco, a prendere Aurora e le mie poche borse.
    Lascio tutto all’ingresso, e salgo con lei in braccio.
    Il piano di sopra è mansardato, ma alto e ampissimo.
    C’è una stanza unica, enorme.
    Con un letto, una culla, un bagno.
    Tutto in uno.
    Tutto qui.
    Tutto insieme.
    Come dentro il cuore.
    Non c’è nessun armadio, ma c’è il fasciatoio.
    Nessuna comodità accessoria.
    Solo quelle importanti.
    Ci sono due grandi vetrate simmetriche, che si aprono sul tetto letteralmente come una finestra sul cielo.
    E un terrazzino.
    Con un dondolo.
    C’è odore di legno.
    Di stucco.
    Di nuovo e di pulito.
    Sembra la casa delle bambole.
    Una casa di favola.
    Sicuramente spoglia.
    Invissuta.
    Una casa finta, dovrei dire.
    Arriccio le labbra, ancora.
    Ho troppi pensieri in testa e non ce n’è nemmeno uno che mi rallegri.
    E non dovrebbe essere così perché in fondo qualcosa di bello c’è sempre.
    Qualcosa di vivo e di vero.
    Qualcosa che è dentro.
    Dentro di noi.
    E non siamo finti, noi.
    Vero, Bill?

    Scendo di sotto e mi accorgo di qualcosa che prima non avevo visto.
    Una culla bianca vicino alla parete del salotto.
    Con la tendina di pizzo.
    Il sistema a dondolìo.
    Piccole perline incastonate nella trama, straripante di volant.
    Assottiglio gli occhi davanti a un incanto meraviglioso.
    Aurora è tranquilla nelle mie braccia.
    E nelle tue intorno a noi.
    Mi avvicino, per studiare e ammirare ogni dettagli di questo piccolo gioiello per lei.
    Ma decido di non posargliela dentro.
    Voglio che lo faccia tu.
    Voglio farlo con te.
    Lo faremo insieme e daremo valore a quello che tu vorresti di questo luogo.
    Perché io lo so.
    Sento una magnifica sensazione di leggerezza.
    Quando il mio cellulare prende a suonare, mi sveglia come da un sogno profondo.
    Profondo e pertanto pacifico.
    Trasalgo.
    Trasalgo perché nonostante tutto ancora non ho una gestione facile delle mie due vite.
    Stringo Aurora a me e tiro fuori il telefono dalla tasca dei jeans.
    Il padre di Daniel.
    Per un attimo indugio nell’istinto di appoggiare Aurora nella cullina bianca.
    Gli occhi si intristiscono perché avevo deciso di non farlo senza di te.
    E non lo faccio.
    Imposto il muto, e lascio squillare il cellulare sul divano.
    Salgo.
    Adagio Aurora nella culla, sperando che stia buona quei cinque minuti che mi servono a sapere cosa è successo.
    Perché non mi chiamano mai senza motivo.
    Fa una smorfia, però, subito, e so che sta per cominciare a piangere.
    Perché non vuole che risponda.
    Perché non vuole intrusioni, non oggi.

    Piange.
    Strilla.
    Si agita e io non so resisterle.
    E mia figlia, furba, lo sa.
    E’ come te.
    La prendo in braccio, la dondolo.
    E non smette.
    Perché è decisa a mettere punti fermi.
    A tenermi qui.
    Solo qui.
    Sbatto gli occhi, stringendola a me e tentando di consolarla.
    Ma piange.
    Piange e non smette.
    Mi siedo sul lettone, qui vicino.
    Lancio via le scarpe di vernice.
    Me la sistemo addosso.
    Vicina.
    Mi stendo di lato.
    Piano.
    Sto a guardarla mentre mi guarda.
    Lacrime grosse nelle sue piccole stelle d’occhi.
    Le braccia e la gambine che si agitano.
    E mi fa dimenticare qualsiasi altra cosa.
    - Sccch…perché piangi, amore?.
    Spero che smetta, per quando arriverai.
    O forse no.
    Perché ammazzeresti per consolarla.
    Me la avvicino di più, quando si quieta un attimo.
    Scopro il seno e la allatto.
    La calma sempre.
    Sento silenzio.
    L’aria fresca che entra dal giardino in questa mansarda.
    Aurora che tira.
    La strada principale distante.
    La sua piccola mano appoggiata alla mia pelle
    Il canto degli uccellini.
    Il respiro e i gorgheggi.
    Il profumo dei fiori.
    E per un attimo ho di nuovo quella sensazione.
    Una previsione, o una speranza.
    Che questa casa candida e raffinata non sia l’ennesimo temporaneo punto d’appoggio concesso dai tuoi soldi.
    Ma molto di più.
    E sento il mio stomaco gorgogliare.
    Della sensazione strana di avere un piede all’orlo di un precipizio.
    E non so perché.
    Dovrei andare a chiamare a casa, ora.
    Ma non voglio.
    Appoggio la guancia al cuscino.
    Mi rilasso.
    Inspiro, espiro.
    Ancora.
    Aurora tira.
    Aurora si addormenta al mio seno.
    La stacco piano da me, ma non la allontano.
    Non mi alzo e non la sollevo.
    Non la sposto.
    Non mi sposto.
    Ho paura di muovermi in questa casa.
    Ho paura anche di pensare.
    Capire.
    E desiderare.
    Resto a guardare mia figlia.
    Tua figlia che è uguale a te.
    Lo stesso broncio infantile nel sonno.
    La stessa linea delle dita delle mani.
    Lo stesso profilo.
    La linea della fronte, del naso.
    Le stesse carnose, rosee labbra.
    Le poso un bacio sulla guancina.
    Il suo respiro è regolare e profondo.
    Vorrei sapere che ore sono.
    Ma ho tolto l’orologio dal polso e qui non ce ne sono.
    Saranno quasi le nove di sera.
    Dovrei scendere e telefonare, lo so.
    E invece non lo faccio.
    Mi addormento, credo.
    E sogno.
    Sogno che a svegliarmi sia la musica di un pianoforte.
    Sogno di prendere tra le braccia Aurora che ancora dorme.
    Sogno di scendere le scale.
    Sogno di trovarti qui.
    Lì, a suonare.
    La testa china sui tasti.
    Sogno che tu mi veda.
    Alzi gli occhi e mi sorrida continuando a suonare.
    Sogno di guardarti con aria stupita.
    Sogno che tu alzi un sopracciglio per farmi capire che questa, è solo l’ennesima delle cose che il mondo non sa di te.
    Sogno di camminare, incantata e cullata dalle tue note verso il divano nero.
    Aurora tra le mie braccia.
    Aurora che si sveglia.
    Il tuo sorriso che si apre.
    Il mio con te, ancora.
    Sogno infiniti sorrisi.
    Sogno le tue braccia intorno a noi.
    Sogno tua figlia in braccio a te.
    Sogno di guardarla insieme.
    Sogno che mi baci.
    E questo è il momento esatto in cui scopro di non star sognando.
    - Hai mangiato?
    Mi chiedi con l’aria ansiosa.
    - No.
    E aggrotto la fronte, perché penso tu mi stia nascondendo qualcosa.
    - Di chi è questa casa?
    Ti chiedo insistente.
    Seduti sul divano.
    In mezzo agli avanzi della pizza.
    Ai calici di vino.
    A tutto quello a cui avevi già pensato.
    Perché voglio sapere cos’altro ho sognato.
    E cosa sia veramente vero.
    - Non lo so, l’ho affittata solo per qualche giorno.
    Rispondi.
    Ma guardi alla tua sinistra.
    E soprattutto non mi guardi in faccia.
    Io sì, invece.
    Ti fisso e fisso ogni singola frazione del tuo viso.
    Ho una domanda, proprio qui, sulla punta della lingua.
    Apro la bocca e prendo fiato.
    Ma non la faccio.
    Perché non voglio rovinare tutto.
    Piomba silenzio, per qualche istante.
    Perché io so e tu neghi.
    Ma stasera non posso creare distanze.
    Aggiro il vassoio e mi sposto vicino a te.
    Tu appoggi la schiena al divano dietro di noi.
    Io la testa alla tua spalla, e sento il tuo braccio avvolgermi.
    Reclini la testa all’indietro, e chiudi gli occhi.
    Giro il viso e ti guardo.
    Ci sarebbero troppe domande da fare e non serve.
    Quindi faccio la stessa cosa che fai tu.
    Intreccio le mie dita alle tue.
    Reclino la testa indietro, e chiudo gli occhi.
    Per qualche istante si sentono solo respiri.
    Aurora riposa.
    Il nostro cuore con lei.
    Spalanco gli occhi un attimo dopo.
    Il soffitto bianco mi guarda con il suo lampadario di vetro.
    Devo chiamare a casa.
    Non posso rimandare oltre.
    Sciolgo la presa della tua mano.
    Sento i tuoi occhi incollati alla schiena mentre mi alzo e dopo un tempo troppo lungo, recupero il cellulare, e compongo il numero di casa.
    Penetrano, i tuoi occhi, e così d’istinto mi allontano.
    Oltre l’arco sotto la scala.
    In quest’altra stanza quasi spoglia.
    La voce del padre di Daniel è distante e metallica.
    Si trattava di carte mediche, perché domani devono ripetergli un esame, e sono carte vecchie.
    Che solo io so dove sono.
    Io che ci sono da sempre.
    Quando stacco la conversazione mi giro di fretta, e tu sei sulla porta.
    L’avevo percepito, perché hai Aurora in braccio e i suoi incelabili versetti si fanno sempre riconoscere.
    - Tutto bene?
    Mi chiedi con una sorta di timore nella voce.
    Non me ne andrò neanche stasera, Bill.
    Ci è concessa un’altra notte.
    Annuisco con l’aria serena e rassicurante.
    Tu sorridi.
    Do un buffetto sulla guancia di Aurora, che sta sveglia e tranquilla semistesa sul tuo braccio.
    Poi ti guardo ironica.
    - Non dovresti svegliarla quando dorme.
    E so che vorresti negare ma non ci riesci.
    Ridi.
    Ti supero e vado nella cucina.
    C’è anche il microonde.
    Moderno e fin troppo nuovo.
    - Questa casa non sembra mai stata usata. E’ tutto nuovo qui.
    Provo a prendere il discorso indirettamente.
    Tu taci fingendo di non aver sentito.
    - È strano per una casa che affittano anche per poco, no?
    Provo con una domanda stavolta.
    Alle domande si risponde di norma.
    Entri in cucina, e mentre io mi volto appoggiandomi al balcone e aspettando questa risposta, tu ti avvicini.
    E cammini lento, e non parli subito.
    E ti fermi a un passo da me, forse meno, e ti abbassi a chiudermi la bocca con un bacio piccolo.
    Ma due occhi enormi.
    - Forse siamo i primi.
    Dici solo.
    A un millimetro dalle mie labbra.
    Ma con gli occhi che confermano, eppure si nascondono.
    Ti guardo fisso.
    Non hai mai dovuto ammettere troppo.
    E io non ho mai insistito oltre.
    Non cambierà oggi, la nostra essenza.
    - Forse sì.
    E chiudo il discorso posandotelo, io, un bacio sulle labbra stavolta.
    Non voglio sapere.
    Non voglio credere.
    E probabilmente, più di tutto, io non voglio desiderare.
    Mi volto, e non ti dico più nulla mentre finisco di scaldarle il biberon.
    Tu sei uscito subito dalla cucina.
    Passeggi per la grande sala con Aurora in braccio.
    Le parli.
    Le racconti qualche altra cosa assurda, di quelle che le ami raccontare.
    Segreti che chissà quante persone vorrebbero sapere.
    Storie, trascorsi.
    Avvenimenti.
    Cose tue.
    Pensieri.
    Che a voce alta non dici neanche a me.
    Guardo la tua schiena, le tue gambe, i tuoi passi.
    E non importa se questo latte si raffredderà un po’, in fondo.
    E’ solo quando sosti per troppo tempo davanti alla finestra che da sul buio della notte calata nella sera, capisco che c’è qualcosa che non va.
    Perché le tende sono quasi tirate del tutto e non capisco cosa ci sia da vedere così a lungo, lì fuori.
    E poi, non sussurri più.
    Ti volti quando ti raggiungo.
    Una traccia nera si sta seccando sulla tua guancia.
    Inspiro.
    E ti sorrido teneramente, più che posso.
    Ti porgo il biberon sorridendo e tu spalanchi gli occhi.
    Sorridi.
    E glielo dai.
    E un sorriso ti fa tutto il giro del viso quando lei lo prende, ciuccia, e poi chiude gli occhi.
    - Ho cominciato a darle anche la frutta frullata sai, di giorno…
    E lo stesso giro di felicità c’è sul mio, di viso.
    Come quel dettaglio della frutta, ti ripeto altre cinquecento mila cose che sai già.
    Che ti ho già detto.
    Ma non importa.
    Quando sei qui è tutto diverso.
    Ed ogni singola cosa diventa più bella e più grande, ogni volta.
    Sempre.
    Tutto di lei funziona così.
    Come lei.
    - Chiudi gli occhi e ricordati questo momento.
    Mi dici quando affondo il viso nell’incavo del tuo collo.
    Sotto le lenzuola.
    Avvinghiati veramente come due metà di un tutto.
    E il nostro nocciolo che dorme beato.
    - Perché non tornerà più?
    Chiedo.
    E non lo so perché ho lasciato che la mia negatività emergesse.
    Perché quando mi scaldi dentro di te tutto mi sembra passeggero.
    Fragile.
    Delicato.
    In pericolo.
    Forse perché è troppo importante.
    Ecco perché.
    Sento le tue dita alzare il mio mento.
    I miei occhi sono lucidi e colpevoli.
    Non avrei dovuto dirlo.
    - No, tornerà.
    Dici.
    Lo sguardo già rivolto al nostro riflesso sul soffitto di cielo.
    E anche io ci guardo.
    Lì sopra.
    Ci guardo, ma non ci credo.
    Fisso il tuo riflesso.
    Rilassato, bellissimo.
    Il nostro riflesso.
    Rilassato, bellissimo.
    Completo e felice.
    - Di chi è questa casa, Bill?
    Ora, vorrei.
    Credere e desiderare.

