Against the rain

PG Romantico? [Lezioni di sopravvivenza]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. ~ F r @ n c y *
     
    .

    User deleted


    Eccomi qua, finalmente!! Dopo il fallimento della mia prima FF [come fallimento intendo a livello personale, visto che sono arrivata ad un punto morto xD] ho deciso di rimettermi a scrivere, perchè senza scrivere non riesco a stare u.u cercherò di aggiornare il più possibile e di dare un senso concreto alla storia!!
    Spero che vi piaccia e che non sia banale ** Cercherò di fare il più possibile perchè questo non accada!
    Ringrazio Redda e co. per le lezioni utilissime **


    Volevo chiarire un concetto: ciò che scrivo, come lo scrivo e tutto il resto sono una MIA creazione. Non ho preso niente dalle altre ff [almeno fra quelle che ho letto xD], quindi se qualcuna si sente copiata, me lo faccia sapere! Ma sappiate che non è intenzionale!


    Titolo: Against the rain [Lezioni di sopravvivenza]
    Autore: ~ F r @ n c y *
    Genere: Romantico-Sentimentale/Malinconico
    Raiting: PG - 14
    Avvisi: Qualche parolaccia e scene di sesso [leggère]
    Note CIO' CHE E' QUI SCRITTO E' INTERAMENTE FRUTTO DELLA MIA FANTASIA. LE PERSONE CITATE, ESISTENTI O INVENTATE, NON HANNO COMPIUTO ALCUN ATTO FRA QUELLI DESCRITTI E NON MI APPARTENGONO IN ALCUN MODO.
    Lessons: 2 || 3 || 4 || 5 || 6 || 7 || 8 || 9 || 10 || 11 || 12 || 13 || 14 || 15 || 16 || 17 || 18 || 19 || 20 || 21 || 22 || 23 || 24 || 25 || 26 || 27


    Frammento: "Era preoccupante ciò che mi stava accadendo: vedendolo, le mani mi tremavano scosse da fremiti agitati, sentivo il respiro spezzarsi sulle labbra; il mio viso si contraeva in un' espressione imbarazzata, mentre le gote si coloravano di un intenso rosso fuoco.
    E quando capii fu troppo tardi.
    Il mio cuore batteva all'impazzata contro il petto e non riuscivo più a controllarmi.
    Avevo una sola cura per la mia malattia, ed era proprio davanti a me."


    Attenzione! Questa Fan Fiction sta subendo un Betaggio dalla sottoscritta, perciò vi prego di aspettare la fine della correzione per avere una lettura al meglio dei primi capitoli, scritti quando ancora non sapevo bene cosa volesse dire "scrivere"! xD Grazie per l'attenzione..



    Creative Commons License
    This work, "Against the rain" [write by ~ F r @ n c y *] is licensed under a Creative Commons Attribution-Noncommercial-No Derivative Works 3.0 Unported License.





    Blend Fanfiction by 'judeh,




    ~ Lesson 1~

    ..Contro tutto e tutti..






