Questa è la mia vita. Diario segreto di una groupie.

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  1. LallaLovesBassists
     
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    Aaaah, oddio, mi sono persa un po' di cose xcfdsvfs
    :flap:
    Grazie a tutte quelle che hanno commentato e a cui ancora non avevo risposto, siete adorabili <3

    Grazie anche dell'up tesoro *__*
    <3
    Ora mi faccio lo spuntino notturno poi mi metto nel mio lettone con il pc e inizio a scrivere =)

    Love <333
    kiss kiss*
     
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  2. LallaLovesBassists
     
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    Sono le tre di notte, adesso vado a nanna, ma devo dirvelo: ho già finito il capitolo nuovo, yuppiyeah! asdfghjklòvyhj
    Domani correggo e posto babies <3
    :rerosa:
     
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  3. tokiettinaa
     
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    Olè! ♥ almeno una notizia positiva!! evvai♥
     
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  4. LallaLovesBassists
     
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    CITAZIONE (tokiettinaa @ 26/4/2011, 10:15) 
    Olè! ♥ almeno una notizia positiva!! evvai♥

    :wakka: Eccomi qui infatti, come promesso :3


    Non voglio dire niente, voglio che mi diciate voi tutto quello che vi passa per la testa leggendo =)
    Buona lettura!
    kiss kiss*




    76th PART

    31 Luglio
    h 05.34

    “Dipende dai punti di vista”, quante volte me lo sono sentita ripetere? In quante diverse occasioni?
    Finalmente (e purtroppo) ho capito il senso di questa orribile espressione. Orribile perché ti sbatte in faccia quanto tutto sia relativo, problemi che paiono insormontabili diventano sciocchezze se si cambia il punto di vista. Ecco a me è successo più o meno questo.
    Sono stata colpita in pieno da un avvenimento talmente brutto, grave e serio che ho cambiato prospettiva; e non mi riferisco solo ai miei problemi: ho rimesso in discussione la mia intera vita, ho rivalutato me stessa e le mie priorità, mi sono ritrovata a pormi domande mai formulate prima, nemmeno nelle parti più remote del cervello, ho partorito tante di quelle riflessioni e analisi su me stessa da far concorrenza a un paziente in terapia da vent’anni.
    Sono stata per una settimana a sentirmi il cuore e le budella completamente aggrovigliati a causa di quel ridicolo incidente (perché di questo si è trattato) capitato con Tom, mi è sembrato fosse crollato il mondo con uno stupido bacetto. Cazzate, il vero disastro doveva ancora arrivare; a ripensarci adesso quelle mie paranoie erano nulla, ci sono cose ben più serie a cui pensare, problemi veri, non storielle fra un ragazzo indeciso e una fanciulla che pende ancora dalle sue labbra.
    Adesso sembro tranquilla, ma non lo sono affatto: in realtà tremo, mi sale un groppo in gola in ogni istante in cui ripenso alla nottataccia appena trascorsa, le lacrime non smettono di scendere non ricordo più nemmeno io da quando, sembro un rubinetto che perde. Riesco a scrivere frasi che hanno un senso e ad essere decentemente calma, ma solo perché è passato del tempo da quando sono tornata a casa, mi sono concessa un bagno rilassante e uno spuntino notturno. Infatti ho passato più di quattro ore chiusa in un ospedale, di nuovo a fare su e giù per quei corridoi bianchi e impersonali, di nuovo ad aspettare una risposta da qualcuno, come quando Angelina ha dato alla luce i suoi pargoli. Sempre di gemelli si è trattato, anzi di uno, ma non è stato nulla di piacevole come il parto della mia amica.
    Ora lo scrivo.
    Ok, ce la posso fare, lo devo scrivere; ho deciso che devo farlo per me, anche se mi farà scoppiare di nuovo in lacrime, devo liberarmi in qualche modo e solo qui riesco a tirare fuori davvero tutto. Poi queste pagine finiranno nella lista dei capitoli neri, quelli che non bisogna mai e poi mai andare a rileggere.
    Ora lo scrivo.
    Lo scrivo.