    Rimani zitto.
    Tanto.
    Troppo.
    Mi fissi attraverso il riflesso.
    Non rispondi.
    Non vuoi.
    E poi sparisci, da lì.
    Perché il tuo riflesso sovrappone il mio.
    Non mi hai mai risposto.
    Alle domande più importanti.
    Mai.
    Mai a parole.
    Ma sta finendo il tempo in cui questo basta.
    A salvarti.
    A salvarci.
    Finisce adesso, e neppure lo sappiamo.


















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    Edited by *HEILIG* - 7/7/2011, 17:12
     
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    Ciò che ti sta rendendo felice,
    rende me più triste.
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    Tu lo sai come amo... come amo... non so neanche cosa, Sissi...
    Quello che scrivi o forse come lo fai, quello che trasmetti o forse ancora come lo fai. Di certo so che come ci riesci tu non ci riesce proprio nessuno.
    Era tanto che non leggevo questa storia, tanto che non provavo questa sensazione dolce-amara all'altezza dello stomaco e anche un po' più su.
    Per il tempo che ho impiegato a leggere, mi è sembrato di tornare da capo. Al perché sono ancora qui oggi, quattro anni dopo, ad aspettare un album, una parola, un sorriso. Perché, quattro anni e quattro me diverse dopo, sono incollata alla stessa martellante sensazione di sospensione e di fragilità, anche se mi sembra di stare bene con me stessa, anche se tutti i giorni mi sveglio e sorrido, anche se mi sento la persona più potente del mondo e vorrei fare qualsiasi cosa. La verità è che la mia forza muore come nasce, muore nel momento stesso in cui il pensiero di potercela fare da sola cerca di avverarsi.
    Ci sono cose che per quanto mi paiano cambiate, sono rimaste le stesse, e leggendo ciò che tu stessa hai scritto me ne rendo davvero conto. Sei sempre tu che mi apri gli occhi, sai, Sissi? Tu sei la mia finestra sul cuore. Il mio. Tu lo conosci meglio.
    Io sono una persona qualunque, una fan qualunque, con pensieri qualunque, eppure ciò che sembra così ovvio ai miei stessi occhi, di fatto, non lo è.
    Ci sono delle cose, delle sensazioni, dei pensieri, dei ricordi che mi hanno permesso di sorridere al mondo durante le mie giornate buie, che oggi permettono di tramutare queste stesse giornate buie in qualcosa di piacevole. A volte sembra tutto lontano miglia... Sembra tutto estraneo, sembra sospeso come in un sogno... Esattamente come si sente Aurora. La sensazione di riavere tuo padre, di stare nuovamente tra le sue braccia, ma averne paura, non riuscire subconsciamente ad abbandonarcisi. Perché potrebbero sparire, perché non sembra vero, perché è passato troppo tempo. Ma poi basta poco, basta una notte... Tutto torna.

    L'idea dei Tokio Hotel sciolti mi ha fatto rendere conto di quanto io sia fragile e dipendente nei loro confronti. Non sono più la dodicenne che ero, quella che si è innamorata di loro la prima volta, quella che pensava che sarebbero stati un gruppo come un altro; ma davanti ai miei quasi diciassette anni so che, invece, non è cambiato niente. Che, anzi, sono andata peggiorando. Però di cose ne sono successe grazie a loro, di forza che non credevo nemmeno di avere ne ho tirata fuori, grazie a una canzone, una frase, un paio d'occhi e un pandino di peluche. Oh sì, di cose ne sono cambiate parecchio.
    Solo che quando comincerà di nuovo la scuola io avrò ancora lo stesso pandino di peluche tra le mani. Lo stesso di anni fa. E sarà la stessa sensazione. Quella di trovarsi nel posto sbagliato, di non essere all'altezza, di voler tornare a casa; mi prenderà lo sconforto e l'ansia, perché sono così, lo sono da sempre, perché mi agito per le cose più stupide del mondo.
    E allora cos'è cambiato?

    CITAZIONE
    - Mi odieranno tutte, vero?
    E non posso evitare un tombale, enorme, consenziente silenzio.
    Sì, lo faranno.
    Non potrebbe essere diversamente.
    Ma non è solo questo che succederà.
    Succederà di peggio.
    Più di quanto tu creda.
    Io già la sento, quella crepa nella loro forza.
    Deglutisco, e gli occhi li abbasso lo stesso, anche se tu non vuoi.
    Non ti guardo, quando lo dico.
    Non ci riesco.
    - Moriranno dentro. Almeno un po’.

    Sarà che vivi tutto questo in prima persona, sarà che sei la persona più attenta più passionale che abbia mai conosciuto, sarà che bastano due parole di ciò che scrivi per ribaltare tutto ciò in cui ho sempre pensato di credere...
    Però hai ragione. Hai sempre ragione. Centri sempre il punto. Diretta e precisa come un ago conficcato nella pelle.
    E' come se accendessi la luce di una stanza in penombra, e cose che sembravano essere in questo modo, improvvisamente si mostrano per quello che sono. Semplici e allo stesso tempo sconvolgenti. Ovvie, ma dimenticate.
    E' vivere in una stanza per anni, poi perdere la vista e cominciare a dimenticare i particolari, fasciarsi la testa e cadere nello sconforto perché non si ricorda più il più piccolo particolare, perché i contorni dei ricordi cominciano a farsi sbiaditi. Impazzire. E poi tornare a vedere e darsi dell'idiota, perché conoscevamo la risposta. L'avevamo sempre saputa.