    -Ti prometto che non succederà più!!-
    Mi trascinai il pesante zaino sulle spalle, ignorandolo quella vocina alquanto fastidiosa ed insistente.
    -Ti prego Rain, credimi!-
    Sì, certo...
    Scesi le scale di fretta, non considerando minimamente i malcapitati passanti che percuotevo.
    -Allora... Ci vediamo oggi?-
    A quella parole mi fermai, voltandomi di scatto. Allora non voleva proprio capirlo!
    -Non ho più intenzione di credere alle tue parole, Fabri.-
    -Ma ti ho promesso che non accadrà più!-
    Gli andai vicino, guardandolo dritto negli occhi corvini. Presi quel suo viso perfettamente ovale fra le mani, avvicinando le labbra al suo orecchio destro.
    -Se mi prometti che smetterai di respirare, ti crederò.-
    Mi guardò in malomodo, mentre mi allontanavo per raggiungere l'uscita. Sorrisi d'istinto, senza pensarci.
    Le sue parole erano carta straccia: non valevano un bel niente.
    Ma quando mai le promesse fatte alla sottoscritta avevano avuto valore?!
    -Ciao, Rain! A domani!-
    Mi voltai nuovamente verso la parete sinistra del corridoio, sapendo benissimo da chi proveniva quella vocina calda e maligna: era Noemi, la "lecchina" della mia classe. Non mi aveva considerata minimamente per quattro anni: solo l'ultimo, quando si era accorta che con le lingue ci sapevo fare, mi si era avvinghiata come una cozza, sperando che le passassi qualche traduzione di spagnolo o di francese.
    False speranze.
    La salutai con un cenno del capo, sorridendo nel modo più falso che riuscissi a fare.
    Aprii la porta dell'uscita, ritrovandomi fuori dall'edificio.
    Finalmente fuori da quella benedetta scuola.
    Il vento e i sospiri degli alberi mi passarono sul viso, facendomi socchiudere gli occhi. L'abituale profumo di buono, di pane cotto al forno, proveniente dal panificio del viale alberato mi passò sotto il naso.
    Mi posizionai il cappuccio sulla testa, sospirando: stava per cominciare a piovere, lo capivo dal colore minaccioso del cielo, e non avevo l'ombrello. Classico.
    Bella la pioggia.
    Me lo raccontano sempre. Quando nacqui, era un intenso e coperto giorno di pioggia, uno di quei giorni freddi, bui che ti costringono a stare chiusa in casa. Uno di quei giorni che non ti aspetti.
    Mi hanno chiamata "Rain" proprio per questo. Probabilmente mia madre non aveva altre idee per la testa, o semplicemente non ha mai pensato molto al nome da dare a quella figlia che a malapena sa di avere.
    Sentii una vibrazione provenire da una delle tasche laterali del jeans che indossavo: doveva essermi arrivato un messaggio.
    Parli del diavolo...
    "Non riesco a venirti a prendere: sono bloccata a lavoro."
    Mi scappò un sorriso amareggiato: avrei dovuto aspettarmelo.
    Va beh, non tutto il male viene per nuocere.
    Tirai fuori il mio Ipod, l'oggetto a cui tenevo di più al mondo: ovunque andassi, qualunque cosa facessi, con chiunque fossi... Lui era lì con me, pronto a consolarmi o a darmi la carica, a deprimermi o a strapparmi un flebile sorriso.
    Mi portai le cuffiette alle orecchie, per poi usufruire dell'opzione "Brani casuali"; dopo ciò mi buttai sotto il getto freddo della pioggia, diretta verso casa.
    Non mi è mai piaciuto prefissare ogni tappa della mia giornata. La musica che scorre, i secondi che passano, sono imprevedibili.
    La realtà fa già abbastanza schifo: meglio aspettare che la casualità del momento faccia il suo corso, che scelga lei le canzoni che devo ascoltare o i passi che devo compiere.
    Chissà. Tutta questione di destino, di soprese.
    E io adoro le sorprese.


    Arrivai a casa, sentendo l'acqua ormai onnipresente in ogni parte del mio corpo, piedi compresi. Mi trascinai nell'ingresso, posando la cartella vicino alla piccola mensola in legno e levandomi il prima possibile gli abiti bagnati di dosso.
    -Sono a casa!- intonai con poco entusiasmo: non c'era nessuno ad attendermi, ne ero sicura.
    Ero fiera della mia giornata, seppur a primo impatto possa sembrare il contrario: 9 a Francese e 8 e mezzo a Tedesco. Meglio di così...
    Ripensai al mio 4 in Matematica del giorno prima, mentre mi dirigevo in bagno per farmi una doccia. Ah, c'era anche il 4 a Chimica, e il 5 a Latino...
    Ma quelli erano ssolo inutili dettagli. Cosa mi sarebbe servito nella vita sapere di cosa è composto un atomo o una particella di chissà quale materiale? Cosa mi sarebbe servito studiare una lingua morta e sepolta da tempo?
    Mi buttai sotto il getto d'acqua, stavolta caldo, della doccia, lasciandomi completamente andare alla frustazione che mi pervadeva ovunque. Sentivo le gambe cedere e le braccia doloranti: per colpa di Fabri non avevo dormito abbastanza... Lui e la sua mania di invitarmi fuori, per poi lasciarmi da sola come un cane ad aspettarlo, in piedi, fuori a qualche locale.
    Maledetto bastardo... Se pensa di potermi fregare di nuovo si sbaglia di grosso!
    Gli occhi cominciarono a bruciarmi in maniera spaventosa; le lacrime si confusero con le goccioline d'acqua che scendevano tra i capelli, mentre con difficoltà riuscii a scorgere il panorama dalla finestra appannata della stanza.
    Aveva smesso di piovere e il cielo si stava schiarendo, proprio subito dopo essermi ridotta ad una sottospecie di spugna.
    Fantastico...