    Ok. Bill è in ospedale. Ricoverato e sotto osservazione.

    Sto già allagando il cuscino.

    E’ stata una delle serate più orribili della mia vita. Me ne stavo a casa a oziare davanti al pc quando ho sento vibrare il cellulare nell’altra stanza; quando l’ho raggiunto per rispondere aveva già smesso, ho solo visto che era Bill e ho pensato volesse fare quattro chiacchiere. Non ho fatto in tempo a posarlo che il tono messaggi è rimbombato nella stanza.
    “Chi diavolo è ora?” ho pensato aprendolo.
    Bill mi aveva scritto un sms lunghissimo e molto sconnesso, nel quale ho capito solo che andava tutto male e non ne poteva più della sua vita, aveva passato ogni limite. Mi è salito tutto il sangue al cervello e preoccupatissima ho subito tentato di rintracciarlo, ma niente, nessuna risposta. Con tutti i problemi che ha passato temevo il peggio e non avevo torto.
    << Cazzo rispondi, Bill! >> ho gridato nel vuoto del mio appartamento, già pronta con gli stivali ai piedi e le chiavi in mano per uscire.
    Al terzo tentativo sono riuscita a parlare con lui.
    << Bill! Che c’è? >> ho esclamato, come se fosse davanti ai miei occhi. Nessuna risposta dall’altra parte. Ho ripetuto il suo nome più forte e ho ottenuto un singhiozzo strozzato. << Bill! >>. La mia voce si è alzata di diverse tonalità. << Hey tesoro, che succede? Mi hai fatto preoccupare con quel messaggio… Parlami>>.
    << Io… Voglio morire >> ha risposto flebilmente e in modo molto lento.
    << Cos’è successo? >>.
    << Io… Voglio morire. Basta. Sta andando tutto a puttane, mi sto sgretolando piano piano, lo sento, non ho più forze… >>. Si è fermato e ha deglutito. << Voglio morire e finalmente trovare pace >>.
    Ero scioccata. Non lo avevo mai sentito così debole e al tempo stesso determinato. Ho provato un grande senso di paura.
    << Sei solo? Vuoi che venga da te? >>.
    << Per vedere come sono distrutto e compatirmi? >>.
    << Bill, non l’ho mai fatto… Io ti stimo lo sai >>. Ero già con un piede fuori dalla porta. << Vengo per parlare un po’ e provare a capire cosa c’è che non va, voglio aiutarti >>.
    << No, nessuno può farlo ormai… Non basterebbe l’aiuto di mille persone, non riuscirai a tirarmi fuori da questa merda nella quale sono immerso… Risparmiati il viaggio, lo dico per te… >>.
    Non gli ho dato ascolto e sono uscita. L’ho tenuto al telefono per un po’, ma continuava a rispondere a tratti, quindi era molto difficile. Quando ero quasi a metà strada la linea è caduta.
    << Merda! >> . Ho imprecato ad alta voce, notando che mi si era scaricato il cellulare.
    Non volevo lasciare Bill da solo, volevo offrirgli il mio aiuto. Il tragitto fino a casa sua mi sembrava interminabile e quando finalmente sono arrivata davanti alla porta ho suonato e bussato con quanta più energia possibile, ma non ho ricevuto risposta.
    << Bill, sono io, apri! Bill! >>. Ho iniziato a gridare senza risultato, poi mi sono ricordata che i gemelli un tempo mi avevano dato una copia della chiave perché ero spesso da loro; la usavo quando dovevo aspettare che Tom tornasse, mentre erano impegnati in radio o tv e nessuno poteva aprirmi la porta, ero sempre ad attenderlo sul divano.
    << Bill! >>. Ho bussato ancora, iniziando a rovistare nella borsa alla ricerca di questa chiave: per fortuna sono pigra, quindi quando cambio le borse mi limito a trasferire la roba da una all’altra, senza revisionarla, quindi il contenuto è sempre lo stesso, accumulo di tutto. Era molto improbabile che avessi tolto la chiave, anche se non la uso più da un bel po’. “Speriamo almeno che nel frattempo non abbiano cambiato la serratura”.
    Mentre continuavo a cercare e a non ottenere risposta alcuna nel mio cervello stavano passando pensieri su pensieri, uno più orribile dell’altro, il cuore mi batteva all’impazzata. Poi finalmente ho trovato la chiave e sono riuscita ad entrare. E il mio cuore si è gelato.