    Con tutto questo discorso, mi rendo conto di non aver detto assolutamente nulla della storia; di aver girato intorno a un mio pensiero contorto, di essermi sentita nuovamente presa in causa, nemmeno volessi dimostrare la peggior specie di egocentrismo.
    Mi spieghi com'è che finisco sempre a parlare di me, quando commento ciò che scrivi? x) Ho sempre, sempre, l'impressione che tu mi conosca meglio di quanto io non conosca me stessa.

    Spero davvero che questo commento non ti abbia deluso troppo.
     
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  4. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE
    Tu lo sai come amo... come amo... non so neanche cosa, Sissi...
    Quello che scrivi o forse come lo fai, quello che trasmetti o forse ancora come lo fai. Di certo so che come ci riesci tu non ci riesce proprio nessuno.

    Esagerata. Magari.
    Anzi, forse no. Non so quanto una dichiarazione così mi faccia bene e sai perché? Perché non riesco mai a scriver, veramente MAI da fine marzo ad oggi, e probabilmente preferirei di gran lunga sapere di essere uno schifo a scrivere, magari me ne farei una ragione o magari mi farebbe meno male, anche se non credo visto che è per me che scrivo ed è me che deludo quando non ho mai tempo di farlo…quindi non se ne esce ç_ç
    Comunque, sono contenta, molto, che tu me l’abbia scritto, ovviamente.
    Grazie <333

    CITAZIONE
    Era tanto che non leggevo questa storia, tanto che non provavo questa sensazione dolce-amara all'altezza dello stomaco e anche un po' più su.

    Ecco, questa è la cosa più importante, l’unico vero obiettivo che ho sempre.Il mio terrore è che scorriate le righe senza sentire niente. Direi che ne ho una paura folle, perché sarebbe la fine di questa storia.
    Che c’è un po’ più su? Il cuoVeeeee?? *-*

    CITAZIONE
    Per il tempo che ho impiegato a leggere, mi è sembrato di tornare da capo. Al perché sono ancora qui oggi, quattro anni dopo, ad aspettare un album, una parola, un sorriso. Perché, quattro anni e quattro me diverse dopo, sono incollata alla stessa martellante sensazione di sospensione e di fragilità, anche se mi sembra di stare bene con me stessa, anche se tutti i giorni mi sveglio e sorrido, anche se mi sento la persona più potente del mondo e vorrei fare qualsiasi cosa. La verità è che la mia forza muore come nasce, muore nel momento stesso in cui il pensiero di potercela fare da sola cerca di avverarsi.
    Ci sono cose che per quanto mi paiano cambiate, sono rimaste le stesse, e leggendo ciò che tu stessa hai scritto me ne rendo davvero conto. Sei sempre tu che mi apri gli occhi, sai, Sissi? Tu sei la mia finestra sul cuore. Il mio. Tu lo conosci meglio.
    Io sono una persona qualunque, una fan qualunque, con pensieri qualunque, eppure ciò che sembra così ovvio ai miei stessi occhi, di fatto, non lo è.
    Ci sono delle cose, delle sensazioni, dei pensieri, dei ricordi che mi hanno permesso di sorridere al mondo durante le mie giornate buie, che oggi permettono di tramutare queste stesse giornate buie in qualcosa di piacevole. A volte sembra tutto lontano miglia

    L'idea dei Tokio Hotel sciolti mi ha fatto rendere conto di quanto io sia fragile e dipendente nei loro confronti. Non sono più la dodicenne che ero, quella che si è innamorata di loro la prima volta, quella che pensava che sarebbero stati un gruppo come un altro; ma davanti ai miei quasi diciassette anni so che, invece, non è cambiato niente. Che, anzi, sono andata peggiorando. Però di cose ne sono successe grazie a loro, di forza che non credevo nemmeno di avere ne ho tirata fuori, grazie a una canzone, una frase, un paio d'occhi e un pandino di peluche. Oh sì, di cose ne sono cambiate parecchio.
    Solo che quando comincerà di nuovo la scuola io avrò ancora lo stesso pandino di peluche tra le mani. Lo stesso di anni fa. E sarà la stessa sensazione. Quella di trovarsi nel posto sbagliato, di non essere all'altezza, di voler tornare a casa; mi prenderà lo sconforto e l'ansia, perché sono così, lo sono da sempre, perché mi agito per le cose più stupide del mondo.
    E allora cos'è cambiato?

    Sarà che vivi tutto questo in prima persona, sarà che sei la persona più attenta più passionale che abbia mai conosciuto, sarà che bastano due parole di ciò che scrivi per ribaltare tutto ciò in cui ho sempre pensato di credere...
    Però hai ragione. Hai sempre ragione. Centri sempre il punto. Diretta e precisa come un ago conficcato nella pelle.
    E' come se accendessi la luce di una stanza in penombra, e cose che sembravano essere in questo modo, improvvisamente si mostrano per quello che sono. Semplici e allo stesso tempo sconvolgenti. Ovvie, ma dimenticate.
    E' vivere in una stanza per anni, poi perdere la vista e cominciare a dimenticare i particolari, fasciarsi la testa e cadere nello sconforto perché non si ricorda più il più piccolo particolare, perché i contorni dei ricordi cominciano a farsi sbiaditi. Impazzire. E poi tornare a vedere e darsi dell'idiota, perché conoscevamo la risposta. L'avevamo sempre saputa.

    Pensa, io avevo paura che tutto il passaggio sullo scioglimento non fosse stato trattato abbastanza, o abbastanza bene, da far riemergere in voi la fan che è, che è stata, il perché, il come e cosa significherebbe per voi lo scioglimento, cosa vi lega ancora a loro, cosa avete amato e vi mancherebbe e soprattutto, la forza che ne avete tratto.
    Mi sembra di capire che non è così; lei è veramente ognuna di noi, in quel momento, e l’effetto che quel dialogo tra lei e Bill ha fatto a te, cioè sentirti parte in causa, era esattamente quello che doveva accadere. Non ho voluto forse volutamente spingere più di tanto soprattutto sul post-annuncio (anche perché avrà i suoi effetti più avanti nei capitoli) ma soprattutto perché ho fortemente interiormente voluto quel momento in cui Bill, vita privata e affari a parte, pensa, dentro, a cosa succederà intorno a lui. Ed è l’odio la prima parola che gli viene in mente, perché sa di avere fan, donne, che provano per lui e loro sentimenti fortissimi, estremi, raramente fermi alle mezze misure. Lei, è lo strumento per capire che odio sia e avere l’ennesima conferma che sia odio da troppo amore, odio di abbandono, odio di dolore e pertanto…il risultato dell’avere avuto un ruolo fondamentale nella vita di queste persone. Aver ottenuto il VERO successo, essere stato DAVVERO qualcuno. Non aver fallito. Essere stato un bisogno e una forza REALE per tutte quelle che li seguono. Come per me, come per te.
    Io non credo di conoscere il tuo cuore meglio del tuo, credo che più probabilmente i nostri cuori siano molto molto simili e io abbia avuto (purtroppo, aggiungerei) più tempo e più esperienze, dirette e indirette, per saperlo ascoltare e conoscere, e sapere in che modo e fino a che punto dipendo da loro. Da lui. Quante sfaccettature può avere e quanti inconsci supporti può dare, avere qualcosa di simile a loro, a lui, da amare. Dentro. Nel profondo. Nell’io unicamente nostro. Perché c’è un luogo segreto, a volte anche a noi, dove la vita va a cercare gli ultimi battiti e gli ultimi respiri per andare avanti e stringere i denti.

    Probabilmente un errore, in questo passaggio di questa storia, è stato non focalizzare su un’altra cosa molto importante: e cioè quello che accade dopo. Rendersi conto che la musica vive per sempre, l’averla avuta basta ad averla per sempre. Se anche loro finiscono non finiscono del tutto. Non finiscono mai, perché queste sono forme d’amore e sappiamo bene che l’amore vero non si esaurisce con la fine materiale. Mai ;)

    CITAZIONE
    ... Sembra tutto estraneo, sembra sospeso come in un sogno... Esattamente come si sente Aurora. La sensazione di riavere tuo padre, di stare nuovamente tra le sue braccia, ma averne paura, non riuscire subconsciamente ad abbandonarcisi. Perché potrebbero sparire, perché non sembra vero, perché è passato troppo tempo. Ma poi basta poco, basta una notte... Tutto torna.

    Ho isolato questo passaggio, perché è particolarmente bello e profondo. E poi mi piace così tanto questa figura allegorica di questa figlia, mi chiedo se mi separerò mai davvero da questo personaggio che racchiude così tante cose… Non credo, aihmè.

    CITAZIONE
    Con tutto questo discorso, mi rendo conto di non aver detto assolutamente nulla della storia; di aver girato intorno a un mio pensiero contorto, di essermi sentita nuovamente presa in causa, nemmeno volessi dimostrare la peggior specie di egocentrismo.
    Mi spieghi com'è che finisco sempre a parlare di me, quando commento ciò che scrivi? x) Ho sempre, sempre, l'impressione che tu mi conosca meglio di quanto io non conosca me stessa.

    Spero davvero che questo commento non ti abbia deluso troppo.

    Questo commento non avrebbe proprio potuto deludermi in nessun caso. Hai detto molto, hai spiegato molto, mi hai fatto capire molto di quello che hai provato e lo sai che non c’è niente che mi interessi di più. Il

    La storia in sé, come dicevo, almeno a livello di loro due qui frena, ma purtroppo riprenderà con svolti affatto positivi e soprattutto affatto piacevoli da “vedere”.