    Mi chiusi la porta dietro le spalle, portandomi con fatica verso il letto. Mi tolsi con rapidità l'accappatoio, indossando la prima maglietta trovata nell'armadio e il pantalone della tuta che solitamente usavo nella fase "sto-a-casa-a-studiare,quindi-nessuno-può-vedermi-in-questo-stato-pietoso!"
    Improvvisamente sentii un debole "Pop!" provenire dal pc;. mi avvicinai, sperando che fosse...
    ...Julia!

    Rain, ci sei?

    Sorrisi guardando dolcemente lo schermo del computer, come se lei fosse quello schermo stesso. Julia abitava ad Amburgo, in Germania, ed erano sette anni che la conoscevo...
    Sette anni che non pensavo ad altri che a lei. Non fraintendetemi, lei è l'amica più preziosa che ho... Nessuna compagna avrebbe mai potuto sovrastarla.
    Abitava di fronte casa mia e sin da piccole siamo diventato subito ottime amiche, andando d'amore e d'accordo proprio come due sorelle.
    E' più di una sorella per me. E' la parte più devota di me, più perfetta, lontana chilometri e chilometri da qui.
    Quando venni a sapere che si sarebbe trasferita, tornando al suo paese natale, sentii tutta la sicurezza, tutta la felicità di quel periodo scomparire: forse era da quel momento che avevo cominciato a vedere il mondo ancora più nero di quello che era.
    Ed era da sette anni che aspettavo di rivederla. Era da sette anni che il mio sogno di andare in Germania, per raggiungerla, cresceva sempre di più.
    Perchè credete che abbia scelto il Linguistico come scuola?!

    Tesoro, sei lì?

    Scrissi velocemente la risposta, tornando con la mente all'amaro presente.

    Sì, sono qui

    Non avevo bisogno di nascondermi, non avevo bisogno di sorrisi di circostanza o di frasi fatte con lei: Julia mi conosceva molto meglio di come mi conoscessi io stessa.

    Com'è andata oggi a scuola?

    Sbuffai per la domanda poco piacevole. Beneiiì, almeno in quel momento, il fatto che non potesse nè vedermi nè sentirmi.

    Il solito schifo

    Parlavamo italiano quando ci sentivamo: le era sempre rimasto impressoo nella mente,, visto che aveva vissuto qui per oltre 5 anni.

    Non pensarci, non tutto va come si desidera. Bisogna accettare anche ciò che non ci piace e andare avanti col sorriso =)

    Perchè era così fottutamente gentile?!
    Si ricordava ancora di me, dopo anni che non ci vedevamo; stava sempre lì al pc, pronta a consolarmi. Entrambe non avremmo mai voluto separarci.

    Hai ragione, come sempre =)

    Ci mise un pò a rispondermi. Chissà, magari aveva da fare con qualche amica o con un ragazzo: sicuramente era molto popolare e richiesta...
    Mentre io ero circondata da "amiche" false come non mai e da ragazzi totalmente idioti, Fabri in primis.
    Da piccole sognavamo cose come primi baci da principi azzurri o matrimoni in stile principesco.
    Mi chiedevo se fosse riuscita a dare un bacio ad un ragazzo alto, biondo e con gli occhi azzurri come desiderava. La cosa era molto probabile.
    E io che a diciannove anni non avevo ancora baciato -non che la cosa mi premesse- nemmeno un rospo...!

    Quando mi vieni a trovare?

    La domanda, al momendo, mi lasciò alquanto spiazzata. Scrissi decisa la risposta, mentre la luce di un pomeriggio stranamente assolato entrava dalla mia finestra.

    Credo mai

    Sapevo che le mie parole l'avrebbero ferita ancora, ma dovevo troncare il problema alla radice.
    Mia madre non mi avrebbe mai mandata, nemmeno se avessi avuto 9 a Matematica come tanto desiderava, visto che mio fratello lo aveva.
    Mi aveva sempre messa in relazione con lui. "Antonio è più bravo", "Antonio studia di più", "Antonio di qui", "Antonio di là",...
    Una delle tante cose che mi mandavano in bestia.

    Sono anni che non ci vediamo, Rain. Non ho ancora vere amiche qui... Perchè ti sto aspettando.

    Senza darmi il tempo di pensare a cosa dire, mi mandò un nuovo messaggio.

    Voglio rivederti... Abbiamo molte cose da dirci =)

    Julia... Se dipendesse da me prenderei il primo aereo e ti raggiungerei in men che non si dica... Ma...