    << Biiiiill! >> ho urlato, fino a farmi male ai polmoni, già nel panico.
    Era steso in terra, con la schiena appoggiata al muro, e le braccia e il capo abbandonati, più pallido di un fantasma, gli occhi scavati e chiusi, il mascara colato fino al mento. Mi sono precipitata verso di lui, quasi fingendo di non aver notato che tutto il salotto era a soqquadro, le sedie ribaltate, i suoi giornali di moda strappati in terra, i grandi cuscini del divano sparsi ovunque.
    << Bill… >>. L’ho scosse leggermente per una spalla: non mi ha risposto.
    Gli ho preso una mano, era gelida. Ho visto nascoste dietro di lui una bottiglia di vodka e un paio di confezioni delle pillole che prendeva prima, ormai del tutto vuote. Ho temuto il peggio e sono scoppiata a piangere disperata.
    << Bill, che cazzo hai fatto, Bill! >>. Non poteva ovviamente sentirmi, era privo di sensi. Ho iniziato a schiaffeggiarlo per farlo, ma non c’è stato nulla da fare.
    Dopo essermi accertata in modo più o meno accurato che il suo cuore ancora battesse ho tentato di sistemarlo in una posizione migliore e l’ho schiaffeggiato ancora, ripetutamente, ma non accennava a riprendersi. Io ero completamente fuori di me, mi sembrava solo tutto un tremendo incubo, non volevo crederci. Non mi sembrava possibile che lo stessi vivendo davvero, era come se vedessi un telefilm e tutto andasse al rallentatore, ma questa volte la protagonista a cui era toccata la parte più difficile ero io.
    Sono corsa in bagno e ho riempito un vaso con l’acqua, rovesciandogliela poi tutta addosso. Niente.
    Ormai non riuscivo nemmeno più io a respirare a furia dei singhiozzi, non stavo capendo più nulla, mi ero ridotta ad agire come un automa.
    Ho preso il cellulare, poi mi sono ricordata che era scarico, così sono partita alla ricerca di quello di Bill; quando l’ho trovato sul suo letto ho visto che lo aveva ancora aperto sull’ultimo messaggio ricevuto, che era di Dorian. Ho capito subito leggendolo che era successo un litigio bello grosso tra loro due, più di quelli a cui ci avevano ultimamente abituato e che forse era finita. Sinceramente non ho pensato molto alla loro storiella gaia in quel momento, ho solo composto un numero a caso e ho atteso la risposta.
    << Qui è la segreteria di Chris belli, adesso evidentemente non posso rispondervi, lasciate qualcosa e se mi piace vi richiamerò. Rock on! >>.
    << Vaffanculo, vaffanculo porca puttana! >>. Ho rabbiosamente composto un altro numero, tornando da Bill e provando ancora a svegliarlo senza successo. Il proprietario del secondo numero che mi è venuto in mente ha risposto quasi subito.
    << Tom… >>.
    << Ila? Perché mi chiami dal cellulare di Bill? Che succede? >>.
    << Tom >> ho singhiozzato. << Devi venire subito qui, subito, Bill… >>.
    << Bill cosa? >>. L’ho sentito agitarsi.
    << Bill non mi risponde, si è fatto un cocktail con vodka e pastiglie bello forte, non so cosa fare, ti prego… >>.
    << Sì, arrivo subito… >>. La sua voce si è rotta.
    << Subito, siamo a casa tua… >>.
    Non ho neppure terminato la frase che già aveva buttato giù. Ho posato il cellulare in terra vicino a me e mi sono piegata in ginocchio, le mani congiunte che tenevano quella di Bill ben salda, con l’intento di rivolgere una preghiera a Dio. Sì, ho pregato, non sapevo che altro fare.
    << Signore ti prego, lo so che sono opportunista il più delle volte e ti cerco solo quando ho bisogno, ma ti prego, aiutami, fai qualcosa. Ho bisogno del tuo aiuto, io so che ci sei, dedicami un solo minuscolo attimo, dimmi che tutto andrà bene, ti prego… >>.
    Sono rimasta così, a spiegare tutta la storia a Dio e apparentemente chiacchierando da sola come una pazza, finché non ho sentito Tom entrare in casa. A quel punto non c’è stato più tempo per nulla, tutto è diventato improvvisamente frenetico: Tom ad occhi sbarrati, Tom che mi chiede che è successo, Tom che con me si china sul fratello per accertarsi che respiri, Tom che si asciuga le lacrime sulle guance quasi vergognandosene.