    Ovviamente se ti va di tornare per commentare anche o altre cose della “storia” in sé, puoi farlo mica è vietato ;)

    In fondo questo Spin per definizione è agrodolce. Negli ultimi capitoli c’è stato parecchio dolce. Torneremo all’agro…

    Bacini e grazie di esserci sempre <3
     
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  5. barby's
     
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    Dio mio Simo questo capitolo è una valanga di emozioni che ti travolge l'anima ed è davvero difficile per me esprimere come mi sono sentita, perchè è stato come viverlo sulla propria pelle, sentire talmente tanto da stare male... la vita per Bill non potrà mai essere facile e semplice, ogni scelta, ogni decisione ha dei risvolti inimmaginabili per noi "persone comuni"... lui ha dato vita al suo sogno, lo ha nutrito e regalato a noi fans ed ora è arrivato il momento di chiudere questo capitolo, di svegliarsi dal sogno e guardare in faccia la realtà e, dici bene, sarà un pò come morire, sia per Bill, per la band che per le fans... come puoi vivere senza quel fuoco che ti arde dentro, come puoi vivere senza i tokio? per chi li sente come li sentiamo noi, è praticamente impossibile, ma non potremmo non accettare la scelta di Bill... Bill ha scelto di viversi un altro sogno, un sogno fatto ancora di passione ed amore, il sogno di uomo, di compagno e di padre... scegliere non è mai facile anche se ascolti il cuore, ma rinunciare sarebbe impossibile, impensabile, sarebbe come far morire una parte di sè, uccidere la parte migliore... si percepisce parola dopo parola il tormento di tutti, consapevoli che mai nulla sarà semplice nonostante i cuori scoppiano di gioia per quell'esserino, ma c'è un dolore struggente di fondo da dover metabolizzare e condividere con il mondo, con chi li ha amati e resi grandi
    E poi la vita deve andare avanti, ma la coerenza con le proprie scelte non è mai facile perchè si va avanti per qualcosa che ti fa vivere e morire contemporaneamente
    Vorrei dirti tanto altro, ma sono troppo sconvolta da come mi hai fatta sentire, da come hai usato le parole per emozionarci e farci arrivare tutto il dolore dell'amore, perchè l'amore non è mai sbagliato, ma fa sempre un pò male, in quanto ti porta a scegliere ed a mettere in discussione il proprio mondo e, chi scrive queste emozioni, non può che amare cosi intensamente
    Grazie stella
     
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  6. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (barby's @ 16/7/2011, 20:04) 
    Dio mio Simo questo capitolo è una valanga di emozioni che ti travolge l'anima ed è davvero difficile per me esprimere come mi sono sentita, perchè è stato come viverlo sulla propria pelle, sentire talmente tanto da stare male...

    Sono scontata, ma per l'ennesima volta ribadisco la mia gioia nel leggere queste cose. Sapete fin troppo bene che il mio terrore e il mio grande dispiacere, è trascnare a lungo questa storia al punto da non farvela più "sentire dentro" come invece è sempre stato.
    Mi date veramente e letteralmente giorni in più di vita ogni volta che mi scrivete queste cose, anche se non cancellano la mia colpa nel postare così poco e così poco spesso ç_ç

    CITAZIONE
    la vita per Bill non potrà mai essere facile e semplice, ogni scelta, ogni decisione ha dei risvolti inimmaginabili per noi "persone comuni"...

    Esatto, questo è essenziale in questa storia, è un nodo centrale di tutto quello che è accaduto e accadrà nella storia. Questa storia si basa in grandissima parte sulla distanza della prospettiva di vita di Bill in quanto star, nel suo essere qualsiasi cosa: fratello, figlio, amante compagno e padre. la sua non è una vita normale, neanche volendo. Questa è una cosa che personalmente penso fortemente

    CITAZIONE
    lui ha dato vita al suo sogno, lo ha nutrito e regalato a noi fans ed ora è arrivato il momento di chiudere questo capitolo, di svegliarsi dal sogno e guardare in faccia la realtà e, dici bene, sarà un pò come morire, sia per Bill, per la band che per le fans... come puoi vivere senza quel fuoco che ti arde dentro, come puoi vivere senza i tokio? per chi li sente come li sentiamo noi, è praticamente impossibile, ma non potremmo non accettare la scelta di Bill...Bill ha scelto di viversi un altro sogno, un sogno fatto ancora di passione ed amore, il sogno di uomo, di compagno e di padre... scegliere non è mai facile anche se ascolti il cuore, ma rinunciare sarebbe impossibile, impensabile, sarebbe come far morire una parte di sè, uccidere la parte migliore... si percepisce parola dopo parola il tormento di tutti, consapevoli che mai nulla sarà semplice nonostante i cuori scoppiano di gioia per quell'esserino, ma c'è un dolore struggente di fondo da dover metabolizzare e condividere con il mondo, con chi li ha amati e resi grandi
    E poi la vita deve andare avanti, ma la coerenza con le proprie scelte non è mai facile perchè si va avanti per qualcosa che ti fa vivere e morire contemporaneamente

    Già, ma questo è quello che proviamo e sentiamo noi....NOI...io, te e chi ha la nostra testa. La gradne maggioranza del suo seguito non è così generosa, ma molto più egoista e limitata; non si fa domande e non cerca risposte, ma spara giudizi e lancia freccette. Il ruolo delle fan in questa storia non è finito anche se saranno altri aspetti ad emergere.
    In realtà scopriremo poi altre verità, che si stanno aprendo in questo capitolo.
    Quella di Bill non è una scelta, in realtà, non ha deciso consciamente di finire da cantante e iniziare da padre, il gioco è più sottile e molto meno conscio di quanto tu creda e di quanto creda lui.

    Io credevo di aver spinto davvero troppo poco sul passaggio dell'annuncio dello sciogliemento e invece ho visto che avere recepito ogni singola riga riferita a quello, ma forse la vostra attenzione è rimasta lì, e non avete colto qualcosa scritto tra le righe, in più righe, che lascia trasparire come la sua non sia la decisione sofferta che sembra o quantomeno lascia trasparire che il tutto non fosse poi così inevitabile. Ma la vita è così: puoi sempre decidere quanto vale la pena svenarsi per qualcosa e quanto di te hai già dato e puoi ancora dar per qualcosa....oppure, puoi trovare qualcos'altro che pensi sia la tua strada e allora ti lascia andare, e molli la strada vecchia.
    Ma non è detto che la nuova stradat ti sia facile e percorribile, e purtoppo Bill se ne accorggerà.
    Sta riponendo le sue energie in una proiezione fatalista, ottimista e romantica, lui, ma cadrà svengialdosi, come spesso si cade in questa storia (da cui il nome).

    CITAZIONE
    Vorrei dirti tanto altro, ma sono troppo sconvolta da come mi hai fatta sentire, da come hai usato le parole per emozionarci e farci arrivare tutto il dolore dell'amore, perchè l'amore non è mai sbagliato, ma fa sempre un pò male, in quanto ti porta a scegliere ed a mettere in discussione il proprio mondo e, chi scrive queste emozioni, non può che amare cosi intensamente
    Grazie stella

    Grazie a te tesoro, sempre.
    Scusa il ritardo nel risponderti ma ormai lo sai ç_ç <3333


    Il prossimo capitolo non credo vedrà la luce prima di fine agosto, anche perchè seriamente arriva la parte peggiore, da scrivere e rendere.
    Questa storia mi fa un male cane quando la scrivo.


    Bacini.
     
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  7. *HEILIG*
     
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    Oh. Aggiungo per chi avesse il dubbio che, ovviamente, trattandosi di TOD anche se dovessi scriverlo, non posterò il capitolo prima dei commenti. Questa storia è quasi "chiusa" al suo pubblico fisso, quindi visto che ci metto anni a scriverla, il minimo è che io aspetti anche che tutte voi la recuperiate.

    (Ergo, chi l'ha già letto - e vedo che leggete - commenti o mandi segnali di fumo e piccioni viaggiatoriXD)
     
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  8. wesindtraumer
     
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    Ce l’ho fatta!!Ce l’ho fatta!!!!!................Ho finito di leggere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Emmmmmmmm……… qualche parola a mia discolpa.
    1-Ero in periodo di esami (iuppi -.-“)
    2-E come se lo fossi ancora (hanno combinato un casino alla mia uni,ovviamente proprio il mio primo anno,che fortuna!!..............ti basterà sapere che non ho avuto corsi (tranne due materie che durano tutto l’anno) fino a metà marzo ç.ç
    Detto questo……………………………………………………………………………………………………il capitolo non mi è piaciuto per niente,non eri tu Simo,tutto quel pathos che fine ha fatto?!!Le immagini non comunicano nulla,sembrano morte,molto probabilmente morirò io se non la finirò subito con questa pagliacciata…………………………………………………………………era tutto Sublime!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Uffa!!Dico sempre le stesse cose,bellissimo,emozionante,mi hai fatta piangere,sei un ottima scrittrice,però ……,forse direttamente non te l’ho mai detto ma sei una fine psicologa (non sarà mica il tuo lavoro??xD).
    Sìsì sei come (oltre Anonimo del sublime..e lo avevo già detto) Goethe ,un’indagatrice dell’animo umano,dei moti che portano gli uomini ad agire,oltre che un’abile scrittrice-poetessa. Perché c’è differenza per me:uno scrittore può anche non suscitare nulla,ma un poeta non sarebbe tale se non scuotesse l’animo di chi lo legge.
    Per il resto………………. hai fatto diventare realtà il mio incubo,la fine dei TH.
    Mentre leggevo pensavo “O Dio,ti prego fa che non accada mai”;ma ci avevo già pensato,si capisce,quando ha avuto l’intervento.
    Considera che ero in gita in Grecia…………….un disastro,e la cosa più brutta è stato non poterne parlare con nessuno perché mi avrebbero presa per una stupida,un’ochetta.Io non sono un’ochetta,sono solo una persona (figlia unica) che vuole bene a quattro persone che non la conoscono. Quattro persone a cui (seppur non li vedrà mai neanche con un cannocchiale) ci tiene perché sembrano sostenerla;poi magari un giorno si sveglierà capirà di aver perso tempo però errare humanum est ,no!!?? Quando accadrà,se accadrà,pazienza.
    CITAZIONE

    Ogni mattina devo ricordarmi bene dove sono.
    Con chi sono.
    Chi sono.
    E soprattutto ricordarmi bene il riassunto delle puntate precedenti.
    Da due abbondanti e lunghi mesi non trasmette la tormentata, impetuosa storia d’amore con la rockstar.
    Solo trailer.
    Spezzoni.
    Anticipazioni.
    Ricordi.