    Sai che non è possibile

    Passarono più di dieci minuti prima che mi rispondesse nuovamente: probabilmente quei rifiuti l'avevano profondamente delusa e si sentiva un peso inutile per me, cosa che non era affatto.
    Non avrei voluto, lo sapeva... Ma che altro potevo fare?

    Se cambi idea, sai dove trovarmi... A presto

    Si disconnesse così, senza attendere una mia risposta o forma di saluto. Sospirai, portandomi una mano dietro la nuca.
    -Ciao...- mi dissi, riferito più alla mia testa quadra che a Julia.
    La Germania.
    Julia.
    Un sogno..
    Qui il clima è mite e stabile; lì freddo e incerto...
    Qui ho una casa, una famiglia -se così si può chiamare- e un pasto caldo; lì? Solo un' amica. Un' amica dal valore inestimabile.
    Un pensierino si creò nella mia testa.
    NO!
    Non potevo proprio...
    -Rain, sono a casa!-
    Mia madre!
    Entrò in camera senza nemmeno bussare, vizio che oramai era difficile toglierle. Mi guardò irritata, osservando il computer acceso e chiedendosi -ormai la conoscevo come le mie tasche- perchè non stessi ancora studiando.
    Per mia madre lo studio era fondamentale. Dovevo raggiungere il massimo, sempre, in tutto... Proprio come mio fratello.
    Peccatto non riuscisse a capire l'impossibilità della cosa.
    -Ti ho lasciato della pasta al pesto sul tavolo. Devo andare ad un colloquio in centrale e poi da Scott...-
    Scott. Quel "povero" plurimilionario che mia madre aveva arpionato dopo la morte di papà.
    -Fà come vuoi...- esclamai fra i denti, spegnendo con il pulsante lo schermo del computer.
    Si allontanò velocemente, per poi tornare qualche minuto dopo altrettanto scattante.
    -Come me lo spieghi questo?- chiese, sventolandomi davanti agli occhi la mia ultima verificha di Matematica. Era davvero furiosa.
    Mi alzai di scatto, cercando di strappargliela di mano, non riuscendoci.
    -Hai frugato nel mio zaino?! Ma... Come ti sei permessa?-
    Dentro di me cresceva il rancore che mi portavo dentro praticamente da sempre. Strinsi i pugni, guardandola in cagnesco.
    -Sono tua madre, posso eccome!!- rispose lei a tono, preparandosi a tornare in sala. -Finchè non rimedi, dì pure addio alle uscite, all'Ipod e a quel maledetto computer!-
    Era difficile trattenersi.
    Quella non era mia madre. Non lo era più dal giorno in cui mio padre era scomparso.
    Non era mia madre.
    -Tu non puoi fare della mia vita ciò che vuoi! Non puoi!-
    Ero sull'orlo di una crisi, una crisi di nervi molto forte.
    Uno schiaffo sul volto mi fece voltare d'improvviso la testa, lasciandomi una forte sensazione di calore sulla guancia e di disprezzo.
    -Rain, adesso basta... Mettiti a fare gli esercizi. Quando tornerà, tuo fratello ti darà una mano.-
    Uscì dalla stanza come tutte le volte, come se niente fosse, in modo frettoloso e gelido, per poi uscire dalla casa stessa, sbattendo la porta dietro di sé. Ma cosa avevo fatto di male per meritarmi quel trattamento?
    Mi ricomposi, dirigendomi verso la cucina. Sul tavolo vi era un piatto fondo coperto da uno piano, un bicchiere e un paio di posate, il tutto sopra una tovaglina rossa intrecciata.
    Alzai il piatto superiore e, senza nemmeno guardarne il contenuto, lo rovesciai nel cestino, sotto il lavello. Mi era passata totalmente la fame.
    E di pasta-frittata al pesto proprio non ne avevo voglia...
    -Ciao, Rain!-
    Mi voltai: era Anto, mio fratello.
    -Q-Quando sei arrivato? Non ti ho proprio sentito...- esclamai un pò sorpresa, con voce tremante.
    -Beh, dieci secondi e due millesimi fa.- rispose lui con tono sarcastico, posando la giacca sull'appendiabiti.
    Mi scrutò bene in volto, con attenzione e diligenza.
    -Avete litigato di nuovo?-
    Non risposi, mentre sparecchiavo ordinatamente. Era palese.
    -Aspetta, metti questo sulla guancia...-
    Mi lanciò un tovagliolo di stoffa azzurro, bagnato con acqua fredda. Me lo poggiai sulla guancia, sentendo, anche solo per poco, un leggero sollievo.
    -Grazie.-
    Mi ritornò in mente la pioggia: fredda, inaspettata, dolente...