    << Dobbiamo chiamare un’ ambulanza, a costo di rischiare che la notizia arrivi alla stampa… Non me ne frega un cazzo in questo momento di quegli avvoltoi di merda, voglio solo salvare il mio fratellino >> ha detto tirando fuori il cellulare e procedendo. Cercava di mantenere la calma e il sangue freddo, ma il suo corpo parlava per lui.
    Sono scoppiata a piangere di nuovo in modo irregolare e violento.
    << Arriveranno tra cinque minuti, per fortuna l’ospedale non è molto lontano… >>. Mi ha guardata. << Hey Ila, vieni qui… >>. Mi ha offerto il suo abbraccio. << Sei viola a forza di piangere, calmati… >>. Ha cominciato ad accarezzarmi la schiena. Voleva comportarsi da uomo, ma aggrappata al suo petto sentivo che anche lui stava tremando e chissà quali diavoli gli si stessero dimenando dentro.
    << Io… Mi dispiace, non sono riuscita ad arrivare in tempo… E’ colpa mia… >>.
    << Ma che dici? No, non è vero… >>.
    << Se il mio cellulare non si fosse scaricato mentre stavamo parlando lo avrei tenuto impegnato finché non arrivavo qui, non avrebbe fatto tutto ciò… >>. Ho provato a fare dei respiri profondi.
    << No, calmati, tu non hai fatto nulla di sbagliato… Anzi, senza di te tutto questo sarebbe successo già da molto tempo, tu lo hai sempre aiutato… >>. Mi ha stretta ancora più forte a sé e poco dopo l’ambulanza è arrivata. Hanno sistemato Bill su una barella, gli hanno messo una flebo e lo hanno caricato a bordo. Anche se siamo quasi ad Agosto e sono almeno trenta gradi tremavo. Gli infermieri hanno fatto un sacco di domande e non sapevo che rispondere, ero nel pallone; per fortuna Tom è riuscito ad accontentarli dicendo qualcosa e poi ha dichiarato di essere il fratello, così lo hanno fatto salire sull’ambulanza. << Chiama qualcuno dello staff, David, Andreas, i miei genitori… Qualcuno. Fatti venire a prendere e poi raggiungeteci… Usa pure il cellulare di Bill, tranquilla >> mi ha detto, un secondo prima che gli sportelli si chiudessero e il mezzo partisse con le sirene spiegate verso l’ospedale.
    Mezz’ora dopo ero seduta fra Tom e David nel corridoio bianco e impersonale che ho già menzionato, in quell’ospedale ultimamente così familiare per me.
    << I tuoi stanno arrivando, ho avvisato anche Andreas, Natalie, Georg, Gustav… >> ha mormorato David, rivolto a Tom. << Gli ho detto di dirlo anche a quelli dello staff, adesso chiamo qualcun’ altro… >>. Si è alzato in piedi e ha dato una pacca sulla spalla a Tom, poi se n’è andato in fondo al corridoio, per finire le sue mille telefonate.
    Ho guardato Tom: sembrava più magro del solito e il suo viso non è mai stato tanto scavato come in quel momento; non riusciva a stare fermo con le gambe, con le mani… Con niente a dire il vero.
    Un’infermiera è passata nel corridoio, ma non ha saputo dirci nulla. L’ho visto agitarsi per il nervoso.
    << Calmo… Non è il momento di tirar fuori la rabbia e fare scenate, anche se so che è questo che vorresti fare… >>. Gli ho preso una mano. In quel momento era come se fossimo due estranei che condividono un momento di puro dolore, tutto quello che c’è stato tra noi non aveva più importanza, i neon dell’ospedale hanno messo tutto sotto una nuova luce. Credo che sia una cosa che capiti spesso da quelle parti.
    << Ila, smetti di piangere… >> si è limitato a dire, sorridendomi. << Voglio che mi dicano qualcosa, che un cazzo di dottore esca da quella porta… >>. Si è nascosto il viso tra le mani e la sua schiena ha tremato. Era così piccolo e indifeso, il dolore lo aveva piegato al suo volere, come se fosse di cera, e non il ragazzo sicuro di sé che conosciamo tutti.
    David è tornato verso di noi e in quel momento sono arrivati anche la madre e il patrigno dei gemelli; Simone era completamente sconvolta, scossa da capo a piedi da brividi, anche lei pallida. Suo marito ha cercato spiegazioni, ma tra me e Tom era un po’ difficile capire bene: io singhiozzavo ininterrottamente, lui borbottava a bassa voce. Non mi hanno neppure chiesto chi fossi, in quel momento tutti erano estranei, tutti erano lì solo ed esclusivamente per Bill: si parlava solo di lui, si soffriva solo per lui, si pregava solo per lui.