    E’ bellissima questa “similitudine”con il ruolo di un’attrice.
    Mi tocca perché io sono l’attrice di me stessa.Hai presente Pirandello?!!Ebbene io sono “Uno,nessuno e centomila “.
    Anche se,a dire la verità sono sempre nessuno………è il ruolo che mi riesce meglio,ma questo è un altro discorso ed ho notato che sto parlando un sacco,però quando leggo qualcosa che mi appassiona inizio a fare queste “speculazioni filosofiche” alquanto bizzarre.
    E le parole che rivolge ad Aurora!Le attenzioni di questi due genitori che non possono (no,non vorrebbero) compiere il loro “ruolo” come vorrebbero,sono così dolci,affiatati,………..quelle tipiche coppie che vedi nei film americani e che nella vita,purtroppo,scarseggiano.
    Non lo so,mi innervosisce il fatto che non possano vivere una vita come vorrebbero. Il doversi vedere di nascosto,neanche fossero dei fuggitivi,…..però forse lo sono,fuggono dalla loro vita reale,per vivere quella ideale perché la loro realtà è inconciliabile con l’ “irrealtà”.
    Ultimo,ma non ultimo,la parte del “sogno”,che devo dire,sembra di viverla la scena,ogni frase è un’immagine che prende forma,dei colori che si espandono. Mi sembra quasi di vederla:lei vestita di scuro(non so perché) scende le scale Aurora (di rosa e bianco),la casa hai dei toni che vanno dal beige al bianco macchiato,al giallo spento-ocra (non so come definirlo),il piano è nero,Bill è vestito di nero e accanto c’è un divano marrone bruciato con dei cuscini sul dorato a tinta unica.
    Mamma che fantasia!!!xDxDxD
    Dimmi che la casa è loro,dimmi che l’ha comprata Bill…………..oppure non me lo dire però fallo capire e non farmi venire dubbi!!!!Cattivona ,scherzo!!xDxDxD
    Bacio,bacione,Baci,Bacioni………..un abbraccio forte forte forte..
    P.s. Sicuramente ho dimenticato di dire qualcosa,avrò fatto “orrori ortografici” (perché non riguardo) ma tu capirai,lo so.Ciau

     
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  9. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (wesindtraumer @ 4/8/2011, 17:50) 
    Ce l’ho fatta!!Ce l’ho fatta!!!!!................Ho finito di leggere!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Emmmmmmmm……… qualche parola a mia discolpa.

    Non so più come dirvelo, non siete voi a dovervi discolpare ç_ç

    CITAZIONE
    Detto questo……………………………………………………………………………………………………il capitolo non mi è piaciuto per niente,non eri tu Simo,tutto quel pathos che fine ha fatto?!!Le immagini non comunicano nulla,sembrano morte, molto probabilmente morirò io se non la finirò subito con questa pagliacciata…………………………………………………………………era tutto Sublime!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    dio che matta mi hai fatto prendere un colpo X°°°°°°°°°°D

    CITAZIONE
    Uffa!!Dico sempre le stesse cose,bellissimo,emozionante,mi hai fatta piangere,sei un ottima scrittrice,però ……,forse direttamente non te l’ho mai detto ma sei una fine psicologa (non sarà mica il tuo lavoro??xD).
    Sìsì sei come (oltre Anonimo del sublime..e lo avevo già detto) Goethe ,un’indagatrice dell’animo umano,dei moti che portano gli uomini ad agire,oltre che un’abile scrittrice-poetessa. Perché c’è differenza per me:uno scrittore può anche non suscitare nulla,ma un poeta non sarebbe tale se non scuotesse l’animo di chi lo legge.

    che bello, mi piace questa cosa, il collegamento fine alla psicologia e alla poesia. No non faccio la psicologa, ma diciamo che molte persone mi hanno detto che avrei potuto farlo, nella mia vita (l'unica altra alternativa proficua probabilmente sarebbe stata l'avvocato..........invece faccio tutt'altro proprio XD). in ogni caso la cosa mi piace perchè questa storia si muove molto sottilmente sulle linee psicologiche che muovono la vita umana e sulle piccole cose in grado di influenzarne di molto grandi. il prossimo capitolo si giocherà sul filo del rasoio psicologico e porterà ferite per tutti, e sarà comunque un filo che dovremo mantenere finchè non scriverò il prequel di fallen dove verranno spoegate cose determinanti per gli equilibri di questa storia. sonomolto contenta che tu abbia visto della psicologia, qui dentro, perchè detta sinceramente, è sicuramente una delle mie basi. Io praticamente non decido mai che scene mettere nei capitoli, si creano da sole in abse alle motivazioni per cui un personaggio prova un sentimento o desidera stare in un luogo con una determinata persona. E' un ragionamento un po' complesso, lo so, ed è anche difficile da rendere al meglio a parole. Probabilmente lo spiego meglio scrivendo e basta -.-'

    CITAZIONE
    Per il resto………………. hai fatto diventare realtà il mio incubo,la fine dei TH.
    Mentre leggevo pensavo “O Dio,ti prego fa che non accada mai”;ma ci avevo già pensato,si capisce,quando ha avuto l’intervento.
    Considera che ero in gita in Grecia…………….un disastro,e la cosa più brutta è stato non poterne parlare con nessuno perché mi avrebbero presa per una stupida,un’ochetta.Io non sono un’ochetta,sono solo una persona (figlia unica) che vuole bene a quattro persone che non la conoscono. Quattro persone a cui (seppur non li vedrà mai neanche con un cannocchiale) ci tiene perché sembrano sostenerla;poi magari un giorno si sveglierà capirà di aver perso tempo però errare humanum est ,no!!?? Quando accadrà,se accadrà,pazienza.

    Anche io sono figlia unica, anche io mi sono ritrovata (causa l'età direi) non so quante volte come in una bolla a pensare a cosa - come l'operazione di bill - che avevano a che fare con loro e fossero completametne astruse dalla mia vita o dall'ambiente che mi circondava. Ma ti dirò, non mi viene da tenermi tutto dentro perchè ho paura che la gente mi derida...ma piuttosto, al contrario, che ritengo che siano gli altri ad essere ignoranti e considerare cavolate cose che invece per me sono importanti, epr me e per tutte le persone che - giustamente - vogliono bene a lui, o al gruppo nella sua interezza. se i TH dovessero sciogliersi (*fa una messa nera scaramantica*) credo che non lo direi a nessuno non per la vergogna, ma solo perchè sarebbe un dolore e una sensazione talmente importante per me, da condividere solo co chi la può capire, e da tnere gelosamente al riparo da chi invece non saprebbe che bollarla come "cazzata"; ma è degli altri il limite, non nostro.

    CITAZIONE
    E’ bellissima questa “similitudine”con il ruolo di un’attrice.
    Mi tocca perché io sono l’attrice di me stessa.Hai presente Pirandello?!!Ebbene io sono “Uno,nessuno e centomila “.
    Anche se,a dire la verità sono sempre nessuno………è il ruolo che mi riesce meglio,ma questo è un altro discorso ed ho notato che sto parlando un sacco,però quando leggo qualcosa che mi appassiona inizio a fare queste “speculazioni filosofiche” alquanto bizzarre.

    A me piace quando parti con le "speculazioni" filosofiche XD. Sì, ho presentissimo pirandello, un'altro abilissimo psicologoco e indagatore dei moti dell'animo umano, specie se incosci e socialmente invisibili.

    CITAZIONE
    E le parole che rivolge ad Aurora!Le attenzioni di questi due genitori che non possono (no,non vorrebbero) compiere il loro “ruolo” come vorrebbero,sono così dolci,affiatati,………..quelle tipiche coppie che vedi nei film americani e che nella vita,purtroppo,scarseggiano.
    Non lo so,mi innervosisce il fatto che non possano vivere una vita come vorrebbero. Il doversi vedere di nascosto,neanche fossero dei fuggitivi,…..però forse lo sono,fuggono dalla loro vita reale,per vivere quella ideale perché la loro realtà è inconciliabile con l’ “irrealtà”.

    Già, ma per assurdo e questo lo capiremo più avanti, è proprio questa irrealtà fittiziache si sono costruiti a tratti e rubati a piccoli pezzi, la loro vita perfetta. Loro hanno sempre saputo di non poter dare alla loro bambina una famiglia "normale" e quello che - consciamente o meno - cercano di fare, e darle ua famiglia perfetta, quando ciò è possibile.
    Questo tentativo si scontrerà con la realtà, purtroppo, perchè ci sono vissuti anche troppo a lungo nella pace di questa vita sperata e rubata, ognuno epr sè, alla propria vera vita. La verità è che nel mondo chiunque prima o poi deve affrontare la propria vita il proprio passato il proprio destino o l'inconciliabilità di un sogno egoistico con tutto quello che ha intorno. Questo verrà dalla malattia della figlia, dalla vita di Bill ma anche da quella di lei. I nodi semplicemente verranno al pettine e la loro felicità sarà oggettivamente rimandata alla fine della storia, come sappiamo.