    ...Basta...


    Come se una scintilla mi fosse penetrata in corpo, corsi in camera mia, lasciando mio fratello perplesso e confuso.
    Al diavolo mia madre!
    Al diavolo la matematica, la chimica e quella maledetta scuola!
    Al diavolo Fabrizio, Noemi e tutte quella puttanelle della mia classe!
    Al diavolo il pensare, cosa che non mi era mai riuscita...
    Al diavolo tutto e tutti!
    Tirai fuori la valigia da sotto il letto. L'aprì con fatica, pensando a cosa avrei potuto metterci dentro.
    Mio fratello piombò in camera mia, guardandomi sempre più torvo.
    -Rain, che stai...?-
    -Tonius, ti spiego tutto dopo! Adesso lasciami finire di fare la valigia!-
    -Va... Valigia? Ma dove pensi di andare?-
    Lo ignorai, sorpassandolo per andare verso il frigo. Riempii una borsa di patatine, succhi di frutta e gomme da masticare.
    -Non starai scappando da mamma, vero? Sai che è molto nervosa ultimamente per via del matrimonio...-
    Mi fermai, irrigidendomi. -Matrimonio? Quale matrimonio?-
    -Come, non te l'ha detto? Lei e Scott si sposeranno in Estate. E' già stato previsto tutto!-
    .Questo.è.troppo.
    Infilai ogni possibile vestito -pesante e non- in mio possesso nell'ampia valigia bordeaux, aggiungendo indumenti intimi, scarpe, libri, manga, trucchi, spazzolino e, ovviamente, il mio computer portatile. Anto mi seguiva per tutta la casa, ancora non riuscendo ad afferrare cosa avessi realmente intenzione di fare.
    -Dai Rain, ragiona! Mamma ti vuole bene, non sarebbe felice se te ne andassi...-
    -Per una volta, Tonius, lascia che sia io ad essere felice.-
    Volevo farlo. Avevo deciso.
    Chi me lo avrebbe impedito adesso?!
    Afferrai il mio salvadanaio in ceramica, il classico maialino sorridente, per poi buttarlo a terra decisa; il suono che ne scaturì fece sobbalzare la persona presente nella mia stanza.
    -M-Ma sei impazzita?!-
    -No, sono libera!-
    Antonio si affacciò sui resti del povero maialino: c'erano un sacco di soldi!
    -I miei risparmi dovrebbero bastare...- pensai ad alta voce, infilando le banconote spiegazzate nel portafogli.
    Bene, ero pronta. Pronta a partire.
    -Se non mi spieghi che sta succedendo, chiamo mamma!- mi minacciò mio fratello, seppur non seriamente. Afferrai le sue chiavi della macchina, sventolandogliele davanti agli occhioni verdi.
    -Portami dove ti dico io: ti spiegherò strada facendo!-


