. † . THE OPEN DOOR . † .

Spin Off di .†.FALLEN.†.

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  1. Redda
     
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    ç_____ç pure io voglio le rose nere *sbatte i piedi e si trascina la seggiolina nell'angolo*
    e che ti devo dire? XD se parlo risulto inutile a sto punto
     
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  2. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (Redda @ 2/12/2009, 10:37)
    ç_____ç pure io voglio le rose nere *sbatte i piedi e si trascina la seggiolina nell'angolo*
    e che ti devo dire? XD se parlo risulto inutile a sto punto

    tu non sei mai inutile è_è *picchia
    scrivi se ti va, davvero...lo sai che mi piacere *abbraccia**poi ripicchia*


    Sil..................Sil........ecco: <333333333333333333333333333333333333
    e non dico altro.

    aggiungo solo che in ogni storia c'è tanto di me; questa per particolari connotazioni sembra più "mia" di altre, non lo è necessariamente, o meglio altre non lo sono meno di questa perchè non hanno certe caratteristiche..ecco.^-^
     
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  3. morgana17_69
     
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    si si.... ecco......*abbracciaaaaa forte forteeeeeee*
     
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  4. barby's
     
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    Questa fa male, troppo male ... è un sogno o forse un incubo che si realizza ... è lui in tutta la sua essenza, l'intera shot ne è piena ... in ogni virgola, in ogni punto, in ogni parola c'è Bill ... e non potrebbe essere diversamente ... perchè, quando il suo sguardo incrocia il tuo, è fatta, sei fregata ... è dentro di te, impossessandosi della tua anima, dei tuoi pensieri, del tuo mondo ... lui diventa il tuo mondo ... forse fa male, ma è l'unica sensazione che ti avvicina a lui e che ti fa sentire FINALMENTE VIVA
     
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  5. *HEILIG*
     
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    CITAZIONE (barby's @ 2/12/2009, 17:38)
    Questa fa male, troppo male ... è un sogno o forse un incubo che si realizza ... è lui in tutta la sua essenza, l'intera shot ne è piena ... in ogni virgola, in ogni punto, in ogni parola c'è Bill ... e non potrebbe essere diversamente ... perchè, quando il suo sguardo incrocia il tuo, è fatta, sei fregata ... è dentro di te, impossessandosi della tua anima, dei tuoi pensieri, del tuo mondo ... lui diventa il tuo mondo ... forse fa male, ma è l'unica sensazione che ti avvicina a lui e che ti fa sentire FINALMENTE VIVA

    Quoto tutto...concordo su tutto, e mi dispiace, lo so, è quasi odiosa.....la odio anche io che la scrivo e la amo per le stesse tremende ragioni. Sì, è vero, è innegabile. Questa fa male. Dovrei essere felice perchè significa che è come deve essere; ma non ci riesco proprio del tutto, ad esserne felice...
    Comunque so, che è un complimento, come le lo scrvi. Grazie stella <333333333333
     
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  6. billintheheart
     
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    è poesia.

    solo poesia...
    e le parole fuse in questa pungente descrizione sono acuminate e dolorose..
    Sono specchio di un dolore che conosco..che conosci e conosciamo.
    Le situazioni generate sono sanguinanti ..sono così vissute, così carnose, tangibili e piante.
    Tanto piante.
    Perchè si può percepire ma anche ascoltare il dolore..fino a riempirsene le orecchie, sino a subirlo come urlo lancinante.
    Questa non è una FF ...questa è Vita.
    Troppo cruda e troppo "mobile" per essere statica narrazione d'eventi.
    Ed io non mi sento burattino....ne spettatore inerme...
    Sono parte del tutto.. parte di questa VITA sotto vetro.
    E fa male sentire quella pioggia sulle mani, sul cuore.. fa male sentirti gridare così forte un dolore impossibile da palcare..perchè troppo radicato..troppo bello per smettere di percepirlo..ospitarlo.
    E' sofferenza pura..diluita in una mortale pozione d'amore impossibile.. ma già amore.

    Ancora.


    grazie dada <3
     
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  7. Phantom Rose
     
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    Una pugnalata in pieno cuore farebbe meno male....
    E quello che ho appena letto fa molto male.
    Sarò ripetitiva, ma amo questo capolavoro. Amo il modo in cui scrivi.
    Perchè è reale, sono sensazioni che tutti possono sentire. Ed è una sofferenza che ogni persona può provare.
    So che sono poche parole, ma rappresentano quello che sento.