    CITAZIONE
    Ultimo,ma non ultimo,la parte del “sogno”,che devo dire,sembra di viverla la scena,ogni frase è un’immagine che prende forma,dei colori che si espandono. Mi sembra quasi di vederla:lei vestita di scuro(non so perché) scende le scale Aurora (di rosa e bianco),la casa hai dei toni che vanno dal beige al bianco macchiato,al giallo spento-ocra (non so come definirlo),il piano è nero,Bill è vestito di nero e accanto c’è un divano marrone bruciato con dei cuscini sul dorato a tinta unica.
    Mamma che fantasia!!!xDxDxD

    Aahhahahaha stupendo XD
    L'unica cosa che obietto è che il divano è nero anche quello (è scritto) e che non vestirei mai Aurora di bianco e rosa; se torni al capitolo in cui ancora la aspetta scrive che compra per lei vestitini dalle tintenun po' insolite, perchè esattamente come al padre, non dona la roba troppo convenzionale ^_-
    Direi che una tutina di ciniclia grigia chiara con i bordini fuscia andrebbe più che bene. Una leggera variazione sul tema ;)

    CITAZIONE
    Dimmi che la casa è loro,dimmi che l’ha comprata Bill…………..oppure non me lo dire però fallo capire e non farmi venire dubbi!!!!Cattivona ,scherzo!!xDxDxD

    Questo dubbio - non troppo difficile da capire già da qui, devo dire - sarà risolto nel prossimo capitolo in esplicito, certamente.

    CITAZIONE
    Bacio,bacione,Baci,Bacioni………..un abbraccio forte forte forte..

    bacini, bacetti, baciotti, stritolottttttti *-*





    ps: grazie, grazie, grazie <3
     
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  10. pourin' rain
     
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    Ed eccomi qua, come promesso (:
    Ho dovuto rileggere l'intero capitolo e ho potuto constatare che, affettivamente, è molto più bello di come lo ricordavo.
    La prima volta che ho letto ero sicura di commentare subito, ma, sinceramente, non ricordo perché non l'ho fatto.
    Io ho sempre bisogno di qualche ora, se non qualche giorno, prima di esprimere il mio parere su questa storia. Non che mi senta in dubbio, anzi ...
    Credo di dover pesare ogni parola letta, perché questa è una storia che cela.
    Mi dispiace che tu abbia pensato che il capitolo potesse non essermi piaciuto.



    CITAZIONE
    Perché anche se la disposizione interna è diversa, la stanza di Diana è esattamente sotto a quella del piano superiore, la porta quindi è davanti all’ingresso, in linea d’aria.
    Non è completamente chiusa, e ci deve essere una lampadina accesa.

    Perché quando leggo TOD ho come l'impressione che tu stia prendendo spunto un pò dalla tua vita?
    Voglio dire ... io non ti conosco. Non so chi sei, che lavoro fai, cosa hai dovuto affrontare.
    Eppure mi sembra che tu stia raccontando una parte di te, forse anche un pò nascosta agli altri, che viene fuori solo qui dentro.
    Tutti quei dettagli, della casa, le stanze che combaciano ... immagino che tu abbia preso spunto da una casa che esiste per davvero.
    Stessa cosa per i personaggi: immagino che tu sia Lei e che Diana sia una persona alla quale tu vuoi davvero bene, un bene anche un pò diverso, forse.
    A volte credo anche che tu le stia dedicando TOD, a questa persona.
    Mah. Magari mi sbaglio ...


    CITAZIONE
    Avvicino i nostri occhi.
    Mi guardi, spostando lo sguardo nei miei.
    - E cosa sono i Tokio Hotel? Cosa sono stati?
    Assottiglio gli occhi davanti ai tuoi occhi assottigliati.
    Lucidi, ansiosi, profondi e scuri.
    Come quelli di un bambino, quando chiede da dove viene il sole.
    Indaghi nei miei e io in questo momento non sono la tua donna.
    Non è a me che lo stai chiedendo.
    Alla tua amante, o la madre di tua figlia.
    E’ una domanda seria ma soffro di questo tempo passato che hai già usato.
    Ti fisso insistentemente.
    Esistono solo parole assolute e totalizzanti.
    Tu ti dovrai sforzare di leggere tra le righe.
    - Meraviglia.
    Lo soffio fuori, con tutto l’affetto che ho.
    Non l’amore per te.
    Non la devozione cieca, non la nostra vita.
    Ma la gratitudine e la felicità di avervi avuti.
    I nostri Tokio Hotel.

    Io ... non è una cosa alla quale penso molto.
    Cioè, non mi sono mai soffermata più di tanto a pensare alla loro fine.
    Forse non ci riesco.
    La vedo come la rottura di un'amicizia, perchè per me è cosi che è nato il mio sentimento verso loro. Tutto a partire dall'amicizia.
    Si morirei dentro, per un pò. Forse un pò molto.
    Con loro andrebbe via la mia innocenza, forse anche la mia semplicità.
    Meraviglia.
    Si, sicuramente lo sono meraviglia, perché noi non saremmo tutto questo.

    CITAZIONE
    Un parte di me, nel profondo, no.
    Non ti ama.
    Ti odia come si odia chi ti da la vita poi te la toglie.
    Ti promette speranze e poi te le ruba.

    Questo pezzo toglie il fiato.
    E io mi ci vedo come non so cosa.

    Sinceramente il pezzo del video messaggio non lo voglio nemmeno commentare.
    Nonciriesco.






    CITAZIONE
    Mi addormento, credo.
    E sogno.
    Sogno che a svegliarmi sia la musica di un pianoforte.
    Sogno di prendere tra le braccia Aurora che ancora dorme.
    Sogno di scendere le scale.
    Sogno di trovarti qui.
    Lì, a suonare.
    La testa china sui tasti.
    Sogno che tu mi veda.
    Alzi gli occhi e mi sorrida continuando a suonare.
    Sogno di guardarti con aria stupita.
    Sogno che tu alzi un sopracciglio per farmi capire che questa, è solo l’ennesima delle cose che il mondo non sa di te.
    Sogno di camminare, incantata e cullata dalle tue note verso il divano nero.
    Aurora tra le mie braccia.
    Aurora che si sveglia.
    Il tuo sorriso che si apre.
    Il mio con te, ancora.
    Sogno infiniti sorrisi.
    Sogno le tue braccia intorno a noi.
    Sogno tua figlia in braccio a te.
    Sogno di guardarla insieme.
    Sogno che mi baci.
    E questo è il momento esatto in cui scopro di non star sognando.
    - Hai mangiato?
    Mi chiedi con l’aria ansiosa.
    - No.
    E aggrotto la fronte, perché penso tu mi stia nascondendo qualcosa.
    - Di chi è questa casa?
    Ti chiedo insistente.
    Seduti sul divano.
    In mezzo agli avanzi della pizza.
    Ai calici di vino.
    A tutto quello a cui avevi già pensato.
    Perché voglio sapere cos’altro ho sognato.
    E cosa sia veramente vero.
    - Non lo so, l’ho affittata solo per qualche giorno.
    Rispondi.
    Ma guardi alla tua sinistra.
    E soprattutto non mi guardi in faccia.
    Io sì, invece.
    Ti fisso e fisso ogni singola frazione del tuo viso.
    Ho una domanda, proprio qui, sulla punta della lingua.
    Apro la bocca e prendo fiato.
    Ma non la faccio.
    Perché non voglio rovinare tutto.
    Piomba silenzio, per qualche istante.
    Perché io so e tu neghi.
    Ma stasera non posso creare distanze.
    Aggiro il vassoio e mi sposto vicino a te.
    Tu appoggi la schiena al divano dietro di noi.
    Io la testa alla tua spalla, e sento il tuo braccio avvolgermi.
    Reclini la testa all’indietro, e chiudi gli occhi.
    Giro il viso e ti guardo.
    Ci sarebbero troppe domande da fare e non serve.
    Quindi faccio la stessa cosa che fai tu.
    Intreccio le mie dita alle tue.
    Reclino la testa indietro, e chiudo gli occhi.
    Per qualche istante si sentono solo respiri.
    Aurora riposa.
    Il nostro cuore con lei.
    Spalanco gli occhi un attimo dopo.
    Il soffitto bianco mi guarda con il suo lampadario di vetro.
    Devo chiamare a casa.
    Non posso rimandare oltre.
    Sciolgo la presa della tua mano.
    Sento i tuoi occhi incollati alla schiena mentre mi alzo e dopo un tempo troppo lungo, recupero il cellulare, e compongo il numero di casa.
    Penetrano, i tuoi occhi, e così d’istinto mi allontano.
    Oltre l’arco sotto la scala.
    In quest’altra stanza quasi spoglia.
    La voce del padre di Daniel è distante e metallica.
    Si trattava di carte mediche, perché domani devono ripetergli un esame, e sono carte vecchie.
    Che solo io so dove sono.
    Io che ci sono da sempre.
    Quando stacco la conversazione mi giro di fretta, e tu sei sulla porta.
    L’avevo percepito, perché hai Aurora in braccio e i suoi incelabili versetti si fanno sempre riconoscere.
    - Tutto bene?
    Mi chiedi con una sorta di timore nella voce.
    Non me ne andrò neanche stasera, Bill.
    Ci è concessa un’altra notte.
    Annuisco con l’aria serena e rassicurante.
    Tu sorridi.
    Do un buffetto sulla guancia di Aurora, che sta sveglia e tranquilla semistesa sul tuo braccio.
    Poi ti guardo ironica.
    - Non dovresti svegliarla quando dorme.
    E so che vorresti negare ma non ci riesci.
    Ridi.
    Ti supero e vado nella cucina.
    C’è anche il microonde.
    Moderno e fin troppo nuovo.
    - Questa casa non sembra mai stata usata. E’ tutto nuovo qui.
    Provo a prendere il discorso indirettamente.
    Tu taci fingendo di non aver sentito.
    - È strano per una casa che affittano anche per poco, no?
    Provo con una domanda stavolta.
    Alle domande si risponde di norma.
    Entri in cucina, e mentre io mi volto appoggiandomi al balcone e aspettando questa risposta, tu ti avvicini.
    E cammini lento, e non parli subito.
    E ti fermi a un passo da me, forse meno, e ti abbassi a chiudermi la bocca con un bacio piccolo.
    Ma due occhi enormi.
    - Forse siamo i primi.
    Dici solo.
    A un millimetro dalle mie labbra.
    Ma con gli occhi che confermano, eppure si nascondono.
    Ti guardo fisso.
    Non hai mai dovuto ammettere troppo.
    E io non ho mai insistito oltre.
    Non cambierà oggi, la nostra essenza.
    - Forse sì.
    E chiudo il discorso posandotelo, io, un bacio sulle labbra stavolta.
    Non voglio sapere.
    Non voglio credere.
    E probabilmente, più di tutto, io non voglio desiderare.
    Mi volto, e non ti dico più nulla mentre finisco di scaldarle il biberon.
    Tu sei uscito subito dalla cucina.
    Passeggi per la grande sala con Aurora in braccio.
    Le parli.
    Le racconti qualche altra cosa assurda, di quelle che le ami raccontare.
    Segreti che chissà quante persone vorrebbero sapere.
    Storie, trascorsi.
    Avvenimenti.
    Cose tue.
    Pensieri.
    Che a voce alta non dici neanche a me.
    Guardo la tua schiena, le tue gambe, i tuoi passi.
    E non importa se questo latte si raffredderà un po’, in fondo.
    E’ solo quando sosti per troppo tempo davanti alla finestra che da sul buio della notte calata nella sera, capisco che c’è qualcosa che non va.
    Perché le tende sono quasi tirate del tutto e non capisco cosa ci sia da vedere così a lungo, lì fuori.
    E poi, non sussurri più.
    Ti volti quando ti raggiungo.
    Una traccia nera si sta seccando sulla tua guancia.
    Inspiro.
    E ti sorrido teneramente, più che posso.
    Ti porgo il biberon sorridendo e tu spalanchi gli occhi.
    Sorridi.
    E glielo dai.
    E un sorriso ti fa tutto il giro del viso quando lei lo prende, ciuccia, e poi chiude gli occhi.
    - Ho cominciato a darle anche la frutta frullata sai, di giorno…
    E lo stesso giro di felicità c’è sul mio, di viso.
    Come quel dettaglio della frutta, ti ripeto altre cinquecento mila cose che sai già.
    Che ti ho già detto.
    Ma non importa.
    Quando sei qui è tutto diverso.
    Ed ogni singola cosa diventa più bella e più grande, ogni volta.
    Sempre.
    Tutto di lei funziona così.
    Come lei.
    - Chiudi gli occhi e ricordati questo momento.
    Mi dici quando affondo il viso nell’incavo del tuo collo.
    Sotto le lenzuola.
    Avvinghiati veramente come due metà di un tutto.
    E il nostro nocciolo che dorme beato.
    - Perché non tornerà più?
    Chiedo.
    E non lo so perché ho lasciato che la mia negatività emergesse.
    Perché quando mi scaldi dentro di te tutto mi sembra passeggero.
    Fragile.
    Delicato.
    In pericolo.
    Forse perché è troppo importante.
    Ecco perché.
    Sento le tue dita alzare il mio mento.
    I miei occhi sono lucidi e colpevoli.
    Non avrei dovuto dirlo.
    - No, tornerà.
    Dici.
    Lo sguardo già rivolto al nostro riflesso sul soffitto di cielo.
    E anche io ci guardo.
    Lì sopra.
    Ci guardo, ma non ci credo.
    Fisso il tuo riflesso.
    Rilassato, bellissimo.
    Il nostro riflesso.
    Rilassato, bellissimo.
    Completo e felice.
    - Di chi è questa casa, Bill?
    Ora, vorrei.
    Credere e desiderare.