    Io l’ho fatto di nuovo: ho nuovamente pregato il Signore. Non avevo più niente in cui sperare ormai, solo in un miracolo, volevo solo che un dottore uscisse dalla porta di fronte a noi e ci guardasse con aria sicura, dicendo che tutto era passato.
    Alla fine, dopo un caffè con David e quattro chiacchiere per cercare di consolare Simone, qualcuno è finalmente uscito da dietro quella porta. Mi si è fermato il sangue nelle vene.
    << E’ fuori pericolo >> ha proclamato in tono professionale il medico.
    Ho tirato un sospiro di sollievo e ringraziato il mio compagno di chiacchiere di quel paio d’ore che sta su in cielo e mi ha ascoltata.
    << Come sta? >>. David ha preso in mano la situazione.
    << Beh… E’ difficile dirlo, lo abbiamo veramente ripreso per i capelli, un po’ di tempo in più gli sarebbe stato fatale; il cocktail che si è preso era potentissimo e la quantità di pillole ingerite veramente impressionante… Gli abbiamo fatto una lavanda gastrica, gli abbiamo tolto tutto l’alcol dal corpo, ora è fuori pericolo come ho già detto, ma è mio dovere avvisarvi che in casi come questi si rischia l’arresto cardiocircolatorio o respiratorio >>.
    Ho annuito.
    << Possiamo vederlo? >> ha chiesto Simone.
    << Ancora è in stato incosciente… Se volete entrare un momento sì, ma è meglio non abbia troppa confusione intorno a sé, l’importante è che riposi e si riprenda ora… E non entrate tutti insieme per favore >>.
    Abbiamo ringraziato il dottore e piano ci siamo avvicinati a Bill. Tom e io siamo entrati insieme e lui mi ha stretto forte la mano, facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla per consolarmi; le lacrime non volevano saperne di prendersi una pausa, mi sentivo quasi ridicola a continuare ancora a piangere. Sicuramente ero in uno stato pietoso, lo sono sempre dopo che piango, Tom mi ha persino fatto asciugare gli occhi sulla sua maglietta.
    Dopo mezz’ora passata a tranquillizzare tutti al cellulare (David) e ad alternarci attorno al letto in cui riposava Bill (noi), gli infermieri ci hanno fatto capire che era meglio se qualcuno si togliesse dai piedi.
    << Beh ormai sono le due e mezza passate, domani ho una riunione con i miei colleghi produttori, è meglio che vada… >> ha proclamato David. << Ila ti accompagno se vuoi, andiamo? >>.
    << Certo… Tu Tom come torni a casa? >>.
    << Io resto qui. Non mi muovo da questo posto finché non esce anche Bill o non mi dice lui stesso di andarmene >>. Ha accarezzato un braccio di suo fratello. << Faremo un bel discorso io e te quando sarà il momento… >> ha sussurrato, come se noi non fossimo presenti e stesse mettendo in parole i pensieri che gli passavano per la mente, senza paura di essere giudicato. << Andate >> ha proseguito. << Mamma, se anche voi volete riposare state tranquilli, ci sono io >> ha esclamato, di nuovo indirizzato a noi.
    Io e David ce ne siamo andati e abbiamo lasciato la famiglia lì, raccolta attorno a Bill. In macchina non ho quasi aperto bocca, stavo troppo male per compiere qualsiasi azione; in più avevo un mal di testa atroce, la stanchezza e lo stress hanno cominciato a farsi sentire, mi veniva solo da vomitare. David parlava; più che altro stava pensando a voce alta a parer mio, non ha fatto altro che ripetere, lamentandosi, tutto quello che doveva fare e come era necessario comportarsi per non rivelare troppe informazioni: come se a me importasse qualcosa. Né tantomeno credo che interessi a Bill e Tom: in fondo fa più o meno parte del loro lavoro di “staff” preoccuparsi di gestire la fama dei componenti della band, li pagano anche profumatamente a dirla tutta.
    Fortunatamente, essendo così impegnato con l’organizzazione della sua agenda mentale, David non mi ha rivolto troppe domande perché a me non andava affatto di parlare di come si era svolta la serata e spiegargli tutto nei dettagli, non riuscivo ancora a ripercorrere passo per passo quei brutti momenti.