    CITAZIONE
    (io Phantom Rose 26/11/09) CITAZIONEDetto ciò e dopo aver ritrovato conferma che scrivi divinamente....prendo la fiction che sto scrivendo e la butto nel tritadocumenti che ho qui accanto.

    CITAZIONE
    (heilig 27/11/09 11,17) no per piacere non farlo, nessuna storia va buttata via. ripensala, rileggila....ma non buttarla affatto. per piacere!

    Ti ringrazio del consiglio, cercherò di metterlo in pratica....prima o poi.
    Anche se a dire il vero....per il momento l'ho messa in cantina. Dovevo postare il prossimo capitolo ma sono parecchio demoralizzata. Ci metto l'anima per scriverla, per non farla sembrare la copia delle altre fiction, ma nessuno la segue. Nemmeno per dirmi che è una schifezza colossale. Quindi....ascolterò te e ci penserò ancora un pò prima di decidere se farla cancellare o no.
    Nel frattempo, mi troverai qui pronta a seguire quest'altra meraviglia che ci stai regalando. :D
     
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  8. HAPPY Jalousie.
     
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    Avevo letto una tua ff un giorno, per caso, tre righe e me ne sono innamorata. Il tuo modo di scrivere è affascinante, ti ammiro perché sai fare perfettamente quello che io vorrei, descrivi le emozioni, i gesti in un modo che ti fanno sentire il protagonista, come se stessi vivendo quelle scene. Santo dio è impressionante sei veramente ma veramente bravissima
     
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  9. ...Deb... <3
     
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    Dio...
    Ti incollerei le parolacce e i versi strani che sto scrivendo nella conversazione con la Sil e la Eli, ma non avrebbe senso e, soprattutto, non ti farei capire meglio cosa sto pensando...
    La realtà è che non sto pensando niente...
    O forse sto pensando tutto...
    Avrei potuto quotare ogni singola lettera e spiegarti cosa significa per me, come la sento mia, dentro l'anima... ma non posso... sarebbe come svendere tutto quanto... invece deve rimanere tutto implicito... tutto lì dentro... un vaso di Pandora che, se aperto, non può far altro che arrecare danni ancor peggiori...
    Simo, davvero... io non so cosa dirti...
    Non so cosa dirti se non che riesci sempre a entrarmi dentro precisa, precisa, diretta fino a dentro il punto più nascosto e delicato di me... che sei l'unica, davvero l'unica, che mi fa rimanere talmente incollata al pc che mi dimentico di qualsiasi altra cosa, persino delle funzioni vitali...
    E poi lei è così me... lei è così tutte noi... e Lui è sempre e solo Lui...
    No, cioè... Non so davvero... Mi sento così stupida... Hai il potere di farmi sentire stupida, sappilo! O_O
    Il primo capitolo è da morire... Mi ha riportata a quel momento in un balzo, in un secondo... Ed era quasi un anno fa...
    Il secondo, invece, mi ha aperto un varco dentro... uno spacco insanabile...
    Solo una cosa: la prossima volta, AVVISAMI!
    E basta... Qualsiasi altro sproloquio sarebbe inutile... Sono cacca al tuo cospetto!
    Seriamente... Non so come esprimermi...
    Ti ripeto quello che ti ho detto sempre, anche se so che lo sai già: non sprecare mai questo dono della natura che Lui ti ha donato... Mai!
    Un bacione!
     
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  10. _TrApNeSt_
     
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    non posso scrivere.
    naaa. non posso, punto e basta.
    c'è troppo di te qui dentro.
     
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  11. mikibill3
     
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    simoooo
     
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  12. *HEILIG*
     
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    Eehehehhe sì, lo so.....entro sabato sera aggiorno, giuro....se ce la faccio ne scivo 3/4 cosi poi posso darvene tipo uno a settimana almeno <3
    oggi volevo scrivere ma sono malata e davvero non riesco a usare la testa, mi uscirebbero scempiaggini^^
     
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  13. mikibill3
     
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    sabato °ççç°
    come malata? ç_ç se non ce la fai fa niente, riprenditi <3333
    giusto per ù_ù non uscirebbero mai delle scempiaggini dalla tua testolina
     
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  14. *HEILIG*
     
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    Aahahah grazie miki che tesoro che sei <3

    Ecco qua: avevo giurato










    Lying beside you
    Listening to you breathe
    The light that flows inside of you burns inside of me
    Hold and speak to me
    Of love without a sound
    Tell me you will live through this and I will die for you
    Cast me not away
    Say you'll be with me
    For I know I cannot bear it all alone

    You're not alone honey
    Never Never




    . † . Capitolo 3 . † .