    Rimani zitto.
    Tanto.
    Troppo.
    Mi fissi attraverso il riflesso.
    Non rispondi.
    Non vuoi.
    E poi sparisci, da lì.
    Perché il tuo riflesso sovrappone il mio.
    Non mi hai mai risposto.
    Alle domande più importanti.
    Mai.
    Mai a parole.
    Ma sta finendo il tempo in cui questo basta.
    A salvarti.
    A salvarci.
    Finisce adesso, e neppure lo sappiamo.

    Il loro nido.
    Perchè ho come l'impressione che questa casa lui l'abbia comprata per Loro?
    Forse anche io sto solo desiderando.
    Eh, Bill Bill ...


    Perdona la lo scarso contenuto del commento, e forse anche un pò di superficialità, ma proprio è un periodo particolare e non riesco ad essere compiuta in nulla.
    Spero di rifarmi la prossima volta.
    (:

     
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  11. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (pourin' rain @ 24/8/2011, 02:00) 
    Ed eccomi qua, come promesso (:

    Ed eccomi qua anche io, anche se sempre con un vergognoso ritardo ç_ç

    CITAZIONE
    Ho dovuto rileggere l'intero capitolo e ho potuto constatare che, affettivamente, è molto più bello di come lo ricordavo.
    La prima volta che ho letto ero sicura di commentare subito, ma, sinceramente, non ricordo perché non l'ho fatto.
    Io ho sempre bisogno di qualche ora, se non qualche giorno, prima di esprimere il mio parere su questa storia. Non che mi senta in dubbio, anzi ...
    Credo di dover pesare ogni parola letta, perché questa è una storia che cela.

    Oh, sì, quanto è vero e oh, dio, quanto mi piace che lo sentitate. Cela, cela tantissimo. Per chi avrà voglia di aspettare tutto ma proprio tutto sarà svelato di questa storia, mentre inesorabilmente io vi svelo tutta la mia anima, qui...

    CITAZIONE
    Mi dispiace che tu abbia pensato che il capitolo potesse non essermi piaciuto.

    NO, a dire il vero; non è così. Non è una cosa che ho pensato, ma una cosa di cui ho avuto, perchè ne ho sempre, estremamente paura. Io sono scaramantica, molto <3

    CITAZIONE
    Perché quando leggo TOD ho come l'impressione che tu stia prendendo spunto un pò dalla tua vita?
    Voglio dire ... io non ti conosco. Non so chi sei, che lavoro fai, cosa hai dovuto affrontare.
    Eppure mi sembra che tu stia raccontando una parte di te, forse anche un pò nascosta agli altri, che viene fuori solo qui dentro.
    Tutti quei dettagli, della casa, le stanze che combaciano ... immagino che tu abbia preso spunto da una casa che esiste per davvero.

    Perchè è vero. In TOD c'è la mia vita, ce n'è struttura ed essenza, significato e direzione.
    Tutto quello che dici di me è vero.
    No, invece, quella casa non esiste. Semplicemente amo le simmetrie, e amo le allegorie che vedono simmetrie anche nei sentimenti.
    Qui, nelle stanze combacianti, volevo far combaciare le emozoni di Bill e Tom come gemelli, e di Lei e Diana come fan :)

    CITAZIONE
    Stessa cosa per i personaggi: immagino che tu sia Lei e che Diana sia una persona alla quale tu vuoi davvero bene, un bene anche un pò diverso, forse.
    A volte credo anche che tu le stia dedicando TOD, a questa persona.
    Mah. Magari mi sbaglio ...

    Non c'è nessun segreto, in questo. Diana nella mia vita è una persona in carne ed ossa, si chiama Ilaria, abita a una distanza molto grande da me e si trova in queste pagine con il nick billintheheart. Lei, è la mia Diana. Oh, se lo è <3
    TOD non è dedicato alla Iaia (il suo soprannome per me), ma io e lei siamo una cosa sola, pertanto TOD è me, ed è anche lei.
    Sì, a Ilaria mi lega un amore speciale. E' la mia migliore amica, ma soprattutto, è l'altra mia anima gemella. Ho un fidanzato, ma il cuore sa dividersi. Per certi legami il temrine amicizia non basta proprio.
    Legame profondo, o simbiosi interiore, rende già meglio...

    CITAZIONE
    Io ... non è una cosa alla quale penso molto.
    Cioè, non mi sono mai soffermata più di tanto a pensare alla loro fine.
    Forse non ci riesco.
    La vedo come la rottura di un'amicizia, perchè per me è cosi che è nato il mio sentimento verso loro. Tutto a partire dall'amicizia.
    Si morirei dentro, per un pò. Forse un pò molto.
    Con loro andrebbe via la mia innocenza, forse anche la mia semplicità.
    Meraviglia.
    Si, sicuramente lo sono meraviglia, perché noi non saremmo tutto questo.

    Già, io la penso allo stesso modo e credo che tu abbia inteso perfettamente, coma io volessi dire di loro e di noi. Grazie <3

    CITAZIONE
    CITAZIONE
    Un parte di me, nel profondo, no.
    Non ti ama.
    Ti odia come si odia chi ti da la vita poi te la toglie.
    Ti promette speranze e poi te le ruba.

    Questo pezzo toglie il fiato.
    E io mi ci vedo come non so cosa.

    Sinceramente il pezzo del video messaggio non lo voglio nemmeno commentare.
    Nonciriesco.

    L'ho già scritto, pensavo di averlo trascurato, quel pezzo. Direi davvero di no.
    Felice che sia arrivato dove doveva <3

    CITAZIONE
    Il loro nido.
    Perchè ho come l'impressione che questa casa lui l'abbia comprata per Loro?
    Forse anche io sto solo desiderando.
    Eh, Bill Bill ...

    Ormai, credo neanche questo sia un mistero.
    L'avete, più che giustamente perchè era lì apposta, capito tutte; l'ha capito anche lei.
    Sì, certo, Bill ha comprato quella casa per loro. Per lui, lei e Aurora.
    Ma...