    Ora l’ho fatto.
    Raccontare questa esperienza è stato estremamente doloroso, tremo tutta e non riesco a credere di essere riuscita a portare a termine il resoconto senza neppure fermarmi e fare una pausa, Probabilmente ero talmente piena di rabbia e angoscia che non vedevo l’ora di liberarmi e dire tutto ciò che mi è passato per la testa nelle ore appena passate, in questo¬ lungo, lunghissimo patimento.
    Mi sento svuotata, sono passata dal dolore al vuoto, come spesso mi accade. E’ come se tutto ciò che avevo accumulato durante la notte se ne fosse andato quando il cielo ha iniziato a schiarirsi per una nuova giornata. E ora, che è quasi mattina e la città riprende la sua vita, mi sento pronta a riprendere anche io la mia: se prima ho lasciato perdere tutto per Bill, ho vegetato per lui in un corridoio di ospedale e ho messo da parte i sentimenti per stare vicino a Tom, adesso ricomincio a pensare ai miei problemi. A dire il vero la riflessione l’ho iniziata già da un po’: sono insignificanti le paranoie che mi faccio, ho rimesso in discussione tutta me stessa, come ho detto all’inizio. Cambiando prospettiva devo dire che le cose non mi vanno poi così male; insomma, c’è chi sta peggio di me: Bill. Se è arrivato a quel punto deve avere problemi davvero gravi.
    Rimanendo nel giro di mie conoscenze poi mi viene da pensare a Brandy, che non ha più un lavoro; oppure ad Angelina, che si ritrova con due bambini piccoli e un marito che non c’è quasi mai perché fa la vita da rockstar. Insomma, devo smetterla di essere così negativa; mi sono resa conto che mi sto solo lamentando, non so nemmeno io di preciso riguardo a cosa ormai. E’ diventato una specie di vizio da un po’ di tempo a questa parte e non va bene, sembra che sto sempre a frignare.
    A volte fa bene cambiare prospettiva; mi chiedo se Bill lo abbia mai fatto, se abbia mai provato a guardare ai suoi problemi da un altro punto di vista. Vorrei tanto sapere cosa cazzo gli è passato per la testa in quei momenti, mentre si imbottiva di pillole e alcol… Come è potuto arrivare a tanto? So per esperienza che quando hai crisi così profonde non ti interessa di niente e nessuno, diventi egoista alla massima potenza, senti solo un buco nero che ti risucchia e la testa che gira.
    Ma non poteva chiedere aiuto? Dio, ci sono mille domande che vorrei fargli, mille cose che vorrei rimproverargli, mille scuse che vorrei porgli:
    “Perché lo hai fatto?”.
    “Dovevi chiedere aiuto, lo vedevo che da dentro gridavi per avere un po’ di ascolto”.
    “Perdonami se non ho fatto abbastanza e non sono arrivata in tempo per salvarti”.
     