    Non basta mai nulla con te.
    Amarti non basta.
    Odiarti non basta.
    Implorarti sarebbe inutile, probabilmente.
    Tu, sei veramente un cespuglio di rose.
    Non importa se nere, o di un altro colore.
    Cresce spontaneo dal terreno, si inerpica gentile ed elegante.
    E si incastra, radici spine e foglie, al sostegno che ha trovato.
    Lo incanta con il profumo e la setosità dei petali.
    Lo soggioga, e lo imprigiona.
    E io, come sono?
    Io cosa sono veramente??
    Te lo dico io, ma tu lo sai già.
    Io sono il fragile steccato di legno.
    Completamente, irrimediabilmente avvolta.
    Una volta non era così tra di noi.
    Una volta sapevo trattare la mia superficie.
    Renderla spessa, cerosa, e impenetrabile; questa era la storiella.
    E’ durata tropo poco.
    Questi anni trascorsi.
    L’ultimo mese.
    Tutti gli strati che la pioggia ha dilavato della nostra relazione, hanno cambiato tutto.
    Ed ora è tutto diverso.
    Pensare di sradicarti, significa far volare per aria schegge di me.
    Sradicarti, significa lasciare un vuoto nel terreno che mi sostiene.
    Faccia a terra nel fango.
    E se ci penso faccio davvero fatica a pensare di volerlo veramente.
    Non so più se è giusto vivere così, con le spine nella carne.
    Tue.
    Dolorose, appuntite, inflessibili.
    Maledettamente, tremendamente, infinitamente amate.
    Ci sono così tante cose di te in queste rose nere che dopo cinque giorni cominciano a chinare il capo, meste.
    C’è così tanto che riesco a capire, in questo regalo.
    Dovrei considerarlo ancora, come avevo fatto di primo acchito, solo un bieco dispetto.
    Detestabile, biasimabile.
    Da odiare con tutta me stessa.
    Avrei dovuto continuare a farlo, invece non è già più così.
    Il loro profumo mi ha ipnotizzata e il velluto tangibile dei loro petali mi ha rovinata.
    E riportato indietro.
    Dovevo buttarle.
    Disfarmene.
    Invece le ho riposte a testa in giù quelle tre rose.
    Nel bieco e solitario angolo di un armadio.
    Apparentemente dimenticate.
    Non è così, no.
    E’ tutt’altro.
    E’ tutto il contrario.
    Lascio solo che, indisturbata, la gravità spinga ai petali la loro linfa.
    Le tramuti in qualcosa che ora non sono, ma saranno.
    Perenni.
    Eterne.
    Immagine statica di una precedente vita organica.
    E’ questo, che significano.
    Per questo, me le hai mandate.
    E dio solo sa, quanto odio sentire la tua mente dentro la mia.
    Sapere perché fai le cose.
    Siamo un drago che morde la sua stessa coda, io e te.
    E se la brucia.
    E soffre.
    E per leccarsi le ferite, le brucia nuovamente.
    Non sono riuscita ad odiarti per più due miseri, invani, secondi.
    Posso quasi vederti scegliere cosa mandarmi, pensare a un simbolo, qualcosa che assomigliasse a noi.
    O potesse farlo in futuro.
    Qualcosa che restasse.
    E hai scelto l’unica cosa perfetta.
    Un fiore romantico.
    Truccato di nero.
    Dall’apparenza delicata, ma dalla sostanza forte.
    Che se lo lasci anche seccare, se anche gli togli la linfa, resta uguale ed intatto.
    E quasi ancora più bello.
    Le ho viste stamattina le tue rose, nell’angolo di quell’armadio.
    Mi si è stretto il cuore ed ho chiuso in fretta.
    Come di fretta nascondo tutto di te.
    Mi sono svegliata anche questa mattina con una brutta sensazione.
    Fisica, oltre che mentale.
    Non è solo la paura che questo contatto che hai creato con quel regalo sia il primo di una serie, a spaventarmi.
    E’ che non riesco più a stare bene, a rilassarmi.
    Sto sempre male.
    Sembra che il mio corpo non riesca a fare a meno di te, perché facendo due conti, è da quando non ti vedo più, che non mi da pace.
    Mi gira la testa, mi sento stanca e spossata, ho voglia di dormire, eppure non ci riesco.
    E rimetto anche l’anima.
    Dovrei farmi qualche esame, perché così non posso andare avanti.
    Non posso sperare di insabbiare i pensieri lavorando, se non mi reggo in piedi.