    CITAZIONE
    Perdona la lo scarso contenuto del commento, e forse anche un pò di superficialità, ma proprio è un periodo particolare e non riesco ad essere compiuta in nulla.
    Spero di rifarmi la prossima volta.
    (:

    Non c'è niente di cui tu debba chiedere perdono, il commento è stato tutto tranne che scarso e anni luce dalla superficialità.
    Io sono contenta se, nel periodo particolare, hai comunque amato leggere Tod. Vi sento sempre vicine e non c'è bisogno di portare a termine chissacchè. Puoi anche solo leggere, se una volta non vuoi commentare puoi dirmi che non è periodo, e non c'è problema, davvero <3

    Grazie a te, sempre.

    Spero che la prossima volta arrivi presto, anche se questo dipende da me e come sempre, questa storia è la più difficile da scrivere.

    Bacini
     
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  12. mikibill3
     
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    finalmente ci sono anche io!
    Vorrei prima di tutto scusarmi per il mostruoso ritardo, sono feccia ç_ç
    il capitolo l'ho letto qualche giorno fa, in un orario indicibile, quindi ho pensato che sarebbe stato meglio non commentare sul momento LOL
    che dire, come sempre questo capitolo mi ha emozionato tantissimo, forse più di qualcun altro perchè è un capitolo "muto", ma trasmette tantissimo! Non so se mi sono spiegata, ma credo proprio di no come sempre C:
    sono arrivata al punto in cui davvero ti dico sempre le stesse cose, ma è sempre di più la verità...e ho capito che non riesco a commentare decentemente perchè le emozioni e le sensazioni che mi trasmette questa storia, la tua storia, TU...non si possono spiegare con le parole...vorrei davvero farti capire quanto è importante per me questa storia e che non mi stancherò MAI di essa. MAI.
    Ti voglio bene Simo <3
     
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  13. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (mikibill3 @ 8/9/2011, 13:12) 
    finalmente ci sono anche io!

    Oh Mikina ç_ç tu... tu... tu proprio non puoi mancare qui ç_ç grazie di cuore <33333333333333

    CITAZIONE
    Vorrei prima di tutto scusarmi per il mostruoso ritardo, sono feccia ç_ç

    ti meno adesso per questa assurdità... o ti meno adesso???? :rissa:

    CITAZIONE
    il capitolo l'ho letto qualche giorno fa, in un orario indicibile, quindi ho pensato che sarebbe stato meglio non commentare sul momento LOL
    che dire, come sempre questo capitolo mi ha emozionato tantissimo, forse più di qualcun altro perchè è un capitolo "muto", ma trasmette tantissimo! Non so se mi sono spiegata, ma credo proprio di no come sempre C:

    io invece credo proprio di sì, come sempre. sono infinitamente felice che nel suo silenzio, questo capitolo abbia detto e anticipato tutto quello che doveva, nei miei intenti. doppiamente felice che abbia trasmesso emozioni, il fine ultimo come sempre <33

    CITAZIONE
    sono arrivata al punto in cui davvero ti dico sempre le stesse cose, ma è sempre di più la verità...e ho capito che non riesco a commentare decentemente perchè le emozioni e le sensazioni che mi trasmette questa storia, la tua storia, TU...non si possono spiegare con le parole...vorrei davvero farti capire quanto è importante per me questa storia e che non mi stancherò MAI di essa. MAI.

    asdnvhfhdbhgybdduybvbddb ç_____________________________ç hhbdbhyycyvgdvbshduucb <33333333333333333 uuvhvhbbu ç_ç fvvudhb <333333
    Eccoooooooo :nghè:

    CITAZIONE
    Ti voglio bene Simo <3

    Anche io, tanto. Manchi tanto qui sul forum <3 non solo qui in tod <3
    Tanti tanti tanti bacini e grazie infinite del commento; spero di non farti aspettare troppissimo per il prossimo ma lo sai, sono feccia seria io con i tempi :basta:

    <3333333333333333333
     
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  14. billintheheart
     
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    I tuoi personaggi sono attori.
    Ognuno di loro possiede una meticolosa maschera, come in un ballo, danzano, con impeto, ostinazione, stremandosi; danzano finchè hanno forza, coraggio, volontà.
    Hanno delle scelte precise da copiere; Lei col suo compagno, Bill con il suo gruppo, la sua passione.
    Hanno delle parti definite ed incatenate.
    La maschera che sin'ora indossiva Bill, all'improvviso deve assorbire l’ influsso del candido cielo, per cedere. Persa altrove; deve svanire. Nera dell' inchiostro che tingeva quelle notti, profonde, passionali, segrete, sbagliate ed interminabili per le loro anime che senza respiro, hanno vagato nel silenzio dell'ingiustizia; dverrà d'un colore tutto nuovo.
    Ma sarà ancora lunga per Bill la notte, non concederà tregua. Dilanierà ancora i sensi, e non li annienterà.
    E quando quegli occhi scuri sopraffatti e pesanti come l’ eternità annasperanno nel silenzio del canto e nel vuoto dei cuori spezzati, riceveranno in cambio le delicate carezze dell’ aurora, che bacerà le palpebre socchiuse e li riporterà alla luce. Tingerà la sua essenza color glicine...
    Per l'ultima volta, in questo capitolo - che per certi versi è una capitolazione- , Bill indosserà quel suo ruolo perfetto, ossessivamente studiato ed incoscentemente riuscito e si presenterà ad un appunamento importante.
    Lascerà la sua musica, e le note che che permeano la sua pura essenza, senza alcuna corruzione, prive di qualsiasi alchimia; e con una forza strenue senza pari riprenderà quel passo fiero, sfidando qualsiasi ostacolo possa intralciare la serenità dei suoi amori. Avanzerà con quel passo deciso e barcollante insieme, di chi ha vissuto o visto troppo, e parrà un ballerino classico, dal corpo elengante ed esile, dai muscoli sottili ma forti e tesi, ed i capelli neri e belli ad incorniciare un viso ancora da bambino.
    E sembra quasi che si possa ricostruire il suo percorso a ritroso, ora. Ora che un cerchio si è chiuso.
    Sorrideva e sorrideva, Bill. Ma ogni suo sorriso sapeva essere triste e malinconico come i primi giorni di settembre, che l'vevano visto nascere, e poi l'avevano accompagnato a dissolversi sull’orizzonte, con un sacco in spalla e dietro l'anima di lei, allacciata alla sua ombra sagomata. Sorrideva, e sorrideva, e le raccontava le sue favole un po’ gotiche, scegliendo le parole. Di re e fantasmi buoni, di dame e cavalieri, di vecchi castelli scricchiolanti.
    E lei percepiva il suo amare ogni cosa, ogni pulsione e stimolo vitale, ogni respiro acquistato e perso. Come il mare, che sicuramente aveva bevuto tutto con lo sguardo; acqua, vele e sale. Il mare che gli si agitava dentro, gli scorreva nelle vene, rubino e caldo, indomabile. Si lasciava guidare e distruggere da esso e, come lui, non aveva una precisa forma, né una casa. In pochi anni tutto il mondo era suo, e lo aggrediva, lo inondava potente, continente dopo continente con onde di gigantesca furia e creste candide, pure, con le labbra e con il corpo. E non trovava pace, nel suo continuo e pazzesco vorticare, mosso da desideri e volontà estranei agli umani. Spirito d’oceano e d’aria, accarezzava e poi fuggiva, senza sapere né da cosa, né per dove.
    Sorrideva, e sorrideva, e quando ha avvertito tra le ciglia lunghe, nel petto colmo e tra le braccia vuote il vento freddo, ha issato quel suo sacco strappato in spalla, e col suo cappotto lungo, si è allontanato, lasciando dietro se una scia di sassi fermi e spettatori. Vivi pezzi di roccia e carne che hanno rotolato con lui ad ogni mareggiata e secca.
    Ma lei lo sapeva, lo sapeva bene che il mare non può morire. E allora l'ha ingoiato tutto, acqua, vele e sale.
    All'ombra di questo nuovo colore si accendono due nuove fiamme. Alimentate a loro volta dai protagonisti, in un'intimità similare, solo meno sbagliata, solo più consequenziale. Nascono e brillano due amori che volteggiano per forza di cose, in un ultimo strascico di tenebra.
    Diana e Tom non son'altro che figli di una storia troppo grande e colma d'amore per restare unica. Gemelli tra loro, e gemelli nei sentimenti.
    Nel segreto, nell'intimo del sospiro e del sussurro nutrono passione e amore. In un abbraccio che è un gesto avvolgente che costringe le loro anime ad incontrarsi in un lasso di spazio finito e ristretto.
    Una fine ed un inizio, in questo capitolo.

    Come sempre, come nella vita e sul palco.
    Qualcosa che finisce , un cerchio che si chiude ed uno che si apre.
    Così se il sipario scende sul gruppo, sulla musica, ma non nei cuori dei fans; un'altra scena si apre su Diana e Tom.
    Un inizio che ha tutta l'aria di essere dolce e serio. Tenero e sensato.
    Ancora una volta un capolavoro di logicità, di sentimento intriso di tragicità e allo stesso tempo colmo di dolcezza.
    Ho voglia di scavare ancora, di leggere e scoprire di più su questo nuovo amore.
    Grazie per ciò che hai scritto. Grazie per come lo scrivi,
    Grazie per avermi impersonificata in un personaggio dolce come Diana.
    Grazie per ciò che hai scritto su di me. Lo sai che sei nel mio cuore.
    Aspetto buona buona il prossimo...

    Edited by billintheheart - 12/9/2011, 02:02
     
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  15. mikibill3
     
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    CITAZIONE (*HEILIG* @ 11/9/2011, 15:38) 

    oh Simo, non sai quanto io ti adori...:nonèbellissimo?:
    io in forum ci sono sempre, solo che guardo giusto 2 minuti le news >-<
    e ora le cose non 'migliorano' questo è anche il mio ultimo anno di scuola ç.ç ma sono sempre rintracciabile e vi controllo muhauahuah <3
     
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398 replies since 26/11/2009, 09:45   9308 views
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