    Arrivati.
    Avevo guardato per tutto il tempo la strada del tragitto, mentre parlavo con Tonius -soprannome che affettuosamente avevo dato a mio fratello sin da piccola-.
    Avrei più rivisto quelle strade, quei paesetti, quelle case?
    Avrei più sentito il profumino del panificio davanti alla mia scuola?
    Ci sarei più tornata?
    Antonio si occupò delle valigie, mentre io mi guardavo intorno, quasi spaesata.
    Stavo facendo una gran cazzata.
    E la cosa mi eccitava.
    -Da qui proseguo da sola...- dissi, osservando la rampa di scale che mi ritrovavo davanti..
    -Ok.- rispose mio fratello, poco convinto. -Rain, stai facendo una cazzata e lo sai. Ripensaci con calma, non mi sembra una buona idea...-
    -Tonius.-
    Gli poggiai amorevolemente le mani sulle ampie spalle, guardandolo dritto negli occhi.
    -Voglio provarci. Potrò fallire, soffrire... Ma voglio provarci. Starò bene, vedrai. C'è Julia con me.-
    Notai i suoi occhi farsi sempre più lucidi e spenti, ma cercai di non farci caso.
    -Salutami Ambra e statemi bene.-
    Ambra era la sua ragazza da quasi quattro anni. Convivevano da pochi mesi, per questo mio fratello veniva a casa molto raramente.
    -Torna presto.-
    Mi strinse a sè, abbracciandomi.
    Si sentiva malissimo, potevo capirlo. Non era riuscito ad impedire a sua sorella di fare una pazzia simile.
    Ma si fidava di me. Ciecamente.
    -Ti voglio bene.-
    Mi liberai da quell'abbraccio prima che mi spingesse a rimanere, ad ancorarmi per sempre a quel posto.
    Non volevo più restare lì: quella non era casa mia. Non lo era mai stata.
    -Ricordati di fare ciò che ti ho detto.-
    -Sta' tranquilla. Fa' buon viaggio.-
    Mi trascinai la pesante valigia verso l'ascensore, che presi prontamente. Salendo, mi passò davanti agli occhi ogni minimo ricordo o particolare della mia vita.
    Mi portai le mani sul volto, chiudendo gli occhi.
    Piansi sola, lì, come una bambina che ha appena perso la sua bambola preferita. Come una bambina che sa che non le verrà mai restituita.
    Come una bambina che non riesce più ad afferrare la mano della madre.
    Arrivai alla reception, fornendo cartà d'identità e tutto il necessario.
    L'uomo addetto alzò lo sguardo, fissandomi.
    -Ma... Tu sei Rain, Rain Corietti?-
    Gli sorrisi, annuendo. Era il padre di quel rompiscatole di Fabri.
    -Fabrizio mi parla sempre di te, e visto che sei sua amica, ti lascio usufruire degli ultimi posti rimasti. Dove stai andando di bello? A quest'ora poi... Domani non hai scuola?!-
    -La ringrazio, Signor Ferretti. Me lo saluti, mi raccomando.- risposi seccatamente, senza dar luce ai suoi dubbi.
    Ero sicura che mi avrebbe aiutata.
    Chissà, magari anche Fabri mi sarebbe mancato.
    Mi precipitai nella corsia che l'uomo m'indicava, sperando di non rimettermi a frignare come poco prima.
    La cosa fu più veloce di quello che mi aspettavo.
    -Biglietto, prego.-
    -Ehm... Sì, eccolo.-
    Grazie a Tonius ero riuscita a comprarmene uno per una classe decente.
    -Prego, da questa parte.-
    Tutto divenne nero. Tutte divenne opaco.
    Mi sentivo così: nera e opaca.
    Mi sentivo come il fruscio delle foglie al vento.
    Come il sole appena inalzato in cielo.
    Come il mare che s'infrange sull'arena.
    Come la pioggia.
    Cadente. Dolente.
    Stavo andando incontro al mio destino. Stavo facendo di testa mia.
    Ero contro tutto e tutti.
    Anche contro di lei, la pioggia, che sferzava i volti senza placarsi, senza paura di ferire.
    Ero decisa a fermarla.
    E quella lettera, che mio fratello avrebbe consegnato a mia madre qualche ora dopo, mi fece riflettere. L'avrei sempre amata, seppur non la riconoscessi più.
    Avrei sempre amato il suo ricordo: quello di una madre dolce e sorridente, che mi coccola nelle notti tuonanti o che mi abbraccia per confortarmi.
    Subito dopo, la immaginai piangente, con la mia lettera in mano, che si pentiva per tutto ciò che aveva fatto.
    Avevamo sbagliato tutto.
    Ma per entrambe cominciava una nuova vita. Lei con un nuovo compagno, fresca e felice; io in Germania, pronta a spaccare il mondo.
    In un attimo presi il volo.
    Velocemente le dita mi scivolarono sui tasti del cellulare, frementi. Scrissi poche parole, ma che racchiudevano tutto lo spirito della cazzata che stavo per fare.
    Non potevo più tornare indietro. Per fortuna.
    Sorrisi, rilassata come mai prima.
    "Julia, aspettami... Sto arrivando!"






    Continua... :mistosparando,chevuoi?:

    Note finali: lo so, non è un gran che come primo capitolo, forse è un pò troppo scontato! >___> ma ho tante belle idee che mi frullano in testa *-*
    Spero sia piaciuto =) Ci tengo a dirvi che, se avete consigli, pareri o considerazioni [anche negative eh!], dite pure, così che io possa migliorare il tutto ^__^
    A presto!!
    Nel prossimo capitolo...La foto di Julia, Tonius e della mostruosa mamma di Rain! xD :arrivalojedikakka:


    Edited by nölovæ- - 28/11/2011, 18:45
     
    Top
    .
528 replies since 1/10/2009, 19:08   11559 views
  Share  
.