    Parcheggio.
    Chiudo la macchina, salgo in ascensore e aspetto di arrivare al piano del mio ufficio.
    Entrare qui è quasi rilassante.
    Non c’è niente qui che sappia di te; non se mi sforzo, ecco.
    Non c’è niente che sappia di te, tranne tutta me stessa.
    Ovviamente.
    Il lavoro mi occupa i pensieri, almeno per un po’, e nel frattempo prenoto le analisi che è davvero il caso che io faccia.
    Il telefono suona, e il capo mi chiama in riunione.
    Mi siedo davanti a lui, che mi sembra rilassato, dall’aria paciosa e soddisfatta.
    Quando capisco l’argomento, il sangue si scalda.
    Ingranaggi si mettono in moto e un’adrenalina fantastica si diffonde e diventa un sorriso compiaciuto ed estatico.
    Sono felice, sto sorridendo.
    Wow.
    Finalmente un nuovo progetto è pronto.
    Mi porterà lontano di qui per un po’, sicuramente, e lontano dall’ossessione di te.
    Illusa.
    Esco dalla porta di ciliegio intarsiata con il sorriso sulle labbra.
    A volte nelle mie giornate uguali e pesanti, qualche sprazzo di luce c’è.
    Ed è luce mia, solo mia Bill.
    Tu non c’entri.
    Tu ne sei fuori. Fuori!
    L’ufficio mi sembra più luminoso, oggi e il tempo scorre più in fretta.
    Forse posso lasciarti appassire nel buio di un armadio.
    Perfetto, amato, in eterno, Bill.
    E dimenticarti.
    Posso?
    Il messaggio che ricevo giusto dieci minuti prima della mia pausa pranzo, risponde a questa domanda.
    In fondo me l’avevi quasi preparata questa risposta.
    Lo sprazzo di luce è cosa fittizio, in questa lugubre stagione.
    Dovrei saperlo.
    Io ho cancellato il tuo numero.
    Tu ci tieni cosi tanto a farmi sapere di avere ancora il mio?
    Apro la bustina che lampeggia.
    _ Ho bisogno di vederti. Posso?_
    Resto basita.
    Imbambolata come una cretina.
    Non finirai mai di stupirmi.
    Ti presenti quasi a casa mia, vìoli una delle nostre regole più importanti per…per lasciarmi un regalo…un qualcosa di così…forte…e adesso mi “chiedi”…di vedermi?
    Cosa significa vedermi?
    E poi che senso ha chiedermelo?
    Non ti sei fatto scrupoli a mandare in avanscoperta della mia resistenza delle rose, al posto tuo.
    Lo fai adesso??
    Per sms???
    Devi essere impazzito.
    Di sicuro.
    _ Perché? _
    Una sola parola, direi anche istintiva.
    Non abbastanza perché tu possa capire cosa significa leggere parole che so che hai davvero scritto, adesso, in questo istante, perché fossi io a leggerle.
    Da cui tu non possa capire come mi fai stare se penso che sicuramente sei vicino.
    Vicinissimo.
    Come sto, non come mi fai stare.
    Perché è ora di finirla di dare la colpa solo a te.
    E ho sbagliato anche a risponderti.
    Avrei dovuto ignorarti. Ignorarti.
    Ignorarti.
    Ignorarti e basta.
    Ma a chi la racconto?
    _ Voglio solo vederti _
    Chiudo il cervello al pensiero della tua voce che pronuncia queste parole.
    Impazzirei.
    Penso a qualcosa che possa farmi capire di più.
    Ma no, non voglio capire.
    Ci sono già cascata nel giochetto dell’”ultima volta”.
    Sono riuscita ad uscirne.
    Non posso cedere.
    Non posso cedere neanche se tutta me stessa ha già ceduto.
    Ogni piccola parte del mio sconquassato cuore.
    Perché ti odio da impazzire in questo momento.
    Eppure vorrei solo sapere dove sei e lanciarmi nelle tue braccia con tutta la forza che ho.
    _ Mi hai già vista pochi giorni fa dalla finestra. Addio_
    Mi tremano le mani.
    E sono gelate.
    L’ho già fatto una volta di essere così dura con te.
    Non è servito.
    Mi ha portato a confessarti che ti amo.
    Ti ha portato a costringermi a dirtelo.
    E questa volta?
    La storia si ripete?
    Fisso il telefono, che resta muto.
    Lo appoggio alla scrivania.
    Provo a lavorare, far finta cioè.
    La risposta tarda ad arrivare. Non rispondi più.
    Non rispondi più?
    Mi balena in testa il tuo viso quando ti raccontai tutto e tu capisti che era finita lì.