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  5. ;Tombreath.
     
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    non ho parole.. questa vicenda è abbastanza triste.
    Tom e Ila... !
     
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  6. Mary-Joe
     
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    povero Bill T.T ma perchè? perchè? ho pianto come una fontana T.T Bill sensibile e idiota perchè buttarsi così?
    cmq....ho notato che la ila e tom sono sempre più vicini... jaja...si
    mmmm sboccia l'amor ù.ù.
    cmq bel capitolo
     
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  7. lastay
     
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    la depressione si cura dal medico. Ila non lo è. Uguale: Bill si deve far vedere da uno psicologo moooooooolto buono.
    Che brutta cosa...
     
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  8. LallaLovesBassists
     
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    CITAZIONE (;Tombreath. @ 26/4/2011, 15:43) 
    non ho parole.. questa vicenda è abbastanza triste.
    Tom e Ila... !

    CITAZIONE (Mary-Joe @ 26/4/2011, 20:23) 
    povero Bill T.T ma perchè? perchè? ho pianto come una fontana T.T Bill sensibile e idiota perchè buttarsi così?
    cmq....ho notato che la ila e tom sono sempre più vicini... jaja...si
    mmmm sboccia l'amor ù.ù.
    cmq bel capitolo

    CITAZIONE (lastay @ 27/4/2011, 19:50) 
    la depressione si cura dal medico. Ila non lo è. Uguale: Bill si deve far vedere da uno psicologo moooooooolto buono.
    Che brutta cosa...

    Ragazze *___*
    Scusate se non ho risposto subito, ho avuto dei problemi con il pc eccetera >.<
    Comunque... Grazie a tutte e tre di aver letto e commentato, siete adorabili =)
    Concordo lastay, qui serve proprio uno psicologo u.u
    E... Ila e Tom sempre più vicini, già XD Muahahahahah, sono certa che vi fa piacere XD
    Grazie mille tesorine, vi adoro *sparge amore*
    kiss kiss*
     
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  9. tokiettinaa
     
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    O mio Dio! povero Bill e povera Ila, le sarà preso un colpo, e nonostante tutto si è ritrovata a collaborare con Tom anche dopo quel Bacetto che a quanto pare l'ha "sconvolta" molto...Capitolo Stupendo♥
     
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  10. •blaXy•
     
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    wow che capitoli ...
    del altro ti dico solo: ila e tom <3
    aleluja si fa progressi**
    quest ultimo capitolo lo ammetto è scritto davvero bello..
    non so il motivo, alla fine sei sempre tu che scrivi, ma forse perché l'argomento era moto serio o per la gravità della situazione o perché tremavo anche io mentre leggevo, ma lo trovo molto bello e significativo.
    bill ha bisogno d'aiuto e credo che si sia capito ormai da un pò, questo è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso!
    cercare di suicidarsi, di nuovo, è un atto stupido ma ci vuole fegato per farlo! certo la stupidità di quest atto supera di molto il avere fegato!
    spero almeno che questa situazione abbia aiutato ila e tom ad avvicinarsi ulteriormente!
    a me è sembrato così e spero che se ne renda conto anche i protagonisti, oltre che la scrittrice!
    beh donna alla prossima che spero arrivi molto presto!
    come dice la fine della segreteria telefonica di chris rock on <3
     
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  11. ;Tombreath.
     