    Stetti in silenzio e poi mi dicesti solo: “ho capito”.
    Questo silenzio, ci assomiglia tanto.
    Mi dispiace, Bill.
    Dovrei essere tremendamente felice di questo silenzio.
    Volevo avere un tono deterrente. Ci sono riuscita forse?
    Sii felice.
    Non ci riesco.
    Quando mi accorgo che il chiacchiericcio intorno a me si fa rado, alzo gli occhi, poi guardo l’orologio.
    E’ ora di pranzo e devo anche fare la spesa.
    Mi vesto e scendo nel parcheggio pensando che per fortuna esiste la routine.
    Il dovere.
    La vita normale.
    Ripenso a quel progetto di lavoro.
    Esiste anche un sorriso senza di te.
    E la cosa è così elettrizzante, se non fosse per questo dolore allo stomaco.
    E poi esisti tu.
    Figura inconfondibile, in controluce.
    Appoggiata alla mia macchina.
    Ecco, cosa odio di te.
    Mi congelo sul posto e il primo pensiero che ho nella testa è scappare.
    Far finta di non averti visto, di aver dimenticato qualcosa in ufficio.
    E non scendere più.
    Fare un passo indietro, tornare nell’ascensore, far chiudere le porte, accelerare la fuga.
    Sarebbe semplice, sarebbe ancora possibile.
    Scappare, scappare da te come quella sera in hotel.
    Allora mi raggiungesti.
    Adesso forse mi aspetteresti.
    Riuscirò mai a ritrovare quella forza che non ho più?
    Non vedo bene cosa fai, sei abbastanza lontano.
    Chini il capo, hai qualcosa in mano.
    Un attimo dopo mi arriva un sms.
    Sgrano gli occhi vedendo il numero.
    Non è più memorizzato.
    Non ha mai avuto bisogno di esserlo.
    _ Non mandarmi via _
    Cristo, mi stai costringendo facendomi male, mi stai elegantemente pugnalando, e vuoi lasciarmi anche una fasulla via di uscita?
    Sai bene che se ti avvicinassi a me e me lo dicessi in faccia non riuscirei a negarmi a te neanche volendo.
    Il mio sangue ribolle e sente il tuo neanche ce lo fossimo scambiato.
    Mi fa infuriare questa cosa.
    Mi fa infuriare il suicidio così facile della mia volontà.
    Siamo sempre stati come due vampiri nelle stessa oscura teca, e adesso averti qui, in questo sotterraneo, riporta a galla tutto di quel nostro chiuso mondo.
    Non c’è molta differenza.
    Qui è buio, il soffitto è basso.
    Siamo in due, e siamo noi due a fronteggiarci ancora.
    Non è passato neanche un istante da quella notte.
    L’unica differenza è che ora non piove.
    Ma potrei sussurrarti quel ti amo anche qui.
    Adesso.
    Con lo stesso dolore.
    Con lo stesso, identico dolore.
    E la stessa sincerità.
    Guardo la tua sagoma in controluce e mi chiedo se riuscirò a fare qualcosa contro tutto questo.
    Non credo.
    E’ inutile fingere anche con me stessa. Sono stanca.
    I miei tacchi rimbombano su questo pavimento freddo e immobile.
    Le gambe mi pesano e ho una terribile stretta allo stomaco.
    Mi avvicino a te qualche passo.
    Butti la cicca della sigaretta, la spegni con la punta degli stivali.
    Mi aspetti.
    Anche al ventre ho dolore, anzi lì di più, e sono costretta a tenermelo con una mano e la schiena cede, devo fermarmi.
    Sto male.
    Non faccio neanche in tempo a piegarmi appena e sei arrivato da me.
    Mi prendi per le braccia, ma con delicatezza.
    Una specie di bomba mi scoppia in testa.
    Le tue mani.
    Ti vedo vicino, il tuo viso è vicino al mio.
    Il tuo respiro Bill. Il tuo respiro..
    I tuoi occhi. I tuoi occhi..
    Trema la terra.
    E’ un terremoto o è solo questo viso così bello che amo così tanto??
    Ti scanso da me, con aria infastidita.
    Vorrei solo correre in bagno e rimettere, Bill, e non ho nessuna voglia di affrontare una discussione che mi ucciderà.
    Non riesco a parlare con te.
    Non riesco neanche a starti vicino.
    Tu non lo capisci, vero?
    E’ questo che ti dicono i miei occhi.
    E allora alzi la schiena, ti erigi di fronte a me con lo sguardo volutamente impassibile, ma realmente dispiaciuto.
    Sto male, a stento riesco a vederti, la vista si appanna.
    Non ce la faccio.
    - Aspettami un momento qui, per piacere.
    La prima parola che ti rivolgo è una scusa, e anche con voce tremante.
    Che assurdità.
    Mi giro, e la mia cadenza è tutto tranne che stabile.
    Abbozzi un movimento verso di me, per aiutarmi credo; ma ti fulmino con lo sguardo e ti immobilizzi nuovamente lì dove sei.
    Entro nei bagni vicino agli ascensori, a stento arrivo dentro la toilette.
    Se adesso Dio volesse farmi la cortesia di eliminarmi seduta stante dal pianeta, gliene sarei infinitamente grata.
    Ma figuriamoci.
    Finalmente libero il mio corpo da qualcosa che evidentemente era di troppo.
    Ci sono tante cose, qui, di troppo.
    Esco due minuti dopo, non tento neanche di pensare a un’altra fuga.
    Mi sono fermata allo specchio prima di uscire da questo bagno.
    Come se volessi accertarmi di farmi trovare bella.
    Da te.
    Tu sei esattamente dove eri prima.
    Hai le sopracciglia appena aggrottate.
    Mi stai passando allo scanner, con quegli occhi troppo acuti.
    - Stai male.
    Non me lo chiedi, me lo dici.
    Espiro, con aria rassegnata e nervosa.
    - Sì.
    Negarlo sarebbe assurdo.
    Ma non te lo dico guardandoti, guardo distrattamente un punto imprecisato del muro lontano.
    Non voglio che tu ti chieda, né tantomeno che tu mi chieda, se dipende da te questo mio dolore fisico.
    Tanto non lo sa nessuno dei due per certo.
    Tanto, lo sappiamo entrambi che è anche per te.
    Per noi.
    Per noi.
    Sento i tuoi occhi addosso ai miei.
    Stai aspettando. Cosa?
    Non riesco a guardarti, è inutile che ti aspetti da me un confronto schietto e lucido; non lo avrai.
    A stento capisco perché sei qui.
    Non è cambiato niente da un mese fa.
    Questo tuo silenzio mi disturba.
    Alzo gli occhi nei tuoi, ma i miei si trovano incerti come un bambino che non sa nuotare.
    Ci affogo, dentro ai tuoi.
    - Allora?
    - Possiamo parlarne con calma da qualche parte? Non qui..
    Cosa devo fare adesso io? Cosa?
    Te ne stai lì.
    Bello come un angelo, con le mani in tasca e l’aria sofferente di chi ha bisogno di parlare.
    Non so neanche cosa vuoi, al novanta per cento delle possibilità vuoi finire distesi su un materasso.
    A fare sesso.
    A consumarci.
    A fare l’amore.
    A ricostruirci.
    E’ sempre stato il nostro modo di parlare, e non penso sia cambiato adesso.
    Lo è stato nella prima sera in cui ci siamo visti.
    E anche nell’ultima.
    Ti rispondo vaga e assente.
    Mento terribilmente
    - Non ho moltissimo tempo, non saprei dove andare.
    - Se vuoi restiamo solo in macchina, andiamo nella tua, così ti senti più sicura. Lo sai, non sono mai solo. Puoi fidarti. O hai paura di qualcosa?
    Ma che domande mi fai?
    O paura di tutto, con te.
    Ho paura di perdere, tutto.
    Di abbandonarlo.
    Di dimenticarlo.
    Tutto.
    Lui.
    Lui Bill, lui.
    Le tue iridi mi stanno trafiggendo.
    - No. Non ho paura.
    Ho stretto i denti e le mascelle dopo averlo detto.
    Mai negazione fu più falsa e tu lo sai.
    Non ti rispondo oltre, mi avvio alla mia auto e tu mi segui, in silenzio.
    Sento ruote stridere sul linoleum dell’interrato; è la tua scorta che prende posto a debita distanza sufficiente a vederti sempre.
    Apro le portiere.
    Per un attimo penso che potremmo sederci dietro, e stare più vicini.
    Ma è quello che devo evitare no?
    Quindi apro la mia portiera.
    - Per piacere...
    Ti guardo aldilà dell’auto.
    Hai già aperto la portiera posteriore.
    Il tuo tono è stato secco.
    Quasi un rimprovero.
    Mi implori con lo sguardo.
    Implori e comandi.
    Ti guardo severamente, abbasso gli occhi.
    Ti odio, Bill.
    Ti sistemi sul sedile di fianco a me, quando entro dietro come vuoi tu.
    L’aria è irrespirabile.
    Ti guardo per la prima volta, mi permetto di farlo.
    Lo sguardo cade sulle cosce fasciate dai jeans aderenti.