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    uppeggia u.u
     
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  12. tokiettinaa
     
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    CITAZIONE
    uppeggia u.u

    xD
     
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  13. LallaLovesBassists
     
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    Hola a tutte ^-^
    Per prima cosa scusate il ritardo ritardissimo con cui rispondo ai vostri deliziosi commenti... *si picchia in testa con una mazza*

    CITAZIONE (tokiettinaa @ 3/5/2011, 12:34) 
    O mio Dio! povero Bill e povera Ila, le sarà preso un colpo, e nonostante tutto si è ritrovata a collaborare con Tom anche dopo quel Bacetto che a quanto pare l'ha "sconvolta" molto...Capitolo Stupendo♥

    Tesoro grazie mille per il commento, sìsì, hai proprio centrato il punto: nonostante il bacio molto traumatico per Ila quando si tratta di Bill non c'è nulla che tenga, lei e Tom diventano collaborativi al massimo XD
    Grazie ancora, grazie dei complimenti, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto *-*



    CITAZIONE (•blaXy• @ 4/5/2011, 10:52) 
    wow che capitoli ...
    del altro ti dico solo: ila e tom <3
    aleluja si fa progressi**
    quest ultimo capitolo lo ammetto è scritto davvero bello..
    non so il motivo, alla fine sei sempre tu che scrivi, ma forse perché l'argomento era moto serio o per la gravità della situazione o perché tremavo anche io mentre leggevo, ma lo trovo molto bello e significativo.
    bill ha bisogno d'aiuto e credo che si sia capito ormai da un pò, questo è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso!
    cercare di suicidarsi, di nuovo, è un atto stupido ma ci vuole fegato per farlo! certo la stupidità di quest atto supera di molto il avere fegato!
    spero almeno che questa situazione abbia aiutato ila e tom ad avvicinarsi ulteriormente!
    a me è sembrato così e spero che se ne renda conto anche i protagonisti, oltre che la scrittrice!
    beh donna alla prossima che spero arrivi molto presto!
    come dice la fine della segreteria telefonica di chris rock on <3

    Amore mio asdfghjkl <3
    Ti eri persa due capitoli eh? Vabbeh fa niente, di te mi fido, so che recuperi XD
    Sono contenta ti siano piaciuti e dal commento che mi hai fatto sembri aver apprezzato molto l'ultimo, cosa che mi ha fatto estremamente piacere, dal momento che ci ho messo davvero l'anima nello scriverlo, mi sono lasciata prendere molto dalla situazione u.u
    Quindi non posso che dirti grazie: per esserti rimessa in pari, per avermi scritto queste belle parole, per aver apprezzato l'ultimo capitolo e perché ci sei dall'inizio *w*
    Spero di riuscire a scrivere presto, rock on anche a te XD
    Ti amo <3


    Grazie anche di uppeggiare, siete come al solito dei tesori unici <3
    *diffonde amore*
    kiss kiss*

     
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  14. Mary-Joe
     
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    uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuupppppppppppppppppppppppp
    Lallaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!! ** <3 <3 <3 <3
     
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  15. LallaLovesBassists
     
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    Tesoro *__*
    Grazie dell'up, purtroppo sono piena di esami, ne ho quattro in meno di un mese, quindi non ce la faccio proprio a stare al pc o ad avere il tempo per scrivere... Ormai se ne parla dopo la metà di Giugno =(
    Anche perché è un capitolo molto importante, che sono certa vi piacerà, quindi non posso buttarlo giù alla cavolo ù.ù
    Love <3
     
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3007 replies since 31/5/2009, 22:11   55156 views
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