    Sale alla maglietta, al cappotto, alla sciarpa nera che ti avvolge il collo.
    Al profilo..al naso.. alle ciglia.
    Ai tuoi capelli...
    Boccheggio; e non ho neanche voglia di nasconderlo.
    Tu apri la bocca, poi la richiudi. Non mi guardi.
    E io non parlo; l’hai voluto tu, e adesso devi parlare.
    Guardi dritto di fronte a te.
    - Io…devo……tra qualche giorno partiamo per il Tour...
    - Lo so.
    Mi è uscito automatico.
    Non credo tu possa pensare davvero che io viva senza interessarmi della tua vita.
    - Sarà l’ultimo, questo...è...definitivo.
    Serri e digrigni i denti.
    Nel tuo viso c’è un’espressione rara a vedersi, in te.
    Sei un animale.
    Arrabbiato e dolorante.
    Grande, maturato in fretta.
    Distrutto da un dolore tutto tuo.
    Soffri. Soffri da impazzire.
    Mi ricordo esattamente quello che mi dicesti.
    Ricordo cosa eri disposto a perdere per non passare questi momenti.
    - Hai..hai fatto dei controlli?..
    - Sì, e danno tutti lo stesso verdetto. Non posso continuare. Non…non lo sa nessuno…tranne te….e…
    Inspiro.
    Sei sempre stato troppo solo, in queste cose.
    Non basta neanche un gemello, se tu per primo ti isoli, Bill.
    - Tom?..
    - Sì Tom…..ma, non è che lui possa cambiare le cose….
    Già.
    Questo è il preciso motivo per cui, alla fine, si è sempre soli.
    - Neanche io posso farlo.
    Sto rischiando; rischio di bruciarmi se mi avvicino troppo a questa fiammella per dartene il calore.
    Rischio tantissimo.
    Alzi gli occhi nei miei.
    Ce li pianti e li inchiodi.
    Da quella volta.
    Da quella sera.
    In quella pioggia.
    La storia si ripete.
    Mi sto bruciando.
    Abbassi lo sguardo, grazie al cielo.
    - Lo so.
    E resti immobile.
    Io distolgo lo sguardo da te e penso che tutto ciò è irreale.
    Non dici più nulla, sei venuto a dirmi qualcosa che già sapevo.
    Perché?
    Perché?
    Io lo so il perché; so cosa c’è nella tua anima e nel tuo cuore.
    So che sei fatto come me, so che sei uguale a me.
    Gli occhi pizzicano, pungono.
    Vorrei girarmi invece di guardare fuori dal finestrino.
    Vorrei coccolarti e tenerti tra le mie braccia.
    Vorrei dirti che staremo insieme e non dovrai rimpiangere questa vita nella musica.
    Perché sarai felice e lo sarai con me.
    E avrai qualcosa che prenderà il posto di quelle luci.
    Avrai l’amore.
    E qualcosa per cui vivere.
    Ma io non posso, Bill.
    Non è cambiato nulla.
    Quando la lacrima precipita giù dalla mia guancia qualcosa mi stringe la mano.
    Sei tu.
    E poi mi abbracci.
    Spingi il viso contro il mio, attacchi la tua guancia lì, dove è scesa la mia lacrima.
    Mi circondi il corpo, con le tue braccia.
    E io, steccato inumano e morto, non riesco a muovere un muscolo.
    - Se…
    Bill taci, ti prego.
    Taci.
    - Se tu stessi con me….ti prego……
    Gemo, e soffro queste tue braccia che mi strattonano appena.
    Vuoi il mio sguardo e non posso dartelo.
    Cederei, cederei.
    Cederei.
    Eppure lo sai, quanto male mi fai.
    I miei singhiozzi ti rispondono, lo sai.
    Che cosa vuoi?
    Mi strattoni.
    Ma non ti guardo.
    Lo fai ancora.
    E lo ottieni.
    Questa volta non mi chiedi di confessarti niente.
    Questa volta è peggio.
    E’ peggio.
    - Dammi qualcosa per cui vivere…
    E adesso ho le tue mani intorno al viso.
    Come sono stupida.
    Sono stupida.
    Mi sono scavata la mia stessa fossa.
    Dovevo tornare indietro lì, a quell’ascensore.
    Dovevo scappare.
    Hai avuto anche il coraggio di chiedermi se avessi paura.
    C’è qualcosa di più terrificante delle tue lacrime?
    C’è qualcosa di peggio che rifiutarti l’amore?
    Alzo la testa e gli occhi al cielo.
    Un cielo che non mi ascolta, non mi ha mai ascoltata.
    Ti forzo, non so come.
    Riesco a farti staccare le mani.
    A smettere di guardarti.
    Ho solo lui in testa Bill.
    Ho l’unica ragione che c’è sempre stata.
    E che tu conosci.
    Mi ucciderei per evitarti il dolore di abbandonare i palchi.
    Mi torturerei per saperti felice lo stesso.
    Abbasso la testa, e la giro anche.
    Devo fuggire il tuo sguardo. Solo questo.
    I polmoni stanno per scoppiarmi.
    L’ossigeno di tutto il mondo non mi basta per togliermi questo peso sul cuore.
    - Hai….c’è lei Bill…cerca di essere felice con lei. Amala e vedrai che le cose andranno bene…
    Non sono sicura che queste parole escano dalle mie labbra.
    Ti sto rimandando a una storia di ripiego, che so che non ti appartiene.
    Ti sto respingendo e ti tratto come un bambino.
    Ti rispondo come se non sapessi di cosa parli.
    Ti sento inspirare forte.
    Sei furente e ferito.
    Mi lasci.
    E piomba un silenzio infinito.
    Non parliamo per un tempo astrusamente lungo.
    Ormai ho imparato a memoria la faccia delle tue bodyguard a furia di fissarli.
    Ho imparato il colore di ogni auto nel parcheggio.
    Potrei giocare a un gioco mnemonico sull’argomento.
    Voglio andarmene, ma dovrei chiederti di andartene.
    E non voglio che tu te ne vada.
    Dovrei andare a fare la spesa.
    Posso andarci stasera, in fondo.
    Forse sto facendo tardi al lavoro, sarà passata un’ora?
    Non mi importa.
    Non mi importa.
    - Ok..
    La tua voce spezza l’aria muta.
    Mi giro verso di te.
    Ti giri verso di me.
    Hai la faccia seria.
    Seria.
    Poi, in un solo fluido movimento mi scivoli accanto.
    Attaccato.
    Non riesco neanche a formulare un pensiero che le tue dita hanno già preso il mio mento.
    E le tue labbra si incollano alle mie.
    Si incollano solo.
    E l’altro tuo braccio mi stringe a te.
    Delicato come il vento su una vela.
    Non riesco a staccare questo bacio.
    Semplice.
    Semplicissimo.
    Non è un bacio forzato.
    Io lo so che cos’è.
    E’ il ricordo di un profumo e di un sapore, che non se andrà mai.
    E’ la cosa più bella del mondo.
    La tua lingua non cerca di varcare la mia bocca.
    I tuoi occhi prendono i miei un attimo prima che tu ti stacchi.
    Mi tieni ancora per la vita.
    Mi tieni ancora vicina.
    E poi, parli.
    Non sono sicura di sapere le parole che ne usciranno.
    Il tuo sguardo è impenetrabile.
    - Non puoi cambiare il nostro destino….perchè questo, è il nostro destino.
    Mi baci ancora.
    Ancora prima che queste parole siano filtrate dai miei pensieri.
    Ma è un bacio veloce.
    E un sorriso.
    Possibile?
    L’ultimo ricordo di questo momento sarà un tuo sorriso.
    Sicuro quanto sarcastico.
    Fiducioso, dovrei dire?
    Te ne vai, a stento lo capisco e sei già uscito dall’auto, le giri intorno.
    E te ne vai davvero, con passo veloce.
    Non ti inseguirò.
    Non ce la faccio.
    Ho cinque parole che mi ronzano nella testa.
    Che rimbombano nel cuore.
    Che gridano nel sangue.
    Questo, è il nostro destino.
    E’ l’ultima cosa che pensavo di fare.
    E’ l’ultima cosa che dovrei e vorrei fare.
    Ma sorrido.
    Tu ti giri verso di me, un attimo prima di salire sulla tua auto.
    Inforchi gli occhiali da sole, sorridi.
    E poi scompari.




















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  15. mikibill3
     
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    User deleted


    Ho pensato a lungo che scrivere, ma sono arrivata alla soluzione che è inutile spremere le mie meningi, magari dovrei commentare qualche giorno dopo aver letto >.<
    la mia mente in questo momento viaggia come non mai...è davvero troppo piacevole leggere ciò ç___ç
    CITAZIONE
    Non c’è niente qui che sappia di te; non se mi sforzo, ecco.
    Non c’è niente che sappia di te, tranne tutta me stessa.
    Ovviamente.

    qui ho avuto un sussulto. Mia madre mi ha chiesto che stessi leggendo <_<

    io non so come devo fare con te simo
     
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398 replies since 26/11/2009, 09:45   9308 views
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